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FLASH
Animazione Pastorale Giovanile Salesiana
Numero 7. Novembre 2023
Ridisegno e rivitalizzazione
delle presenze salesiane
Linee guida per l’accompagnamento
ispettoriale
Don Miguel Ángel García Morcuende
Consigliere Generale Pastorale Giovanile
SETTORE PASTORALE GIOVANILE
Salesiani di don Bosco SEDE CENTRALE SALESIANA

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Ridisegno e rivitalizzazione
delle presenze salesiane
Linee guida per l’accompagnamento ispettoriale
Don Miguel Ángel García Morcuende
Consigliere Generale Pastorale Giovanile
1 Importanza del tema
La Congregazione (e le Ispettorie) sono realtà vive
che si evolvono nel corso degli anni e secon-
do le necessità dei tempi. Siamo in un’epoca
di rapidi cambiamenti e le nuove sfide del-
le nostre società ci spingono a nuove rispo-
ste evangelizzatrici. Le strutture sono relati-
ve e provvisorie e devono essere sempre al
servizio della vita e della missione evangelica.
Non basta, quindi, mantenere ciò che già esi-
ste, ma è necessario rivitalizzare le opere utili
alla missione che i nostri tempi richiedono. La
nostra storia istituzionale e il nostro cammi-
no carismatico seguono un ritmo proprio:
il tempo passa inesorabilmente. Un ritmo
che non possiamo cambiare.
Ascoltare la volontà di Dio richiede di ren-
derla concreta nel tempo in cui viviamo: in
queste circostanze, con le persone che siamo,
con le nostre possibilità e i nostri limiti. Chie-
dere cosa il Signore vuole da noi oggi richiede
rivitalizzazione, discernimento, ristrutturazio-
ne e conseguente rinnovamento.
Rivitalizzazione e ridisegno/ristrutturazione
sono parole che definiscono questo processo
con sfumature diverse. Rivitalizzazione indi-
ca il fine e l’obiettivo da perseguire; ridisegno,
i relativi mezzi.
La Congregazione, per sua natura, desidera
che tutte le Ispettorie godano di un benessere
vocazionale, formativo, spirituale, apostolico
ed economico. In questo contesto, i Salesiani
si sono sempre sentiti seriamente interpellati nel
progetto di “ridisegno” e “ristrutturazione1: la
diminuzione delle forze disponibili o l’aumento
delle opere o della loro complessità possono
creare urgenze o un clima di perenne emergen-
za che schiaccia le persone e rompe quel deli-
1 Cfr. CG 19; CGS 20, 398; CG21, 154-161; CG22, 6; CG 23,
226-230; CG25, 193; CG27, 26,69,6; CG 28, 13, 45.
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cato equilibrio tra missione apostolica, comu-
nione fraterna e pratica dei consigli evangelici
in cui consiste la nostra consacrazione.
Questa situazione, inoltre, ostacola la nostra
capacità di trovare nuove risposte alle nuove
sfide evangelizzatrici e ci rende enormemen-
te difficile concentrarci su ciò che è essenzia-
le: la qualità della vita evangelica e la mis-
sione evangelizzatrice. La preoccupazione
essenziale è assicurare la continuità della pre-
senza del nostro carisma - secondo il criterio
della “significatività” (CG23 226-230) - e non la
sopravvivenza delle strutture attuali.
Per scegliere su quali fronti educativi pastora-
li siamo chiamati a restare, con quali modalità,
con quali forze e in vista delle scelte di ridise-
gno o di ridimensionamento delle nostre ope-
re e presenze, don Juan Vecchi offrì alcuni cri-
teri di discernimento che sono ancora attuali2.
In alcune ispettorie, infatti, si avverte la
necessità di ridimensionare o ristrutturare
le attività e le Opere. Si tratta di una riorga-
nizzazione o di un processo doloroso in cui,
però, siamo chiamati a scoprire un momen-
to di grazia per cercare di ridare senso a ciò
che già abbiamo.
Discernere vuol dire decidere con un oriz-
zonte e decidere con convinzione, cioè, deci-
dere guardando oltre se stessi, il proprio benes-
sere, la propria comodità, i propri affetti. Senza
questo sguardo all’orizzonte non c’è discerni-
mento, ma solo piatto pragmatismo.
Questo è, molto semplicemente, l’obietti-
vo di questa semplice guida: dare indicazioni
a chi inizia in questo campo sulle chiavi che
dovrebbero essere presenti in ogni processo,
ma anche mettere in guardia da quei possibi-
li errori o sviste che possono rovinare i nostri
sforzi.
