«PASSA IN MACEDONIA E AIUTACI!» (At 16,9)
Presentazione
della Regione Europa Nord
1. «Passa in Macedonia e
aiutaci!» (At 16,9) – 2. Gli inizi della presenza salesiana
nella Regione Europa Nord 2.1 Gran Bretagna, Irlanda-Malta,
Olanda e Belgio Nord. 2.2 Austria e Germania. 2.3 La Polonia. 2.4
Paesi dell’ex Unione Sovietica e Lituania. 2.5 Ungheria, Slovacchia
e Repubblica Ceca, Slovenia, Croazia. 2.6 Due fattori che
contribuirono al primo sviluppo. 2.6.1 Il “Bollettino Salesiano.
2.6.2 I Cooperatori Salesiani. – 3. Il contesto odierno della
nostra missione. 3.1 La nuova Europa. 3.2 La situazione
giovanile. 3.3 L’odierna realtà salesiana della Regione. 3.4 La
realtà delle diverse zone. 3.5 La collaborazione interispettoriale.
– 4. I settori della vita e della missione salesiana.
4.1 Formazione iniziale. 4.2 Formazione salesiana dei laici. 4.3
Pastorale Giovanile. 4.4 Pastorale vocazionale. 4.5 Comunicazione
Sociale. 4.6 Le Missioni. 4.7 La Famiglia Salesiana. – 5.
Prospettive di futuro. 5.1 Per tutte le Ispettorie della Regione.
5.2 Per le diverse zone della Regione. – Conclusione.
Carissimi
confratelli,
vi scrivo con lo
sguardo ormai rivolto alla Pasqua che stiamo per celebrare. Mi viene
perciò spontaneo il desiderio di porgervi gli auguri di una gioiosa
e feconda celebrazione dei misteri della nostra salvezza nella morte
e risurrezione del Signore Gesù. La prima verità da credere, se
vogliamo essere cristiani, è appunto la confessione di fede:
«Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone» (Lc
24,34). E l’ultima verità da ritenere, se vogliamo continuare ad
essere cristiani è proprio la stessa: «Se confesserai con la tua
bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo
ha risuscitato dai morti, sarai salvo» (Rm 10,9). Credere
nella Pasqua del Signore e vivere già da risorti è il cardine della
vita cristiana. «Infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato!
Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con
lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di
verità» (1Cor 5,7b-8). In questa prospettiva pasquale, colgo
l’occasione per ringraziare delle espressioni di simpatia,
condoglianza e preghiera per la morte di mio padre, che vive ora
accanto al Signore Risorto.
Prima di entrare nel merito della lettera, desidero comunicarvi,
anche se brevemente, due notizie di famiglia che ci interessano.
Innanzitutto quella della prossima beatificazione, il 24 aprile, di
don Bronislaw Markiewicz, fondatore della Congregazione di San
Michele Arcangelo, più conosciuti come “Micaeliti”, che
dall’anno 2000 forma parte della Famiglia Salesiana. Mentre ci
rallegriamo con il Superiore Generale e con tutta la Congregazione
per il riconoscimento ufficiale da parte della Chiesa della santità
del Fondatore, ci sentiamo ulteriormente confermati della validità
del carisma di Don Bosco e della Famiglia Salesiana come strada e
spazio di santità.
L’altra riguarda invece direttamente la Congregazione. Arrivati a
metà del sessennio, abbiamo iniziato le Visite d’Insieme,
una forma di presenza del Consiglio Generale nelle varie parti della
Congregazione, che è diventata prassi obbligata degli Istituti
religiosi nell’attuale contesto di unità nel decentramento e
viceversa. Alle Regioni permette di avere una visione universale
della nostra Congregazione. Al Rettor Maggiore e al suo Consiglio
offre la possibilità di sentire il polso dello stato della vita e
presenza salesiana nelle diverse Regioni. In questa occasione abbiamo
deciso di prendere in considerazione in particolare due temi: la
comunicazione, assimilazione e messa in pratica del CG25, e le
realizzazioni più importanti, le sfide più scottanti, le risorse
disponibili e le prospettive di futuro delle singole Regioni e delle
Ispettorie all’interno di esse. Mentre vi scrivo abbiamo terminato
le prime due, quelle dell’Asia Sud e di Asia Est e Oceania. Come è
facile immaginare, quando avremo compiuto il passaggio per tutte le
Regioni, saremo in condizioni di definire gli obiettivi del prossimo
Capitolo Generale e mettere in atto la sua preparazione.
Certo, lo studio delle Regioni ha un altro foro, quello del Consiglio
Generale, che continua con il suo programma di studiarle una ad una.
Anch’io proseguo con il mio proposito di presentarvele nelle mie
lettere. Questa volta è il turno della Regione Europa Nord, con cui
concluderò la presentazione dell’Europa salesiana.
1.
«Passa in Macedonia e aiutaci!» (At 16,9)
Ho voluto mettere come titolo della lettera questa frase del noto ed
importante sogno di San Paolo a Troade, durante il suo secondo grande
viaggio missionario (At 15,41-18,22). Dopo un breve cenno
all’attività apostolica di rafforzamento delle comunità,
ordinariamente attraverso l’evangelizzazione, il battesimo,
l’Eucaristia e il ministero (cf. At 15,41; 16,5), l’autore
degli Atti evidenzia il vero protagonista della Chiesa: lo Spirito
Santo. È lui infatti a guidare le scelte da fare, i passi da
compiere, le frontiere da varcare, le porte da aprire. Per ben due
volte il testo racconta come lo Spirito Santo interviene vietando a
Paolo e ai suoi compagni di portare avanti il proprio progetto
missionario e dirigendoli invece verso la Grecia, verso l’Europa:
«Durante la notte apparve a Paolo una visione: gli stava davanti un
macedone e lo supplicava: “Passa in Macedonia e aiutaci!”»
(At 16,9).
Si tratta di un testo assai eloquente, innanzitutto perché - come ho
detto prima - fa vedere che è lo Spirito Santo la guida della Chiesa
e colui che apre il mondo al Vangelo; ma anche perché rappresenta
l’apertura dell’Europa a Gesù e alla sua Chiesa, che ha avuto un
influsso assai rilevante nella configurazione culturale dell’Europa
d’oggi dopo duemila anni di cristianesimo; notiamo come questo
macedone, in qualche modo simbolo degli europei, fa una richiesta di
aiuto, che è la richiesta dell’evangelizzazione. Leggiamo infatti
nel versetto seguente: «Dopo aver avuto questa visione, subito
cercammo di partire per la Macedonia, ritenendo che Dio ci aveva
chiamati ad annunziarvi la Parola del Signore» (At 16,10).
Il
testo, memorabile e profetico nel contempo, ricorda il passato e
disegna il futuro. Il passato e il futuro dell’Europa è il
Vangelo. Con più di un secolo di storia, noi Salesiani avremo futuro
in questa Europa se lasciamo che sia lo Spirito a guidare la nostra
missione; se siamo capaci di sognare di giorno, come Don Bosco,
contemplando la situazione di povertà, di abbandono, di smarrimento
dei giovani; se ascoltiamo il loro grido di aiuto: «Passate in
Macedonia e aiutateci!» e, dietro tale invocazione, scopriamo
come Paolo che essi hanno bisogno del Cristo e del suo Vangelo che
venga ad appagare i loro desideri più profondi, mentre cerchiamo nel
contempo di formare in loro attraverso l’educazione in ciascuna
delle nostre opere l’uomo, il cittadino, il professionista.
2.
Gli inizi della presenza salesiana nella Regione Europa Nord
La Regione Europa
Nord possiede uno straordinario grado di diversità storica,
culturale, religiosa, economica e linguistica, che in qualche modo
rappresenta la ricchezza e la complessità della nuova Europa.
Tentiamo, nel quadro ristretto di questa lettera, di dare alcuni
spunti significativi degli inizi della nostra presenza e azione nelle
varie zone della Regione.
2.1
Gran Bretagna, Irlanda-Malta, Olanda e Belgio Nord.
Nel 1887 i Salesiani sono approdati in Gran Bretagna, un
territorio di cultura protestante, fiero del suo predominio come
prima potenza industriale, con una piccola minoranza cattolica, nella
maggior parte costituita da immigrati della agricola Irlanda. Quando
i Salesiani arrivarono in Irlanda, nel 1919, essa era appena
arrivata ad essere nazione indipendente, tormentata da una guerra
civile ed economicamente in difficoltà per la perdita dei suoi
tradizionali compratori britannici. Una situazione diversa quella del
Belgio, dove i Salesiani fecero il loro ingresso nel 1890. Vi
trovarono una nazione appena industrializzata, con vasti squilibri
sociali, con una classe dirigente media liberale (a volte
anticlericale), ma con una regione, quella Fiamminga,
fortemente radicata nella cultura cattolica. L’arrivo all’Olanda
avvenne nel 1928, quando il paese, maggioritariamente protestante, si
era convertito in un centro commerciale molto sviluppato, con un
impero oltremare ed con estensioni ampiamente agricole, dove i
cattolici costituivano una minoranza isolata e socialmente e
politicamente emarginata.
Davanti a questa diversità di contesti non sorprende che lo sviluppo
dell’opera salesiana abbia avuto differente storia ed esito nelle
diverse regioni dove fu impiantata.
2.1.1 Gran
Bretagna
Forse pochi sanno che è stato Domenico Savio a sancire, con le sue
accorate parole, nel 1855, l’ingresso dell’Inghilterra nella
storia salesiana: «Quante anime attendono aiuto in Inghilterra;
se solo avessi forze sufficienti, andrei subito e porterei la gente a
Dio». Grazie all’influenza dell’ Arcivescovo Tobia Kirby,
studenti del Collegio Irlandese frequentarono l’Oratorio presso la
casa di accoglienza, e proprio da qui Don Bosco seppe trarre fuori il
suo primo gruppo di giovani irlandesi, che saranno tutti pionieri
dell’opera salesiana non solo a Londra, ma anche nelle Isole
Falkland, a Malta, nell’Irlanda stessa e persino a San
Francisco.
Un’altra conoscenza romana, la Contessa Georgiana di Stacpoole,
offrì ai Salesiani la Missione e la scuola elementare a Battersea in
Londra, fondata nel 1874, dove nel 1887 Don McKiernan e i suoi primi
compagni giunsero, sbucando nella nebbia.
