Strenna_2000_it


Strenna_2000_it

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Commet1ło di dotl Jucrn 8dmut1do C\\Jecchi
CRełłoll JAaggiOtce ~C[)Cli
u\\feQ ~ome dl C!tl~to,
lflogttta pace,
Qagciateui tticolllciQiatte

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[;łtieltlltla 2000
Commettto dl dott Jucrn 8dmundo C\\Jecchl
CRetto/l J\\Jlo.gglo/le ~cncg
JfeQ ~ome dl c~lgto, ~ogt~a pace,
Qagclatmn ~lco~clQla~e

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Stampato in proprio - Roma, lstituto FMA 2000

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cAfeQ nome dl Cttlgto, nogttta pace,
QagclateVl ttlConclQlatte 1
L'espressione in cui si concentra il messaggio della stren-
na e presa dallo stesso contesto paolino, che ha ispirato la
Lettera del Rettore Maggiore: «Ci ha riconciliato con se e ha
affidato a noi il ministero della Riconciliazione».2
Viene introdotta da altre due espressioni che ricorrono
nelle lettere di San Paolo, qualche volta letteralmente, soven-
te secondo il senso, eche concentrano punti fondamentali della
riflessione cristiana. Soprattutto vanno benissimo nella cele-
brazione del bimillenario della nascita di Cristo, in cui siamo
ormai entrati con tutta l'anima, e in tempi di globalizzazione,
nei quali si tentano sguardi di insieme sul mondo e sulla sto-
ria umana.
"Nel nome di Cristo": e il richiamo alla massima autorita
ed autorevolezza (potere e amore) per un cristiano riguardo
alla condotta personale,3 ai rapporti comunitari,4 alla preghie-
ra che sale a Dio,5 ai singoli beni e alla salvezza totale 6 che da
Dio vengono a noi. Si possono riportare innumerevoli espres-
sioni che lo confermano. Valga come esempio una per noi
' Cf 2 Car 5, 20.
' ACG 369, settembre 1999.
' Cf Cal 3, 17; 2 Ts 3, 6.
' Cf 1 Car J, IO.
' Cf Mt 18, 30; Gv 14, 13; Gv 16, 23.
Cf Rm IO, 13.
5
2

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notissima: «Nel nome di Gesu, ogni ginocchio si pieghi nei
cieli e sulla terra».1
Collocata nella strenna del 2000, spartiacque tra secoli e
millenni, contiene un riferimento a una coscienza cristiana che
va svegliata al massimo, consapevole dei beni che sono in gioco
nel tempo che viviamo e delle straordinarie grazie e respon-
sabilita di cui siamo investiti.
L'accostamento della pace, che il cuore dell'uomo e l'u-
manita desiderano in ogni ambito, a Cristo e pure ricorrente
e oggi raccoglie innumerevoli risonanze: «Egli infatti e la
nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbat-
tendo il muro di separazione che era frammezzo cioe l'inimi-
cizia».8 Innumerevoli risonanze, perche richiama vecchi stec-
cati di cultura e religione tra gli uomini, accenna a una causa
storica indurita e persistente che vi sta all'origine (l'inimicizia,
la separazione, il muro!), attribuisce a Gesu che ha unito l'uo-
mo a Dio e gli uomini tra di loro, la possibilita di superare
queste "inimicizie"; anzi la vittoria gia ottenuta su di essi.
La strenna allora e un invito a mantenere vivo il tema
della riconciliazione e ad esplicitarne ancora <legli aspetti, che
sono profondamente personali e larghi quanta l'umanita; spi-
rituali e pratici, cioe capaci di incidere sul corso <legli eventi
nel passaggio da un millennio, stracarico di avvenimenti e pro-
getti umani, verso un altro che e quasi da "sogno".
Collegamento
Nella Lettera di settembre 1999, a cui mi riferivo sopra,
abbiamo gia riflettuto sulla Trinita, comunione tra il Padre, il
Figlio e lo Spirito, come fonte della possibilita stessa di una
riconciliazione senza limiti per quanto riguarda la gravita e la
quantita delle colpe o l'integrazione armonica delle diversita
legittime.
' Fil 2, 10.
' Ef 2, 14.
6

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Abbiamo pure rievocato il ministero di Cristo per la
riconciliazione: annuncio, appello, offerta, esempio, clono alla
Chiesa della Spirito che e amore, consegna del patere di ricon-
ciliare. Ci sono serviti come guida i racconti del Vangelo per-
che la riconciliazione e, ieri e oggi, un avvenimento di vita: un
incontro che si sperimenta e si puo raccontare, una storia che
si costruisce.
Abbiamo anche cercato di descrivere il cammino che la
persona deve fare nel ritorno alla Casa del Padre: accogliere
la grazia della chiamata, valutare la propria vita alla luce di
questa grazia riconoscendo le radici del małe, intraprendere il
cammino di ritorno e imparare a vivere nella casa del Padre:
la casa del Padre e, essa stessa, la comunita nei suoi vari cer-
chi, l'umanita, il cosmo.
Tutto questa l'abbiamo riletto alla luce della nostra spi-
ritualita salesiana che e anche pedagogia per i piccoli e i pove-
ri e, di conseguenza, chiede a noi di essere persone riconci-
liate e capaci di riconciliare attraverso la mediazione educati-
va e il sacramento.
Da qui partiamo per realizzare, nell'affascinante scenario,
ancor virtuale o "simulato" dell'anno 2000 e nella semplicita
della vita quotidiana, quanta abbiamo accolto con la mente,
in modo tale che l'anno giubilare sia un cammino di conver-
sione di ampio respiro: conversione globalizzata!
Anno 2000: pienezza dei tempi
La grazia di un ritorno o nuova alleanza che Dio ci offre
e segnata dalle caratteristiche del tempo in cui awiene la
nostra riconciliazione.
Dal nostro stesso modo di parlare apprendiamo che la
parała "tempo" ha due significati principali.
Uno e quello "cronologico": indica la durata o la collo-
cazione di un avvenimento nel succedersi degli anni, dei gior-
ni e delle ore. Cosi diciamo "sono passati duemila anni dalla
nascita di Cristo" o "nell'anno 2000 ha luogo il Giubileo".
Direi che non e il significato piu importante: si tratta solo
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della data, del calendaria: un contenitore, un file aperto ma
ancora vuoto, un'agenda ancora "pulita".
L'altro e il senso "storico" o umano: l'insieme di aweni-
menti, in particolare quelli piu significativi e gravidi di conse-
guenze, che caratterizzano un tratto del fluire della nostra
durata. Lo indichiamo con espressioni come: "eravamo in
tempo di gue1Ta", o "il nostro e tempo di mercato" o "viviamo
ancora i tempi del Concilio".
E l'aspetto piu importante: il contenuto, cioe le angosce,
le speranze, le preoccupazioni, i progetti, le paure, le realiz-
zazioni che segnano un momento o fase della vita dell'uomo.
Questo tempo "storico" ha una sua consistenza reale: cioe
non e un'opinione, un modo secondo cui l'occhio o la mente
umana compone le cose, una teoria o il riflesso su uno spec-
chio. Le cose accadono realmente (non sono in diapositiva o
videocassette!). Se non ne fossimo convinti basterebbe pensa-
re alle realta tragiche dei campi di concentramento o a quel-
le piu consolanti come la esplorazione dello spazio.
La riflessione precedente non e di puro trattenimento;
serve per introdu1Te l'idea di "pienezza dei tempi". Essa non
coITisponde a un numero di anni trascorsi: non sembra che
Dio si regoli in base ad un orologio, un calendaria o un'agen-
da. La "pienezza" non e una qualita che il tempo cronologico
possa acquisire accumulando anni o millenni: l'ora o !'anno
millesimo sono esattamente uguali ai precedenti e il succedersi
di milioni di essi non fa nessuna differenza di qualita.
La pienezza riguarda il tempo "storico", quello che awie-
ne per l'uomo. In questo senso l'irruzione di Dio nella storia
attraverso il suo Figlio e il punto piu alto e piu pieno dei tempi.
Percio i Vangeli, che sono grandi meditazioni di fede sulla sto-
ria di Gesu, ci ripeteranno che Egli venne quando i tempi erano
compiuti e che Lui e il compimento o pienezza dei tempi.
«Quando venne la pienezza dei tempi Dio mando il suo Figlio
nato da donna, nato sotto la legge perche ricevessimo l'ado-
zione a figli».9
' Gal 4, 4.
8

