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Il Vicario del Rettor Maggiore
Carissimi Confratelli,
ringrazio, personalmente e assieme a tutti voi, don Pier Fausto Frisoli, Consigliere Regionale, per la relazione che ci ha proposto. Ci ha fornito innanzitutto dei dati oggettivi come la consistenza numerica della Regione Italia e Medio Oriente, la distribuzione geografica, la tipologia delle presenze, gli aspetti di disomogeneità della Regione dal punto di vista economico, demografico, religioso e salesiano. Ha tenuto in considerazione alcuni importanti aspetti sociologici come l’aumento dei flussi migratori verso l’Italia. Ci ha indicato infine alcune linee di tendenza emergenti e di carattere positivo che stanno accompagnando questo processo del ridimensionamento.
Resta di fatto che, questo del ridimensionamento, è stato sempre un discorso piuttosto difficile da accettare. Il tutto aveva avuto inizio già negli anni ’70 con la costituzione di una speciale commissione a livello nazionale (Commissione RR – Ridimensionamento e Rinnovamento). Per quanto riguarda una diversa ridistribuzione delle Ispettorie se n’è poi cominciato a parlare a metà degli Anni ’80 e la prima concretizzazione si è avuta con la realizzazione della Circoscrizione Piemonte - Valle d’aosta (1993). Alcuni anni dopo si ebbe l’accorpamento delle opere salesiane della Romagna dall’Ispettoria IAD all’Ispettoria ILE e nel 2003 la fusione delle due Ispettorie Venete. E’ stato un processo lento, spesso accompagnato da dubbi e qualche paura. Non sono mancati anche momenti di sofferenza.
Ugualmente all’interno delle stesse Ispettorie, in questo arco di tempo, si sono già operati numerosi tagli di opere che, come ci ricordava don Frisoli, sono risultati molto faticosi. L’opposizione di Confratelli interessati, i malumori dei gruppi della Famiglia Salesiana, soprattutto gli Exallievi, le proteste di Famiglie e Comitati, le implorazioni o le fredde riserve di alcuni Vescovi locali hanno reso questi processi più lenti e difficili da condurre in porto. Molto spesso le risonanze o le rimostranze di quanti erano contrari o scontenti sono arrivate alla Direzione Generale e allo stesso Rettor Maggiore.
Tutto ciò ha determinato un sentire piuttosto negativo rispetto all’idea e alle proposte concrete del ridimensionamento.
Serpeggia tra i nostri Confratelli, talvolta, l’idea di autunno avanzato della Congregazione in Italia la cui progressione ci porterebbe solamente ad un duro inverno e… stop! Difficilmente si pensa alla “Primavera”, cioè ad una rinascita, ad un rifiorire di vitalità, ad una nuova stagione ricca di speranza e di possibilità di nuovi frutti. Forse, prima di ogni altra cosa, è importante credere che il ridimensionamento, se ben condotto, ci può portare ad esprimere una stagione nuova e ricca di speranza. I frutti potranno non essere molto numerosi, ma saranno certamente di qualità, se vivremo questo di tempo di prova, come un tempo dello Spirito, un tempo di Grazia in cui le condizioni esteriori ci sollecitano a rinnovarci profondamente nella nostra vocazione.
Mi sembra dunque opportuno, non tralasciando gli elementi oggettivi che ci spingono a questa operazione, presentare questo discorso e questa azione di governo nella sua valenza positiva.
La situazione attuale
Elementi problematici:
La consistenza numerica dei Confratelli. Le statistiche presentateci da don Frisoli ci dicono che in questi sei anni siamo diminuiti di 414 confratelli. Questo significa un fatto paragonabile alla sparizione di una grossa ispettoria.
L’età dei confratelli. Il fatto anagrafico non è indifferente ed avere una media di età che si aggira sui 65 anni indica che, anche qualitativamente, i Confratelli Salesiani si presentano con forze di animazione e servizio notevolmente ridotte.
Il confronto con un passato ricco di vocazioni e molto fecondo apostolicamente. La grande stima ereditata dai nostri predecessori è un patrimonio prezioso, ma è anche una grande “sfida psicologica” per il momento presente e, nel momento delle necessarie chiusure, diventa, purtroppo, essa stessa un ostacolo.
Positivamente va richiamato che:
Le forze in campo, pur con questo notevole trend di diminuzione rimangono ancora di buona consistenza, sia dal punto di vista numerico che qualitativo.