La presenza salesiana si sviluppò fortemente, comprendendo le case
di Inghilterra, Cape Town (1897) e Malta (1903), di modo che nel 1902
fu eretta formalmente come Ispettoria Inglese.
Subito dopo la guerra 1914-1918, Don Francesco Scaloni vide la
necessità di rivitalizzare la Ispettoria Inglese e nel 1920 aprì il
nuovo noviziato e studentato a Cowley, Oxford.
Una nota che ha caratterizzato l’opera salesiana in Inghilterra fin
dall’inizio è stata, da un canto, il diretto coinvolgimento degli
agenti pastorali delle parrocchie delle aree più povere, e
dall’altro l’aver sviluppato scuole sia elementari che secondarie
con una forte spinta a scoprire vocazioni sacerdotali.
2.1.2
Irlanda
Nello stesso periodo, i Salesiani si stabilirono in Irlanda
(1919), sotto l’ispirazione di Don Luigi Sutherland e grazie
all’invito del Vescovo Thomas Hallinan di Limerick, che era già
stato coinvolto nel primo progetto di Don Bosco del 1874. Sistemarono
una tenuta abbandonata a Pallaskenry e la trasformarono in
aspirantato e scuola agraria. Anni più tardi (1922), a Warrenstown
nel Co Meath, una proprietà molto grande lasciata in eredità ai
Salesiani, nella regione più ricca di Irlanda, diede luogo a un
fiorente collegio di agricoltura/orticoltura. Sotto la pressione
della seconda guerra mondiale, venne aperto un noviziato irlandese
separato e poi l’aspirantato a Ballinakill nel 1941.
Dopo il Vaticano II, grazie alla decisione di separare l’Ispettoria
Irlanda/Sud Africa nel 1968 e di aprire il seminario nazionale a
Maynooth ai religiosi perché potessero andare alla Università, si
aprirono nuovi orizzonti alla Irlanda salesiana.
2.1.3
Olanda
In Olanda, fino al 1928, se giovani olandesi volevano
diventare salesiani, dovevano andare in Belgio, in Germania o in
Italia. È stato Mons. Poels, cappellano dei minatori, a far sì che
i Salesiani dal Belgio passassero in Olanda, per cominciare un
oratorio e parrocchia nella città del sud di Lauradorp. Nel 1937, a
Leusden, vicino ad Amersfoort, si aprì una casa per aspiranti da
parte della Ispettoria di Germania.
Appena finita la guerra, l’Olanda diventava una Ispettoria
separata, con Don Annibale Bortoluzzi scelto come primo Ispettore.
Per sedici anni, questo amabile italiano guidò la crescita della
Ispettoria. Scuole con convitto, oratori, opere giovanili furono
impostate e fissate a Lauradorp, i Salesiani si impegnarono in varie
parrocchie ed in un numero assai considerevole partirono per le
Missioni in diverse parti della Congregazione.
2.1.4
Belgio Nord
L’erezione della Ispettoria Belgio Nord data solo dal 1959, ma
Mons. Doutreloux, famoso riformatore sociale, aveva già invitato i
Salesiani di Liège (1890) nel Belgio Sud, di lingua francese, ad
esplorare la vocazionalmente ricca regione fiamminga del Belgio Nord.
Fu così che nel 1896 fu fondato un noviziato a Hechtel nelle
Fiandre, cui seguì l’apertura di uno dei primi centri di studi
teologici fuori Italia a Groot Bijgaarden, nel 1904, in quella che
nel 1902 era diventata la prima Ispettoria belga, sotto la guida
ispirata di Don Francesco Scaloni. In aggiunta al loro specifico
impegno di fornire formazione secondaria e tecnica ai giovani della
classe lavoratrice nello stesso Belgio, i confratelli fiamminghi si
offrirono come pionieri per inaugurare una missione salesiana
nell’Africa Centrale, chiamata allora Congo Belga (ora Congo,
Burundi e Rwanda). Anche questa Ispettoria è stata molto generosa
nell’invio di missionari; basta dire che tuttora ci sono 75
confratelli belgi sparsi nel mondo.
Dopo la suddivisione della Ispettoria del Belgio nel 1959,
l’Ispettoria fiamminga, malgrado la diminuzione delle vocazioni, ha
espanso le proprie opere per i giovani in difficoltà, sia attraverso
sistemazioni in alloggi, sia con l’aiuto professionale ai giovani
ex-drogati.
2.2 Austria e Germania
L’area di lingua tedesca della Regione, comprendente le nazioni di
Austria e Germania, ha una presenza salesiana significativa.
2.2.1
Austria
Nell’agosto 1886 un gruppo di cittadini austriaci, capeggiato da un
giornalista, il signor Joseph M. Schmidinger, incontrò Don Bosco a
San Benigno Canavese, chiedendo la fondazione in suolo austriaco di
un’opera salesiana a beneficio dei giovani. Don Bosco non disse no,
ma indicò come uno degli ostacoli la mancanza di personale salesiano
germanico preparato, ed assicurò che prima o poi si sarebbe giunti a
realizzare tale progetto.
Anche se nell’allora impero austriaco degli Asburgo i Salesiani
erano entrati già nel 1887 (a Trento), nel territorio etnico
austriaco l'ingresso avvenne solo nel 1903, per volontà di Don Rua,
cui stava molto a cuore poter entrare nella capitale dell’impero
danubiano. Come organizzatore e superiore religioso fu mandato don
Luigi Terrone (1875-1968), di origine italiana. La casa di Vienna,
intitolata a Maria Ausiliatrice, che era nata come frutto di una
convenzione tra i Salesiani e l'associazione «Kinderschutzstationen
Charitativer Verein für arme Kinder», non durò a lungo; dopo tre
anni di collaborazione la Società Salesiana decise di sciogliere il
contratto. Al fondo del conflitto stava la forte convinzione
salesiana di non poter rinunciare al proprio sistema preventivo,
garante sicuro del successo educativo.
[1] I Salesiani intrapresero la fondazione di un’opera
autonoma a Erdberg, uno dei distretti più popolati e trascurati
della capitale austriaca, abitato in gran parte da una popolazione
operaia già imbevuta delle idee marxiste. Nell’estate 1909 fu
nominato, come direttore della nuova presenza viennese, don August
Hlond, che conosceva bene la lingua e la cultura tedesca. Un anno
dopo venne concesso il permesso statale di apertura. Con la prima
sezione dell’oratorio, il «Knabenheim - Salesianum», messa
in atto nell’ottobre 1910, la Società salesiana era andata
incontro a una emergenza molto sentita dalla popolazione del
quartiere e, in generale, in tutta la capitale: offrire una valida
proposta educativa al maggior numero di ragazzi, privi di qualunque
proposta qualificata di divertimento e di occupazione nel tempo dopo
la scuola.
Deve essere ricordato un lavoro, anche se svolto solo dal 1916 al
1918, in favore dei giovani studenti “profughi” di nazionalità
diverse: italiani, polacchi, sloveni, croati, ebrei, rumeni.
[2] Questi giovani furono portati nella capitale dalle
autorità civili e collocati nella casa, adibita a convitto, e furono
affidati ai Salesiani. Inizialmente erano 171 giovani che
frequentavano scuole pubbliche in città.
2.2.2
Germania
I Salesiani tentarono varie volte di entrare in Germania prima della
Grande Guerra, tuttavia il permesso fu negato per ragioni politiche e
per il presunto non bisogno di una tale istituzione educativa.
Il 29
novembre 1916, tre salesiani guidati da don F. Niedermayer come
direttore arrivarono a Würzburg, dando inizio alla prima casa
salesiana in Germania. Il fatto attirò l’attenzione anche della
stampa locale. I Salesiani, in un primo momento, si presero cura di
circa 75 apprendisti e di 10 studenti di scuole medie. Più tardi
estesero la loro cura a circa 160 apprendisti esterni, organizzati in
circoli. Tale tipo di lavoro, viste le circostanze socio-politiche,
fu ritenuto prioritario. Scriveva il primo direttore al Rettor
Maggiore, don Paolo Albera: «È un lavoro veramente salesiano che
ricorda molto i primi tempi di Don Bosco. Per le condizioni presenti
in Baviera ed in tutta la Germania è questo lavoro per la gioventù
operaia il più necessario e quello che da noi si aspettano i
Vescovi. Anche gli oratori festivi formeranno una parte assai
importante del nostro campo di lavoro. Invece sarà difficile, se non
affatto impossibile, aprire istituti con scuole elementari o
ginnasiali proprie, perché le leggi nuove proibiscono a privati
l’apertura di tali scuole e le esistenti devono a poco a poco
scomparire. In generale i Salesiani e l’opera di Don Bosco sono
stimati assai in Baviera e si aspetta da loro la salvezza della
gioventù operaia».
[3]
Tra le varie nuove fondazioni salesiane di questo periodo si deve
nominare la casa di Benediktbeuern: si trattava di un ex
monastero benedettino, distante una sessantina di chilometri dalla
capitale della Baviera, acquisito nel 1930. L’opera assunse nella
storia dei Salesiani tedeschi un posto di rilievo, perché diventò
un importante centro di formazione del personale salesiano della
Germania e dell’Austria; oggi è una istituzione aperta anche ai
bisogni della Chiesa locale, offrendo, oltre alla possibilità dello
studio di filosofia e di teologia, anche lo studio delle scienze
pedagogiche e sociali; ci sono pure: un centro di irradiazione della
spiritualità salesiana, un valido centro giovanile e, infine, un
centro per ecologia e cultura, albergo giovanile e
parrocchia.
Nel 1935 la Società Salesiana aveva 17 presenze in Germania, senza
contare la presenza a Stoccolma, Svezia, fondata nel 1930: un
progresso che si era attuato in meno di 20 anni! Viste le
circostanze, i superiori salesiani nel 1935 eressero l’Ispettoria
tedesca San Bonifacio, con la sede a München.
[4]
Con lo scoppio della seconda guerra mondiale alcune case furono
chiuse, e sequestrate. Tuttavia il colpo maggiore fu il fatto
dell’arruolamento di molti Salesiani, di cui all’incirca 140
caddero su vari fronti di guerra. Qualcuno fu anche messo in campo di
concentramento, come Theodor Hartz (1887‑1942), morto a Dachau,
e Karl Schmidt (1904‑1968).
[5]
Negli anni settanta si è sentito il bisogno di nuove forme di
proposta dell’apostolato salesiano: sorsero così i centri di
formazione spirituale per giovani a Benediktbeuern, Ensdorf,
Jünkerath e Calhorn (Oldenburg). Si deve pure ricordare un’opera
di straordinario valore: la Procura Missionaria di Bonn.
