Strenna_1997_it


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Strenna 1997
Commento dl don Juan Edmundo Vecchl
Con Io sguardo fisso in Gesli
primogenito dl molti fratelli
aiutiamo i giovani
ad accoglierlo nella fede
/st/tuto Fig/le dl Marla Auslllatrlce - Roma

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Stampato in proprio - Roma, lstituto FMA 1997

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Con Io sguardo fisso in Gesu (Eb 12, 2),
primogenito di molti fratelli (Rm 8, 29),
aiutiamo i giovani ad accoglierlo nella fede
1. Verso il terzo millennio
La Strenna di quest'anno e un primo passo nell'itinerario spm-
tuale che ci porta al terzo millennia. Tocca ció che gli uomini sen-
tono di fronte ad esso e la cultura che lo segna.
In alcuni prevale un'attesa, incena tra le paure di catastrofi eco-
logiche e il miraggio di un'utopia tecnologica, tra il timore di uno
sfruttamento delle risorse da parte di una minoranza e la spe-
ranza di un mondo unificato e solidale; tra l'apprensione di fron-
te alla manipolazione della vita e della mentalita e il sogno di una
maggiore liberta. Si e detto che ci incamminiamo verso i limiti
delle possibilita umane in ogni senso.
D'altra parte c'e il rischio, per nulla ipotetico, che molti celebri-
no il traguardo del 2000 senza aver piu coscienza dell'origine di
questa numerazione ne del suo significato. Qualcosa di simile al
Natale, ridotto a manifestazione di consumo o alla Pasqua, pre-
sa come occasione di viaggi turistici e scampagnate.
Per noi il 2000 e Giubileo: tempo di grazia e conversione, di ricon-
ciliazione e solidarieta, di memoria e progetti. Lo attendiamo e
lo viviamo alla luce dell'avvenimento di Cristo. Egli, piuttosto che
scadenza cronologica, e il festeggiato perche Egli ha determinato
la densita e la novita del tempo.
Celebriamo la salvezza che Dio opera oggi nell'umanita per il
Figlio inserito nella storia dell'uomo mediante l'incarnazione; per
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il dano della Spirito immesso nel mondo dalla Pasqua che anima
la comunita cristiana e muove la coscienza umana; per la rivela-
zione del Padre dal quale tutto viene e verso il quale tutto si orien-
ta.
Ci sara nel 2000 una "pienezza" del tempo, una pregnanza di signi-
ficati e una lievitazione della realta se l'umanita lo vive nella fede,
nella speranza e nella carita; una pienezza non provocata dagli
awenimenti umani politici o culturali, quanta dalla "missione" del
Figlio, che non sara un parto dei tempi, ma dano di Dio, cosl
come il passaggio tra i Testamenti non si pone sulla linea oriz-
zontale della sviluppo umano, ma viene dall'Alto.
Il 2000 comporta dunque per noi consapevolezza, accoglienza, rin-
graziamento e gioia del dano di Cristo; mediazione e testimo-
nianza della compagnia di Dio nel tratto di storia umana che ci
e contemporanea, espansione della pace e della comunione che
Cristo ha portato. Perci<'> e «intrinsecamente segnato da una con-
notazione cristologica» (TMA 31 ): Cristo ieri, oggi, sempre.
La Chiesa risponde alle sue sfide con un progetto: la nuova evan-
gelizzazione. Offre nella fase che si apre all'umanita la sua ric-
chezza piu singolare: il mistera di Cristo.
Su di Lui centrano la loro riflessione i sinodi continentali che si
vanno preparando.
«Gesu Cristo salvatore e la sua missione di amore e di servizio in
Asia: "Perche abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (Gv 10,
10)»: cosl il sinodo dell'Asia.
«Incontro con Gesu Cristo vivo, cammino per la conversione, la
comunione e la solidarieta in America»: cosl il sinodo delle
Americhe.
2. Il programma della Strenna
La Strenna si inserisce in questa movimento con due inviti: fis-
sare il nostro sguardo in Cristo e accompagnare i giovani perche
lo accolgano nella fede.
Il primo e formulato con espressioni del Nuovo Testamento.
«Lo sguardo fisso in Gesu» proviene dalla Lettera agli Ebrei (12, 2).
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Dopo aver presentato Io sviluppo della rivelazione e le figure dei
grandi credenti che mantennero nella storia umana la memoria
di Dio e consegnarono una tradizione di fede fino alla venuta del
Messia, l'autore della lettera rivolge un'esortazione al discepolo di
Cristo. Lo invita a perseverare nella confessione della fede, a non
cercare nel passato o nel presente altri riferimenti per ispirare la
propria vita e a progredire nella comprensione della fede come
chi e impegnato in una gara, teso verso il traguardo.
Un penetrante commento di san Giovanni della Croce dice: «In-
fatti il Padre, donandoci il Figlio, che e la sua unica e definitiva
Parała, ci ha detto tutto in una sola volta. Questa e il senso genui-
no del testo in cui san Paolo vuole indurre gli Ebrei a lasciare gli
antichi modi di trattare con Dio e a fissare Io sguardo solamen-
te in Cristo. Percio chi volesse ancora interrogare il Signore e
chiedergli visioni o rivelazioni non solo commetterebbe una stol-
tezza, ma offenderebbe Dio perche non fissa il suo sguardo uni-
camente in Cristo».
In questa sforzo di perseverare e progredire, il discepolo viene
sostenuto e attratto da Gesu, iniziatore e perfezionatore della fede:
come dire fonte, fondamento e alimenta della fede, "che ci ha
aperto la strada della fede e ci condurra fino al sua compimen-
to". E un titolo messianico che riporta alla figliolanza divina di
Gesu come si evince dalle espressioni che seguono, nelle quali si
descrive il sua rapporto con Dio in maniera simile a quelle piu
conosciute dell'Epistola ai Filippesi (cf Fil 2, 6-9).
«Primogenito tra molti fratelli» viene invece dalla Lettera ai
Romani. Da la misura della vocazione a cui Dio ci ha chiamati
che ha in Cristo il sua prototipo e parametro, la primizia di quel-
la che deve compiersi in noi: «Poiche coloro che da sempre Egli
ha fatto oggetto delle sue premure, li ha anche predeterminati ad
essere conformi all'immagine del Figlio suo, affinche egli sia il
primogenito tra molti fratelli» (Rm 8, 29).
Il doppio accenno biblico presenta le dimensioni di Cristo che
ispirano il nostro lavoro educativo: Egli e il salvatore dell'uomo
per la grazia e sua perfetta realizzazione, comunicazione di Dio
e cifra dell'uomo, Figlio di Dio e risposta al mistera dell'uomo.
Su di Lui dunque siamo invitati a posare il nostro sguardo con-
templativo da educatori ed evangelizzatori dei giovani.
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La fede, la conoscenza e l'adesione dei discepoli a Cristo sono
all'origine della loro capacita di annuncio e testimonianza.
Nel Vangelo tali atteggiamenti nascono, crescono e raggiungono
il punto massimo dell'identificazione con il Maestro attraverso
diversi momenti.
