Strenna_2001_it


Strenna_2001_it

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2 5TRENNA
Commento di don Juan Edmundo Vecchi
Rettor Maggiore SDB
Cristo dono per tutti.
Come frutto del Giu6i/eo,
ravviviamo Io spirito
e la solidarieta missionaria
lstituto Figlie di Maria Ausiliatrice

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Strenna 2001
Commento di don Juan Edmundo Vecchi
Rettor Maggiore SDB
Cristo dono per tutti.
Come frutto del Giubileo,
ravviviamo Io spirito
e la solidarieta missionaria
lstituto Fig/ie di Maria Ausiliatrice - Roma

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Stampato in proprio - Roma, ls tituto FMA 2000

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Cristo dono per tutti.
Come frutto del Giubileo,
ravviviamo Io spirito e la solidarieta missionaria
La Strenna si inquadra in tre avvenimenti, che non
potevano essere tutti espressi nella sua formulazione, che
sarebbe risultata lunga e complessa, ma che comunque
determinano i contenuti sottesi. Tali awenimenti sono:
In primo luogo, il Giubileo straordinario del bimil-
lenario dell'Incarnazione: la sua celebrazione ha costitui-
to una grande missione. Basta ripassare le molteplici cate-
gorie di persone che si sono radunate a Roma: vescovi,
nunzi, religiosi, sacerdoti, giovani, famiglie, mondo agrico-
lo, sportivi, governanti e parlamentari, militari, artisti, mis-
sionari, per scorgere come ciascuna abbia avuto l'opportu-
nita di risentire il Vangelo che fa per loro.
Rivedendo poi i temi centrali delle celebrazioni e con-
giungendoli alle manifestazioni che hanno avuto luogo nelle
diocesi, si capisce che si e trattato di un tempo di intensa
evangelizzazione: la parola evangelica si e riversata sulle
diverse e piu impegnative dimensioni della vita, della cul-
tura e dell'organizzazione sociale, nazionale e internaziona-
le: pace, dignita umana, poverta e ricchezza, nuovo ordine
nazionale ed internazionale.
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Tra i temi, e stato sempre presente il nuovo umanesi-
mo, da riformulare per il secolo XXI, in un mondo plura-
lista e globalizzato in senso molteplice, per le possibilita di
spostamento, la comunicazione sociale e il desiderio di un
ordine transnazionale, rispettoso ovunque della dignita di
ogni persona. L'educazione della persona in fale e a tale
umanesimo, che ha come fondamento ed ispirazione pro-
prio l'uomo che si e rivelato in Cristo, e stata al centro della
riflessione del Giubileo delle universita in forma esplicita.
A noi e toccata una parte importante nello sviluppo del
nucleo "Paideia e umanesimo": proprio quello che sempre
abbiamo considerato uno <legli orizzonti preferiti del Si-
stema preventivo: il buon cittadino, la presenza nella con-
vivenza civile, la retta ragione non disgiunta, ma illumina-
ta dalla fecie, la salvezza come redenzione operata nel tempo
e compiuta nell'eternita. «Voglio che siate felici ora e per
sempre».
Questo motivo ha ispirato anche tanti altri discorsi,
non esclusi quelli rivolti ai giovani, a tal punto che il nuovo
umanesimo puo essere una chiave di lettura dei diversi mes-
saggi.
Il frutto del Giubileo dunque si dovra vedere in due
segni: in una nuova dedizione entusiasta e convinta all'e-
vangelizzazione da parte della Chiesa, come annuncio del-
l'amore di Dio manifestatosi in Cristo per la salvezza del-
l'uomo e, in collegamento con tale annuncio, di una pre-
senza dignificante della persona, profetka, piu chiara e deci-
sa in parole, opere e interventi nella storia, anche se non
contrapposta per principio ad altre correnti di pensiero che
nella nostra societa intendono mettersi dalla parte dell'uo-
mo. Siamo in tempi di mondializzazione dei diritti civili e
di dialogo.
Non solo il Giubileo e stato una grande opportunita
di straordinario annuncio del Vangelo, ma come suo frutto
e risultato si chiede a noi di impegnarci nella nuova evan-
gelizzazione che il secolo e il millennio incipienti richiedo-
6

