Giraudo Aldo - CETERA TOLLE
Ritorno a Don Bosco: CETERA TOLLE Pisana, 2006.07.08
Se non ritorniamo a Don Bosco, come ci invita il RM nella sua recente lettera di convocazione del CG26, ci si corre il pericolo, che in certe regioni possiamo sparire.
Alcuni testi lasciati da Don Bosco solo per i ‘suoi figli’ Salesiani:
Ai soci salesiani (prefazio alle Costituzioni Salesiane)
Lettera da Roma (1884)
Testamento spirituale
Ricordi confidenziali ai direttori
Esercizi spirituali di Trofarello
Memorie dell’Oratorio – più importante, congeniale scritto solo per i Salesiani. Si tratta di un testamento narrativo di Don Bosco solo per i suoi Salesiani. Nella vita di Don Bosco che si fonde con la vita dell’Oratorio possiamo trovare (attraverso dei fatti selezionati nel 1873-75):
un percorso spirituale
un modello pastorale
CETERA TOLLE nelle Memorie dell’Oratorio [tre fatti narrati per noi]
Cosa vuol dire?
Prendi tutto il resto!
Tenetevi tutto il resto!
Non solo le cose, anzitutto ‘PRENDI ME’ – il famoso ‘DARSI A DIO’ [totalmente, in tempo] che troviamo gia’ nel Giovane Provveduto (1846)
Le MO parlano della drasticita’ dello spogliamento assoluto
Vestizione chiericale (II – 1°) nel Ottobre 1835
Presa la deliberazione di abbracciare lo stato ecclesiastico e subitone il prescritto esame andavami preparando a quel giorno di massima importanza, perciocché era persuaso che dalla scelta dello stato ordinariamente dipende l'eterna salvezza o l'eterna perdizione. Mi sono raccomandato a vari amici di pregare per me; ho fatto una novena, e nel giorno di S. Michele (ottobre 1834) mi sono accostato ai santi sacramenti, di poi il Teologo Cinzano Prevosto e Vicario Foraneo di mia patria, mi benedisse l'abito e mi vestì da cherico prima della messa solenne. Quando mi comando di levarmi gli abiti secolareschi con quelle parole: Exuat te Dominus veterem hominem cum actibus suis, dissi in cuor mio: Oh quanta roba vecchia c’è da togliere! Mio Dio, distruggete in me tutte le mie cattive abitudini. Quando poi nel darmi il collare aggiunse: Induat te Dominus novum hominem, qui secundum Deum creatus est in iustitia et sanctitate veritatis! mi sentii tutto commosso e aggiunsi tra me: Si, o mio Dio, fate che in questo momento io vesta un uomo nuovo, cioè che da questo momento io incominci una vita nuova, tutta secondo i divini voleri, e che la giustizia e la santità siano l'oggetto costante de' miei pensieri, delle mie parole e delle mie opere. Così sia. O Maria, siate voi la salvezza mia. /
Compiuta la funzione di chiesa il mio prevosto volle farne un'altra tutta profana: condurmi alla festa di S. Michele, che si celebrava a Bardella Borgata di Castelnuovo. Egli con quel festino intendeva usarmi un atto di benevolenza, ma non era cosa opportuna per me. Io figurava un burattino vestito di nuovo, che si presentava al pubblico per essere veduto. Inoltre dopo più settimane di preparazione a quella sospirata giornata, trovarmi di poi ad un pranzo in mezzo a gente di ogni condizione, di ogni sesso, colà radunata per ridere, chiaccherare, mangiare, bere e divertirsi; gente che per lo più andava in cerca di giuochi, balli e di partite di tutti i generi; quella gente quale società poteva mai formare con uno, che al mattino dello stesso giorno aveva vestito l'abito di santità, per darsi tutto al Signore?
I1 mio prevosto se ne accorse, e nel ritorno a casa mi chiese perché in quel giorno di pubblica allegria, io mi fossi mostrato cotanto ritenuto e pensieroso. — Con tutta sincerità risposi che la funzione fatta al mattino in chiesa discordava in genere, numero e caso con quella della sera. Anzi, soggiunsi, l'aver veduto preti a fare i buffoni in mezzo ai convitati presso che brilli di vino, mi ha quasi fatto venire in avversione la mia vocazione. Se mai sapessi di venire un prete come quelli, amerei meglio deporre quest'abito e vivere da povero secolare, ma da buon cristiano.
Dissi in cuor mio: Oh quanta roba vecchia c’è da togliere! Mio Dio, distruggete in me tutte le cattive abitudini.
Aggiunsi tra me: Si, o mio Dio, fate che in questo momento io incominci una vita nuova, tutta secondo i divini voleri…
La festa dopo il pranzo: non è contro tanti pranzi ai benefattori fatti da DB, ma bisogna leggere nel contesto della scelta di professione religiosa
Una scelta difficile: abbozzo di un lungo cammino catecumenale (S.Paolo – spogliarsi di un uomo vecchio): NON e’una cronaca del 1835, e’ un invito ai suoi Salesiani – laici e sacerdoti di continuare nel cammino intrapreso nel battesimo e nella professione. Negli anni 1873-1875 Don Bosco ha sofferto molto per l’approvazione delle Costituzioni – parla ai suoi Salesiani del 1875!
