Mi sembra naturale che tanto più completa è la consacrazione, tanto maggiore sia la responsabilità nell’animazione. Questa convinzione ci è stata confermata dal Santo Padre, Benedetto XVI, nel discorso nell’Udienza ai Capitolari del 31 marzo 2008: «Don Bosco volle che la continuità del suo carisma nella Chiesa fosse assicurata dalla scelta della vita consacrata. Anche oggi il movimento salesiano può crescere in fedeltà solo se al suo interno continua a permanere un nucleo forte e vitale di persone consacrate». |
STRENNA
2009
150º
anniversario della Fondazione della Congregazione Salesiana
Strenna 2009 PPT : Impegnamoci a fare della Famiglia Salesiana un vasto movimento di persone per la salvezza dei giovani (21MB)
La
Famiglia Salesiana ieri ed oggi:
il seme è diventato
un albero e l’albero un bosco
«Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami» (Mt 13, 31-32).
Carissimi fratelli e sorelle della Famiglia Salesiana,
vi
saluto con il cuore di Don Bosco, dal cui zelo e carità pastorale è
nata la nostra Famiglia spirituale e apostolica. Noi siamo il frutto
più bello e fecondo della sua totale consegna a Dio e della sua
passione di vedere i giovani, specialmente i più poveri, bisognosi e
a rischio, raggiungere la pienezza di vita in Cristo.
Dopo le
Strenne tanto propositive ed impegnative degli ultimi tre anni,
eccomi qui a proporvene un’altra ancor più urgente, esigente e
promettente. Essa ha a che vedere con la nostra identità e con la
nostra missione. Da essa dipende in effetti una presenza più
visibile nella Chiesa e nella società e un’azione più efficace
nell’affrontare le grandi sfide del mondo oggi.
L’anno
2009 dovrà aiutarci a fare sempre più reale la convinzione di Don
Bosco, che l’educazione dei giovani richiede una grande rete di
persone dedite a loro ed una decisa sinergia di interventi per
raggiungere i traguardi che i giovani attendono ed essere
significativi per la società. Perciò a nome di Don
Bosco vi chiedo:
Impegniamoci
a fare della Famiglia Salesiana
un vasto movimento di persone
per la salvezza dei giovani
Due avvenimenti convergenti
Ci
sono due avvenimenti che giustificano la scelta del tema di questa
Strenna per il 2009: il 150º anniversario di fondazione della
Società Salesiana e la preparazione del bicentenario della nascita
di Don Bosco (1815-2015). Con la celebrazione del primo iniziamo la
preparazione del secondo. Lo facciamo ricordando l’appello di
Giovanni Paolo II nel Giubileo del 2000: «Ogni famiglia religiosa
vivrà bene il Giubileo ritornando con purezza di cuore allo spirito
del Fondatore!»
Per noi quindi questa celebrazione giubilare
significa fedeltà rinnovata e creativa a Don Bosco, alla sua
spiritualità, alla sua missione. Ci sarà un “Anno Santo
salesiano”, durante il quale siamo chiamati a rivivere con
luminosità ed a comunicare con entusiasmo le esperienze di vita, le
modalità di azione, i tratti di spirito che hanno condotto Don Bosco
e, prima fra tanti altri, Madre Mazzarello alla santità.
In
questo senso, non posso non ricordare quella che è stata
l’esperienza di Don Bosco. In un primo momento egli si consacrò
personalmente in corpo e anima alla salvezza dei giovani che vedeva
smarriti sulle strade; poi invitò alcuni a condividere il suo lavoro
apostolico, dando luogo ad una specie di prima forma di ‘Famiglia
Salesiana’. Ma, dopo aver visto che tanti lo abbandonavano ed
essere rimasto solo o quasi, riunì attorno a sé un gruppo di
giovani e li educò per formare con lui una famiglia religiosa: così
nacquero i Salesiani; in seguito, vennero altri gruppi, strutturati a
diverso livello, ma con gli stessi obiettivi apostolici. Questo
rapido cenno di percorso ‘storico’ illumina cos’è la Famiglia
Salesiana e la sua relazione con il nocciolo fondamentale, i
consacrati – SDB e FMA –, il cui cuore e il cui motore, come
d’altronde quello di tutta la Famiglia Salesiana, è la passione
del “Da mihi animas, cetera tolle”. Questa racchiude lo spirito
che deve caratterizzare tutti i membri e gruppi della Famiglia
Salesiana.
1. La Famiglia Salesiana ieri
Il
150º anniversario di fondazione della Società Salesiana è
un’occasione privilegiata per riflettere sull’idea originale di
Don Bosco e sulla fondazione concreta dei gruppi originari, suscitati
e coltivati da lui: i Salesiani di Don Bosco, le Figlie di Maria
Ausiliatrice, l’Associazione dei Cooperatori Salesiani,
l’Associazione dei Devoti di Maria Ausiliatrice.
Ebbene,
prendendo spunto dalla parabola adoperata da Gesù per spiegare il
Regno dei cieli e il suo dinamismo, mi azzardo a dire che il seme
seminato da Don Bosco è cresciuto fino a diventare un albero
frondoso e robusto, vero dono di Dio alla Chiesa e al mondo. Infatti,
la Famiglia Salesiana ha vissuto un’autentica primavera. Ai gruppi
originari si sono uniti, sotto l'impulso dello Spirito Santo, altri
gruppi che, con vocazioni specifiche, hanno arricchito la comunione e
allargato la missione salesiana.
Oggi è evidente agli occhi di
tutti quanto è aumentata la Famiglia, si è moltiplicato il lavoro
compiuto e quello che sogniamo; si è esteso senza limiti il campo di
azione a beneficio di tanti giovani e adulti. Di questo siamo grati
al Signore e prendiamo consapevolezza della nostra maggiore
responsabilità, appunto perché come ogni vocazione, anche questa
della Famiglia Salesiana è al servizio della missione, nel caso
nostro la salvezza della gioventù, specie la più povera,
abbandonata e pericolante.