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no. Si tratta dei duemila anni della presenza del Verbo
Incarnato, capace di illuminare e far convergere tutta la
realta, umana e cosmica, verso il suo destino e la sua pie-
nezza. Se non risvegliasse nei cristiani questa coscienza di
essere portatori del dono di Dio, il Giubileo rimarrebbe
come una celebrazione isolata nel tempo, rivolta al ricordo
del passato e all'autocelebrazione, piuttosto che alla lettura
del futuro e ad aprire nuovi spazi perche la forza redentri-
ce di Cristo agisca ancora come salvezza. E questa la pro-
spettiva che viene continuamente messa in rilievo durante
le celebrazioni: «Guardate avanti verso il terzo millennia» .1
«Il Vangelo della giustizia e della carita sia il costante para-
metro di riferimento delle vostre scelte ed azioni».2 Po-
tremmo continuare: questa mondo e questa uomo come
oggetto dell'amore salvatore di Cristo sono quelli che la
Chiesa arna, guarda, accompagna e serve secondo il dise-
gno dell'Incarnazione.
In tutte le manifestazioni, ma soprattutto nella Gior-
nata Mondiale della Gioventu, senza negare il valore della
manifestazione in se stessa, ci si e domandato: e dopo? Il
dopo riguardava la pratica quotidiana della fede e l'impe-
gno conseguente per la vera liberazione dell'uomo. E non
sono mancati suggerimenti molto concreti da parte del Papa
medesimo. Nel discorso ai giovani, dopo la spiegazione della
sviluppo della fede personale, disse: «Oggi siete qui conve-
nuti per affermare che nel nuovo secolo voi non vi preste-
rete ad essere strumenti di violenza e distruzione; difende-
rete la pace, pagando anche di persona se necessario. Voi
non vi rassegnerete ad un mondo in cui altri esseri umani
muoiono di farne, restano analfabeti, mancano di lavoro.
Voi difenderete la vita in ogni momento del suo sviluppo
' Giovanni Paolo II, L'Osservatore Romano, 12 novembre 2000, pag. I.
' lvi 5.
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terreno, vi sforzerete con ogni vostra energia di rendere que-
sta terra sempre piu abitabile per tutti».3
A questo primo duplice avvenimento, Giubileo-nuova
evangelizzazione, se ne collega uno tutto nostro che e pure
storia e avvenimento attuale: la storia e la memoria della
nostra prima spedizione missionaria, 125 anni or sono.
Essa fu un gesto di fiducia in Dio e di audacia pastorale.
Segno l'inizio dell'espansione della Congregazione in altri
continenti, espresse in maniera evidente un tratto centrale
della nostra spiritualita, che non appartiene soltanto a colo-
ro che lasciano il proprio paese, ma e interna allo spirito
apostolico, e si e mantenuto vivo fino ad oggi, grazie alle
successive partenze. Si tratta ora di ravvivare la memoria e
rafforzare la consapevolezza di tale avvenimento!
La data commemorativa e stata unita, seguendo gli
esempi di precedenti commemorazioni simili, al proposito
di compiere uno sforzo straordinario per l'evangelizzazione,
con la partecipazione di tutte le Ispettorie: straordinario
quanto al numero di missionari e quanto alla loro origine,
straordjnario per la presenza del laicato missionario nume-
roso quanto non mai e che puo ancora crescere. Lo abbia-
mo preparato diligentemente con i settori piu direttamente
incaricati e lo abbiamo compiuto a Torino, consegnando il
crocifisso e <lando il mandata missionario ai piedi dell'Au-
siliatrice, in una celebrazione che ha toccato profondamente
quanti vi hanno preso parte.
Questa spedizione ha come finalita anzitutto di soste-
nere le missioni fondate recentemente e ancora bisognose
di appoggio e di muoverci per !'apertura di nuove. E cio
<lice che il nostro impegno missionario ha i suoi tempi.
Le prime missioni ci mostrano che Don Bosco non era
' Giovanni Paolo II, XV Giomata Mondiale della Gioventu, Roma 19 ago-
sto 2000, n. 6.
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frettoloso nemmeno per il desideria di apparire come una
persona che continuamente crea o stabilisce nuovi fronti.
Rafforzava e avanzava nelle regioni vicine. Le missioni di
America furono sostenute per il tempo necessario e oltre,
fino a pater operare autonomamente e averne delle voca-
zioni locali formate. Oggi sano diventate Ispettorie che
inviano missionari per il proprio e per altri continenti.
La stessa cosa si puo affermare dell'espansione in Asia.
Le due case sano in armonia. Anche noi siamo chiamati
alla paternita responsabile, cioe a non creare comunita e
nemmeno istituzioni senza sostenerle per il tempo necessa-
rio perche crescano fino ad una propria fecondita.
Don Bosco seppe suscitare nei giovani dell'oratorio
l'entusiasmo missionario. Anche le missioni sano il risulta-
to, sebbene non soltanto, della vita oratoriana e del Sistema
preventivo. Attraverso la generosita dei giovani, il Signore
ha fatto alla Congregazione il dano della diffusione e inse-
rimento nei cinque continenti, suscitando in essi numerose
vocazioni desiderose di annunciarlo. Sano quasi diecimila i
salesiani, ufficialmente registrati, partiti nelle centotrenta
spedizioni, senza contare tutti coloro che si sona mossi dalle
proprie Ispettorie, specialmente a tempo limitato. Ad essi si
aggiungono piu di tremila Figlie di Maria Ausiliatrice. E
cominciata gia la fase laicale con l'invio di volontari e c'e
ancora molto posta per la Famiglia Salesiana. Oggi la gene-
rosita giovanile non e minore, anche se le condizioni di vita
possano essere piu complesse.
A questa data e a questa avvenimento colleghiamo la
canonizzazione dei nostri martiri cinesi, che pure ispira
la nostra riflessione, sostiene il nostro sforzo e soprattutto
rinnova il nostro ringraziamento. Come in altre ricorrenze
simili, non abbiamo voluto lasciar passare la data senza rin-
graziare, risentire la voce del Signore e rinnovare la nostra
disponibilita.
Mettere come uno dei motivi ispiratori d ella Strenna
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il dono della canonizzazione dei due martiri missionari della
Cina, quasi concretizzazione di molte altre morti ignorate
di fratelli e sorelle caduti sul campo di lavoro per mano
<legli uomini (Fuchs e Sacilotti, Lukenbain e recentemente
Marco Aurelio Fonseca, ucciso a Calulo in Angola per mano
dei ribelli dell'UNITA) significa ricordare l'offerta generosa
della vita che muove la nostra vocazione.
La Strenna recita:
Cristo dono per tutti.
Come frutto del Giubileo,
ravviviamo Io spirito e la solidarieta missionaria.
Come sempre, ogni espressione e parola e stata accu-
ratamente studiata e scelta. Conviene dunque soffermarci
un attimo su di esse e lasciare poi a ciascun fratello, sorel-
la, comunita o gruppo il corso libero per una meditazione
creativa.
Cristo, dono per tutti
E la parte portante, la principale. Invita ad approfon-
dire il mistera dell'Incarnazione come il grande clono della
Trinita al genere umano e a ciascuna persona individual-
mente: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio
unigenito».4
Ałło stesso tempo, ricorda che la fede e l'esperienza di
Cristo non sono un privilegio da tenere per se, un bene quasi
nascosto o sotterrato, ma da comunicare. Altrimenti si rim-
picciolisce e persino si consuma.
Ma "dono" vuol dire che non si puo imporre, ne si
' Gv3,16.
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puo condizionare la persona affinche si veda obbligata ad
abbracciarlo. E la stessa natura di Cristo e della fede che
richiedono una risposta di accettazione volontaria. «Gra-
tuitamente avete ricevuto, gratuitamente date».5
I Vangeli e San Paolo si diffondono nel considerare il
carattere di clono inatteso e immeritato, non pensato da
mente umana, dell'inserimento del Figlio di Dio nella sto-
ria del mondo attraverso l'assunzione della natura umana,
e sulla conseguenza piu impensabile: che noi diventassimo
figli del Padre, non a parole ma in verita, con tutte le con-
seguenze, in primo luogo la presenza delio Spirito che rico-
struisce la persona dall'interno, integralmente: il suo rap-
porto con Dio, la sua visione del mondo, le sue relazioni
con gli altri, il suo progetto di vita, fino alla coscienza
profonda.
E quanto Gesu disse alla Samaritana: «Se tu cono-
scessi il clono di Dio e chi e colui che ti <lice: "Dammi da
bere", tu stessa gliene avresti chiesto».6 I simboli giovannei
della luce, dell'acqua, del pane, della nuova nascita che cosa
significano se non questa profonda trasformazione che Gesu
opera dentro di noi quando lo accogliamo? Ci potremmo
dilungare, esplorando la ragione teologica che rende evi-
dente il carattere di clono della nascita del Verbo e che e
stato spiegato dall'Angelo a Maria, e considerare tutto lo svi-
luppo neotestamentario.
La Strenna vuole pero richiamare non tanto un filone
biblico o teologico, anche se non e małe accennarlo, ma la
nostra esperienza personale. Sentiamo veramente questo
clono di Cristo come luce interiore, che dissipa le tenebre,
come principia di una nuova felicita per il ritrovamento del
senso di tutte le realta della vita? Abbiamo sperimentato
quanto si trasforma anche un gruppo umano quando inco-
' Mt 10, 8.
Gv 4, 10.
11