L’Italia ha avuto un ruolo straordinario nell’opera di diffusione del Carisma Salesiano. La Divina Provvidenza dagli anni ‘30 agli anni ‘60 ha permesso una straordinaria fioritura vocazionale, ma, come possiamo costatare, era nel suo disegno che tutto ciò fosse ordinato alla diffusione dell’opera salesiana in tantissimi paesi del mondo.
Abbiamo oggi al nostro fianco un vero esercito di “salesiani esterni”, i nostri laici. Molti di loro sono ben formati e vivono con passione l’impegno di educazione ed evangelizzazione tra i giovani. In qualche caso, qualcuno di loro è stato capace di far “rifiorire” qualche opera in difficoltà.
Le vere motivazioni del ridimensionamento sono positive.
Non si tratta quindi di “ritirata strategica” ordinata solo ad un contenimento dei danni e alla difesa di una dignitosa “sopravvivenza”.
Se noi facciamo la scelta del ridimensionamento questa è ordinata ad
Una presenza significativa nella Regione: ridimensioniamo perché vogliamo rimanere e non sparire. Vogliamo rimanere ed essere presenze “di qualità” come ci richiamava il Rettor Maggiore. Quindi ridimensionamento in questo caso vuol dire prima di tutto rinnovamento profondo delle nostre opere, della loro qualità educativa e pastorale.
Una rafforzamento delle opere riconosciute come maggiormente significative a livello di Regione e di Ispettoria. Si dovrà poi curare che l’insieme delle presenze rifletta l’ampiezza di espressione del Carisma e la sua concretizzazione secondo le diverse finalità: dai giovani poveri ed abbandonati, alle opere di servizio educativo, al servizio prestato ai ceti popolari, alle missioni, fino alla cura delle vocazioni e della comunicazione sociale come strumento di promozione umana ed educazione alla fede.1
Una ridistribuzione più ragionata nel territorio dell’Ispettoria e della Regione.
Una ricollocazione con una particolare attenzione “responsoriale”. Dobbiamo guardare ai bisogni della gioventù ed avere anche il coraggio di nuove risposte educative e pastorali e questo anche attraverso nuove fondazioni. Don Bosco era un “uomo di frontiera” che si lasciava interpellare dalla società e dalla storia e cercava di rispondere a tutti i bisogni con la sua straordinaria generosità ed inventività pastorale.
"Gli Istituti religiosi sono sempre stati centri di forte irradiazione, quando si sono attestati sui fronti più avanzati: al contrario la loro luminosità è impallidita quando hanno rinunciato a questa posizione di prima linea". (Potmayer)
È un monito per noi, davanti al rischio, non solo ipotetico, di "perdere i poveri" o di “non vederli più”.
Verso una maggiore significatività
Il nostro Rettor Maggiore, nel suo discorso di Chiusura del CG 25, ci ricordava: “La significatività della presenza è un’esigenza sia della comunità che della missione; si tratta della qualità di entrambe. Nel passato, quando si parlava di ‘ridimensionamento’, l’accento era posto sulla chiusura di opere o sulla consegna di queste ai laici. Oggi invece, mentre si continua ad affermare che il ridimensionamento è un compito ineludibile, se non vogliamo indebolire le comunità e sovraccaricare i confratelli, l’insistenza va posta sulla ‘significatività’ della presenza salesiana nel territorio. Essa non si riduce all’opera o all’attività; essa è piuttosto una forma di essere, di lavorare e di organizzare che cerca non solo l’efficacia, bensì di suscitare senso, aprire prospettive, convocare persone, promuovere nuove risposte. Si tratta di ricollocare dunque l’Ispettoria lì dove sono più pressanti i bisogni dei giovani e dove è più feconda la nostra presenza. La nostra vita consacrata non sarà onnipresente e neppure sempre socialmente rilevante, ma continuerà ad essere riferimento necessario, nella misura che sia segno del Regno”2
Su questo elemento della “significatività” aveva già insistito il Rettor Maggiore don Vecchi. In una sua lettera si esprimeva in questa forma schematica.
«Gli elementi da cui si sprigiona significatività sono:
la manifestazione incondizionata della carità evangelica;
la capacità di "salvare" coloro che gli uomini abbandonano alla propria sorte;
il desiderio di donare vita e speranza;
l'efficacia nella proposta di fede;
la forza aggregante per cui persone di buona volontà si uniscono nel bene;
la capacità di far maturare mentalità e rapporti nella linea del Regno.