1.1 Il “seme” carismatico.
Lo spirito, la mentalità, l’esperienza pastorale, la visione del mondo e della Chiesa portarono Don Bosco verso alcune convinzioni e corrispondenti iniziative:
la missione universale della Chiesa, da assumere in maniera solidale, di salvare tutto l’uomo e tutti gli uomini. All’interno di tale missione i suoi figli e seguaci si devono caratterizzare per la preferenza verso i giovani, i poveri, i popoli non evangelizzati;
l’utilità, anzi l’urgenza e la necessità impellente di unirsi spiritualmente e di associarsi operativamente per imprese rispondenti al suddetto fine;
le possibilità che lo spirito donato a lui aveva di essere vissuto in diversi stati di vita e, quindi, di contribuire attraverso l’unione dei “buoni” alla grande missione della Chiesa, inserendosi in essa con “le priorità” salesiane;
la fondazione dei primi gruppi: coagulati spiritualmente attorno all’esperienza oratoriana, come missione, come stile, come metodo e come spirito:
-
con diverso legame riguardo alla Congregazione salesiana (nucleo
originale),
- con diversa consistenza associativa,
-
con diverso livello di impegno pubblico “cristiano” come
requisito di appartenenza.
La funzione storica degli SDB, delle FMA, dei CC.SS.
1.2 Il seme sotto la neve: la crescita silenziosa
Queste
intuizioni si sono sviluppate secondo la comprensione che i seguaci
di Don Bosco potevano avere nel contesto di una certa visione e vita
di Chiesa. Tale sviluppo si nota:
- nella permanenza
ed estensione dei gruppi fondati da Don Bosco;
-
negli aggiornamenti e nelle revisioni periodiche degli elementi
organizzativi e spirituali;
- nel senso dei rapporti
vitali che questi gruppi mantengono tra di loro.
Nel frattempo
altri gruppi andarono sorgendo in diversi continenti con
caratteristiche analoghe, perché fondati da Salesiani.
Tra di
essi certamente emerge il gruppo delle Volontarie di Don Bosco,
traduzione dello spirito salesiano nella secolarità consacrata, che
era una novità anche nella Chiesa.
Le nuove condizioni create
dal Concilio Vaticano II (Chiesa comunione, rinnovamento degli
Istituti di vita consacrata, ritorno al carisma originale, emergenza
del laicato) hanno portato a scoprire e ad evidenziare il
carattere di “famiglia” carismatica che la costellazione di
gruppi sorti poteva avere ed a formulare pure orientamenti
operativi in tale senso: comunicazione tra i gruppi, espressioni di
comunione, ruolo animatore dei Salesiani, il Rettor Maggiore come
riferimento significativo, elementi comuni della spiritualità.
Questa
nuova mentalità, tuttavia, deve ancora passare dalla carta alla
vita di ogni gruppo e di ogni singolo membro dei gruppi,
affinché la Famiglia Salesiana sia vissuta come una dimensione della
loro vocazione. “Senza di voi non siamo più noi!”
1.3 L’albero e il bosco: un rigoglioso sviluppo
Alcuni fatti hanno accompagnato e sostenuto lo sviluppo della Famiglia:
È stata chiesta formalmente e riconosciuta pubblicamente l’appartenenza dei gruppi che erano sorti dopo la morte di Don Bosco. Nel loro insieme oggi i gruppi ufficialmente riconosciuti sono ventitre:
La Società di San Francesco di Sales (Salesiani di Don Bosco)
L’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice
L’Associazione dei Salesiani Cooperatori
L’Associazione di Maria Ausiliatrice
L’Associazione degli Exallievi e delle Exallieve di Don Bosco
L’Associazione delle Exallieve ed degli Exallievi delle Figlie di Maria Ausiliatrice
L’Istituto delle Volontarie di Don Bosco
Le Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria
Le Salesiane Oblate del Sacro Cuore di Gesù
Le Apostole della Sacra Famiglia
Le Suore della Carità di Miyazaki
Le Suore Missionarie di Maria Ausiliatrice
Le Figlie del Divino Salvatore
Le Ancelle del Cuore Immacolato di Maria
Le Suore di Gesù Adolescente
L’Associazione Damas Salesianas
I Volontari Con Don Bosco
Le Suore Catechiste di Maria Immacolata Ausiliatrice
Le Figlie della Regalità di Maria Immacolata
I Testimoni del Risorto 2000
La Congregazione di San Michele Arcangelo
La Congregazione delle Suore della Risurrezione
La Congregazione delle Suore Annunciatrici del Signore
Sono nati anche altri gruppi, che attendono che maturino le condizioni per venire formalmente riconosciuti come membri della Famiglia Salesiana; nel frattempo si coltiva il terreno nel quale altri gruppi potrebbero ancora esprimersi.
La Famiglia Salesiana ha riflettuto abbondantemente sulla propria identità (cfr. ACG 358), sugli elementi che riguardano la sua consistenza e unità, sulla sua organizzazione per la comunicazione (cfr. Carta della Comunione e Carta della Missione).
Ogni gruppo ha cercato di rafforzarsi dandosi Statuti o Regolamenti di Vita, linee guida per la formazione dei membri, sintesi della propria specifica spiritualità salesiana, e impegnandosi per migliorare l’organizzazione e trovare vie od opportunità di crescita e sviluppo.
Si è fatto uno sforzo comune per approfondire le possibilità e definire le modalità di comunione tra tutti; ne è stato valido riferimento prima la Carta di Comunione e poi la Carta della Missione, che occorre continuare a diffondere, studiare, realizzare.