2 Obiettivi di ridisegno e
ristrutturazione
[a] Il ridisegno è la capacità di ripensare la
nostra presenza in modo nuovo, di riorga-
nizzare e riqualificare la nostra missione,
di rivitalizzare le nostre Opere e Comunità.
Quindi:
La coscienza apostolica richiede una rivitaliz-
zazione. Una valutazione costante della nostra
vita ci è richiesta anche dai sintomi di males-
sere delle nostre comunità e delle nostre CEP
che ci dicono la necessità di rivitalizzare, di rin-
novare la nostra presenza. “Bisognerà dunque
2 Vecchi, J.E., La significatività della presenza salesiana in
ACG 340 (1992).
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badare che il salesiano non sia oberato di fun-
zioni molteplici di tipo organizzativo, materia-
le e amministrativo a causa della diminuzio-
ne delle forze e dell’aumento non controlla-
to delle opere”3.
•  Il ridisegno e la ristrutturazione devono
essere fatti non solo per motivi pratici (sia-
mo di meno), ma soprattutto per essere un
atteggiamento permanente per rispondere ai
segni dei tempi, cioè agli eventi, alle parole,
alle tendenze, agli atteggiamenti, ai silen-
zi, alle assenze..., dal punto di vista di Dio.
•  Il punto centrale non e (solo) nelle case da
chiudere, e/o confratelli da ricollocare in
altre comunità, ma nel saper interpretare
quelle periferie esistenziali che stanno inter-
pellando la Congregazione.
3 Ibidem p. 34.
•  Per rispondere alle chiamate che Dio ci rivol-
ge oggi attraverso i segni dei tempi e dei
luoghi, le Ispettorie devono avviare processi
di ridisegno e ristrutturazione allo scopo di:
–  promuovere la qualità della vita evangelica e
la testimonianza dei confratelli nelle comu-
nità, chiamate a diventare “segno”, “scuola”
e ambiente di fede (CG23 216-218);
–  “assicurare la consistenza qualitativa e quan-
titativa delle comunità” (CG27 69.6);
–  dare nuovo dinamismo alla vita evangelica e
apostolica, aprendo spazi per nuovi “model-
li di intervento pastorale” in risposta ai biso-
gni dei giovani più poveri del nostro tempo;
–  restare aperti e disponibili alla prospettiva
di impiantare nuove presenze o di avvia-
re nuovi servizi, sostituendoli ad altri già in
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atto, richiesti dalle trasformazioni ecclesia-
li e socio-culturali emergenti.
[b] Coessenziale al ridisegno è la conver-
sione delle persone da una vita consacrata
matura, serena ed equilibrata e l’impegno a
ridare forza al carisma espresso nella missione.
Quindi:
•  Conversione ovvero la convinzione che il cam-
biamento e la trasformazione sono necessari
per superare la routine, le comunità devita-
lizzanti e i servizi disfunzionali. In un’epoca
di rapidi cambiamenti, vivere il dono del
Vangelo e restituirlo al mondo, come sale-
siani, ci richiede un discernimento perma-
nente, una seria revisione delle nostre scelte
pratiche e il coraggio di avviare nuovi per-
corsi di presenza e testimonianza. Né la
conversione né il discernimento sono real-
tà automatiche. Ci viene chiesto di rischia-
re con fiducia, perché la lettura credente
della realtà non è affatto semplice o chiara.
•  Si pensa che il cambiamento dipenda da
un atto amministrativo, da un provvedi-
mento normativo o da un cambio di per-
sone. Occorre promuovere tra i confrate-
lli atteggiamenti positivi e costruttivi verso
il ridisegno e la ristrutturazione, aiutando-
li a cogliere il presente kairos che ci spinge
al discernimento, a centrarci nei valori del
Vangelo e del nostro carisma.
3 Motivazioni di chi si oppone
al ridisegno
•  “L’Ispettoria ha una sua identità specifica
che deve essere salvata”. Questo atteggia-
mento di solito include, erroneamente, la
convinzione che la struttura sia più impor-
tante della vita evangelica delle persone. La
giustificazione è che le persone passano e
le strutture restano. Una vita apostolica e
comunitaria senza domande e quindi sen-
za risposte. D’altra parte, c’è chi ha avuto
esperienze dolorose in altre ristrutturazioni e
non ha superato i traumi da esse prodotti
(quindi, persone con pregiudizi che devo-
no essere superati).