Nel fascino del primo incontro qualcosa della persona o della sag-
gezza di Cristo colpisce potentemente l'interlocutore e produce la
voglia di ritornare da Lui per mettersi al suo seguito.
La compagnia quotidiana con Gesu porta a cogliere gesti, ad
approfondire insegnamenti e capire intenzioni di Cristo che sfug-
gono alle folle. I miracoli, i confronti, le liberazioni da mali igno-
ti ed insuperabili porteranno i discepoli a domandarsi: «Chi e
costui?».
Nei momenti fugaci di trasfigurazione scorgono la sua divinita
anche se non capiscono come essa si inserisca nell'umano, nel
mistero della croce e della morte.
Nelle confessioni, mossi dallo Spirito, devono scavare in se e orga-
nizzare le loro impressioni per rispondere alla domanda che il
Maestro rivolge a loro: «Voi chi dite che io sia?».
Verra poi l'esperienza definitiva della Risurrezione e I'illuminazio-
ne della Spirito Santo; e ancora quella dell'evangelizzazione del
mondo che <lara loro la misura della presenza del Risuscitato nel-
le coscienze e negli avvenimenti, cosl. come la fiducia nella forza
trasformatrice della sua parała; infine l'associarsi alla Redenzione
attraverso il martirio.
Lo sguardo dunque dura tutta la vita: non si ripete, non si stan-
ca e non esaurisce l'oggetto. Comporta ascolto, rapporto, compa-
gnia, collaborazione nella missione, amore e identificazione.
Come nel caso <legli apostoli tutto cio si realizza in noi in virtu
di una grazia del Padre che ci attira a Cristo.
A noi viene data in vista dei giovani. Cresce con caratteristiche ori-
ginali nella misura in cui cerchiamo di condividerla con loro.
L'articolo 34 delle Costituzioni <legli SDB recita: «Camminiamo
con i giovani per condurli alla persona del Signore Risorto affin-
che, scoprendo in Lui e nel sua Vangelo il senso supremo della
propria esistenza, crescano come uomini nuovi».
Accompagnare non e dare indicazioni da esperto o professionista,
mandare avanti restando nelle proprie posizioni, ma mettersi ac-
canto nel cammino.
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La Strenna richiama dunque la nostra esperienza personale di Cri-
sto, il desiderio di comunicarla, la capacita pedagogica di aggan-
ciare il mondo dei giovani affinche Cristo appaia loro come colui
che e e da la vita: il Vivente.
«Facciamo tutto cio sull'esempio del Signore e seguendo il meto-
do della sua carita di buon Pastore sulla via di Emmaus. Ri-
petiamo i suoi atteggiamenti: prendiamo l'iniziativa dell'incontro
e ci mettiamo accanto ai giovani; con loro percorriamo la strada
ascoltando, condividendo le loro ansie ed aspirazioni; a loro spie-
ghiamo con pazienza il messaggio esigente del Vangelo; e con loro
ci fermiamo, per ripetere il gesto di spezzare il pane e suscitare
in essi l'ardore della fede che li trasforma in testimoni e annun-
ciatori credibili» (CG 23 n. 93).
3. Ripartire dal Vangelo
La vita cristiana , e stato ripetuto piu che mai in quest'ultimo tem-
po, non consiste in una dottrina religiosa e tanto meno in una
ideologia. Non e primariamente un'interpretazione del mondo dal
punto di vista empirico e filosofico, ne un sistema morale e nem-
meno un insieme di pratiche di culto o la quintessenza di tutta
l'esperienza religiosa purificata dell'umanita.
E l'accoglienza di una persona, nella quale abita la pienezza della
divinita, che si e manifestata e continua a manifestarsi nell'uma-
nita. L'esperienza cristiana consiste nel conoscere, secondo il sen-
so biblico, Gesu Cristo e accettare l'avvenimento di salvezza che
in Lui e con Lui ha avuto luogo dentro la storia umana.
Mettersi di fronte a Cristo e al suo mistera e come perdersi in un
oceano. Basti pensare alle meditazioni paoline, ai testi delle cele-
brazioni liturgiche, alla poetica o letteratura cristiana, alle rap-
presentazioni della pieta popolare, alle esperienze dei mistici
conosciuti e non. Egli e l'oggetto dei pensieri e dei sentimenti di
coloro che l'hanno conosciuto, il centro della vita della comunita,
la coscienza dell'umanita.
D'altra parte la verita della persona e dell'avvenimento di Gesu va
oggi incontro a rischi tipici della nostra cultura e dello stato odier-
no dell'evangelizzazione. Voglio accennarne alcuni.
Il primo e piu evidente e la perdita della memoria, la disinfor-
mazione.
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Le frange di giovani e adulti, ai quali di Gesu non si e parlato in
modo sufficiente, vanno aumentando. Gesu va sparendo non solo
dall'orizzonte della cultura e dell'organizzazione sociale, ma anche
dalla coscienza e dalla mentalita personale.
La precomprensione "post salvifica" (il non sentire bisogno di sal-
vezza o credere che di fatto non ce n'e al di fuori delle possibi-
lita umane) considera inevitabili i limiti <legli individui e le pia-
ghe del mondo e, comunque, affida il loro superamento a solu-
zioni tecniche.
Il secondo e l'interpretazione frammentata e soggettiva della perso-
na e dell'avvenimento di Cristo che lo sradica dalla concretezza
storica.
Alle immagini ormai rientrate del Cristo "rivoluzionario" o "poe-
ta semi hippy", sano succedute i Gesu caleidoscopici che si com-
pongono conforme alle preferenze di ciascuno.
A volte, pur salvandone la storicita, si riducono le sue dimensio-
ni: appare come oggetto di esperienze religiose disincarnate o sol-
tanto come maestro e modello dei valori umani che ci stanno a
cuore oggi; e tutto a misura di consumatore nel mondo delle idea-
lizzazioni manipolabili, dei miti e delle realta virtuali, senza preoc-
cupazione di confrontarsi con prove.
Il terzo rischio e piu raffinato; appartiene alla sfera del pensiero
religioso e non di rado si ispira ad una buona intenzione: trova-
re il punto di incontro tra le religioni, individuarvi i semi del
Verbo e dunque scoprire nuove vie di dialogo in clima di vicen-
devole valorizzazione e tolleranza.
E l'equiparazione di Cristo ad altri maestri religiosi in quanta "me-
diatori di salvezza", salvando in alcuni casi il suo carattere di rife-
rimento principale o punto di arrivo, l'allineamento del cristiane-
simo con altre esperienze di Dio. Si afferma che unica e il piano
di salvezza e complementari le diverse espressioni di ricerca.
Per quanta riguarda noi, incombe il pericolo del "gia sentito", del-
Io "scontato" per cui Cristo non provoca piu meraviglia ne cer-
chiamo di conoscere ulteriormente «l'ampiezza, la lunghezza, l'al-
tezza e la profondita dell'amore di Cristo, che e piu grande di ogni
conoscenza» (Ef 3, 18-19).
In questa situazione lo sguardo va rivolto in primo luogo alla sto-
ria di Gesu di Nazaret.
Essa fu il tema centrale della predicazione <legli apostoli e il
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::::::!