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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I due awenimenti collegati, la presenza incarnata di Dio
nella storia e lo svelamento nella coscienza dell'uomo del suo
essere figlio di Dio, sono vertici senza pari nel succedersi dei
tempi.
«Nella pienezza dei tempi» 10 Dio ha rivelato e realizzato
simultaneamente l'awenimento di inviare il suo Figlio al
mondo e il salto nell'autocoscienza dell'uomo. Cio e la sua
grande rivelazione e per noi la scoperta massima: «il mistera
taciuto per secoli eterni, ma rivelato ora». 11
La questione importante per noi, uomini e donne del
2000, eche questa awenimento non e passato, ma presente; e
non e meno intenso oggi che nel momento dell'esistenza ter-
rena di Gesu. Anzi, per la Risurrezione Gesu rimane vivo nel
Padre e nel mondo, nel cielo e sulla terra e va riempiendo di
significato e di grazie awenimenti e persone.
Noi viviamo i tempi della "incarnazione" di Dio attraver-
so Cristo e della coscienza umana di essere figli di Dio, non
solo a parole, ma in verita. Entrambi gli awenimenti debbo-
no ancora avere manifestazioni ulteriori. Per questa si parła
anche di una "pienezza" ultima dei tempi, cantata proprio nel-
l'inno di San Paolo, che abbiamo gia citato, che consistera nel
«ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quel-
le della t erra» .12
Il percorso non e stato e non sara soltanto un'evoluzio-
ne, ma un rinnovarsi dell'alleanza secondo la ininterrotta
fedelta di Dio e con luminosi imprevisti per l'uomo.
Il segno di questa percorso, fatto di fedelta e sorprese, e
la Chiesa. In essa non solo rimane il patrimonio morale e di
dottrina di Cristo, ma dimora Egli stesso, Risorto, proprio nella
comunione <legli uomini con Dio e tra di loro.
"Ef 1, 10.
" Rm 16, 25-26.
" E f 1, 10.
9
3

2.2 Page 12

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La pienezza del 2000: la pace
Da quanta e stato detto si capisce che la conoscenza di
Cristo, l'ascolto della sua Parola, la conversione a Lui e l'in-
corporazione di persone e gruppi nella sua Risurrezione, dove
si diano, sono radicali mutamenti di epoca.
In quale senso si vorrebbe oggi che tale cambiamento si
orientasse per il singolo e l'umanita?
Il nostro tempo, nel sogno di un futuro felice possibile,
ha un desideria collettivo dominante: la pace. Mi servono dei
parametri o indicatori per affermarlo quasi categoricamente.
E comincio dai piu evidenti.
C'e una stanchezza generale dei conflitti armati. Le
immagini di Timor, dell'Angola, dei Balcani, dell'Afganistan,
della Cecenia, del Congo, del Ruanda, dell'Etiopia, dell'Algeria,
diffuse in tutto il mondo hanno prodotto un rigetto quasi spon-
taneo degli interventi o confronti armati.
Anche quando qualche ragione politica o persino umani-
taria sembra giustificarli, vengono considerati "l'alternativa del
diavolo", cioe un segno dell'incapacita morale degli uomini. Ci
sono sempre sospetti, totalmente giustificati dai fatti, che sotto
sotto ci siano le ragioni del lupo.
Se si facesse un referendum mondiale perche la gente di
ogni paese si esprimesse su questa modo di risolvere le diver-
genze, cioe con l'impiego di mezzi che distruggono citta, risor-
se e persone, la maggioranza si pronuncerebbe in forma nega-
tiva.
Il secondo segno e la delegittimazione morale e prati-
ca della guerra. Morale vuol dire che la guerra oggi non e mai
"giusta". La guerra giusta rimane nella teoria e nel passato.
Appena si muovono le macchine da guerra e colpiscono quar-
tieri e gente che non ha a che vedere con i vantaggi del con-
flitto, le ingiustizie si accumulano fino a caratterizzare !'im-
presa medesima. I bombardamenti chirurgici sono stati una
"burla", un inganno da propaganda.
A questa delegittimazione morale senza appello si unisce
quella pratica: si e arrivati alla conclusione che le guerre non
costituiscono mai vere soluzioni, ma semi di futuri intermi-
10

2.3 Page 13

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nabili conflitti analoghi. Una soluzione pacifica mediocre,
migliorabile nel tempo, e dunque preferibile ad un'altra mate-
rialmente completa ottenuta con il confronto bellico, che per
se stesso la rencie labile.
Non solo c'e stanchezza e delegittimazione "per votazio-
ne maggioritaria", ma aspirazione evidente a vivere in pace
tra popoli e gruppi. Le manifestazioni di tale desiderio sono
innumerevoli e si raccolgono a raggio diverso: clamore dei
popoli martoriati, voci autorevoli in diversi ambiti, associazioni
e movimemi, sforzi diplomatici.
Ultimo indicatore e il convincimento che la pace sia un
progetto possibile in questo secolo, anche se i tentativi fatti
finora non hanno prodotto i risultati totali attesi. In tale linea
si muovono istituzioni mondiali: le religioni, per le quali la
pace e uno <legli impegni principali, l'impostazione dell'edu-
cazione, lo sforzo culturale, l'impegno di numerosi volontari.
A conferma di tutto cio, le Nazioni Unite hanno dichia-
rato il 2000 Anno Internazionale della cultura della pace: non
solo, hanno anche invitato a prendere il decennio 2001-2010
come Decade internazionale della cultura della pace e non-vio-
lenza per i ragazzi del mondo.
Quale pace?
La Parola di Dio ci da conferma che la pace e un bene
supremo e un desiderio legittimo e permanente dell'uomo e
dei popali: una condizione indispensabile di vita.
Allo stesso tempo ripete che l'uomo, lasciato a se stesso,
non riesce a cogliere la vera natura della pace. Sovente la sepa-
ra dalla giustizia e dall'amore. La vuole per se intendendola
come un "non essere disturbato" nel possesso e godimento
indiscriminato dei beni che accumula, piuttosto che metterla
in un rapporto di rispetto e solidarieta con i simili.
Di conseguenza sbaglia le stracie per instaurarla, consoli-
darla, mantenerla nelle inevitabili vicende umane, restaurarla
e persino nell'estrarne tutti i benefici quando ne gode qualche
spiraglio.
11

