Strenna_1990_it


Strenna_1990_it

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Strenna 1 990
Siamo inviati dal Signore
a far maturare nei giovani
una convinta sintesi personale
tra fede e vita
latltuto Flglle dl Marla Auslllatrlce

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ISTITUTO FIGLIE Dl MARIA AUSILIATRICE
fondato da san Giovanni Bosco
N. 717
Carissime sorelle,
la parała del Rettor Maggiore, sempre tanto profonda ed oppor-
tuna, vi raggiunge all'inizio di un anno particolarmente impor-
tante per la Famiglia Salesiana.
L'anno 1990 vedra le due Congregazioni impegnate, a distanza di
pochi mesi, nella celebrazione del Capitolo Generale su uno stes-
so tema, pur con sfumature diverse che fanno emergere lo spe-
cifica voluto da don Bosco per i nostri due Istituti.
«La Strenna - <lice il Rettor Maggiore - dovra servire per crea-
re un clima di sintonia, per concentrare l'attenzione su questo
urgente aspetto educativo-pastorale e per applicare poi cio che
i Capitoli ci suggeriranno».
La chiarezza delle parole rivolteci nel commento alla Strenna
non richiede nessuna sottolineatura. Sia sufficiente un caldo in-
vito a mettere in pratica, noi per prime, quanta siamo invitate
a fare nei confronti della gioventu che ci viene affidata.
La sintesi tra fede e vita non e una meta raggiunta una volta per
sempre. Nel continuo impegno di autoformazione, siamo tutte
chiamate a vigilare perche il nostro cammino di crescita nella
fede non abbia soste, ma si realizzi con perseveranza rendendo-
ci, ogni giorno piu, vere «credenti», capaci di testimoniare con la
vita quanta professiamo con la parała.
Meditando il commento alla Strenna, troveremo indicazioni va-
lide per l'attuazione di quanta gia nei Capitoli ispettoriali e
emerso come necessario ed urgente, al fine di essere autentiche
educatrici delle giovani, nella luce del Vangelo fatto vita giorno
per giorno.
In questi mesi, nella preghiera per il buon esito del nostro Capi-
tolo Generale, abbiamo pure un'intenzione particolare per quel-
Io dei Salesiani, che iniziera ai primi di marzo.
Affidiamo la preparazione al Capitolo Generale anche alla caris-
sima madre Ersilia, la cui vita e stata trasparenza viva della fede
che tanto ci ha inculcato con il suo insegnamento.

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Di lei vi parlera brevemente in altra lettera. Ciascuna di noi pero
ha ricordi personali che, praticati, saranno guida sicura alla san-
tita di un'autentica Figlia di Maria Ausiliatrice.
Il libro che raccoglie le sue Circolari si e intitolato Cammino di
fedelta proprio perche, presentando il prezioso patrimonio spi-
rituale salesiano, ci ricollega in maniera singolare a Valdocco e
a Mornese.
Inoltre siamo sicure che quanto madre Ersilia ha detto lo ha vis-
suto con la radicalita che le era caratteristica ed ha quindi un'
efficacia particolare. Rileggetelo e ne riceverete luce.
Colgo l'occasione per invitare tutte a mandarci scritti, ricordi e
testimonianze della vita di questa carissima Madre. Raccolti po-
tranno contribuire alla stesura di una biografia utile per noi, ma
soprattutto per le giovani generazioni a cui deve essere consegna-
ta in forma viva ed autorevole la tradizione dell'Istituto.
E madre Ersilia e una figura assai significativa in questo senso
perche, cresciuta a Mornese e a Nizza, ha poi ricevuto la missio-
ne di trasmetterci integro Io spirito delle origini, attraverso un
magistero che per dodici anni e stato orientamento e sostegno
nel cammino dell'Istituto.
Concludo ricordandovi quanto scrisse al termine della sua ulti-
ma circolare (luglio-agosto 1981, n. 650): « Vi affido tutte alla no-
stra cara Madre Maria Ausiliatrice perche ci aiuti non soltanto
a scoprire sempre meglio la nostra identita salesiana, ma a tra-
durla in vita. Vi saluto tutte e ciascuna e vi assicuro che vi porto
e vi portero sempre nel cuore e nella preghiera».
Fiduciose di questo ricordo dal Paradiso, viviamo la nostra quo-
tidiana fatica serenamente in Dio, per il bene della gioventu.