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nucleo generatore della riflessione successiva su Cristo. Questa,
sradicata dalla storia, e meno che teoria o dottrina: si ridurreb-
be a pura elucubrazione.
La pieta popolare, che esprime la fede della Chiesa, ha ancora
nella storia la via principale per comprendere l'opera ed il mes-
saggio di Gesu proprio perche essa riflette vivacemente le situa-
zioni umane e vi viene incontro con un annuncio e con dei segni
che sono alla portata <legli umili e dei poveri.
Quasi tutte le grandi tradizioni spirituali hanno portato lo sguar-
do sulla storia di Gesu per provocare alla conversione, alla rifor-
ma della vita, all'azione cristiana e all'identificazione con Lui.
Possiamo ricordare, a mo' di esempio, le "contemplazioni" che gli
Esercizi Spirituali di sant'Ignazio di Loyola dedicano ai misteri
della vita di Gesu, dalla nascita fino alla risurrezione, con l'im-
piego di tutte le potenze della persona e secondo i passaggi che
portano a una comprensione adeguata e a una interiorizzazione
duratura o a quella, piu immediata al sentimento pastorale, di san
Francesco di Assisi che ha avuto la sua manifestazione nella dif-
fusione dei presepi.
La storia di Gesu si trova nei Vangeli. Essi la trasmettono come
realmente accaduta in un determinato tempo, spazio e contesto
socio-politico e religioso. Anzi hanno addirittura le caratteristiche
di una biografia secondo i canoni fondamentali e i criteri del tem-
po in cui furono scritti.
Hanno pero una particolarita: si propongono come annuncio, rive-
lazione.
Attraverso gesti, parole, azioni e reazioni, adesioni e contrappo-
sizioni, solidarieta e persecuzioni di Gesu e riguardo a Gesu, Dio
manifesta le condizioni e le strade della salvezza definitiva, offer-
ta ad ogni persona e al mondo.
Per questo la narrazione evangelica non e semplice informazio-
ne, ma autentica comunicazione della fede, attualizzazione <legli
eventi salvifici, interpellanza esistenziale, invito a operare secon-
do quello che la salvezza consiglia.
«I quattro Vangeli possano essere visti come quattro manuali per
vivere la fede in Cristo. Se la storia di Gesu raccontata da Marco
puo preparare i catecumeni alla conversione, la storia riproposta
da Matteo offre ai neo battezzati il modo piu adeguato per vive-
re la sequela di Gesu. Il Vangelo di Luca e gli Atti <legli Apostoli
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formano un sussidio per tutti i fedeli a intraprendere una vita di
testimonianza evangelica e missionaria.
Infine la storia di Gesu raccontata da Giovanni costituisce per i
cristiani maturi un vero e proprio manuale di spiritualita cristo-
centrica e trinitaria» (AMATO A., Cristo verso il Padre, 66).
Fissare Io sguardo su Gesu vuol dire ritornare a una meditazio-
ne personale, quotidiana del Vangelo, secondo i criteri maturati
nell'ultimo tempo ed espressi in documenti autorevoli come la Dei
Verbum o L'interpretazione della Bibbia nella Chiesa.
«Per conoscere la vera identita di Cristo - leggiamo nella Tertio
millennia adveniente - , occorre che i cristiani, soprattutto nel cor-
so di quest'anno, tarnino con rinnovato interesse alla Bibbia sia
per mezzo della sacra liturgia ricca di parole divine, sia mediante
la pia lettura, sia per mezzo delle iniziative adatte a tale scopo e
di altri sussidi. Nel testo rivelato infatti, e Io stesso Padre Celeste
che ci si fa incontro amorevolmente e si intrattiene con noi mani-
festandoci la natura del Figlio unigenito e il suo disegno di sal-
vezza per l'umanita» (TMA 40).
Poiche il senso letterale e la radice di qualsiasi altro senso e appli-
cazione, la Lectio viene ripetutamente raccomandata persino ai
giovani. «Nei vostri gruppi, carissimi giovani - leggiamo nel Mes-
saggio del S. Padre in occasione della XII Giomata Mondiale della
Gioventu - moltiplicate le occasioni di ascolto e di studio della
Parola del Signore, soprattutto mediante la Lectio divina: vi sco-
prirete i segreti del Cuore di Dio e ne trarrete frutto per il discer-
nimento delle situazioni e la trasformazione della realta».
Il 15 dicembre 1996, nel contesto della missione cittadina, Gio-
vanni Paolo II consegno il Vangelo di Marco con una lettera per-
sonale a ciascuna famiglia della Parrocchia romana di "Nostra
Signora di Valme". E l'invito rivolto pure a noi.
4. Gesu, il Salvatore
Molti si sano cimentati nel tracciare un identikit di Cristo: la sua
figura fisica, psicologica, morale, spirituale. Certo non mancano
dati nel Vangelo per fado. I Vangeli parlano della sguardo di Gesu,
del suo modo di proporre i messaggi, del suo rapporto con i disce- _
poli e gli amici, della sua compassione e del suo pianto, della sua
comprensione e tolleranza, della sua preghiera, della sua liberta