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minciano ad agire le scelte e gli atteggiamenti che Egli rac-
comanda e soprattutto quando il gn1ppo confessa la sua
presenza?
Siamo allora convinti che la privazione piu grande per
persone e popoli sia la mancanza di annuncio e di cono-
scenza di questo avvenimento, culmine della storia, e di
quanto da esso si sprigiona?
Dio ci liberi dalle guerre di religione, anche solo a
parole: cioe dal pensare in termini di dominia della terra o
di prevalenza da parte di qualche religione soltanto per
nostri vantaggi. Dio stesso fa clono di Cristo a ciascun uomo
e a ciascun popolo nelle situazioni in cui si trovano e secon-
do la loro storia. E i suoi mediatori sono coloro che Io
hanno gia conosciuto e sperimentato, nei quali la verita
opera attraverso la carita.
L'amore, e quanto e ad esso collegato, ha il primato.
Non entra nelle finalita del movimento della nuova evange-
lizzazione l'essere la "religione" piu diffusa della terra, tanto
piu che Gesu sull'organizzazione socio-religiosa (precetti
rigidi, luoghi sacri, autorita con potere temporale) si e
mostrato estremamente critico, mentre invece ha racco-
mandato il servizio, ha offerto il clono e ha illuminato l'at-
teggiamento di fede e di avvicinamento al Padre, per il quale
Egli e via sicura e pienamente umana.
E importante la parola "per tutti". Chi ha sperimenta-
to il clono, non deve tenerlo per se. Oggi, all'insegna dell'in-
dividualismo, potrebbe esserci questa tentazione: ciascuno si
tenga quello che ha raggiunto, che Io soddisfa, che crede
parte integrale della sua cultura o territorio. Il Padre non fa
nessuna distinzione di persone. D'altra parte il mondo, vario
culturalmente e soprattutto religiosamente, fa pensare alla
difficolta di proporre la mediazione di Cristo a coloro che
si sentono portatori di una religione diversa e per loro auto-
revole. Rimane comunque sempre come impegno di ogni
credente il desideria di comunicare il clono ricevuto.
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Gesu, nell'invio <legli Apostoli, usa un'espressione che
gli evangelisti, nel loro sforzo di essere fedeli, raccolgono in
forma diversa per esprimere la totalita del clono non solo
in termini di estensione geografica e di totalita umana, ma
di pienezza di vita.
«Il mondo intero» o «ogni creatura», <lice Marco.7 So-
na tutti gli spazi geografici ed i popali della terra. Ma non
solo: ogni creatura comprende tutte le realta umane. Esse
vanno evangelizzate: la famiglia, l'amore, la vita, la convi-
venza sociale.
Matteo fa piu esplicito quest'ultimo riferimento: «Mi
e stato dato ogni potere in cielo e in terra».8 E la formula
include gia la totalita di quello che esiste. Aggiunge: «Andate
dunque e ammaestrate tutte le nazioni».9 Puo significare
tutti i popoli, ma "nazioni" indica anche il loro modo di
vivere collettivamente, la loro organizzazione sociale, il rap-
porto tra poteri e cittadini, con i popoli vicini, la maniera
di progettare insieme. E a volte basta un raggio di Vangelo
per evitare disastri. Pensiamo a quanto e capitato in questa
secolo con le diverse ideologie e i sistemi di patere che esse
hanno generato.
Luca registra la scena negli Atti, dopo la domanda
<legli Apostoli se e quello il tempo in cui Gesu ricostruira
il regno di Israele. 10 Riprende l'idea dello spazio, ma aggiun-
ge la pazienza del tempo e l'assistenza dello Spirito Santo.
«Non spetta a voi sapere i tempi e i momenti che il Padre
ha scelto. Ma avrete la forza dello Spirito Santo che scen-
dera su di voi e mi sarete teslimoni a Gerusalemme, in tutta
la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della
terra». 11 Questo e il compito dei discepoli di Cristo. Non
' Cf Me 16, 15.
' Ml 28, 18.
' Ml 28, 19.
" Cf At 1, 6.
" At I , 7-8.
13