•  “Ridurre le presenze diminuisce il contatto
e l’inserimento tra la gente e quindi inde-
bolisce la pastorale giovanile e la nascita
di nuove vocazioni”. Significa puntare più
sulla quantità che sulla qualità, bloccando
così i cambiamenti rinnovatori. Ma anche
eludere l’analisi della situazione: sulle per-
sone, sulla loro età, sulla loro preparazio-
ne, sulle loro capacità, le effettive possibi-
lità dell’Ispettoria, senza perdere la pros-
pettiva e il senso della realtà quando siamo
presi da mille impegni apostolici.
•  “Chiudere una casa è rassegnarsi alla pro-
pria morte”, cioè alla paura dell’incognito.
Sono tre gli aspetti che di solito producono
più ostacoli: gli spazi, gli affetti (esperien-
ze, passioni) e gli oggetti. Ammettiamolo:
le decisioni si prendono sul futuro, non sul
passato. Tuttavia, quando discerniamo e
decidiamo, tendiamo a considerare il pas-
sato piuttosto che il futuro, piuttosto che
lasciare, come Abramo, la nostra terra (cfr.
Gen 12,1.4a).
•  Resistenze e ostacoli da parte di vescovi,
padri di famiglia, professori, autorità civi-
li, ecc.: la ristrutturazione implica di soli-
to la soppressione di posizioni rappresen-
tative o comunque importanti a causa dei
loro servizi qualificati svolti nella Chiesa o
nella società. Pertanto, è necessario il dis-
cernimento per non far prevalere gli inte-
ressi particolari su quelli universali; gli inte-
ressi di una Chiesa particolare sul bene della
Chiesa universale; gli interessi di un popo-
lo o di alcune famiglie su quelli di altre per-
sone e famiglie più bisognose; che il bene
di alcune singole persone non prevalga sul
bene della Congregazione.
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4 Sei principi per il ridisegno e
la ristrutturazione
La ristrutturazione deve essere in vista della
rivitalizzazione, della nostra vita sul Vangelo.
Questo comporta:
[a] Fare un discernimento approfondito
delle priorità dei vari tipi di attività da parte
delle comunità e dal Consiglio ispettoriale,
in modo da capire:
•  le strutture (comunità religiosa o attività
educative-pastorali, per esempio) che devo-
no continuare (irrinunciabili);
•  strutture (sezioni, corsi, attività, settori) che
devono essere adattate, trasformate o ave-
re una destinazione diversa;
•  nuove strutture che devono essere “inventa-
te”, in risposta a nuove esigenze (per esem-
pio, opere di gestione laicale, la possibilità
che più opere che lavorano in modo siner-
gico e integrato possano fare riferimento
ad un’unica comunità salesiana);
•  le “presenze da “avviare” e quelle da “chiu-
dere” laddove l’attuazione del PEPS non
appare efficace con e per i giovani, non è
aderente alla realtà e non è prospettica per il
futuro, e dove appare difficile una riconver-
sione dell’opera secondo i criteri ispettoriali.
[b] Il ridisegno, pur necessario, non è di per
sé la soluzione ai problemi. Al contrario, a volte
potrebbe aggravarli, inducendo nei confratelli
e nei laici corresponsabili un senso di sfiducia,
la sensazione che la fine si stia avvicinando. Il
ridisegno deve essere preceduto e accom-
pagnato dall’elaborazione di un progetto
comune, cioè un’idea di futuro, un momento
di speranza, di spirito missionario, con il rea-
lismo pieno di fiducia della fede, di speranza
nel futuro e di rilancio del carisma.
Perché questo abbia successo, il proces-
so richiede una pedagogia adeguata: che
tutti i confratelli siano coinvolti, e in par-
ticolare quelli delle Opere da ripensare, in
modo che siano resi consapevoli, coscien-
ti e quindi in grado di fare scelte condivise.
[c] Elaborare un progetto che preveda tap-
pe progressive e procedere senza fretta, ma
anche senza pause, per poter fare scelte signi-
ficative che rispondano alle esigenze dell’am-
biente e al nostro carisma.
[d] Abbiamo maturato negli ultimi decenni
un’esperienza che ci rende consapevoli di alcu-
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ni cammini di condivisione laicale: Opere sale-
siane di gestione laicale sotto la responsabi-
lità ispettoriale (ACG 439). Queste proposte
richiedono non solo tempo, ma investimen-
to in formazione, e che sono frutto di percorsi
condivisi con figure di religiosi che sono stati
in grado di “non legare a sé” ma di far matura-
re i laici nella capacità di interiorizzare valori e
metodologia. Oggi possiamo dire che ci sono,
all’interno delle nostre Opere, alcune figure lai-
cali mature, formate e affidabili.
