Mi sembra naturale che tanto più completa è la consacrazione, tanto maggiore sia la responsabilità nell’animazione. Questa convinzione ci è stata confermata dal Santo Padre, Benedetto XVI, nel discorso nell’Udienza ai Capitolari del 31 marzo 2008: «Don Bosco volle che la continuità del suo carisma nella Chiesa fosse assicurata dalla scelta della vita consacrata. Anche oggi il movimento salesiano può crescere in fedeltà solo se al suo interno continua a permanere un nucleo forte e vitale di persone consacrate». |
STRENNA
2009
150º
anniversario della Fondazione della Congregazione Salesiana
Strenna 2009 PPT : Impegnamoci a fare della Famiglia Salesiana un vasto movimento di persone per la salvezza dei giovani (21MB)
La
Famiglia Salesiana ieri ed oggi:
il seme è diventato
un albero e l’albero un bosco
«Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami» (Mt 13, 31-32).
Carissimi fratelli e sorelle della Famiglia Salesiana,
vi
saluto con il cuore di Don Bosco, dal cui zelo e carità pastorale è
nata la nostra Famiglia spirituale e apostolica. Noi siamo il frutto
più bello e fecondo della sua totale consegna a Dio e della sua
passione di vedere i giovani, specialmente i più poveri, bisognosi e
a rischio, raggiungere la pienezza di vita in Cristo.
Dopo le
Strenne tanto propositive ed impegnative degli ultimi tre anni,
eccomi qui a proporvene un’altra ancor più urgente, esigente e
promettente. Essa ha a che vedere con la nostra identità e con la
nostra missione. Da essa dipende in effetti una presenza più
visibile nella Chiesa e nella società e un’azione più efficace
nell’affrontare le grandi sfide del mondo oggi.
L’anno
2009 dovrà aiutarci a fare sempre più reale la convinzione di Don
Bosco, che l’educazione dei giovani richiede una grande rete di
persone dedite a loro ed una decisa sinergia di interventi per
raggiungere i traguardi che i giovani attendono ed essere
significativi per la società. Perciò a nome di Don
Bosco vi chiedo:
Impegniamoci
a fare della Famiglia Salesiana
un vasto movimento di persone
per la salvezza dei giovani
Due avvenimenti convergenti
Ci
sono due avvenimenti che giustificano la scelta del tema di questa
Strenna per il 2009: il 150º anniversario di fondazione della
Società Salesiana e la preparazione del bicentenario della nascita
di Don Bosco (1815-2015). Con la celebrazione del primo iniziamo la
preparazione del secondo. Lo facciamo ricordando l’appello di
Giovanni Paolo II nel Giubileo del 2000: «Ogni famiglia religiosa
vivrà bene il Giubileo ritornando con purezza di cuore allo spirito
del Fondatore!»
Per noi quindi questa celebrazione giubilare
significa fedeltà rinnovata e creativa a Don Bosco, alla sua
spiritualità, alla sua missione. Ci sarà un “Anno Santo
salesiano”, durante il quale siamo chiamati a rivivere con
luminosità ed a comunicare con entusiasmo le esperienze di vita, le
modalità di azione, i tratti di spirito che hanno condotto Don Bosco
e, prima fra tanti altri, Madre Mazzarello alla santità.
In
questo senso, non posso non ricordare quella che è stata
l’esperienza di Don Bosco. In un primo momento egli si consacrò
personalmente in corpo e anima alla salvezza dei giovani che vedeva
smarriti sulle strade; poi invitò alcuni a condividere il suo lavoro
apostolico, dando luogo ad una specie di prima forma di ‘Famiglia
Salesiana’. Ma, dopo aver visto che tanti lo abbandonavano ed
essere rimasto solo o quasi, riunì attorno a sé un gruppo di
giovani e li educò per formare con lui una famiglia religiosa: così
nacquero i Salesiani; in seguito, vennero altri gruppi, strutturati a
diverso livello, ma con gli stessi obiettivi apostolici. Questo
rapido cenno di percorso ‘storico’ illumina cos’è la Famiglia
Salesiana e la sua relazione con il nocciolo fondamentale, i
consacrati – SDB e FMA –, il cui cuore e il cui motore, come
d’altronde quello di tutta la Famiglia Salesiana, è la passione
del “Da mihi animas, cetera tolle”. Questa racchiude lo spirito
che deve caratterizzare tutti i membri e gruppi della Famiglia
Salesiana.
