Qualità della nostra Pastorale giovanile e vocazionale
Don Claudio Filippin
Partiamo da una constatazione che determina il nostro lavoro tra i giovani: sta cambiando notevolmente il modo di portare avanti, nelle nostre opere, gli interventi educativo-pastorali. Accanto ad una profonda trasformazione socioculturale caratterizzata da un forte fenomeno di secolarizzazione e consumismo in cui la dimensione della fede diventa sempre più marginale nella vita di molti nostri giovani e laici che incontriamo e con cui collaboriamo va aggiunta la diminuzione del numero di confratelli attivi accompagnata da un innalzamento notevole dell’età media.
Di fronte a queste mutate condizioni si può dire che non è venuta meno, anzi si sta consolidando, nelle nostre opere e nei diversi fronti dove operiamo l’intenzionalità educativa e l’esplicitazione della meta del nostro percorso: portare i giovani a Cristo.
Il cammino della Congregazione in questi anni ha stimolato non poco le nostre ispettorie e comunità locali ad assumere la sfida di riportare Cristo come riferimento concreto nella mentalità e nella vita dei giovani. L’incontro cultura - fede viene percepito con tutta la sua urgenza da parte di molti confratelli anche se a volte è vissuto con un senso di impotenza.
Punti forza, acquisizioni, punti fermi emersi nella nostra pastorale
Alcuni elementi stanno caratterizzando il nostro operare. Ci sono dei tratti che stanno emergendo nelle nostre intenzioni educative nel tentativo di passare sempre più da una Pastorale Giovanile dell’intrattenimento ad una pastorale capace di assicurare dei cammini di forte identità spirituale, con proposte più esplicite, più chiare dal punto di vista cristiano. Significativo il recupero del “buongiorno” o della “buonanotte” nei nostri ambienti, la sistematicità di alcuni interventi espliciti di annuncio.
In questi anni si è lavorato molto attorno agli itinerari di educazione alla fede per facilitare un cammino più sistematico. C’è stata una buona produzione di sussidi sia nelle singole ispettorie, sia a livello nazionale.
Al di là delle tematiche sviluppate questo lavoro sicuramente ha portato uno sviluppo su alcune dimensioni:
Mentalità progettuale. Anche se rimane molto da fare per far sì che la pastorale non sia un’insieme di attenzioni e iniziative lasciate in mano ad un salesiano incaricato è andata crescendo la capacità di lavorare di più come equipe. Si sta creando la mentalità del lavorare assieme anche attraverso la costituzione di equipe apposite con la presenza, in molti casi, di FMA e di laici. In molte ispettorie si sono costituite delle equipe di pastorale giovanile con incontri regolari.
Lentamente sta prendendo piede il lavoro per progetti. Questa attenzione ha portato ad incontri regolari a livello nazionale dei delegati ispettoriali e a maturare la scelta di una proposta pastorale unitaria per tutta l’Italia e divisa per fasce di età. Si è lavorato molto per curare una progettualità a livello nazionale soprattutto nel settore delle scuole e della formazione professionale. Un’attenzione questa che ha facilitato una tenuta sostanziale, anche come numeri, dei nostri ambienti tradizionali: scuola, formazione professionale, oratori.
Si sta passando sempre più da una pastorale tante volte vista come un corpo estraneo e a sé all’interno dei nostri ambienti educativi ad una pastorale sempre più incarnata nei singoli settori. Una pastorale che si muove con modalità e ambiti rispondenti alla specificità degli ambienti e ne diventa l’anima degli interventi educativi.
Un altro punto di attenzione che si è sviluppato è l’attenzione al mondo dell’emarginazione e del disagio che ha visto l’Italia salesiana impegnata in un convegno nazionale nel dicembre del 2004 in cui sono stati coinvolti anche non pochi laici e giovani salesiani in formazione. Tante comunità di recupero nate anni addietro più su iniziativa di qualche salesiano che non come frutto di una progettazione ispettoriale sono state reintegrate nel progetto ispettoriale. Si stanno moltiplicando le presenze di “casa famiglia” come risposta alla crisi sempre più forte di questa istituzione nella nostra società.
Frutto di questa attenzione è lo svilupparsi della mentalità del volontariato nazionale e internazionale che coinvolge diversi giovani dell’MGS in esperienze missionarie.
Si sta notando con interesse il fatto che molte comunità si aprono all’accoglienza dei giovani offrendo loro momenti di condivisione fraterna, di preghiera, partecipazione alla nostra stessa missione.
Un fatto che sta caratterizzando il nostro intervento educativo è l’interesse ai giovani più adulti, la formazione degli animatori e la presa in considerazione della fascia degli universitari.
