VERIFICA DELL’ATTUAZIONE DEL CG 25
NELLA REGIONE ITALIA E MEDIO ORIENTE
PREMESSA.
Si è constatato, in generale, una grande sensibilità verso il dettato del CG 25, che ha innescato una serie di reazioni legate alla sua assimilazione. Questo movimento che ha coinvolto atteggiamenti e comportamenti ha avuto origine a partire da una varietà di motivazioni: dall’entusiasmo di cui si sono fatti portatori coloro che vi avevano partecipato; dalla programmazione conseguente elaborata dai superiori responsabili dei vari settori di animazione e governo; dall’impegno del Rettor Maggiore che in prima persona ha incontrato per gli Esercizi Spirituali la maggioranza dei direttori; dal fatto che i temi del CG 25 stesso erano diretti ai salesiani per chiedere loro un rinnovamento che li portasse alle origini del carisma e all’entusiasmo della sua realizzazione; e da altri eventi.
COME E’ STATO COMUNICATO.
Il primo livello di coinvolgimento, in ordine di tempo e a livello di profondità, è stato lo sforzo profuso ovunque per promuovere la conoscenza e la conseguente familiarità del testo capitolare e favorirne così l’assimilazione e l’interiorizzazione. Varie sono state le modalità di comunicazione e le forme di coinvolgimento che hanno impegnato persone e attivato una gran varietà di strumenti.
Tutte le Ispettorie hanno promosso una serie di interventi di presentazione del testo capitolare coinvolgendo Ispettore, Direttori, Delegati ispettoriali e coloro che avevano partecipato ai lavori del capitolo stesso. Sono stati utilizzati vari strumenti di comunicazione: dalla lettura alla conferenza; dalle pubblicazioni di sintesi scritte alla visione di elaborati mediatici; dalle Proposte Pastorali annuali agli Esercizi Spirituali. I confratelli sono stati coinvolti sia in assemblee comunitarie (incontri di inizio anno; itinerari formativi; … ) come anche nel lavoro in piccoli gruppi; sono stati coinvolti in forme diverse (confronti, giornate di studio, …) e per raggiungere obiettivi diversi, tra i quali in primo luogo la preparazione dei Capitoli Ispettoriali.
COME E’ STATO RECEPITO.
Il come sia stato recepito il CG 25, lo si può cogliere e valutare dall’analisi di una serie di indicatori di accoglienza come anche da quelli di resistenza, che pure sono stati presenti in forme e grado diversi.
Gli indicatori di accoglienza sono molti e legati anche alla concretezza delle scelte e delle realizzazioni del dopo capitolo: il tema stesso anzitutto rispondeva alle attese e alle esigenze dei confratelli; si sono progressivamente realizzati il Progetto di vita Personale e quello Comunitario; i confratelli, sia a livello personale che comunitario, si sono messi in discussione e a partire dall’esigenza di cambiare hanno iniziato processi effettivi di cambiamento; le programmazioni Ispettoriali e quelle comunitarie venivano centrate sulle tematiche capitolari; il riferimento e le citazioni dal CG 25 sono diventate una costante; il clima e le dinamiche comunitarie sono migliorate; la giornata comunitaria è diventata sempre più fruttuosa insieme al maggiore utilizzo della “lectio divina”; … .
Gli indicatori di resistenza, personali e comunitari, ci sono comunque stati, e sono presenti. Essi vanno dalla tradizionale allergia, quasi una sindrome, ai documenti ufficiali visti come una imposizione con la conseguente resistenza a realizzarne gli orientamenti; al rifiuto di alcune proposte specifiche, come i vari progetti ( personale, comunitario, come anche a vivere la lectio o la comunicazione personale spirituale); al clima di stanchezza e/o di rassegnazione da parte di alcuni; alle difficoltà a gestire i rapporti tra Consiglio della Comunità e Consiglio dell’Opera, come pure la gestione della CEP; … .
Ecco allora come sono stati recepiti i 5 moduli del CG 25 nello specifico.