Se l’Opera salesiana non è solo una struttu-
ra economica, ma anzitutto una presenza con
condizioni di significatività carismatiche, allora
andrà ridisegnato anche il rapporto con i lai-
ci, sapendo includerli all’interno del progetto
pastorale locale. Ma sempre un rapporto che
non sia finalizzato unicamente alla continuità
del posto di lavoro (per i laici) o alla conserva-
zione del valore patrimoniale (per le ispettorie)
deve individuare nel carisma salesiano il punto
di incontro, la bussola che permette di trovare
le vie per ridisegnare, tra tradizione ed inno-
vazione, la continuità della presenza.
[e] Tenere sempre presente ciò che deve
guidare qualsiasi processo: realismo, lucidi-
tà, audacia, visione del futuro. A questo pro-
posito, vale la pena ricordare che il discerni-
mento tende a garantire l’onestà della nostra
ricerca, e non tanto la sua infallibilità o addi-
rittura la sua efficacia.
[f] Assicurare che l’intero processo sia gui-
dato da un gruppo-guida, composto dai Con-
siglieri ispettoriali.
L’obiettivo è, in primo luogo, elaborare
un piano di lavoro per l’intero processo e
monitorarlo; in secondo luogo, coinvolge-
re i confratelli in questo processo invian-
do materiali per il discernimento, questio-
nari, consultazioni, ecc. e, infine, informa-
re periodicamente i confratelli sullo stato
del processo.
5 Fasi, procedure e criteri-guida
FASE I: RICONOSCERE
Strumento 1:
Storia della Casa e realtà attuale
Uno studio semplice, non esaustivo, ma
dei più significativi, sull’evoluzione della
Casa, non dovrebbe superare le tre o quat-
tro pagine.
1. L’origine della Casa, il suo scopo primario.
2. I momenti storici più rilevanti in cui ha subi-
to importanti cambiamenti (servizi ero-
gati, numero di destinatari, dotazione di
strutture, momenti di rilevanza sociale,
evoluzione del numero di salesiani nella
comunità, ecc.)
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3. La realtà attuale della Casa:
3.1. Configurazione attuale della comunità.
3.2.Ambienti salesiani della missione in
via di sviluppo.
3.3. Coinvolgimento dei laici in posizioni
di leadership.
3.4. La realtà attuale della Casa (gruppi e
Famiglia Salesiana, coinvolgimento
nell’opera e vitalità).
3.5.- ...
4. Le sfide per il futuro che rimangono aperte.
Può essere molto utile analizzare i verbali del-
le visite ispettive e delle visite straordinarie degli
ultimi anni: i punti di forza e le opportunità che
appaiono in modo più continuo e ripetuto nei
diversi verbali; i punti di debolezza e le minac-
ce che appaiono in modo più continuo e ripe-
tuto nei diversi verbali.
Strumento 2:
Criteri-guida di discernimento
Per quanto riguarda il discernimento con-
creto, la ristrutturazione deve tenere con-
to dei seguenti criteri. Essi devono essere
esaminati nel loro insieme, senza che nes-
suno di essi sia considerato esclusivo, nel
senso che la loro assenza implica il rifiuto di
un’Opera. Tuttavia, deve essere data prio-
rità alle Opere che soddisfano un nume-
ro maggiore di criteri o che sono signifi-
cativamente in uno di essi.
[1] Criteri legati alla missione: quali opere
privilegiare.
•  Profilo dei beneficiari dell’opera.
La priorità è data alle opere che rispondo-
no ai bisogni dei giovani, compresi quelli
delle classi lavoratrici, o quelli abbandona-
ti o a rischio; in particolare, quelle che ris-
pondono o possono rispondere meglio alla
necessità di integrare i giovani nella socie-
tà e nel mercato del lavoro.
•  Densità carismatica.
Il grado di applicazione del criterio oratoria-
no (cfr. Cost. 40) che l’Opera ha raggiunto e,
nello specifico, la possibilità di un proficuo
lavoro di evangelizzazione. Si privilegiano le
opere in cui, per l’équipe educativa esisten-
te o per la struttura dell’opera, si è svilup-
pata una pastorale coerente con il Quadro
di riferimento per la pastorale giovanile, in
modo da coniugare organicamente le quat-
tro dimensioni del criterio oratoriano (casa,
scuola, cortile, parrocchia).
