LA PRIGIONIA A FILIPPI:
LE DIFFICOLTÁ DELL’ANNUNCIO
At 16, 16-40
Quaresima, tempo di conversione e di liberazione. Una vera e propria prigionia, quella del peccato, che ci tiene incatenati e da cui pentimento e penitenza ci liberano. Come le catene da cui Paolo più volte fu sciolto durante i suoi viaggi missionari, nei quali ha sperimentato tutte le difficoltà dell’annuncio.
Lectio
Siamo di fronte ad una delle pagine più movimentate del libro degli Atti. Viene raccontata l’attività missionaria di Paolo e Sila a Filippi, iniziata con la conversione della ricca commerciante di porpora Lidia, da loro incontrata mentre andavano alla sinagoga. La missione viene interrotta per la reazione aggressiva dell’ambiente pagano. E’ la prima volta che predicatori cristiani subiscono persecuzioni per iniziativa dei pagani; finora erano stati i giudei o gruppi fomentati da loro a perseguitarli. A Filippi i giudei erano una piccola comunità e in questo caso è la popolazione locale a mettere sotto processo i cristiani, con l’accusa di disturbo dell’ordine pubblico e diffusione di costumi e usanze non autorizzate. L’accusa è un incitamento alla xenofobia della colonia romana. Queste accuse assomigliano a quelle rivolte a Gesù (cfr. Lc 23, 2) e in seguito ancora contro Paolo (cfr. At 17, 6-7). Non c’è un movente specifico. Solo la paura generalizzata nei confronti dello straniero, che molto spesso era la causa dell’antiebraismo nel mondo ellenistico.
All’interno di questo brano possiamo distinguere cinque scene che corrispondono ad altrettanti episodi tra loro conseguenziali:
Lo scontro vittorioso del Vangelo con l’arte divinatoria: vv. 16-18
Il primo episodio richiama i gesti di liberazione degli indemoniati da parte di Gesù.
“…Venne verso di noi una giovane schiava, che aveva uno spirito di divinazione”.
Nel suo soggiorno a Filippi, Paolo si imbatte in una ragazza dotata di speciali poteri divinatori, di quelli che attirano molta gente e fanno anche guadagnare molto denaro. Questa donna riconosce in Paolo e Sila i servi del Dio Altissimo, di cui proclama l’assoluta grandezza. Come Gesù non voleva dichiarazioni sulla sua identità da parte degli spiriti demoniaci (cfr. Lc 4, 35; 8, 29; At 8, 7), così anche Paolo che, mal sopportando il tutto, usando la stessa formula di esorcismo di Gesù, scaccia il demone e fa così svanire anche il guadagno ad esso legato. È interessante notare che il testo greco usa lo stesso termine per la partenza del demonio e la “partenza” dei guadagni: i profitti partirono insieme al demonio! E’ una caratteristica di Luca legare la sorte delle persone ai loro beni: cfr. 11, 21-22; 12, 20-21; At 8, 20.
La sollevazione popolare e il giudizio davanti ai giudici: vv. 19-24
Il secondo episodio racconta della prima reazione negativa che Paolo subisce da parte dei pagani.
“… Presero Paolo e Sila e li trascinarono nella piazza principale…”.
I padroni dell’indovina, infuriati per il perduto guadagno, sollevano una sommossa popolare e citano in giudizio Paolo e Sila trascinandoli davanti ai magistrati. L’accusa è di turbare l’ordine pubblico, propagando dottrine inaccettabili per i Romani. Pur trattandosi, in realtà, di usanze giudaiche (cfr. At 6, 14; 15, 1; 21, 21; 26, 3; 28, 17; Gv 19, 40), non si fa distinzione tra cristiani e giudei; per cui, i due apostoli vengono accusati di proselitismo. Infatti i giudei potevano praticare la loro religione, ma non avevano il diritto di attirarvi i romani!
Contro questo giudizio sommario Paolo si ribellerà, rivendicando i diritti che tutelano i cittadini romani ed esigerà le scuse dei magistrati. Le riceverà, anche perché in una colonia romana occorreva stare bene attenti a non infrangere i diritti dei cittadini di Roma.
