Consulta 2010 VEN

Consulta mondiale missioni 2010-20

VEN-Bortoli



Quadro fondamentale- versione finale (esp. dalla Parte IV. FUNZIONE,n.142)



Introduzione

  1. Don Bosco si senti’ attratto verso il lavoro missionario 1. Nonostante non sia mai partito per le missioni egli realizzo’ il suo sogno missionario inviando ogni anno dal 1875 spedizioni missionarie e facendo ardere il desiderio di diffondere il vangelo e contagiando l’entusiasmo per la vita cristiana nel cuore dei Salesiani, Figlie di Maria Ausilatrice, Salesiani Cooperatori, Devoti di Maria Ausiliatrice, befattori e amici. Don Bosco diffuse’ il senso missionario attraverso il Bollettino Salesiano, si diede alla ricerca di aiuti e coltivo’ con cura relazioni che avrebbero aiutato i missionari nel loro lavoro. In questo modo egli creo’ una cultura missionaria dinamica, che divenne la forza basilare delle sue imprese apostoliche, che vediamo condensata nel motto “Da Mihi Animas”. “In questo modo - ci dice Don Vecchi - il tratto missionario divenne in tal modo tipico di ogni salesiano, perche’ radicato nello stesso spirito salesiano.”. Di fatto “Il senso missionario non e’ un tratto opzionale, ma appartiene all’identita’ dello spirito salesiano in ogni epoca e situazione” 2.

  2. I progetti missionari salesiani, dalla prima spedizione in America (1875) al progetto missionario in Asia (1906) al Progetto Africa (1978)3 hanno contruibuito tutti a creare una modalita’ di attivita’ missionaria tipica, le cui caratteristiche sono espresse sinteticamente nelle Costituzioni e nei Regolamenti. Si potrebbe dire che la prima intuizione teorica dell´azione missionaria di don Bosco, si definí poco a poco attraverso l´esperienza e la prassi dei missionari.

  3. La rinnovata autocomprensione apportata nella Chiesa dal Concilio Vaticano Secondo ha presentato alla missionologia nuove prospettive e suscitato nuovi interrogativi di tipo dottrinale e pratico. Questi sono presentati sinteticamente nella parte I. Gli ulteriori sviluppi del movimento ecumenico e del dialogo inter-religioso, i sinodi continentali, i nuovi documenti del magistero, i nuovi contesti che richiedono con urgenza una nuova evangelizzazione, i fenomeni sociali della globalizzazione, della secolarizzazione, della post-modernita’, della rivoluzione digitale, come pure le direttive dei Capitoli Generali, il lancio del Progetto Europa e il ripensamento della nostra pastorale giovanile richiedono un ripensamento della prassi missionaria salesiana oggi, che costituisce appunto tema di questo Quadro.

  4. Il termine “quadro” si riferisce a una serie di credenze (principi), idee e regolamenti quali base per esprimere giudizi e prendere decisioni;si tratta della struttura di un sistema particolare. Il Quadro delle Missioni Salesiane e’ uno strumento di lavoro che vede riuniti assieme l’insegnamento della Chiesa e quello della Congregazione che con i valori e le direttive salesiane sono la base per esprimere giudizi e prendere decisioni nell’area delle attivitá missionarie, dell’animazione missionaria, dell’educazione e formazione alla missionarieta’, al volontariato e allo sviluppo umano integrale 4.

  5. Il Sistema Preventivo e’ una realta’ che noi abbiamo anzitutto imparato dai Salesiani che ci hanno formato, che poi e’ stata studiata scientificamente e infine vissuta e tramandata da testimoni attaverso una un’insieme organico di

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  1. In questo “Quadro” il termine “missionario” viene usato in linea con l’uso fatto nel commentario sulle Costituzioni, nel senso specifico di un apostolo inviato a proclamare il Vangelo, specialmente nella missione ad gentes, ad exteros e non nel senso piu’ ampio che abbiamo quando diciamo che i Salesiani sono “i missionari dei giovani”. Cf. Progetto di Vita dei Salesiani di Don Bosco, 307, nota 6.

  2. Cf. J. Vecchi “Levate i vostri occhi e guardate i campi che gia’ biondeggiano per la mietitura, ACG 362.

  3. GC XXI, 147.

  4. Cf. Costituzioni, 30, 138.

convinzioni, attitudini, azioni, interventi, metodi, mezzi e strutture che un po’ per volta sono venuti a costituire il nostro modo di vievere e di agire5. Don Bosco “Ci lascio’ il Sistema Preventivo come una preziosa eredita’”. E’ un’importante sorgente di valori e di consuetitudini che illuminano le scelte che operiamo nella nostra ’attivita’ missionaria.





































5. E. Vigano’, in ACG 290, 10.

PARTE I. Identita’ del Quadro delle Missioni Salesiane.

Attivita’

La prima parte ci presenta i destinatari del Quadro dell’Attivita’ Missionaria Salesiana, i suoi obiettivi, convinzioni e valori e i risultati che si ripromette.

I destinatari

NOTA: Una cosa son los destinatarios del Quadro y otra los destinatarios de la Actividad misionera. Por eso se deberían mantener como destinatarios del Quadro los que aparecen en los nnº 4 y 8:

  1. I primi destinatari del Quadro delle Missioni Salesiane sono (1) los salesianos que se dedican a la actividad misionera, (2) los animadores de la acción misionera, (3) los educadores y formadores a la misionariedad, (4) los voluntarios en la actividad misionera, (5) los que se dedican al desarrollo humano integral en la acción misionera. Altri destinatari sono i collaboratori laici nella missione Salesiana, la Famiglia Salesiana, le Procure Missionarie Salesiane, le Organizzazioni Non-Governative, come pure tutti coloro che simpatizzano per la missione di Don Bosco. per i giovani.



(integrar el nº 6 y 7 con le aggiunte, togliendo il testo dei “giovani affidati…” Anche alla fine del nº 6 si puo eliminare “per i giovani”, per mantenere l´idea della missione come in nota 1 (missione ad gentes) y non ridurla a quella dei “giovani”.

L’Obiettivo

  1. L’obiettivo di questo Quadro delle Missioni Salesiane e’ quello di fare un ritratto sulla identitá,

sull’orientamento e la sensibilita’ missionaria della Congregazione al fine di ispirare orientare nelle loro scelte coloro che si dedicano direttamente all´attivitá missionaria nella Congregazione (l´obbiettivo non é tanto il progresso dell´attivitá missionaria della Congregazione quanto il Regno di Dio...) lavorano direttamente nelle missioni per il progresso dell’attivita’ missionaria 8. della Congregazione8.

8. Un’altro obiettivo e’ il coordinamento della distribuzione di tutte le nostre risorse per (l’educazione e l’evangelizzazione) evangelizzare educando dei giovani, specialmente coloro che sono piu’ poveri e vivono nelle zone dove il vangelo non e’ ancora arrivato, dove la Chiesa non ha ancora messo radice oppure dove c’e’ bisogno di una nuova evangelizzazione.



NOTA: Creo que es conveniente una discusión si utilizar la expresión “educación y evangelización” o el de “evangelización educadora” para identificar, sobre todo en la evangelización ad gentes, el elemento típico de nuestra evangelización que subraya el aspecto educativo-sistema preventivo no tanto como actividad de escolarización (a los jóvenes), sino de “método/pedagogía” en la evangelización para los que no conocen a Cristo.

  1. Inoltre, questo Quadro delle Missioni Salesiane mira a chiarire i concetti fondamentali della

missiologia, e di conseguenza ad approfondire il senso di missione e mantenere acceso l’entusiasmo missionario anzitutto tra i Salesiani e, attraverso di loro, tra i membri della comunita’ educatiovo-pastorale e della Famiglia Salesiana.



Metodología y fuentes

  1. I principi e le direttive dettate in questo QUADRO non si ispirano solo solo

determinati alla luce negli insegnamenti della Chiesa, delle Costituzioni e Regolamenti, dei Capitoli Generali e della tradizione Salesiana, ma anche nelle fonti secondarie quali il Manuale del Delegato Ispettoriale per l’Animazione Missionaria, l’esperienza di animazione missionaria a livello di Ispettoria e di Congregazione, i documenti degli altri dicasteri della Missione Salesiana, specialmente il Quadro di Pastorale Giovanile e il Sistema di Comunicazione Sociale Salesiano.



I risultati desiderati

11.Dal Quadro dell’Attivita’ Missionaria Salesiana ci si aspetta

  1. che i Salesiani conoscano e vivano la dimensione missionaria della loro vocazione salesiana, suscitino dinamicita’ ed entusiasmo missionario nelle comunita’ Cristiaea e, in particolare, nell comunita’ educativo-pastoral e, tra i membri della Famiglia Salesiana.

  2. che la commissione per la formazione sia capace di esplicitare e orientare il carisma missionario dei giovani Salesiani in Formazione e definire criteri che possano aiutare il discernimento di vocazioni missionarie9;

  3. che i collaboratori laici nella missione Salesiana, con una vocazione specifica per la missione ad gentes di entusiasmo nel loro lavoro di educazione e evangelizzazione dei giovani; e che che operano in e per la evangelizzazione delle culture secolarizzate, siano animati e formati nelle attivitá della proclamazione iniziale del Vangelo e per la nuova quelli evangelizzazione, a partire da un’esperienza personale dell’amore di Dio10.

  4. Eliminare: che il Movimento Salesiano e il Volontariato siano animati da un dinamismo missionario che orienti le loro attivita’ e consenta lorodi fare

  5. che i membri della Famiglia Salesiana vivano con entusiasmo la loro partecipazione alla missione ad gentes della Chiesa e approfondiscano “l’impulso missionario ad gentes11 del loro carisma quale parte integrale della loro offerta totale presupposta nella consacrazione12;

  6. che i giovani siano evangelizzati e aiutati ad un incontro con Cristo ad approfondire la loro dedizione a Gesu’ Cristo condividendo con entusiasmo la loro fede in Lui; quelli che provengono dalle classi povere e lavorative, se evangelizzati e animati dallo zelo missionario perché diventino a loro volta attivi ed entusiasti, promotori di evangelizzazione tra i loro compagni , specialmente nella cultura dei ceti popolari e nel mondo del lavoro, coinvolti nel volotariato e alcuni di loro disposti a seguire Cristo nella vita religiosa o consacrata13, eventualmente come missionari ad gentes, ad exteros, ad vitam;

  7. che le Procure Missionarie e le ONG assicurino “un’equa distribuzione delle risorse”14 attraverso il loro lavoro di aiuto alle attivita’ missinanrie Salesiane15;



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6. Costituzioni, 6.

7. Costituzioni, 30.

8. Cf. Regolamenti, 18


h. che il Consigliere per le Missioni16 sia aiutato nel suo compito di individuare nuove frontiere missionarie, diriga e coordini le iniziative assieme agli ispettori, stabilisca le norme per l’animazione e la coordinazione delle attivita’ missionarie e specialmente, ma non solo, con le Ispettoriee che hanno nel loro territorio quelle che tradizionalmente venivano chiamati “territori di missione” 17;

i. che i tre dicasteri della Missione Salesiana (Pastorale Giovanile, Comunicazione Sociale e Missioni) promuovano una visione integrata, unitaria e complementare di alcuni aspetti centrali della missione Salesiana con il “tratto missionario” caratteristico del nostro carisma18;

j. che la Congregazione sia attenta ai segni dei tempi al fine di lanciarsi in nuove frontiere con una sensibilita’ e visione missionaria Salesiana, elaborando un quadro per ogni comunita’ locale e ispettoriale al servizio della comunione e della missione 19.