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tanto distruggere altre religioni, o preservare con mezzi
indebiti la prevalenza di una di esse, ma testimoniare,
amare, guardare oltre, non fermarsi, e nemmeno ango-
sciarsi, affidarsi alla Spirito Santo, sicuri che questa e la
manifestazione massima di Dio nell'umanita.
La salvezza si campie in una storia. E il tempo, con
le sue scansioni, e una dimensione interna della storia.
All'uomo tocca cercare e praticare la giustizia, piuttosto che
assicurare vantaggi propri, anche religiosi. Lo Spirito se-
gnera la maturita per un cambiamento dei tempi. Ed e pos-
sibile che oggi non sappiamo ancora quali saranno le sue
caratteristiche ed i suoi pregi. Lo Spirito del Signore aleg-
gia su questa mondo come nella creazione.
Ravviviamo il nostro spirito missionario
Proprio sulle parole di Gesu si innesta il primo sug-
gerimento della Strenna. Nuova evangelizzazione per tutti
non vuol dire pensare soltanto e sempre ai paesi lontani, al
fare o al dare.
Gesu ha espresso come primo un sentimento: «Fuoco
sono venuto a portare e come desidero che esso arda»;12
«Che conoscano Te, o Padre, e Colui che tu hai inviato». 13
Spirito missionario vuol dire desideria e sofferenza per
coloro che ancora non conoscono ne il Padre, ne Cristo.
Vuol dire anche voglia di testimoniare e comunicare il
Vangelo nel nostro contesto, nella realta in cui ci tocca vive-
re. Siamo inviati da Gesu al mondo, denominazione che
comprende tutto.
Non e superflua riprendere, in tal senso, le parole illu-
minanti del mandata dato agli Apostoli e raccolto dagli
" le 12, 49.
" Gv 17, 3.
14

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evangelisti a memoria della missione della Chiesa: «Am-
maestrate tutte le nazioni», 14 <lice Matteo, e ha un accenno
evidente alle persone singole e alla loro organizzazione
sociale. «Predicate il Vangelo ad ogni creatura», 15 <lice Marco
e, dato l'accenno al patere dato al Figlio di Dio nel cielo e
sulla terra, il mandata comprende tutte le realta che si col-
legano all'uomo: che sono oggetto e campo di annuncio del
Vangelo e di penetrazione di Gesu nel mondo. Possiamo
pensare alla famiglia, all'educazione dei giovani, alla ric-
chezza, alle forme di organizzazione sociale, al rapporto col
creato.
«Avrete la forza dallo Spirito Santo che scendera su di
voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea
e la Samaria, sino agli ultimi confini della terra». 16 Gli evan-
gelisti hanno dunque preso l'universalita in termini di per-
sone e popali, in termini di estensione geografica, in ter-
mini di realta varie sulle quali la redenzione deve agire e
trasformare, in termini di tempi storici.
Ravvivare Io spirito missionario e la prima realta da
considerare. Abbiamo detto parecchie volte, e va ancora
registrato nella Strenna, che lo spirito missionario caratte-
rizza tutta la nostra pastorale: noi siamo evangelizzatori dei
giovani e del popolo. La nostra via preferita e l'educazione.
Quando Don Cafasso fermo Don Bosco a Torino, non gli
impedi di esser missionario. Lo ha reso missionario origi-
nale per intensita, campo specifica e stile. Coloro che par-
tono sono come un segno e un forte stimolo per tutto un
corpo che vive secondo un unica spirito.
"Missionari dei giovani" ci ha chiamati il Papa Gio-
vanni Paolo II, con riferimento al campo di missione che ci
" Mt 28, 19.
" Me 16, 15.
" At I , 8.
15