2. 1. Vita fraterna dono e profezia di comunione.
E’ questo il modulo fondamentale e specifico del CG 25 incentrato appunto sulla “Comunità salesiana oggi”. Ogni Ispettoria, come suggeriva il CG stesso, ha operato a tre livelli: quello personale, che riguardava il singolo confratello; quello comunitario, in riferimento alla comunità locale; quello ispettoriale, che ha come riferimento diretto l’Ispettore e il suo Consiglio.
I confratelli si sono lasciati coinvolgere a livelli diversi, anche in relazione all’età e alla loro formazione, per cui il Progetto di vita Personale, come coscienza dell’essere responsabili in prima persona della propria formazione, è stato accolto e viene vissuto soprattutto dai confratelli più giovani che hanno recepito questa mentalità e sperimentato questo strumento in fase formativa. Le maggiori difficoltà sono legate all’elaborazione scritta del Progetto di vita: tale “scrittura” è ritenuta, almeno da alcuni, inutile perdita di tempo.
Anche le comunità hanno percorso un buon cammino di crescita, sia umana che vocazionale. Nello specifico:
Riguardo alla pratica del discernimento comunitario alla luce della Parola di Dio e delle Costituzioni, si è constatato che sono aumentati sia il tempo dedicato come anche la profondità e l’efficacia dell’esperienza; anche se si sono incontrate difficoltà e resistenze legate al fatto di “sentire” come privato il cammino spirituale, e quindi non comunicabile se non parzialmente.
Riguardo alla “cura” di momenti specifici comunitari, sono in atto in tutte le Ispettorie una serie di iniziative che stanno coinvolgendo sempre più i confratelli che vivono il dialogo come strumento di ricerca di convergenza su problematiche importanti, legate ad esempio alla missione.
Riguardo al progetto di vita comunitario, già due terzi delle Ispettorie lo hanno fatto realizzare progressivamente dalle comunità, agendo ed intervenendo in vari modi con i direttori, con le comunità, nelle visite ispettoriali, e così via.
Gli Ispettori e i rispettivi Consigli, orientati dall’incaricato della formazione e dalla commissione della formazione (CIF), hanno fornito una serie di indicazioni e di strumenti affinché tutti i confratelli fossero in grado di elaborate il loro progetto personale, e le comunità potessero fare altrettanto.
2. 2. Testimonianza evangelica.
La tensione costante per vivere il primato di Dio permea profondamente la vita dei salesiani e sta conducendo ad una sempre maggiore fedeltà e ad una crescita spirituale favorita da un crescente interesse per la lectio, da una maggiore cura della preghiera comunitaria e liturgica, dalla presa di coscienza dell’importanza degli Esercizi Spirituali.
Tuttavia, anche se vi è una crescente sensibilità alla condivisione, risulta ancora difficile ai più, condividere esperienze spirituali e fare la revisione di vita comunitaria.
Nonostante l’impegno, per molti confratelli è tuttora difficile vivere le azioni della giornata con senso di profonda unità. La mole di lavoro, e a volte l’età o la formazione ricevuta, non assicurano le condizioni sufficienti per fare sintesi; così lo sbilanciamento verso l’attivismo è una realtà che si riscontra sovente a scapito della “grazia di unità”.
In generale vi è una buona consapevolezza del compito di dover essere testimoni, come comunità, della sequela di Cristo; però non sempre la testimonianza comunitaria risulta “visibile” e “radicale”, come lo richiederebbe la vita di consacrata.
La laboriosità e la generosità non sempre eliminano certe controtestimonianze legate all’incapacità del lavoro comune e ad una testimonianza di obbedienza comunitaria legata al progetto; come non sempre mostra distacco chiaro da cose e persone. Si constata inoltre la difficoltà a rendere più immediatamente leggibile dall’esterno, la consacrazione e l’osservanza comunitaria dei voti.
2. 3. Presenza animatrice tra i giovani.
