Saluto del Regionale
Visita d’Insieme 12 – 17 marzo 2006
Rivolgo a lei carissimo Don Chavez, il nostro più caro ed affettuoso saluto all’inizio di questa Visita d’Insieme. Al termine di un lungo itinerario iniziato un anno fa in Asia, che l’ha portata ad incontrare gli Ispettori ed i Consigli Ispettoriali di tutta la Congregazione, eccoci finalmente all’ultima Regione, l’Italia e il Medio Oriente. Siamo, tra i confratelli della Congregazione, quelli geograficament più vicini a lei, e vorremmo esserlo anche per affetto e disponibilità. Vorremmo, come dicono i Regolamenti, “esprimere il nostro amore a Don Bosco ed alla Congregazione, mantenendoci uniti al Rettor Maggiore e accogliendo le sue direttive. Vorremmo aiutarla con la preghiera e con il dialogo e soprattutto con la fedeltà alle Costituzioni” (Reg. 103)
Saluto anche con gratitudine, a nome dei confratelli della Regione, il Vicario, il carissimo Don Adriano Bregolin, e gli altri membri del Consiglio, Don Francesco Cereda, Don Antonio Domenech, Don Tarcisio Scaramussa che ci accompagneranno in questi giorni condividendo la preghiera e la riflessione.
Saluto tutti voi, Ispettori e membri dei Consigli Ispettoriali. La Visita d’Insieme che iniziamo, oltre, all’evidente obiettivo di animazione e governo, è un incontro fraterno, un’esperienza di comunione tra confratelli di diverse parti della Regione, per conoscersi meglio, pregare insieme, ricercare insieme la volontà di Dio, ascoltando la sua Parola e le ispirazioni del suo Spirito. Saluto in particolare i confratelli più lontani, i membri del Consiglio Ispettoriale del Medio Oriente.
Abbiamo sentito che la Visita d’Insieme è uno strumento di animazione e di governo, ma è soprattutto un incontro con la persona del Rettor Maggiore. Egli ci ha convocati come un Padre che vuole conoscere più da vicino le gioie e le difficoltà dei suoi figli e, come un buon padre, vuole darci delle indicazioni per orientare il nostro cammino e per mantenere unita la famiglia e fedele al carisma di Don Bosco. E’, dunque, una intensa esperienza di comunione con l’intera Congregazione. Non è dunque un generico Convegno di studio. Siamo convocati dal Rettor Maggiore, dialogheremo con lui e con i membri del Consiglio Generale, riceveremo delle indicazioni per il cammino dei prossimi anni.
Siamo a sei anni dalla precedente Visita d’Insieme e qui non possiamo non ricordare con particolare affetto e commozione il carissimo Don Juan Edmundo Vecchi e l’indimenticabile Don Giovanni Fedrigotti. Li sentiamo vicini a noi in questi giorni, come intercessori nella comunione che non conosce la barriera del tempo e della morte. Restiamo in silenzio dinanzi al misterioso disegno della volontà di Dio, grati per il dono che ci è stato fatto di due confratelli di eccezionale statura spirituale che ci hanno dato la loro lezione più bella dalla cattedra della sofferenza. Abbiamo chiesto a Don Gianluigi Pussino di richiamare brevemente le indicazioni suggerite, sei anni fa, da Don Vecchi al termine della precedente Visita, ad indicare come la Congregazione si muove nel tempo in modo organico ed omogeneo, ma anche per cogliere la permanenza di alcuni nodi e sfide o il raggiungimento di alcuni obiettivi.