Della nostra cara madre Ida Diana avrete gia ricevuto la Lettera
che ne ricorda la figura e la singolare, silenziosa bonta.
Quanto ho chiesto relativamente a ricordi personali e scritti di
madre Ersilia, ve lo richiedo anche per madre Ida, nel desideria
di offrire a tutte la possibilita di rendere lode a Dio per la sua
presenza nella nostra storia, e di rivivere la santita di chi ci ha
precedute.
Con le Madri vi sono
Roma, 24 gennaio 1990
aff.ma Madre

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L
Strenna 1 990
Commento del Rettor Maggiore don E. Vlgano
Siamo inviati dal Signore
a far maturare nei giovani
una convinta sintesi personale
tra fede e vita
Roma, Casa Generalizia FMA - 31 dicembre 1989

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Stampato in proprio - Roma, FMA 1990

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Un saluto cordiale nella g101a natalizia con gli auguri di
conclusione felice del 1989, cosi importante nella storia del-
l'Europa e del mondo, e di un inizio, migliore ancora, per
il nuovo anno che vedra cose grandi per la Famiglia Sale-
siana: due Capitoli generali sull'educazione dei giovani alla
fede!
E appunto in vista di questi due Capitoli generali che si e
formulata la Strenna '90. Essa <lice:
SIAMO INVIATI DAL SIGNORE
A FAR MATURARE NEi GIOVANI
UNA CONVINTA SINTESI PERSONALE
TRA FEDE E VITA
Voi percepite subito che il tema e lo stesso dei due Capitoli
generali. La Strenna dovra servire per creare un clima di
sintonia, per concentrare l'attenzione su questo urgente
aspetto educativo-pastorale e per applicare poi cio che i Ca-
pitoli ci suggeriranno.
1. RINNOVARCI NEL SISTEMA PREVENTIVO
Si tratta, in definitiva, di saper realizzare oggi, nella pratica,
l'autentico Sistema preventivo. Esso e per noi l'«ortoprassi»
di tutto lo spirito di don Bosco. Ossia e la maniera pratica di
essere e di agire che comporta Io spirito, la missione, la
bonta, il metodo educativo e tutto cio che costituisce il
patrimonio di don Bosco per i giovani.
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E, dunque, una Strenna importante: ci interpella a fondo.
I Capitoli generali del postconcilio ci hanno aiutato a pre-
cisare l'identita: chi siamo nella Chiesa. Oggi pero sentia-
mo forte la necessita di domandarci: come facciamo a tra-
durre in pratica questa identita?
Qui entriamo nella prospettiva della Strenna. Noi della Fa-
miglia Salesiana siamo - o dovremmo essere - nella Chie-
sa dei pedagoghi, <legli educatori, ossia <legli specialisti in
metodologia. La chiarificazione dei principi era indispensa-
bile; si e fatta nella stessa Chiesa. Adesso si chiede ad essa
e a noi tutti come tradurre tali principi in una valida pras-
si educativo-pastorale. E un'interpellanza assai pratica.
Forse piu importante di quanto pensiamo.
L'enunciato della Strenna e hello, ma ci propone un pro-
blema complesso e, inoltre, assai urgente per noi in tutto
il mondo. In definitiva il nostro rinnovamento sara vero
quando sapremo far funzionare efficacemente il Sistema
preventivo di don Bosco oggi.
Ecco una prima osservazione di fondo. Qualcuno puo ri-
durre il Sistema preventivo solo a un metodo di simpatia,
di bonta, di promozione culturale, ecc. Il che e anche vero.
Pero la sua anima e tutta posta nel saper educare alla fede.
Quando non si educa alla fede e nella fede, non si fa funzio-
nare il Sistema Preventivo!
2. DALLA FEDE ALLA FEDE
La prima frase dell'enunciato dice: «Siamo inviati dal Si-
gnore».
Si vuole mettere in rilievo che siamo «missionari tra i gio-
vani», che il Signore ci invia ad educare i giovani alla fede,
personalmente e comunitariamente.
La fede dei giovani, che e la meta che bisogna raggiungere,
ha come inizio primo e indispensabile da cui partire la fede
degli educatori. Si: dalla fede alla fede! Se non c'e intensa
fede in noi - che siamo inviati ai giovani e che ci propo-
niamo di vivere tale missione con la radicalita della sequela
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del Cristo, convinti che in cio risiede l'efficacia di tutta la
nostra attivita - ci perdiamo per strada. La fede non esi-
ste in se stessa; esiste nei credenti!