Sul versante della presenza animatrice tra i giovani che accoglie e costruisce comunione, si constata una crescente sensibilità sia sul versante interno che su quello esterno.
Sul versante interno, infatti, si riscontra una rinnovata sensibilità per l’assistenza animatrice; una maggiore consapevolezza nel garantire la presenza dei salesiani, delegando ai laici ruoli più tecnici; un aumento delle attività che favoriscono la permanenza dei giovani nelle comunità (giorni, week-end, settimane); l’elaborazione di progetti di accoglienza e di comunità aperte, ad esempio per minori extra comunitari.
Su quello esterno vi è un’apertura maggiore al territorio con l’attivazione di iniziative che rispondono ai bisogni dei giovani e favoriscono l’incontro sul loro territorio. Molte sono le collaborazioni con le istituzioni civili e quelle ecclesiali.
A partire dal lontano CG 23 e secondo tutta una sperimentata tradizione salesiana codificata dalle nostre Costituzioni, l’ansia apostolica che spinge il salesiano ad una presenza che educa ed evangelizza, ha attivato una innumerevole varietà di interventi e di esperienze legate ai nostri ambienti sempre più propositivi dal punto di vista educativo e di cammini di educazione alla fede. Vi è una crescita generalizzata della dimensione spirituale che si concretizza nella partecipazione a momenti forti di catechesi per adulti, ai gruppi di preghiera, ai centri di ascolto della Parola, alle celebrazioni liturgiche. La sensibilità educativa si esprime nell’attivazione di percorsi interculturali, nelle scuole di mondialità, nella maggiore attenzione ai giovani poveri e/o immigrati, nei progetti di accoglienza e sostegno.
Nel campo vocazionale, la presenza che accompagna e diventa proposta ha attivato numerose risposte e anche molto sentite. Sempre più entra nella coscienza e nella sensibilità dei confratelli che la cura delle vocazioni è un compito inderogabile di tutti, che prevede non solo la proposta, ma soprattutto l’accompagnamento personale e di gruppo. Alcune Ispettorie hanno già elaborato il Progetto Vocazionale Ispettoriale ed altre stanno facendo altrettanto; cresce la cultura vocazionale e un’Ispettoria ha indetto un anno vocazionale straordinario; mentre altre stanno sottolineando questo impegno nelle priorità annuali. Tutta una serie di iniziative, accanto alla preghiera, sottolineano questo crescente impegno: cammini di orientamento, campi scuola, gruppi vocazionali, Comunità Proposta, contatti personali e cura della direzione spirituale, settimane vocazionali e molte altre iniziative che vedono impegnati e coinvolti a fianco dei salesiani anche alcuni laici e la collaborazione con alcuni componenti della Famiglia Salesiana ed in modo particolare con le FMA.
2. 4. Comunità salesiana luogo privilegiato di formazione e animazione.
Sicuramente l’impegno della comunità nella formazione è aumentato, ed in generale i confratelli oppongono meno resistenze, salvo eccezioni particolari. E’ coscienza comune che è la comunità il principale luogo di formazione.
Alcune attività e iniziative hanno contribuito nel tempo a far crescere questa sensibilità: la giornata della comunità, i ritiri spirituali, alcuni sussidi sistematici su temi formativi, le buone notti, il buon utilizzo di alcuni organismi di partecipazione e del consiglio della comunità; ma anche la maggior sensibilità e l’impegno personale dei confratelli, come l’interesse per la formazione e il confronto su tematiche ed esperienze formative.
L’individuazione di ambiti formativi specifici da privilegiare è stata favorita dall’elaborazione del Progetto di vita Personale e quello comunitario. Anche il lavoro fatto per la preparazione del Direttorio e del Progetto Organico Ispettoriale (POI), con la conseguente assunzione e accettazione delle scelte prioritarie operate a livello ispettoriale, hanno favorito questo impegno a sviluppare alcuni temi formativi.
