DIREZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO |
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2.1 Il Consigliere Generale per la Formazione |
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Visita di Insieme della Regione Italia e Medio Oriente
“Formazione permanente”
Prospettiva di futuro 2
La riflessione che vi offro si propone di illuminare gli argomenti che saranno sviluppati in questa giornata e che riguardano la formazione permanente. Tale riflessione è una integrazione della relazione precedente e, insieme ad essa, una introduzione alle domande che ci porremo insieme. Esse non sostituisce la fatica del discernimento, che sarà svolto nei gruppi di lavoro e nell’assemblea e che ci dovrà portare ad individuare alcune prospettive operative di futuro.
Se vogliamo favorire il cambio di mentalità, se desideriamo superare attivismo e individualismo, se intendiamo affrontare le sfide della pastorale, abbiamo una grande risorsa che è la formazione permanente. E’ una risorsa che non ha ancora sviluppato pienamente tutte le sue potenzialità, perché è ancora ai primi passi nella sua valorizzazione. Essa richiede tempo, ma lo fa anche guadagnare.
La formazione è prima di tutta a servizio della persona, della sua crescita vocazionale, della sua fedeltà. Essa è poi a servizio del modello di comunità, del rinnovamento di vita spirituale, della conversione pastorale che si vogliono realizzare. E’ uno strumento da mettere in conto nei processi di cambiamento; senza formazione tali processi risultano faticosi e talvolta inconcludenti. La formazione è “seconda”; non si mette in mostra; di essa ci si accorge solo quando manca.
La formazione opera secondo la legge del seme e del seminatore; essa sa che non agisce per vedere i frutti, ma per gettare il seme. Afferma Lutero: “Se anche sapessi che il mondo finirà domani, non esiterei a piantare un seme oggi”. L’importante non è il raccolto, ma la semina. La formazione darà i frutti a suo tempo, quando e come Dio vorrà.
1. FORMAZIONE PERMANENTE DEI SALESIANI
La Ratio dedica l’ultimo capitolo, il dodicesimo, alla formazione permanente. Dopo aver presentato la sua natura e scopo, l’esperienza formativa, l’attenzione ad alcune situazioni di vita, parla dell’animazione della formazione a livello personale, comunitario, ispettoriale e regionale.
Il CG 25 poi affronta questo argomento soprattutto nel quarto modulo; ma nel suo insieme esso si può dire una summa sulla formazione permanente .Riprendo ora i vari livelli di formazione, tenendo conto e integrandola prima relazione presentata.
1.1. Autoformazione
Il Signore Gesù, il Maestro, ci dice:”Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso”. Lo Spirito Santo, il Maestro interiore, viene come fuoco che illumina, purifica, scalda. La formazione permanente è a servizio di questo fuoco, per appassionare i nostri cuori. Se vuoi portare il fuoco del Signore Gesù e dello Spirito ai giovani, devi alimentare il fuoco che è in te.
Oggi occorre incoraggiare ogni confratello a prendersi responsabilità per la propria crescita vocazionale ed occorre trovare le vie per aiutare tutti i confratelli ad acquisire una mentalità di formazione permanente (Cfr. CG25 56).
La formazione degli adulti è principalmente autoformazione. Io ricevo informazioni, sono stimolato da riflessioni, faccio esperienze, trovo momenti per lo studio; i processi formativi cambiano la mia vita. La comunità in cui vivo può favorire il clima formativo; la comunità ispettoriale può offrirmi opportunità; ma la conoscenza dei miei bisogni formativi, il desiderio di pormi in un processo continuo di formazione, l’impegno a dedicare tempo deve essere mia preoccupazione.
Il motto latino “Attende tibi” esprime adeguatamente la responsabilità personale nella formazione: prenditi cura di te stesso; non trascurare la tua crescita; potenzia le tue risorse; trova il tempo per i tuoi bisogni profondi; alimenta la passione apostolica e la vita spirituale; cura le relazioni e lo studio; dedicati allo sviluppo umano degli affetti e delle emozioni. In definitiva prenditi a cuore il processo della tua risposta fedele e creativa alla chiamata di Dio.
