ACG 343 – ORIENTAMENTI E DIRETTIVE
don Luciano Odorico
Consigliere per le Missioni
2.1 Cooperazione nell’attivita’ missionaria (persone e mezzi)
Introduzione
In questa comunicazione sulla Cooperazione Missionaria desidero fare alcuni rilievi riguardanti specialmente la cooperazione a livello di personale missionario e a livello di mezzi materiali per progetti di sviluppo e promozione.
Questa tematica e’ stata recentemente approfondita nell’incontro internazionale dei Procuratori delle Missioni Salesiane tenutosi a New Rochelle (USA) dal 21 a 30 Settembre 1992.
Il fenomeno della rapida espansione della Congregazione e’ dovuto sostanzialmente alla generosita’ e cooperazione missionaria, analogamente a quella che avvenne nella Chiesa. Sinteticamente possiamo dire, che la cooperazione missionaria ha esteso la Congregazione in tutta l’America (1° generazione), in Asia e Oceania (2° generazione) e in Africa (3° generazione).
Solamente dall’Europa sono partiti verso le missioni piu’ di 10.000 Salesiani e 2.500 FMA. Oggi questa cooperazione missionaria coinvolge anche la Congregazione di giovani Ispettorie: nel segno della reciprocita’ anch’esse si aprono alla generosita’ missionaria (specialmente l’India, le Filippine e l’America Latina).
Dal punto di vista della cooperazione economica, la Congregazione Salesiana rappresenta oggi, specialmente attraverso le Procure missionarie, un abbondante contributo ai bisogni delle nostre missioni del Terzo Mondo. Ogni anno si destinano decine di milioni di dollari provenienti dalla Direzione Generale, dalle Procure di ‘Fund Raising’, dalle Procure di Progetti e dai contributi delle singole Ispettorie ai propri territori missionari. In questo modo, unendo l’invio generoso di missionari e gli aiuti economici, la Congregazione puo’ realizzare il suo lavoro di evangelizzazione e di promozione umana.
Fondamento ecclesiologico
La recente enciclica Redemptoris Missio (77-78) sintetizza molto bene questa dimensione di cooperazione ecclesiale missionaria tra le chiese. Essa parte dalla realta’ del Corpo Mistico di Cristo e ne deduce i diritti e i doveri di tutti i battezzati d’impegnarsi per l’espansione del Regno di Dio (cf. RM 77). Aggiunge che la stessa identita’ cristiana ecclesiale richiede questo coinvolgimento (cf. RM 36), quindi indica le principali forme nell’attivita’ missionaria.
Cooperazione spirituale (cf. RM 78)
L’enciclica sottolinea che la fecondita’ del messaggio dipende sostanzialmente dalla grazia di Dio: di qui la necessitta’ della preghiera come atteggiamento ed espressione di fede. Di qui l’accentuazione sul valore del sacrificio e della sofferenza, come associazione ai patimenti di Cristo (cf. Col 1,24). Di qui infine la testimonianza di vita degli stessi missionari come cuore del primo annuncio.
Cooperazione a livello di personale (cf. RM 79-80)
Il messaggero, ossia l’apostolo, come persona chiamata e inviata, rappresenta il cuore della cooperazione missionaria. E’ il missionario infatti il laccio d’unione della Chiesa come corpo di chiese e come comunita’ di chiese.
E’ il missionario ancora in mediatore tra le chiese donanti e riceventi, e’ lui la cristalizzazione della reciprocita’ missionaria. Nella logica di questa donazione personale, che ubbidisce ad una vocazione speciale, il missionario dovrebbe accettare una donazione totale perpetua, ossia a vita: si tratta infatti di una scelta spirituale fondata nella radicalita’ evangelica.
Cooperazione economica (cf. RM 81)
La cooperazione economica viene intesa come parte integrante della comprensione della Chiesa come comunione: e’ conseguenza di sentirsi e di essere un solo corpo di chiese, di credere che il centro della rivelazione e la fonte del criterio della missione e’ la carita’ (cf. RM 60).
L’enciclica osserva che c’e’ piu’ gioia nel dare che nel ricevere, perche’ nel dare c’e sempre condivisione di doni con il ricevente.