Si parte da noi come dei veri «credenti».
C'e dunque, innanzitutto, l'indispensabilita di testimoniare
chiaramente la nostra piena adesione a Cristo. L'espressio-
ne «siamo inviati dal Signore» viene a farci fare un esame
di coscienza profondo sulla nostra vincolazione intima e
quotidiana con il Signore.
E vero che la fede e un dono di Dio; pero Egli la dona at-
traverso mediazioni. Mediazioni che si assomigliano alla ge-
nerazione, partono dalla testimonianza, da una dimostra-
zione esistenziale di consacrazione, da una bonta che viene
dallo Spirito, da una convivenza di amore di carita. Chi ci
osserva dovra domandarsi: «Perche vivono cosl? perche
si amano tanto? perche ci vogliono bene? perche lavorano
tutto il giorno per noi? ecc.»; dovra inoltre sentirsi inter-
pellato a cercare una ragione profonda che sfugge alle mo-
tivazioni umane e che trova la sua risposta nella fede.
Dobbiamo essere, come persone singole e come comunita
educatrice, un gruppo di «discepoli del Signore» che testi-
moniano chiaramente che per loro la fede vale piu della
stessa vita mortale e che per questo la vogliono trasmette-
re; essa costituisce la loro grandezza spirituale, il regalo
piu hello da offrire ai giovani e !'unica vera speranza dell'
umanita.
3. LA PEDAGOGIA DELLA GRADUALITA
La seconda frase della Strenna, «a far maturare nei gio-
vani», ci sommerge nei problemi. I giovani costituiscono
un pianeta; e nel pianeta c'e una molteplicita di foreste, di
montagne, di pianure, di animali domestici e di altri peri-
colosi, di terra fertile e di argilla dura, ecc. Dappertutto
spuntano delle sfide.
Le assemblee ispettoriali in preparazione ai Capitoli gene-
rali ne hanno elencate a centinaia. Provengono dalla gioven-
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tu di tutto il mondo. Infatti ogni Paese ha le sue sfide. Si
percepisce immediatamente l'influsso del profondo cambia-
mento di cultura che sta emergendo. Eppure siamo inviati
proprio oggi ad educare alla fede.
Evidentemente ci saranno da fare dei passi pedagogici dif-
ferenziati e graduali. A volte dovranno essere differenti an-
che da quelli che facevano gli Apostoli. Per esempio, quan-
do san Paolo ad Atene entra nell'Areopago, vede un altare
dedicato al dio ignoto e puo incominciare ą dire: Io vi par-
ło di questo Dio ignoto. La cultura di allora aveva alla base
la religione. Oggi abbiamo culture che sono atee, percio piu
di una volta non si potra incominciare in una maniera espli-
citamente religiosa.
Alle mille sfide bisogna poi aggiungere le differenze di eta,
di sesso, ecc., che hanno un loro notevole peso pedagogico.
L'uso, nella Strenna, del verbo maturare vuol concentrare
appunto l'attenzione sull'esigenza della «gradualita» e dei
processi di crescita. Non si puo pretendere con una formu-
la, con un orario, con un nuovo schema di applicare tutto a
tutti fin dal principio... Bisognera essere duttili e sapersi
adattare ai luoghi, ai gruppi, al tipo di gioventu, alle sin-
gole persone.
Pero, se maturare vuol dire avere rispetto della situazione
da cui si incomincia, significa anche saper continuare. La
gradualita comporta continuita con la prospettiva chiara
del fine. Talvolta, dicendo di rispettare il livello basso di
certi giovani, ci si dimentica della meta finale verso cui
muoversi. Si parła di pre-evangelizzazione... e poi non si
arriva mai alla evangelizzazione.
Se gli educatori partono da una fede ardente, muoveranno
le cose per arrivare alla fede. U. impegneranno la loro fan-
tasia, la loro creativita, la loro consacrazione.
E qui entra in causa quella che dovrebbe essere la nostra
specializzazione in campo ecclesiale: il m etodo. Come tro-
vare un metodo valido nella foresta della gradualita.