2. Nel terzo millennio: l’oggi e il domani
2.1 Sulla strada della comunione
La
Chiesa è entrata in una nuova fase di comunione, segnata
dai Sinodi continentali e della Chiesa universale, dal dialogo
ecumenico, dal movimento interreligioso, dalla solidarietà
globalizzata, dall’impegno per la riconciliazione.
Caratteristiche
di tale comunione sono:
- la rivisitazione dei
fondamenti,
- una maggiore estensione,
-
la comprensione più adeguata delle sue condizioni,
-
una maggiore visibilità,
- una maggiore operatività
apostolica e missionaria,
- il suo riferimento alla
missione: “La comunione genera comunione e si configura
essenzialmente come comunione missionaria” (ChL 32).
Anche
se la nostra è una Famiglia prevalentemente apostolica, per il suo
essere famiglia affonda necessariamente le sue radici nel mistero
della Trinità, origine, modello e meta di ogni famiglia.
Contemplando il Dio-Amore, il Dio-Comunione, il Dio-Famiglia,
comprendiamo che cosa significa per noi la missione (“essere segni
e portatori dell’amore di Dio”), la spiritualità di comunione,
l’essere famiglia.
Il Padre ci richiama l’ampiezza
del cuore per cui, membri e gruppi della Famiglia Salesiana, ci
accogliamo e ci riconosciamo come fratelli e sorelle, uomini e donne
amati da Lui: da Lui chiamati personalmente a lavorare nel suo campo
per un medesimo scopo. La grettezza del cuore umano può alzare
barriere, creare distanze e separazioni, cercare – come tra gli
Apostoli – il primo posto, a danno del Regno. A volte sono le
nostre paure o riserve all’unità stessa con gli altri che
producono effetti simili. Cuore, come quello del Padre, significa
affetto vero e profondo per i giovani e per quanti spendono la vita
per loro. Si traduce in cordialità, valorizzazione di tutti e di
ciascuno, riconoscenza per quanto ognuno può e riesce a dare.
Lo
Spirito Santo ci indica un secondo atteggiamento per
costruire famiglia: l’accoglienza grata e gioiosa della diversità.
Manifestazione dello Spirito sono le molte lingue, i diversi carismi,
i vari membri di un corpo. Sono i miliardi di uomini, ciascuno
plasmato singolarmente come figlio di Dio. Lo Spirito non si ripete,
non produce in serie.
Don Bosco fu maestro nel far affiorare
l’unità dalla diversità di tipi e temperamenti, di condizioni e
capacità. Al suo tempo questa sensibilità era meno presente. Oggi
la diversità invece costituisce una sfida educativa e pastorale per
la convivenza umana, per la testimonianza ecclesiale e per la
Famiglia Salesiana.
Diversità vuol dire abbondanza di rapporti,
varietà di forze, fertilità di campi e quindi fecondità senza
calcolo. Quale impareggiabile opportunità di dialogo, di
interscambio di esperienze spirituali ed educative possono offrire
nella Famiglia Salesiana uomini e donne, consacrati e secolari,
sacerdoti e laici, nella loro singolare condizione di mariti, mogli e
figli, giovani, adulti e anziani, operai, professionisti o studenti,
gente di svariati popoli e culture, in piene forze o nella prova
della malattia, santi e peccatori!
Certo, l’unità tra diversi
non è un fatto di natura; ma proprio perché noi avessimo la forza
di superare l’istinto di autoaffermazione, Gesù ha pregato: “Che
siano una cosa sola!” (cfr. Gv 17, 11).
Gesù,
il Signore, il Figlio che si è fatto nostro compagno di viaggio, che
riconcilia tutte le cose, quelle che sono nel cielo come quelle che
sono sulla terra (cfr. Col 1,20), ricapitolandole in Dio, ci
indica un terzo atteggiamento: la volontà di camminare insieme verso
un traguardo condiviso, di collocarci insieme in uno spazio per
niente etereo, il Regno; di formare una comunità riconoscibile di
discepoli che assume insieme il suo mandato: «Andate in tutto il
mondo e predicate il vangelo a ogni creatura» (Mc
16,15).
Ecco i tre atteggiamenti indispensabili per crescere in
comunione: l’ampiezza di cuore, l’accoglienza della diversità,
la volontà di camminare insieme verso un traguardo condiviso.
2.2 Comunione nella e per la missione
“La comunione genera comunione e si configura essenzialmente come comunione missionaria” (ChL 32). Ora nel terzo millennio il nostro traguardo principale è quello di esprimere, in maniera più evidente, la comunione nella missione, tenendo conto dei seguenti criteri:
Secondo le costanti delle origini e dello sviluppo della Famiglia Salesiana:
Una
cosa è rimasta costante, come preziosa eredità: la passione
educativa, in particolare per i giovani più poveri, che aiutiamo a
divenire consapevoli della propria dignità di persone, del valore e
delle possibilità che la loro vita ha per Dio e per il mondo.
“Da
mihi animas”! È il motto di Don Bosco che facciamo nostro!
Noi guardiamo ai giovani, alla loro dimensione spirituale, e di essi
vogliamo occuparci per risvegliare in loro la vocazione ad essere
figli di Dio ed aiutarli a realizzarla, seguendo il Sistema
Preventivo, cioè attraverso la ragione, la religione e
l’amorevolezza. Questo implica un distacco da tutto quanto ci può
distrarre dalla nostra consegna a Dio e ai giovani. Ecco il
significato del “cetera tolle”, che è la seocnda parte
del nostro motto.
Conforme alle condizioni del mondo di oggi:
Il
mondo unificato attraverso la comunicazione, caratterizzato dalla
complessità, dal carattere trasversale di molti “cause”, dalla
possibilità di reti, offre uno scenario nuovo per la missione
cristiana, promozionale, educativa, giovanile.