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caratterizza, che non esclude altre iniziative rispondenti ad
urgenze particolari, come abbiamo potuto vedere nel recen-
te Congresso storico e come piu chiaramente vediamo nella
storia della Famiglia Salesiana.
Oggi ci sono ragazzi lavoratori, ragazzi-soldato, ragaz-
zi sfruttati ed esposti a turismo sessuale, ragazzi che non
conoscono Gesu, ragazzi della strada e giovani che debbo-
no sviluppare in pieno la grazia che il Signore ha dato loro,
come Domenico .Savio. Alcuni di questi ragazzi si trovano
fortunatamente accolti da servizi religiosi, pastorali e civi-
li; molti altri sono invece alla sbando e senza aiuto. Don
Bosco, quando pensa alla Patagonia, vide quei giovani che
insieme alle loro famiglie erano privi della luce del Vangelo.
Lo spirito missionario si puo sviluppare in una scuo-
la o in un oratoria. Non e diverso l'ardore del da mihi ani-
mas. Per i membri della Famiglia Salesiana sono "terre
di missione incuneate nella nostra vita".
La famiglia: ne conosciamo le problematiche umane
ed etiche, come il modo di concepirla, le questioni riguar-
danti la vita; ne conosciamo anche le problematiche affet-
tive, come la preparazione al rapporto di coppia, la possi-
bilita e condizione di educazione dei figli. La famiglia e uno
<legli spazi quotidiani della pratica del Sistema preventivo
e quindi della spirito salesiano. I gruppi della Famiglia
Salesiana vi hanno espresso gia iniziative che sottolineano
la sua importanza.
Oggi si e aggiunta, proprio nella fase di nuova evan-
gelizzazione, la collocazione della famiglia nel diritto civi-
le, con una irragionevole tensione tra la proposta umani-
stico-biblica, con migliaia di anni di esperienza, e la voglia
di scelte individuali omologate senza fondamento, per cui
la famiglia ha non soltanto bisogno di testimonianza silen-
ziosa, ma anche che la sua verita sia proclamata pubblica-
mente eche il suo senso sia mantenuto chiaro.
Un altro campo della nostra missionarieta e l'educa-
zione e, all'interno di essa, I'emarginazione giovanile.
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L'educazione non soltanto formale, ma come rapporto pro-
mozionale, ha bisogno di essere lievitata da valori, proget-
ti, visioni, prospettive che <liano le dimensioni dell'uomo. In
non poche parti riflette l'andazzo libertario dell'individuali-
smo e la mancanza di punti di riferimento a causa di un
pensiero non <lico debole, ma priva di ogni tipo di verita
che si possa chiamare propriamente tale.
C'e poi l'ambiente sociale, specialmente quello pros-
simo. In esso convergono, si incontrano e si fondono dimen-
sioni umane assunte diversamente: quella religiosa e quella
sociale o di responsabilita pubblica. Ognuna offre lo spazio
per un incontro, un dialogo, una parała, una condivisione,
per far capire il dano che e arrivato a noi con Gesu Cristo.
La solidarieta missionaria
E vero pero che nelle attuali dimensioni e possibilita
del mondo, ciascuno di noi mantiene lo sguardo sveglio non
solo sul proprio contesto, ma anche sul mondo intern, tra-
vagliato dalie piu diverse piaghe, ed alla stesso tempo abi-
tato dallo Spirito di Gesu, <love i criteri evangelici possano
avere un influsso trasformante sulla linea di una maggiore
dignita umana. In tal senso viviamo spiritualmente uniti con
coloro che lavorano in paesi ancora in fase di prima evan-
gelizzazione.
Anche qui vorrei indicare alcuni aspetti dove la soli-
darieta missionaria puo esprimersi, ed e urgente, tenuto
conto anche della scenario mondiale. E scontato che la soli-
darieta puo rivestire le forme pit1 diverse. Proposta ai gio-
vani e alla Famiglia Salesiana, non solo si sviluppera in
modalita gia provate come il volontariato, la collaborazio-
ne economica, ma dara origine a nuove forme come i gemel-
laggi.
Il nostro tempo ha reso facili le comunicazioni. E que-
sta puo facilitare la solidarieta, evitando sempre il rischio
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che una missione si renda totalmente dipendente da chi la
appoggia.
Se la Strenna funziona, dovrebbero nascere delle ini-
ziative a livello di Movimento Giovanile Salesiano, di ex allie-
vi e cooperatori. L'iniziativa appartiene sia all'Associazione
in quanta tale, sia ai centri }ocali che alle persone singole.
Le forme tradizionali di esprimere la solidarieta sono
l'attenzione a quanta si fa e a quanta avviene in tutti o in
alcuni campi missionari, col desideria che la Parola di Dio
arrivi a tutti.
Oggi possiamo dire che la prima forma di solidarieta
e quella della cultura o mentalita. Nell'ultimo tempo, e non
a torto, si e legato Io spirito missionario con la formazione
di una mentalita mondiale, intercultuale, interreligiosa, inte-
retnica, capace cioe di accogliere e stabilire un rapporto fra-
terno con chi e diverso, con chi viene da lantano, con chi
e in condizione di inferiorita. E cio perche la missione e e
sara sempre di piu tra di noi, per l'immigrazione e la diver-
sita religiosa, l'incontro tra diversi. Questo, d'altra parte,
non fa che richiamare ad attualizzare gli atteggiamenti di
Gesu apostoła e missionario. Ricordate nel vangelo la siro-
fenicia? e i greci? e i peccatori? e le donne? Il mondo glo-
balizzato rappresenta un progetto da realizzare con non
pochi rischi da superare. Tra questi c'e anche la discrimi-
nazione, la chiusura della mentalita. Sono rinati i naziona-
lismi, i fondamentalismi, le "fortezze", cioe la levata dei
ponti all'immigrazione.
Missionario vuol dire fiducioso del clono di Dio per
tutti e per ciascuno, in primo luogo per quelli che vivono
gomito a gomito con la comunita cristiana. Noi stiamo viven-
do, fatte salve le debite proporzioni, una forma di presenza
simile a quella della prima comunita cristiana, <love i com-
portamenti e le scelte contano piu dei privilegi sociali.
La cultura si esprime nel sociale. Nell'anno 2000
abbiamo studiato e offerto la "Carta della missione" che con-
18