1. La Famiglia Salesiana ieri
Il
150º anniversario di fondazione della Società Salesiana è
un’occasione privilegiata per riflettere sull’idea originale di
Don Bosco e sulla fondazione concreta dei gruppi originari, suscitati
e coltivati da lui: i Salesiani di Don Bosco, le Figlie di Maria
Ausiliatrice, l’Associazione dei Cooperatori Salesiani,
l’Associazione dei Devoti di Maria Ausiliatrice.
Ebbene,
prendendo spunto dalla parabola adoperata da Gesù per spiegare il
Regno dei cieli e il suo dinamismo, mi azzardo a dire che il seme
seminato da Don Bosco è cresciuto fino a diventare un albero
frondoso e robusto, vero dono di Dio alla Chiesa e al mondo. Infatti,
la Famiglia Salesiana ha vissuto un’autentica primavera. Ai gruppi
originari si sono uniti, sotto l'impulso dello Spirito Santo, altri
gruppi che, con vocazioni specifiche, hanno arricchito la comunione e
allargato la missione salesiana.
Oggi è evidente agli occhi di
tutti quanto è aumentata la Famiglia, si è moltiplicato il lavoro
compiuto e quello che sogniamo; si è esteso senza limiti il campo di
azione a beneficio di tanti giovani e adulti. Di questo siamo grati
al Signore e prendiamo consapevolezza della nostra maggiore
responsabilità, appunto perché come ogni vocazione, anche questa
della Famiglia Salesiana è al servizio della missione, nel caso
nostro la salvezza della gioventù, specie la più povera,
abbandonata e pericolante.
1.1 Il “seme” carismatico.
Lo spirito, la mentalità, l’esperienza pastorale, la visione del mondo e della Chiesa portarono Don Bosco verso alcune convinzioni e corrispondenti iniziative:
la missione universale della Chiesa, da assumere in maniera solidale, di salvare tutto l’uomo e tutti gli uomini. All’interno di tale missione i suoi figli e seguaci si devono caratterizzare per la preferenza verso i giovani, i poveri, i popoli non evangelizzati;
l’utilità, anzi l’urgenza e la necessità impellente di unirsi spiritualmente e di associarsi operativamente per imprese rispondenti al suddetto fine;
le possibilità che lo spirito donato a lui aveva di essere vissuto in diversi stati di vita e, quindi, di contribuire attraverso l’unione dei “buoni” alla grande missione della Chiesa, inserendosi in essa con “le priorità” salesiane;
la fondazione dei primi gruppi: coagulati spiritualmente attorno all’esperienza oratoriana, come missione, come stile, come metodo e come spirito:
-
con diverso legame riguardo alla Congregazione salesiana (nucleo
originale),
- con diversa consistenza associativa,
-
con diverso livello di impegno pubblico “cristiano” come
requisito di appartenenza.
La funzione storica degli SDB, delle FMA, dei CC.SS.
1.2 Il seme sotto la neve: la crescita silenziosa
Queste
intuizioni si sono sviluppate secondo la comprensione che i seguaci
di Don Bosco potevano avere nel contesto di una certa visione e vita
di Chiesa. Tale sviluppo si nota:
- nella permanenza
ed estensione dei gruppi fondati da Don Bosco;
-
negli aggiornamenti e nelle revisioni periodiche degli elementi
organizzativi e spirituali;
- nel senso dei rapporti
vitali che questi gruppi mantengono tra di loro.
Nel frattempo
altri gruppi andarono sorgendo in diversi continenti con
caratteristiche analoghe, perché fondati da Salesiani.
Tra di
essi certamente emerge il gruppo delle Volontarie di Don Bosco,
traduzione dello spirito salesiano nella secolarità consacrata, che
era una novità anche nella Chiesa.
Le nuove condizioni create
dal Concilio Vaticano II (Chiesa comunione, rinnovamento degli
Istituti di vita consacrata, ritorno al carisma originale, emergenza
del laicato) hanno portato a scoprire e ad evidenziare il
carattere di “famiglia” carismatica che la costellazione di
gruppi sorti poteva avere ed a formulare pure orientamenti
operativi in tale senso: comunicazione tra i gruppi, espressioni di
comunione, ruolo animatore dei Salesiani, il Rettor Maggiore come
riferimento significativo, elementi comuni della spiritualità.