La Famiglia
Salesiana cercherà insieme di dare spessore alla propria presenza
nella società e incidenza al suo agire educativo: c’è il problema
giovanile, c’è la vita da custodire, c’è la povertà nelle sue
diverse espressioni da debellare; c’è la pace da promuovere; ci
sono i diritti umani dichiarati da rendere reali; c’è Gesù Cristo
da far conoscere.
Come frutto delle ultime Strenne:
Le
Strenne di questi ultimi tre anni hanno evidenziato l’emergenza
educativa, l’impegno per la famiglia, la promozione della vita, la
preferenza per i poveri, la solidarietà globalizzata, la nuova
evangelizzazione.
Questa nuova fase della Famiglia Salesiana
sarà segnata da un’ardente e operosa carità, piena di fantasia e
generosità: quella che ha fatto di Don Bosco un’immagine di Gesù
Buon Pastore, riconoscibile dai giovani e dalla gente umile del suo
tempo. Noi, Famiglia Salesiana, siamo chiamati oggi, nel XXI secolo,
a modellare il nostro cuore, povero e talora anche peccatore, su
quello di Gesù nel quale Dio si è manifestato al mondo come Colui
che dà la vita, perché l’uomo sia felice e abbia vita in
abbondanza (cfr. Gv 10, 10).
2.3 Alcune esigenze per continuare il cammino
Emergono
immediatamente alcune esigenze per continuare il cammino di crescita
e raggiungere il traguardo della comunione nella missione, che ci
siamo proposto:
- Approfondire,
per capirlo meglio, il possibile campo comune e le
caratteristiche operative della missione.
Tutto ciò comporta
di guardare, riflettere, dialogare, studiare, pregare insieme per
trovare la strada da percorrere in spirito di comunione. È il segno
dell’amore che i giovani si attendono e del quale certamente
sentiranno l’impatto e il beneficio.
-
Rimettere al centro la spiritualità come spinta alla
comunione per la missione, conforme al tempo della Chiesa e alle
condizioni dell’esperienza religiosa odierna; ne consegue l’urgenza
della formazione dei membri ed il coinvolgimento di altri.
La
santità: è questa la fonte e l’energia dalla quale «trae origine
un vasto movimento di persone che in vari modi operano per la
salvezza della gioventù» (Cost. SDB 5): la Famiglia Salesiana. Non
si può pensare che essa possa essere il risultato di
un’organizzazione anche perfetta o di tecniche raffinate di
aggregazione. L’ha suscitata lo Spirito e vive dello Spirito.
A
questa Famiglia faccio il pressante invito ad aquisire una nuova
mentalità, a pensarsi ed agire sempre come Movimento, con intenso
spirito di comunione (concordia), con convinta volontà di
sinergia (unità di intenti), con matura capacità di
lavorare in rete (unità di progetti). Nel Regolamento dei
Salesiani Cooperatori Don Bosco scrisse: «In ogni tempo si giudicò
necessaria l’unione tra i buoni per giovarsi vicendevolmente nel
fare il bene e tener lontano il male… Le forze deboli, quando sono
unite, diventano forti e se una cordicella presa da sola facilmente
si rompe, è assai difficile romperne tre unite. Le forze deboli,
unite, diventano forti: Vis unita fortior, funiculus triplex
difficile rumpitur». Non dobbiamo dimenticare mai che siamo
stati fondati da un Santo della carità sociale, Don Bosco (cfr. Deus
Caritas Est n. 40), che era consapevole però che il lavoro
educativo pastorale ha bisogno di una carità cooperativa, per la
quale lo Spirito Santo suscita carismi.
-
Assicurare la capacità autonoma dei gruppi quanto al
proprio sviluppo, alla formazione dei propri soci, alle iniziative
apostoliche.
- Capire e
sperimentare forme agili di collaborazione: “pensare
globalmente, agire localmente”.
-
Approfondire l’esperienza salesiana che si svolge nella condizione
laicale.
1 3. Linee per il futuro |
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Frutto
di questa Strenna deve essere pertanto uno sforzo congiunto più
visibile e anche più concreto nella linea della missione.
Sono
molte le proposte da vagliare, tenendo conto dell’evolversi della
vita e di certe priorità. A ciò puntano la Carta della
comunione e la Carta della missione della Famiglia
Salesiana. Mentre la prima precisa accuratamente il nostro DNA
comune, quegli elementi cioè che caratterizzano la nostra identità
carismatica salesiana, la seconda rappresenta una dichiarazione di
intenti e di orientamenti. L’obiettivo di entrambe è, in primo
luogo, quello di creare coscienza, di formare mentalità, di far
sorgere una “cultura della Famiglia Salesiana”. Tutte e due
devono portare ciascun membro dei diversi gruppi a sentire che senza
gli altri non è quello che deve essere e, di conseguenza, devono
produrre sinergie variegate, molteplici, non tutte
istituzionalizzate. Mi auguro che un frutto di questa Strenna sia la
Carta della spiritualità, di cui ho parlato più volte. La
spiritualità è la motivazione di fondo e il dinamismo più potente
dell’impegno di ciascun membro della Famiglia Salesiana, quella che
può garantire una maggiore efficacia ed incidenza nell’azione
educativa ed evangelizzatrice.