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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sente alla Famiglia Salesiana di lavorare in rete e influisce
su cause che un tempo sembravano irrisolvibili. Ci sono piu
di 250.000.000 di ragazzi lavoratori e piu di 300.000 ragaz-
zi arruolati per la guerra. Un insieme di organizzazioni ha
presentato a Ginevra una mozione in merito. E un esem-
pio. Vi e inoltre circa un milione di ragazzi sulla strada e
ci sono poi i problemi che riguardano la pace, la promo-
zione della piena dignita della donna, ecc. La nuova men-
talita porta a partecipare ed a influire in ambiti cosiddetti
umani portando il lievito evangelico.
Insieme ed uniti possiamo essere "missionari", inviati
a trasformare quello che non e secondo la nostra condizio-
ne di figli di Dio.
Va coltivata la preghiera e l'offerta di sacrifici per i
popoli, per la missione cristiana in essi, per i missionari.
C'e una lista non indifferente di biografie di missionari e vi
sono sempre candidati ad esserlo per una chiamata singo-
lare del Signore. Per la loro generosa risposta e per il loro
sostegno, la preghiera dei singoli e delle comunita e una
forza insostituibile. Nella biografia dei nostri recenti Santi
martiri leggiamo che la preghiera e il desideria della sal-
vezza per il popolo prediletto sono stati fattori determinanti
della missione. Ma sono sicuro che la stessa cosa ribadi-
rebbero i missionari <legli altri continenti.
Nella solidarieta entra inoltre il supporto economico,
secondo le proprie possibilita. E utile e la Chiesa lo ha orga-
nizzato raccogliendo anche le briciole, che nell'insieme
costituiscono un aiuto non indifferente.
Oggi l'Occidente spreca in beni superflui. Il richiamo
salesiano alla sobrieta e alla temperanza e quanto mai attua-
le, specialmente se quello che si risparmia va alla promo-
zione ed evangelizzazione dei poveri. Ma vale anche per il
"pensiero" e il sacrificio che la sobrieta ed il desideria del
bene altrui comportano, perche entrambi aprono al clono
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di Dio. A quanti di noi questo gesto di solidarieta, una o
due o tre volte all'anno, e stato insegnato, nei primi anni
di vita addirittura in famiglia, oltre che nella scuola! Oggi
il supporto economico puo essere raccolto e recapitato in
forme nuove, mantenendo attive quelle gia sperimentate
finora.
C'e poi la collaborazione nell'azione. E qui non posso
non sottolineare il valore del volontariato di diversa dura-
ta secondo il grado di preparazione, la vocazione e la dispo-
nibilita dei soggetti. Il volontariato e in crescita tra i gio-
vani e le giovani e ci sono ancora molte disponibilita da
raccogliere e mettere a frutto. Ci puo essere anche un col-
legamento di collaborazione ed appoggio tra i volontari di
diversi paesi e di diverse condizioni.
E stata la novita della spedizione missionaria di que-
st'anno, anche se era gia stata, ma in misura ridotta, una
novita <legli ultimi anni. Il volontariato e cresciuto non solo
in numero di persone e di nazioni, ma anche in formazio-
ne. E questo dovra continuare. E ormai una componente
della nostra presenza missionaria che porta il tocco giova-
nile e costituisce una delle manifestazioni piu ricche di spi-
ritualita del Movimento Giovanile Salesiano.
Quanto alla presenza dei diversi Istituti di vita consa-
crata o Associazioni laicali appartenenti alla Famiglia
Salesiana sullo stesso campo o nelle stesse iniziative, abbia-
mo gia enunciato il criterio guida: una cultura della colla-
borazione e complementarita che renda facile il lavorare
assieme secondo quello che e possibile e conviene. Inter-
verranno decisioni conformi alla saggezza di governo di cia-
scun Istituto. In tal senso gia lavorano sullo stesso campo
in varie parti Salesiani e FMA, Salesiani e Figlie dei Sacri
Cuori.
20

3.3 Page 23

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Conclusione
Per concludere, confermando quanta e stato detto,
voglio riportare alcuni tratti del sentire missionario di don
Bosco.
1. Lo spirito missionario. Don Bosco affermava, in
una huana notte, che esso si coltiva e si esprime con la pre-
ghiera, con l'amore a Gesu sacramentato, specialmente
altraverso la Santa Comunione e la visita in chiesa.17 E un
"fuoco" prima ancora che un'attivita e si puo esprimere, se
cosi Dio vuole, nel proprio ambiente.
2. Il rapporto dimensione missionaria - nascita di
vocazioni, oggi ritornato attuale dato che i giovani cerca-
no nel Vangelo quel "di piu e oltre" che puo soddisfare il
loro desideria di donazione e la fede in Cristo che lo Spirito
ha suscitato nel loro cuore e che Cristo stesso incessante-
mente sostiene.
Bisogna ricordare la preparazione, la solennita e la
partecipazione alla partenza della prima spedizione missio-
naria. Significativo e il racconto dei sogni, come quello nar-
rato da Don Bosco nel 1861 (in cui vide lo sviluppo della
Congregazione fino alla Cina e all'Australia). Con essi non
soltanto apriva squarci sul futuro della Congregazione, ma
suscitava nei giovani il desideria di donarsi al Signore per
l'evangelizzazione dei popali. 18 Altre volte, per lo stesso
scopo, Don Bosco raccontava le imprese missionarie dei
suoi figli o invitava alla lettura delle lettere dei missionari.
E voleva che alla cerimonia delle partenze fossero presenti
i direttori e che poi ne parlassero ai giovani.
" MB X 28-29.
" Cf MB X 1268.
21