Da tutto questo si deduce che gli sforzi che attualmente fanno tanti cristiani e persone di buona volonta’ (attraverso istituzioni governative, Procure, ONG) sono espressioni di un evento ecclesiale e missionario. In questo contesto l’enciclica da’ un particolare importanza alla Giornata Missionaria Mondiale, come appuntamento importante nella vita della Chiesa in cui il dono vivente diventa condivisione di corpo di chiese.
Nuove forme di cooperazione e reciprocita’ (cf. RM 82)
Certamente oggi si manifestano nuove forme di colaborazione a livello di societa’ e di Chiesa, dovute sia ai cambiamenti nella societa’, che alla teologia conciliare e postconciliare. Forme come il turismo internazionale intelettuale, la generosa accoglienza degli immigrati e forme di cooperazione internazionale nell’economia politica e cultura, aprono nuove strade alla cooperazione.
L’enciclica e la pastorale missionaria oggi sottolineano specialmente l’impegno del Volontariato laico missionario; esso puo’ essere una bella sintesi di cooperazione, sia laicale sia ecclesiale.
In sintesi, alla luce dell’ecclesiologia si deduce che le differenti forme di cooperazione nell’attivita’ missionaria sono espressione di una fede viva e matura.
La prassi di Don Bosco Fondatore
Don Bosco mosso dall’alto, decide d’intraprendere un progetto missionario a respiro mondiale; questo esigera’ un coinvolgimento di personale e cooperazione spirituale ed economica.
Riguardo al coinvolgimento del personale Don Bosco all’inizio comincia con fluttuanti collaborazioni di sacerdoti, amici, giovani studenti, lavoratori in formazione. Via via che il progetto si rafforza sempre piu’, egli fonda i Salesiani, le Figlie di Maria Ausiliatrice e i Cooperatori Salesiani.
In questi tre gruppi s’innesta il nucleo del coinvolgimento del suo progetto pastorale educativo. Dal punto di vista materiale ma anche spirituale Don Bosco sente il bisogno e va alla ricerca di particolari collaboratori, ossia i benefattori. Questi interlocutori diventano parte integrante dello sviluppo delle sue opere.
Ma quali sono le idee – basi di Don Bosco in materia di cooperazione economica o ‘beneficenza’? Francesco Motto (cfr. Giovanni Bosco, Epistolario, a cura di Francesco Motto, Vol. I [1835-1863], dal 1 al 726 lettere, LAS Roma 1991), le sintetizza cosi:
- Don Bosco non ha timore di chiedere ed insistere continamente. I 3/4 delle sue lettere sono richieste di beneficienza e ringraziamenti per offerte ricevute.
- Don Bosco considera i benefattori come lo strumento di sussistenza dei Salesiani e delle loro opere giovanili: “Noi viviamo della carita’ dei nostri benefattori” (Testamento spirituale di Don Bosco).
- Nel sollecitare la beneficienza Don Bosco ha come obiettivo non quello di risolvere cose d’ emergenza, ma bensi di soccorrere tutta una classe sociale, quella giovanile povera, per promuoverla umanamente e religiosamente: “qui non trattasi di soccorrere un individuo particolare, ma di poregere un tozzo di pane ai giovani, cui la fame pone al piu’ gran pericolo di perdere la moralita’ e la religione” (cf. Lettera 178, Epistolario, p. 212). “Cio’ tutto ad unico oggetto di guadagnare anime a Gesu’, specialmente in questi tempi in cui il demonio fa gia’ tanti sforzi per trascinarli alla perdizione (Lettera 281, ibid., p.297).
-Don Bosco non considera che il denaro sia tutto, ma dichiara apertamente che senza il denaro le opere di aiuto ai giovani non possono sussistere.
-Don Bosco accetta che l’aiuto economico puo’ assumere diverse motivazioni nel donante, ma lui lo intende in chiave cristiana, ossia in chiave di carita’. Scrive alla marchesa Maria Fassatti: “Ella m’ha gia’ qualche volta accennato qualche sussidio. Se puo’, io passero’ questa sera ed ella lo chiami pensione o largizione, per noi e’ sempre carita’, che si riceve con gratitudine per pagare il pane consumato dai nostri poveri giovani” (Lettera 721, ibid,p.625).