2 3.1 Le sinergie nella missione |
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Il
riferimento alla Carta della comunione e alla Carta
della missione ci offre l’opportunità di riflettere sulle
possibili condizioni di sinergie nella missione. Dobbiamo anzitutto
tenere presente che noi abbiamo già una missione comune e la stiamo
realizzando. È la missione suscitata ed articolata dallo Spirito
Santo in differenti servizi ed iniziative, in differenti modalità di
intervento, in convergenza però di obiettivi, contenuti e metodi,
come si legge in tutte le costituzioni, regolamenti o statuti dei
diversi gruppi. Ciò è stato opera dello Spirito Santo, quando dal
tronco salesiano ha fatto germogliare e crescere un nuovo ramo con
delle sue specifiche caratteristiche. Questo ci deve far capire che
la prima condizione per la comunione e la missione comune è che
ciascun gruppo realizzi, con il maggior sforzo possibile, la propria
vocazione e missione, che le infonda continua vitalità con fedeltà
e creatività. Lo Spirito ci ha già articolati in uomini e donne,
consacrati e laici, presenti tra la gioventù, tra i malati, tra i
popoli da evangelizzare, ecc. Se ciascun gruppo, con lo spirito e gli
obiettivi che sono dichiarati nel proprio statuto e che sono consoni
con la spiritualità salesiana, adempie questo fine, abbiamo la
missione salesiana già adempiuta.
Il primo grande aiuto e la
migliore realizzazione della Carta della comunione e della
Carta della missione è dunque la consapevolezza di
complementarità al servizio di una grande missione, cui deve seguire
l’apertura e la disponibilità ad appoggiare e sostenere la
missione comune da parte di ciascun gruppo.
I nostri tempi,
però, consentono e richiedono nuove espressioni della missione
comune. Vi sono oggi, come abbiamo sottolineato nelle Strenne degli
ultimi anni, cause trasversali (quali la famiglia, la vita,
l’educazione, i diritti dei minori, il problema della pace, la
questione della donna, la salvaguarda del creato) che possono vederci
impegnati insieme. Vi è soprattutto la solidarietà globale che si
sta esprimendo in diverse forme e ricerca adesioni, dichiarazioni
pubbliche, pressioni sugli organismi che orientano la vita delle
nazioni e del mondo. E ci sono anche nuove possibilità di
collegamento in rete e di comunicazione; e questo porta a varie forme
di intervento e ad attivare sinergie che prima non erano possibili.
Noi vogliamo mettere a frutto le possibilità ancora inesplorate
nella missione salesiana e cogliere le opportunità che ci offre il
nostro tempo, facendo convergere capacità acquisite e creatività
innovativa.
Sono convinto che la Famiglia Salesiana si
presenterà con credibilità nella Chiesa e sarà pastoralmente,
spiritualmente e vocazionalmente feconda, per i giovani, se riuscirà
a lavorare insieme per essi, come vero Movimento. Non dobbiamo
dimenticare che il Movimento si caratterizza per alcune idee-forza e
uno spirito comune. Più che in uno statuto, è in uno spirito e in
una prassi che si ritrovano e convergono i membri dei diversi gruppi
di un movimento. È un’adesione più vitale che formale! Da questa
prospettiva il Movimento salesiano è molto più grande della
Famiglia Salesiana, perché include i giovani stessi, i genitori dei
nostri destinatari, i collaboratori, i volontari, i simpatizzanti
dell’opera salesiana, i benefattori, anche i non cristiani, come
accade in tante parti del mondo, specialmente in Asia, ma non solo.
Si tratta di persone che partecipano parzialmente della missione o
del carisma salesiano. Essi sono gli “Amici di Don Bosco”. È
all’interno di tale grande Movimento che si trova la Famiglia
Salesiana come suo nucleo animatore.
3 3.2 Le risorse |
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Su quali risorse contiamo?
In primo luogo puntiamo sulla formazione delle persone e sul rafforzamento delle comunità o gruppi.
Abbiamo però anche bisogno dell’elaborazione e dell’acquisizione di una cultura o mentalità carismatica comune, per la quale devono servire la Carta della comunione e la Carta della missione.
L’appoggio organizzativo è certamente utile, ma ha solo un valore sussidiario, e va adeguato alle esigenze e alle situazioni concrete.
Continuiamo
quindi a credere che la Famiglia Salesiana sia prima di tutto, ancora
oggi, una realtà carismatica, le cui grandi risorse sono lo Spirito
e la creatività; tutto questo poggiato su una sufficiente struttura
organizzativa.
Riguardo alla missione, c’è ancora un altro
aspetto da rilevare. Ci diciamo corresponsabili nella missione.
Dobbiamo però tenere presente che la missione, che si riferisce a
vari campi (aree, dimensioni), con obiettivi e spirito comuni, non
implica necessariamente corresponsabilità in ogni singola iniziativa
o in ogni singolo territorio. A mano a mano che si scende dalla
visione del grande ambito della missione alla sua realizzazione
concreta, si vedrà se convengono collaborazioni bilaterali,
trilaterali, senza ancorarci aprioristicamente a qualche struttura
globale che guidi preventivamente la totalità. Avere un obiettivo
chiaro e seguire il corso della vita e della realtà è quello che ci
conviene, come abbiamo ripetuto nel sessennio scorso circa il pensare
globalmente e l’agire localmente, dando forte vitalità alle
cellule, agli organismi essenziali, agli organismi intermedi e,
finalmente, alla struttura ultima.
3.3 Alcuni campi di collaborazione
I
giovani
Tutti cerchiamo di lavorare con il maggior numero
di giovani con diverse iniziative. Osserviamo che tra i giovani si
stanno consolidando, specialmente in questi ultimi tempi, i gruppi
giovanili che intendono fare un cammino di crescita umana e di fede
conforme al Sistema Preventivo, che – sappiamo – non è solo
metodologia ma anche un modo di concepire i contenuti. In essi si
formano i leaders, che sono chiamati animatori, accompagnatori, ecc.
Si sta consolidando, in particolare, il Movimento Giovanile Salesiano
(MGS), nel quale convergono gruppi giovanili che nascono e si formano
nella Famiglia Salesiana e che vogliono farne parte. Questa è una
possibilità offerta a tutti. Finora nell’animazione del MGS c’è
una forte collaborazione tra i Salesiani e le Figlie di Maria
Ausiliatrice. Mi auguro che nel futuro si faccia più intensa la
partecipazione anche dei Salesiani Cooperatori e degli Exallievi,
promuovendo il MGS tra i loro gruppi giovanili.