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totale messa a servizio di un'immensa capacita di amare; una figu-
ra eccezionale che porta alla confessione degli apostoli: e il Figlio
di Dio.
Tutti pero finiscono col riconoscere che il Vangelo non si preoc-
cupa direttamente di fare una presentazione fisica, morale, spiri-
tuale di Gesu. Lo mostrano invece "agendo ed insegnando". Ci
fanno ascoltare i suoi insegnamenti, contemplare i suoi gesti, per-
cepire le sue preferenze nel contesto della sua preoccupazione fon-
damentale: il Regno di Dio. «Gesu percorreva tutte le citta e i vil-
laggi insegnando nelle sinagoghe, predicando la buona novella del
Regno e curando ogni malattia e infermita» (Mt 9, 35).
La Tertio millennia adveniente raccomanda di fissare lo sguardo
su Cristo evangelizzatore partendo dal capitolo IV di san Luca.
Tra i contenuti cristologici - dice - emerge: «la riscoperta di
Cristo salvatore ed evangelizzatore con particolare riferimento al
capitolo IV del Vangelo di Luca» (TMA 40). Gesu, consacrato dal-
io Spirito porta il lieto messaggio ai poveri, proclama la libera-
zione ai prigionieri e il clono della vista ai ciechi, libera gli oppres-
si e annuncia che e arrivato il tempo nel quale il Signore sara
favorevole (cf Le 4, 16-19).
Il Regno di Dio Io occupa totalmente e sembra dare unita e sen-
so a quanto i nostri occhi riescono a cogliere in Lui e di Lui. Egli
lo annuncia spinto da una energia interiore che viene dalla pre-
senza dello Spirito e con una liberta assoluta riguardo alla pro-
pria parentela, ai poteri, ai propri interessi. Lo muove l'amore al
Padre, che l'ha consacrato e inviato, e la compassione per gli
uomini.
Ma che cosa e il Regno?
E una realta lungamente annunciata e attesa prima di Lui, che
ha nel tratto della sua esistenza storica il momento di compi-
mento e che viene lasciato come missione alla sua Chiesa fino
alla fine dei secoli.
E la presenza di Dio che, accolta dall'uomo, ne illumina il cam-
mino e lo invita alla comunione con se. Per noi coincide con l'e-
vangelizzazione.
E dunque la chiave per comprendere e far emergere un possibi-
le significato di Gesu, nella cultura e nel mondo di oggi. Lui non
e solo l'amico dell'anima e l'oggetto delle nostre preferenze spiri-
tuali, come lo potrebbe essere un autore, un maestro, un artista.
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Il Regno lo strappa al soggettivismo, allo spiritualismo e lo immet-
te nella storia concreta e drammatica del mondo.
Il Regno infatti e annunciato con riferimenti a beni che le per-
sone legittimamente desiderano: pace, riconciliazione, perdono,
liberazione <lai mali, gioia, pienezza; ma il suo segno e clono tota-
le e definitivo e la vita.
Il Regno consiste nella vittoria della vita sulla morte. E la garan-
zia che Dio ci offre in Cristo che la vita prevarra e non in manie-
ra miserevole o precaria, ma nella sua pienezza di possibilita.
Il Regno e !'energia che ci viene donata per annunciare la vita,
batterci per essa, riconoscere <love viene calpestata; e soprattutto
la rivelazione che essa risiede in Dio e da Dio ci viene data come
grazia, che nella comunione con Lui trova il suo senso e la sua
pienezza. «Sono venuto perche abbiano la vita e l'abbiano in ab-
bondanza» (Gv 10, 10). La Parola che da la vita esisteva sin da
principio. Noi l'abbiamo udita, l'abbiamo vista con i nostri occhi.
La vita si e manifestata e noi l'abbiamo veduta. Vi annunciamo
la vita etema che era accanto a Dio Padre e che il Padre ci ha
fatto conoscere (cf 1 Gv 1, 1-2).
Per questo il Regno si manifesta attraverso la liberazione dal małe
fisico, psichico e spirituale che assedia l'uomo; una liberazione
non solo materiale a breve scadenza, ma totale e definitiva,
comunque non semplicemente virtuale o intenzionale. «Andate e
riferite a Giovanni cio che udite e vedete: i ciechi ricuperano la
vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riac-
quistano l'udito, i morti risuscitano, ai poveri e predicata la buo-
na novella» (Mt 11, 4-5).
Le guarigioni fisiche, le liberazioni <lai demoni e le conversioni dei
cuori non vengono operate da Gesu per provare la sua divinita.
Sono invece segni della natura, energie e attualita del Regno.
lnsegnare, illuminare, guarire, risuscitare, ridare dignita e perdo-
nare, liberare da mali, da dipendenze, pregiudizi, condizionamenti
personali e sociali, restano i gesti tipici del suo annuncio, della
sua pedagogia e della sua impresa.
Nel racconto evangelico vengono rilevate circostanze, atteggia-
menti, azioni, attenzioni sulle quali fissare lo sguardo. Non van-
no svaporati ne rinchiusi nell'ambito puramente religioso piu di
quello che Io stesso Vangelo non faccia. Ci indicano invece le con-
dizioni, i protagonisti, le disposizioni, i valori che consentono al
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Regno di allargarsi e diffondersi. Sano per noi come "lezioni" su
che cosa, come, perche, <love evangelizzare.
Da quanta e detto nel Vangelo, comprendiamo che il Regno e una
realta che sgorga da Dio e riporta alla comunione con Lui. Proprio
per questa riguarda molto strettamente le situazioni del mondo e
le prese di posizioni che noi uomini e donne esprimiamo riguar-
do ad esse.
E certamente una realta spirituale, interiore, un qualcosa che rag-
giunge il cuore e l'anima: il Regno di Dio e dentro di voi; ma e
anche corporale ed estemo. Si esprime nello stile di vita e nel-
l'impegno per eliminare cio che impedisce di vivere da persone
umane e persino di riferirsi al Padre; percio attinge la destina-
zione dei beni materiali, l'impiego del proprio corpo, l'uso delle
proprie qualita e competenze. Per questa sano beati i poveri, i
puri, coloro che cercano la giustizia e coloro che patiscono per-
secuzioni.
Il Regno interpella certamente le persone singole, ma simulta-
neamente illumina i rapporti tra di esse, tra i gruppi sociali, tra
le nazioni, tra i ruoli, tra le organizzazioni ed i loro destinatari:
propone un modo di concepire e realizzare la convivenza in ter-
mini di solidarieta aperte, non esclusive, di amore universale.
Raggiungendo la convivenza ad ogni livello, il Regno di Dio coin-
volge anche le strutture in cui i rapporti si cristallizzano. Mette
la radice di ogni possibile cambiamento nella conversione a Dio,
ma comprende, in tale conversione, la nostra maniera di vivere e
agire nel mondo.
La polemica sul tempio e il conflitto con la classe dirigente sano
paradigmatici, cosl come lo sano le risposte a Piłata e il silenzio
di fronte a Erode: si salvano la funzione ed i soggetti singoli, ma
non i patti di patere, le tradizioni e norme che producono dipen-
denze. Gesu e venuto a dare testimonianza della "verita". E la for-
ma profetica e dirompente, insieme a quella costruttiva e tra-
sformante del Regno. Esso infatti provoca ad un cambiamento
radicale: «Il Regno di Dio e vicino: convertitevi e credete alla buo-
na novella» (Me 1, 15).
Comporta un ribaltamento anche nella convivenza umana. Ha da
vedere col cuore, ma non di meno con le tasche e con le banche;
sottomette a giudizio la vita privata, ma anche i poteri pubblici.
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Gesu ha un atteggiamento, una valutazione e un giudizio sul dena-
ro, sul potere, sul prestigio, sulle solidarieta secondo che esse sia-
no conformi o meno al cuore di Dio ed al bene dell'uomo.
Oggi, di fronte alla privatizzazione della fede e del Vangelo, alla
separazione tra pubblico e privato, tra soggettivo e strutturale, tra
religioso e secolare, questa grazia ed esigenza totale del Regno e
quanto mai indicativa.
5. Fino al dono della vita
I.:impegno per l'evangelizzazione ed il Regno porta Gesu alla pas-
sione e alla morte. E l'avvenimento centrale della sua esistenza.
Ci fa penetrare il suo identificarsi filiale con la volonta del Padre,
ci da la misura del suo amore agli uomini e della sua solidarieta
con la condizione umana. E la prova dell'Incarnazione e, in
Giovanni, il momento della glorificazione.
Colpisce l'estensione che ha in ciascuno dei Vangeli. Nella predi-
cazione primitiva era il nucleo dell'annuncio presentato come rac-
conto nella concretezza del suo accadere. Disse Pietro ai suoi
ascoltatori: «Gesu di Nazareth era un uomo mandato da Dio per
voi. Dio gli ha dato autorita con miracoli, prodigi e segni.
Quest'uomo, secondo le decisioni e il piano stabilito da Dio, e sta-
to messo nelle vostre mani e voi, con la complicita di uomini mal-
vagi, Io avete ucciso inchiodandolo ad una croce» (At 2, 22-23).
Anche nei simboli della fede, in quegli antichi e in quello che noi
recitiamo, la passione e la morte costituiscono il cuore della con-
fessione: «Patl sotto Ponzio Pilato, mori e fu sepolto». La croce
sara dunque, insieme alla gloria, una delle chiavi per compren-
dere nella fede chi e Gesu, che cosa e attraverso quali vie opera
nell'umanita.
Gli evangelisti raccontano la passione e la morte facendo vedere
che le cause sono non in un decreto fatale, extraterrestre, ma nel-
la storia concreta <legli uomini, mentre il significato ed il valore
salvifico si radicano negli atteggiamenti divini (una sola persona!)
di Gesu che trascendono la volonta e le intenzioni <legli uomini.
Le due cose vanno tenute in conto nella dovuta gerarchia se si
vuole fare della persona di Gesu una rivelazione nella storia.
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Il suo insegnamento e i suoi gesti verso i poveri, gli esclusi, le
donne, le istituzioni e le esagerazioni legali apparivano come dele-
gittimazioni agli occhi di coloro che detenevano denara, patere e
prestigio.
Gli evangelisti fanno vedere il crescendo delle opposizioni, la
cecita delle persone legate in sistemi da conservare.
Gli avversari si avvalgono delle possibilita di manovre, collusioni,
leggi e pretesti cosi come della infedelta dei discepoli per elimi-
narlo, pensando di allontanare un pericolo per Io statu quo socia-
le, politico e religioso.
E una rappresentazione di quello a cui l'evangelizzazione va in-
contro, della profondita a cui deve arrivare per sanare e trasfor-
mare. Ci ricorda il passaggio, ormai famoso, dell'Esortazione apo-
stolica Evangelii Nuntiandi: «Si tratta di raggiungere e quasi scon-
volgere, mediante la forza del Vangelo, i criteri di giudizio, i va-
lori determinanti, i punti di interesse, le linee di pensiero, le fon-
ti ispiratrici e i modelli di vita dell'umanita che sono in contra-
sto con la Parała di Dio e con il disegno della salvezza» (EN 19).
Gesu pero vince la morte con l'amore: si offre al Padre in obbe-
dienza alla missione affidatagli di dare la vita ad ogni persona,
in testimonianza estrema per il Regno di Dio, per la salvezza di
seguaci e avversari, in solidarieta totale con gli uomini.
Lo sguardo, che i Vangeli ci suggeriscono, non trascura il tessu-
to delle circostanze e cause storiche e allo stesso tempo si con-
centra su Gesu, nel drammatico svolgersi della sua esistenza uma-
na.
Non e possibile pensare l'evangelizzazione del mondo senza uno
sguardo sulla passione e morte di Gesu come culmine del suo
impegno per il Regno e per la vita. A ragione la teologia della ero-
ce ha percorso i secoli sin da san Paolo ed e indispensabile anche
nella spiritualita della risurrezione. Non solo come suo antece-
dente indispensabile di veridicita, ma anche come rivelazione del-
le condizioni della salvezza. La via crucis e un tutt'uno con la via
lucis e viceversa. E un richiamo alla profondita in un mondo che
predilige "lo spettacolare", l'accenno fugace e leggero a beni che
sarebbero a portata di mano.
15