Questa
nuova mentalità, tuttavia, deve ancora passare dalla carta alla
vita di ogni gruppo e di ogni singolo membro dei gruppi,
affinché la Famiglia Salesiana sia vissuta come una dimensione della
loro vocazione. “Senza di voi non siamo più noi!”
1.3 L’albero e il bosco: un rigoglioso sviluppo
Alcuni fatti hanno accompagnato e sostenuto lo sviluppo della Famiglia:
È stata chiesta formalmente e riconosciuta pubblicamente l’appartenenza dei gruppi che erano sorti dopo la morte di Don Bosco. Nel loro insieme oggi i gruppi ufficialmente riconosciuti sono ventitre:
La Società di San Francesco di Sales (Salesiani di Don Bosco)
L’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice
L’Associazione dei Salesiani Cooperatori
L’Associazione di Maria Ausiliatrice
L’Associazione degli Exallievi e delle Exallieve di Don Bosco
L’Associazione delle Exallieve ed degli Exallievi delle Figlie di Maria Ausiliatrice
L’Istituto delle Volontarie di Don Bosco
Le Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria
Le Salesiane Oblate del Sacro Cuore di Gesù
Le Apostole della Sacra Famiglia
Le Suore della Carità di Miyazaki
Le Suore Missionarie di Maria Ausiliatrice
Le Figlie del Divino Salvatore
Le Ancelle del Cuore Immacolato di Maria
Le Suore di Gesù Adolescente
L’Associazione Damas Salesianas
I Volontari Con Don Bosco
Le Suore Catechiste di Maria Immacolata Ausiliatrice
Le Figlie della Regalità di Maria Immacolata
I Testimoni del Risorto 2000
La Congregazione di San Michele Arcangelo
La Congregazione delle Suore della Risurrezione
La Congregazione delle Suore Annunciatrici del Signore
Sono nati anche altri gruppi, che attendono che maturino le condizioni per venire formalmente riconosciuti come membri della Famiglia Salesiana; nel frattempo si coltiva il terreno nel quale altri gruppi potrebbero ancora esprimersi.
La Famiglia Salesiana ha riflettuto abbondantemente sulla propria identità (cfr. ACG 358), sugli elementi che riguardano la sua consistenza e unità, sulla sua organizzazione per la comunicazione (cfr. Carta della Comunione e Carta della Missione).
Ogni gruppo ha cercato di rafforzarsi dandosi Statuti o Regolamenti di Vita, linee guida per la formazione dei membri, sintesi della propria specifica spiritualità salesiana, e impegnandosi per migliorare l’organizzazione e trovare vie od opportunità di crescita e sviluppo.
Si è fatto uno sforzo comune per approfondire le possibilità e definire le modalità di comunione tra tutti; ne è stato valido riferimento prima la Carta di Comunione e poi la Carta della Missione, che occorre continuare a diffondere, studiare, realizzare.
2. Nel terzo millennio: l’oggi e il domani
2.1 Sulla strada della comunione
La
Chiesa è entrata in una nuova fase di comunione, segnata
dai Sinodi continentali e della Chiesa universale, dal dialogo
ecumenico, dal movimento interreligioso, dalla solidarietà
globalizzata, dall’impegno per la riconciliazione.
Caratteristiche
di tale comunione sono:
- la rivisitazione dei
fondamenti,
- una maggiore estensione,
-
la comprensione più adeguata delle sue condizioni,
-
una maggiore visibilità,
- una maggiore operatività
apostolica e missionaria,
- il suo riferimento alla
missione: “La comunione genera comunione e si configura
essenzialmente come comunione missionaria” (ChL 32).
Anche
se la nostra è una Famiglia prevalentemente apostolica, per il suo
essere famiglia affonda necessariamente le sue radici nel mistero
della Trinità, origine, modello e meta di ogni famiglia.
Contemplando il Dio-Amore, il Dio-Comunione, il Dio-Famiglia,
comprendiamo che cosa significa per noi la missione (“essere segni
e portatori dell’amore di Dio”), la spiritualità di comunione,
l’essere famiglia.