* Atteggiamento della formazione iniziale
Il CG25 chiede di abilitare “i confratelli in formazione iniziale ad acquisire le convinzioni e gli atteggiamenti necessari per la formazione permanente” (CG25 56). L’attitudine alla formazione permanente si acquisisce dall’inizio dei processi formativi; essa aiuta a non accontentarsi di ciò che viene proposto, ma ad integrare l’esperienza formativa che faccio.
* Ambiti di formazione
Il CG25 chiede di “privilegiare alcuni ambiti di formazione: la maturazione umana, specialmente quella affettiva; l’identità vocazionale cristiana e salesiana; la comprensione e l’apprezzamento del Sistema Preventivo come via di santità salesiana; l’abilitazione a lavorare in équipe, anche con i laici, ed a formulare progetti e individuare processi; la conoscenza del contesto culturale e della realtà giovanile, per la inculturazione dei valori evangelici e del carisma salesiano” (CG25 57).
* Mezzi
Esso infine propone alcuni i mezzi di autoformazione: i tempi di preghiera personale e i ritiri spirituali; la riflessione personale sulle esperienze; la qualificazione la riqualificazione; lo studio quotidiano; la giornata settimanale della comunità e gli incontri di progettazione e verifica; la direzione spirituale, sia personale che comunitaria; le capacità di autoconoscenza e di autostima. Tra di essi assume notevole importanza il progetto personale di vita (Cfr. CG25 62).
* Progetto personale di vita
L’insistenza sul progetto personale vuole attivare la consapevolezza circa la propria crescita e circa la metodologia della vita spirituale. Esso richiama in primo luogo la responsabilità individuale; nella formazione è in gioco il mio rapporto personalissimo con Dio e la mia risposta alla vocazione.
Esso inoltre vuole favorire una metodologia della vita spirituale; si tratta dell’ordine spirituale, che riguarda fini, obiettivi, strategie, mezzi; occorre imparare a mettere ordine nella propria vita. Sia nella forma tradizionale dei propositi, presi durante gli esercizi e i ritiri spirituali, sia nella forma attuale che utilizza il metodo del discernimento, il progetto personale è una necessità.
1.2. Animazione della comunità
La comunità è il luogo della crescita umana e vocazionale di ogni confratello. Insieme ai fratelli egli impara a raggiungere la maturità umana, ad accogliere in pienezza il dono della vocazione, a vivere le esigenze sempre nuove che la vocazione presenta (Cfr. CG25 13, 15, 49). Per questo la comunità è il luogo privilegiato della formazione permanente dei confratelli e della loro santificazione.
La vita comunitaria, come anche la vita della CEP, diventa in se stessa formativa. Essa ci spinge in dialogo con i giovani ed i laici ad aggiornare ed approfondire il nostro impegno vocazionale (Cfr. CG25 49 e 50). “Ogni confratello educa le proprie capacità di relazione, convinto della stretta connessione che esiste tra maturazione del singolo e della comunità. Ci sentiamo, perciò, tutti impegnati a non trascurare quanto facilita i processi di crescita individuale e comunitaria” (CG25 10). Per questo il CG25 privilegia alcune strategie e mezzi di formazione permanente.
* Qualità della vita quotidiana
Secondo il CG25 la comunità è il luogo ordinario della formazione permanente, attraverso la cura dei momenti specifici della sua vita: “la preghiera comune, le assemblee, i ritiri, la revisione di vita, gli scrutini, i consigli, i tempi di distensione, la giornata della comunità” (CG25 15). “Siano valorizzati la giornata della comunità e i vari raduni comunitari. Queste occasioni siano adeguatamente preparate e programmate, in modo che diventino una opportunità efficace di crescita spirituale e di condivisione delle proprie esperienze personali” (CG25 61).
* Discernimento spirituale
Il discernimento è un dono dello Spirito e un’operazione nello Spirito. Solo se la comunità è attenta, disponibile, docile allo Spirito può progettare. Il progetto comunitario e personale richiedono un clima spirituale, per percepire il vento ed accogliere il fuoco dello Spirito. Chi vive l’esercizio quotidiano della lectio divina impara a fare il discernimento. Il discernimento ci aiuta a scoprire che “qui e ora” c’è qualche cosa di inedito da ascoltare e da vedere; l’ascolto e la visione ci aprono alle decisioni evangeliche; si tratta di discernere gli appelli, le situazione, le scelte operative.