Don Bosco svela i suoi sentimenti interiori (cosa molto rara)
Don Bosco sta caricando la funzione “della consacrazione religiosa” (castita’)
Scelta di un impiego – carriera ecclesiastica (II – 14°) nel Settembre 1844
— A quella che Ella si compiacera di indicarmi.
— Non vi sentite propensione ad una cosa più che ad un'altra?
— In questo momento che cosa occupa il vostro cuore, che si ravvolge in mente vostra?
A prima vista sembrava che tale consiglio contrariasse le mie inclinazioni, perciocché la direzione di un Ospedale; il predicare e confessare in un istituto di oltre a quattrocento giovanette mi avrebbero tolto il tempo ad ogni altra occupazione. Pure erano questi i voleri del cielo, come ne fui in appresso assicurato.
Cafasso: A quale cosa vi sentite specialmente inclinato (sensibile, lascia la libertà)
Bosco: A quella che Ella si compiacerà di indicarmi
Cafasso: Non vi sentite propensione ad una cosa (3) più che an un’altra?
Bosco: La mia propensione è di occuparmi per la goventù. Ella poi faccia di me quel che vuole; io conosco la volontà del Signore nel suo consiglio…..
Cafasso: Perchè non dimandate quale sia la vostra destinazione?
Bosco: Perchè io voglio riconoscere la volontà di Dio nella sua deliberazione e voglio metter niente del mio volere.
OBBEDIENZA come la virtù fondante della vita religiosa
DISTACCO assoluto da se stesso – LIBERTA’ di SPIRITO
Arrivo con Mamma Margherita a Valdocco (III – 5°) nel Novembre 1846
Madre, le dissi un giorno, io dovrei andar ad abitare in Valdocco, ma a motivo delle persone che occupano quella casa non posso prendere meco altra persona che voi. Ella capì la forza delle mie parole e soggiunse tosto: Se ti pare tal cosa piacere al Signore, io sono pronta a partire in sul momento. Mia madre faceva un grande sacrifizio; perciocché in famiglia, sebbene non fosse agiata, era tuttavia padrona di tutto, amata da tutti, ed era considerata come la regina dei piccoli e degli adulti.
Abbiamo fatto precedere alcune cose di maggiormente necessarie che con quelle già esistenti al Rifugio / furono spedite alla novella abitazione. Mia madre empié un canestro di biancheria e di altri oggetti indispensabili; io presi il breviario, un messale con alcuni [libri] e quaderni più necessari. Era questa tutta la nostra fortuna. Partimmo a piedi dai Becchi alla volta di Torino. Facemmo breve fermata a Chieri e la sera del 3 Novembre 1846 giungemmo in Valdocco.
Al vederci in quelle camere sprovviste di tutto, mia madre scherzando disse: A casa aveva tanti pensieri per amministrare e comandare; qui sono assai più tranquilla perché non ho più né che maneggiare né a chi fare comandi.
Ma come vivere, che mangiare, come pagare i fitti e provvedere a molti fanciulli che ad ogni momento dimandavano pane, calzamenta, abiti o camicie, senza cui non potevano recarsi al lavoro? Avevamo fatto venire da casa un po' di vino, di meliga, fagiuoli, grano e simili. Per fare fronte alle prime spese aveva venduto qualche pezzo di campo ed una vigna. Mia madre avevasi fatto portare il corredo sposalizio, che fino allora aveva gelosamente conservato intero. Alcune sue vesti servirono a formare pianete, colla biancheria si fecero degli amitti, dei purificatori, rocchetti, camici e delle tovaglie. Ogni cosa passo per mano di madama Margherita Gastaldi, che fin d'allora prendeva parte ai bisogni dell'Oratorio.
La stessa mia madre aveva qualche anello, una piccola collana d'oro, che tosto vendette per comperare galloni e guarniture pei sacri paramentali. Una sera mia madre, che era sem / pre di buon umore, mi cantava ridendo:
Guai al mondo se ci sente.
Forestieri senza niente.
Attraverso questo evento con Mamma Margherita Don Bosco fa vedere il Cetera Tolle, un donarsi totale negli fatti
Io sono pronta di partire per il momento
Spogliarono la famiglia di ‘tutto’ – vendendo campi, vigna PER LA MISSIONE del incipiente Oratorio per i ragazzi poveri
Il fatto di vendere il corredo sposalizio ricorda la fedelta’ della sposa al compianto marito (Piangeva in-dirrottamente – il primo fatto che Don Bosco ricorda nella sua infanzia) – i pezzi del posesso ‘gelosamente’ conservato come le vesti, collana d’oro servono per la missione giovanile
Alla fine nel canto viene espressa la GIOIA nel DONARE/DONARSI. I Salesiani sono invitati di sacrificarsi con gioia!
Conclusione
Vediamo la assoluta centralità di Dio in tutti e tre racconti. Dio è assoluto padrone di Don Bosco. CETERA TOLLE viene spiegato in tre racconti come un fondamento della totale consacrazione a Dio: possiamo vedere la castità, la povertà, l’obbedienza?