Per fortuna non e solo da ora che ci muoviamo. Da anni
abbiamo gia incominciato a dare una risposta cercando di
elaborare un progetto educativo-pastorale. E questo ci ha
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aiutati a progredire. Pero il «progetto» si concentra su
obiettivi, che poi esigono la definizione di mete e di passi
successivi da dare. Ecco allora che, oltre al «progetto», c'e
bisogno di un itineraria, che ci aiuti a indicare l'insieme
dei passi che occorre fare per raggiungere ogni tappa pri-
ma di arrivare alla meta finale. E un'arte propria dell'edu-
catore, propria del pedagogo, quella di percorrere un iti-
nerario.
«Itinerario» viene dalla parola latina iter che vuol dire
cammino, e lo si usa per indicare appunto i passi da dare
per procedere verso la fede.
Evidentemente qui bisogna fare i conti con le gambe e le
forze di «Giovannino»... che non sa il latino; con lui non
si puo incominciare da Cicerone. E il nostro Giovannino e
oggi quello che sbuca dalla «foresta» di sfide!
4. LE AREE Dl UN ITINERARIO Dl MATURAZIONE
Facendo un esame attento delle centinaia di sfide, se ne
possono percepire alcune fondamentali. Una commissione
di competenti precapitolari le ha riunite in vaste aree che
possono costituire una base ragionevole per formulare <le-
gli itinerari.
Queste aree, in rapporto alla fede, sono propriamente
quattro.
e - La prima quella della TRASCENDENZA, ossia di una espe-
rienza religiosa di sorpasso del finito. Prima ancora del dio
ignoto, c'e da far capire il limite dell'essere umano, l'in-
completezza del semplice divenire, la necessita di aprirsi a
qualche cosa di piu grande, il senso di essere creatura e che
tutto cio che ci circonda e realta limitata che appella al
senso di Dio Creatore. E, questa, un'area vastissima e assai
concreta, nella quale si possono fare passi e corse, fino a
sbizzarrirsi. L'importante e capire che bisogna trascendere
tutto cio che e limitato, incominciando da se stessi e dai
valori orizzontali.
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- La seconda area e quella della conoscenza e dell'avvici-
namento a CRISTO. E un'esperienza «cristiana» che puo ave-
re mille livelli. Cio che importa e non dimenticare che la
fede ci concentrera, in definitiva, proprio qui. Ci puo essere
trascendenza, ossia esperienza religiosa, anche senza Cri-
sto. Ma noi portiamo la trascendenza verso di Lui, perche
non si tratta di una trascendenza filosofica e astratta, ma
di una trascendenza «storica» che si concentra sulla testi-
monianza e sugli eventi di una persona reale, uno di noi
che e intervenuto venti secoli fa nella storia a favore di
tutti.
e - La terza area quella dell'esperienza di CHIESA, di comu-
nione con un Popolo di credenti. Cristo permane nella sto-
ria attraverso il sua «corpo mistico» che e appunto la Chie-
sa. Come si puo fare esperienza religiosa senza Cristo, cosl
ci si puo interessare di Cristo senza far esperienza di Chie-
sa, ma in tal modo il cammino della fede rimarrebbe inter-
rotto. Non c'e miglior esperienza di Cristo che quella dei
sacramenti della Chiesa, rivolti tutti verso l'Eucaristia. Il
Sistema preventivo privilegia quest'area.
e - La quarta area, !'ultima, quella dell'IMPEGNO PERSONALE
PER IL REGNO: sentirsi chiamato con una missione personale,
con una vocazione concreta di membro della Chiesa, ossia
far maturare la fede in comportamenti e impegni di reali-
smo personale, familiare e sociale. Purtroppo noi possiamo
anche costatare, e Io sentiamo da tanti giovani, che avere
una 1·eligione, conoscere Cristo, magari anche sentirsi Chie-
sa non implica necessariamente assumere <legli impegni
concreti, vivendo di fatto con un disimpegno che sbocca
poi necessariamente nell'indifferenza. Anche qui il Sistema
preventivo tende a formare giovani responsabili impegnati.
Queste sano le quattro grandi aree in cui muoversi alla ri-
cerca di passi concreti da proporre in un «itineraria» all'
interno di un progetto educativo-pastorale ben situato.