2.8 Page 18

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6. Cristo, il Signore
Nell'esperienza del Risorto "si aprono gli occhi" dei discepoli ad
una nuova comprensione dei fatti e detti di Gesu.
La risurrezione rende universali la presenza e la potenza di Cristo
che si erano manifestate, in forma circoscritta, durante la sua vita
mortale. Non vi sono piu limiti di tempo e di luogo. Si tratta di
un avvenimento reale e storico, sebbene abbia bisogno della fede
per essere accolto e compreso.
Egli e il Vivente, il Salvatore, il Redentore dell'uomo singolo e del-
l'umanita. Cio viene proclamato nelle forme concise del kerigma
primitivo, nelle confessioni di fede piu sviluppate, nelle narrazio-
ni che riguardano le manifestazioni del Risorto ai discepoli. Questi
testimoni ci invitanó a fissare Io sguardo sul mistera di Cristo che
pervade la storia.
La Risurrezione infatti, non riguarda solo Gesu e i contempora-
nei come fosse una riscossa personale sui suoi avversari o un
sostegno alla fede dei discepoli. Interessa ogni uomo, il genere
umano in tutto il suo divenire, la storia dell'umanita con l'in-
treccio di accadimenti cui danno luogo e che chiamiamo cultura;
riguarda il cosmo.
Nell'universo e nella storia si illumina un disegno eterno di Dio,
viene rivelato il loro traguardo e la loro configurazione ultima, si
fa presente la forza trasformante del definitivamente risorto. E il
caso di riascoltare gli inni e i passaggi cristologici delle Lettere
di san Paolo. Una ispirata traduzione al nostro contesto e pen-
siero della stessa visione la troviamo nella Costituzione Gaudium
et Spes del Concilio Vaticano II.
Essa proietta la luce della Risurrezione sull'esistenza umana:
«Cristo, per tutti morto e risorto, da sempre all'uomo, mediante
il suo Spirito, luce e forza per rispondere alla suprema sua voca-
zione; ne e dato in terra un altro nome agli uomini in cui pos-
sano salvarsi» (GS 10).
Lo applica alla storia e alla cultura: «Con la sua risurrezione costi-
tuito Signore, egli, il Cristo, cui e stato dato ogni patere in cielo
e in terra, tuttora opera nel cuore <legli uomini con la virtu del
suo Spirito, non solo suscitando il desideria del mondo futuro,
ma per cio stesso anche ispirando, purificando e fortificando quei
generosi propositi con i quali la famiglia <legli uomini cerca di
16

2.9 Page 19

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rendere piu umana la propria vita e di sottomettere a questa fine
tutta la terra» (GS 38).
Da ultimo ne illumina il senso per l'universo: «Ignoriamo il tem-
po in cui avranno fine la terra e l'umanita, e non sappiamo il
modo con cui sara trasformato l'universo. Passa certamente l'a-
spetto di questa mondo, deformato dal peccato. Sappiamo, pero,
dalla rivelazione che Dio prepara una nuova abitazione e una ter-
ra nuova, in cui abita la giustizia, e la cui felicita saziera in modo
sovrabbondante tutti i desideri di pace che salgono nel cuore <legli
uomini. Allora, vinta la morte, i figli di Dio saranno risuscitati in
Cristo, e cio che fu seminato nella debolezza e nella corruzione
rivestira l'incorruzione» (GS 39).
La Risurrezione di Gesu rappresenta il compimento di tutte le
promesse di amore indefettibile e di vita, fatte da Dio sin dall'i-
nizio dell'umanita e portate in grembo da questa in millenni di
speranza, ma anćhe di sofferenza, di morte e prevaricazioni.
La presenza del Risorto si manifesta nell'azione trasformante del-
Io Spirito, la cui effusione produce doni, eloquenza, energia di
evangelizzazione e generosita di servizio nella comunita cristiana.
Si esprime anche nel nuovo stile di vita instaurato dalla comu-
nita dei discepoli: avere un solo cuore ed un'anima sola e mette-
re tutto in comune affinche tra di loro non ci fossero discrimi-
nazioni, dipendenze, privazioni, segregazioni. E un modo con cui
intendono superare i segni di morte: la solitudine, la miseria mate-
riale estrema e la mancanza di ragioni per vivere.
A tale vita e collegato l'impegno attivo a servizio del mondo cir-
costante e lantano. Gli apostoli illuminano il senso della vita, gua-
riscono gli ammalati dalle proprie infermita, liberano gli oppres-
si dagli spiriti maligni. La guarigione della storpio del Tempio,
realizzata da Pietra e Giovanni, riproduce emblematicamente il
gesto di risurrezione: prendendolo per mano Io mettono in piedi
per farlo camminare da solo.
Il Vangelo e parała, ma e anche amore e trasformazione della
realta.
«Contro ogni tentativo di evaporazione nel mito, l'interesse rivol-
to alla vita terrena di Gesu intende mantenere la sua rivelazione
radicata nella storia; poi, contro ogni tentativo archeologizzante
che si limiti a ricordare il passato, si esprime muovendo da una
convinzione: colui che e vissuto, e ancora vivo e parła ai cristia-
17