* Condivisione della vita
Nella vita fraterna delle nostre comunità si rileva una crescita nel rispetto della persona del confratello, nella stima vicendevole, nella qualità dei rapporti interpersonali; si ha una comunicazione più profonda; la condivisione della vita e del vissuto è più sentita e ricercata. C’è il desiderio di condividere il confronto con la Parola di Dio.
Si riscontrano però anche difficoltà nella comunicazione interpersonale; ci sono talvolta modelli relazionali inadeguati, che indeboliscono il senso di appartenenza e compromettono il clima fraterno; si sente il bisogno di migliorare la comunicazione e di qualificare i rapporti personali.
Per creare la disponibilità alla condivisione sono da privilegiare alcune vie: imparare a manifestare la ricchezza dei sentimenti del proprio vissuto; condividere preoccupazioni, problemi, progetti; praticare l’ascolto, il dialogo, l’accettazione delle differenze, la correzione fraterna. Si può giungere così allo scambio delle esperienze di fede, alla comunicazione spirituale, alla revisione di vita, al discernimento comunitario, al superamento dell’inerzia di relazioni formali o funzionali.
* Progetto della comunità salesiana
Strumento necessario per favorire la comunione fraterna, il primato di Dio, l’impegno apostolico, la formazione, esso garantisce la grazia di unità nella comunità e aiuta a creare la convergenza nelle scelte. La comunità si interroga sulla suo modo di essere fedele alla vocazione e alle Costituzioni. Per questo le parti del Progetto della comunità possono ricalcare le stesse Costituzioni: inviati ai giovani, in comunità fraterne, al seguito di Cristo obbediente, povero e casto, in dialogo con il Signore, in formazione continua.
Nel processo di elaborazione si favorisce la metodologia di discernimento. Si suggeriscono per questo tre tappe: chiamata di Dio, situazione della comunità, linee operative. A che cosa Dio chiama la nostra comunità quest’anno? Rispetto a questa chiamata dove si trova la comunità? Come dobbiamo operare concretamente e quali passi fare? Si discerne insieme in vista della santità. In esso la comunità descrive anche come intende realizzare la sua formazione permanente.
* Giorno settimanale della comunità
L’organizzazione ben curata e vivace di tale giorno può favorire il giusto equilibrio nella vita della comunità e può contribuire a realizzare la “grazia di unità” tra i vari aspetti della vocazione. Oltre gli aspetti spirituali del giorno della comunità, che sono già stati evidenziati, tale opportunità offre gli spazi per la crescita della fraternità e dell’incontro, per la condivisione e il discernimento, per la formazione continua, per il confronto pastorale.
* Ruolo del Direttore
Nel rinnovamento e nell’animazione della comunità salesiana il ruolo del direttore risulta centrale; egli, “padre, maestro, fratello ed amico, è riconosciuto e sostenuto dai confratelli come il punto di riferimento nel vissuto quotidiano, e animatore della loro fedeltà e crescita vocazionale. Egli unisce, guida ed incoraggia tutta la comunità a vivere in profondità la propria vocazione alla santità nello spirito di Don Bosco” (CG25 52).
Suo primo compito è l’animazione della comunità, coinvolgendo in questo i confratelli. Egli è una figura centrale nell’unità della comunità e della presenza salesiana; difficile è armonizzare i suoi compiti. Non bisogna ritenere impossibile la realizzazione del suo ruolo, ma occorre cercarne le condizioni di possibilità.
“Il primo compito del direttore è di animare la comunità nella carità, facendo attenzione ai confratelli, particolarmente i più fragili e quelli in formazione iniziale. L’esercizio del suo ministero, nella situazione odierna, richiede che egli tenga conto della scala gerarchica dei suoi compiti: servitore dell’unità e dell’identità salesiana, maestro e guida pastorale, orientatore degli impegni di educazione, gestore dell’opera” (CG25 64).
Più volte si sottolinea l’attenzione al singolo confratello, favorendo la ripresa del colloquio: “Il direttore, sensibile alle necessità dei confratelli e in dialogo con loro, s’impegna a favorire e promuovere il modo più consono di fare il “colloquio”, pronto a fare il primo passo” (CG25 65).