Molte iniziative sono "buone", ma non tutte parlano con la stessa eloquenza, realismo e verità. Molte opere possono essere di qualche utilità; non tutte esprimono il Vangelo, l'amore di Dio seminato nel cuore dei credenti con la stessa immediatezza e profondità.
Molti interventi appaiono accettabili, funzionali alla società in cui viviamo; alcuni sono fortemente "evangelizzatori" e profetici. La presenza fra i giovani bisognosi è fra questi»3.
Come orientarci?
Per quanto riguarda noi, come Salesiani, è molto importante che il movimento di ridimensionamento e ricollocazione tenga conto di garantire “alcuni criteri di massima, quali:
possibilità di vita comunitaria normale;
presenze possibilmente agili e leggere, senza eccessivi e rigidi impegni di organico;
contatto con "giovani significativi", sia sotto il profilo della missione e della collocazione sociale (poveri), sia sotto quello della spiritualità e possibilità concreta di animazione vocazionale, o quello dell'età dei destinatari-collaboratori: giovani animatori, volontari, universitari, obiettori di coscienza, giovani membri della FS, ecc.;
possibilità di vivere intensamente il Sistema Preventivo, nei suoi aspetti comunionali e missionari;
dialogo e diretta collaborazione, secondo le possibilità, con le FMA, in vista della programmazione organica di presenze e ricollocazioni salesiane.”4
E’ chiaro che il punto di partenza è cercare valorizzare l’esistente e riqualificarlo. Ma una potatura deve pur essere fatta. Altrimenti questa vite, che è la Congregazione in Italia e Medio Oriente, darà solo foglie e non frutti. Le scelte di ridimensionamento e di ricollocazione quindi dovrebbero necessariamente portare a ridurre l’attuale fronte operativo che va proporzionato alle domande reali e alla consistenza del personale. Si dovrebbe pure avere attenzione a individuare spazi ed impegni apostolici che sono maggiormente efficaci sul campo della testimonianza e più propositivi dal punto di vista vocazionale. Penso agli oratori in zona di periferia, ad iniziative di apertura ai ragazzi più poveri o in situazione di disagio o ad iniziative specifiche e ben studiate a favore degli Immigrati da altri paesi e continenti. In questo movimento di ridimensionamento credo vada tenuto bene in conto di non privarsi tout-court delle opere di educazione formale (Scuole e CFP) in particolare. Forse, oggi, qualche nostra Ispettoria soffre la perdita di queste opere e si trova appesantita da un numero eccessivo di parrocchie. Abbiamo sentito ribadire dal Card. Ratzinger5 come la grande sfida dei religiosi in Europa è oggi il campo dell’Educazione. In questi giorni tutto ciò ci è stato ribadito dal nostro Rettor Maggiore, soprattutto in relazione ai Centri di Formazione Professionale. Non sarà di chiederci oggi, soprattutto in qualche Regione, se invece di chiudere una scuola, non dobbiamo aprirne una nuova? Non dovremmo domandarci se, nel contesto dei nostri Oratori, non dobbiamo dare vita, magari attraverso dei moduli molto semplici, a delle iniziative di formazione culturale e professionale che favoriscano ragazzi, poveri, che cercano lavoro, che non hanno facili possibilità di inserimento nel mondo del lavoro?
Alcune attenzioni particolari nell’attuazione del processo di Ridimensionamento.
Curare bene il processo con l’attenzione ai passaggi necessari per un corretto discernimento. A titolo di esempio proviamo a considerare queste indicazioni:
“ la percezione della propria realtà locale che porta alla necessità del ridimensionamento, constatando l'incapacità di mantenere con dignità e funzionalità tutte le attività e tutte le presenze;
Enucleazione dei principali criteri contenutistici e metodologici: motivazioni ideali, aspetti dottrinali, basi proprie carismatiche, modalità procedurali, indicazione di strumenti da usare;
valutazione di luoghi come: più validi, autentici, più conformi al carisma, comunque più convenienti da mantenere per la Provincia oggi e perché;
valutazione di luoghi come: meno validi, autentici, meno conformi al carisma o, comunque, non più convenienti da mantenere per la Provincia oggi e perché;
contrappeso propositivo e vitale per non dare al ridimensionamento solo un significato negativo, ma da utilizzare in modo propositivo e profetico;
motivazioni e proposte circa le aperture di qualche casa come segno «profetico» possibile (sottolineando l'opportunità, la convenienza, il significato profetico, la testimonianza che tali aperture comportano).6
Il tutto dovrebbe essere condotto con il massimo coinvolgimento delle persone interessate e possibilmente arrivando ad una decisione sicura, ma cui si perviene con stile propositivo (la “ragionevolezza” del sistema preventivo). Questo non vuol dire tramandare le decisioni di anno in anno, ma creare, per quanto è possibile, consenso e comunione attorno ad un progetto che risulta spesso di difficile accettazione.