Sono stati scelti come ambiti privilegiati: il carisma salesiano e il Sistema Preventivo; le problematiche del disagio giovanile; gli aspetti vocazionali e spirituali; la lectio divina; la formazione congiunta salesiani e laici; la formazione della famiglia.
Per quanto riguarda la valorizzazione del vissuto quotidiano, occorre sottolineare che pur constatando, come già detto, l’emergere del pericolo dell’attivismo, in generale è aumentata la sensibilità comunitaria che è sempre più attenta alle vicende che in essa si svolgono. Vi è una cura maggiore dei momenti di vita comunitaria; una migliore armonizzazione della giornata per evitare il pericolo della frammentazione; una sensibilità più affinata nel leggere gli avvenimenti, in dialogo con Dio e alla luce della sua volontà; un servizio più generoso verso i confratelli ammalati e/o anziani.
Alcune delle maggiori proposte a livello personale, comunitario e ispettoriale al fine di realizzare queste linee di azione sono state e lo sono tuttora:
A livello personale: (premessa l’oggettiva difficoltà a valutare i cammini personali), il Progetto di vita Personale accettato a livelli sempre crescenti; la preghiera personale più sentita; un rinnovato interesse per la vita spirituale; la miglior partecipazione agli Esercizi Spirituali.
A livello comunitario: il Progetto Comunitario; la giornata della comunità; la lectio divina; e altri cammini diversificati legati alle singole comunità.
A livello Ispettoriale: il Progetto di Formazione permanente; l’incontro annuale per promuovere la vocazione del Salesiano Coadiutore; gli incontri periodici per i confratelli, per settore di attività e/o per fasce di età; i programmi e i sussidi formativi; i Convegni di studio; il Progetto di Formazione e qualificazione dei confratelli; la valorizzazione dei luoghi storici salesiani; gli Esercizi Spirituali sui luoghi di Don Bosco e/o di San Francesco di Sales.
In riferimento al direttore animatore della comunità, si constata che (pur prevalendo in loro gli impegni istituzionali a scapito dell’animazione e del governo, e nonostante le innumerevoli attività che sono chiamati a coordinare e svolgere), cresce in loro la responsabilità per fornire ai confratelli mezzi di formazione; per trovare del tempo da dedicare ai confratelli giovani e ai collaboratori laici; e per presidiare anche gli
incontri di settore ascoltando e dialogando. Non sempre e non tutti i Direttori hanno la piena consapevolezza dell’importanza del ruolo di governo. Inoltre una delle maggiori difficoltà è legata alla pratica del rendiconto, che viene scarsamente attuato, soprattutto nelle forme e nei modi istituzionalizzati, come avveniva in passato.
Occorre aggiungere che tutte le Ispettorie effettuano regolarmente incontri con i Direttori, connotati da cammini di formazione. Si sente la necessità che tali incontri formativi vengano progettati meglio, preparati di più con il coinvolgimento dei Direttori stessi, e vissuti con maggiore impegno da parte di tutti.
Si lamenta la difficoltà che alcuni Direttori manifestano nell’autoformazione, adducendo soprattutto la mancanza di tempo; a detta loro il desiderio e l’esigenza ci sarebbero, ma le troppe attività lo impedirebbero.
2. 5. Condizioni organizzative e strutturali per vivere e lavorare insieme.
Molte comunità stanno operando secondo un progetto comunitario, e in tutte le Ispettorie, anche se a volte prevalgono i personalismi, è molto cresciuta la mentalità progettuale e le comunità stanno entrando progressivamente in questa logica. Sono aumentati i tempi dedicati alla progettazione e alla programmazione, per cui i Progetti vengono scritti, attuati e anche verificati periodicamente.
Come è stato detto, due terzi delle Ispettorie hanno fatto o stanno facendo scrivere il Progetto a tutte le loro Comunità attraverso una elaborazione condivisa.
Per garantire la consistenza quantitativa e qualitativa della comunità salesiana, le Ispettorie stanno attuando le direttive dei rispettivi Progetti Organici Ispettoriali.