1.3. Responsabilità ispettoriale
Vi sono in ogni Ispettoria momenti, strumenti, servizi, e strutture che rendono concreta, in diverse maniere, l’animazione della formazione permanente nella comunità ispettoriale, nelle comunità locali e in ogni confratello.
* Profilo del salesiano
Nel Progetto ispettoriale di formazione l’Ispettoria è invitata a delineare il profilo del salesiano. In esso ci sono elementi comuni a tutta la Congregazione, presenti nel capitolo 2 e 3 della Ratio, ed anche alcune caratteristiche proprie dell’Ispettoria. Il profilo esprime il cammino di crescita vocazionale, a cui Dio chiama ogni confratello; esso aiuta la formazione iniziale e la formazione continua a convergere sulla stessa identità salesiana da realizzare; esso propone un modello di vita, in cui si attua la grazia di unità nella vita personale; esso infine ispira il progetto personale di vita.
* Celebrazioni della comunità ispettoriale
La vita dell’Ispettoria presenta alcune celebrazioni quali professioni, ordinazioni, giubilei; ci sono poi momenti particolari della sua vita, quali assemblee e capitoli ispettoriali. Questi eventi, anche dal punto di vista organizzativo e relazionale, possono assumere un tono spirituale. In particolare la cura dello stile celebrativo, ossia il decoro, la tranquillità dei ritmi e la bellezza delle celebrazioni, diventano esemplari per la vita personale e comunitaria nell’Ispettoria stessa.
* Qualificazione dei confratelli
Occorre predisporre un piano di qualificazione del personale e impegnarsi, anche con sforzo economico e di personale, a realizzarlo con perseveranza. E’ necessario fare particolare attenzione alla preparazione di esperti in studi salesiani e impegnarli a favore dei confratelli e delle comunità. E’ importante poi assicurare che i confratelli qualificati siano occupati in compiti specifici dentro il progetto dell’Ispettoria e che continuino nell’ambito della loro qualificazione;
* Incontri ispettoriali
Sono importanti incontri delle équipes ispettoriali, per creare convergenze e preparare le persone per i ruoli che devono assolvere; come pure incontri dei Direttori, dei formatori, degli animatori pastorali, degli economi e dei confratelli del quinquennio, dei salesiani coadiutori, come occasioni per approfondire l’identità salesiana nelle sue dimensioni educative pastorali. In questi incontri, mentre si trattano aspetti specifici anche di carattere amministrativo e organizzativo, è presente la preoccupazione per la vita religiosa e il progresso spirituale e dottrinale dei salesiani. Per migliorare il clima spirituale alcune Ispettorie hanno iniziato un processo di revisione della proposta di Esercizi spirituali.
* Collaborazione con altri gruppi della Famiglia salesiana
Nella formazione permanente è da favorire la collaborazione con altri gruppi della Famiglia salesiana attraverso iniziative straordinarie o mediante un’azione sistematica e programmata, che può essere proposta e animata da équipes integrate con membri dei diversi gruppi.
* Collegamento ecclesiale
Occorre anche prevedere come mantenere l’apertura verso le istanze di formazione permanente offerte a livello ecclesiale, degli Istituti di vita consacrata e negli ambiti vicini alla nostra missione.
* Condizioni formative
Tocca all’Ispettore costituire comunità consistenti. Aiutato dalla comunità e dal Consiglio ispettoriale, egli deve fare discernimento sulle condizioni di vita di ogni comunità. Ciò deve portare a irrobustire il numero e la qualità dei confratelli in ogni comunità. Questo esige una valutazione ed un piano graduale di intervento.
Così pure il rapporto tra le forze di ogni comunità e le opere che essa anima va studiato. Spesse volte le opere che una comunità deve animare sono tante e poche sono le forze. Ciò porta al settorialismo, all’individualismo, all’attivismo, alla superficialità, alla mancanza di qualità educativa pastorale.
Il Progetto organico ispettoriale è uno strumento di governo per l’Ispettore e il suo Consiglio. Esso offre linee strategiche, criteri e opzioni che permettono di armonizzare l’insieme delle presenze e di assicurare in esse le condizioni per la vita comunitaria e per l’animazione delle CEP. Esso considera l’Ispettoria come un insieme, cioè come un tutto organico, nel quale ogni parte entra in relazione sistemica con le altre.