Grazie ad essa furono e sono tuttora finanziati tanti progetti, sia
in Europa che nelle missioni salesiane.
Nell’ottobre 1990 avvenne la riunificazione dei due Stati tedeschi,
un fatto che sfidò anche i Salesiani. Nonostante che il personale
salesiano tedesco stesse diminuendo, si decise, nel 1992, di aprire
nuove presenze nell’ex Repubblica Democratica Tedesca, precisamente
a Heiligenstadt (Turingia) con un oratorio quotidiano (Offene Tür),
un centro di assistenza sociale e pastorale, un altro con
l’assistenza ai giovani emarginati e centro giovanile, e a Chemnitz
(Sachsen - Sassonia) con un centro giovanile, un centro di
orientamento professionale e, naturalmente, con un oratorio; questo
lavoro viene svolto con una partecipazione notevole dei Cooperatori.
Non si può omettere un’altra iniziativa, cioè che nello stesso
anno (1992) l’Ispettoria di Köln si prese la responsabilità di
una missione in Ghana, all’interno del Progetto Africa.
Oggi, dietro richiesta delle stesse Ispettorie della Germania, si sta
procedendo alla loro unificazione, in vista di una presenza più
significativa.
2.3 La
Polonia
Verosimilmente già intorno all’anno 1889, si cominciò a studiare
il progetto di una prima spedizione salesiana in terra polacca. Il
Rettor Maggiore, Don Rua, avrebbe pensato di mettere a capo della
spedizione August Czartoryski, accompagnato da don Bronisław
Markiewicz ed altri, polacchi ed italiani. La fragile salute di A.
Czartoryski non permise in quel momento la realizzazione di tale
progetto. Intanto i Superiori disposero la partenza per la Galizia
(Polonia) di don Markiewicz, alla fine del marzo 1892, per assumere
la cura pastorale di una piccola parrocchia nella località chiamata
Miejsce, poco distante dalla città vescovile di Przemyśl. Don
Markiewicz curò l’apertura di una casa per l’educazione della
gioventù povera, che denominò “Casa Don Bosco”. Con questo atto
egli diede inizio alla prima presenza salesiana in terra polacca.
Don
Markiewicz nel 1897 decise di staccarsi dai Salesiani di Torino,
mentre i Salesiani polacchi che restarono in Congregazione
accettarono subito una proposta del Vescovo principe di Cracovia,
Cardinale Jan Puzyna, di fondare un istituto nella modesta città di
Oświęcim, un centro religioso capace di rispondere, a parere
del Vescovo, alla devastante divulgazione socialista tra i giovani
dei ceti popolari. Nell’agosto 1898 don Rua vi mandò, appena
ordinato sacerdote, don Franciszek Trawiński, a cui nell’autunno
furono associati due chierici.
Nel dicembre 1899 i Superiori decisero di mandarvi don Emanuele
Manassero in qualità di direttore. Lui fu il vero pioniere e
l'organizzatore della casa salesiana a Oświęcim, denominata
in seguito "Casa Madre" dei salesiani polacchi. Egli
riconquistò e rinsaldò, in breve tempo, la vacillante fiducia verso
la Società salesiana.
Nel 1904 si assistette alla fondazione della seconda opera salesiana
nel Sud della Polonia in un piccolo villaggio, Daszawa, nel distretto
di Stryj della provincia di Lviv, che oggi fa parte dell’Ucraina.
Con l’apertura di questa presenza si volle venire incontro al
sempre più pressante bisogno di avere una casa di formazione. Come
direttore e maestro dei novizi fu scelto don Pietro Tirone, futuro
catechista generale della Congregazione.
All’inizio del XX secolo la questione sociale veniva sempre più
sentita, e alcuni Vescovi cercavano di porvi rimedio attraverso la
fondazione di istituzioni educative. Uno di questi fu il Vescovo di
Przemyśl di rito latino, mons. Józef Sebastian Pelczar, canonizzato
il 18 maggio 2003. Egli volle avere i Salesiani in un quartiere
popolare nella sua città vescovile, in cui essi, difatti,
incominciarono il loro apostolato nel 1907. Come direttore fu scelto
don August Hlond, futuro Cardinale Primate della Polonia. Siccome non
esisteva per la scuola musicale, tanto voluta dai Vescovi polacchi,
un edificio apposito, i Salesiani concessero il loro istituto. La
scuola superiore speciale per organisti, fondata il 1° novembre
1916, e messa sotto la guida del giovane compositore don Antoni
Hlond, costituì un unicum nella storia della Società
Salesiana. Durante i 47 anni della sua attività preparò 570
organisti diplomati: fu un contributo e un servizio particolare alla
Chiesa in Polonia, oltre che alla società civile, da parte dei
Salesiani.
Nel periodo tra le due guerre si assistette a un’ulteriore
fioritura dell’opera salesiana. Nel 1933 erano attive già 32 case
e il numero dei confratelli oltrepassava i 500; perciò il Rettor
Maggiore, don Pietro Ricaldone, decise di smembrare metà delle case
dall’Ispettoria di San Stanislao Kostka per costituire la nuova
Ispettoria di San Giacinto con sede a Cracovia.
Lo scoppio della seconda guerra mondiale costituì un colpo doloroso
per i Salesiani in Polonia. Vennero chiuse tutte le scuole, e quasi
tutte le case. La lotta per la sopravvivenza e la precarietà della
vita dei soci, e, legate a questo, la peregrinazione e l’emigrazione
dei confratelli durate alcuni anni, lasciarono in essi tracce
profonde.
Nei campi di concentramento furono trucidati dai nazisti 67
salesiani, tra cui don Józef Kowalski, proclamato beato il 13 giugno
1999 insieme con i cinque giovani martiri dell’Oratorio di Poznań.
Entro il 1945 i Salesiani riuscirono a riattivare tutti i centri di
educazione e d’istruzione. Nel 1948, perciò, funzionavano 8 scuole
professionali, 4 istituti tecnici, 6 ginnasi e licei e 4 seminari
minori.
Nell’anno scolastico 1947-48 il governo comunista cambiò
l’atteggiamento di fronte alle scuole non statali. Con fermezza
irremovibile si cominciò con la chiusura graduale delle scuole
guidate dai religiosi. La scuola professionale di Oświęcim rimase
dopo il 1963 come l’unica scuola privata salesiana riconosciuta
dallo Stato, l’unica scuola professionale salesiana in tutto il
dominio sovietico!
Passare al lavoro pastorale nelle parrocchie era diventato
inevitabile e ciò influì considerevolmente sul cambio del volto
dell’apostolato dei Salesiani. Tuttavia i Salesiani polacchi
cercarono di conservare la loro fisionomia, individuando gli spazi
per la loro missione specifica.
A conferma del progresso dei Salesiani in Polonia parla evidentemente
il fatto che nel 1979, malgrado il regime comunista, si assistette
all’erezione di due nuove Ispettorie: l’Ispettoria Sant’Adalberto
di Piła, formata da case smembrate a Nord-Ovest della Polonia
dall’Ispettoria di San Stanislao Kostka di Varsavia, e l’Ispettoria
San Giovanni Bosco di Wrocław, in cui confluirono le case staccate a
Sud-Ovest della Polonia dall’Ispettoria di San Giacinto.
2.4
Paesi dell’ex Unione Sovietica e Lituania
In quella che attualmente è chiamata Circoscrizione Speciale
dell’Est vi sono vari paesi che appartenevano all’ex Unione
Sovietica, compresa la Lituania, che merita tuttavia un discorso
specifico. È utile conoscere la storia di questa presenze
salesiane.
2.4.1 I paesi dell’ex Unione
Sovietica
Si tratta di una situazione tutta particolare, poiché in realtà in
questi paesi non poteva esistere ufficialmente nessuna attività di
qualunque Congregazione religiosa durante il regime comunista. Dopo
il 1940, malgrado tutto, alcuni Salesiani decisero di restare nei
territori annessi all’Unione Sovietica, al fine di poter svolgere
il loro servizio sacerdotale a favore dei cattolici ivi rimasti.
È
doveroso, in particolare, fare memoria del coraggio di vari Salesiani
polacchi rimasti nei territori annessi all’Unione Sovietica,
correndo il rischio di perdere la propria vita. Infatti, almeno
undici di loro furono trucidati nelle varie repubbliche dell’ex
Unione Sovietica. I pochi sopravvissuti alla cruenta persecuzione
rientrarono nella Polonia, ma altri rimasero sul posto, svolgendo
fino alla morte il loro ufficio sacerdotale in circostanze molto
delicate. Una persona emblematica fra tutte è il salesiano polacco
don Tadeusz Hoppe (1913-2003), il quale riuscì a prestare l’attività
pastorale in varie zone del dominio sovietico, specie ad Odessa
(Ucraina), dagli anni 1943 fino alla sua morte, avvenuta nel
2003.
Prima del definitivo sfacelo dell’URSS, i Salesiani poterono
entrare nelle ex repubbliche sovietiche, ripristinare le antiche
presenze salesiane in Ucraina e in Bielorussia e, addirittura,
aprirne di nuove nei paesi in cui i Salesiani non erano ancora
presenti: la Russia, la Georgia, la Repubblica Yakutia.
Ciò permise al Rettor Maggiore, don Egidio Viganò, di erigere nel
1993 la Circoscrizione speciale “Immacolata Concezione di Maria”
dell’Europa dell’Est, con sede a Mosca, la quale abbraccia le
presenze salesiane sparse in vari Stati dell’ex Unione Sovietica.
Le presenze salesiane più numerose si hanno in Ucraina, nella
Bielorussia e nella stessa Russia.
Una menzione particolare merita l’Ucraina, dove la presenza
salesiana – nell’attuale territorio della nazione – risale al
1904 (a Daszawa), che però all’epoca era un’opera salesiana
polacca. Come pure erano polacche le opere fondate nel periodo tra le
due guerre nel territorio occidentale dell’odierna Ucraina, che
faceva allora parte integrante della Polonia. Tutta questa attività
venne stroncata con lo spostamento dei confini, spostamento iniziato
nel 1944 e concluso definitivamente nel 1945: territori orientali
polacchi entrarono a far parte della Ucraina, la quale a sua volta,
dopo il 1944, fu annessa all’URSS come una delle repubbliche
sovietiche.