Si riscontra una buona serenità nelle comunità, all’interno delle quali cresce il dialogo. Purtroppo non in tutte le comunità vi è la presenza salesiana in tutti quei ruoli fondamentali come si dovrebbe o si vorrebbe. L’Ispettore e il suo Consiglio, in genere, prendono a cuore la composizione della comunità, tenendo conto dei suggerimenti del CG 25 e/o dei rispettivi Progetti Organici.
L’impegno delle Ispettorie si è confrontato anche sul problema della ridefinizione del rapporto tra Comunità e Opera. Si sta camminando verso la valorizzazione di tutti gli organismi di partecipazione, ricercando in particolare la collaborazione tra il consiglio della comunità e il consiglio della CEP, affidando a quest’ultimo anche compiti di animazione e di formazione.
La CEP inoltre sta cercando di concretizzare, anche se con qualche fatica, il suo compito privilegiato: quello di essere luogo di realizzazione di una sempre più stretta corresponsabilità e condivisione tra SDB e laici.
Tutte le Ispettorie hanno elaborato, durante i loro Capitoli, il Progetto Organico Ispettoriale (POI), che è stato approvato da Roma e sta diventando il riferimento progettuale e di verifica, di tutte le attività Ispettoriali.
LE SCELTE PIU IMPORTANTI OPERATE DAI C.I.
In ogni Ispettoria la celebrazione del Capitolo Ispettoriale ha portato alla realizzazione del Progetto Organico (POI), alla revisione del Direttorio Ispettoriale e ad alcune riflessioni sulla figura del Salesiano Coadiutore nella prospettiva del rilancio vocazionale di questa figura. All’interno di ogni Progetto Organico sono stati sottolineati alcuni campi di azione prioritari:
La centralità e la cura della vita spirituale dei confratelli e delle comunità, per dare sempre più qualità alla vita consacrata ribadendo il primato di Dio, vero senso della consacrazione.
La necessità di evangelizzare con coraggio e dare concretezza e visibilità agli itinerari di educazione dei giovani alla Fede. La scelta della presenza tra i giovani e della testimonianza quale strumento efficace di educazione e di trasmissione di valori umani e cristiani.
La sfida della pastorale vocazionale e dell’animazione vocazionale.
L’attenzione alle povertà giovanili, al disagio e all’emarginazione, attraverso l’ideazione e la realizzazione di progetti concreti.
La formazione continua quale mezzo di rinnovamento dei salesiani.
La valorizzazione dei laici nel contesto della Comunità Educativa Pastorale (CEP).
Il ridimensionamento delle opere, la loro ricollocazione e risignificazione nel territorio e per la specificità profetica del carisma.
CONCLUSIONI
Al termine di questo resoconto che ha evidenziato il cammino della Regione Italia e Medio Oriente, appaiono chiare anche quali siano state le difficoltà incontrate e i risultati finora raggiunti, che sono stati descritti nell’analisi in riferimento all’assunzione dei cinque moduli del CG 25.
Se dovessimo esprimere la quantità e la qualità dei risultati in termini globali potremmo dire che nella media sono soddisfacenti. Vanno da risultati molto buoni dove si è trattato di realizzare alcuni compiti precisi e specifici come l’elaborazione del POI o la revisione del Direttorio, fino a risultati a volte scarsi laddove si trattava di iniziare dei processi di cambiamento o modificare certi comportamenti.
Questa differenza di risultati pone degli interrogativi sulla reale incisività e sull’influsso del CG 25 sulla vita reale della Congregazione. Il fatto che si siano realizzati alcuni compiti, dice sicuramente fedeltà e obbedienza, come d’altro canto le difficoltà al cambiamento personale di vita pone l’interrogativo sulla reale efficacia del CG 25.
Tutta una serie di indicatori che siamo venuti ad individuare, ci fa optare per l’ipotesi di un lento cammino, ma anche profondo, che sta dando i primi frutti e che in futuro saranno anche e sempre più visibili.
23 Gennaio 2006.