* Delegato ispettoriale e Progetto ispettoriale di formazione
Da tutto ciò si evince la grande importanza del Delegato ispettoriale di formazione, del Progetto ispettoriale di formazione, della programmazione annuale di formazione permanete, in cui traduce operativamente ciò che intende realizzare .
1.4. Collaborazione interispettoriale
Alcune iniziative per l’animazione della formazione permanente si possono realizzare a livello interispettoriale o regionale. Una Ispettoria infatti da sola non riesce a svolgere tutti i compiti formativi; è necessaria collaborazione e sinergia.
* La Commissione regionale di formazione è il luogo per scambiare esperienze, organizzare programmi e iniziative, elaborare sussidi e appoggiare il lavoro degli animatori.
* Nelle regioni si stanno costituendo centri di formazione permanente, che offrono in vari modi il loro servizio alle Ispettorie, alle comunità e ai singoli confratelli, organizzando ad esempio corsi o programmi, preparando e distribuendo materiale per l’animazione delle comunità o provvedendo per la traduzione di testi salesiani.
* Ogni regione deve anche determinare quali sono gli ambiti di collaborazione: formazione dei direttori, formazione dei formatori, congresso regionale dei salesiani coadiutori, …
2. FORMAZIONE INSIEME DI SALESIANI E LAICI
* Il CG 24 ha offerto orientamenti principalmente sulla formazione di salesiani e laici insieme. Essi si riferiscono alla Comunità educativa pastorale come luogo privilegiato della formazione congiunta e al Progetto Laici da qualificare e completare a livello ispettoriale con un programma di formazione di salesiani e laici insieme. Così esso esprimeva.
A livello locale
“Ogni comunità SDB faccia della CEP il luogo privilegiato della formazione di SDB e Laici insieme:
promovendo, in dialogo e in corresponsabilità con i laici della CEP, un programma di formazione Salesiani SDB - Laici. Tale programma preveda sessioni di studio, tempi di preghiera, momenti di distensione, elaborazione di sussidi, esperienze concrete, ed anche metodologie pratiche e formative;
qualificando il processo di elaborazione del PEPS, come strumento pratico di formazione reciproca. Tale progetto venga annualmente verificato, valutando la qualità delle risposte date alle esigenze dei destinatari e la realizzazione della comunione e della corresponsabilità educativo pastorale;
favorendo, con una attenta comunicazione e con quei provvedimenti e adattamenti che si renderanno necessari e opportuni, l'aggiornamento professionale, educativo pastorale e salesiano” (CG24 144).
A livello ispettoriale
“Ogni Ispettoria, mediante un gruppo formato da laici e SDB, impegnati ed esperti nella formazione, nella pastorale giovanile, nella FS e nella comunicazione sociale, riveda e qualifichi il Progetto Laici richiesto dal CG23 e lo completi, entro il prossimo Capitolo Ispettoriale, con un programma di formazione SDB - Laici. Tale programma preveda:
contenuti, esperienze e tempi dedicati alla formazione;
definizione dei ruoli, dei rapporti e delle modalità di collaborazione tra SDB e Laici;
coordinamento fra i vari settori e strutture di animazione;
ruolo e gli interventi dell'Ispettore e dei membri del Consiglio Ispettoriale nelle attività di formazione;
disponibilità di centri, gruppi e strutture di animazione ispettoriale” (CG24 145).
* Sembra che gli orientamenti siano stati più facilmente realizzati a livello locale, ove le CEP hanno ordinariamente i loro organismi di partecipazione e corresponsabilità e i loro programmi di incontri; esse hanno quindi più facilmente la possibilità di formazione congiunta. A livello locale si fanno anche ritiri spirituali tra salesiani e laici in alcune occasioni.
Mentre invece è più difficile conoscere la situazione del Progetto Laici dell’Ispettoria. Dopo il CG25 non si è quasi più parlato di Progetto Laici. Parte di esso è confluito nel Progetto educativo pastorale ispettoriale. Si sono però svolte iniziative a livello ispettoriale; in alcuni casi, come per la Scuola e per la Formazione professionale ci sono stati interventi formativi a livello regionale.