2.4 Page 14

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Dinanzi al secolo che finisce, chi potrebbe asserire che
questa visione non sia vera? Non sano stati forse gli uomini
piu in alta a scatenare i conflitti e non sano stati "molti <legli
intelligenti" a giustificarli?
L'uomo deve imparare la pace. Da chi? La storia della sal-
vezza rivela quando o in quali condizioni persone e popali rie-
scono a vivere in una pace che si possa chiamare tale.
E nella nostra esperienza che, finite le guerre tra nazio-
ni o mentre ancora esse si svolgono, si accendono le contrap-
posizioni etniche o di gruppo, i conflitti familiari e personali.
Cosi societa che gadano di pace pubblica debbono misurarsi
con una conflittualita diffusa che ubbidisce a cause moltepli-
ci, non tutte catalogabili ne tutte riducibili a un insieme omo-
geneo. A noi impressiona la violenza comunicata ai giovani: le
baby band, i bull, i ragazzi militarizzati o reclutati dalla mala-
vita, i ragazzi "sicari".
Il controllo pubblico, sempre necessario, non riesce a con-
tenere la violenza quando questa si annida nelle persone e
diventa costume. Di li la proposta di pene piu severe, le dichia-
razioni contro le scarcerazioni facili. Ci vuole senz'altro un
impiego legittimo della forza in ambito pubblico per contene-
re il dilagare della violenza che nelle societa organizzate ha
invaso l'ambito privato. Ma e evidente che non basta.
La violenza fa rete, cioe si collega: <lai singoli passa ai
gruppi; i gruppi formano grandi organizzazioni anche inter-
nazionali. Non e difficile awertire cio leggendo i giornali a pro-
posito di bande, mafie e case simili.
C'e anche, ringraziando il Signore, l'esperienza contra-
ria: nelle zone e situazioni di violenza diffusa si formano isole
di pace, di concordia, di solidarieta attorno a determinate per-
sone o comunita. Le abbiamo viste negli ultimi conflitti.
L'informazione ci <lice che sano rispettate anche <lai violenti,
almeno per non perdere la faccia e la credibilita. Forse questi
violenti sano convinti che coloro che fanno soltanto opera di
umanita e banta non peseranno nella soluzione finale perche
sano "militarmente" deboli.
Noi pero abbiamo ascoltato e creduto che i pacifici pas-
12

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sederanno la terra.13 Anch'essi infatti fanno rete. Se la pena di
morte viene cancellata in un paese qualsiasi della terra, essi
illuminano il Colosseo, fanno marce di solidarieta, ricevono
l'approvazione del Papa. Se c'e un conflitto lantano, Io fanno
conoscere, raccolgono aiuti, si radunano in preghiera anche
tra diverse religioni, interessano Dio nei monasteri, mandano
volontari e persino fanno una catena di persone cosi lunga da
toccare un lembo della terra provata.
Soprattutto, preventivamente, creano "un'area" di pace
con i loro comportamenti ed opere.
La pace viene dal cuore
Ci siamo affacciati cosi ad un interrogativa di luce e di
tenebre: perche in aree di violenza si formano reti di pace e
viceversa?
Per queste ultime scopriamo in primo luogo la brama di
avere, di impadronirsi, di accumulare. I giornali spendono
pagine e pagine per informarci sulle trufle e sui crimini che
si compiono per impossessarsi di ingenti somme di denara,
sottraendole a chi se le e guadagnate con il lavoro, o addirit-
tura al benessere della gente.
Pure un rancore lungamente coltivato rende crudele e
spietata la persona ed e alla radice dei crimini. Il rancore ha
un effetto deformante e devastante sul cuore; bisogna parlare
con alcune persone che hanno coltivato per molto tempo
un'awersione, un odia, per rendersene esatto conto.
Causa della violenza e anche il senso di superiorita e la
volonta di dominia. A volte si tratta di supe1iorita nazionale o
culturale: pensiamo di appartenere ad una nazione o un con-
tinente piu sviluppato e civile. Allora guardiamo gli altri come
fossero di una categoria piu bassa, suscettibile di essere stru-
mentalizzata ai nostri fini, personali o nazionali. A volte c'e un
senso di superiorita personale.
13 Cf Mt 5, 5.
13

2.6 Page 16

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Insomma la violenza non si scatena se prima non ha
riempito la mente delle persone. E questa e la ragione per cui
i signori, diciamo cosi, delle guerre, prima di farle, pronun-
ciano grandi arringhe o discorsi, fanno scrivere articoli per
convincere la gente che e stata tradita, che e stata offesa, che
le e stata sottratta una parte di territorio che le era dovuto, o
che le hanno tolto la liberta.
Finche non hanno la mente e il cuore carichi di questi
sentimenti di rancore e desiderio di vendetta, coloro che devo-
no partecipare ad una lotta, che si prevede crudele, non sono
sufficientemente motivati.
Tutto questo ci porta verso la convinzione che non evaga-
mente spirituale o teorica l'affermazione che la pace potra
regnare tra di noi soltanto se si fa un profondo lavoro sui cuore
umano, e se questo cuore non arriva al perdono e alla ricon-
ciliazione
come grazia da ricevere,
come costume cli vita personale (non solo occasionale!)
e come atteggiamento cli convivenza.
Per questo, con profetica saggezza, il Concilio Vaticano
II ha iniziato un'epoca di dialogo col mondo, con le sue aspi-
razioni e realizzazioni. E, ora, all'alba del Terzo millennio,
Giovanni Paolo II invita al disarmo culturale e religioso, favo-
rendo la preghiera e le cause comuni con altre religioni. Va
ancor oltre con la richiesta di perdono da parte di coloro che
rappresentano la comunita cattolica per gli errori del passato
in termini di diritti umani, incomprensione, intolleranza, uso
improprio dell'autorita.
Anche in questo e proprio la Chiesa ad annunciare un
tempo nuovo: non hanno chiesto finora il perdono ne la Casa
Bianca, ne il Cremlino, ne la CIA o il Pentagono, che forse
continuano a pensare ai propri percorsi militari su territori
altrui come a imprese di umanita, di liberazione o di legitti-
ma difesa.
C'e un "lavoro da fare sui cuore dell'uomo", abbiamo
detto. Dal vangelo sappiamo che il "cuore" orienta o da forma
a tutta la persona: il pensiero, i sentimenti, le intenzioni, l'o-
pera, i progetti. I:anno 2000 vede l'UNESCO convergere sulla
14