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  1. Cf. Costituzioni, 6, 13, 30.

  2. Cr. Dicastero per la Pastorale Govanile Salesian, La Pastorale Giovanile Salesiana. Quadro di riferimento Fondamentale (Dicastero per la Pastorale Giovanile Salesiana, Roma, 2000) 35-38. Dicastero per la Pastorale Giovanile, Il Volontariato nella Missione Salesiana, 15-16, 34.

  3. Giovanni Paolo II, Esortazione Apostolica Postsinodale Vita Consacrata, 77.

  4. La missionarieta’ e’ insita nel cuore stesso di ogni forma di vita consacrata”. Vita Consacrata 25; La Carta di Comunine della Famiglia Salesiana, 3; Cf. Vita Consacrata, 77-78.

  5. Cf. La Pastorale Giovanile Salesiana Quadro di Riferimento Fondamentale, 38-41, 107-110.

  6. Cf. Regolamenti, 24

  7. CG26, 97

  8. ESTA NOTA PARECE SUPERFLUA Y YA ESTÁ CLARO EL TEMA CON LA NOTA Nº 2

Nel 1540 S. Ignazio di Loyola chiamo’ il quarto voto voto delle missioni il cui significato veniva spiegato nelle Costitutiones circa missiones che egli aveva scritto. La previsione che la Societa’ di Gesu’ si stabilisca in localita’ diverse richiede che coloro che vi entrano accettino dal Santo Padre qualunque incarico “mision” da svolgere qualunque luogo o territorio. Cosi’ la parola missione prese a indicare tantol’ invio da parte dell’autorita’ a esercitare un ministero, quanto la sua localita’. Nel 1599 Papa Clemente VIII institui’ la Congregatio de Fide Propagande che fu poi abolita nel 1604 per essere sostituita dal Sperintendens Missionum, una struttura provvisoria a cui Paolo VI diede il nome di Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Cf. A. Seumois, Telogia Missionaria (Dehoniana,Bologna, 1993) 11-20. Nella letteratura missionaria la differenza tra “le missioni” e “la missione” si accentuo’ verso le meta’ del 1900. “Le Missioni” “I territori misionari” “Le aree missionaree” sono parole che indicavano “i pagani” e i paesi sottosviluppati, che erano l’oggetto delle attivita’ missionarie dell’Europa. Oggigiorno il termine sa di mentalita’ coloniale e non esprime la riflessione della missiologia moderna. Alla luce del movimento multidirezionale dei missionari da e per tutti i continenti, il termine “missioni” come era inteso tradizionalmente nell’ambiente salesiano (e.g. Dicastero delle Missioni, Missioni Salesiane) sta diventando sempre piu’ anacronistico e dovrebbe essere lasciato. D’altra parte il termine “missione” si riferisce a tutta l’attivita’ della Chiesa sin dalla prima proclamazione, alle attivita’ pastorali ordinarie e alla nuova evangelizzazione (cf. Evangelii Nuntiandi, Redemptoris Missio). Dal Vaticano Concilio Vaticano in poi i documenti della Chiesa Cattolica hanno preferito il termine “attivita’ missionaria” o, come nel caso della Redemptoris Missio semplicemente “missione”. Il nostro Quadro usa questo termine in linea con la recente comprensione della Chiesa. Dipendera’ dall’Assemblea di questa Consulta di determinare e decidere una terminologia comune.

  1. Cf. Costituzioni, 130; Regolamenti, 18.

  2. Cf. J. Vecchi “Levate i vostri occhi e guardate i campi che gia’ biondeggiano per la mietitura”, ACG 342

  3. Cf. Costituzioni, 30..





Le Convinzioni e i valori

  1. Per convinzioni e valori inendiamo gli importanti insegnamenti della Chiesa, i principi chiave di missiologia (Parte II) e i valori Salesiani (Parte III) che sottolineano, definiscono e orientano il Quadro dell’Attivita’ Missionaria Salesiana.

























Parte II Principi Chiave di Missiologia nell’Insegnamento della Chiesa Cattolica

La seconda parte riassume gli insegnamenti sulla missione e sull’attivita’ missionaria che e’ il risultato di una profonda auto-comprensione della sua natura missionaria. I punti chiave di questi insegnamenti sono sintetizzati e presentati qui perche’ sono gli indispensabili punti di riferimento delle attivita’ missionanrie Salesiane e di questo Quadro.

NOTA GENERAL SOBRE ESTA PARTE:

1.- Una impresión general es que esta parte es muy amplia, un poco repetitiva. No me convence que este documento deba llevar un tratadito teológico. Habría que ver si no conviene dar una visión sintética con un desarrollo histórico y temático de los principales documentos de la iglesia sobre la actividad misionera. Eso implicaría dar a conocer esos documentos, para que los misioneros los manejen bien y sirvan como texto de estudio. Es un poco como se hizo para el “magisterio” salesiano, citando lo más relevante de cada Rector Mayor o Capítulo General

2.- Se deberían eliminar referencias historicista como en el nº 34 y referencias al “magisterio salesiano” (ej. nº 29, 42, 43).

La sorgente della Missione: la Trinita’

  1. Nel cuore della natura missionaria della Chiesa, alle radici della sua stessa esistenza c’e’

Dio che si e’ donato si e’ rivelato come Padre, Figlio e Spirito Santo.

E’ dalla missione del Figlio e dello Spirito Santo che la Chiesa trae le sue origini, secondo il decreto del Padre20.

  1. La missione della Chiesa procede pertanto intrinsicamente e essenzialmente dalla

Trinita’ e ha una struttura Trinitaria.

Cosi’ la Chiesa universale si presenta come un popolo che deriva la sua unita’ dall’unita’ del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”21.

  1. In questo senso la salvezza deve essere intesa come innestata nella vita di amore,

conoscenza e comunione della Trinita’. La Trinita’ si presenta quindi come la fonte dell’esistenza e della natura missionaria della Chiesa e della realizzazione della sua missione. Scopo ultimo della missione è di far partecipare della comunione che esiste tra il Padre e il Figlio 22.


Il nostro Messaggio: Gesu’ Cristo

  1. La missione Cristiana e’ si riferisce essenzialmente alla fede della Chiesa in Gesu’ Cristo e nel valore salvifico della sua morte e resurrezione. L’unicita’ della rivelazione e salvezza in Gesu’ Cristo e’ radicata nel fatto che:

  1. Dio vuole che tutti si salvino e venngano alla conoscenza della Verita’” (1 Tim 2,5). Dio si rivelo’ unicamente in Gesu’ Cristo. Attraverso gli insegnamenti di Gesu’ Cristo, i suoi miracoli e soprattutto la sua morte e risurrezione i discepoli vennero a capire che Dio stava rivelando se stesso in Gesu’ di Nazaret per la loro salvezza e per quella di tutti.

  2. In Gesu’ i discepoli videro il compimento delle profezie del Vecchio Testamento e delle loro aspirazioni spirituali, morali e religiose.. Nella morte e risurrezione di Cristo essi videro il Regno rivelato come regno definitivo in se stesso e come comunita’ di fratelli e sorelle in Dio.

  3. Nella morte di Cristo i discepoli videro l’umanita’ allontanarsi dall’arroganza dell’autosufficienza e dell’egoismo per arrendersi a Dio e donarsi al prossimo.

  1. La morte e rissurezione di Cristo hanno un significato salvifico e universale. Con l’incarnazione il Figlio di Dio ha raggiunto il livello piu’ profondo di solidarieta’ con il genere umano. Ha cosi’ potuto fare l’esperienza su se stesso del passato e del presente dell’umanita’. E’ in questo modo che ha potuto portare a termine la sua missione di redenzione dell’umanita’ dalla tirannia del peccato e condurla al vertice delle sue capacita’ come immagine di Dio.

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  1. Ad Gentes, 2

  2. Lumen Gentium, 4

  3. Giovanni Paolo II, Enciclica Rdemptoris Missio, 23



  1. La missione e’ completamente correlata con la redenzione di Gesu’ Cristo perche’ é

radicata nella nostra fede verso di Lui. Proclamare Gesu’ Cristo e’ il fondamento centro e la sorgente del dinamismo della missione Cristiana23. Davvero, “Non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati" (Atti 4, 12). La fede in Gesu Cristo quale Redentore-Salvatore universale e’ il fondamento su cui si fonda la Chiesa. Questa fede stimola i Cristiani a essere missionari (2 Cor. 5: 14), a proclamare la morte e risurrezione di Gesu’ e a accettarla nella fede con tutte le sue implicazioni sacramentali e esistenziali.

La missione universale della chiesa nasce dalla fede in Gesù Cristo, come si dichiara nella professione della fede trinitaria: «Credo in un solo Signore..... Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo» 24.

19. Il non focalizzare Cristo vuol dire non focalizzare la sua stessa missione. Paolo VI ribadi’ chiaramente che non ci potra’ mai essere una missione Cristiana senza la proclamazione di Gesu’ Cristo crocifisso, risorto e assiso alla destra del Padre. Non c’e’ vera evangelizzazione se il nome, l’insegnamento, la vita, le promesse, il Regno, il mistero di Gesu’ di Nazaret, figlio di Dio, non siano proclamati”25.

20. In tutti i suoi insegnamenti la Chiesa mostra un attento equilibrio fra la volonta’ di Dio che vuole tutti salvi e il fatto che Gesu’ Cristo e’ il solo e l’unico mediatore di questa salvezza. Ben lontana da asserzioni di arroganza e superiorita’

Il primo agente: lo Spirito Santo



21. Lo Spirito era all’opera sin dall’inizio della creazione. Era gia’ all’opera nel mondo prima ancora della glorificazione di Gesu’ Cristo, ma fu solo nel giorno di Pentecoste che si riverso’ sui discepoli e rimase con loro per sempre.

22. I Padri della Chiesa affermano che lo Spirito che precedette e accompagno’ il ministero di Gesu’ ora lo segue nella sua missione. Tutto l’impulso della missione di Gesu’ fu il Regno di Dio che egli instauro’ precisamente con il dono dello Spirito. Il Regno di Dio che Gesu’ predico’ e inauguro’ in se stesso con la sua passione, morte e risurrezione e’ tanto Regno quanto e’ il regno dello Spirito.

23. Giovanni Paolo II chiamo’ lo Spirito Santo “il protagonista di tutta la missione ecclesiale”26 perche’ la missione della Chiesa e’ sempre e inseparabilmente unita allo Spirito27.

In ogni epoca, il vero agente del rinnovamento e dell'evangelizzazione è lo Spirito Santo, che certamente non mancherà di aiutare ora la Chiesa a trovare, in una società in rapido cambiamento, le energie evangelizzatrici e i metodi necessari 28.