-Don Bosco assicura sempre immediatamente preghiere per i benefattori e conserva riconoscenza verso di loro: “Auguro ogni bene dal Cielo sopra di lei e sopra tutti quelli che in modo speciale prestano la benefica mano al bene morale della gioventu’ (Lettera 626, ibid. P.547).
- Don Bosco conserva l’elenco dei benefattori per invitarli a feste e celebrazioni dell’Oratorio di Valdocco e per indirizzare ulteriori richieste.
- Don Bosco vuole che il Bollettino Salesiano riporti il profilo dei piu’ generosi benefattori defunti. Conserva i nomi di tutti e assicura i suffraggi spirituali.
- Don Bosco in caso di necessita’ anche economica aiuta anche a sua volta certi benefattori in difficolta’. Altri appoggia per riconoscimenti onorifici (titoli pontifici e civili) e non manca d’intervenire per risolvere questioni tra coniugi coi figli e parenti.
- Don Bosco e’ piuttosto esigente e franco nelle sue richieste; assicura che Dio non si lascia mai vincere in generosita’.
- Don Bosco a volte invita i suoi benefattori a distaccarsi dall’affetto delle cose terrene, che sono passagere e di tendere lo sguardo verso i tesori eterni.
- Don Bosco indica tra i primi doveri del Rettor Maggiore appena eletto il seguente: “altra lettera scrivera’ ai nostri benefattori e ai nostri cooperatori ringraziandoli da parte mia di quanto hanno fatto per noi mentre io viveva in terra, pregandoli a continuare il loro aiuto in sostegno delle opere salesiane... (dal Cielo) preghero’ in cessantemente per loro” (Testamento spirituale di Don Bosco).
In sintesi, Don Bosco intende la cooperazione economica al servizio del Regno di Dio, come espressione di carita’ evangelica verso i giovani piu’ poveri, come espressione di giustizia sociale. A sua volta egli manifesta sempre sentimenti di profonda umilta’ nel chiedere e manifesta grande riconoscenza. Come segno di comunione assicura ai benefattori la preghiera dei giovani, dei Salesiani e sua personale.
Prassi e tradizione missionaria della Congregazione
Si e’ gia’ menzionato sopra che la Congregazione salesiana nella sua tradizione storica gia’ centenaria, ha mandato migliaia di missionari ‘ad gentes’ per impiantare Chiesa e carisma salesiano. Questa cooperazione di personale la svolse specialmente dal centro con appositi aspirantati di orientamento missionario.
In questi tempi del dopo Concilio e nel contesto di una ecclesiologia di comunione,il Rettor Maggiore ha voluto e vuole coinvolgere tutte le Ispettorie in rispettivi territori missionari a loro affidati. Questo ha comportato e comporta un generoso coinvolgimento di nuuovi missionari salesiani, di volontariato laico missionario e un coinvolgimento di tutte le forze vive delle differenti Ispettorie.
Si tratta di un risveglio significativo, di una cooperazione di mezzi spirituali, di offerte di agenti missionari e di aiuti economici di cui ha beneficiato tutta la Congregazione. Tutto questo si e’ visto in modo piu’ esplicito nella nascita e nella maturazione del Progetto Africa.
Conclusione
Alla luce delle riflessioni esposte ci auguriamo che la cooperazione missionaria dentro la Congregazione Salesiana continui a crescere sempre di piu’ attraverso:
L’invio generoso e la circolazione di salesiani missionari da Ispettorie a Ispettorie
Un incessante, intelligente e inculturato aiuto economico a progetti di sviluppo, promozione e sopratutto di evangelizzazione e formazione dei catechisti;
Un profondo vincolo di comunione spirituale fatta di preghiere, sintonia di ideali, sacrifici e attivita’ varie di animazione missionaria.
La cooperazione nell’attivita’ missionaria diventa cosi’ una manifestazione di comunione ecclesiale salesiana.