Anche
questa è un’iniziativa che si è concordata tra i rami della
Famiglia Salesiana più vicini tra di loro e più presenti nel campo
giovanile. FMA e SDB, infatti, hanno una lunga esperienza, molte
opere e organismi di animazione attivi già da molto tempo. Ma la
partecipazione è aperta a tutti gli altri. La partecipazione avviene
a partire da una piattaforma che si elabora in occasione di ciascun
incontro o avvenimento.
Per i gruppi giovanili è utile avere
una piattaforma comune di formazione umana, di cammino di fede
e di proposta vocazionale, perché tutto questo realizza la
concezione educativa di Don Bosco.
Dunque ci sono sinergie già
esistenti e possibilità di aperture ad altri nel Movimento Giovanile
Salesiano, che già sente di avere una coscienza mondiale. Girando la
Congregazione ho visto come il messaggio del Rettor Maggiore inviato
ogni anno da Torino, in occasione della Festa di Don Bosco, aggreghi
mondialmente i gruppi che sono presenti nei diversi continenti. Vi è,
quindi, uno spazio giovanile dove possiamo educare i giovani anche
alle future sinergie e alla futura solidarietà.
Lo dimostra
anche il successo delle Giornate Mondiali della Gioventù, che
riescono a radunare, malgrado le distanze e le spese, giovani da
tutte le parti del mondo, appartenenti a gruppi diocesani, a gruppi
animati da istituti religiosi, dai movimenti, o semplicemente che si
identificano con questo tipo di iniziative.
4 La proposta vocazionale |
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Legato
al tema del MGS vi è quello della proposta vocazionale,
dell’orientamento vocazionale e della nostra testimonianza.
Sappiamo che Don Bosco, che aveva una grande stima dei laici,
esultava quando poteva dare alla Chiesa sacerdoti e consacrati. Se è
vero, infatti, che tutti hanno uguale dignità e uguale chiamata alla
santità, è anche vero che nella dinamica temporale del regno di Dio
ci sono vocazioni che muovono particolarmente la comunità
ecclesiale. Allora è importante che noi siamo uniti anche in questo
obiettivo. Facendo fare ai nostri gruppi o ai nostri giovani un
cammino di formazione umana e cristiana, proponiamo loro il ventaglio
delle vocazioni, evidenziando anche il maggiore impegno di “sequela
Cristi” proprio di alcune specifiche vocazioni.
La finalità
dei gruppi giovanili, formati dai nostri particolari rami della
Famiglia, non è di avere un allevamento di “pulcini” per la
propria Associazione. La nostra finalità è l’educazione cristiana
e l’orientamento del giovane nella vita. Dobbiamo saper far
pervenire al giovane il richiamo di Cristo, indicando come nella
dinamica temporale del Regno ci sono vocazioni anche di maggiore
impegno. Dobbiamo essere capaci di suscitare nei giovani desideri di
formazione e di disponibilità, essere capaci di orientarli verso
vocazioni di servizio e di grande significato (tra queste metto anche
il volontariato), tutto nel realismo del Regno.
5 Le Missioni |
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Un
terzo campo in cui stiamo già collaborando, un campo in cui la
solidarietà e cooperazione attuale si possono allargare offrendo
nuove possibilità, è la missionarietà. Nelle ultime spedizioni
missionarie si è venuta consolidando, accanto ai religiosi, la
presenza di laici, singoli, coppie e persino famiglie intere. È
bello rilevare che, all’interno della Famiglia Salesiana, vi sono
gruppi che includono la missionarietà nella loro stessa
denominazione.
La missionarietà, tuttavia, ha diversità di
espressioni e di iniziative, specialmente in questo nostro tempo in
cui si parla di solidarietà globalizzata. Ci sono nuove possibilità
di impegno missionario. C’è la possibilità della presenza
personale, c’è la possibilità del gemellaggio e quella del
sostegno a distanza in diverse forme. Vedendo la differenza tra le
diverse parti del mondo, penso a quanto sarebbe bello se ci fosse una
rete di gemellaggi in grado di veicolare risorse che rispondano ai
vari bisogni; e, dove ci sono forze disponibili, essere aperti a
collaborazioni temporanee o anche definitive. Questo in fase di
progetto e successivamente per la sua realizzazione in sinergia.
6 Il Bollettino Salesiano |
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C’è
un ulteriore settore, molto importante, dove stiamo già
collaborando: è il campo della comunicazione nella Chiesa e nella
società. Ciascun gruppo ha il proprio organo di comunicazione
interna, che distribuisce poi all’esterno del gruppo. Sapete però
che c’è una rivista o un organo che ci rappresenta tutti ed è il
Bollettino Salesiano. Noi diciamo che è un organo per la Famiglia
Salesiana, per il Movimento Salesiano e per tutta l’opinione
salesiana del mondo, che presenta il punto di vista della Famiglia
sulle realtà che stiamo vivendo, ed apre al mondo una finestra sulla
realtà salesiana.
È vero che il Bollettino è gestito e
portato avanti dalla Congregazione Salesiana. Sarebbe superfluo e
pesante creare un grosso organismo di rappresentatività. Si sta
dando sempre maggiore spazio alla Famiglia Salesiana nel consiglio di
redazione e si vanno presentando le nostre realtà, piuttosto che
“lottizzare” le pagine, il che non è opportuno. Dall’immagine
che il Bollettino riesce a creare ne riceviamo tutti beneficio.
