22 gennaio
Beata LAURA VICUÑA
adolescente
Memoria facoltativa
(Per l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice: Memoria)
Nacque a Santiago del Cile il 5 aprile 1891. Educata con il Sistema preventivo di San Giovanni Bosco nel collegio
“Maria Ausiliatrice” sulle Ande argentine, questa gioiosa adolescente divenne presto modello di amicizia con Gesù, di
carità apostolica tra le compagne, di fedeltà ai suoi impegni quotidiani.
Piena di fiducia sopportò, con eroica fortezza, sofferenze fisiche e morali superiori alla sua età. Fedele all’i-
spirazione dello Spirito Santo, non esitò ad offrirsi vittima perché la sua mamma ritrovasse la via della salvezza. Morì il 22
gennaio 1904 a Junín de los Andes (Argentina).
Giovanni Paolo II la annoverò tra i beati il 3 settembre 1998, presso Castelnuovo Don Bosco (Asti), sul Colle delle
beatitudini giovanili.
Dal Comune delle Sante. Salmodia del giorno, dal Salterio
Ufficio delle letture
SECONDA LETTURA
Dalla “Vita di Laura Vicuña” scritta da Augusto Crestanello, sacerdote
(Sacra pro causis sanctorum Congregatio, Beatificationis et Canonizationis Servae Dei Laurae Vicunia, Summarium, Roma
1969, 227ss passim)
La volontà di Dio è la migliore orazione
Fin dai primi giorni del suo ingresso nel Collegio si notò in Laura – riferisce la sua direttrice – un criterio superiore
alla sua età e una vera inclinazione alla pietà. Il suo cuore innocente non trovava pace e riposo che nelle cose di Dio.
Sebbene fosse ancora bambina, la sua devozione era seria: niente di affettato, né di esagerato in lei.
In tutto essa era naturale e semplice. Durante la preghiera si vedeva che essa aveva la sua mente intenta all’azione
che stava facendo. Quasi mai si rendeva conto di quanto stava succedendo a lei dintorno, e molte volte fu necessario
avvertirla che la chiamavano o che era tempo di uscire di chiesa.
Con la medesima attenzione essa si comportava nell’adempimento di tutti gli altri suoi doveri. Aveva ben
compresa e applicata a se stessa quella sentenza: «Fa’ quello che stai facendo», e con santa libertà di spirito, gioiosa e
contenta, passava dalla chiesa all’aula scolastica, da questa al laboratorio o a qualsiasi altro lavoro, o alla ricreazione.
«Per me – soleva dire – pregare o lavorare è la medesima cosa; è lo stesso pregare o giocare, pregare o dormire.
Facendo quello che comandano, compio quello che Dio vuole che io faccia, ed è questo che io voglio fare; questa è la mia
migliore orazione».
«Dopo che ebbe conosciuta la pietà – scrive la sua direttrice –, l’amò e raggiunse un dono di orazione così alto e
costante che anche in tempo di ricreazione la si vedeva assorta in Dio».
«Mi pare – diceva – che Dio stesso mantenga vivo in me il ricordo della sua divina Presenza. Dovunque mi trovo,
sia in classe, sia nel cortile, questo ricordo mi accompagna, mi aiuta e mi conforta».
«Si è che tu – le obiettò il Padre [confessore] – sarai sempre preoccupata da questo pensiero, trascurando forse i
tuoi doveri».
«Ah, no, Padre! – essa rispose – Conosco che questo pensiero mi aiuta a fare tutto meglio e che non mi disturba in
nessun modo, perché non è che io stia continuamente pensando a questo, ma senza pensarvi sto godendo di questo ricordo».
RESPONSORIO
Cf. Sal 70,17; 74,2; 88,1; Is 49,2
R/. Dio mi ha istruito fin dalla giovinezza: * proclamerò in eterno i suoi prodigi.
V/. Mi ha protetto all’ombra della sua mano:
R/. proclamerò in eterno i suoi prodigi.
Orazione come alle Lodi mattutine.