  1. Lo vento soffia dove vuole” ( Gio 3,8) e la sua “presenza e azione sono universali” e “ sta all'origine dei nobili ideali e delle iniziative” ed e’ presente “nella societa’, nella storia, nei popoli e nelle culture29. Lo Spirito soffia solo per apportare comunione e stabilire il Regno di Dio nel cuore della gente attraverso Gesu’ Cristo. Tutta l’opera salvifica del Figlio e’ diretta verso lo Spirito. Tutta l’attivita’ dello Spirito e’ diretta verso il Figlio. Lo Spirito lavora nel cuore di tutti solo per renderli capaci di accettare liberamente la grazia della salvezza e della comunione in gesu’ Cristo che Dio ci offre.

  1. Ma tutto ciò si è compiuto ed incessantemente si compie per opera dello Spirito Santo»30. Difatto e’ attraverso lo Spirito Santo che la volonta’ universale di Dio, che vuole la salvezza di tutti gli uomini, diventa realta’ perche’ “dobbiamo ritenere che lo Spirito Santo dia a tutti la possibilità di venire associati, nel modo che Dio conosce, al mistero pasquale” 31. La salvezza e’ pertanto offerta a tutti, anche a coloro che non conoscono Cristo o che non sono membri della Chiesa 32. In questa luce il Vaticano II dimostro’ un atteggiamento positivo verso le altre religioni. E insiste che tutto cio’ che e’ vero e sacro in queste religioni e nei loro insegnamenti e codici di vita e di condotta “riflette un raggio di quella Verita’ che illumina tutto” 33. E’ nella prospettiva di questa ecclesiologia che il Concilio stimolo’ decisamente la Chiesa ad essere piu’ missionaria e, di conseguenza, di inizare “dialogo e collaborazione con i seguaci delle altre religioni”34.

El tema de la naturaleza misionera de la Iglesia se puede organizar mejor. Lo de la “iglesia local” también debe recogerse en un solo número

La Chiesa: Missionaria per Natura.

26. Gesu’ invio’ la Chiesa per continuare la sua missione: “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato.” (Mt 28, 19-20). Cristo e’ “la luce delle genti” 35 per cui la Chiesa, suo corpo, e’ “il sacramento universale della salvezza” 36 e la sua identita’ e azione e’ al servizio di Cristo. Essa e’ dunque inviata a tutte le genti per proclamare la Parola e testimoniare Cristo, affinche’ possa stabilirsi tra le genti che non hanno ancora ascoltato il Vangelo. Questo il motivo percui “la Chiesa pellegrina e’ per natura missionaria”37. Ne consegue che e’ la sua fedelta’ alla missione di Cristo che le consente di crescere come Chiesa di Gesu’ Cristo.

27. Al fine di compiere la sua missione la Chiesa ha il dovere di inviare gli araldi del Vangelo al proclamare la Buona Novella della salvezza. Il vaticano II ci insegna che il fine di ogni attivita’ missionaria e’ la proclamazione di Cristo e la creazione di comunita’ di credenti.

Fine specifico di questa attività missionaria è la evangelizzazione e la fondazione della Chiesa in seno a quei popoli e gruppi umani in cui ancora non è radicata” 38 .

28. Giovanni Paolo II lo ribadi’ insistendo che ogni Chiesa locale, anche quelle stabilite di recente, sono corresponsabili degli sforzi della Chiesa Universale. “Rimane da compiere un grande lavoro di impianto e di sviluppo della chiesa...... La responsabilità di tale compito ricade sulla chiesa universale e sulle chiese particolari, su tutto il popolo di Dio e su tutte le forze missionarie. Ogni chiesa, anche quella formata da neoconvertiti, è per sua natura missionaria, è evangelizzata ed evangelizzante” 39.

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23 Cf. Evangeli Nuntiandi, 27.

24 Redemptoris Missio, 4.

  1. Paolo VI Esortazione Postsinodale Evangelii Nuntiandi, 22.

  2. Redemptoris Missio, 21.

  3. Redemptoris Missio, 36.

28 Giovanni Paolo II Esortazione Postsinodale Ecclesia in Oceania, 19.



29. Redemptoris Missio, 28

30. Giovanni Paolo II, Enciclica Dominum et Vivificantem, 52

31. Gaudium et Spes, 22.

32. Lumen Gentium. 16.

33. Lumen Gentium, 16.

34. Nostra Aetate, 2.

35. Lumen Gentium, 1.

36. Lumen Gentium, 48.

37. Ad Gentes, 2.

38. Ad Gentes, 6.



El nº 29 es enredado: Si se quiere hablar de las Iglesias locales, ver RM 48, con el texto muy bonito sobre el objetivo de la Misión ad Gentes: formar (fundar) comunidades cristianas y desarrollarlas hasta su completa maduración

29. Per formazione della Chiesa locale come risultato dell’attivita’ missionaria non si intende solamente e anzitutto l’espansione geografica o la crescita visibile di un’organizzazione. La Chiesa non esiste per se stessa, ma per condurre la gente a Gesu’ Cristo. Questa non e’ solo una questione di crescita numerica. Si tratta invece di un processo per cui la chiesa diventa disponibile a tutte le genti come sacramento della salvezza di Gesu’ Cristo.

30. Su questo punto Don Chavez ci ricorda che “La missione Salesiana si compie all’interno della missione della Chiesa”40. Noi Salesiani abbiamo percio’ il dono e il dovere di far ringiovanire la Chiesa amandola e dedicando a lei la nostra vita. Con il nostro carisma noi ci sforziamo di far si che diventi una Chiesa sempre piu’ giovanile, dove i giovani si sentono a casa e ne condividono la vita e il ministero 41. No aquí

La Chiesa: Al Servizio del Regno

31. Gesu’ non ha solo proclamato la buona novella. Lui stesso e’ la Buona Novella (Mc 1.1). Egli incarna il progetto di Dio per la salvezza del Mondo. Questo e’ il motivo per cui noi dobbiamo ricordare che il Regno di Dio ci e’ rivelato nella persona di Cristo: “Il Regno di Dio......... è innanzi tutto una persona che ha il volto e il nome di Gesù di Nazareth, immagine del Dio invisibile”42.

32. La Chiesa stabilita da Gesu’ Cristo sulla terra e’ legata essenzialmente e indissolubilmente con Il regno di Dio. La Chiesa e’ al servizio del Regno di Dio. Il Regno, proclamato da Cristo, si trova in lei in una modalita’ imperfetta, ma autentica. Essa e’ il seme, il segno e lo strumento del Regno 43. La Chiesa addita il Regno e di fatto lo realizza, quantunque, data la sua natura pellegrina, non ha ancora raggiunto la perfezione44. Come Cristo e’ unito alla Chiesa suo corpo, cosi’ la chiesa e’ unita al Regno suo seme. Essa e’ inoltre testimone del Regno attraverso la diffusione dei valori evangelici.33. Mentre la Chiesa anticipa il Regno in modo limitato, ma reale, il Regno appare come una sfida alla Chiesa poiche’ essa e’ costantemente invitata a diventare quel Regno che raggiungera’ la perfezione alla fine dei tempi. L’azione di Dio non e’ ristretta alla sua Chiesa visibile. La Chiesa e il Regno sono distinti, non sono identici, ma nemmeno separati. 

Evangelizzazione: La Missione della Chiesa

34. Gesu’ stesso e’ il primo e il piu’ grande evangelizzatore45. Il termine evangelizzazione fu usato per la prima volta nei documenti del magistero da Paolo VI (¿será cierto? De todas mneras es un término bíblico: ej. Lc 4, 18.43 y no me parece tan seguro el dato sobre el magiste rio: ver además LG 35; AG 6) per riassumere l’intera missione della chiesa di proclamare Gesu’ Cristo con le opere (testimonianza di vita) le parole (predicazione), la proclamazione, la catechesi, le attivita’ pastorali e con l’annuncio della Buona Novella a tutta l’umanita’, trasformandola interiormente in modo che il Regno e le sue esigenze siano rese note a tutti, cosa che, a sua volta, apporta la liberazione dal peccato e dal male, attraverso un rinnovamento radicale di mente e di cuore (metanoia)46. (“Evangelli Nuntiandi faceva una netta distinzione tra ´evangelizzazione´ e ´attivitá missionaria´-- ´evangelizzazione´come concetto piú generale (nel senso di missio ecclesiae), ´missione´ specificamente come activitaas missionalis” (Karl Müller, Missiologia: un´introduzione, in SEBASTIAN KAROTEMPREL ED. , Seguire Cristo nella missione, Manuale di Missiologia, San Paolo, 1996, pag 19) Questa comprensione dell’evangelizzazione, sottolineata dai Papi recenti, non dovrebbe diminuire la comprensione delle attivita’ specificamente missionarie della Chiesa, che e’ la proclamazione diretta di Cristo a coloro che non lo conoscono e non hanno sentito il suo Vangelo, cioe’ la missione ad gentes47.

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39. Redemptoris Missio, 49.

40. P. Chavez, “Conferenza nell’Incontro con la Famiglia Salesiana nel 150mo anniversario dei Fondazione, Torino, 19 dic. 2009, 6. 41. P Chavez, “Ringiovanire il volto della Chiesa, che e’ la Madre della nostra Fede”, in ACG, 388

42. Redemptoris Missio, 18

43. Cf. Lumen Gentium, 5.

44. Cf. Redemptoris Missio, 18; Congregazione per la Dottrina della Fede” Istruzione Dominus Iesus, 18-19.

45. Cf. Evangelii Nuntiandi, 7.





35. Non tutta l’attivita’ evangelizzatrice della Chiesa e’ specificamente “missionaria” in quanto molte delle sue attivita’fanno parte della sua attivita’ pastorale ordinaria. Papa Paolo VI ha criticato coloro che per una piu’ ampia comprensione della “missione”, che include tutta l’attivita’ evangelizzatrice della Chiesa, considerano “l’attivita’ missionaria” ormai finita48. Invero, cio’ che rende un’attivita’ evangelizzatrice specificamente “missionaria” e’ l’importanza e la priorita’ alla prima proclamazione come base insostituibile, centro, apice e priorita’ permanente della dinamica missionaria della Chiesa 49.

36. Coloro che sono stati evangelizzati formano una comunita’ che a sua volta diventa evangelizzatrice. Di fatto la comunita’ Cristiana al fine di portare avanti la sua missione evangelizzatrice, ha bisogno di essere costantemente evangelizzata. Si tratta di un processo di conversione e rinnovamento permanente 50. Solo una comunita’ conscia della necessita’ di essere evangelizzata sara’ capace di trasmettere ad altri il messaggio di salvezza:  

Coloro che accolgono con sincerità la Buona Novella, proprio in virtù di questo accoglimento e della fede partecipata, si riuniscono nel nome di Gesù per cercare insieme il Regno, costruirlo, viverlo. Essi costiutiscono una comunita’ che e’ a sua volta evangelizzante51.