2.10 Page 20

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ni dell'epoca attuale» (LEON-DUFOUR Xavier (a cura di), Dizionario
di teologia biblica, 462).
Il nostro sguardo si fissa sul Risorto. Siamo chiamati a contem-
plarlo mediante la Parała, a scorgerlo nella vivacita della comuni-
ta ecclesiale, nei movimenti storici che vanno dietro ai beni che
essa instaura e campie, nel cuore delle persone che si aprono a
Dio e al prossimo, negli aneliti dei giovani, nella pieta del popo-
lo.
Rispondendo ad una ipotetica domanda che i giovani rivolgono a
Gesu: «Maestro, <love abiti?», Giovanni Paolo II indica loro alcu-
ni ambiti <love entrare in contatto con Lui: «Incontrerete Gesu la
<love gli u omini soffrono e sperano... , nei piu poveri o in colui
che abita accanto a voi..., tra quanti Io invocano senza averlo
conosciuto..., tra gli uomini e le donne insigniti del nome cri-
stiano..., nelle vostre parrocchie..., nelle celebrazioni eu caristi-
che..., nella Parnia! » (cf GIOVANNI PAOLO II, Messaggio in occasio-
ne della XII Giornata Mondiale della Gioventu).
7. Le icone salesiane di Gesu
Ci sono alcune rappresentazioni di Cristo che attirano partico-
larmente la nostra attenzione e alle quali siamo piu sensibili (cf
C SDB 11). Ispirano la nostra spiritualita e plasmano la nostra
pedagogia. Hanno avuto abbondanti sviluppi nei progetti di vita
dei diversi rami della Famiglia salesiana. Sono cariche della sto-
ria e del mistera attuale di Cristo.
Le richiamo in maniera veloce.
Una e principale fra tutte e quella del Buon Pastore. «E Lui il cen-
tro vivo ed esistenziale della nostra vita consacrata. Tutti i con-
sacrati sono centrati su Cristo, ma la nostra specifica testimo-
nianza e caratterizzata dall'aspetto pedagogico-pastorale con cui
guardiamo a Cristo come "Buon Pastore", che ha creato l'uomo
e ne arna le qualita, che lo ha redento e ne perdona i peccati, e
che lo rende nuova creatura attraverso il suo Spirito» (ACC 334,
p. 33-34).
Il nostro sguardo si sofferma sull'immagine del Pastore, ricama-
ta <lai Profeti, poeti, saggi e storici che scrissero pagine impareg-
giabili della Bibbia. Rappresenta Dio, che libera il suo popolo dal-
la schiavitu e lo guida attraverso il deserto, Io conduce ad acque
18

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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tranquille ed a terre verdeggianti, lo corregge, ma gli fa sentire il
suo amore e la sua vicinanza; lo purifica e lo attira a se, lo fa
diventare comunita umana consacrata a Lui, capace di accoglie-
re e trasmettere le sue promesse, lo spinge sempre verso nuovi
traguardi di saggezza.
Contempla poi in Cristo questo amore che apre al Padre e vuole
donare a tutti, prossimi e lontani, sapienti e umili la pienezza del-
la vita; che raggiunge ciascuno singolarmente e per questo offre
tutto se stesso nel quotidiano della missione e nell'offerta alla cro-
ce; che fa conoscere ai suoi la sua voce, prega il Padre per loro
con fiducia e affetto, insegna loro a pregare con parole vere e
tenere. Ad essa si ispira la nostra missione giovanile e da essa
sgorga, nel paziente cammino della prassi, il Sistema preventivo.
A questa immagine si aggiunge quella di Gesu amico dei giovani.
E richiamata spesso da don Bosco soprattutto nel gesto di acco-
gliere e benedire i fanciulli (l'eta educativa del tempo!). E magi-
stralmente commentata da Giovanni Paolo II nella lettera ai gio-
vani e alle giovani del mondo (31 marzo 1985).
Egli riprende e quasi filma Gesu nel momento del dialogo con il
giovane sulla vita eterna. Interlocutori, tema e sviluppo sono per
noi fortemente significativi.
L'aveva presentato gia don Egidio Vigano. «Il Vangelo - scrive-
va - manifesta in vari modi l'amore di Gesu ai giovani: li arna
(Me 10, 21: fissatolo, Io amo); li vuole accanto a se (Mt 19, 14-15;
Me 10, 13-16; Le 18, 15-17: lasciate che i bambini ...; Le 9, 46-48:
Chi accoglie questa bambino ...); li invita a seguirlo (Mt 19, 16-26;
Me 10, 17-22: il giovane ricco); li guarisce (Gv 4, 46-54: Va' il tuo
figlio vive); li risuscita (Le 7, 11-15: Giovinetto, a te dico, levati!;
Me 5, 21-43; Le 8, 40-55: figlia di Giairo); li libera dal demonio
(Me 17, 14-18; Le 9, 37-43: scaccia il demonio da un ragazzo; Mt
15, 21-28; Me 7, 24-30: e dalia figlioletta della donna cananea o
sirofenicia); li privilegia con il perdono (Le 15, 11-32: parabola del
figlio prodigo); si appoggia a loro per fare le sue meraviglie (Gv
6, 1-15: C'e qui un ragazzetto che ha cinque pani e due pesci...
(VIGANó Egidio, Jl progetto educativo salesiano, 16).
Il cuore salesiano e tutto occupato da Cristo per amare i giovani
come li arna Lui; guarda a Lui, amico dei piccoli e dei poveri, per
questo la sua dedizione alla gioventu e ai ceti popolari diviene
piu intensa, piu perseverante, piu genuina, piu feconda.
19

3.2 Page 22

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Da ultimo guardiamo verso Cristo, Uomo nuovo. In Lui - affer-
ma il Concilio - trova vera luce il mistero dell'uomo. Egli e l'im-
magine del Dio invisibile: e l'uomo perfetto, unito in certo modo
ad ogni uomo, primogenito tra molti fratelli. E uno sviluppo che
si addice al mondo contemporaneo, cosi teso verso traguardi
ambiziosi, tecnici e umanistici, alla ricerca di nuove possibilita di
dominio sulla materia e sulla vita, di nuovi spazi da esplorare,
nuovi significati da dare alla propria esistenza.
La nostra opera educativa e guidata da una immagine di uomo
che si ispira al Vangelo, alle sue prospettive di senso, ai suoi inse-
gnamenti morali e religiosi, ma soprattutto alla persona di Gesu
che realizza in forma perfetta la comunione con Dio e la solida-
rieta con i fratelli, il senso della giustizia e dell'amore, la coscien-
za di se e la donazione, il presente del mondo e il suo traguardo
finale.
E congeniale al nostro essere simultaneamente evangelizzatori ed
educatori, il nostro attingere da Lui i riferimenti guida per la pro-
mozione dell'uomo. Siamo convinti che progetti politici, educati-
vi e culturali che si allontanano da Lui portano alla deprivazione
ed a volte alla deturpazione dell'umano. Il fine della storia uma-
na, il punto focale della storia e della civilta, il centro del genere
umano, la gioia di ogni cuore, la pienezza delle loro aspirazioni
e costituito da Gesu (cf GS 45).
8. Accompagnare i giovani
Dopo esserci intrattenuti sull'urgenza di rinnovare il nostro "sape-
re" Cristo, volgiamo l'attenzione ai giovani, alla distanza che c'e
tra non pochi di essi e i luoghi e le persone che possono dar loro
notizie di Gesu, alle difficolta che trovano, data la mentalita domi-
nante, per considerare reale quello che di Lui viene raccontato,
agli ostacoli che devono superare perche la fede diventi rilevante
nella coscienza e nella vita.
Guardiamo allo stesso tempo al bisogno che hanno della luce e
della saggezza di Cristo, alla sintonia quasi spontanea che speri-
mentano con il suo messaggio, all'amore che molti di essi gli
dimostrano cercandolo nell'approfondimento della sua parola,
negli impegni di carita.
20
~