7 3.4 Visibilità ecclesiale della presenza salesiana come “Movimento” |
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Sarebbe interessante, attraverso tutte le sinergie da mettere in atto, agire sempre di più come Movimento ed avere così una presenza visibile nella realtà sociale ed ecclesiale. Dobbiamo superare due pericoli, per altro non immaginari: da una parte un protagonismo troppo conclamato e, dall’altra, un assenteismo ingiustificabile. Più che un’opera di grande propaganda o affermazione declamata, nella Chiesa locale dovrebbe essere ben chiara la nostra presenza solidale col Vescovo, con i sacerdoti; dovremmo mostrare la nostra capacità di operare per alcune cause, facendo vedere che non siamo in funzione di noi stessi ma della comunità ecclesiale che, a sua volta, è in funzione della salvezza del mondo.
8 3.5 Una cultura della Famiglia Salesiana |
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Affinché
la cultura della Famiglia, cioè la visione e la mentalità del
lavorare insieme, passi a tutti i rami e a tutto l’albero è
indispensabile che tutti i soci dei singoli gruppi si rendano
consapevoli di appartenere ad un vasto Movimento di persone, nato dal
cuore apostolico di Don Bosco, e si rendano pronti alle sinergie,
alle convergenze, alle collaborazioni molteplici, diverse, agili,
aggiornabili. Non cerchiamo una grossa organizzazione per stabilire o
ratificare dal vertice le cose da fare, ma un forte impulso di
spiritualità capace di vitalizzare le cellule e gli organi, affinché
essi poi creino le collaborazioni possibili.
Da questa
prospettiva nasce come primo compito quello di rileggere da parte di
tutti sia la “Carta della comunione” che la “Carta della
missione”. Vi si trovano le grandi idee da trasmettere e le grandi
scelte da fare.
Tuttavia, oltre lo studio di questi documenti,
gioverà fare tra i diversi gruppi esperienze di convivenza, di
spiritualità, di fraternità, di collaborazione. Ciò eleverà il
livello di fiducia reciproca, l’apprezzamento delle possibilità
che il carisma e la Famiglia di Don Bosco hanno. Il traguardo da
raggiungere è sempre quello di passare dalla concordia alla
comunione d’intenti, alla collaborazione e corresponsabilità in
progetti comuni sul territorio, sociale ed ecclesiale.
4. Suggerimenti per la concretizzazione della Strenna
Ecco alcuni passi per far sì che la Famiglia Salesiana diventi davvero un vasto Movimento al servizio della salvezza dei giovani.
4.1
Collaborare insieme alla formazione e all’approfondimento della
mentalità carismatica di Famiglia Salesiana
Per questo
ci si sforzerà di:
fare oggetto di studio e di approfondimento la “Carta della comunione” e la “Carta della Missione” da parte di ogni gruppo della Famiglia Salesiana, per far crescere in ogni loro membro la cultura di Famiglia e la coscienza di Movimento;
condividere le conclusioni di questo studio nella “Consulta” locale e ispettoriale della Famiglia Salesiana e scegliere, come conclusione, alcune linee operative di condivisione e sinergia al servizio della missione salesiana nel proprio territorio.
4.2
Promuovere un impegno condiviso
Studiare insieme, tra i
diversi gruppi della Famiglia Salesiana presenti in un territorio, la
situazione dei giovani d’oggi, soprattutto attorno alle grandi
sfide della vita, della povertà nelle diverse sue espressioni,
dell’evangelizzazione, della pace, dei diritti umani … e cercare:
vie per migliorare le iniziative già in atto, mediante una maggiore collaborazione e lavoro in rete;
nuove iniziative da promuovere con il contributo specifico dei diversi gruppi presenti.
4.3
Uno strumento di comunione: la Consulta locale e ispettoriale della
Famiglia Salesiana
Dare più consistenza alla Consulta locale e
alla Consulta ispettoriale della Famiglia Salesiana, cercando la
forma più adeguata di realizzarle, perché siano non solo
un’occasione di scambio di idee ed esperienze, ma soprattutto uno
strumento
per riflettere insieme sulle sfide della missione nel proprio territorio e per condividere alcune linee fondamentali di risposta che ogni gruppo si sforza di assumere secondo le proprie possibilità;
per cercare vie di collaborazione agile e ben articolata in progetti educativi e di evangelizzazione, soprattutto al servizio dei giovani.
4.4 Alcune piattaforme di collaborazione e di lavoro in rete da promuovere e sviluppare
– L’animazione
del Movimento Giovanile Salesiano,
• sviluppando
nei diversi gruppi giovanili animati dai gruppi della FS l’impegno
di condivisione e partecipazione al Movimento Giovanile Salesiano;
• coinvolgendosi nell’accompagnamento dei gruppi e
dei giovani;
• condividendo nel cammino formativo dei gruppi
un itinerario di educazione alla fede che li aiuti a scoprire ed
assumere la propria vocazione apostolica nella Chiesa e nella
società.
– L’animazione e promozione tra i giovani e gli adulti del Volontariato salesiano, sociale e missionario, come risposta salesiana alle grandi sfide del mondo giovanile d’oggi, in particolare dei giovani più poveri e a rischio.
– La
promozione di vocazioni sacerdotali, religiose e laicali di speciale
impegno, al servizio della Chiesa e in particolare nella Famiglia
Salesiana, mediante:
• la partecipazione alle
iniziative vocazionali promosse nella Chiesa locale;
• la
testimonianza della propria vita vissuta come vocazione, e la
presentazione delle diverse vocazioni nella Chiesa e nella società,
in modo speciale nella Famiglia Salesiana;
• una particolare
attenzione e accompagnamento dei giovani nel loro cammino di coppia
con iniziative adeguate;
• l’appoggio alle famiglie e ai
genitori nel loro impegno educativo, promuovendo scuole di genitori,
gruppi di coppie, ecc.