Va crescendo l’attenzione all’accompagnamento personale. Anche se le forze sono ridotte si punta a lasciare spazio a proposte differenziate come l’esperienza degli esercizi spirituali. L’MGS è andato crescendo nella sua identità e strutturazione arrivando a definire la presenza di segreterie ispettoriali e nazionale. La scuola per animatori è presente in tutte le ispettorie. Una mozione particolare merita la vivacità che si esprime durante l’estate attraverso campi scuola, estate ragazzi, esperienze di volontariato anche internazionale, pellegrinaggi…
Si sta allargando il coinvolgimento dei laici nell’animazione pastorale. In questo delicato lavoro pastorale possiamo dire che si va sempre più assistendo ad un coinvolgimento maggiore di laici sensibili e disponibili in questo ambito.
In tutto questo camino sicuramente fonte di vitalità e creatività è la riscoperta più cosciente dei punti cardini della Spiritualità Salesiana e l’amore a Don Bosco. Utili a questo riguardo risultano le provocazioni giunte dal magistero del Rettor Maggiore e dei diversi dicasteri.
Per quanto riguarda l’animazione vocazionale:
Anche se con una certa fatica, si sta lavorando per far crescere all’interno dell’MGS la consapevolezza che il cammino di fede deve portare a far maturare delle scelte vocazionali.
Per quanto riguarda l’animazione delle vocazioni di speciale consacrazione si può dire che ogni ispettoria è arrivata in questi anni ad elaborare uno specifico piano di pastorale vocazionale mettendo in piedi anche delle strutture e dei percorsi specifici: vedi il sorgere della Comunità Proposta in ogni ispettoria, un cammino di prenoviziato reso sempre più sistematico e strutturato. In ogni ispettoria il piano di formazione ha preso in considerazione anche la fase del prenoviziato.
Molte le comunità che hanno messo in programma con regolarità la preghiera e l’adorazione per le vocazioni.
Punti deboli, fragili, resistenze
A fronte di alcune sottolineature che stanno emergendo bisogna riconoscere dei punti su cui ci si trova ancora fragili e a volte bloccati.
All’interno dell’MGS si riscontra ancora poca propensione nel preparare i giovani a scelte coinvolgenti e durature nel campo politico e sociale. Si fa fatica ad aiutare i giovani a passare dalla cultura delle esperienze a quella delle scelte vocazionali. La formazione per i nostri giovani animatori ed educatori viene percepita ancora debole nella capacità di portare a maturare scelte di vita. Il CG 23 non è stato ben assimilato nella mentalità di molti confratelli. Debole sembra la forza di preparare “onesti cittadini e buoni cristiani”, si fa fatica a portarli ad essere membri vivi nella Chiesa. Si riscontra anche un’assenza di sbocchi operativi per i giovani adulti dovuta a non adeguate strategie di cambiamento.
A fronte di un allargamento dell’intervento educativo con i giovani più adulti in tanti nostri ambienti risultano ridotti i gruppi giovanili, prevalgono in modo consistente i gruppi degli adolescenti.
Va anche sottolineato che rimane non sviluppata a sufficienza la scelta dell’associazionismo e pedagogia di gruppo. Si assiste ad una notevole contrazione dell’associazionismo: PGS, TGS e CGS.
Si fa fatica con molti dei nostri giovani a scalfire la dura scorza del secolarismo sempre più consistente e del relativismo sempre più diffuso. C’è un substrato di fede che diventa meno evidente a volte anche all’interno delle nostre stesse comunità. Debole l’incidenza della fede nella cultura odierna. Non sempre si riesce ad assicurare una cultura cristiana attorno ai problemi sociali ed etici. Manca a volte la capacità di lettura dell’ambiente rischiando di essere a rimorchio della storia più che costruttori attivi di questa.
Siamo lontani concettualmente dai giovani. Sempre più salesiani si sentono lontani dal mondo dei giovani, incapaci di entrare in dialogo con loro. Spesso ci si trova ad essere attestati su modalità vecchie di azione, davanti a giovani diversi che richiederebbero interventi diversi impostati su modalità di azione vecchie di fronte a giovani che chiedono novità di intervento: ci sentiamo spesso lontani concettualmente dal loro orizzonte di vita.
Perdita di rilevanza nella pastorale della Chiesa italiana. Soprattutto il contrarsi delle forze ci ha portato ad investire di meno nel dialogo e nella collaborazione con gli organismi di animazione pastorale della Chiesa italiana; di conseguenza si vive il pericolo del ripiegamento e chiusura dentro le nostre mura.
Non sempre ci risulta facile, anche per il rarefarsi delle forze operative, conciliare il lavoro di base che assicura un ambiente educativo alla massa dei giovani e l’intervento personale che raggiunge i singoli.