Questo intenso spirito di fraternità e la gioia dell’incontrarsi per alcuni giorni tra confratelli di diversa provenienza, non deve farci dimenticare un secondo obiettivo centrale e concreto: la verifica della attuazione degli orientamenti del Capitolo Generale 25’. I Consigli ispettoriali sono stati chiamati a riflettere su una medesima griglia che riprendeva in modo completo e alla lettera, tutti gli orientamenti operativi richiesti alle Ispettorie dal Capitolo Generale. Abbiamo raccolto il materiale in modo ordinato ed è emerso un quadro chiaro e completo della situazione, con evidenti luci ed ombre. Don Pietro Migliasso, nella seconda parte della mattinata, ci presenterà ampiamente tale situazione. Alla lettura della situazione, seguirà un commento articolato da parte di Don Tarcisio Scaramussa. Il senso di questi interventi è evidente: un altro, un membro del Consiglio Generale (e dunque con una esperienza più vasta della sola Regione) ci osserva e ci valuta, aiutandoci a leggere forse da prospettive diverse le medesime situazioni. Non è una seconda relazione di carattere generico sul medesimo tema, nè è la immediata indicazioni di soluzioni, ma una rilettura da un angolo visuale più ampio. Ogni relazione e la successiva illuminazione da parte del Consigliere Generale si concludono con tre domande precise su cui dare risposta in gruppo. I Gruppi sono composti in modo eterogeneo, anzitutto per favorire un intenso scambio delle esperienze in atto. E’ di grande rilevanza, in questi incontri di Regione, poter apprendere dall’esperienza altrui, vedere cosa e come gli altri fanno. E’ conveniente individuare, all’interno del Gruppo 2 ruoli da assegnare a 2 membri diversi: un Coordinatore che dà la parola, tiene i tempi e mantiene la riflessione sulla traccia assegnata, un Segretario che prende nota di quanto è emerso dal dialogo di gruppo e riferisce in Assemblea. Soprattutto al Segeretario si raccomanda la brevità e la chiarezza, per snellire la comunicazione in Assemblea.
La Verifica sulla attuazione del CG 25 si competerà domani mattina con una seconda comunicazione, nella quale Don Luigi Perrelli ci mostrerà quali sono le principali scelte di campo che le Ispettorie della Regione hanno operato ed in particolare: le tre maggiori realizzazioni delle Ispettorie negli ultimi 20 anni, le sfide più grandi, le risorse di cui dispone per far fronte al futuro, le resistenze che si stanno incontrando e le strategie. Seguiranno, direttamente in aula, delle integrazione e chiarimenti da parte dei presenti.
Oltre alla verifica della attuazione del Capitolo Generale 25, siamo stati invitati ad individuare tre sfide più grandi che oggi avvertiamo nella Regione Italia e Medio Oriente. Abbiamo pensato a lungo nella Conferenza della Regione e poi ci siamo concentrati sulle seguenti 3. Riteniamo che per la Regione Italia e Medio Oriente le tre sfide più rilevanti oggi siano:
La efficacia della pastorale giovanile e vocazionale.
La formazione permanente dei Salesiani e dei Laici
La presenza salesiana nella Regione tra ridimensionamento e ricollocazione
Una parola sul perché di queste scelte. Sulla prima, la qualità della pastorale giovanile e vocazionale, siamo stati provocati intensamente da quanto il Rettor Maggiore ha scritto nella lettera di presentazione della nostra Regione e cioè l’invito ad “andare oltre le soglie della timidezza apostolica che rischia di chiuderci in una pastorale delle attività o del trattenimento”. Crediamo lealmente che sia un richiamo fondato. Ci siamo chiesti: “Nei nostri oratori, scuole, centri di formazione professionale, gruppi parrocchiali, riusciamo a formare davvero dei “buoni cristiani”? La sentiamo, come una vera sfida. Direttamente collegata con questo argomento vi è il risvolto vocazionale. E qui siamo provocati oltre che dalla riflessione teorica, dalla eloquenza dei numeri. Quest’anno la nostra Regione ha in tutto 18 novizi, di cui 15 italiani, un dato molto basso, il più basso, credo, da decenni. Possiamo spiegarlo solo con la tesi della secolarizzazione? O non è messa in questione anche la qualità della nostra pastorale giovanile e vocazionale? Può farci soffrire mettere il dito sulla piaga, eppure è necessario farlo con coraggio. Don Claudio Filippin ci offrirà una ampia relazione, a cui il Consigliere Generale per la Pastorale Giovanile, Don Antonio Domenech risponderà con la sua rilettura.
La seconda sfida riguarda la formazione continua dei Salesiani e dei Laici. Il bene più prezioso che la Congregazione possiede, è costituito dalla persona dei confratelli. Un capitale umano che assomma nella Regione a ben 2631 membri, ma anche un capitale soggetto a rapida obsolescenza. Possiamo ritenere che, terminati gli anni della formazione iniziale, si possa vivere di rendita per il resto della vita? Quanto è rilevante la freschezza spirituale, culturale, la preparazione teologica e pastorale ai fini di una missione salesiana efficace? Come rispondere alle sfide della nuova evangelizzazione senza una preparazione adeguata? Inoltre, in un quadro che vede la missione salesiana condotta nelle quasi 250 opere della Regione, per il 10% da forze salesiane e per il 90% da laici (docenti, catechisti, animatori, formatori), come non domandarsi come viene curata la formazione di questo 90% decisivo per il raggiungimento delle finalità della missione salesiana? Don Alberto Lorenzelli ed Il Consigleire Generale per la Formazione Don Francesco Cereda, guideranno ed orienteranno la nostra riflessione.