37. L’Evangelizzazione e’ un azione ecclesiale 52, il che significa che non puo’ essere un’iniziativa di una persona o di una congregazione, perche’ ogni evanzelizzatore e ogni attivita’ evangelizzatrice e’ legata alla Chiesa universale assieme alle chiese locali. Anche le nuove chiese devono partecipare al compito di evangelizzare il mondo. Davvero non esiste una missione parallela e tanto meno una missione opposta a quella della Chiesa.

38. Il lavoro di evangelizzazione e’ una realta’ piu’ ampia dell’imperativo missionario di proclamare esplicitamente la Buona Novella (Mc. 16, 15). I cristiani e la Chiesa evangelizzano quando fanno si che i valori evangelici pentrano nella mente, nel cuore, nelle culture e nelle azioni della gente del loro tempo. Quando viviamo la nostra fede e mettiamo in pratica i valori evangelici nel quotidiano, allora noi stiamo evangelizzando con la testimonianza della vita e in questo modo portiamo la presenza salvifica di Cristo nella societa’ attuale53. L’evangelizzazione avviene secondo questa modalita’ nei luoghi dove la proclamazione del Vangelo o e’ proibita o e’ impossibilitata.

NOTA: El concepto de “valores evangélicos” es discutido: no existen los valores evangélicos pre-definidos. Los valores humanos (presentes en todas las culturas) se vuelven “evangélicos” cuando se abren a Cristo (“sean perfectos como el Padre...). Es importante aclarar esto porque afecta la visión etnocentrista del misionero que busca “las semillas” del Verbo, haciendo selección de “valores evangélicos” cuando todos los valores deben ser reorientados al horizonte del evangelio. De manera que el fin de la evangelización no es hacer penetrar los valores evangélicos en las culturas (esta actitud ha implicado formas de transculturación indebidas) sino hacer que los valores humanos se abran al horizonte del Evangelio. Con esto hay una actitud distinta en el misionero que fundamentalmente aprecia la cultura en su conjunto (con sus elementos históricos positivos y negativos) y no solamente algunas “semillitas” y propone a la gente una revisión y purificación de “todos” los valores, abriéndolos a Cristo. Esta acción de apertura a Cristo lo debe hacer la misma comunidad (y no el misionero que supuestamente llega con el paquete de “valores evangélicos”), poco a poco releyendo su historia y su cultura a la luz del Evangelio.

De manera que no hay culturas que tengan más valores evangélicos que otras... sino que todas tienen que dar una nueva apertura a todos los valores culturales (un trabajo continuo porque la meta es la santidad de Dios).Todos los resultados históricos en la “maduración” de los valores a la medida de Cristo son momentos “relativos” y no siempre son aplicables a otros en sus contextos históricos.

Igualmente: “vivir los valores evangélicos en lo cotidiano” es una forma de evangelizar no porque aparezcan más “perfectos” en su “novedad” (pueden pasar por simples diferencias culturales...), sino porque “cuestionan”, solicitan respuestas que apuntan a Cristo y a “su” novedad. No son los valores que son “nuevos”, sino que es Cristo la novedad a la cual apuntan los valores.

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46. Lumen Gentium, 35; Evangelii Nuntiandi, 6,8-11, 17-18 Congregazione per la Dottrina della Fede, Nota Dottrinale su Alcuni Aspetti dell’Evangelizzazione, 2, 11.

Non v´é dubbio che il concetto della Evangelii Nuntiandi rappresenta un passo avanti nell´autocoscienza della chiesa. Esso trova il suo ritmo in una visione sostanzialmente positiva della chiesa attuale (cf EN 7), dei rapporti interconfessionali (cf. EN 54;77) e dell´ecumenismo a livello mondiale (religioni, “uomo di buona volontá”) (cf EN 53 e in parte 55). Pone il suo orizzonte in una forte istanza di globalitá (cf EN 24) che condiziona attivitá e momenti ecclesiali, luoghi e gruppi culturali, storia di chiesa e storia di umanitá. Colloca il suo traguardo nella composizione del “teologico” con “l´antroplogico” (cf EN 25 ss), della conversione interiore a Cristo (cf EN 18 e 10) (specifico, essenziale fine della´evangelizzazione) con la promozione umana (elemento integrante dell´evangelizzazione), in una fedeltá e creativitá che va dal Cristo figlio di Dio al Cristo solidale con l´uomo soprattutto povero. Presta attenzione alla chiesa particolare ed all´articolata soggettivitá di una comunitá locale. Interpreta la cattolicitá allargandola dal numerico (chiesa per tutti gli uomini) e dal geografico (chiesa pe tutte le nazioni) al qualitativo (chiesa di tutti i valori) ed alle culture (chiesa di tutte le culture). Pertanto il concetto di evangelizazione della Evangelii Nuntiandi puó considerarsi un evento; sulla soglia del terzo millennio del cristianesimo (cf EN 82) ed all´inizio di una nuova epoca dell´umanitá, puó risultare un decisivo evento di salvezza; dunque, in un certo qual modo, un kairós della sotoria della salvezza” D. VALENTINI, Evangelizzazione, in Nuovo Dizionario di teologia, Ed. Paoline, Roma 1982, Supplemento, 1978-1985. Citazione a p. 1980 (Citado de Severino DIANICH, Chiesa in missione. Per una ecclesiologia dinamica. EP 3°, Torino 1987

47. Cf. Evangelii Nuntiandi, 15; Redemptoris Missio, 2.

48. Cf. Evangelii Nuntiandi, 53, 52-52

49. Cf. Redemptoris Missio, 44; Evangelii Nuntiandi, 27.

50. Cf. Unitatis Reintegratio, 6.

51. Evangelii Nuntiandi, 13.

51. Evangelii Nuntiandi, 60;

52. Redemptoris Missio, 45.

53. Cf. Evangelii Nuntiandi 17-20 dove Papa Paolo VI dice di essere cauti nei confronti di una visione parziale e frammentaria di evangelizzazione.





39. Nel proclamare il Vangelo la Chiesa non impone nulla, ma propone incessantemente la verita’ che e’ capace di dare significato e direzione all’esistenza. “la verità non si impone che per la forza della verità stessa” 54, attraverso un processo ci convinzione55. Il modo di proporre la verita’, tuttavia, rispetta pienamente la dignita’ e la liberta’ dell’uomo e non accetta tecniche e tattiche indegne del Vangelo56. . Per lo stesso motivo la Chiesa difende la liberta’ e il diritto di abbracciare la fede cristiana57.

40. L’onesto accompagnamento dell’intelligenza e liberta’ di una persona verso l’incontro con Cristo, che e’ verita’, e la libera scelta di appartenere a Lui ed entrare nella Chiesa non si oppone alla dignita’ dell’uomo e non ne diminuisce la liberta’, anzi, la eleva e la dirige verso il suo compimento 58. E’ la persona umana che offre liberamente se stessa al Dio che si rivela, attraverso la sottomissione dell’intelletto e della volonta’ e il libero assenso all’auto-rivelazione di Dio. E questo Paolo lo chiama “obbedienza della fede” (Rom 16, 26; cf. Rom 1, 5; 2 Cor. 10, 5-6).



Ya en lo que sigue se introduce un estilo diferente, no temático, sino de referencia del magisterio de un Papa con citas que no dan una visión más completa (temática) de los conceptos que se expresan: por ejemplo con “per misio ad gentes si intende…” se da una definición muy limitada y eso no ayuda (ver por ej. lo que añade RM 48)



Una Missione, Tre Aree Giovanni Paolo II affermo’ che l’unica missione della Chiesa ha tre diversi contesti o aree che nella proclamazione del Vangelo richiedono approcci, metodi e sistemi diversi l’uno dall’altro 59.

  1. Per Missio ad Gentes si intende il lavoro di proclamazione a gente o a gruppi che non conoscono Cristo e il suo Vangelo e non sono ancora in grado di incarnare la fede nel loro contesto e di proclamarlo ad altri gruppi 60, e inoltre agli emigranti che seguono altre religioni 61.

  2. Per Attivita’ Pastorale Ordinaria si intende il lavoro di evangelizzazione tra le comunita’ Cristiane che hanno adeguate strutture ecclesiali, vivono con fervore la loro fede Cristiana, testimoniano il Vangelo nel loro contesto con senso di dedizione alla missione universale 62. Anche la cura pastorale delgi emigranti fa parte di questa attivita’ che mira ad aiutare questa gente a far fronte alle difficolta’ che emergono dall’ essere sradicati dal loro paese, cultura e tradizione religiosa 63

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54. Dignitas Humanae, 1.

55. Cf. Benedetto XVI Indirizzo alla Curia Romana, Saluti Natalizi (22 dic. 2005) in AAS 98 (2006) 50 “D’altro canto e7 molto diverso il percepire la liberta’ relkgiosa come un bisogno che deriva dall’esistenza umana, o addirittura come una conseguenza intrinseca della verita’ che non puo’ essere imposta esternamente, ma che la persona deve adottare con un processo di convinzione .”

56. Dignitas Humanae, 11

57. Cf. Ad Gentes, 13

58. Cf. Congregazione per la Dottrina della Fede, Note Dottrinali su Alcuni Asetti dell’Evangelizzazione, 5, 7.

59. Redemptoris Missio, 32.

60. Giovanni Paolo II Ecclesia in Africa, 57; Ecclesia in America, 67-68; Ecclesia in Asia, 20; Ecclesia in Europa, 45-46; Ecclesia in Oceania,13-20

61. “Non il dialogo fraterno e neppure lo scambio e la condivisione dei “valori” umani possono diminuire la dedizione della Chiesa all’Evangelizzazione” Instructio Erga Migrantes Caritas Christi, 69. Cf. Redemptoris Missio, 10-11.

62. Cf.. Ecclesia in Africa, 75-76; Ecclesia in America, 16, 18-19; Ecclesia in Asia, 25, 42; Ecclesia in Europa, 67-82; Ecclesia in Oceania, 22-25.63 .

63. Cf. Pontificio Consiglio per la Cura Pastorale degli Emigranti e degli Itineranti, Instructio Erga Migrantes Caritas Christi, 49.

  1. Per Nuova Evangelizzazione si intende il lavoro di ri-evangelizzazione di quei paesi di antica tradizione Cristiana, e a volte anche di giovani chiese dove l’intero gruppo dei battezzati ha perso il senso vivificante della loro fede; alcuni non si sono mai considerati membri della Chiesa e vivono lontani da Cristo e dal Vangelo. Nel contesto globalizzato della nostra epoca queste aree non si trovano solo in Europa 64, ma anche nelle zone urbane e nelle grandi metropoli dell’Africa 65, America 66, Asia 67 e Oceania 68. Davvero “la sfida della nuova evangelizzazione interpella la Chiesa universale” 69!

42. Questi tre diversi contesti non si possono dividere in compartimeti stagni perche’ in molti luoghi si sovrappongono. Questo significa che in un’area dove e’ necessaria l’attivita’ pastorale ordinaria, alcuni membri della comunita’ abbiano bisogno di una nuova evangelizzazione, mentre in altre aree abbiano bisogno della missio ad gentes 70. Sta diventano sempre piu’ comune che la Comunita’ Educativa-Pastorale di una presenza Salesiana debba rispondere simultaneamente a queste tre aree nel loro progetto Educativo-Pastorale.