Per la storia della presenza salesiana in Ucraina, va ricordato come
nel 1930 la Sacra Congregazione degli Affari ecclesiastici
straordinari scrisse una lettera al Rettor Maggiore D. Filippo
Rinaldi nella quale rivolgeva, a nome del Santo Padre, l’invito ai
Salesiani ad intraprendere fra gli ucraini un lavoro di promozione di
scuole e istituti di Arti e Mestieri, per promuovere l’istruzione e
educazione cattolica nelle classi meno abbienti, ed a raccogliere
alcuni giovani chiamati allo stato religioso, formarli in Italia
conservando il proprio rito greco-cattolico, preparando così
l’erezione di una provincia religiosa di rito orientale. Questa
proposta si ripetè nel 1932 a D. Ricaldone.
In quello stesso anno fu mandato in Italia per la propria formazione
un primo gruppo di giovani ucraini, al quale seguirono altri negli
anni successivi. Nel 1951 il Visitatore Apostolico per gli ucraini
dell’Europa occidentale affidava ai Salesiani ucraini il seminario
minore per i ragazzi della diaspora ucraina.
Nel 1991 la proclamazione dell’indipendenza e della libertà
religiosa in Ucraina ha permesso ai Salesiani ucraini, dopo tanti
anni di attesa e di speranza, di ritornare nella loro patria. Hanno
incominciato con una parrocchia e un oratorio a Lviv (Leopoli); nel
1994 è stata aperta la casa di aspirantato e prenoviziato a
Obroshyno e nel 2001 a Lviv il primo Centro Giovanile Ecumenico
Salesiano, nel quale l’anno seguente è stata avviata una Scuola
Professionale riconosciuta dallo stato ucraino.
Questo sviluppo ha portato il Rettor Maggiore e il suo Consiglio alla
decisione di erigere la prima Delegazione di rito bizantino ucraino,
al fine di favorire meglio una impiantazione feconda del carisma di
Don Bosco in quella terra. Accanto ai Salesiani di rito bizantino vi
sono anche Salesiani di rito latino, che svolgono l’apostolato tra
i cattolici, in gran parte di origine polacca, appartenenti al rito
latino.
2.4.2 La Lituania
La prima opera salesiana in Lituania fu fondata nel 1934, a
Skirsnemuné, e per motivi politici venne incorporata all’Ispettoria
Centrale “Sacro Cuore” di Torino, anziché legarla ad una delle
Ispettorie polacche. A Kaunas, che all’epoca era la città capitale
della Lituania, fu fondata nel 1938 la seconda presenza salesiana
lituana, con parrocchia, oratorio festivo, catechismo nelle scuole
comunali. Un anno dopo si aprì una presenza nella località di
Saldutiškis, assumendo la parrocchia e le catechesi nelle scuole
comunali. Nel 1940 fu nominato un delegato ispettoriale, don Antonio
Skeltys, per le presenze salesiane in Lituania.
Ma nel 1944 la Lituania fu annessa come repubblica all’URSS: con
ciò incominciò una dura persecuzione della Chiesa, inclusi tutti
gli istituti religiosi. Oltre che sequestrare il patrimonio
ecclesiastico, si passò alla lotta diretta contro il clero, per cui
tanti preti finirono nei gulags sovietici, compresi alcuni Salesiani.
Solo
dall’anno 1989, con la caduta del “muro di Berlino”, si potè
pensare a cercare di ripristinare il carisma salesiano nel paese. Il
tramonto, relativamente veloce, dell’Unione delle Repubbliche
Socialiste Sovietiche (URSS) nel 1994, rese possibile l’attività
salesiana più ufficiale, anche se sono rimaste alcune difficoltà.
Attualmente i Salesiani sono presenti nella capitale della Lituania,
Vilnius, e a Kaunas.
2.5 Ungheria,
Slovacchia e Repubblica Ceca, Slovenia, Croazia
Nel coordinamento della Regione, le Ispettorie salesiane di alcuni
paesi, per affinità culturali o per motivi geografici, sono state
collegate in una Consulta, intitolata ai Santi Cirillo e Metodio
(conosciuta con la sigla CIMEC). Vediamo dunque qualche tratto della
storia salesiana in questi paesi.
2.5.1
L’Ungheria
Da quando, il 23 maggio 1880, il signor Antal Lonkay, noto uomo dei
mass media dell’epoca in Ungheria, direttore e proprietario del
quotidiano «Magyar Allam», fu accolto tra i membri
dell’Associazione dei Cooperatori Salesiani, passarono oltre
quaranta anni, finché si giunse alla prima fondazione salesiana nel
territorio magiaro.
Nel 1913 il Primate di Ungheria, mons. Giovanni Czernoch, tramite il
canonico Francesco Robitsek, avanzò la proposta di prendersi cura
del santuario di Santa Croce, in ungherese Szentkereszt, a
Péliföld. I Superiori di Torino incaricarono don Tirone di mettersi
in contatto con il Primate e valutare la proposta. Don Tirone si recò
sul posto, e, nonostante alcune obiezioni, optò per l’accettazione,
in vista di un futuro sviluppo. Il Primate, con rescritto del 26
ottobre 1913, donò alla Società di San Francesco di Sales il
santuario di Santa Croce di Péliföld. Nell’autunno del medesimo
anno vi furono inviati i figli di Maria ungheresi. A guidare questa
casa, come pure ad attendere alla cura d’anime, fu nominato lo
sloveno don Francesco Walland.
[6]
Nell’autunno del 1919 fu aperta l’opera di Nyergesújfalu, con un
collegio-convitto, scuole ginnasiali e servizio pastorale. Le
medesime attività si ebbero nella casa di Rákospalota fondata nel
1924. Aggiungiamo che nell’anno scolastico 1925-1926 nello
studentato filosofico c’erano 23 chierici e nel noviziato 8
candidati. Un dato che prometteva un futuro e incoraggiava a
procedere con altre aperture.
E infatti nel 1925 si procedette all’apertura della casa a
Esztergom-Tábor, dove in breve tempo fu insediato lo
studentato di filosofia e di teologia, e altre forme di lavoro
educativo. Appena il numero delle case in Ungheria aumentò – nel
1927 furono fondate le case di Ujpest e Visegrád e nel 1929 quella
di Szombathely – si decise di erigere, nel 1929, l’Ispettoria
“Santo Stefano Re”, con don Pływaczyk come Ispettore.
Del progresso costante dell’opera salesiana in Ungheria parla anche
il numero dei Salesiani; al 1° gennaio 1940 l’Ispettoria di
Santo Stefano Re contava 189 confratelli, tra i quali c’erano 125
confratelli in formazione (novizi, filosofi, teologi); 32 erano
salesiani coadiutori!
Davanti ai Salesiani ungheresi si prospettava un promettente futuro,
che purtroppo fu frenato dallo scoppio della guerra. Tuttavia, ancora
negli anni 1947-48 i Salesiani potevano aprire nuove presenze (a
Miskolc, a Sajólád, a Tanakajd e altrove), le ultime però, prima
che arrivasse il periodo di lotta contro la Chiesa. Ma il tempo
davvero duro per la Chiesa, quindi anche per i Salesiani, arrivò con
l’intervento dell’Unione Sovietica contro la rivoluzione
d’ottobre 1956, incominciata a Budapest. Da quei tragici eventi
fino all’anno 1989 i Salesiani ungheresi non hanno più potuto
svolgere l’attività inerente al loro carisma. Oggi, anche se con
le conseguenti difficoltà del passato, l’Ispettoria Ungherese si
sta ricostruendo.
2.5.2 La Slovenia
La
conoscenza di Don Bosco e della sua opera nel territorio sloveno
risale agli anni sessanta dell’Ottocento; prima infatti che vi
arrivassero i primi Salesiani, esisteva un consistente numero di
“Cooperatori Salesiani”. Don Rua cedette alle ripetute insistenze
dei Cooperatori Salesiani e, soprattutto, di uno dei più zelanti
pastori della Chiesa slovena dell’epoca, l’Arcivescovo di
Ljubljana, Mons. Anton B. Jeglič (1850-1937), il quale offriva un
castelletto a Rakovnik, all’epoca poco distante dalla capitale
della Slovenia.
[7] Il primo gruppo di Salesiani giunse a Rakovnik il
23 novembre 1901, sotto la guida di don Simone Visintainer, scelto
come primo direttore.
Nel 1907 venne aperta la seconda opera salesiana in terra slovena,
nella piccola località di Radna: un noviziato a carattere
internazionale, anche se la maggior parte dei candidati erano
polacchi; più tardi funzionò anche come studentato di filosofia.
Anche la terza opera salesiana, aperta nel 1912 nel villaggio di
Veržej – detto “Marijanišèe” – non fu indirizzata subito
agli sloveni, ma ai figli di Maria tedeschi, desiderosi di
trasferirsi da Penango (Piemonte-Italia) in qualche località della
loro patria.
La libertà politica permise ai Salesiani di riprendere
pienamente l’apostolato nella prima casa di Rakovnik nel 1919;
seguì un periodo di nuove fondazioni in tutta la Slovenia. La
prospettiva di un continuo sviluppo fece sì che nel 1922 fosse
eretta l’Ispettoria dei Santi Cirillo e Metodio, con sede a
Ljubljana; ad essa vennero incorporate le prime case salesiane della
Croazia e della Cecoslovacchia; il primo superiore, in veste di
Visitatore, fu l’italiano don Pietro Tirone a cui succedette, nel
1926, il polacco don Stanisław Pływaczyk e, dal 1929, lo sloveno
don Franc Walland.
Lo scenario pieno di buone speranze cambiò con la guerra, specie da
quando, nell’aprile 1941, la Jugoslavia entrò in essa. La guerra
comportò alcuni morti tra i salesiani, eliminati per opera del
Partito Comunista Jugoslavo.
Negli anni della distensione, intorno al 1955, i Salesiani
individuarono le aree di una nuova presenza salesiana a favore della
Chiesa locale: si offrirono per le missioni popolari, elaborando
persino validi manuali per tale forma di apostolato (stampati in
forma di libretti o nella rivista per predicatori SejaIec).
Dopo il 1955 D. Valter Dermota incominciò l’attività di
preparazione dei sussidi catechistici e, nel 1963, si riuscì ad
istituire con gran successo il Centro Catechistico Salesiano.
L’anno
1989 segnò una svolta storica. Ai Salesiani furono riconsegnati i
convitti di Veržej, Celje e Rakovnik-Ljubljana, e già nel 1991 potè
essere aperto il primo ginnasio cattolico in Slovenia (Želimlje).