3. La liberazione prodigiosa dalle catene: vv. 25-28
Il terzo episodio descrive il terremoto e la liberazione miracolosa dei prigionieri dalle catene.
“Verso mezzanotte Paolo e Sila, in preghiera, cantavano inni a Dio”.
La liberazione dalle catene a causa dell’improvviso terremoto, avviene “mentre Paolo e Sila erano in preghiera”. E’ una caratteristica di Luca mostrare i discepoli in preghiera nei momenti di difficoltà, a imitazione di Gesù: cfr. Lc 3, 22; 6, 12; 9,18. 28-29.
“Il carceriere si svegliò e vedendo aperte le porte della prigione…”.
Va precisato che il carceriere tenta il suicidio per paura di subire una grave punizione, per aver fallito nel suo compito di custodia dei detenuti. In realtà, nessuno è fuggito: questo comportamento sorprendente apre la strada alla sua conversione.
4. La conversione del carceriere: vv. 29-34
Il quarto episodio riferisce la conversione straordinaria del custode e il battesimo notturno di tutta la sua famiglia.
“Signori, cosa devo fare per esser salvato?”.
Il carceriere, del quale Paolo evita il suicidio, chiede nuovamente di essere salvato. Il dialogo che segue fornisce lo spunto per una breve catechesi battesimale, in cui si evidenziano le tre tappe fondamentali per l’adesione alla fede: richiesta, annuncio, battesimo.
“E annunziarono la parola del Signore a lui e a tutti quelli della sua casa”.
Il testo sottolinea la dimensione familiare e la solidarietà nelle scelte della vita: tutta la casa, cioè la famiglia e i dipendenti, segue la scelta del pater familias. Era già successo nel precedente caso di Lidia che la conversione e il battesimo non fossero solo un fatto personale, ma familiare e collettivo (cfr. At 16, 15).
“Poi li fece salire in casa, apparecchiò la tavola e fu pieno di gioia....”.
Il rapido cammino battesimale del carceriere e della sua famiglia si conclude con una festa. Il contesto della mensa, la gioia religiosa e l’esultanza, invitano a darle un tono eucaristico.
5. La scarcerazione e il commiato dalla comunità: vv. 35-40
L’ultimo episodio descrive la scarcerazione polemica di Paolo e il saluto alla comunità.
“I magistrati hanno ordinato di lasciarvi andare!”.
La scarcerazione di Paolo e Sila, la loro riabilitazione e le scuse da parte delle autorità di Filippi servono a Luca per mostrare l’infondatezza delle accuse che circolavano nell’ambiente greco-romano nei confronti del movimento cristiano: è il riconoscimento ufficiale della legalità della missione cristiana.
“… incontrati i fratelli, li esortarono e poi partirono”.
Il congedo dalla comunità di Filippi, infine, avviene nella casa di Lidia, dove Paolo saluta i fratelli e li esorta a perseverare nella fede. Questa comunità Paolo l’avrà sempre molto cara. La lettera indirizzata ai Filippesi è la più tenera e confidenziale, fra quelle scritte alle comunità. Vale la pena di leggere l’indirizzo rivolto loro: “Ringrazio il mio Dio ogni volta che io mi ricordo di voi, pregando sempre con gioia per voi in ogni mia preghiera, a motivo della vostra cooperazione alla diffusione del vangelo dal primo giorno fino al presente.” (Fil 1, 3-5).
Meditatio
Le sofferenze e le gioie dell’esperienza di san Paolo si possono rivelare utili anche per l’annuncio al mondo di oggi:
Le diverse reazioni di fronte all’annuncio missionario
Nel primo episodio, Luca porta due esempi di atteggiamenti opposti nei confronti dell’annuncio cristiano:
da una parte, Lidia, donna facoltosa, mette la sua casa e i suoi beni a disposizione dei missionari;
dall’altra, i padroni della schiava, dotata di spirito di divinazione, rifiutano il messaggio evangelico per attaccamento al denaro.
È ciò che sempre accade ogni volta che la Parola di Dio viene annunciata: accettazione e rifiuto. Dobbiamo essere preparati a tutto.
