Un contributo per il Progetto Europa: “Un Cuore Nuovo” ICC 2010
A. Chiamata di Dio
I giovani europei
Se ci chiedessimo in modo autentico cosa vuole il Signore per l’Europa, quale sia l’effettiva povertà
dell’Europa che Egli vuole guarire, ci troveremmo a rispondere che l’Europa ha bisogno della Vita
Consacrata.
La risposta così formulata appare sintetica e va, quindi, argomentata.
Prende corpo sempre più e sempre meglio, l’ipotesi interpretativa che indica nell’ estromissione di Dio,
come atto che funge da criterio metodologico di conoscenza della realtà e di organizzazione della vita
pratica, il principio di dissoluzione della nostra società: sono sempre più evidenti le carenze di una cultura
segnata a morte dal presupposto che la comprensione della vita umana sia possibile a prescindere
dalla presenza di Dio. Non è più possibile, quindi, rinunciare alla denuncia della letale influenza dell’ ETSI
DEUS NON DARETUR sugli esiti ultimi della cultura europea.
Il Papa Benedetto XVI è impegnato nelle sue riflessioni pubbliche a mostrare la veridicità di una simile
interpretazione della parabola della cultura europea. A titolo esemplificativo riportiamo di seguito alcune
citazioni tratte da interventi fondamentali per la comprensione della sintesi culturale che Papa Ratzinger ha
operato. A Subiaco, il 1 Aprile 2005, il Card Ratzinger, non ancora Papa, in occasione della consegna a lui
del Premio San Benedetto “per la promozione della vita e della famiglia in Europa” si esprime così:
“Ciò di cui abbiamo soprattutto bisogno in questo momento della storia sono uomini che,
attraverso una fede illuminata e vissuta, rendano Dio credibile in questo mondo. La
testimonianza negativa di cristiani che parlavano di Dio e vivevano contro di Lui, ha oscurato
l’immagine di Dio e ha aperto la porta all’incredulità. Abbiamo bisogno di uomini che tengano lo
sguardo dritto verso Dio, imparando da lì la vera umanità. Abbiamo bisogno di uomini il cui
intelletto sia illuminato dalla luce di Dio e a cui Dio apra il cuore, in modo che il loro
intelletto possa parlare all’intelletto degli altri e il loro cuore possa aprire il cuore degli altri.
Soltanto attraverso uomini che sono toccati da Dio, Dio può far ritorno presso gli uomini. Abbiamo
bisogno di uomini come Benedetto da Norcia il quale, in un tempo di dissipazione e di decadenza,
si sprofondò nella solitudine più estrema, riuscendo, dopo tutte le purificazioni che dovette subire, a
risalire alla luce, a ritornare e a fondare a Montecassino, la città sul monte che, con tante rovine,
mise insieme le forze dalle quali si formò un mondo nuovo”.
(CFR. http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/27262)
Questa citazione richiede di essere abbinata ad un altro dei temi ricorrenti nelle riflessioni del Card. Joseph
Ratzinger: quello delle minoranze creative desunto dal pensiero dello storico Arnold Toynbee, di cui, per
altro, il Papa non condivide tutte le tesi. La citazione più appropriata al nostro discorso rimane quella della
lectio magistralis del 13 Maggio 2004 rivolta al Senato della Repubblica Italiana da cui traiamo questo passo:
“Circa il possibile futuro dell'Europa ci sono due diagnosi contrapposte. C'è da una parte la tesi di
Oswald Spengler, il quale credeva di poter fissare per le grandi espressioni culturali una specie di
legge naturale: c'è il momento della nascita, la crescita graduale, la fioritura di una cultura, il suo
lento appesantirsi, l'invecchiamento e la morte. Spengler arricchisce la sua tesi in modo
impressionante, con documentazioni tratte dalla storia delle culture, in cui si può intravedere
questa legge del decorso naturale. La sua tesi era che l'Occidente sarebbe giunto alla sua epoca
finale, che corre inesorabilmente incontro alla morte di questo continente culturale, nonostante tutti
i tentativi di scongiurarla. Naturalmente l'Europa può trasmettere i suoi doni ad una cultura nuova
emergente, come è già accaduto nei precedenti declini di una cultura, ma in quanto soggetto essa
ha ormai il suo tempo di vita alle sue spalle. Questa tesi bollata come biologistica ha trovato
appassionati oppositori nel tempo tra le due guerre mondiali specialmente in ambito cattolico; in
maniera impressionante le si è mosso contro anche Arnold Toynbee, certo con postulati che oggi
trovano poco ascolto. Toynbee mette in luce la differenza tra progresso materiale-tecnico da una
parte, e dall'altra progresso reale, che egli definisce come spiritualizzazione. Egli ammette che
l'Occidente – il mondo occidentale – si trova in una crisi, la cui causa egli la vede nel fatto che dalla
religione si è decaduti al culto della tecnica, della nazione, del militarismo. La crisi significa per lui,
ultimamente: secolarismo. Se si conosce la causa della crisi, si può indicare anche la via della
guarigione: deve essere nuovamente introdotto il fattore religioso, di cui fa parte secondo lui
l'eredità religiosa di tutte le culture, ma specialmente quello «che è rimasto del cristianesimo
occidentale». Alla visione biologistica si contrappone qui una visione volontaristica, che punta sulla
forza delle minoranze creative e sulle personalità singole eccezionali. La domanda che si pone è: è
giusta questa diagnosi? E se sì – è in nostro potere introdurre nuovamente il momento