Nel frattempo altri Salesiani sloveni portavano avanti l’apostolato
tra le minoranze slovene all’estero: ad Opicina-Italia,
Klagenfurt-Austria e tra gli emigrati (Hamilton-Canada). Salesiani
sloveni sono stati presenti in Albania sin dall’inizio dell’opera
salesiana.
2.5.3 La Slovacchia e la
Repubblica Ceca
Anche in questo caso l’arrivo dei primi Salesiani fu preceduto dal
sorgere di nuclei di Cooperatori Salesiani. I primi giovani della
Boemia, della Moravia e della Slovacchia, a cavallo tra l’Ottocento
e il Novecento, si recarono nelle case salesiane del Piemonte, dove
parecchi di loro scelsero la vita religiosa salesiana. I superiori di
Torino, visto il continuo afflusso di giovani dalla allora
Cecoslovacchia, destinarono per loro, nel 1921, la casa salesiana di
Perosa Argentina.
La prima casa salesiana in Slovacchia fu aperta nella località di
Šaštin nel 1924. Qui fu offerto ai Salesiani un antico monastero,
insieme al santuario nazionale in cui veniva venerata Maria
Addolorata. Esso fu trasformato in centro di formazione del futuro
personale; nello stesso anno vi si erano trasferiti gli slovacchi da
Perosa Argentina.
Nel 1927 si ebbe la fondazione di altre due case salesiane, a
Fryštak, prima casa nella Boemia, e a Vráble (Slovacchia). Nella
capitale della Slovacchia, Bratislava, i Salesiani stabilirono la
loro presenza nel 1933, aprendo un oratorio quotidiano, prendendo la
cura della parrocchia e attivando varie forme di apostolato. A
Moravská Ostrava, in un primo momento, fu aperto lo studentato
filosofico, più tardi quello teologico e il noviziato per i
candidati boemi e moravi.
Tale sorprendente aumento delle presenze in Cecoslovacchia portò,
nel 1935, alla decisione di staccare le case dall’Ispettoria
slovena e unirle nella nuova Ispettoria di San Giovanni Bosco, con
sede a Moravská Ostrava.
Nella capitale della Boemia, Praha, nel 1936 i Salesiani aprirono un
oratorio quotidiano e un convitto e assunsero il lavoro parrocchiale.
Nello stesso anno essi entrarono nella città di Trnava (Slovacchia),
dove diedero inizio, tra l’altro, a un pensionato per gli studenti,
a scuole medie, a un oratorio festivo e accettarono un gruppo di
figli di Maria. L’anno dopo (1937) a Žilina iniziarono un oratorio
festivo, un pensionato, e catechesi nelle scuole pubbliche.
Lo
sviluppo fu sorprendente: nel 1939, a quindici anni dall’apertura
della prima opera salesiana, l’Ispettoria di San Giovanni Bosco
contava con 227 confratelli! Colpisce pure qui l’alto numero di
confratelli in formazione, 180, tra i quali 48 salesiani
coadiutori!
Questa insolita fioritura delle presenze in Cecoslovacchia, nonché
la dolorosa situazione politica dovuta all’occupazione della Boemia
e della Moravia da parte dei nazisti e poi il fatto della
costituzione del governo autonomo nella Slovacchia, fecero sì che
nel 1939 furono staccate le case slovacche per costituire la nuova
Ispettoria di Maria Ausiliatrice, con sede a Bratislava.
La guerra mondiale rese difficile la vita salesiana, specie nel
cosiddetto protettorato tedesco, ma non la paralizzò del tutto.
Alcuni salesiani furono mandati nei campi di concentramento; tra essi
don Stefan Trochta, futuro cardinale. A guerra conclusa, i Salesiani
poterono ripristinare la loro attività, anzi intensificarla. Il
cambio radicale avvenne nel 1948, anno in cui la Cecoslovacchia
diventò una democrazia popolare. I comunisti passarono alla lotta
aperta contro la Chiesa e le sue istituzioni, incominciando con la
chiusura di tutti gli ordini religiosi. Nella primavera del 1950 fu
creato un campo di concentramento per i religiosi, in cui vennero
portati 260 salesiani! Per la Società salesiana incominciò il tempo
delle catacombe, che finì solo nel dicembre 1989.
I Salesiani di entrambe le Ispettorie ripresero il loro apostolato
con grande slancio, aiutati dai confratelli tornati dall’esilio.
Nel momento del ripristino della loro attività nei loro rispettivi
paesi, dimostrarono un’apertura missionaria, offrendo alcuni dei
loro confratelli per le missioni. Basta qui ricordare la presenza di
confratelli slovacchi nei paesi dell’ex URSS (a Baku –
Azerbaigian); i Salesiani della Repubblica Ceca sono andati, tra gli
altri posti, in Bulgaria, aprendo un’opera a favore dei ragazzi in
difficoltà.
2.5.4 La Croazia
L’inserimento dell’opera di Don Bosco nella Croazia ebbe un
percorso più lento rispetto ad altri paesi limitrofi e questo a
dispetto della conoscenza piuttosto remota delle istituzioni
educative salesiane.
La prima casa salesiana in Croazia fu aperta nel 1922 nella capitale
Zagreb, dove i Salesiani accettarono un convitto dell’Archidiocesi
e aprirono un oratorio festivo, anche se nell’attuale suolo croato
si era avuta l’apertura della presenza salesiana nella città di
Rijeka (Fiume) già nel 1918.
La seconda presenza salesiana ebbe inizio nel 1929, pure nella
capitale croata, Zagreb‑Knežija. Essa fu seguita dall’opera
aperta nel 1936 nell’antica città di Split: qui fu presa la cura
di un orfanotrofio e di un convitto e, inoltre, si attivò un
oratorio e si assunse l’insegnamento nelle scuole pubbliche.
Lo
scoppio della seconda guerra mondiale non comportò molti ostacoli
per l’attività salesiana. Anche dopo essere diventata una delle
sei repubbliche autonome del nuovo Stato Jugoslavo, i Salesiani
poterono, naturalmente nei limiti concessi, portare avanti il loro
apostolato. Infatti nel 1948 poterono aprire un’opera a
Zagreb-Rudeš e l’anno successivo a Zadar-Arbanasi.
Il progressivo sviluppo dell’opera di Don Bosco permise ai
superiori di erigere, nel 1972, l’Ispettoria croata di San Giovanni
Bosco, con sede a Zagreb. I Salesiani croati, in qualche modo
similmente a quelli della Slovenia, si erano resi forti nel campo
catechistico, aprendo recentemente un “Centro Catechistico
Salesiano” a Zagreb e, inoltre, una casa editrice “Katehetski
salezijanski centar”.
2.6 Due
fattori che contribuirono al primo sviluppo
Non vorrei terminare questo resoconto degli inizi senza accennare a
quei due elementi che ebbero un effettivo ruolo nell’aprire la
strada alla fondazione dell’opera salesiana nell’Europa
centro-orientale, specie in alcuni paesi dell’impero danubiano;
ambedue si fecero presenti prima dell’arrivo dei Salesiani.
2.6.1
Il «Bollettino Salesiano»
Nel 1895 i Superiori diedero il via all’edizione tedesca del
Bollettino, che prese nome «Salesianische Nachrichten»
(Notizie salesiane). La prima tiratura uscì in 20 mila copie. L’anno
dopo si pensava già seriamente alla sua stampa in polacco. La
pubblicazione regolare dell’edizione polacca, che prese il nome di
«Wiadomości Salezjańskie» (Notizie salesiane), si ebbe dal
gennaio del 1897. La prima tiratura uscì in 14 mila copie.
Dopo il
successo delle edizioni tedesca e polacca, i Salesiani si accinsero,
dal 1903, a pubblicare il mensile anche in lingua ungherese, con il
titolo il «Szalézi értesitö» (Bollettino salesiano). È
da osservare che nella Germania e nell’Austria, come pure nel regno
ungherese, all’epoca non c’era neppure una casa
salesiana!
La pubblicazione del Bollettino salesiano in lingua slovena si ebbe
dal gennaio 1907. Si chiamò «Salezijanska Poročila. Glasilo
salezijanskih sotrudnikov» (Parola salesiana. La voce dei
cooperatori salesiani). Il Bollettino salesiano in sloveno fu
l’ultimo nell’Europa centro-orientale pubblicato anteriormente
allo scoppio della prima guerra mondiale.
Uno dei segreti che assicurò al periodico una indiscussa fortuna fu
la dimensione internazionale voluta da Don Bosco, che lo salvò dal
limite di un carattere regionalistico. E ci pare che questo dato stia
alla base di una accoglienza sorprendente nei paesi dell’Europa
centro-orientale, feriti fin troppo dalle continue lotte a sfondo
nazionalistico. Esso apparve come una rivista rivolta soprattutto al
bene dei giovani bisognosi di educazione e d’istruzione, senza
badare alla loro provenienza sociale o nazionale. Lo spazio dedicato
alle missioni presentava i Salesiani come una società religiosa dal
respiro universale e nello stesso tempo procurava loro simpatia.
Inoltre, il mensile mostrava il dinamico progresso attraverso la
continua informazione sulle sempre più numerose aperture di case
dentro e fuori dell’Italia. Dopo la morte di Don Bosco, la sua
figura costituì un centro di amorevole attenzione in svariati
articoli. Egli veniva presentato come uno dei maggiori educatori tra
i contemporanei: non si era fermato entro i limiti di un paese, ma
aveva progettato un’opera valente, sia per l’Europa che per altri
continenti. Insomma, si presentava come una figura molto attraente e
suggestiva.
2.6.2 I Cooperatori Salesiani
I Cooperatori hanno giocato un ruolo decisivo nell’impiantazione
della presenza dei Salesiani in vari paesi d’Europa. La loro più
grande diffusione si ebbe in Slovenia, in Germania, compresa
l’Austria e la Svizzera, in Polonia e in Ungheria. In tutti questi
paesi il sorgere dell’Associazione anticipò l’arrivo dei
Salesiani! L’analisi attenta dei necrologi, sia dei Cooperatori
Salesiani che dei benefattori, collocati al termine del Bollettino,
rivela altresì la sua divulgazione tra tutti i ceti
sociali.