3.4 Page 24

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3. L'impegno missionario nei propri paesi. Preoccu-
pazione costante di Don Bosco era la situazione della gio-
ventu ed il degrado morale in cui essa si trovava. In una
huana notte Mons. Fava, parlando ai giovani, metteva in
risalto tale impegno sottolineando che il suo cuore di mis-
sionario gioiva al pensiero che vari di quei giovani che lo
ascoltavano sarebbero andati un giorno «fra selvaggi o fra
cristiani degeneri per recar loro la dolce e benefica luce del
Vangelo. Ma purtroppo anche i nostri paesi cattolici non
sono forse diventati, per <lir cosl, terre di missione?
L'ignoranza religiosa e l'indifferentismo, financo l'odio con-
tro la religione alimentato dall'ignoranza e fomentato da
empi eccitamenti, fanno progressi ogni d1 maggiori». 19
4. La necessita di sacerdoti indigeni. Don Bosco ne
parlava sovente ai Salesiani e ai giovani e sospirava il gior-
no in cui si fossero avuti preti del posto. Egli invitava i gio-
vani a partire per le missioni e suggeriva ai Salesiani di non
esporsi al rischio della vita perche, diceva: «E vero che per
chi muore martire, la morte e una fortuna perche egli vola
immediatamente al cielo; ma intanto non si procede nella
conversione di forse migliaia di anime». Invitava quindi alla
prudenza, a fondare case ai confini delle zone di pericolo,
a suscitare vocazioni in loco.20
5. La ricchezza missionaria della Famiglia Sale-
siana con la complementarita di contributi tipici del cari-
sma.
La realizzazione piu alta e stata raggiunta con la pre-
senza e l'azione indispensabile delle FMA. Don Costa-
magna scriveva a Don Bosco: «Riguardo alle Suore io non
mi sarei mai immaginato che ci potessero aiutare cotanto
" MB XVII 20-21.
2° Cf MB XII 279-280.
22

3.5 Page 25

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in una missione. Posso dirle senza tema d'errare che non si
sarebbe potuto fare il bene che si e fatto alle donne e alle
ragazze senza l'intervento delle Suore. Al loro catechismo
concorrevano oltre le bimbe moltissime Signore del popo-
lo, e pendevano attente dal loro labbro come da quello del
predicatore».21
Oggi, con l'allargarsi della Famiglia Salesiana, possia-
mo dire altrettanto anche per esperienze gia compiute.
MARIA NELLA VISITAZIONE: UN SERVIZIO GENEROSO CHE
PORTA IL SALVATORE 22
Modello ed ispirazione per adempiere la Strenna: "spi-
rito e solidarieta missionaria", puo essere la Visitazione di
Maria a Elisabetta, icona pertinente della nostra spiritua-
lita.
Sembra un'istantanea di vita quotidiana, un gesto di
solidarieta e finezza femminile di tutti i tempi. Maria si
mette in viaggio per offrire i servizi che una giovane donna
puo prestare ad una parente anziana in attesa di un figlio.
La partenza pronta, il lungo viaggio, l'assistenza sol-
lecita ed affettuosa sono gesti che la Chiesa ha conservato
nella memoria e ha offerto come modello. San Francesco
di Sales ha assunto la Visitazione come icona della sua fon-
dazione: una carita che va all'incontro, entra in casa e assi-
ste con premurosa sollecitudine.
E un quadro delicato di intensa umanita che scrittori
e pittori ci hanno fatto gustare, completandolo, per nostro
diletto, con dettagli pittoreschi dell'ambiente domestico.
Tutto cio non e marginale nell'esperienza di Maria e
nella nostra spiritualita. Questi tratti domestici e popolari
21 Cf MB XIV 257.
" Le 1, 39-56.
23

3.6 Page 26

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liberano l'immagine della Madre di Gesu da quegli attribu-
ti extraumani e portentosi con cui la concepisce la fantasia,
ma che sono lontani dalla narrazione evangelica.
Pure per noi e un'indicazione: la chiamata ci inserisce
nella vita della gente secondo i suoi bisogni e domande,
anche elementari e naturali, lette in una nuova chiave: l'a-
more, il servizio, la compassione.
Ma se ci limitassimo a questi rilievi, non raggiunge-
remmo il significato centrale di questo episodio. La visita
viene raccontata come una rivelazione, un intervento di Dio
che diffonde la notizia della sua presenza tra gli uomini e
adempie la sua promessa di alleanza attraverso il concepi-
mento del Salvatore nel grembo di Maria.
Quello che era un segreto di Maria viene riconosciuto
da coloro che attendono quel segreto, impersonati da Eli-
sabetta, dal sacerdote Zaccaria e dal precursore Giovanni.
La notizia si diffondera nella regione e sara proclamata per
tutto il mondo attraverso il messaggio <legli angeli e la rive-
lazione ai magi. Tutto ha inizio ed awiene con e per la pre-
senza di Maria, sempre ed in ogni passaggio immagine della
Chiesa.
I fatti e personaggi dell'Antico Testamento che si intra-
vedono nell'episodio guidano a questa lettura. Maria viene
rappresentata come l'Arca dell'Alleanza, quando Davide la
prende dalla terra dei Filistei per portarla solennemente a
Gerusalemme. L'espressione che Elisabetta rivolge a Maria
richiama quella di Davide: «Come potrebbe venire a me
l'Arca del Signore?».23 L'esultanza della casa di Zaccaria
ricorda la gioia del re che danzo, quasi fuori di se, davan-
ti all'Arca e la festa del popolo all'arrivo del Signore.
Ora la presenza di Dio non si manifesta piu attraver-
so segni, ma di persona. Egli si e fatto uomo. Chi lo con-
" 2 Sam 6, 9.
24