3.3 Page 23

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Li troviamo, questi giovani, a diversi livelli di conoscenza di Cristo
e di disponibilita a seguirlo. Per questo parliamo di itinerari che
partono da un primo annuncio, continuamente rinnovato, e arri-
vano a una proposta di vita totalmente radicata in Cristo attra-
verso la spiritualita giovanile: un programma che assume la ten-
sione di crescita e la risolve positivamente alla luce di Gesu rico-
nosciuto come cammino, verita e vita.
Possiamo immaginare alcune condizioni perche questa nostro
"accompagnamento" sia efficace e ricopi quello che il Signore rea-
lizzo con discepoli di Emmaus che noi ci proponiamo come
modello.
La prima si deve avverare in noi: e la convinzione che l'esperien-
za piu gioiosa e feconda per la vita di ogni persona e "conoscere
Cristo", che cio e dunque il dono piu prezioso che il giovane puo
portare con se da un contatto e da una sua permanenza con noi
e che e dunque anche il meglio che noi possiamo offrirgli. Cio era
vivissimo nel nostro Padre don Bosco e lo esprimeva con dichia-
razioni e priorita operative che non lasciavano posto a dubbi: fare
catechesi, portare a vivere in grazia di Dio, salvare !'anima.
C'e un tempo per tutto: e non e małe una certa preparazione all'an-
nuncio e all'accoglienza di Cristo; ma perdiamo la grande oppor-
tunita se lo ritardiamo per poca fiducia nella generosita del gio-
vane, nella attrattiva di Gesu o nell'efficacia della grazia.
Questa convinzione ci portera a scorgere la presenza operante del-
Io Spirito nella vita dei giovani, prima e piu in la dei nostri inter-
venti.
«Noi crediamo che Dio arna i giovani; questa e la fede che sta
all'origine della nostra vocazione, e che motiva la nostra vita e
tutte le nostre attivita pastorali.
Noi crediamo che Gesu vuole condividere la "sua vita" con i gio-
vani: essi sono la speranza di un futuro nuovo e portano in se,
nascosti nelle loro attese, i semi del Regno.
Noi crediamo che lo Spirito si fa presente nei giovani e che per
mezzo loro vuole edificare una piu autentica comunita umana
e cristiana. Egli e gia all'opera nei singoli e nei gruppi» (CG 23
n. 95).
Il nostro accompagnamento valorizza il patrimonio che ogni gio-
vane ha in se. Con intelligenza e pazienza applichiamo la ragio-
21

3.4 Page 24

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ne e la competenza pastorale a svegliare il desiderio di Dio a vol-
te sepolto, ma non del tutto scomparso, dal cuore del giovane.
Oggi, che siamo in tempi di areopaghi, questa sensibilita e quan-
to mai indispensabile. Se non si legge nell'umano la presenza e il
palpito di Dio difficilmente si riesce a motivare alla fede e ad
esserne motivati per comunicarla ai giovani.
Bisogna poi sbarcare nel mondo giovanile. «Il nostro impegno di
educazione dei giovani alla fede si imbatte sovente in un ostaco-
lo: molti giovani non sono raggiunti ne dal nostro messaggio ne
dalia nostra testimonianza. [...] Eliminare le distanze tra noi e
loro, farsi prossimi, accostarsi a loro e dunque per noi il primo
passo» (CG 23 n . 97).
Saliamo sul loro carro come fece il diacono Filippo; piantiamo la
nostra tenda tra di loro.
Cio portera ad accoglierli secondo le loro caratteristiche e a far-
si accogliere da loro. Valgono qui le parole di Gesu: «Chi acco-
glie voi, accoglie me» (Mt 10, 10). Difficilmente un ragazzo comu-
ne e povero incontra un discepolo di Cristo senza avere un bar-
lume di Colui che Io ispira. Ed e difficile che comprenda che e
Cristo colui che gli viene incontro, se chi si presenta in suo nome,
non si fa accogliere. "Studia di farti amare".
E poi indispensabile dare a tutti l'opportunita di un incontro con-
sapevole con Cristo. «Ci sentiamo impegnati a offrire alle nuove
generazioni la possibilita di un incontro personale con Cristo». E
il proposito dichiarato dalla Nota pastorale dell'Episcopato italia-
no, dopo il Convegno ecclesiale di Palermo, Con il dono della carita
dentro la Storia (n. 38).
L'incontro con Cristo e il punto di snodo verso la fede. Ad esso
si mira, da esso si riparte: il fatto, la qualita, il seguito dell'in-
contro. La Parola e quanto mai concreta per esprimere l'inizio,
l'esperienza e la natura della fede.
Ha abbondante riscontro nei Vangeli. Questi si soffermano sugli
incontri di Gesu con le persone piu diverse: con quelli che sareb-
bero diventati gli apostoli, con la samaritana, Nicodemo, l'adul-
tera, Zaccheo, Marta e Maria, il giovane ricco, i discepoli che cam-
minavano verso Emmaus. Non solo vi accennano, ma riportano
i gesti minimi e le parole di Gesu, cosl. come le reazioni piu
profonde dei suoi interlocutori.
22

3.5 Page 25

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Gli incontri del Vangelo raccontano proprio la fede. Ci dicono
come nasce e che cosa e. E l'autorivelazione di Gesu: «Il Messia
sono io che parło con te» (Gv 4, 26).
Gesu si manifesta attraverso gesti e parole. Chi si e incontrato
con Lui lo conosce, non solo secondo il commento e la valuta-
zione della gente, ma personalmente. Fa l'esperienza della sua sag-
gezza e della sua bonta. La vita allora comincia a cambiare nel-
le sue prospettive, sentimenti, abitudini e progetti. La dimesti-
chezza con Gesu e le sue rivelazioni porteranno a riconoscerlo e
confessarlo Figlio di Dio.
Lincontro, e quello che in esso accade, e misterioso e incom-
prensibile come l'amore umano, anzi piu ancora. Gesu medesimo
afferma che nessuno viene a Lui se il Padre non lo attira. Ai disce-
poli dice: «Non siete stati voi a scegliere me. Sono io che ho scel-
to voi» (Gv 15, 16). Cosl l'incontro non appare come un caso ne
come abilita delle persone, ma proprio come clono di Dio.
Per ciascun giovane la fede personale ha inizio nel momento in
cui Gesu gli appare come colui da cui attingere un senso per la
sua vita, al quale rivolgersi in cerca di verita, attraverso il quale
capire il rapporto con Dio e interpretare la nostra condizione uma-
na.
Provocare l'incontro, preparame l'occasione, quasi fissare un ap-
puntamento con Cristo e oggi una delle preoccupazioni della
pastorale giovanile. Non diventa sempre facile.
Il luogo privilegiato dell'incontro ela comunita cristiana. Ma soven-
te essa non riesce ad attirare a se, ne a fare in tempo utile un
annuncio sufficiente alla maggioranza dei giovani. C'e nell'aria
una sfilata di personaggi che porta a ridurre il rapporto con tut-
ti a simpatia sentimentale. La sovrabbondanza di messaggi, la
scarsita di tempo e le tendenze della comunicazione rendono ar-
dua un'esposizione sistematica di quello che la riflessione cristia-
na offre su Gesu.
Tutto cio non e pero definitivo. Lo Spirito ed il Padre muovono
ogni giovane verso Cristo. Egli suscitera sempre un fascino ed una
energia che vanno sostenuti e motivati.
Il pastore educatore prova dunque tutte le vie che portano verso
l'incontro: il desideria di socialita, gli spazi educativi, la testimo-
nianza dei credenti; la riflessione sulla vita, gli interrogativi e le
aspirazioni che essa solleva e che l'educatore aiutera ad indivi-
23