In Slovenia l’Associazione dei Cooperatori ebbe inizio vivente
ancora Don Bosco. Alcuni lo incontrarono persino di persona. Nel 1896
ebbero luogo due convegni di Cooperatori sloveni. Il primo si svolse
il 29 gennaio e il secondo il 26 maggio, sempre a Ljubljana; motore
principale ne fu il ricordato sacerdote diocesano J. Smrekar,
coadiuvato da altri sacerdoti e laici. Intorno al 1900 i Cooperatori
sloveni contavano più di 1600 iscritti
[8] . Naturalmente uno dei loro propositi fu quello di
far venire i Salesiani in Slovenia, specie a Ljubljana.
Anche l’«Unione dei Cooperatori» tra i polacchi nacque quando Don
Bosco era ancora vivo. Essi si reclutavano sia tra quelli viventi
nella Polonia occupata, che tra quelli all’estero. Dalle prime
adesioni note tra i polacchi si sa che le iscrizioni ebbero luogo nel
1884, ma non si escludono probabili iscrizioni precedenti. Secondo il
Bollettino polacco i Cooperatori erano 16 mila nel luglio 1897 e nel
dicembre del medesimo anno sarebbero saliti a 25 mila. Due anni più
tardi arriveranno a 55 mila. Anche tra i polacchi viventi in esilio
se ne riscontra un modesto numero.
In Ungheria entusiasta dell’Associazione era Antal Lonkay,
direttore e proprietario del quotidiano «Magyar Allam». Don
Bosco stesso l’aveva aggregato, come primo cooperatore ungherese,
all’oratorio di Valdocco, il 23 maggio 1880
[9] . Il Lonkay, volendo far conoscere l’Associazione
dei Cooperatori agli ungheresi, tradusse in lingua ungherese, tra
altre cose, il Regolamento dei Cooperatori, che fu pubblicato a
Budapest nel 1882. La sua opera fece sì che Don Bosco, prima della
sua morte, fosse assai conosciuto dal pubblico ungherese. E secondo
il Bollettino ungherese, nel 1902 vi sarebbero stati 6 mila
Cooperatori ungheresi.
Uno sviluppo assai dinamico ebbe l’Associazione nei paesi di lingua
tedesca, specie nella Germania e nell’Austria. Nel 1899 il numero
dei Cooperatori tedeschi si aggirava intorno ai 40 mila.
Non stupisce, perciò, il fatto che i Salesiani nell’Europa
centro-orientale trovassero un consistente appoggio materiale e
morale. Si deve affermare che, senza le varie attività e la
collaborazione dei Cooperatori con i Salesiani, non sarebbe stato
possibile l’impatto, l’inserimento e lo sviluppo dell’opera di
Don Bosco in quelle aree geografiche d’Europa.
3.
Il contesto odierno della nostra missione
Il percorso storico, alquanto lungo e complesso, della presenza
salesiana nella Regione Europa Nord ci è servito per vedere come il
carisma di Don Bosco può essere impiantato ovunque, e crescere con
forza, e anche resistere in circostanze tanto avverse come alcune
soprannominate. Quanto abbiamo noi da imparare dai Salesiani in
questa Regione! E sono convinto che essi stessi da questa loro storia
possano trarre illuminazione e ispirazione per affrontare con
successo le sfide odierne, non caratterizzate già dalla guerra e
dalla persecuzione, ma dal secolarismo invadente, dalla
globalizzazione riduttiva, dalla scristianizzazione
culturale.
La Regione si trova in mezzo a un accelerato e profondo processo di
trasformazione di un’Europa che da secoli ha visto combattersi i
popoli gli uni contro gli altri, cambiare costantemente le frontiere
delle nazioni (Lituania, Polonia, Ucraina, Germania, Jugoslavia,
Ungheria, Russia, ecc.); un’Europa, testimone delle “immigrazioni
forzate” di interi popoli in Russia, del “trasferimento”
obbligato dei polacchi e delle popolazioni tedesche nella Slesia,
della vicenda dei Sudeti nella Repubblica Ceca, che sogna l’unità
e ha deciso di voltare pagina alla storia e scommettere per la pace,
per la libertà dei paesi e di tutti i cittadini, per lo sviluppo
solidale di tutti paesi che la configurano, e per questo recentemente
si è data una Costituzione che possa mantenerli uniti nella
diversità.
3.1 La nuova
Europa
Ecco la nuova Europa, che nel passato ha saputo creare delle
espressioni culturali ricchissime e nel presente è decisamente
orientata a sviluppare tra tutti i cittadini europei un senso di
appartenenza ad un popolo, mentre si impegna ad assicurare sistemi di
garanzia sociale e tutte le libertà individuali. Un’Europa che,
tuttavia, dopo l’allargamento delle sue frontiere, conosce il
divario tra una estrema ricchezza (un PIL pro capite di 32.000 US$
nella Svizzera e 1,9% di disoccupazione) e una estrema povertà (un
PIL pro capite di 1.900 US$ in Bosnia-Herzegovina con il 60% di
disoccupazione).
Ecco la nuova Europa, che rischia di perdere la sua ‘anima’,
frutto di una storia bimillenaria di presenza del cristianesimo, che
si è fatto un tutt’uno con il continente. Infatti l’Europa
odierna è debitrice del contributo assai prezioso di Agostino, di
Tommaso D’Aquino, di Dante, di Rembrant, di Michelangelo, di
Raffaelo, di Leonardo, di Shakespeare, di Montesquieu, di Spinoza, di
Bach, di Galileo, di Newton, di Kant, di Goethe, di Einstein…
Ecco la
nuova Europa, che ha dato al mondo uomini e donne di grandissima
statura: San Benedetto, San Francesco d’Assisi, San Domenico di
Guzman, Sant’Ignazio di Loyola, San Francesco Saverio, San
Bonifacio, San Villibrordo, San Tommaso di Canterbury, San Patrizio,
Sant’Adalberto, San Giacinto, Santi Cirillo e Metodio, Santo
Stefano Re, Santa Caterina da Siena, Santa Teresa d’Avila, San
Giovanni della Croce, Don Bosco, Padre Damiaan De Veuster, Santa
Edith Stein, e uno stuolo di tanti altri santi.
Ecco la nuova Europa che non si ritrova più con la sua anima e
cancella la sua storia o almeno la riduce all’influsso di Atene,
Roma e Parigi, e dove la Chiesa e il messaggio del Vangelo stanno
cercando con fatica di ritrovare un posto in questa “casa per
tutti”. Si tratta di un’Europa, almeno quella Occidentale, che,
come ha scritto Giovanni Paolo II, «dà l’impressione di una
‘apostasia silenziosa’ da parte dell’uomo sazio che vive come
se Dio non esistesse».
[10]
Il fatto è che in varie parti dell’Europa si avverte il bisogno di
un primo annuncio del Vangelo, perché cresce il numero delle persone
non battezzate, sia per la notevole presenza di immigrati
appartenenti ad altre religioni, sia perché anche i figli di
famiglie di tradizione cristiana non hanno ricevuto il battesimo o a
causa della passata dominazione comunista o a causa di una diffusa
indifferenza religiosa.
Ecco l’Europa da scoprire ed aprire al Vangelo, vera terra di
missione e di prima evangelizzazione. Tutto questo lo si deve fare
con la passione di Paolo, che accoglie il grido di aiuto del
macedone, ma anche con l’intelligenza di chi è consapevole che
quello che è in gioco è il cuore del Vangelo, il Dio rivelato in
Gesù, morto sulla croce. Dobbiamo annunciare un Dio compassionevole,
che predilige i poveri, i deboli, le vedove, gli orfani, gli
stranieri, un Dio talmente umano che egli stesso è diventato un uomo
sofferente e con la sua passione ci ha ridato la dignità perduta e
ci ha riempito di speranza.
Certo, questa nuova evangelizzazione dell’Europa ha bisogno di
nuovi evangelizzatori. Perciò i Salesiani devono attrezzarsi per
questo bellissimo compito di contribuire a ridare anima all’Europa,
mettendo Gesù Cristo e il suo Vangelo al centro della vita personale
e comunitaria, rafforzando l’amore e la fede nel proprio carisma,
acquistando una conoscenza e una stima sempre più grande del
“polmone” orientale della Chiesa e della Congregazione, puntando
sul lavoro a favore dei più poveri, bisognosi, abbandonati e
percolanti, imparando ad essere dialoganti e tolleranti in un
contesto sempre più multiculturale e multireligioso.
3.2
La situazione giovanile
Le lettere sulla Regione Europa Ovest e sulla Regione Italia-Medio
Oriente hanno offerto un ritratto della situazione giovanile
nell’Europa occidentale. Grosso modo questa descrizione vale pure
per la situazione giovanile del versante occidentale della Regione
Europa Nord. Per questo vorrei piuttosto soffermarmi sulla situazione
giovanile nella zona dell’Europa centrale e orientale, generalmente
meno conosciuta.
Stando al Rapporto del Centro di Ricerca Innocenti dell’UNICEF con
sede a Firenze, “I Giovani nelle Società in Trasformazione”,
che analizza l’esperienza della “generazione della transizione”
in 27 paesi dell’Europa centrale ed orientale, esistono in questi
paesi 65 milioni di giovani tra i 15 e i 24 anni di età , dei quali
26 milioni (41%) studiano, 21 milioni (32%) lavorano, e 18 milioni
(27%) non studiano né lavorano. Questi dati statistici sono
eloquenti in se stessi, ma anche dalla prospettiva della nostra
missione.
Il Rapporto vede nella “generazione della transizione” un’enorme
risorsa per la regione, e non solo per essa, in quest’epoca di
rapide trasformazioni economiche e sociali. Raccomanda lo sviluppo di
politiche a vantaggio dei giovani, miranti a sostenere le famiglie,
le comunità e le società, oltre che gli stessi giovani.
Il Rapporto afferma pure che i successi o i fallimenti degli
adolescenti e dei giovani hanno spesso radici nell’infanzia:
conviene quindi investire nei bambini. E segue una conclusione
di grande significatività per noi: i giovani sani e felici non
spuntano dal nulla. Sono persone che hanno iniziato la vita come
bambini e hanno sviluppato la loro potenzialità attraverso
l’educazione. Non posso non ricordare in questo momento l’appello
del cardinale Ratzinger durante l’incontro degli Ispettori europei
quando, interrogato su che cosa si attendeva lui dei Salesiani in
Europa, rispondeva con chiarezza e convinzione: “la profezia
dell’educazione”.