* Per i laici che hanno compiti direttivi il luogo ordinario di formazione congiunta a livello locale è il Consiglio della CEP e il Consiglio dell’Opera; incontri di formazione si tengono anche a livello ispettoriale. Soprattutto a questo livello si nota la differenza di preparazione tra salesiani e laici, per cui risulta difficile avere una formazione congiunta. Per questo si richiede anche una formazione solo per laici.
* Risulta chiarito a livello istituzionale, che la formazione congiunta tra salesiani e laici è sotto la responsabilità del Delegato ispettoriale e della Commissione ispettoriale di formazione; infatti nella Ratio si chiede che nel Progetto ispettoriale di formazione vi siano elementi per la formazione congiunta di salesiani e laici. Non mi risulta che finora nella Regione siano stati elaborati tali Progetti. E’ però importante che i Delegati di formazione coinvolgano anche i Delegati di pastorale giovanile ed alcuni laici nella progettazione, realizzazione e valutazione di tale parte del Progetto.
* Suggerisco ai Delegati ispettoriali di formazione di riflettere insieme su tale compito nella Commissione regionale, in occasione della elaborazione del Progetto ispettoriale di formazione. Sarebbe anche interessante poter visitare il centro di formazione della Ispettoria di Francia a Lione e quello del Belgio Nord. Sembra necessario avere un centro o per lo meno un’equipe di formazione, costituita da salesiani e laici.
3. FORMAZIONE DEI LAICI
* Salvo ciò che ha detto il CG24, a livello di Congregazione non abbiamo una riflessione sulla formazione dei laici, come anche sulla formazione congiunta di salesiani e laici. Abbiamo però in varie parti della Congregazione, come anche nella Regione Italia e Medio Oriente, esperienze. Mi sembra che si debba iniziare questa riflessione, cominciando dallo scambio delle esperienze.
* L’esigenza di una formazione apposita solo per i laici è sorta quando ci si è resi conto della differenza di livelli formativi tra salesiani e laici e tra i laici stessi. In alcune tipologia di comunità educative pastorali, per esigenze professionali, la programmazione della formazione può essere più sistematica; in altri casi risulta più occasionale.
* Si sente l’esigenza di una formazione di base per i principianti, poi quella di una formazione specifica per i laici che operano nei vari ambiti e quindi di una formazione permanente e di una formazione congiunta insieme ai salesiani. Si sente l’esigenza di cammini comuni, ma anche di cammini differenziati. Si suggeriscono scuole ispettoriali di formazione per laici, come ci sono scuole di formazione per animatori.
* Questo ambito della formazione dei laici è stato gestito finora sotto la responsabilità del Delegato di pastorale giovanile; non ci sono però riferimenti autorevoli che attribuiscano questa responsabilità; si tratta di una consuetudine. Tutta questa materia ha però bisogno di riflessione.
* Trattandosi di adulti, occorre fare riferimento alla metodologia della loro formazione. Due aspetti importanti di tale metodologia riguardano la responsabilità di ogni singolo adulto per la propria formazione, ossia l’autoformazione, e la necessità di moduli di formazione, perché i livelli formativi sono diversi.
* La situazione in cui ci troviamo ora mi pare quella di alcune esperienze di formazione sistematica in atto nella Congregazione. Per la regione è importante quindi anche l’ascolto delle esperienze e quindi la riflessione su di esse, per giungere poi alla socializzazione delle buone pratiche.
***
Come abbiamo visto,è molto diverso il grado di esperienza e di riflessione che abbiamo svolto finora a riguardo delle tre modalità di formazione che abbiamo descritto. In alcuni casi il cammino è più avanti, in altri è solo agli inizi. Se la riflessione a riguardo della formazione permanente dei salesiani è più avanti e più omogenea, la situazione dell’esperienza e della riflessione sulla formazione congiunta dei salesiani e laici e della formazione dei laici è più complessa. Il momento del nostro confronto a gruppi e in assemblea potrà essere una utile presa di coscienza esperienze che esistono al riguardo, per potere individuare alcune prospettive di cammino.
Roma, 15 marzo 2005
Memoria del Beato Artemide Zatti