Il Padre ci richiama l’ampiezza
del cuore per cui, membri e gruppi della Famiglia Salesiana, ci
accogliamo e ci riconosciamo come fratelli e sorelle, uomini e donne
amati da Lui: da Lui chiamati personalmente a lavorare nel suo campo
per un medesimo scopo. La grettezza del cuore umano può alzare
barriere, creare distanze e separazioni, cercare – come tra gli
Apostoli – il primo posto, a danno del Regno. A volte sono le
nostre paure o riserve all’unità stessa con gli altri che
producono effetti simili. Cuore, come quello del Padre, significa
affetto vero e profondo per i giovani e per quanti spendono la vita
per loro. Si traduce in cordialità, valorizzazione di tutti e di
ciascuno, riconoscenza per quanto ognuno può e riesce a dare.
Lo
Spirito Santo ci indica un secondo atteggiamento per
costruire famiglia: l’accoglienza grata e gioiosa della diversità.
Manifestazione dello Spirito sono le molte lingue, i diversi carismi,
i vari membri di un corpo. Sono i miliardi di uomini, ciascuno
plasmato singolarmente come figlio di Dio. Lo Spirito non si ripete,
non produce in serie.
Don Bosco fu maestro nel far affiorare
l’unità dalla diversità di tipi e temperamenti, di condizioni e
capacità. Al suo tempo questa sensibilità era meno presente. Oggi
la diversità invece costituisce una sfida educativa e pastorale per
la convivenza umana, per la testimonianza ecclesiale e per la
Famiglia Salesiana.
Diversità vuol dire abbondanza di rapporti,
varietà di forze, fertilità di campi e quindi fecondità senza
calcolo. Quale impareggiabile opportunità di dialogo, di
interscambio di esperienze spirituali ed educative possono offrire
nella Famiglia Salesiana uomini e donne, consacrati e secolari,
sacerdoti e laici, nella loro singolare condizione di mariti, mogli e
figli, giovani, adulti e anziani, operai, professionisti o studenti,
gente di svariati popoli e culture, in piene forze o nella prova
della malattia, santi e peccatori!
Certo, l’unità tra diversi
non è un fatto di natura; ma proprio perché noi avessimo la forza
di superare l’istinto di autoaffermazione, Gesù ha pregato: “Che
siano una cosa sola!” (cfr. Gv 17, 11).
Gesù,
il Signore, il Figlio che si è fatto nostro compagno di viaggio, che
riconcilia tutte le cose, quelle che sono nel cielo come quelle che
sono sulla terra (cfr. Col 1,20), ricapitolandole in Dio, ci
indica un terzo atteggiamento: la volontà di camminare insieme verso
un traguardo condiviso, di collocarci insieme in uno spazio per
niente etereo, il Regno; di formare una comunità riconoscibile di
discepoli che assume insieme il suo mandato: «Andate in tutto il
mondo e predicate il vangelo a ogni creatura» (Mc
16,15).
Ecco i tre atteggiamenti indispensabili per crescere in
comunione: l’ampiezza di cuore, l’accoglienza della diversità,
la volontà di camminare insieme verso un traguardo condiviso.
2.2 Comunione nella e per la missione
“La comunione genera comunione e si configura essenzialmente come comunione missionaria” (ChL 32). Ora nel terzo millennio il nostro traguardo principale è quello di esprimere, in maniera più evidente, la comunione nella missione, tenendo conto dei seguenti criteri:
Secondo le costanti delle origini e dello sviluppo della Famiglia Salesiana:
Una
cosa è rimasta costante, come preziosa eredità: la passione
educativa, in particolare per i giovani più poveri, che aiutiamo a
divenire consapevoli della propria dignità di persone, del valore e
delle possibilità che la loro vita ha per Dio e per il mondo.
“Da
mihi animas”! È il motto di Don Bosco che facciamo nostro!
Noi guardiamo ai giovani, alla loro dimensione spirituale, e di essi
vogliamo occuparci per risvegliare in loro la vocazione ad essere
figli di Dio ed aiutarli a realizzarla, seguendo il Sistema
Preventivo, cioè attraverso la ragione, la religione e
l’amorevolezza. Questo implica un distacco da tutto quanto ci può
distrarre dalla nostra consegna a Dio e ai giovani. Ecco il
significato del “cetera tolle”, che è la seocnda parte
del nostro motto.
Conforme alle condizioni del mondo di oggi:
Il
mondo unificato attraverso la comunicazione, caratterizzato dalla
complessità, dal carattere trasversale di molti “cause”, dalla
possibilità di reti, offre uno scenario nuovo per la missione
cristiana, promozionale, educativa, giovanile.