2.7 Page 17

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stessa conclusione. «Le guerre - afferma - nascono nel cuore
<legli uomini ed e nel cuore <legli uomini che si devono costrui-
re le difese della pace». 1•
Cristo nostra pace
A questo concetto di cuore, come centro che determina
l'orientamento e da forma a tutta la persona nel suo essere sto-
rico, corrisponde la pace che Cristo e e ci porta. Essa com-
prende la totalita della vita personale e collettiva, in senso
estensivo e di profondita.
La pace e la somma dei beni che desideriamo legittima-
mente, alla portata di tutti e da tutti goduti in solidarieta, per-
che il loro possesso e uso e regolato dalla responsabilita, dalla
giustizia e dall'amore: le condizioni sufficienti di vita, i rap-
porti fratemi, la liberazione dai nemici e anche dalla paura del
loro incombere, l'avere un progetto di comunita o nazione e
parteciparvi, l'amore dei congiunti e la convivenza serena, la
felicita.
Una tale combinazione non puo essere costruita artifi-
cialmente dagli uomini con misure di calcolo. E piu difficile
che «fare una torre che raggiunga il cielo». 15 Proprio nello sfor-
zo di costruirla senza riferimento a qualche autorita, che le
unisca in un imperativo superiore ai loro interessi, si confon-
dono le lingue <legli uomini. Ne sono prova i verbali delle gran-
di adunanze, come quella di Yalta, nelle quali si raggiunsero
compromessi sulle frontiere di influenza e di non aggressione.
Per questo e frequentissima nella Scrittura l'affermazio-
ne che Dio e la fonte della pace e che gli uomini possono aver-
la solo a due condizioni: come grazia ricevuta, quasi fosse la
creazione dell'ordine nel cosmo, e per una conversione verso
il Signore che faccia amare i suoi comandamenti e disegni.
" Cf Atto costitutivo dell'UNESCO.
11 Cf Gen 11 , 4.
15

2.8 Page 18

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Questi disegni del Signore danno la saggezza per discernere e
scegliere vie e mezzi della pace.
Dio e sovente chiamato "Dio della pace" come lo invo-
chiamo anche noi all'inizio della nostra celebrazione eucari-
stica. "Dona la pace al tuo popolo" e una preghiera continua.
Da queste intuizioni, cioe che la pace e un bene supre-
mo e totale, che gli uomini lasciati a se stessi smarriscono la
strada nel procurarsela, che e necessariamente collegata con
la grazia e i disegni di Dio, ha origine la predicazione e la lotta
profetka per la pace.
Le sue costanti sono: la denuncia delle "paci fasulle",
basate sugli accordi di convenienza spesso persino ingiusti e
insinceri, la presentazione "saggia" delle condizioni e caratte-
ristiche della pace che conviene e da felicita all'uomo, l'an-
nuncio di una pace finale, per la quale l'uomo deve lavorare
nel tempo che ha a sua disposizione, l'anticipazione della pace
in quel personaggio della salvezza continuamente promesso
come la chiave della nostra storia.
Nella luce di "Principe della pace", 16 Re pacifico, por-
tatore della pace gli evangelisti presentano la figura di Gesu..
Non sara difficile per ciascuno ricordare e rileggere i diversi
passi che ricamano questa immagine, dal canto <legli angeli
sentito <lai pastori, all'entrata in Gerusalemme, fino alla morte
in previsione della quale Giovanni mette sulle labbra di Gesu.:
«Vi lascio la pace, vi do la mia pace (...). Non sia turbato il
vostro cuore e non abbia timore». 17
La Pasqua porta la pace come dono dello Spirito, colle-
gata alla possibilita per l'uomo che i suoi conti o peccati ven-
gano rimessi. Non si tratta di una tranquillita passeggera e fra-
gile, ma di un tratto permanente nell'esistenza dei discepoli e
della loro missione nel mondo. 18 Essi sono in pace, sono paci-
fici, sono portatori di pace, sono costruttori della pace.
" Is 9, 5.
17 Gv 14, 27.
" Cf Gv 20, 19-21.
16

2.9 Page 19

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"Cristo nostra pace sara un pensiero quotidiano nelle
comunita, come rivelano i saluti iniziali delle lettere di Paolo.
Egli lo prendera come chiave di una visione della storia e come
motivazione evangelica per un'etica che abbraccia tutta la
realta: pace tra Dio e l'uomo, pace tra le diversita umane, pace
tra le nostre tensioni interiori, pace tra i contrastanti e incom-
prensibili avvenimenti del mondo letti come storia di salvez-
za, pace con la natura: «Piacque a Dio di fare abitare in Lui
ogni pienezza e per mezzo di Lui riconciliare a se tutte le case,
rappacificando con il sangue della sua croce, cioe per mezzo di
Lui, le case che stanno sulla terra e quelle nei cieli». '9
Sara anche orientamento per lo sforzo di crescita perso-
nale e per la missione del cristiano nel suo ambiente. «La pace
di Cristo regni nei vostri cuori, perche ad essa siete stati chia-
mati in un solo corpo».20
E un'esplicitazione di quanta i vangeli presentano come
storia di Gesu. Per Lui i pacifici sono beati e figli di Dio,21
gente che possedera la terra.22 I suoi discepoli sono annuncia-
tori di pace, la debbono offrire e se la gente non la riceve "tor-
nera ad essi".23 Comunque ne la perderanno ne la faranno per-
dere per nessun motivo. Per questa si muovono e si compor-
tano come "agnelli in mezzo ai lupi".24
Riprendendo pero e compiendo la predicazione profetica,
anche per Gesu la pace sara possibile solo nella misura in cui
l'uomo riconosce la patema sovranita di Dio nella sua vita per-
sonale e nell'organizzazione sociale e accoglie la mediazione
di salvezza e di sapienza che il suo Figlio porta.
La comunita dei cristiani, dunque, anche con tutti i suoi
limiti, e luogo di pace in quanta si propone e ha il mandata
di superare nello spirito e cancellare tutte le divisioni e discri-
"Col 1, 20.
10 Col 3, 15.
1
'
Cf
Mt
5,
9.
12 Cf Mt 5, 5.
" Cf Le 10, 6.
" Cf Le IO, 3.
17