3.7 Page 27

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tiene e Io trasporta non e un tabernacolo, una tenda o un
tempio materiale: e l'umanita, in particolare quella che
crede, la Chiesa, nella persona di Maria. D'ora in poi non
sara piu con l'oro, col legno o con le pietre che si edifichera
l'abitazione di Dio sulla terra, ma con la fede, la carita e la
speranza. La matemita che viene lodata non e quella fisica,
ma quella che viene dalla fede: «Beata te, che hai creduto!».24
Attorno a questa punto centrale di attenzione, che e
la venuta di Dio Salvatore tra gli uomini, si costruiscono gli
altri elementi del quadro. L'umanita esulta in colui che sara
il testimone piu prossimo della manifestazione di Cristo,
Giovanni il Battista. Quando un bambino si agita nel grem-
bo, dicevano le comari, vuol dire che sogna, prevede, pre-
sagisce. Questa gioia di Giovanni nel sena della madre e
anteriore al manifestarsi della sua intelligenza. E dunque la
voce della Spirito nelle viscere dell'umanita che brama la
presenza di Dio.
Elisabetta anziana raffigura la fine di un'epoca in esau-
rimento: che non si conclude pero con la morte. Le e dato
di vedere !'aurora del tempo nuovo.
Il Vangelo ci porta ancora verso un'ulteriore prospet-
tiva: come questa evento trasformera la vita dell'uomo. Il
"Magnificat" e il cantica con cui Maria raccoglie l'esperien-
za vissuta da Lei e la rilancia verso tutte le generazioni. E
tutt'altro che una poesia di cornice per coronare l'episodio.
Al contrario, e un "credo", la professione personale di fede
di Maria che assume in se l'intero popolo messianico; di
questa popolo Maria diventa voce e cuore. E l'inno dell'u-
manita credente di tutti i tempi.
Maria non da una spiegazione razionale su Dio, ma
contempla le sue opere salvifiche nella storia <legli uomini,
" Le I, 45.
25

3.8 Page 28

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iniziando dalla sua concezione verginale e dall'annuncio
della venuta del Salvatore: «Ha fatto in me cose grandi».
Egli interviene oggi in forma inaspettatamente effica-
ce e fa sorgere un mondo nuovo, <love sano sconvolti gli
schemi consueti della storia mondana: coloro che contano
per Dio, coloro che portano avanti il progetto di giustizia
non sona gli orgogliosi e i potenti, ma gli umili, gli affa-
mati, che coincidono con quanti sentono il bisogno di Dio
e <legli altri.
Questa e il mistera gaudioso della Visitazione.
La Chiesa lo rivive come un fatto che si attualizza oggi
nella comunita ecclesiale e in tutti coloro che attendono,
cercano o hanno accolto Cristo.
Maria si mette in cammino, ignara dell'awenimento
che sarebbe accaduto nella casa di Elisabetta. In quella par-
tenza, apparentemente spontanea, c'era l'ispirazione di Dio
che preparava la sua manifestazione. La carita predispone
alla manifestazione di Dio, la esprime e la illumina: e pre-
parazione, via, segno ed effetto dell'annuncio. E diffusa nel
nostro cuore dalio Spirito Santo e si mette a disposizione
<legli altri secondo le loro urgenze umane: come beneficen-
za, assistenza, educazione, accompagnamento verso Dio.
In questa prospettiva, il mistera della Visitazione ispi-
ra l'attuazione della Strenna. "Spirito e solidarieta missio-
naria", infatti, si radicano e progrediscono nella carita, ed
e la carita il frutto piu autentico del Giubileo, che celebra
l'Incarnazione di Dio-Amore.
Per la carita ha luogo un fatto misterioso, oltre i nostri
gesti di vicinanza e di servizio: riveliamo il Signore, siamo
come l'Arca e come Maria portatori di Dio che e amore.
Consapevoli di questa, noi assumiamo personalmente la
carita educativa e pastorale come forma di contatto e di
presenza. Essa mira a tutte le urgenze umane. E l'anima
della nostra "missionarieta".
26

3.9 Page 29

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Di essa cerchiamo di informare le comunita, il luogo
dove esprimiamo quotidianamente l'amore fraterno.
L'aspirazione di ogni comunita religiosa e di poter divenire
awenimento cristiano, realta capace di annunciare la pre-
senza del Signore, di essere parola e messaggio.
Vogliamo rawivare questa aspirazione, facendo nostra
l'immagine che San Paolo riferisce alla comunita cristiana,
che vuole come una "lettera di Dio". «La nostra lettera siete
voi, conosciuta e letta da tutti gli uomini. E noto infatti che
voi siete una lettera di Cristo, composta da noi, scritta non
con l'inchiostro, ma con lo spirito di Dio vivente: non su
tavole di pietra, ma sulle tavole di carne in cui si incide lo
spirito di Dio».25
Questa e la grande ampiezza della Strenna: non esse-
re soltanto ministri della parola, ma lettera di Dio alle per-
sone che entreranno in contatto con noi in un mondo cosi
vario ed aperto.
Roma, 31 dicembre 2000
Casa generalizia FMA
--f~ h , , - - - - ~ U ~/1
I
D. Juan E. Vecchi
R eUO!- Maggiore
" 2 Car 3, 2-3.
27

3.10 Page 30

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4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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INDICE
Introduzione ........ .................................... .................... ............
5
Cristo, clono per tutti ............................... ............................... 10
Ravviviamo il nostro spirito missionario ............................. 14
La solidarieta missionaria ......... .... .... .... ......... ... ..................... 17
Conclusione ............... ............................ ........ .... ............... ....... . 21
Maria nella Visitazione: un servizio generoso
che porta il Salvatore ............. ........... .................... ................. 23
29

4.2 Page 32

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...
m

4.3 Page 33

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4.4 Page 34

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