43. Globalizzazione, secolarizzzazione e post-modernita’ sono i nuovi contesti che creano nuove frontiere missionarie che non sono solo geografiche. Queste frontiere a loro volta richiedono dai Salesiani profondita’ spirituale e rigore intellettuale perche’ “e’ urgentemente necessario che noi diventiamo comunicatori aggiornati della grande ‘Notizia’”. Di fatti se non c’e’ questa “convinzione interiore”71, non sara’ possibile compiere il “rinnovamento della mente”, che e’ il primo e necessario passo per promuovere quella nuova evangelizzazione cosi urgente e necessaria al giorno d’oggi 72 (No introducir en esta parte doctrinal recomendacines para los saleisanos)



Chiesa di Comunione

44. La Comunione e’ l’essenza della Chiesa73. In questo senso ogni Chiesa locale, anche se appena istituita, quale membro della comunione delle Chiese, e’ responsabile dell’invio di missionari e del contatto con altre chiese locali bisognose di aiuto.

Ogni comunità deve vivere in unità con la chiesa particolare e universale, nella sincera comunione con i pastori e il magistero, impegnandosi nell'irradiazione missionaria ed evitando ogni chiusura e strumentalizzazione ideologica 74.

45. Dal punto di vista dell’ecclesiologia della comunione l’attivita’ missionaria ormai non e’ piu’ soltanto un dirigersi verso quelle che tradizionalmente venivano chiamate “le terre di missione”. Adesso e’ multidirezionale in quanto avviene in qualunque luogo dove un Cristiano attraversa un frontiera per proclamare il Vangelo. Allo stesso modo ogni Chiesa locale e ogni Ispettoria di una congregazione religiosa, sia ricca che povera di personale o di risorse e’ corresponsabile dell’impulso missionario della Chiesa Universale e dell’attivita’ missionaria di tutta la congregazione.





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64. Cf. Ecclesia in Europa, 47, 55.

65. Cf. Ecclesia in Africa, 74, 100-102

66. Ecclesia in America, 20-21, 70-71.67.

67. Cf. Ecclesia in Asia, 20, 39;

68. Cf. Ecclesia in Oceania, 7, 18.69.

69. Benedetto XVI “Omelia. Primi Vespri della Solennita’ dei Santi Pietro e Paolo” Baslica di S.Paolo Fuori le Mura, 28 giugno 2010

70. Redemptoris Missio, 33.

71. E. Vigano’, la “Nuova Evangelizzazione”, in ACG 331

72. Cf. Ecclesia in Oceania, 18.

73. Cf. “Relazione Finale del Sinodo Straordinario 1985”, II B, b. 1; “L’Ecclesiologia della comunione quale centro idea fondamentale dei documenti conciliari”.

74. Redemptoris Missio, 51.

Nella Chiesa intesa come comunione tutti sono datori e ricevitori. E cosi’ oggigiorno i missionari possono provenire da e diregersi verso l’Africa, l’Asia, l’America, l’Oceania e l’Europa.



Priorita’ della Missione ad Gentes

46. “Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato". (Atti 4, 20). La missione ad gentes e’ rivolta a coloro che non riconoscono ancora Cristo come Redentore dell’umanita’, alle culture non ancora inflenzate dal Vangelo e ai posti dove la Chiesa non ha ancora messo radice e non solo in regioni isolate. E’ pure rivolta verso i centri urbani dove emergono nuovi costumi, nuovi stili di vita, nuove forme di cultura, nuove modalita’ e tecniche di comunicazione e nuove psicologie che a loro volta influenzano tutta la popolazione75. La missione ad gentes e’ una missione essenziale e permanente che Gesu’ ha affidato alla sua Chiesa che non conosce limiti di tempo e di spazio. 76. Con il dono totale di se stessi al servizio degli altri, uomini e donne comunicano forza e rinnovato entusiamo nella proclamazione del vangelo. 77.

47. Il compito di proclamare il Vangelo e’ un dovere e una missione essenziale della Chiesa che nella societa’ odierna e’ particolarmente urgente. “Nessuna ragione puo’ giustificare rallentamenti e ristagno” 78. Tutta la Chiesa e’ chiamata a dedicarsi alla missio ad gentes fino alla completa realizzazione della sovranita’ salvifica di Cristo79. Invero “senza la missio ad gentes la dimensione missionaria della Chiesa sarebbe privata del suo significato essenziale e di quell’azione che lo esemplifica80. Ne cosegue che una vita tutta dedicata (ad vitam) alla missio ad gentes, ad exteros (fuori dalla propria patria) continua ad avere un posto d’onore nella Chiesa81. “La vocazione speciale dei missionari ad vitam conserva tutta la sua validità: essa rappresenta il paradigma dell'impegno missionario della chiesa, che ha sempre bisogno di donazioni radicali e totali, di impulsi nuovi e arditi”82. Questo e’ il motivo per cui Papa Benedetto XVI rammenta alle Chiese di antica fondazione e anche alle Chiese giovani che “devono fare della missio ad gentes una priorita’ pastorale”83.

48. In alcuni paesi e contesti missionari la missione ad gentes attraverso una proclamazione espicita di Gesu’ Cristo non e’ possibile e non e’ consentita dalla legge civile. In queste situazioni la missione ad gentes prende la forma dimissione inter gentes. Missio inter gentes e’ un neologismo84 che descrive un approccio alla missione facendo uso di una pedagogia graduale di condivisione della fede in un contesto multiculturale e plurireligioso, attraverso un continuo dialogo di incontro con queste culture, religioni e i loro contesti sociali al fine di svelare la verita’ e i valori agognati nel profondo del cuore umano.









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75. Congregazione per la Dottrina della Fede, Nota Dottrinale su Alcuni Aspetti dell’Evangelizzazione, 12 Redemptoris Missio, 34. 37b, 37c.

76. Cf. Redemptoris Missio, 31, 37°. Consejo Episcopal Latinoamericano V, Aparecida. Documento Conclusivo. (Conferencia Episcopal Peruana, Lima 2007), 152.

77. Cf. Redemptoris Missio, 69b; Vita Consacrata, 105.

78. Benedetto XVI, Messaggio per l’82ma giornata missionaria mondiale 2008

79. Cf. Benedetto XVI, Messaggio per l’83ma giornata missionaria mondiale 2009, 3

80. Redemptoris Missio, 34.

81. Redemptoris Missio, 32, 66, 79.

82. Redemptoris Missio, 66.

83. “Ricordo alle Chiese di antica fondazione e anche a quelle piu’ recenti che il Signore le ha inviate per essere il sale della terra e la luce del mondo e le ha chiamate a diffondere Cristo, Luce delle nazioni, fino agli ultimi confini della terra. Essi devono fare della Missio ad Gentes una priorita’ pastorale”. Benedetto XVI, Messaggio per l’83ma giornata missionaria mondiale 2009.

84. Questo approccio pastorale alla missione in dialogo con le culture, religioni e i contesti poveri dell’Asia fu sviluppato gradualmente dalla FABC. Il termine missio inter gentes e’ stato coniato recentemente dai teologi dell’Asia.

Non e’ diametricalmente opposto, ma complementare alla missio ad gentes. In missio inter gentes la proclamazione avviene attraverso il processo il dialogo interculturale e inter-religioso, la promozione umana e lo sviluppo. Missio inter gentes non e ’soltanto un dialogo qualunque, ma un dialogo capace di suscitare domande esistenziali tra i dialoganti e che, nello stesso tempo, li aiuta ad aprire gli orizzonti della ragione al fine di superare la sfera empirica e cosi’ confrontarsi con il problema esistenziale della verita’. Come missionari noi “non saremo timidi quando Dio ci apre le porte alla proclamazione esplicita che il Signore Gesu’ e’ il Salvatore e la risposta alle domande fondamentali dell’esistenza umana” 85. La missio inter gentes richiede una seria preparazione in missiologia e nel dialogo interreligioso.



MÉTODOS PARA LA EVANGELIZACIÓN: TESTIMONIO, ANUNCIO, DIÁLOGO

(Sería interasante organizar temas dispersos bajo estos tres conceptos y en ese orden))

Metodo della Missione: Il Dialogo

49. La relazione di Dio con l’umanita’ e’ un dialogo di salvezza che il Padre ha iniziato con l’uomo e lo Spirito Santo attivo nel mondo continua attraverso Cristo. L’autocomprensione della Chiesa propugnata dal Vaticano II l’ha portata a riconoscere che anche altre tradizioni religiose sono espressioni dell’anelito umano per il transcendente e che di fatto sono “semi della Parola” 86 e riflessi dei “raggi della Verita’ che illumina tutti gli uomini” 87. La scoperta di cio’ che in esse e’ vero e santo ci fa capire cio’ la relazione che ognuna di esse ha con Cristo e la Chiesa. Tuttavia la Chiesa ci avvisa di essere cauti nell’identificare questi “raggi” e “semi” non al fine di pregiudicare il dialogo, ma di assicurarne l’integrita’.

50. Il dialogo e’ diventato parte della comprensione della sua missione e percio’ e’ intrinseco e non facoltativo per la nostra comprensione della Chiesa di oggi. In questo senso la missione viene sempre piu’ intesa come un dialogo con realta’ socio-politiche, culturali e religiose88. La Chiesa ha la missione di portare avanti il dialogo e renderlo accessibile a tutti attraverso un dialogo aperto, sincero e continuo con le culture, le religioni e le realta’ sociali nel suo contesto e con gli altri cristiani. La Chiesa non vacilla quando i suoi sforzi per il dialogo a volte non sono apprezzati e corrisposti positivamente. Essa rimane fedele al compito che il Signore le ha affidato perche’ ha un messaggio da comunicare: Gesu’ Cristo nostro Signore e Salvatore 89

51. La comunita’ Cristiana non e’ un ghetto ma e’ aperta verso la societa’ in cui si trova. Tra l’altro contribuisce all’arricchimento della societa’ con con le sue ispirazioni Cristiane. In questo modo la comunita’ Cristiana diventa foriera della Buona Novella. Questo dialogo coltivato dalla Chiesa e’ in fatti un “dialogo di salvezza”90!

Quattro forme di dialogo

52. Il dialogo e anzitutto uno stato mentale, una disposizione. Ci sono diverse forme di dialogo che sono vicendevolmente correlate 91.