2.10 Page 20

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minazioni: "tra uomo e donna, tra giudei e gentili, tra barba-
ri e greci, tra giusti e peccatori".25
Lo fa attraverso il riconoscimento della dignita delle per-
sone, a fondamento della quale mette l'amore che Dio ha per
tutti, e attraverso il perdono come atteggiamento tipico del rap-
porto tra Padre e figli, tra fratelli e sorelle che vivono insieme
nella Casa del Padre.26
"Lasciatevi riconciliare" 27
Dall'insegnamento di Gesu e dalla riflessione sul suo
mistera comprendiamo che noi, adulti e giovani, oggi e in vista
del futuro, abbiamo bisogno di cinque cose.
In primo luogo dobbiamo istruirci di nuovo sulla pace.
Sovente dimentichiamo la sua natura unitaria: facciamo divi-
sioni tra la pace individuale e quella "sociale", per cui ci risul-
ta "idealistico" collegare la pace pubblica al cuore dell'uomo,
I'ordine mondiale alla conversione personale.
Questa visione piu organica e completa ci permettera di
discernere sia le situazioni di pace che sono precarie o non
vere, sia le nostre responsabilita su quella pace che sembra
fuori dalla nostra portata.
Dobbiamo poi "convertirci", verificare quello che in noi
e contro gli altri per poter ricevere il perdono di Dio, confor-
me alla sesta petizione del Padre nostro: pensieri, abitudini,
sentimenti, complessi corporativi nazionali o culturali, classi-
ficazioni sommarie di ceti o gruppi, arroccamento sul nostro
operare o sulle nostre convinzioni senza possibilita di ripen-
samento e modifica, progetti esclusivi.
A questa presa di coscienza seguira un programma, un
cammino, un itineraria che possiamo pensare per noi e anche
come proposta educativa da realizzare con i giovani: lo chia-
" Cf J Car 12, 13.
" Cf Mt 6, 14.
" 2 Car 5, 20.
18

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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miamo educazione alla pace. Secondo quanto veniamo dicen-
do, essa e contemporaneamente educazione al perdono: a sen-
time il bisogno, ad accettarlo come grazia da Dio e dagli uomi-
ni, a saperlo offrire e compieme i gesti adeguati.
I percorsi di questo cammino sono stati sovente enunciati
in adunanze e convegni. In occasione dell'anno giubilare e
urgente integrare, secondo i nostri principi pedagogici, espe-
rienza umana ed esperienza di fede, dimensione temporale e
trascendente, cuore e ambito sociale, raggio prossimo e ampio.
Simultaneamente vanno assunti atteggiamenti e messi in
atto gesti di riconciliazione e pacificazione e in ogni ambito,
lavorando per un disarmo a tutti i livelli a cominciare dal
cuore, dalle idee, dal nostro desiderio di prevalere. Si tratta di
un impegno urgente e tipico del cristiano singolo e della comu-
nita: «Ci ha riconciliati con se e ha affidato a noi il compito
della riconciliazione».28
Gli ambiti della Riconciliazione
Passiamo ad indicare allora questi diversi ambiti o dire-
zioni in merito ai quali conviene istruirci, rinnovarci, educar-
ci e agire per rendere la strenna piu pratica.
"Ripartiamo da Dio": puo essere un consiglio che si addi-
ce in un'epoca di eclisse, di esperienza religiosa frammentaria
e soggettiva, di caduta del senso del peccato, di confusione
della coscienza.
Il Giubileo del 2000 ci parła di inizio, percorso, arrivo.
Per questo la meditazione preparatoria all'anno santo e inco-
minciata con il Figlio Gesu che rivela e fa presente Dio Padre
nella storia umana. E continuata con lo Spirito, clono di Cristo,
che come amore e ispirazione muove l'uomo, la Chiesa ed il
mondo verso la conoscenza e la comunione con il Padre ed il
" 2 Cor 5, 18.
19

3.2 Page 22

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Figlio. Si conclude con il pensiero al Padre, dal quale ha avuto
inizio tutto e al quale tutto verra ricondotto.
Questa riflessione ci porta a interrogarci quanto e come
sentiamo la presenza di questo Dio nella nostra vita e ci fac-
damo suoi testimoni nella storia piccola o grande: l'immagi-
ne di Dio che ci siamo fatta, il rapporto e il ricordo che abbia-
mo per Lui, la fiducia nelle sue manifestazioni e interventi,
l'attenzione alla saggezza che ci vuole comunicare con la sua
Parola.
Piuttosto che cose particolari, che certamente hanno una
loro importanza, si tratta di riconoscere, ringraziare e benedi-
re per la luce, la gioia e l'energia che la presenza di Dio ha
portato alla nostra vita e alla storia di cui ci sentiamo parte,
di riprendere tutto questo come vocazione e proposito di san-
tita, cioe di vivere alla sua presenza, accettare il suo progetto
nella nostra esistenza: "Ti rendiamo grazie, per la tua immen-
sa gloria".
Noi educatori dobbiamo farci un'ulteriore domanda:
quanto abbiamo creduto efficace e trasformante portare Dio
nel cuore dei giovani, il farglielo sentire? Il grande ministero
di Gesu e stato quello di rivelare il Padre. E anche il nostro.
C'e stato un tempo nel quale l'educazione si considerava
passo previo o processo autonomo da questo servizio ai gio-
vani. La ragione e l'umanesimo sembravano avere poco da
vedere con esso: non avevano cammini e non conoscevano la
·meta.
L'invasione della religiosita spontanea ci ha dato una
lezione. Mentre noi cercavamo ragioni a misura di una men-
talita del concreto e misurabile, preoccupata di separare e
distinguere il secolare dal religioso, il sentimento religioso
affiorava dal sottosuolo dell'umano.
E vero che bisogna creare le condizioni di accettazione e
che non bisogna identificare in forma magica Dio con i biso-
gni dell'uomo o con le cause naturali. Ma bisogna pure dire
che sovente abbiamo avuto poca fiducia in questo riferimento
e presenza nel cuore dell'uomo, contrariamente a quanto in
seguito hanno rilevato gli osservatori della dimensione religio-
sa.
20

3.3 Page 23

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Noi abbiamo poi altre due convinzioni, nerbo del Sistemo
Preventivo: la voce dello Spirito risuona nella coscienza e apre
alla luce, l'appello di Cristo alla vita attira i giovani.
Veniamo a noi. E facile che lo sguardo rivolto a Dio com-
ponga gia molte cose nella nostra persona. Non senza molta
esperienza e numerose comprobazioni, don Bosco credeva che
la "religione" fosse una delle grandi energie educative, nel
miglior senso della parola, cioe capaci di trasformare il cuore.
Il richiamo alla pace pero, come l'abbiamo presentato, ci
invita a farci carico non solo di alcuni sentimenti generali,
anche se buoni e generosi, ma ad individuare e nominare alcu-
ni atteggiamenti e situazioni che non corrispondono al nostro
essere figli di Dio. Cosl fece il Figlio prodigo: prese coscienza
di uno stato in cui si trovava e di una situazione che lo depau-
perava in ogni senso: affetto, posizione, benessere.
Oggi si parła molto della frammentazione o divisione inte-
riore, delle tensioni che logorano. Lo "stress" e sempre sulla
bocca del medico quando gli manifestiamo un malanno senza
causa immediatamente visibile. L'uomo (o la donna) unidi-
mensionale ha una lunga storia letteraria in questa ultimo
scorcio del secolo.
Si parła anche di complessi di colpa o di inadeguatezza,
perche non si accettano le proprie dimensioni. Non diciamo
poi delle fobie o delle paure, uno dei temi, questa, cosl tipico
che esistono persino libri sulle paure della postmodernita. Ag-
giungiamo le carenze psichiche e il bisogno di compensazio-
ni: affetto, stima, patere.
Tutto parła di un equilibrio, di un orientamento, di una
composizione di forze, di un ritmo da dare alla persona, di
uno sguardo sui tempi che possano non risultare facili. La
"pace", non come quiete statica, ma come «splendido accordo
o armonia»29 delle tensioni ed energie che sono in noi, e al
centro di tutto questa.
" Cost. Sdb 21.
21