Anche il CGG 24 necessita di una maggiore assimilazione nella nostra mentalità. Se è vero che molti laici si stanno sempre più coinvolgendo nella nostra missione non è ancora decollata definitivamente l’idea della CEP. C’è ancora molto da lavorare per superare un certo individualismo pastorale per cui spesso ci trova in balia della creatività e delle caratteristiche personali dei singoli confratelli.
Per quanto riguarda l’animazione vocazionale:
Non tutti i salesiani, anche tra le nuove generazioni, si riconoscono promotori vocazionali e impegnati a creare una cultura vocazionale. In mote nostre opere e nel lavoro di tanti salesiani anche giovani persiste un “silenzio vocazionale” che non provoca a sufficienza i nostri giovani.
Non sempre è decollata la mentalità di un vero e proprio accompagnamento fatto anche di capacità di individuare dei giovani e differenziare per loro delle proposte e dei percorsi.
Viene meno il coraggio della proposta per paura di condizionare
Si ha paura di differenziare dei cammini specifici giustificandoci dietro l’idea che tutta la pastorale è vocazionale per cui non scatta la necessità di assicurare un’offerta differenziata e specifica per certi ragazzi e giovani più sensibili e aperti a certi valori. Serpeggia a volte la paura di mettere in atto una cura particolare per le vocazioni di particolare consacrazione o servizio.
Non sempre e non tutti sono convinti che anche la migliore pastorale giovanile non genera vocazioni consacrate, senza un’attenzione specifica fatta di annuncio vocazionale chiaro, proposta personale esplicita, accompagnamento spirituale costante.
Prospettive, in che direzione si vuole procedere
Il contesto attuale in cui Dio ci sta chiamando ad operare sembra domandarci il coraggio di offrire proposte più chiare dal punto di vista cristiano. Ci viene chiesto di osare di più nell’indicare le mete alte della scelta evangelica e dell’incontro personale con il Cristo garantendo un atteggiamento positivo e pieno di speranza.
L’invito di Don Bosco ad aprire il nostro cuore ai giovani si può tradurre, tra i tanti impegni, anche nell’attenzione di aprire le comunità ad esperienze comunitarie con i giovani.
Lasciamo spazio all’accompagnamento personale dei giovani impegnati nei cammini dei gruppi.
Valorizziamo momenti forti di esperienza di fede: ritiri, esercizi spirituali, campi scuola, confronto con esperienze significative di vangelo vissuto.
Fascciamo sì che l’oratorio non sia solo luogo del tempo libero, ma ambiente ricco di proposte forti.
Le nostre parrocchie diventino sempre più luogo dove si manifesta l’attenzione per una pastorale giovanile e appartenenza salesiana.
Nelle nostre scuole e centri di formazione professionale vogliamo riqualificare la nostra proposta di evangelizzazione riscoprendo il coraggio dell’annuncio.
Volgiamo posizionarci meglio nell’area della comunicazione sociale puntando ad essere presenti attorno ai temi della cultura d’oggi: forum, dibattiti, cinema, teatro, musica….
Si sente la necessità di far emergere con maggior evidenza in tutte le nostre opere la nostra scelta preferenziale per gli ultimi e i più poveri.
Curiamo meglio la fascia degli universitari.
Facciamo sì che la nostra pastorale giovanile porti a maturare sbocchi vocazionali nella Chiesa, in modo particolare nella Famiglia Salesiana.
Vogliamo continuare a crescere nello stile della progettualità e del lavorare assieme con FMA, membri della famiglia salesiana, laici.
Assicuriamo con più decisione il ritorno al carisma di Don Bosco, recuperiamo gli elementi tipici della nostra spiritualità.
Pensiamo linguaggi e azioni capaci di coinvolgere i giovani di oggi.
Per quanto riguarda l’animazione vocazionale:
Intensifichiamo la preghiera vocazionale.
Diamo vita in ogni opera ad una realtà vocazionale che, più che essere realtà strutturata, vive nella testa e nel cuore dei salesiani che assicurano ad alcuni ragazzi della propria opera dei momenti specifici di accompagnamento e condivisione con la vita salesiana sia a livello locale, sia attraverso un collegamento ispettoriale.
Vogliamo assicurare dei percorsi di animazione vocazionali chiari ed espliciti in cui la proposta pare dal “vieni e vedi cosa vuol dire stare con Don Bosco”.
C’è qualche esperienza significativa nella propria ispettoria che ha prodotto una risposta positiva nei confronti delle sfide emerse sia nel campo della Pastorale Giovanile che dell’Animazione vocazionale?
Qual è l’emergenza maggiore che merita di essere affrontata nell’ambito della Pastorale Giovanile?
Qual è l’emergenza maggiore che merita di essere affrontata nell’ambito della Pastorale Vocazionale?
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