Ogni operazione di ridimensionamento incide sulla realtà della Chiesa e della società locale. Nel caso di compresenza delle Figlie di Maria Ausiliatrice o di altre Istituzioni di religiosi/e è opportuno aprire un dialogo, concordare insieme le scelte, cercare insieme ciò che è meglio per il territorio.
Per la Regione nel suo insieme.
Ancora una volta va ribadita l’importanza di alcune presenze la cui importanza riguarda tutte le Ispettorie:
I luoghi salesiani, come patrimonio carismatico che deve essere valorizzato a favore dei Confratelli stessi e proposta privilegiata di annuncio vocazionale.
Le case di formazione dei Salesiani e gli altri centri culturali che operano per la “formazione e il servizio dei moltiplicatori (centri studi, équipe di formazione permanente, centri pedagogici o culturali…)”7
Le nostre Editrici SEI ed LDC con il suo Centro Catechistico.
Impegni particolari di servizio alla Chiesa come l’animazione della Catacombe di San Callisto o la Comunità Salesiana in Vaticano.
Gli uffici di coordinamento CISI e CNOS nelle loro varie espressioni e realtà.
Queste presenze hanno una loro particolare importanza che supera l’impegno o l’interesse di una singola Ispettoria. E’ necessario concordare con scelte concrete come si deve attuare la collaborazione delle varie Ispettorie, mantenendo queste realtà vive e significative per la Regione e la Congregazione Salesiana.
Conclusione
Chiudendo questa mia riflessione credo di dover richiamare a tutti noi che certi processi possono essere avviati e ben condotti solo al prezzo di un deciso cambio di mentalità. In questo caso ci si chiede di passare dal particolarismo ad una visione aperta. Dalla paura di perdere dei Confratelli alla certezza che i buoni investimenti comuni alla fine porteranno frutti per tutti. Dalla preoccupazione delle nostre opere alla preoccupazione per una vitalità del Carisma Salesiano in tutta la Regione.
Non tutto si potrà risolvere e soprattutto questo è un compito che ci vedrà impegnati per lungo tempo. E’ necessario però attivarci, muoverci e soprattutto vivendo dentro di noi la speranza e la passione del “Da mihi animas” che portava don Bosco a rischiare fino alla temerarietà pur che si trattasse del bene dei Giovani. Queste sono le motivazioni del cuore che possono fare muovere noi ed i nostri Confratelli.
“Vi pare che sia molto?” direbbe don Bosco con una delle sue espressioni più tipiche. “Se vi sembra impossibile fare tutto l’alfabeto, fate almeno a, b, c…”
Roma, 16 marzo ’06
Don Adriano Bregolin - sdb
1 Cfr. Costituzioni sdb, Art. 6.
2 Discorso del Rettor Maggiore, don Pascual Chavez Villanueva, alla chiusura del CG 25 – La Comunità Salesiana oggi, Roma 2002, pag. 159
3 Cf. Lettera del Rettor Maggiore don J.E.Vecchi “Si commosse per loro: Nuove povertà, missione salesiana e significatività”, ACG 359, pag. 35
4 Cf. “Lettera del Rettor Maggiore don J.E.Vecchi agli Ispettori della Regione Italia e Medio Oriente con i loro Consigli”- Roma, 1 Novembre 1997
5 Intervento in occasione dell’ Incontro degli Ispettori Salesiani d’Europa, Roma – Direzione Generale, 05 dicembre 2005
6 Cfr. G. Scarvaglieri ofm cap, “Dal Ridimensionamento alla Ristrutturazione”, Vita Consacrata n°5, Anno 2005, pag 496
7 Cf. “Lettera del Rettor Maggiore don J.E.Vecchi agli Ispettori della Regione Italia e Medio Oriente con i loro Consigli”- Roma, 1 Novembre 1997