3.4 Page 24

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L'Esortazione Vita Consecrata raccoglie l'urgenza di una
"terapia" per l'uomo e la donna del nostro tempo. Neila Sacra
Scrittura tale terapia si chiama saggezza, una parała di Junga
tradizione nell'esperienza religiosa, di grande portata nella spi-
ritualita salesiana: «Io ti daro la Maestra sotto la cui discipli-
na puoi diventare sapiente»,30 di grande portata anche nella
nostra pedagogia: tendiamo a rendere i giovani sani, saggi, e
santi. Con il nome di "temperanza" integra l'ascesi dell'educa-
tore.
Ultimamente ci siamo riferiti sovente alla grazia dell'u-
nita. Nella nostra vita di consacrati apostoli essa consiste nel
mantenere in una sana tensione e integrazione di crescita quel-
Io che sembra opposto: lavoro-preghiera-studio, intraprenden-
za-fraternita-corresponsabilita, professionalita-senso pastorale,
rapporti-interiorita, concentrazione-apertura e chi ne sa piu ne
metta.
La riconciliazione nel nome di Cristo, nostra pace, e un
invito a vivere alla luce di un progetto «fortemente unitario»31
secondo la vocazione cristiana, la nostra consacrazione ed il
nostro servizio ai giovani.
La comunita familiare, religiosa, educativa e un terzo
ambito <love lasciarsi riconciliare nel nome di Cristo nostra
"pace".
Prendiamo, per esplicitare questa punto, tutto il rappor-
to "con l'altro", anche per non individualizzare tale rapporto
eccessivamente, ma per collocarlo in un contesto comunitario.
Il giubileo invita a purificare l'esperienza dell'incontro. In
esso va riconosciuta la dignita dell'altro, vista come colui che
non invade il nostro spazio e non e un pericolo per la nostra
tranquillita, ma, con la sua differenza e imprevedibile pecu-
liarita, e una ricchezza per noi. Un tempo si e parlato di "guer-
ra tra i sessi o generi", oggi ricorre il tema dell'accoglienza del
diverso, del misero, del bisognoso.
' 0 Bosco G., Memorie dell'Oratorio di S. Francesco di Sales dal 1815 al 1855.
A cura di Antonio Da Silva Ferreira, Roma, LAS 1991, 36.
" Cost. Sdb 2 1.
22

3.5 Page 25

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C'e una patologia del rapporto interpersonale e sociale:
ansieta, incomunicabilita, distanza, pregiudizi, fissazione del-
l'altro in determinate categorie, impossibilita di superare le dif-
ferenze. E al vertice naturalmente troviamo l'awersione, l'in-
differenza, l'odio, il cerchio chiuso che crea dipendenze nei
membri, le barriere nei confronti <legli altri.
L'anno giubilare e l'anno del perdono (debiti, terre, stra-
nieri, animali e cose requisite). Siamo chiamati a operare un
disarmo del cuore e della mente, a stimolare !'apertura dei
gruppi chiusi, alla partecipazione nella comunita con la mente
aperta e il sentimento libero.
Si tratta di ripensare, ricostruire e convertirsi quanta a
criteri, a complessi interiori, ad atteggiamenti che guidano i
nostri rapporti: insomma, a ricostruire la relazione prendendo
gli altri come sacramento del Padre.
Ció, come sappiamo, ha una particolare importanza nel
servizio educativo che noi prestiamo, fondato tutto sulla rela-
zione con i giovani, con gli altri educatori, con la comunita
educativa. Possiamo riferirci alle rigidita, alle esclusioni, alle
distorsioni personali o comunitarie del servizio, alle improwi-
sazioni personalistiche, alla cordialita di superficie.
Questa quadro, a partire dal negativo, ha in controluce
un insieme di espressioni ed esempi positivi che lascio a voi
enunciare e che sono come il punto di arrivo nel nostro viag-
gio di conversione.
Dall'ordine comunitario passo a quello piu ampiamente
socio-politico. L'inizio del millennia porta delle novita e sfide,
anche in questa ambito, per l'esperienza umana, la pratica
della fede e l'educazione. C'e da lasciarsi riconciliare e lavora-
re con pace e per la pace.
Si e rilevato l'individualismo che ha invaso la vita socia-
le a partire da una tendenza politica che considera l'uomo e
la donna piuttosto come individui che come persone: di qui il
modo di concepire i diritti civili, le societa naturali, il diritto
naturale, il possesso dei beni, i criteri di governo e simili. E
si e vista come questa concezione, favorita e non regolata da
una legislazione conveniente passa ai singoli e diventa menta-
23

3.6 Page 26

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lita e criterio. C'e ancora una grossa posta in gioco dopo la
caduta dei muri riguardo alla liberta e alla giustizia.
D'altra parte si costata l'assenteismo politico nelle toma-
te elettorali, nelle idealita giovanili (un ruolo non amblto!), nei
confronti politici sovente ridotti alle stesse voci che ripetono
le stesse cose, nelle grandi organizzazioni collettive (partiti, sin-
dacati).
Appaiono nuove dimensioni della societa politica fino a
comprendere il mondo: le organizzazioni politico-economiche
dei diversi continenti (MCE, Mercosur, Nafta ...), la ricerca di
una autorita mondiale con carattere di autorevolezza giuridi-
ca e morale.
Cresce la dimensione sociale attraverso le organizzazioni
libere dove e possibile elaborare concezioni di vita, servizi di
ampio respiro (cf volontariato) e persino mediazioni intema-
zionali (cf la pace del Mozambico e altre).
C'e una ricchezza di insegnamento ecclesiale a riguardo
che rappresenta la visione evangelica dell'amore all'uomo in
questo passaggio confuso, ma di grandi proiezioni.
La strenna richiama ad "esserci", a non assentarci ne ad
essere latitanti nella societa, a non esserci soltanto da turisti,
curiosi, ricercatori o critici. Ma ad intervenire da correspon-
sabili secondo la nostra vocazione e professionalita, a orien-
tare i giovani con conoscenze ed esperienze sociali, a non
attendere, da "assistiti", spazi di iniziativa e "voce", ma ad eser-
citare con liberta quello che ci compete, a moltiplicare le pro-
poste sociali di lievito.
Il buon cittadino e il cento per cento del nostro pro-
gramma educativo, coestensivo al buon cristiano. Per questo,
d'altra parte, ci sono le nuove dimensioni della comunione
ecclesiale visibilizzata: l'evangelizzazione a raggio mondiale, la
globalizzazione della solidarieta cristiana (aiuto, presenza,
·accoglienza), il dialogo ecumenico e religioso. La conversione
porta non solo a informarsi delle "novita", ma ad assumere
quello che esse comportano.
C'e un'altra realta con la quale fare la pace in Cristo: sono
i tempi, i fenomeni, la cultura, le condizioni in cui viviamo.
24