La terza sfida riguarda la Presenza salesiana nella Regione, con una specificazione volutamente provocatoria: dalla sopravvivenza allo sviluppo. Il dato numerico è eloquente Rispetto a 6 anni fa siamo 414 confratelli in meno nella Regione. Se questa linea di tendenza, ormai costante da anni, non sembra in tempi brevi destinata ad invertire rotta, è doveroso chiedersi: “Come garantire la presenza salesiana nella Regione per il futuro?” L’invito evangelico a non preoccuparsi per il domani, a guardare la spensieratezza degli uccelli del cielo e la naturale bellezza dei gigli del campo, credo vada coniugata con la saggia accortezza di chi, volendo costruire una torre, si mette a sedere per vedere se ha i mezzi per portarla a termine. Dunque semplicità, fiducia, abbandono, ma anche prudenza, saggezza, saggia previsione. Ecco allora il terzo tema: come provvedere ai bisogni della intera Regione, e non solo dlel’Italia, con le forze che abbiamo? Come raggiungere le medesime finalità con modalità diverse, quelle indicateci dal CG 24 e 25, cioè comunità che si concentrino sull’essenziale. Il CG 25 riprendeva alla lettera delle parole incisive ed illuminanti di Don Vecchi: “Il modello operativo, condiviso un po’ dappertutto, riconosciuto valido e come l’unico praticabile nelle condizioni attuali, è il seguente: ‘Salesiani come nucleo animatore, il coinvolgimento e la corresponsabilità dei laici, l’elaborazione di un progetto possibile, adeguato ai destinatari, alle forze e al contesto’” (39). Don Chavez ha chiamato tale modello comunitario il paradigma di animazione e gestione delle opere, in cui SDB e Laici condividono lo spirito e la missione di Don Bosco. Come dunque orientare il cammino delle comunità dlele nostre Ispettorie verso tale modello? Ma anche come ripensare le nostre presenze? Affermava il Rettor Maggiore nella lettera sulla Regione: “E’ questione di profezia e non di sopravvivenza. Non prendere decisioni su questo punto significa camminare senza futuro, destinati a una morte naturale. Il cambiare a volte perdendo una certa “sicurezza”, manifesta vitalità e voglia di lasciarsi guidare dallo Spirito, che “rinnova la faccia della terra”.
Su quest’ultimo tema, offrirò di persona le mie riflessioni, alla luce anche delle visite cha vado compiendo nella Regione, e Don Adriano Bregolin offrirà il suo commento quanto mai prezioso.
Nell’ultima giornata, il Rettor Maggiore, che sarà presente a tutit i nostri lavori, concludera queste intense giornate di discernimento, con la sua parola e di suoi orientamenti.
Ecco carissimi confratelli il lavoro di questa Visita d’Insieme. Un grazie fin d’ora a quanti collaborano per la buona riuscita, dalsolerte segretario Don Luigi Fedrizzi, ai confratelli del Salesianum Don Giuseppe Zucchelli e Sig. Michele Rinero, al Sig. Vincenzo Odorizzi per la logistica. Un grazie agli animatori della liturgia e del canto Don Remo Ricci e Don Valerio Baresi, a Don Franco Fontana per il coordinamento delle celebrazioni. Un grazie a quanti nella predicazione spezzeranno per noi il pane della parola.
Don Rinaldi, commentando il sistema di Don Bosoc affermava: “Il nostro è il sistema della familiarità, del contatto. L’ideale di Don Bosco era vivere in mezzo ai suoi, non per imporsi, ma per conversare, pe rintrattenersi con loro, in modo che tutti ci si avvicinino e si possano cosi guadagnare i cuori di tutti”. Un grazie dunque a Lei carissimo Don Chavez, che ci fa rivivere questa bella esperienza. In questo momento molto delicato per la nostra Regione, abbiamo particolarmente bisogno della sua presenza, della sua parola, del suo sorriso.