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85. FABC, “Camminando Assieme Verso il terzo Millenio”, 4.3

86. Ad Gentes, 11. 87. Nostra Aetate, 2

88. Gaudium et Spes, 1; Redemptoris Missio, 55; Evangelii Nuntiandi, 81.

89. Paolo VI, Enciclica Ecclesiam Suam, 65.

90. Ecclesiam Suam, 84; Consejo Episcopal Latinoamericano V, Aparecida. Documento Conclusivo, 172-173.

91. Cf. Consiglio Pontificio per la Promozione dell’Unita’ Cristiana, Direttorio per l’applicazione dei Principi e delle Norme sull’Ecumenismo, 182-182; Consiglio Pontificio per il Dialogo Interreligioso, Dialogo e Annuncio 9, 42 ss.



 a. Il dialogo della vita non e’ qualcosa di formalmente organizzato e ha luogo nel contesto del quotidiano. Si svolge quando membri di diverse comunita’ ecclesiali seguaci di altre religioni e persone di culture diverse cercano di vivere in maniera costruttiva problemi e umane preoccupazioni con uno spirito di vicinanza e di apertura, condividendo gioie e dolori e testimoniando vicendevolmente i valori vissuti secondo la propria tradizione religiosa. In questo modo si crea un clima vicendevole di comprensione, rispetto, accettazione, amicizia e solidarieta’.

b. Il dialogo dell’azione ha luogo quando Cristiani di diverse denominazioni, seguaci di altre religioni e gente di culture diverse collaborano con pregetti umanitari, sociali, economici e politici per lo sviluppo e la liberazione totale della gente. Questa forma di dialogo e’ un necessario complimento e il risultato pratico del dialogo di vita.

c. Un’altra forma di dialogo e’ il dialogo dello scambio teologico, in cui specialisti cercano di confrontare, approfondire e arricchire la comprensione delle loro rispettive eredita’ religiose al fine di apprezzarne a vicenda i valori spirituali e scambiare nuove vedute, pronti a capire l’altro senza pretese e senza piccolezze mentali “con verita’, umilta’ e lealta’”92. Ne conseguira’ non solo l’arricchimento reciproco, ma anche il superamento di eventuali pregiudizi e conflitti che possono sorgere fra Cristiani e seguaci di altre religioni e la promozione di aiuto e testimonianza vicendevole nell’affrontare i problemi che affliggono l’umanita’.

d. In fine, attraverso il dialogo dell’esperienza religiosa, persone che sono ben radicate nella loro religione e tradizione spirituale s’incontrano per condividere le loro ricchezze spirituali e le loro esperienze del divino nel contesto della loro tradizione. Questa forma di dialogo non manchera’ di essere guida verso “la purificazione e conversione interiore che, se perseguìta con docilità allo Spirito, sarà spiritualmente fruttuosa”93.

53. ( La vida consagrada iría bien bajo el tema del TESTIMONIO y no del diálogo))

La vita consacrata non e’ solo vissuta nella Chiesa e per la Chiesa, ma raggiunge gli altri Cristiani, i seguaci delle altre religioni e fa in modo che ogni persona contribuisca conspicuamente nel grande dialogo della Chiesa, abbattendo il muro della divisioni e dei pregiudizi, attraverso la testimonianza di una vita povera, umile e casta e impregnata di ospitalita’ cordiale, amicizia e amore fraterno per tutti94.

54. (Este punto va mejor como desarrollo del tema del Sistema Preventivo que implica el diálogo con los destinatarios de la evangelizacion eduacadora)

Lo stile salesiano di prendere l’iniziativa e di fare il primo passo verso l’altro senza badare alle sue tradizioni religiose, convinti che ogni cuore e’ un terreno fertile per svelare la verita’ e per compiere il bene generosamente, e’ un contributo importante al dialogo 95. E’ ovvio che nei nostri ambienti Salesiani il dialogo della vita e il dialogo dell’azione sono le modalita’ piu’ spontanee e piu’ comuni delle relazioni fra la gente di altre tradizioni religiose e altre culture. Tuttavia noi per vocazione siamo disposti ad entrare in dialogo per venire a contatto con altre esperienze ugualmente sincere presenti in altre religioni, perche’ la vita consacrata e centralizzata nell’esperienza di Dio 96.

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92. Redemptoris Missio, 56.

93. Redemptoris Missio, 56.

94. Cf. Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e Societa’ di Vita Apostolica, Ripartire da Cristo: Un rinnovato impegno della Vita Consacrata nel Terzo Millenio, 40; Vita Consacrata, 100-102; Direttorio per l’Applicazione di Principi e Norme sull’Ecumenismo, 50.

95. Cf. J. Vecchi, “Levate i vostri occhi e guardate i campi che gia’ biondeggiano per la mietitura”, 6, in ACG 362.

96. Cf. Vita Consacrata, 79, 102.



LE VIE DELL´EVANGELIZZAZIONE

        1. La testimonianza

Itinerario della Missione: la Proclamazione Iniziale

No me convence esta presentación de la evangelización en itinerarios porque da la idea como si se tratara de “momentos sucesivos” o de circunstancias especiales (se dice por ejemplo que el testimonio es importante cuando no se puede dar un anuncio explícito). En realidad el testimonio, el anuncio, la promoción humana, el diálogo interreligioso, el ecumenismo etc. están presentes siempre y en todo momento de la acción evangelizadora, como elementos complementarios de la misma evangelización integral. La RM habla de “VÍAS” DE LA MISIÓN: no es lo mismo que “itinerarios”: vía quiere decir “manera de”.

55. “Il Vangelo deve essere proclamato con la testimonianza”97 che ne e’ la manifestazione vissuta (Atti 2, 4). Davvero la prima forma proclamazione del Vangelo e’ la testimonianza di un’autentica vita Cristiana del missionario e di tutta la Comunita’ Cristiana. Mettendo in pratica il Vangelo e raggiungendo le persone nella realta’ concreta del quotidiano, nel loro contesto culturale, nelle loro particolari tradizioni religiose e condizioni economiche, il messaggio di Cristo puo’ penetrare la mente e il cuore di coloro che non lo conoscono o magari lo rifiutano. La testmonianza di un’autentica vita Cristiana e’sempre un invito a sfidare le domande esistenziali e la ricerca di risposte attraverso modalita’ piu’ consce, piu’ personalizzate e piu’ profonde. Una vita Cristiana autentica e’ radicata nell’interiorita’ e nella contemplazione, e a sua volta suscita una preghiera che e’ integrata nella vita e a sua volta genera una chiara testimonianza di amore e di servizio 98. “Noi siamo anzitutto missionari perche’ siamo quello che siamo.......... prima di essere missionari in parole e fatti”99.

56. “La prima qualita’ che definisce tutta l’evangelizzazione e’ l’attivita’ specificamente missionaria della prima Proclamazione”100. Per prima proclamazione si intende il primo contatto in cui si fanno palesi le esigenze di una sincera adesione a Gesu’ Cristo e al suo Vangelo mediante la fede e la conversione 101. Non e’ solo diretta a coloro che non conoscono Gesu’ Cristo ma anche a ai battezzati che, dopo un incontro iniziale col Vangelo, hanno abbandonato la fede e diventati adulti, desiderano riscoprirla nuovamente (chiamata anche nuova evangelizzazione). La proclamazione iniziale” ha un compito centrale e insostituibile” ed “e’ una poriorita’ permanente della missione”102.

57. “La parola di Dio pero’ non e’ incatenata” (2 Tim 2, 9) per cui, come gia’ espresso al n. 38, dove e’ o proibita o impossibile la proclamazione esplicita del Vangelo avviene anzitutto con la testimonianza della vita e la promozine umana. Come missionari siamo pesenti in questi contesti perche’ possediadiamo una fede da condividere e una Buona Novella da far conoscere e soprattutto da testimoniare. Noi siamo testimoni della fede che ci anima, della speranza che ci sostiene e dell’amore che riceviamo da Dio e che vogliamo condividere con tutti. La nostra presenza e’ per la “semina” e non per la “mietitura” del seme del Vangelo che un giorno crescera’ e portera’ frutto. Noi iniziamo un itinerario di cui forse non vedremo mai i frutti. La nostra preghiera, il nostro insegnamento in scuole Cattoliche o governative, la nostra presenza in cliniche e ospedali, le nostre attivita’, che promuovono la vita e difendono la dignita’ umana nella condivisione del quotidiano con la popolazione locale, procureranno il lievito’ che un giorno portera’ frutti ben superiori alle nostre capacita’. Invero il Regno non e’ solo al di la’ dei nostri sforzi, ma e’ al di la’ della nostra visione. In questi contesti la proclamazione iniziale segue necessariamente “una pedagogia che introduce la gente gradualmente” alla persona, all’insegnamento e al mistero di Gesu’ Cristo Signore e Salvatore.

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97. Redemptoris Missio, 21.

98. Cf. FABC, “La preghiera-Vita della Chiesa in Asia”, II, 16-20, III, 27. (introdurre la versione italiana)

99. Redemptoris Missio, 23.

100. Dicastero delle Missioni Salesiane, Manuale del Delegato Ispettoriale per l’Animazione Misionaria (Dicastero delle Missioni Salesiane, Roma, 1998), II, 1.

101. Redemptoris Missio, 47.

102. Redemptoris Missio, 44; Cf.Gevaert, Il Primo Annuncio (LDC, Torino, 2008).



2.- L´Annuncio inculturato

(La inculturación no es un momento de un itinerario sino una condición integrante de la evangelización en todos sus momentos)

58. La Chiesa pur facendosi premura di presentare Gesu’ Cristo efficacemente non solo rispetta la cultura senza richiedere di rinunciarvi104, ma anche Lo proclama nella lingua e attraverso la cultura di chi la ascolta105. L’inculturazione si presenta dunque come uno scambio dialogico, vicendevole e critico tra il Vangelo e la cultura locale.Il vangelo, in diálogo con la cultura, mette in “crisi” la visione del mondo, i significati e i criteri di una data cultura, e non implica solo trasposizioni o modificazioni linguistiche e metodologiche, rituali e simboliche, organizzative e normative. le espressioni e l’orientamento interno ed esterno delle sue azioni. Un’altra dimensione dell’inculturazione e’ l’evangelizzazione della cultura, cioe’ la formazione di una mentalita’ Cristiana (una visione del mondo nell´ottica del Vangelo) per cui nella vita ordianaria nelle famiglie, nella scuola, nella comunicazione sociale, nella vita culturale, nell’ambiente di lavoro, nell’economia, nella politica, nel tempo libero, in buona salute e nella malattia il Vangelo diventa una via che da significato all’esistenza contemporanea106 (no solamente contemporánea.) Ma tutto questo presuppone che il Vangelo sia proclamato in un linguaggio e in una modalita’ capiti dalla gente di oggi, che si trovano in mezzo a processi culturali e sociali in costante trasformazione.



59. Dato che la gente cambia, evidentmente anche la cultura si evolve. Per cui non si potra’ mai dire di aver finito il lavoro di inculturazione. Si tratta di un processo difficile e lungo che richiede coraggio e costanza e che non e’ altro che il frutto di una progressiva maturazione nella fede107. A volte questo scambio dialogico, vicendevole e critico puo’ anche causare una rottura con la storia precedente oppure l’acquisto progressivo di un nuovo modo di pensare, dove la apertura dei valori umani all´orizzonte della Santitá di Dio, introdotta dal Vangelo, mette in crisi costantemente i valori di ogni cultura. Questo dialogo, tuttavia, non distrugge la cultura. Anzi, la purifica e la eleva108. Tuttavia e’ un processo lento che richiede tempo109 e ha bisogno di essere guidato e incoraggiato, ma non forzato, altrimenti susciterebbe reazioni negative tra i Cristiani110.