Fino al 1989, cioè fino al crollo del muro di Berlino, la
disoccupazione era praticamente inesistente nella maggior parte dei
paesi della regione. Adesso è un problema enorme e molti giovani
disoccupati, oltre il 40%, sono stati senza lavoro per più di un
anno.
Tra il 1989 ed il 1998 il tasso totale di fertilità si è ridotto di
un terzo o più nella maggioranza dei paesi, e addirittura della metà
in Armenia e in Lettonia. Se la tendenza attuale verrà mantenuta, il
numero di giovani tra 15 e 24 anni in Europa centrale si ridurrà di
un terzo nei prossimi 20 anni.
Il Rapporto rivela anche una generazione la cui salute è minacciata.
Circa mezzo milione di coloro che nel 1989 avevano tra i 5 e 14 anni
non è più in vita oggi. Nel 1998, in tutta la zona, sono morte
85.000 persone tra i 15 e i 24 anni di età. Molte di queste morti di
giovani sono dovute a incidenti, atti di violenza, omicidi, suicidi,
e a cause naturali, quali le malattie infettive e le complicanze
della gravidanza.
Anche se in alcuni paesi in transizione il tasso dei suicidi tra i
giovani di sesso maschile tra i 15 e 24 anni è diminuito, in 16
paesi è aumentato ed è più che raddoppiato in Lituania, in
Bielorussia, in Russia e in Turkmenistan. Il tasso è particolarmente
elevato, ed è in aumento, in Slovenia, in Estonia, in Lettonia, in
Ucraina e in Kazakistan.
Il Rapporto dice ancora che i giovani delle famiglie povere, delle
aree rurali, delle minoranze etniche e i disabili sono rappresentati
in misura sproporzionata tra coloro che abbandonano precocemente
l’istruzione o che non la iniziano affatto.
Tutte queste indicazioni, che descrivono la situazione giovanile
nell’area centro-orientale dell’Europa, sono certamente preziose
per l’attuazione della nostra missione tra i giovani.
3.3
L’odierna realtà salesiana della Regione
La Regione Europa Nord è stata costituita nel CG24. Essa comprende
attualmente 16 Ispettorie, più la Circoscrizione Speciale dell’EST
con sede a Mosca e una Delegazione Ispettoriale (Malta). Di recente,
nell’ultima sessione plenaria del Consiglio Generale è stata
approvata la costituzione della Delegazione di rito bizantino-ucraino
in Ucraina.
Nella Regione si parlano 21 lingue diverse ed essa si estende a 25
nazioni in 3 continenti.
[11]
Molte Ispettorie, con grande generosità, hanno preso la
responsabilità della missione salesiana in altri paesi.
[12] Altre Ispettorie mantengono uno stretto legame
con le loro fondazioni, ora facenti parte di circoscrizioni autonome:
il Belgio Nord con la Repubblica Democratica del Congo e con Bangui
nella Repubblica del Centroafrica; le tre Ispettorie di lingua
tedesca con il Ghana; l’Ispettoria della Gran Bretagna con la
Liberia.
3.3.1 Il coordinamento
La Regione non funziona come un’unica Conferenza Ispettoriale, per
motivo del contesto notevolmente diverso. Per favorire la
collaborazione interispettoriale sono state create quattro
zone:
–
La Conferenza Ispettoriale delle 4 Ispettorie polacche
(Piła-Kraków-Warszawa-Wrocław) e della Circoscrizione Est con sede
a Mosca.
– La Conferenza Ispettoriale delle 3 Ispettorie di lingua tedesca
(Köln-München-Wien).
– La Consulta Ss. Cirillo e Metodio (CIMEC), che raggruppa 5
Ispettorie (Repubblica Ceca, Croazia, Slovacchia, Slovenia,
Ungheria).
– La Consulta della “Zona Atlantica” comprendente le 4
Ispettorie di lingua anglo‑neerlandese (Belgio Nord, Gran
Bretagna, Irlanda e Malta, Olanda).
3.3.2 I
Salesiani
Nel settembre 2004 la Regione contava 2751 professi e 52 novizi. Come
nelle altre Regioni dell’Europa, anche in questa si registra un
calo. Difatti dal 1996 c’è stata una diminuzione di 472
confratelli.
La media di età della Regione è di 55 anni, ma si presenta molto
variegata da Ispettoria a Ispettoria. La più giovane è
Polonia-Kraków (42 anni), la più anziana è l’Olanda (72 anni).
La
maggioranza dei novizi si trova in Polonia (30); le Ispettorie della
CIMEC (ad eccezione della Slovacchia), che all'inizio degli anni ’90
avevano ancora un bel numero di entrate, hanno visto diminuire il
numero dei novizi. Si nota una discreta ripresa nella Slovenia e
nella Croazia, come pure è motivo di speranza lo sviluppo dei
confratelli ucraini di rito orientale.
Più problematica si prospetta la zona atlantica e quella tedesca
della Regione, dove le Ispettorie vedono entrare pochissimi candidati
(salvo la Gran Bretagna, quest’anno con 3 novizi).
Nel 1996 la Regione contava 498 confratelli con professione
temporanea. Attualmente la Regione ne conta 240. Uno sguardo
più vicino a questi confratelli ci lascia intravedere le grandi
differenze esistenti nella Regione:
– 153 confratelli con professione temporanea appartengono alle
quattro Ispettorie della Polonia e alla Circoscrizione dell’Est; 71
alla zona CIMEC, di cui 51 nella sola Slovacchia; la zona atlantica
della Regione ne conta 16 e la zona di lingua tedesca conta 9
confratelli con professione temporanea.
– Dal 2002 si nota una tendenza alla stabilizzazione delle
vocazioni nelle Ispettorie di Croazia, Polonia-Piła,
Polonia-Wrocław, Polonia-Kraków Slovenia e nella Circoscrizione
dell’Est. L’unica Ispettoria che dimostra una lenta crescita è
la Slovacchia.
– Malta, la Delegazione Ispettoriale dell’Irlanda, si presenta in
parte diversa. La Delegazione con i suoi 34 confratelli (di cui 9 in
formazione iniziale), con un’età media sui 48 anni, si presenta
con delle prospettive di crescita. Vale a dire che Malta offre un
ambiente religioso ed ecclesiale molto diverso da quello dell’Europa
Occidentale. Recentemente i confratelli, dietro richiesta dei
Vescovi, hanno preso la responsabilità della formazione degli
operatori nella Pastorale Giovanile dell’isola.
3.3.3
I coadiutori
La Regione conta attualmente 249 coadiutori, di cui 23 con
professione temporanea; essi rappresentano il 9% del totale dei
confratelli. Nel 1996 i confratelli coadiutori erano 237 e 42 con
professione temporanea. È da notare che 8 dei coadiutori con
professione temporanea si trovano nella Slovacchia.
3.4
La realtà delle diverse zone 3.4.1 Zona atlantica e di lingua
tedesca (Austria, Belgio Nord, Germania-Köln,
Germania-München, Gran Bretagna, Irlanda-Malta, Olanda)
Queste Ispettorie hanno un’ammirevole storia salesiana, scritta con
grande dedizione, con attaccamento a Don Bosco e con amore per la
Congregazione. Hanno conosciuto una grande storia missionaria “ad
gentes” e hanno avuto molte vocazioni negli anni del dopo-guerra
fino al 1975. Attualmente evidenziano un forte calo di vocazioni alla
vita salesiana e subiscono un processo di invecchiamento rapido. E
quindi si constata nello stesso tempo una diminuzione della presenza
salesiana tra i giovani, che rende sempre più debole la
testimonianza della vita salesiana tra i giovani stessi.
L’età media è di 62 anni; ma l’entusiasmo per il nostro carisma
non è venuto meno. Intanto però si è ingenerata una incertezza
circa il futuro, dovuta soprattutto alla mancanza di vocazioni e alla
fragilità vocazionale dei giovani confratelli.
Queste Ispettorie conducono e animano grandi opere di notevole
significatività e qualità educativa: 18 ginnasi, 15 licei, 11
scuole professionali, 11 centri di promozione sociale, 38 centri
giovanili, 34 oratori, 19 convitti, 11 ostelli per giovani, 97
parrocchie, 35 case per giovani in difficoltà, 12 opere per
minoranze etniche, 7 case di spiritualità con una propria équipe di
animazione, 5 oratori festivi, 4 centri ecologici, ( tra i quali
merita uno speciale rilievo il centro ecologico di livello europeo di
Benediktbeuern),
Non posso concludere la presentazione di questa Regione Europa Nord
senza fare un cenno molto gradito alla santità salesiana che la
caratterizza. Si tratta, infatti, di una Regione particolarmente
ricca di testimoni, che hanno saputo dare ragione della loro
speranza, la maggior parte di essi in tempi di persecuzione e di
guerra, che hanno comunicato la loro fede e il carisma di Don Bosco,
e con il loro sangue li hanno resi fecondi.
Tra i Beati si annoverano D. Józef Kowa ????s???A?º??lski e
i cinque giovani dell’oratorio di Poznań: Edward Klinik,
Franciszek Kęsy, Jarogniew Wojciechowski, Czesław Jóźwiak, Edward
Kazimierski, beatificati a Warszawa il 13 giugno 1999; don August
Czartoryski, beatificato a Roma il 25 aprile 2004.
Tra i Venerabili sta don Rudolf Komorek, originario della
Polonia e missionario in Brasile, dove morì a 59 anni.
Tra i Servi di Dio possiamo nominare Suor Laura Meozzi (FMA),
che lavorò in Polonia dal 1921 fino alla sua morte nel 1951; il
Card. August Hlond, fondatore della Congregazione di Cristo Re; don
Ignazio Stuchly, della Repubblica Ceca; don Jan Świerc, don Ignacy
Antoniowicz, don Ignacy Dobiasz, don Karol Golda, don Franciszek
Harazim, don Ludwik Mroczek, don Włodzimierz Szembek, don Kazimierz
Wojciechowski, tutti essi appartenenti alla Ispettoria di Kraków e
martiri nel campo di concentramento di Oświęcim (1941-1942); don
Franciszek Miśka (Polonia-Pila), martire nel campo di concentramento
di Dachau il 30 maggio 1942; don Alois Mertens (Belgio Nord); don
Jose Vandor (Ungheria), inviato come missionario in Cuba nel 1936,
dove rimase fino alla morte.