Evidentemente queste aree sona state descritte successiva-
mente, una dopo l'altra, in forma logica, ossia sona state
pensate come livelli in cui muoversi per rispondere adegua-
tamente alle sfide. Pero esse non esistono cosi; non sona
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assolutamente da considerarsi come momenti successivi in
ordine cronologico, prima una poi l'altra; ma devono esse-
re prese in conto simultaneamente, con accentuazioni di-
verse secondo le interpellanze delle sfide a cui si e chiamati
a rispondere.
Elaborare con esse un itineraria significa studiare la con-
dizione giovanile, le esigenze della fede, i valori pedagogici
dei sacramenti, la mutua capacita d'influsso degli stessi
giovani.
E bene convincersi che, nel fare questo, bisogna tendere pe-
dagogicamente verso l'Eucaristia, realizzando quella «mi-
= stagogia» ( itinerario al mistero) che e stata sempre ed
e la meta della concreta pastorale dei Padri della Chiesa.
Nell'Eucaristia si trovano in modo simultaneo e con forza
vitale le quattro aree di un itinerario: la trascendenza, nel-
la comprensione della sacramentalita; il Cristo, nel suo su-
premo realismo pasquale; la Chiesa, nella sua genesi-prima
come «corpo mistico» del Signore; l'impegno vocazionale,
nella missione che scaturisce dalla storicita della Pasqua.
Don Bosco e stato, per i giovani, un geniale «mistagogo»
dell'Eucaristia.
5. ORIGINALITA DEL SISTEMA PREVENTIVO
L'originalita del Sistema preventivo consiste innanzitutto
nel considerare continuamente interscambiantisi tra loro
queste aree differenti; tenendo presente la maggiore o mi-
nore urgenza di un aspetto e di un altro in un itinerario
realizzato con pazienza, con bonta, ma con costante tenden-
za a determinate mete, in relazione al tipo di gioventu che
si sta educando. Avere il senso del coinvolgimento simulta-
neo di tante differenze e proprio di chi si preoccupa della
totalita vitale: in educazione non si pub fare anatomia, tan-
to meno se si percorre un cammino di fede.
Inoltre il Sistema preventivo, pur sapendo che si distinguo-
no tra loro «educare» ed «educare alla fede » (perche «edu-
care» e un'azione umana di cultura, m entre «educare alla
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fede» e un'azione ecclesiale di evangelizzazione), tuttavia
non separa mai questi due aspetti. Il Sistema preventivo
mette insieme sempre l'«uomo» e il «cristiano»: li conside-
ra intimamente inseparabili tra loro: evangelizza educando!
Nella lettera Iuvenum patris il Papa sottolinea con molta
chiarezza che l'originalita di don Bosco e stata appunto
quella di seminare il Vangelo nella realta della vita quoti-
diana, che per i giovani significa maturazione umana. Cos1
l'educazione alla fede si realizza attraverso l'azione cultura-
le dell'educazione.
Guardate che questo non e cosa semplice. Tutto quel dis-
sidio tra Vangelo e cultura che e la grande tragedia del no-
stro secolo, nel Sistema preventivo di don Bosco e affron-
tato proprio alla radice. E noi dovremmo essere metodo-
logi capaci di realizzare oggi questa prassi educativa. Pro-
prio qui si trova il famoso «cuore oratoriano» di don Bosco.
Nelle Costituzioni dei Salesiani c'e un articolo sull'Orato-
rio in quanto criterio permanente di rinnovamento. Lo si
descrive con quattro parole simboliche: «casa» che acco-
glie, «parrocchia» che evangelizza, «scuola» che educa, «cor-
tile» <love si cresce insieme, educando attraverso il tempo
libero, nell'allegria, nell'amicizia e in tante iniziative cul-
turali.
Delle quattro parole-simbolo ce n'e una sola che parła del-
la fede: la «parrocchia che evangelizza»; le altre tre pada-
no di concrete e privilegiate realta umane. Pero la specifi-
ca originalita del metodo sta nella forza unitiva dell'evan-
gelizzazione che da a tutte insieme una assai pratica e sim-
patica proiezione pastorale. Ecco cio che dobbiamo cercare
di realizzare attraverso il nostro metodo preventivo.
Proprio in questa sintesi metodologica rivolta alla fecie si
vecie se siamo capaci di praticare il Sistema preventivo. Non
basta sorridere ed essere buoni! Certo e una bella cosa. Non
basta educare e fare sport e cultura. Anche questo e indi-
spensabile. Pero bisogna che tutto sfoci nella fede. Il famo-
so trinomio: «Ragione, Religione e Amorevolezza» deve con-
durre a costruire onesti cittadini perche li si e fatti buoni
cristiani!