60. Durante tutta la storia della religione uomini e donne sono stati all’avanguardia nell’evangelizzazione della cultura col promuoverla. Molti hanno studiato e difeso le culture locali. Con la loro dedicazione e amoroso impegno nello studio e nella vita intellettuale essi hanno coltivato il dialogo tra la fede e la cultura. Ci sono pure coloro che tstimoniano il Vangelo con i mezzi di comunicazione sociale111. (Esta referencia no pega aquí): Come salesiani “la nostra tipica sintesi tra educazione e evangelizzazione ci rende particolarmente sensibili all’inculturazione”112





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103. Cf. Ecclesia in Asia, 20.

104. Cf. Ecclesia in Oceania, 16.

105. Cf. Ecclesia in america, 70.

106. Cf. Ecclesia in Europa, 58; Ecclesia in Asia, 70-72; Dialogo e Proclamazione,45

107. Cf. Redemptoris Missio, 22.

108. Ecclesia in Africa, 87.

109. Cf. Redemptoris Missio, 52.

110. Cf. Redemptoris Missio, 54.

111. Cf. Vita Consacrata, 98-99.



Itinerario della Missione: 3.- Promozione Umana e Solidarieta’ (Evangelización integral)

(Este tema se toca cuando se habla de la Evangelizacion integral donde se supera muy bien la visión de la promoción humana para la liberación como de una supuesta pre-evangelización)

61. Il dialogo con la realta’ sociale che influisce sulla persona umana e’ la via che guida allo sviluppo umano integrale. Fin dal Vaticano II e’ cresciuta costantemente la coscienza della relazione fondamentale tra la missione evangelizzatrice della Chiesa e la promozione e liberazione umana. La promozione umana e lo sviluppo113 sono relazionati all’evangelizzazione in quanto anticipano il Regno di Dio. Sta di fatto che la promozione umana, la difesa della dignita’ dell’uomo, la denuncia dei mali e delle ingiustizie sociali che opprimono la gente, e tutto cio’ che e’ contrario alla dignita’ dell’uomo e impedisce la sua crescita integrale sono dimensioni integrali della missione della Chiesa114.



Itinerario della Missione:

4.- l’Ecumenismo

62. Se “Credere in Cristo significa desiderare l’unita’”115 lavorare per l’unita’ dei Cristiani non e’ un e’ un’opzione, ma un dovere! Ne segue che l’obiettivo del dialogo ecumenico non e’ solo l’unita’ visibile dei Cristiani, ma la tesimonianza e la proclamazione di Cristo: “perché tutti siano una sola cosa......... perché il mondo creda che tu mi hai mandato”! (Gio 17, 21) Per gli evangelizzatori e’ importante il mostrare la figura di Cristiani maturi nella fede e capaci di trovare punti in comune al di la delle reali tensioni e non presentare l’immagine di gente separata da litigi poco edificanti116. Davvero “la credibilita’ di Cristo stesso e’ legata all’unita’ dei Cristiani”117. Il fine ultimo del dialogo ecumenico e’ pertanto una missione. Noi coltiviamo il dialogo ecumenico con la preghiera, la testimonianza evangelica e la cooperazione nella comune dedizione al servizio e alla testimonianza118.



Itinerario della Missione:

5.- Il Dialogo Interreligioso

63. Il Dialogo Interreligioso e’ “una necessita’ vitale da cui dipende gran parte del nostro futuro”119. E’ un sincero riconoscimento e ascolto della fede dell’altro e un’onesta testimonianza alla nostra fede Cristiana. Richiede percio’ che i dialoganti siano ben ferrati e ben formati nella loro tradizione religiosa, siano forti nella difesa e capaci cosi’ di aprirsi allo Spirito di verita’ che soffia dove vuole (Gio 3, 8) Si tratta di un “donarsi vicendevole”120. Secondo la comprensione della Chiesa, il dialogo interreligioso non e’ solo conversazione e discussione, ma anche godere buone relazioni umane e lavorare assieme a seguaci di altre religioni su temi comuni quali la dignita’ e i diritti dell’uomo, la giustizia, la pace e la preservazione del del creato121.



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112. J. Vecchi, “Levate i vostri occhi e guardate i campi che gia’ biondeggiano per la mietitura” 362; Cf. Vita Consacrata, 79.

113. Il termine “promozione umana” e’ entrato in uso nella Chiesa attraverso la Gaudium et Spes, 35

114. CELAM III, Documento de Puebla, 15; Ecclesia in Africa, 68; Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, Guida Pastorale per Sacerdoti Diocesani delle Chiese Dipendenti dalla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, 9

115. Giovanni Paolo II, Enciclica Ut Unum Sint, 9.

116. Cf. Evangelii Nuntiandi, 77.

117. Giovanni Paolo II “Discorso a Nairobi, Kenia” 198

118. Cf. Vita Consacrata, 101; Il Direttorio dell’Ecumenismo incoraggia importanti iniziative ecumeniche quali la promozione della Bibbia, l’aiuto alle organizzazioni e ai programmi che sostengono le attivita’ missionarie comuni a tutte le Chiese partecipanti, il dialogo interreligioso, la cooperazione nella vita sociale e culturale, la protezione dell’ambiente, la medicina, la comunicazione sociale, ecc. Cf. Direttorio per l’applicazione dei Principi e delle Norme sull’Ecumenismo, 161-218.

119. Benedetto XIV, “Discorso all’Incontro con i Rappresentanti di alcune Comunita’ Mussulmane”, 20ma Giornata Mondiale della Gioventu Colonia, 20 agosto, 2005.

120. Ripartire da Cristo, 44.





64. Il dialogo interreligioso mira a una “piena condivisione di sentimenti e convinzioni”122 e non ha nulla a che fare la coercizione, non punta direttamente sulla conversione e tanto meno usa mezzi disonesti di persuasione aggressiva (proselitismo). La vera conversione dipende solo dalla chimata interiore di Dio e dalla libera risposta dell’uomo. La conversione non e’ scontata. Ma se si avra’ una sincera conversione sara’ un dono di dio e non il frutto di sforzi umani. Invero se uno crede veramente nel Signore Gesu’ Cristo e lo ama sinceramente, non manchera’ di pregare affinche’ mediante il dialogo Cristo sia’ conosciuto, piu’ creduto e piu’ amato, e queso per dare la testimonianza della speranza che e’ in noi. (1 Pietro 3, 15). Questa sincera espressione assicura sincerita’ nel dialogo interreligioso ed e’ parte di una sincera testimonianza nei confronti dell’altro che, a sua volta, puo’ dire lo stesso del Cristiano, secondo le modalita’ della sua religione123. Non dovremmo mai dimenticare la fondamentale verita’ che il giudizio sull’eterna salvezza di una persona puo’ essere dato da Dio e da Dio solo.



65. La nostra comune storia umana ci dimostra che spesso la dimensione religiosa e’ stata usata e sfruttata per giustificare crimini, violenza e terrorismo. Giovanni Paolo II e Benedetto XVI considerano la ricerca della pace nel mondo come un urgente motivo di dialogo interreligioso: e’ “una sicura base per la pace” e scaccia “il terribile spettro di quelle guerre di religione che hanno spesso insanguinato la storia dell’umanita”124. Il dialogo interreligioso non e’ piu’ un’opzione qualsiasi” ma “una necessita’ vitale dalla quale dipende gran parte del nostro futuro”125. Inoltre la nostra fede Cristiana ci presenta motivi piu’ profondi per amare il prossimo e desiderare l’unita’ dell’umanita’ in Cristo, e questo perche’ la nostra fede ci insegna che il Padre in Cristo ha riconciliato a se il mondo. (2 Cor 5, 19). Noi speriamo e crediamo che Dio, che vuole la salvezza di tutti, e’ gia’ al lavoro in tutto cio’ che e’ vero e santo nelle altre religioni.



66. La promozione del dialogo interreligioso e il rispetto per la liberta’ di coloro che praticano la loro religione non spunta dal credere che la verita’ e relativa, ma, al contrario dalla convinzione la verita’ é una e universale, alla quale partecipano tutte le religioni che si puo’ intravvedere qualche aspetto dell’unica verita’ nelle altre religioni, e che l’unico Dio e’ creatore degli elementi di verita’ e di bonta’che condividiamo. La nostra dedizione alla promozine del dialogo interreligioso non dovrebbe mai portarci a spianare impoverire o a diluire la nostra fede126, o a accantonare l’irriducibile differenza che c’e’ fra le varie religioni. Per quanto sia lo stesso Dio che opera negli elementi di verita’ e santita’ delle varie religioni, esse non potranno mai ridursi a un’unica e stessa religione. La sentenza relativista secondo cui il dialogo interreligioso e’ possibile solo se noi rinunciamo a credere che in Gesu’ Cristo Dio si e’ fatto uomo e’ si e’ rivelato in modo unico esclude quella possibilita’ di dialogo che suppone promuovere.127



(Se debe hacer referencia aquí al hecho que el tema del diálogo interreligioso implica muchos interrogante teologicos abierto como el tema de la salvación en las demás religiones y que el misionero debe ir profundizando seriamente estos tema...)



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121. Cf. Segretariato per i Non Cristiani, “Riflessioni e Orientamenti sul Dialogo e la Missione” (1984) 3.

122. Cf. Paolo VI, Ecclesiam Suam, 70-80.

123. “Il dialogo interreligoso non puo’ semplicemente sostituire la proclamazione, ma rimane orientato verso di essa. Questo dovere missionario, inoltre, non deve impedirci di affrontare il dialogo con una profonda volonta’ di ascoltare” Giovanni Paolo II Lettera Apostolica Novo Millenio Ineunte, 56.