C’è poi uno stuolo di martiri che meritano di essere
ricordati (anche se di essi non è stato avviato il processo
canonico): il chierico Ernest Anžel, il coadiutore Jože Brancelj,
il coadiutore Jože Bregar, il coadiutore Anton Hočevar, il chierico
Franc Hrustelj, il coadiutore Janez Jenko, il chierico Anton
Kastelic, il coadiutore Anton Kovač, il chierico Janez Krainc, il
coadiutore Anton Lavrih, don Melhior Lilija, il coadiutore Franc
Lindič, il chierico Stefan Lopert, il coadiutore Janez Lotrič, il
chierico Franc Miklič, il chierico Jože Pasič, il chierico Stanko
Pungeršek, il coadiutore Alojzij Rakar, il coadiutore Marja Rom, il
coadiutore France Stopar, il chierico Anton Segula, il chierico Jože
Serjak, il chierico Bernard Stuhec, il chierico Dominik Tiselj, il
chierico Mirko Tratnik, il chierico Stanko Tratnik. Tutti questi
appartenenti alla Ispettoria della Slovenia che, in seguito alla
occupazione nazista nel corso della seconda guerra mondiale, dovette
rilasciare i chierici tirocinanti, teologi, coadiutori e giovani
sacerdoti salesiani per andare alla guerra. Quando venne concluso
l’accordo con Tito, i “domobranci”, cioè tutti quelli che si
erano rifugiati presso gli anglo-americani, vennero rispediti in
Jugoslavia. Furono quasi tutti uccisi e gettati nelle fosse carsiche
di Kočevje o nelle miniere di carbone di Hrastnik e Lasko.
Una
simile sorte subirono don Giovanni Matkowics, dell’Ungheria,
trucidato nei pressi di Yan Fa nella Cina il 19 maggio 1945; don Jan
Dolata, della Polonia, ucciso dai sovietici nel 1945, don Ludwik
Cienciała, della Polonia, ucciso il 30 maggio 1945; don Vojtich
Basovnik, della Rep. Ceca, morto il 12 dicembre 1955; don Juozapas
Gustas, della Lituania, assassinato nel 1958 a Krasnojarsk
(Siberia).
Altre figure eroiche sono il Card. Stĕpán Trochta, della Repubblica
Ceca, arrestato dalla Gestapo e deportato a Mauthausen e Dachau. Nel
1947 venne nominato da Pio XII Vescovo di Litomĕřice e duramente
perseguitato dal regime comunista negli anni 1949-1968. Nel 1969 fu
nominato cardinale “in pectore” e la sua nomina fu resa nota il 5
marzo 1973, un anno prima della sua morte.
Il servo di Dio Jan Leopold Tyranowski, laico polacco, fu animatore e
organizzatore della vita religiosa dei giovani presso la parrocchia
salesiana di Kraków-Dębniki, specialmente dopo l’arresto dei
Salesiani avvenuto il 23 maggio 1941. Il suo lavoro ebbe anche un
significato vocazionale, perché dal cerchio del “Rosario vivo”
sono uscit ????s???A?º??i alcuni Salesiani. Sua madre, Apolonia
Hrobak, apparteneva alla Associazione dei Cooperatori Salesiani. Lo
si può considerare come il primo direttore spirituale dell’operaio
di Solvay, Karol Wojtyła, oggi Papa Giovanni Paolo II.
[14]
Infine, il beato don Władysław Bądziński e il beato don Wojciech
Nierychlewski, entrambi membri della Congregazione di San Michele
Arcangelo (Micaeliti), martiri polacchi della II guerra mondiale e
beatificati a Warszawa il 13 giugno 1999.
A tutti questi, partecipi della Pasqua di Cristo, alla loro
intercessione affido questa Regione, tanto ricca di santità
salesiana, e tutta la Congregazione. Essi ci diano la grazia di
essere testimoni credibili, eloquenti ed efficaci ai giovani
dell’Europa d’oggi che, come il macedone a Paolo, ci gridano:
«Passate in Macedonia e aiutateci».
Con questa lettera finisco la presentazione delle tre regioni
dell’Europa Salesiana. Ritengo opportuno concludere rinnovando le
grandi convinzioni che presentavo agli Ispettori dell’Europa, al
termine dell’incontro che abbiamo realizzato dal 1º al 5 dicembre
scorso.
-
L’Europa è uno spazio per i Salesiani, perché in essa i giovani,
soprattutto quelli più a rischio, hanno bisogno del carisma di Don
Bosco.
-
I giovani sono la nostra ragion d’essere, perché ci sono stati
dati come vocazione e missione, e abbiamo tanto bisogno di loro come
loro di noi.
-
L’educazione è il dono più prezioso che possiamo offrire per il
loro sviluppo integrale, fino alla pienezza in Dio, e il nostro
contributo alla lievitazione della odierna cultura
europea.
-
????s???A?º?? Il nostro compito è dire e dare Dio ai giovani, così
come ci è stato rivelato in Cristo Gesù, manifestazione suprema del
mistero di Dio e dell’Uomo, attraverso
l’evangelizzazione.
-
L’Oratorio è la patria del carisma salesiano, il quale più che
una struttura è un tipo di rapporto tra gli educatori e i
giovani.
Sappiamo che questo è un lungo cammino, ma nelle realizzazioni già
in atto ne vediamo i semi, perciò ci impegniamo nei prossimi anni a
ridare un nuovo volto alla presenza salesiana in Europa.
Vogliamo superare le nostre paure e resistenze, rinnovando la nostra
passione per Dio vissuta nella passione per i giovani, rendendo vivo
Don Bosco, il suo cuore, la sua mente, la sua parresia, la sua
creatività apostolica.
Maria, la madre della Chiesa e della nostra fede, ci educhi in essa e
ci renda testimoni zelanti e convinti.
Con i migliori auguri di Buona Pasqua,
Don Pascual Chávez
V.
[1]
Cf. S. ZIMNIAK, I salesiani e il «zurück
zum praktischen Christentum» dei cristiani di Vienna (1903-1921),
in L’Opera Salesiana dal 1880-1922. Significatività e portata
sociale. Vol. II: Esperienze particolari in Europa, Africa,
Asia, a cura di F. Motto (Istituto Storico Salesiano. Studi 17).
Roma, LAS 2001, p. 267.
[2]
ASC E 963, lettera P.Tirone-P.Albera
11.12.1916.
[3]
ASC E 963, lettera F.Niedermayer-P.Albera
19.06.1919.
[4]
Consultando gli Elenchi annuali della Congregazione,
si vede che dal 1919 appare una Ispettoria prima chiamata
“tedesco-ungarica, poi “austro-ungarica”. Del 1935 è il
Decreto che istituisce una Ispettoria germanica separata, intitolata
a San Bonifacio, con sede a München. Nel 1954 l’unica Ispettoria
della Germania è divisa in due: una al Nord, con sede inizialmente a
Endorf, intitolata a San Bonifacio; l’altra al Sud, con sede a
München, che viene intitolata a Maria Ausiliatrice.
[5]
Cf Johannes Wielgoß, P. Karl Schmidt SDB
(1904‑1968). Sechs Jahre priesterlicher Existenz in
nationalsozialistischer Schutzhaft, in «Archiv für
mittelrheinische Kirchengeschichte» 49 (1996) 227‑238.
[6]
Cf. S. ZIMNIAK, Salesiani nella Mitteleuropa.
Preistoria e storia della provincia Austro-Ungarica della Società di
S. Francesco di Sales (1868 ca. - 1919). (Istituto Storico
Salesiano. Studi 10), LAS, Roma 1997, p. 205-206.
[7]
Cf S. ZIMNIAK, Salesiani nella Mitteleuropa.
Preistoria e storia della provincia Austro-Ungarica della Società di
S. Francesco di Sales (1868 ca. - 1919). (Istituto Storico
Salesiano. Studi 10), LAS, Roma 1997, p. 118ss.
[8]
Cf B. KOLAR, Lo sviluppo dell’immagine
salesiana…, p. 155.
[9]
ASC A 187, in calce alla copia della lettera
G.Bosco-A.Lonkay del 16-04-1884; cf anche «L’Unità Cattolica»,
Torino, 25 maggio 1880, p. 490.
[10]
Ecclesia in Europa n. 9.
[11]
(Europa, Asia, Africa): Austria, Belgio, Bielorussia,
Bosnia-Herzegovina, Bulgaria, Croazia, Georgia, Germania, Gran
Bretagna, Irlanda, Lituania, Malta, Olanda, Polonia, Repubblica Ceca,
Federazione Russa (+ Repubblica Jakutia), Slovacchia, Slovenia,
Svezia, Svizzera, Tunisia, Ucraina, Jugoslavia (Serbia e Montenegro),
Ungheria, Azerbaigian
[12]
L’Ispettoria della Repubblica Ceca in Bulgaria
(Kazanlak e Jambol); l’Ispettoria croata in Bosnia-Herzegovina
(Zepce); l’Ispettoria della Germania Nord in Svezia (Södertalje);
l’Ispettoria della Germania Sud nella Svizzera; l’Ispettoria
dell’Irlanda-Malta in Tunisia (Manouba); l’Ispettoria di Warszawa
in Russia (Kaliningrad) e fra poco in Moldavia; l’Ispettoria di
Piła nella Svezia (Stockholm); l’Ispettoria della Slovacchia in
Azerbaigian (Baku) e nella Siberia (Jakutsk e Aldan); l’Ispettoria
della Slovenia nel Montenegro (Podgorica) e nella Serbia (Beograd e
Tusla). C’è anche da considerare che la Circoscrizione dell’Est
sviluppa la missione in Russia, Bielorussia, Lituania, Ucraina,
Georgia e Repubblica Jakutia
[13]
Nella Repubblica Ceca ci sono 24 gruppi con 505 membri
e 129 aspiranti ed alcuni gruppi portano avanti la propria opera.
Nella Croazia i Cooperatori stanno crescendo: ci sono 11 centri con
650 membri e dispongono di ottimi sussidi per la formazione. Nella
Slovacchia ci sono 25 centri con 700 membri; la metà dei gruppi si
trovano nelle città dove non c’è presenza dei SDB e, come
altrove, alcuni centri guidano e gestiscono il loro proprio oratorio.
La Slovenia ha 6 gruppi con 85 membri, e l’Ungheria 8 gruppi. La
Polonia conta 67 centri con 2063 membri. L’Associazione possiede la
propria struttura e formazione ed è riconosciuta come “persona
giuridica”.
[14]
Cf. GIOVANNI PAOLO II, Dono e Mistero, p. 32