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6. CONVINZIONI
La Strenna afferma che la maturazione deve approdare a
«una convinta sintesi personale».
Nell'educazione puntiamo su delle convinzioni! Ecco: la
nostra preoccupazione non e semplicemente di istruire
- pure quello! -, non solo di far conoscere, anche se ci si
riferisce ad aspetti del Vangelo, ma di ottenere dei com-
portamenti voluti liberamente: ci preoccupa la condotta
della liberta. Pensando a quello che <lice il Signore: «per-
che mi chiamate "Signore, Signore" e non fate quel che vi
dico? Se uno mi segue, ascolta la mia parola e poi la mette
in pratica» (Le 6, 46).
E a quanto afferma san Giovanni (nella prima sua lettera):
«Se uno <lice: "io conosco Dio", ma non osserva i suoi co-
mandamenti, e un bugiardo. La verita non e in lui. Perche
chi dice "io rimango unito a Dio", deve vivere anch'egli co-
me visse Gesu» (1 Gv 2, 4. 6).
Le convinzioni della liberta portano a un modo di pensare
che si traduce in condotta; sono linfa di vita, e non sempli-
ce teoria.
E qui e chiamata di nuovo in causa la comunita <legli edu-
catori-missionari: la condotta, infatti, ha bisogno di con-
frontarsi con esempi. E non solo gli esempi <legli educatori,
ma anche quelli dei giovani piu progrediti: infatti, pur muo-
vendosi nella gradualita, ci sono sempre dei giovani piu ma-
turi; bisogna saperli chiamare a collaborare, a divenire an-
che loro protagonisti, quale ottimo fermento tra gli altri.
La sintesi vissuta nelle convinzioni e «personale». Non si
puo mai prescindere dal primato della persona: la fede e
tutta fondata sulla liberta personale!
Nel Sistema preventivo ci si dedica a curare molto l'am-
biente, perche esso influisce assai e diviene come l'atmo-
sfera dell'educazione. Pero le convinzioni sono nelle perso-
ne. Quindi l'ambiente - ed e indispensabile crearlo! - de-
ve essere in funzione delle persone. Bisogna poter toccare
la liberta dell'un per uno. Don Bosco vi arrivava con la con-
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vivenza e con dei profondi contatti personali: brevi, ma pe-
netranti, soprattutto attraverso il sacramento della ricon-
ciliazione. Si serviva di parole che arrivavano al cuore e si
traducevano gradualmente in condotta; non si contentava
con l'istruzione propria della scuola.
Bisognera, dunque, creare delle modalita valide e attraenti
per arrivare li: per irrobustire nei giovani convinzioni che
si traducano in condotta.
7. SINTESI ORGANICA TRA FEDE E VITA
La ricerca di convinzioni che provengono dal Vangelo ci
puó anche far cambiare il concetto superficiale ed erroneo
che possiamo magari avere circa la fede. Non basta consi-
derarla l'accettazione di un insieme di verita rivelate da Dio
che noi, per esempio, proclamiamo nel Credo. La fede non
e solo quello. La fede e un atteggiamento della persona che,
aderendo alla rivelazione di Dio, vive in un determinato
modo.
E qui bisogna che ripetiamo un'affermazione che sembra
paradossale: la fede, in se, non esiste! Forse questa e la
frase piu chiara per capirci. Non si tratta di una bestem-
mia! Esiste il «credente»: la fede e l'atteggiamento di fondo
di una persona esistente! Allora bisognera far maturare dei
«credenti».
Eccoci giunti al nucleo di forza... il famoso punto di appog-
gio di Archimede! In quella sua lettera sui Sistema preven-
tivo il Papa ci parła della «pedagogia della santita»: Sł, sł,
proprio della «santita»: Domenico Savio, Laura Vicufia e
tanti altri.
Ma che cosa significa in concreto la pedagogia della santita
in un itineraria di maturazione? Per fortuna sappiamo ri-
spondere anche oggi a questa inquietante domanda perche
abbiamo gia fatto buoni passi al riguardo.
Noi oggi parliamo di «spiritualita giovanile». Ebbene: e qui
che dobbiamo sfondare.
Che cos'e la «spiritualita»?