8.1 |
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8.1.1 Conclusione |
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Concludo con una preghiera a Don Bosco, padre carismatico di tutta la Famiglia Salesiana, composta da don Egidio Viganò. Mi sembra più che mai opportuna perché è particolarmente mirata e programmatica. E, come al solito, con un racconto illustrativo della Strenna. San Paolo – parlando della realtà della Chiesa – aveva fatto sua la metafora del corpo che “pur essendo uno ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un solo corpo” (1Cor 12, 12). Per parlare della Famiglia Salesiana io ho preferito sottolineare assieme all’unità, cui fa riferimento l’immagine del corpo, la vitalità, il dinamismo proprio del movimento, per cui ho adoperato l’immagine del bosco, anche per stare alla parabola iniziale del seme che diventa albero e dell’albero che diventa bosco.
Ecco la preghiera della Famiglia Salesiana:
Padre
e maestro della gioventù,
San Giovanni Bosco,
che, docile
ai doni dello Spirito Santo,
legasti alla Famiglia Salesiana
il
tesoro della tua predilezione
per “i piccoli e i poveri”,
insegnaci ad essere
ogni giorno per essi
segni e
portatori dell’amore di Dio,
coltivando nel nostro animo
gli
stessi sentimenti di Cristo
Buon Pastore.
Chiedi per tutti
i membri della tua Famiglia
un cuore pieno di bontà,
costanza
nel lavoro,
sapienza nel discernimento,
coraggio per
testimoniare il senso di Chiesa
e generosità
missionaria.
Ottieni dal Signore per noi
la grazia di
essere fedeli
all’alleanza speciale
che il Signore ha
fatto con noi,
e fa che, guidati da Maria,
percorriamo con
gioia,
insieme ai giovani,
il cammino che conduce
all’amore.
Amen.
Ed ecco il racconto metaforico:
9 GLI ABETI |
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L’ululato
del lupo corse come un brivido lungo il fianco della montagna. Un
cervo, che brucava placidamente l’erba grassa e molle
di rugiada, si spaventò e partì di gran carriera, attraversando la
pineta.
Le imponenti corna del cervo sfioravano e scuotevano i
rami. Una pigna gonfia e matura si staccò da un ramo di abete e
rotolò giù per il costone, rimbalzò su una roccia sporgente e finì
con un tonfo in un avvallamento umido e ben esposto.
Una
manciata di semi venne sbalzata fuori dal suo comodo alloggio e si
sparse sul terreno.
«Urrà!» gridarono i semi all’unisono.
«Il momento è venuto!»
«Ce l’abbiamo fatta! Qui non ci
sono scoiattoli e topi, siamo fuori pericolo».
Cominciarono con
entusiasmo a germogliare per compiere la missione che ardeva nel loro
piccolo cuore e che è il compito di ogni albero: tenere il cielo
attaccato alla terra. Per questo gli alberi mettono radici profonde
nella terra e protendono rami nodosi nel cielo. Se non ci fossero gli
alberi il cielo sarebbe già volato via.
Cominciarono dunque i
semi ad annidarsi nel terreno, ma scoprirono ben presto che l’essere
in tanti provocava qualche difficoltà.
«Fatti un po’ più in
là, per favore!»
«Attento! Mi hai messo il germoglio in un
occhio!»
E così via. Comunque, urtandosi e sgomitando, tutti i
semi si trovarono un posticino per germogliare.
Tutti meno
uno.
Un seme bello e robusto dichiarò chiaramente le sue
intenzioni: «Mi sembrate un branco di inetti! Pigiati come siete, vi
rubate il terreno l’un l’altro e crescerete rachitici e stentati.
Non voglio aver niente a che fare con voi. Da solo potrò diventare
un albero grande, nobile e imponente. Da solo!»
Con l’aiuto
del vento, il seme riuscì ad allontanarsi dai suoi fratelli e piantò
le radici, solitario, sul crinale della montagna.
Dopo qualche
stagione, grazie alla neve, alla pioggia e al sole divenne un
magnifico giovane abete che dominava la vallatta, dove i suoi
fratelli erano invece diventati un bosco che offriva ombra e fresco
riposo ai viandanti e agli animali della montagna.
Anche se i
problemi non mancavano.
«Stai fermo con quei rami! Mi fai
cadere gli aghi»
«Mi rubi il sole! Fatti più in là…»
«La
smetti di scompigliarmi la chioma?»
L’abete solitario li
guardava ironico e superbo. Lui aveva tutto il sole e lo spazio che
desiderava.
Ma una notte di fine agosto, le stelle e la luna
sparirono sotto una cavalcata di nuvoloni minacciosi. Sibilando e
turbinando, il vento scaricò una serie di raffiche sempre più
violente, finché devastante sulla montagna si abbatté la
bufera.
Gli abeti del bosco si strinsero l’un l’altro,
tremando, ma proteggendosi e sostenendosi a vicenda.
Quando la
tempesta si placò, gli abeti erano estenuati per la lunga lotta, ma
erano salvi.
Tutti meno uno.
Del superbo abete solitario
non restava che un mozzicone scheggiato e malinconico sul crinale
della montagna.
Nella primavera successiva, i raggi del sole
accarezzavano decine di teneri germogli che la brezza della sera
cullava emozionata. Tra i rami degli abeti molti uccelli e scoiattoli
avevano trovato rifugio e superato l’inverno e, alla base dei
robusti tronchi, erano sbocciate piante e fiori di mille colori.
Era
il dono che, senza volerlo, il vento e la pioggia della bufera
avevano fatto alla montagna.
Carissimi fratelli e sorelle, amici tutti, vi auguro un anno 2009 ricco di grazie e vi affido il compito di fare davvero della Famiglia Salesiana un vasto e solidale movimento di persone per la salvezza dei giovani.
Con affetto, in Don Bosco
Don
Pascual Chávez Villanueva
Rettor Maggiore