3.7 Page 27

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Beninteso che pace non vuol dire adeguarsi o lasciarsi pla-
smare. Ma serenita, fiducia e capacita di dialogo con il conte-
sto nel quale ci tocca vivere ed evangelizzare.
Viviamo tempi di pluralismo, di complessita a tutti i livel-
li, di liberta che sfocia sovente nel libertarismo, di competiti-
vita segnata da carenze etiche. E, allo stesso tempo, di mobi-
lita e apertura delle frontiere, di informazione senza limite,
resa possibile dalla comunicazione sociale, di grandi cause tra-
sversali, di espansione delio spazio esplorato.
Questi sono i tempi in cui Dio ci ha voluti perche siamo
persone umane ad immagine sua e del suo Figlio Gesu. Le ten-
denze o vicende negative con cui ci imbattiamo sono sovente
corruzione di aspirazioni radicalmente positive. Il libertarismo
e corruzione della liberta, l'edonismo e travisamento del senso
della vita, il soggettivismo e esaltazione indebita del valore sin-
golare della persona e cosi via.
Da discepoli di Gesu siamo chiamati a non disinteres-
sarci, a non prendere le distanze o spaventarci; ma a cogliere
le aspirazioni, a valutarne le espressioni e ad educare il tutto
verso realizzazioni vere e autentiche.
Ci si chiede di leggere i segni del nostro tempo alla luce
dell'Incarnazione, ricuperarne i semi, risignificarne le realiz-
zazioni buone, contestarne le false, progettarne altre: essere
sempre testimoni e portatori di speranza.
«Dio ha tanto amato il mondo»,32 ha amato proprio il
nostro genere umano e la sua affascinante storia. Cio l'abbia-
mo sentito fino al 2000. Ed e verita di fede che continuera.
Anche noi dobbiamo accettare e amare l'umanita e la storia
senza ingenuita, ma anche senza quello spirito negativo che si
fissa sui limiti e non sa scoprire il passo del Signore, che rin-
nova sempre la sua alleanza e promette la comunione piena
con lui.
Godere, ringraziare e approfittare delle enormi possibilita
anche dei contesti che ci appaiono difficili alla permeazione
evangelica. Certo, e piu facile annunciare il Vangelo in un
" Gv 3, 16.
25

3.8 Page 28

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ambiente confessionale e semplice, <love la risposta e imme-
diata ed abbondante. Ma non e detto che cio sia piu impor-
tante o piu carico di conseguenze per il futuro che annunciarlo
in un contesto apparentemente meno predisposto. Per ciascu-
no di questi contesti Dio ha un pensiero o un'offerta di sal-
vezza.
"Gesu discese a Cafarnao".33 In questa indicazione pos-
siamo vedere il movimento di Cristo verso i luoghi <love pal-
pita la vita della gente, che non ha particolare riferimento reli-
gioso. Opposta a Nazareth e a Cana, paesi rurali, Cafarnao rap-
presenta l'ambiente urbano. Paragonata a Gerusalemme, luogo
del tempio, Cafarnao e la citta delle guarnigioni militari, del
commercio, dell'amministrazione, del potere politico. La si e
svolto il ministero di Gesu con predicazioni all'aria aperta, visi-
ta nelle case (per esempio, quella di Pietro), incontro con
ammalati e indemoniati, discorsi nella sinagoga. Oggi si parła
di areopaghi del vangelo in riferimento alle realta piu caratte-
ristiche della cultura secolare.
In ciascuna sfida attuale c'e un'opportunita nuova per il
Vangelo. 'Tora si e compiuta per noi". Questo e il tempo che
Dio ci offre, quello che noi dobbiamo lievitare e trasformare.
Inutile e dannoso e pensare ad un altro migliore nel passato
o nel futuro.
Concludo con l'accenno ad una "pace e riconciliazione"
a partire dal cuore, che all'alba del 2000 diventa tema di poli-
tica planetaria, di educazione e di fede: la pace con la natu-
ra e con il creato. Ce n'e orrnai per comporre un dizionario
con le leggi antinquinamento, i piani per proteggere !'atmo-
sfera, l'azione idealista delle organizzazioni ambientaliste e
d'altra parte il deturpamento, lo sfruttamento indiscriminato,
l'uso folle ed inutile di elementi preziosi, l'accaparramento
delle risorse per i propri fini da parte di chi detiene il potere
politico ed economico. I.:uomo teme, e non senza ragione, per
la sua casa che e il mondo.
" le 4, 31.
26

3.9 Page 29

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La Bibbia prospetta, al momento della creazione, un rap-
porto sereno, quasi idillico tra l'uomo e i diversi ordini dell'u-
niverso: l'umano, l'animale, il vegetale; l'ordine celeste, terre-
stre e marino. Armonia, equilibrio ecologico, uso ragionevole,
convivenza, lavoro creativo e gerarchia descrivono questo rap-
porto. Il mondo abitato dall'uomo e un giardino: egli lo deve
coltivare per ottenerne dei frutti. Gli animali ci vivono dentro.
Dio vi si trova bene e viene a passeggiare, perche c'e l'uomo
che e suo partner e perche l'ambiente e in ordine. Il giardino
dato all'uomo e anche la tenuta di Dio.
Lo scatenarsi delle passioni provoca lo squilibrio e alte-
ra questo rapporto. Ci si aggredisce, si strumentalizza, si detur-
pa. Per molto tempo l'uomo non ha sentito gli effetti veri della
sua aggressione al creato. Questo appariva grande riguardo alla
popolazione e misterioso per la conoscenza umana. Gli stru-
menti di cui l'uomo disponeva erano al di sotto delle dimen-
sioni e complessita del mondo. L'uomo accettava il ritmo delle
stagioni, le lente scadenze delle maturazioni, i limiti della geo-
grafia, le leggi della materia.
Oggi piu che mai e da ripensare il senso di quella con-
vinzione di fecie che afferma che il mondo e l'uomo sono stati
creati da Dio.
Cio vuol dire, in primo luogo, che l'uomo e l'ambiente
sono "organici", quasi destinati l'uno all'altro; che ci sono leggi
interne che assicurano questo rapporto. Esse, ignorate o tra-
visate, si prendono la rivincita.
Nell'ordine del mondo sono certamente considerati i biso-
gni che l'uomo deve soddisfare conforme alla sua vita e al suo
destino. Con semplicita la Bibbia afferma che il Signore diecie
all'uomo tutti i vegetali e le bestie perche se ne servisse. E cosi
pure il mondo, perche lo lavorasse da gestore intelligente, non
da despota.
Quando l'uomo smarrisce il suo destino finisce per spo-
gliare o quasi radere la terra. Cosi, quando crede che la sua
felicita si giochi tutta sul possesso dei beni materiali, e quasi
matematico che non resista alla tentazione di sfruttare la natu-
ra senza rispetto e senza economia. E la storia attuale.
27