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2.7 Page 17

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Della spiritualita si possono avere due nozioni complemen-
tari:
- «spiritualita», come quadro di riferimento evangelico
che si applica ai giovani secondo lo spirito di don Bosco.
In questo senso si e gia elaborato un quadro concreto; esso
ha bisogno di essere approfondito, attualizzato, perfeziona-
to, ma gia ci puo guidare nell'itinerario;
- «spiritualita», come atteggiamento personale in matura-
zione, quale progressiva esperienza di Dio che diviene ener-
gia di sintesi vitale in ogni soggetto, nella sua liberta e,
quindi, nella sua condotta. Si tratta di far assumere il qua-
dro di riferimento evangelico a dei giovani in situazione,
aperti alla trascendenza e ai valori della fede, cosi che di-
venga convinto atteggiamento della loro persona. In que-
sto senso la spiritualita e il grande segreto di esito, quell'
energia interiore in crescita, in maturazione, che fa vivere
nei giovani la fede.
Osserviamo che cio che dinamizza oggi il movimento giova-
nile salesiano e appunto la spiritualita. Viene da chiedersi
se questo non deve applicarsi a tutte le presenze salesiane,
ai nostri vari approcci educativi con i giovani.
Il Sistema preventivo esige spiritualita: il cammino «da fe-
de a fede» si percorre partendo da educatori che hanno
«fatto il pieno» di spiritualita. Essa non e una energia per
sole elites. Certo, ci saranno un Domenico Savio e una Lau-
ra Vicufia che lasciano indietro i compagni; pero e indi-
spensabile che l'itinerario di tutti senta l'influsso di una
pedagogia potenziata dalla spiritualita. Perche e solo cosi
che si puo raggiungere la sintesi tra fede e vita. Non dimen-
tichiamo quanto ci ha ricordato il Papa: «L'originalita e
l'audacia della proposta di una "santita giovanile" e intrin-
seca all'arte educativa di questo grande Santo, che puo es-
sere giustamente definito "maestro di spiritualita giova-
nile"».
La fede, da questo punto di vista della spiritualita, e il ver-
tice che raduna tutte le attivita umane. Non e alternativa a
nessuna attivita, ma tutte le illumina, le fa convergere verso
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2.8 Page 18

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la sintesi della vita cristiana. Come si esprime il Concilio
Vaticano II nella Gaudium et spes: «l cristiani siano con-
tenti, seguendo l'esempio di Cristo che fu un artigiano, di
pater esplicare tutte le loro attivita terrene, unificando gli
sforzi umani, domestici professionali scientifici o tecnici,
in una sola sintesi vitale insieme con i valori religiosi, sotto
la cui altissima direzione tutto viene coordinato a gloria di
Dio» (GS 43).
Avere personalita cristiana consiste nel saper fare una sin-
tesi viva di tutte le cose, facendole convergere verso il ver-
tice supremo della stesso sguardo di Dio. La fede, infatti,
«divinizza» la persona: aiuta l'uomo a essere piu uomo e
la donna a essere autenticamente piu donna, nella mutua
complementarita del grande progetto creatore della somi-
glianza con Dio.
8. LA FEDE: VERA ENERGIA STORICA
La sintesi tra fede e vita porta con se una realta molto im-
portante: la fede diviene - come dovrebbe essere stata
sempre - energia storica. Essa e una freccia scagliata nel-
la storia che ne orienta il divenire e ne eleva la maturazione.
E quanto ha ricordato il Papa l'altro giorno: che i cristiani
oggi nella societa devono essere «trainanti» verso un piu
alto rinnovamento umano. E quanto egli ha scritto sui gio-
vani nella Esortazione apostolica Christifideles laici: siano
essi «protagonisti di evangelizzazione e artefici del rinnova-
mento sociale» (ChL 46).
Noi stiamo assistendo oggi all'«occaso delle ideologie».
Qualcosa che nessuno si immaginava! Ci rallegriamo; ma
dobbiamo riflettere. Che cosa significa l'«occaso delle ideo-
logie»? Che esse per un tempo hanno riempito <legli spazi,
possiamo dire, vuoti. La predicazione della fede sembrava
non seguisse le interpellanze del divenire umano, cresciuto
in accelerazione con l'apporto dei nuovi segni dei tempi.
Quello spazio lo hanno occupato fantasie ideologiche.