3.6 Page 26

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duare, chiamare per nome, interpretare e portare a confronto con
la storia e la parola di Gesu; le esperienze di valori, situazioni e
rapporti che dischiudono nuove dimensioni dell'esistenza; l'an-
nuncio diretto che ha un'eloquenza interna capace di toccare la
mente ed il cuore.
Da ultimo bisogna accompagnare. «Nutriamo la fiducia di poter
offrire ai giovani un cammino che li porti dal desiderio di vita
alla pienezza di essa, a maturare cioe uno stile di esistenza che
riproduca quello di Gesu di Nazaret» (CG 23 n. 92).
L'incontro momentaneo non basta. Cresciamo nella fede a mano
a mano che questo incontro diventa frequentazione personale e
adesione permanente. Ci si imbatte spesso con qualcuno che rac-
conta di aver fatto una "esperienza" religiosa e si vede ·che essa
ha lasciato un ricordo grato. Qualche volta pero non ha seguito.
La fede non e solo sentimento, fascino o ammirazione per Gesu
Cristo, come l'amore umano non e la "cotta". Nel clima di sog-
gettivismo che respiriamo, questa confusione e sempre in aggua-
to. Ci accontentiamo dell'attimo intenso e fuggente.
Il primo entusiasmo e certamente una grazia. Ma la fede e tale
quando esso approda all'accoglienza della persona di Gesu nella
propria vita, alla fiducia nel suo insegnamento, al cambiamento
<legli atteggiamenti secondo le sue indicazioni. Cosi lo lascia capi-
re il Vangelo nei racconti sulla fede.
Lungo le rive del Giordano Giovanni vede passare il Signore: sen-
te la chiamata e sperimenta il sussulto. Lo segue, coltiva la sua
amicizia, si sente amato e ricambia. Gesu diventa per lui una com-
pagnia indispensabile. Non riuscirebbe a concepire la sua esi-
stenza senza di Lui. Ne diviene discepolo prediletto.
Ecco che cosa e accoglienza: e riferirsi a Gesu per orientarsi e
scegliere, e desideria di risentirlo, e voglia di andare da Lui, rin-
novare l'ammirazione, assumere il suo progetto.
Molti hanno ascoltato Cristo una volta con ammirazione, come le
folle che volevano farlo re. Parecchi l'hanno incontrato e non si
sono preoccupati di coltivare la sua amicizia. Alcuni, raggiunti
singolarmente da Lui, anche tra i piu vicini, non l'hanno accolto.
Non tutti si sono fidati del suo giudizio, del suo equilibrio men-
tale (E fuori di se!), delle sue capacita (Non e costui il fi.glio del
falegname?), della sua saggezza (Noi abbiamo la legge!), della sua
rettitudine (Ha un demonio!). Pure oggi si <lice: e fuori dal mon-
24

3.7 Page 27

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do, e un idealista, predica l'impossibile, e una creazione della
Chiesa, e un personaggio mitico.
La fiducia riguarda tre ambiti in cui l'uomo gioca tutte le sue for-
ze: la felicita, la verita, il bene; insieme determinano la "vita" e
la "salvezza", quale senso si da all'esistenza, come si pensa, come
si agisce. Su tutto cio, di fronte alla molteplicita di proposte e ai
margini di incertezza, il giovane credente <lice: «Tu solo hai paro-
la di vita eterna» (Gv 6, 68).
L'accoglienza di Gesu portera ad un cambiamento di mentalita e
a un orientamento nuovo della vita secondo il codice della feli-
cita proclamato da Gesu, le beatitudini: la poverta, la pace, la
purezza del cuore, la giustizia, la misericordia. Conforme ad esso
il giovane imparera a giudicare i beni materiali, l'amore umano,
il significato del corpo, il rapporto con simili e dissimili, gli avve-
nimenti, il progetto di Dio su di Lui.
9. Una domanda ed una risposta
«Voi chi <lite che io sia?» (Mt 16, 15). «Abbiamo trovato il Messia»
(Gv 1, 41).
Confessione e testimonianza, contemplazione e comunicazione;
interiorita ed evangelizzazione; a questa ci incoraggia la Strenna
1997, primo passo di un pellegrinaggio nel tempo verso una pie-
nezza di umanita e di senso.
Le riassume ed esprime efficacemente una pagina di Paolo VI:
«Gesu e al vertice delle aspirazioni umane,
e il termine delle nostre speranze e delle nostre preghiere,
e il punto focale dei desideri della storia e della civilta,
e cioe il Messia, il centro dell'umanita,
colui che da senso
agli avvenimenti umani
colui che da un valore alle azioni umane,
colui che forma la gioia
e la pienezza dei desideri di tutti i cuori,
il vero uomo, il tipo di perfezione, di bellezza, di santita,
pasto da Dio per impersonare il vero modello,
il vero concetto di uomo, il fratello di tutti,
!'amico insostituibile,
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3.8 Page 28

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l'unico degno di ogni fiducia e di ogni amore:
e il Cristo-uomo.
E nello stesso tempo Gesu e alla sorgente
di ogni nostra vera fortuna,
e la luce per cui la stanza del mondo
prende proporzioni, forma, bellezza e ombra;
e la parola che tutto definisce, tutto spiega,
tutto classifica, tutto redime;
e il principio della nostra vita spirituale e morale;
dice che cosa si deve fare e da la forza, la grazia per fado;
riverbera la sua immagine, anzi la sua presenza,
in ogni anima che si fa specchio
per accogliere il suo raggio di verita e di vita,
che cioe crede in Lui
e accoglie il suo contatto sacramentale;
e il Cristo-Dio, il Maestro, il Salvatore, la Vita»
(Udienza generale del 3 febbraio 1965).
Roma, 31 dicembre 1996
Casa generalizia FMA
D. Juan E. Vecchi
Rettor Maggiore
26

3.9 Page 29

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INDICE
1. Verso il terzo millennia ............. .................................... ....... 3
2. Il programma della Strenna ................................... .. ........... 4
3. Ripartire dal Vangelo ........................................................ ... 7
4. Gesu, il Salvatore .................................................................. 10
5. Fino al dono della vita ......................................................... 14
6. Cristo, il Signore ................................................................... 16
7. Le icone salesiane di Gesu ................................ .................. 18
8. Accompagnare i giovani .................... .. ................... .............. 20
9. Una domanda ed una risposta ............................................ 25
27

3.10 Page 30

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