Attenzione alle apparenze
Nel caso del rifiuto esplicito di Dio è facile individuare la presenza del demonio. Più difficile è coglierla quando ci sono apprezzamenti, come nel caso della schiava indovina. Bene ha fatto Paolo che ha imposto allo spirito di partire “all’istante” dalla donna nel nome di Gesù: sebbene, infatti, dicesse la verità, lo spirito di divinazione è demoniaco e perciò deve essere trattato come tale. È la chiara dimostrazione che il demonio è capace anche di travestirsi da angelo di luce: questo va tenuto sempre presente nei nostri discernimenti.
L’incontro con Dio avviene nei modi più diversi
L’invito di Luca è di avere fiducia in Dio, che per vie misteriose conduce gli avvenimenti, anche apparentemente irrilevanti, a sbocchi imprevedibili e fecondi. Due esempi:
la prigionia di Paolo e Sila permette agli altri detenuti di sperimentare la serenità e la gioia di chi “soffre per amore di Cristo”, pregando insieme e cantando inni;
il terremoto e le sue conseguenze sono causa di conversione per il carceriere e la sua famiglia.
In entrambe le vicende, non certo programmate, è stato possibile l’annuncio e l’incontro con Dio.
La testimonianza cristiana è fonte di gioia e serenità
Gioia e serenità caratterizzano tutti gli eventi raccontati in questo brano. Sono la gioia e la fiducia in Dio che Paolo e Sila sperimentano in prigione. Essi lodano Dio, non chiedono la liberazione. La persecuzione non ha spento la loro fede, anzi ha offerto loro la possibilità di una testimonianza più bella. Portando la croce con fiducia e speranza sono diventati missionari nel carcere, al punto da salvare il carceriere dalla morte e farne un discepolo di Gesù. Essi non fuggono, quando le catene si sciolgono, testimoniando che la vita del carceriere preme più della loro stessa libertà. E’ la testimonianza di un amore gratuito e della capacità di portare la croce con gioia: “essi erano pieni di gioia, lieti di essere stati oltraggiati per amore del nome del Signore” (At 5,41).
Oratio
Ricordati,
o Signore, dei nostri padri e fratelli
che sono nei ceppi e
nelle carceri, prigionieri
ed esiliati, condannati alle
miniere, alle torture
ed alla dura schiavitù:
ciascuno
possa raggiungere in pace il proprio focolare...
Ricordati,
Signore, di ogni anima cristiana
sofferente ed afflitta che
aspetta la tua misericordia
ed il tuo aiuto divino; e fa'
tornare chi è smarrito.
Ricordati, Signore, dei nostri padri e
fratelli
venerati che vivono nella verginità, nel timor
di
Dio e nell'ascesi, che abitano mortificandosi
nelle montagne,
caverne ed antri della terra;
ricordati delle comunità
cristiane sparse dappertutto
e della nostra comunità radunata
qui nel Cristo.
Ricordati, Signore, dei nostri padri e fratelli
che s'affaticano e ci servono per il tuo santo nome;
abbassa
l'arroganza dei pagani, esalta la
forza dei cristiani, concedi
a tutti la tua pace
e la tua carità, Dio e Salvatore nostro,
speranza di tutti i popoli della terra.
(Dalla Liturgia di san Giacomo)
Contemplatio
“… e, dopo averli caricati di colpi, li gettarono in prigione”
Gesù, che con il tuo sacrificio hai salvato l’umanità, dacci la forza di percepire la tua presenza nei momenti di sofferenza. Saremo così tuoi testimoni, strumento di salvezza per il mondo intero.
Actio
Pregare per chi ci fa del male è difficile, ma costituisce il cuore dell’insegnamento di Gesù: non possiamo dimenticarlo! Vivere in comunione con il prossimo – anche se si dimostra nostro nemico – è nella natura di ogni cristiano. Sull’esempio di Cristo, san Paolo affrontò una lunga prigionia e il martirio, per amore anche di quelle persone che lo avevano umiliato.
In questo tempo quaresimale, alleniamoci ad accettare con serenità le difficoltà che ci si presentano, senza guardare alle colpe degli altri. Preghiamo, anzi, per coloro che sono causa di sofferenza.