Quando io ero giovane trionfava una ideologia qui in Italia:
ci facevano studiare la mistica del fascismo! Poi nella vita
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abbiamo visto altre ideologie nascere, trionfare, decadere.
Sembra che i cristiani non fossero capaci di suscitare entu-
siasmo e fattivita di ideali concreti: lo confessa lo stesso
Concilio (cf GS 19). Questo e il punto. Il trionfo delle ideo-
logie vissute da tanta gente significa che i cristiani non
sano stati capaci di presentare la Pasqua del Signore come
il punto centrale della storia, e il suo Vangelo come la luce
che guida, che purifica, che eleva, che aiuta l'uomo a dive-
nire piu autenticamente umano. Ebbene: noi vogliamo edu-
care per questo: per fare dei credenti, ossia dei protagoni-
sti dell'evangelizzazione e <legli artefici del rinnovamento
sociale. Se riuscissimo a farlo, costruiremmo storia.
E divenuto urgente oggi rivisitare i valori del Battesimo
con la sua scelta esistenziale di fede nel Cristo.
L'«occaso delle ideologie» dovrebbe farci accorgere dell'in-
dispensabilita della fede e dell'importanza della maturazio-
ne battesimale anche per una piena umanizzazione della
cultura e per il miglioramento della societa.
La fede e un tesoro inapprezzabile per tutti: con essa
«l'uomo supera l'uomo». La fede conferisce purezza e valo-
re ad ogni attivita; dona coscienza di poter divenire pro-
tagonista responsabile; abilita a superare la diffusa moda
dell'irrazionalita; infonde luce di saggezza sintetica e il sen-
so critico del discernimento; favorisce la crescita di una
personalita definita e coraggiosa; aiuta a far dilagare nei
popoli la grande aspettativa della nuova creazione; ci ren-
de collaboratori dei due risuscitati, Cristo e Maria: il nuo-
vo Adama e la nuova Eva per l'avvento dell'«uomo nuovo»
del futuro assoluta.
Sarebbe davvero imperdonabile che, inviati ai giovani dal
Signore, non sapessimo offrire loro questa suo dano ine-
stimabile.
9. SENTIAMOCI «MISSIONARI DEI GIOVANI»
La Strenna e esigente, e bella, e dedicata totalmente a cio
che ci caratterizza: il Sistema preventivo vissuto in mag-
giore profondita! Ci mette in prima fila nella Chiesa, sia
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perche Essa (la Chiesa) in questo momento e in ricerca di
un metodo pastorale, sia perche Essa guarda con priorita,
come sua speranza, ai giovani.
Bisognera vedere se siamo capaci di camminare in prima
fila.
Durante l'anno verranno a rinforzare il nostro proposito i
due significativi Capitoli generali. I loro risultati, che sa-
ranno copiosi e concreti - speriamo! - ci illumineranno
e ci guideranno.
L'importante e che la Strenna ci faccia sentire davvero
«missionari dei giovani», alla scuola di don Bosco, per edu-
earli ad essere credenti, portatori di energia di storia. Gia
se lo proponeva il nostro Padre: nella prima introduzione
alle Costituzioni dei Salesiani - nel 1858 - affermava che
«dalla buona o cattiva educazione della gioventu dipende
un buono o tristo avvenire ai costumi della societa».
Essere missionari dei giovani significa oggi per noi ascol-
tare il mandato apostolico di Gesu: «andate, fate diventare
miei discepoli tutti gli uomini (i giovani!) del mondo» (Mt
28, 19). La nostra opera di educazione alla fede non potra
mai fermarsi solo a una trascendenza religiosa generica, ma
puntera sempre su quella «fede» che e centrata nel mistero
del Cristo, con l'evento supremo della sua Pasqua. Mistero
che comporta anche la presenza viva e materna di Maria,
primizia della risurrezione, che aiuta la Chiesa, i popoli e
la gioventu a trasfigurare la storia.
Noi «come don Bosco, siamo chiamati tutti e in ogni occa-
sione a essere educatori a (questa) fede. La nostra scienza
piu eminente e conoscere Gesu Cristo e la gioia piu profon-
da e rivelare a tutti le insondabili ricchezze del suo miste-
ro» (Cost SDB 34).
I missionari sono certamente dei «credenti».
La Strenna ci chiede, dunque, di esserlo e di dimostrarlo ai
giovani di oggi. Don Bosco ci guidi!
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