•  Criterio vocazionale.
Significatività dell’offerta educativo-pas-
torale, di cui sono indicatori la presenza
effettiva tra i giovani, l’accompagnamento
personale e l’ambiente promettente per
l’elaborazione e attuazione del proprio pro-
getto di vita, imperniato sullo specifico invi-
to vocazionale.
•  Visione d’insieme dell’ispettoria.
Ogni ipotesi di ridisegno delle presenze, se
non vuole essere unicamente una raziona-
lizzazione nella distribuzione delle risorse
umane e delle attività, va articolata in fun-
zione della visione d’insieme dell’ispettoria.
Un rischio può essere il progressivo spopo-
lamento dei territori (a seguito della chiu-
sura o ridimensionamento delle Case) e
della sproporzione tra confratelli presen-
ti in una città o regione e nel resto della
Ispettoria. D’altra parte, esiste il pericolo
dell’impoverimento carismatico, per un
privilegio solo in alcuni settori o ambienti
dell’animazione pastorale.
Ne deriva per l’Ispettoria l’obbligo di cura-
re la qualificazione di un numero sufficien-
te di confratelli in maniera programmata. Il
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criterio che guida questo piano deve essere
secondo le possibilità attuali dell’Ispettoria,
ma anche secondo una avveduta previsione
delle esigenze pastorali di domani.
•  Complementarità con l’opera della
Chiesa.
La permanenza di un’opera in un territorio
va considerata in base:
–  alle presenze ecclesiali ivi operanti (in
primis i gruppi Famiglia Salesiana, quin-
di eventuali altri istituti religiosi educati-
vi, infine realtà facenti capo alla Chiesa
locale) valutando ogni possibile collabo-
razione ed evitando ogni inutile sovrap-
posizione; in altre parole, viene data prio-
rità alle opere che servono settori o popo-
lazioni in cui non esiste un’altra presenza
della Chiesa che offra lo stesso servizio;
–  alla presenza di popolazione giovanile, in
particolare gioventù in situazione di dif-
ficoltà;
–  alla capacità di progettare e attuare reti
e collaborazioni sia in ambito civile che
ecclesiale.
[2] Criteri di sostenibilità delle risorse
umane ed economiche.
•  Sostenibilità economica
Viene data priorità alle Opere che sono eco-
nomicamente sostenibili da sole, secondo le
modalità scelte. Dobbiamo tenere in conto
la situazione economica: non è il criterio più
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importante, ma è anche la garanzia perché
un ridimensionamento possa avere futuro.
In alcuni casi, l’Ispettoria ritiene di investi-
re economicamente sull’Opera per scelta
strategica o per scelta profetica, anche se
l’Opera non riesce da sola a sostenersi con
le proprie risorse.
•  Sostenibilità delle risorse umane
Le principali risorse della Congregazione
sono i Salesiani che Dio ha chiamato a vivere
la consacrazione e la missione in mezzo ai
giovani. Sia la loro qualità che la loro quan-
tità sono fattori cruciali per poter vivere la
comunione e l’apostolato in modo significa-
tivo e fruttuoso. La ridistribuzione e la con-
divisione del personale diventano sempre
più necessarie, soprattutto nelle Ispettorie
che soffrono di carenza di personale. Una
buona politica delle risorse umane avrà suc-
cesso solo se non sarà improvvisata, ma ben
pensata, preparata e pianificata.
I dati e le tendenze del numero dei Salesiani
ci aiutano a misurare le nostre reali forze in
vista della vita e della missione che, come
Salesiani, siamo chiamati a sviluppare nella
Chiesa, consapevoli, però, che dobbiamo
andare oltre le statistiche o i parametri pura-
mente umani. A partire da questa fiducia nel
Signore della storia, “nelle cui mani sono i
tempi e i destini delle persone, delle isti-
tuzioni, dei popoli e, quindi, anche l’azione
storica dei suoi doni, (cfr. Vita Consecrata,
63) e proprio per questo dobbiamo chieder-
ci quale sarà la realtà umana dell’Ispettoria
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Don Miguel Ángel García Morcuende Ridisegno e rivitalizzazione delle presenze salesiane
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tra cinque o dieci anni e discernere ciò che
il Signore ci chiede oggi.
[3] Criteri di qualità della vita comunitaria.