La Famiglia
Salesiana cercherà insieme di dare spessore alla propria presenza
nella società e incidenza al suo agire educativo: c’è il problema
giovanile, c’è la vita da custodire, c’è la povertà nelle sue
diverse espressioni da debellare; c’è la pace da promuovere; ci
sono i diritti umani dichiarati da rendere reali; c’è Gesù Cristo
da far conoscere.
Come frutto delle ultime Strenne:
Le
Strenne di questi ultimi tre anni hanno evidenziato l’emergenza
educativa, l’impegno per la famiglia, la promozione della vita, la
preferenza per i poveri, la solidarietà globalizzata, la nuova
evangelizzazione.
Questa nuova fase della Famiglia Salesiana
sarà segnata da un’ardente e operosa carità, piena di fantasia e
generosità: quella che ha fatto di Don Bosco un’immagine di Gesù
Buon Pastore, riconoscibile dai giovani e dalla gente umile del suo
tempo. Noi, Famiglia Salesiana, siamo chiamati oggi, nel XXI secolo,
a modellare il nostro cuore, povero e talora anche peccatore, su
quello di Gesù nel quale Dio si è manifestato al mondo come Colui
che dà la vita, perché l’uomo sia felice e abbia vita in
abbondanza (cfr. Gv 10, 10).
2.3 Alcune esigenze per continuare il cammino
Emergono
immediatamente alcune esigenze per continuare il cammino di crescita
e raggiungere il traguardo della comunione nella missione, che ci
siamo proposto:
- Approfondire,
per capirlo meglio, il possibile campo comune e le
caratteristiche operative della missione.
Tutto ciò comporta
di guardare, riflettere, dialogare, studiare, pregare insieme per
trovare la strada da percorrere in spirito di comunione. È il segno
dell’amore che i giovani si attendono e del quale certamente
sentiranno l’impatto e il beneficio.
-
Rimettere al centro la spiritualità come spinta alla
comunione per la missione, conforme al tempo della Chiesa e alle
condizioni dell’esperienza religiosa odierna; ne consegue l’urgenza
della formazione dei membri ed il coinvolgimento di altri.
La
santità: è questa la fonte e l’energia dalla quale «trae origine
un vasto movimento di persone che in vari modi operano per la
salvezza della gioventù» (Cost. SDB 5): la Famiglia Salesiana. Non
si può pensare che essa possa essere il risultato di
un’organizzazione anche perfetta o di tecniche raffinate di
aggregazione. L’ha suscitata lo Spirito e vive dello Spirito.
A
questa Famiglia faccio il pressante invito ad aquisire una nuova
mentalità, a pensarsi ed agire sempre come Movimento, con intenso
spirito di comunione (concordia), con convinta volontà di
sinergia (unità di intenti), con matura capacità di
lavorare in rete (unità di progetti). Nel Regolamento dei
Salesiani Cooperatori Don Bosco scrisse: «In ogni tempo si giudicò
necessaria l’unione tra i buoni per giovarsi vicendevolmente nel
fare il bene e tener lontano il male… Le forze deboli, quando sono
unite, diventano forti e se una cordicella presa da sola facilmente
si rompe, è assai difficile romperne tre unite. Le forze deboli,
unite, diventano forti: Vis unita fortior, funiculus triplex
difficile rumpitur». Non dobbiamo dimenticare mai che siamo
stati fondati da un Santo della carità sociale, Don Bosco (cfr. Deus
Caritas Est n. 40), che era consapevole però che il lavoro
educativo pastorale ha bisogno di una carità cooperativa, per la
quale lo Spirito Santo suscita carismi.
-
Assicurare la capacità autonoma dei gruppi quanto al
proprio sviluppo, alla formazione dei propri soci, alle iniziative
apostoliche.
- Capire e
sperimentare forme agili di collaborazione: “pensare
globalmente, agire localmente”.
-
Approfondire l’esperienza salesiana che si svolge nella condizione
laicale.
1 3. Linee per il futuro |
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2 3.1 Le sinergie nella missione |
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3 3.2 Le risorse |
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4 La proposta vocazionale |
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5 Le Missioni |
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6 Il Bollettino Salesiano |
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7 3.4 Visibilità ecclesiale della presenza salesiana come “Movimento” |
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8 3.5 Una cultura della Famiglia Salesiana |
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9 GLI ABETI |
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