3.10 Page 30

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Saggiamente i beni sono stati distribuiti su tutta la super-
ficie della terra perche i diversi gruppi di persone avessero di
che mangiare, con che costruire le case, di che cosa servirsi
anche per spostarsi. Quando si respinge questa visione e si
cede alla cupidigia, capita, ad esempio, che le terre dell'Africa
siano coltivate da compagnie estere per produrre un prodotto
"superflua" a vantaggio di paesi <love si nuota nell'abbondan-
za, mentre la popolazione del pasto e carente del cibo indi-
spensabile; che si estragga il petrolio o l'oro per arricchirsi
insieme a gente che vive lantano, mentre quelle del pasto ven-
gono compensate con salari da farne.
"Terra ricca, gente povera!" si <lice. La spoliazione e l'in-
quinamento vanno di pari passo, cosl come insieme vanno la
spoliazione e la cupidigia, questa e Io spreco dissennato.
Ma poi il mondo "creato" e "donato" all'uomo doveva par-
Jare a questi della sua vocazione e del suo Creatore attraverso
la bellezza, la luminosita, la fecondita. I salmi sono stupendi
a questo proposito. Uno di essi Io ha ripetuto un astronauta,
mentre navigava per gli spazi infiniti: «I cieli narrano la glo-
ria di Dio e I'opera sua annunzia il firmamento. Un giorno
all'altro ne da notizia; una notte all'altra Io racconta, senza
discorsi, senza parole».34 I monti, le correnti d'acqua, i cedri e
altri alberi, le bestie mansuete e quelle feroci, i fiori, le pian-
te coltivate che danno l'alimento (il frumento, l'ulivo, la vite),
la luce del mattino e il tramonto, la neve, la brina, il mare
sono oggetto di serena contemplazione.
La bellezza e sentita e penetra nell'anima. E da tutto viene
la conclusione: «O Signore nostro Dio, come e grande il tuo
nome su tutta la terra! Se guardo il cielo, opera delle tue mani,
la luna e le stelle che vi hai pasto, chi e mai l'uomo perche ti
ricordi di lui? Chi e mai perche tu ne abbia cura? Tutto hai
messo sotto il suo dominia: pecore, buoi, bestie selvatiche,
uccelli del cielo e pesci del mare e le creature <legli oceani
profondi». 35
" Salmo 19.
" Salmo 8.
28
:::!

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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Educarsi ed educare dunque allo sguardo di meraviglia,
a risalire dal clono al Donatore, alla protezione del bello, all'u-
so discreto e persino austero dei beni naturali, alla condivi-
sione responsabile di essi sono urgenze del 2000 che il Giubileo
include nella riconciliazione.
Conclusione
Mi sembra di ascoltare gia un commento su quanto viene
detto in questa spiegazione della strenna - che va unita, per
quanto riguarda i fondamenti e le motivazioni, al passo gia
citato della Lettera paolina: «Ci ha riconciliati con se e ha affi-
dato a noi il compito della riconciliazione»36 -: non sono molte
le linee di impegno enunciate? Si possano realizzare?
La fine del secolo e del millennia, che riporta al mistera
del tempo umano e del significato di Cristo in esso, richiede
una certa visione ampia, quasi di nuova sintesi, che spinga a
pensare ad una nuova integralita educativa sugli orizzonti della
fede e dell'umanesimo. Infatti la concezione dell'uomo e la fede
sono nel vortice dell'attuale trapasso.
Dal punto di vista pratico si possano prendere successi-
vamente i singoli ambiti indicati dalla strenna e ripensare alla
luce della Parola quello che in essi la nostra esperienza ci fa
rilevare come piu urgente, o sceglierne uno in particolare per-
che piu adeguato al cammino di fede, agli interessi o all'eta
dei giovani.
L'importante e riportare alla nostra pienezza dei tempi, a
duemila anni della nascita di Gesu, l'annuncio <legli angeli:
«Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini che
Dio ama».37
36 2 Car 5, 18.
37 Le 2, 14.
29

4.2 Page 32

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E l'invito di Giovanni Paolo II: «Riascoltando l'annuncio
<legli Angeli nel cielo di Betlemme (cf Le 2, 14), [i cristiani] ne
fanno memoria con la consapevolezza che Gesu "e la nostra
pace" (Ef 2, 14), e clono di pace per tutti gli uomini. Le sue
prime parole ai discepoli dopo la Risurrezione sono state:
"Pace a voi!" (Gv 20, 19.21.26). Egli e venuto per unire cio che
era diviso, per distruggere il peccato e l'odio, risvegliando nel-
l'umanita la vocazione all'unita e alla fratemita. Egli, pertan-
to, e "il principio e il modello di questa umanita rinnovata per-
meata di amore fratemo, di sincerita e di spirito di pace, alla
quale tutti vivamente aspirano" (Vat. II, Decreto sull'attivita
missionaria della Chiesa Ad Gentes 8)».38
Nel Messale della Beata Vergine Maria, c'e una celebra-
zione in onore di Maria Vergine Regina della pace.39 I testi rica-
mano i fondamenti della nostra speranza in lei. Accogliendo
ed educando Gesu, Maria collaboro a quella riconciliazione che
e alla base di tutte le altre: l'Incamazione. Donna "pacifica",
perche in lei emergono la saggezza, l'attenzione alla volonta di
Dio e la gioia, si mostra nelle prove della matemita, della fuga
in Egitto,- nell'episodio del ritrovamento di Gesu, ai piedi della
croce; "portatrice di pace" nelle nozze di Cana, nel cenacolo e
nella storia del popolo cristiano.
Cosl lo esprime il Prefazio:
E lei l'umile ancella,
che accogliendo l'annunzio dell'angelo Gabriele
concepl nel grembo verginale Gesu Cristo nostro Signore;
e la Madre piena di fede,
che stette intrepida presso la croce,
" Messaggio di Sua santitii Giovanni Paolo II per la celebrazione della Gior-
nata Mondiale per la Pace - 1° gennaio 2000.
1• Messale della Beata Vergine Maria, Libreria Editrice Vaticana 1989, 145-
147.
30
E

4.3 Page 33

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<love il figlio, per la nostra salvezza,
pacifico nel suo sangue il cielo e la terra;
e la vera discepola di Cristo, principe della pace,
che insieme con gli Apostoli
attese in preghiera il Consolatore da te promesso,
lo Spirito di unita e di pace, di gioia e di amore.
Roma, 31 dicembre 1999
Casa generalizia FMA
D. Juan E. Vecchi
Rettor Maggiore
31

4.4 Page 34

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