Come vivere e quale ruolo svolgere nelle
Opere che abbiamo. Per quanto riguarda le
comunità, tutte devono rispondere ai crite-
ri di coerenza della comunità e di cura della
persona del salesiano (ACG 422):
•  Coerenza della comunità presente in
quell’Opera:
–  Che la comunità sia in grado di prendersi
cura dei confratelli, specialmente degli anzia-
ni e dei malati, senza entrare in conflitto con
l’attenzione alla missione.
–  Che la comunità sia in grado di organizzar-
si in modo tale che tutti i confratelli, spe-
cialmente quelli che lavorano nella missio-
ne, possano condividere la vita, la preghie-
ra e il riposo.
•  Attenzione alla vocazione del salesiano:
–  Che le responsabilità affidate a ciascun con-
fratello siano in linea con le sue reali pos-
sibilità.
–  La comunità accompagni la vita spirituale
e pastorale di ogni confratello (ACG 421).
•  Importanza della comunità.
–  Testimonianza: che la comunità abbia un
numero di confratelli sufficiente a garanti-
re visibilità e testimonianza a tutta la CEP.
–  Vitalità: che la comunità possa garantire la
sua influenza sul Progetto Educativo-Pasto-
rale, e in particolare che il direttore possa
dare priorità al suo ruolo di accompagna-
mento e cura pastorale.
–  Presenza tra i giovani: che la comunità pos-
sa garantire la presenza dei salesiani tra i gio-
vani, con tempo per stare con loro e accom-
pagnarli.
–  Capacità di aggregare le forze, impegnan-
dole nella missione: affinché la comunità
dedichi i salesiani all’animazione, all’accom-
pagnamento e alla formazione della Fami-
glia Salesiana e dei vari educatori dell’opera.
–  Apertura al territorio, sia ecclesiale che
sociale: che la comunità possa raggiunge-
re efficacemente la Chiesa locale e la società
civile.
FASE II: INTERPRETARE
Nell’ambito della Fase II-Interpretazione, si
propone di affrontare, in uno o più momen-
ti di assemblea comunitaria, con la pre-
senza di un membro del Consiglio ispet-
toriale, una dinamica che ci aiuti a discer-
nere i criteri di cui sopra.
Le domande, a cui dobbiamo rispondere one-
stamente, sono: Cosa chiede il Signore a noi
consacrati qui e ora? Come possiamo organiz-
zarci per vivere più evangelicamente e servire
meglio il Signore e i nostri giovani? Dove sia-
mo e dove dovremmo essere? Quali sono le
aspettative delle Chiese locali e dei territori in
cui siamo o dovremmo essere?
Il ridisegno deve avvenire secondo criteri di
condivisione e discernimento, di informazione
corretta e tempestiva a tutti i livelli. Agire solo
sul fronte delle opere, trascurando le persone,
è un errore. Tutti i confratelli della comunità, e
anche i laici coinvolti, devono essere messi a
conoscenza di alcuni fattori importanti: i dati
oggettivi di partenza e una realistica prefigu-
razione di alcuni scenari futuri, le ipotesi con-
crete di rafforzamento di alcuni fronti, il ven-
taglio delle decisioni possibili, la loro attenta
e puntuale valutazione, l’indicazione chiara e
corretta delle ragioni che fanno propendere per
una soluzione o per l’altra. L’esperienza dimo-
stra che quanto più ampia è la base di consul-
tazione, conoscenza e condivisione, tanto più
ampio sarà il consenso.
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12 FLASH • Novembre 2024
SETTORE PASTORALE GIOVANILE Salesiani di Don Bosco Sede Centrale Salesiana
FASE III: SCEGLIERE
Motivazione dei diversi modelli operativi. Scenari proposti:
Scenario 1. La missione che stiamo sviluppando, nelle attuali caratteristiche dell’Opera e
della Comunità
–  Vantaggi:
–  Svantaggi o necessità:
–  Votazione:
Scenario 2. La missione che stiamo sviluppando, con le necessarie misure di riprogettazione
(riorganizzazione degli ambienti-servizi e delle risorse umane) affidate all’attuale comunità.
–  Vantaggi:
–  Svantaggi o necessità:
–  Votazione:
In questo scenario, è necessario presentare PROPOSTE SPECIFICHE DI SVILUPPO motivate dalla
Comunità.
Scenario 3. La missione che si sviluppa con la soppressione della comunità religiosa e la con-
tinuazione dell’Opera (gestione laica sotto il progetto dell’Ispettoria).
–  Voto:
Scenario 4. Soppressione dell’opera salesiana
–  Voto:
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