124. Cf. Giovanni Paolo II, Novo Millenio Ineunte, 55

125. Cf. Benedetto XVI, “Discorso all’incontro dei Reppresentanti delle Comunita’ Islamiche” Colonia, 20 agosto 2005.

126. Cfr. Redemptoris Missio, 56.

127. Cf. Congregazione per la Dotrina della Fede, Dichiarazione Dominus Iesus, 5.



Vita Religiosa e Missione

67. A imitazione di Gesu’ “che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo” (Gio 10:36) i religiosi, che fanno pubblica professione di seguire Cristo piu’ da vicino e di fare di “Lui” il tutto della loro vita, in virtu’ della loro consacrazione religiosa sono mandati nel mondo a imitare l’esempio di Cristo e donarsi completamente alla sua missione128. Il “tratto missionario e’ essenziale” in ogni istituto di vita consacrata129 e i religiosi “hanno l’obbligo di svolgere un ruolo particolare nell’attivita’ missionaria” di tutta la chiesa.130

68. La vita di comunita’ e’ un elemento essenziale nella missione del religioso. E’ importante come lo e’ la sua vita apostolica. Una comunita’ religiosa e’ un “segno” perenne e leggibile del lavoro di evangelizzazione della Chiesa. Piu’ intensa e’ la fraternita’ in una comunita’ religiosa piu’ grande sara’ la credibilita’ nel Vangelo che proclama e il mistero della Chiesa sara’ piu’ visibile131. Con la testimonianza dei consigli evangelici la vita consacrata si fa testimone dei valori evangelici di cui la Chiesa e’ foriera.132



Spiritualita’ Missionaria

69. Il missionario e’ un individuo inviato a proclamare il Vangelo. E’ il testimone dell’esperienza di Dio che porta gioia interiore. S. Paolo sintetizza la vita del missionario in questi termini “mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno. Tutto io faccio per il vangelo, per diventarne partecipe con loro” (1 Cor. 9, 22-23). Si richiede pertanto che l’attivita’ missionaria sia radicata nella spiritualita’ missionaria. La base di tale spiritualita’ e’ l’intima unione con Cristo e una vita di completa docilita’ allo Spirito; cosi’ il missionario sara’ plasmato dallo Spirito al punto di riflettere l’immagine di Cristo. Gli elementi essenziali della spiritualita’ missionaria sono i seguenti: fortezza di fronte alle sofferenze e alle umiliazioni; capacita’ di discernimento nelle situazioni difficili; capacita’ di svuotare se stesso e superare gente e cose nei suoi confronti; un profondo amore come quello di Cristo verso la Chiesa (Ef 5, 25) che sostiene il suo zelo missionario; e in fine la carita’ pastorale del Buon Pastore che conosce le sue pecore e offre la sua vita per loro (Gio 10). Come gli Apostoli nel cenacolo ogni missionario il missionario “si riunisce con Maria la Madre di Gesu’ per ottenere la forza e il coraggio di vivere la sua vocazione missionaria. In breve, il missionario e’ veramente tale se cammina con sincerita’ e ardore sulla via della santita’. Il vero missionario e’ un vero santo.133



Cooperazione e Solidarieta’ nell’Attivita’ Missionaria

70. In virtu’ del Battesimo, tutti i membri della Chiesa condividono la responsabilita’ dell’attivita’ missionaria. Si dimostreranno responsabili con la testimonianza della vita Cristianaa, con la preghiera accompagnata dai sacrifici per imissionari e le attivita’ missionarie della Chiesa, con la preghiera per le vocazioni missionarie e l’aiuto materiale per le attivita’ missionarie. E’ imporante che siano aiutati a capire che la vera generosita’ Cristiana e’ illuminta e ispirata dalla fede.

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128. “.....I consacrati e le consacrate sono chiamati a fare dei luoghi della loro presenza, vita fraterna nella comunione e nelle sue opere uno spazio di annuncio esplicito del Vangelo ......... In questo modo collaboreranno, secondo il loro carisma di fondazione, alla nascita di una nuova generazione di crsitiani discepoli e missionari, e di una societa’ dove la giustizia e e la dignita’ della persona umana sono rispettate”. CELAM V, Aparecida, Documento Conclusivo, 217.

129. Giovanni Paolo II, Vita Consacrata, 72.

130. Cf. Redemptoris Missio, 69.

131. Cf. Congregazione per la Vita Consacrata, Vita fraterna nella Comunita’, 55.

132. Cf. Redemptoris Missio, 69.

133. Cf. Redemptoris Missio, 87-92..

La domenica missionaria mondiale e’ un’occasione per tutta la Chiesa di approfondire questa coscienza.134 La chiesa, tenendo conto dello spirito con cui vengono fatte le offerte, da’ cio’ che riceve e distribuisce ai poveri i beni materiali che i suoi figli e figlie materialmente piu’ ricchi mettono generosamente a sua disposizione”135.



Missione quale fonte di Vitalita’ per la Chiesa

71. Papa Benedetto XVI ha sottolineato che “i tempi in cui viviamo richiedono un rinnovato vigore missionario”136 . Invero, gli immensi spazi della missione oggi e’ un invito a tutti ad essere protagonisti dell’impegno della Chiesa di proclamare il Vangelo137 “trasmettere la fede a ogni uomo e donna, sempre, ovunque e in ogni cultura”. Questo impegno missionario della chiesa apporta un rinnovamento interiore della fede e della vita cristiana, perche’ “l’attivita’ missionaria rinnova la Chiesa, rivitalizza la fede e l’identita’ Cristiana, e offre rinnovato entusiasmo e incentivo”138.

72. Il fine ultimo di tutto lo sforzo missionario consiste nel dare all’umanita’ l’unico tesoro che possediamo, cioe’ il Signore Gesu’ Cristo, Vangelo vivente! E’ Lui il desiderato dalle genti, anche quando sembra che dalle genti sia ignorato e rigettato. E’ di lui che han un gran bisogno tutto il mondo e la societa’ in cui viviamo. A noi e’ stata afffidata questa grande responsabilita’. “Viviamola con gioia e impegno”139.



L’Alba di una Nuova Era Missionaria.

73. Il comandamento missionario di Cristo Risorto di andare, fare discepoli, insegnare e battezzare (Mt 28, 19) sprona tutta la Chiesa a condividere l’entusiasmo dei primi Cristiani nelle vie del mondo. In questo nuovo Millennio nostro Signore Gesu’ Cristo chiede a tutta la Chiesa di incontrarlo come se fosse di nuovo nel Cenacolo per “soffiare” su tutti i suoi membri il suo Spirito di vita and lanciarli nella grande avvenura di proclamare il Vangelo140. Davvero ci troviamo all’alba di una nuova era missionaria perche’ oggi piu’ che mai, la Chiesaa ha l’occasione di proclamare il Vangelo a tutti i popoli e a tutte le nazioni. Senz’altro non manchera’ di essere “giorno radioso portatore di messe abbondante, se tutti i Cristiani, in particolare i missionari e le nuove Chiese risponderanno con generosita’ e santita’ agli appelli e alle sfide del nostro tempo”141.







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134. Cf. Redemptoris Missio, 78-81.

135. Redemptoris Missio, 81.

136. Benedetto XVI, “Discorso ai Vescovi del Portogallo”, 13 maggio 2010.

137. Cf. Benedetto XVI, “Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale 2010”.

138. Redemptoris Missio, 2.

139. Benedetto XVI, “Discorso di Conclusione del Mese di Maggio 2010”.

140. Cf. Giovanni Paolo II, Novo Millenio Ineunte, 58.

141. Redemptoris Missio, 92.

















Parte III La dimensione Missionaria del Carisma Salesiano

La terza parte riassume lo sviluppo dell’autocomprensione che la dimensione missionaria e’ parte essenziale del carisma Salesiano. E questo viene presentato qui perche’ e’ la fonte permanente della vitalita’ missionaria della Congregazione, e’ l’ispirazione che la guida e lancia verso nuove frontiere missionarie ed e’ il criterio del suo discernimento.



Propuesta de esquema:

  1. Il progetto missionario di don Bosco (74-84)

  2. Le Missioni e i Successori di don Bosco (85-92.118)

  3. La Visione Missionaria e la prassi della Congregazione lungo la sua storia (93-100.104-106)

¿ CONSTITUCIONES Y REGLAMENTOS con breve excursus histórico?

  1. Altri principi dottrinali sulla attivitá mssionaria salesiana:

    1. Le arre della missione ad gentes (107-109)

    2. Evangelizzazione integrale (110)

    3. Il Sistema Preventivo: pedagogia dell´azione evangelizzatrice salesiana (112-115)

    4. Evangelizzazione e familia (114)

    5. Evangelizzazione nei diversi contesti culturali (115)

    6. Accompagnamento del missionario (119-120)

    7. Testimonianza della comunitá nella missione con stile proprio (125-127)

  2. Attivitá Missionaria Salesiana: Fonte di Vitalitá per la Congregazione (121-124. 101-103)

  3. Conclusioni pratiche nella vita salesiana (118)

  4. Coordinamento nella Missione Salesiana (111)

    1. Missione Salesiana e Pastorale giovanile (116-117)

    2. Missione Salesiana e Pastorale vocazionale (128-132)

  5. Spiritualitá missionaria salesiana (133-134)

  6. Solidarietá missionaria salesiana (135-136)

  7. Una grande storia missionaia salesiana non ancora compiuta (137)







1.- IL PROGETTO MISSIONARIO DI DON BOSCO

74. Don Bosco sogno’ di diventare missionario. Era un sogno vivo nel suo cuore fin da quando era studente e che ando’ maturando col tempo1. Dopo l’ordinazione Don Bosco aveva deciso di diventare missionario, ma il suo confessore San Giuseppe Cafasso lo convinse che la sua missione era tra i ragazzi di Torino2. Il fervore missionario di Don Bosco deve essere visto nel contesto del grande entusiasmo missionario del pontificato di Gregorio XV (1831-1846) continuato da Pio IX e poi ancora potenziato dal raduno dei vescovi di tutto il mondo per il Concilio Vaticano Primo. Invero questo periodo vide un’esplosione di nuove congregazioni missionarie3.

75. Lo storico salesiano Eugenio Ceria ci dice che nonostante Don Bosco non sia mai diventato missionario, l’ideale missionario crebbe in lui come una dimensione intrinseca della sua vocazione che poco a poco divenne chiara e distinta4. Essere missionario era un’ardente aspirazione del suo cuore. Egli parlava continuamente del lavoro dei missionari ai ragazzi dell’oratorio e infondeva in loro meraviglia e entusiasmo5. Don Bosco lascio’ alla sua Congregazione l’deale missionario come un elemento essenziale del suo patrimonio spirituale e apostolico. Difatti nel 1880 in una sua lettera a Leone XIII sottolineo’ che l’attivita’ missionaria e’ sempre stata una sentita preoccupazione della sua Congregazione6.

76. La spinta missionaria di Don Bosco non era altro che il piu’ bel frutto e la piu’ viva manifestazione del dinamismo e dell’impulso di quella sua carita’ pastorale che venne a manifestarsi in tre ondate. Dal 1841 fino a circa il 1850 diceva al Signore: Da mihi animas iuvenum! (Dammi le anime dei giovani) e fondo’ le prime opere per i giovani. Dal 1950 al 1960, un periodo di grande pericolo per la fede della gente egli aggiunge: Da mihi etiam animas plebium! (Dammi le anime della gente), costruisce una grande stamperia e inizia le letture cattoliche. Dopo quindici anni spesi nella fondazione di tre gurppi di discepoli (i tre rami della sua famiglia), prevede di nuovo il futuro e nella preghiera si rivolse di nuovo al Signore e disse: Da mihi etiam animas gentium! (Dammi le anime dei non evangelizzati), invio’ i suoi primi missionari e, come primo dei venti Ricordi, raccomando’ loro “Cercate le anime e non i soldi, gli onori e le cariche”! 7. Sul letto di morte, il 26 gennaio 1888 disse ancora a Mons. Cagliero: “salva tante anime nelle Missioni”!8 L’attivita’ missionaria fu l’ultima e la piu’ grande ondata di zelo del Da mihi animas!9



77. Nell’occasione del centenario della morte di Don Bosco Giovanni Paolo II disse che “il dinamismo del suo amore si fa univesale e lo spinge ad accogliere il richiamo di Nazioni lontane fino alle missioni di otre oceano, per un lavoro di evangelizzazione che e’ mai stata disgiunta da un’atentico opera di promozione umana10. I cinque sogni sulla Patagonia (1872), sui viaggi attraverso l’America Latina (1883), l’altro viaggio nella zona piu’ meridionale dell’America Latina (1885), il viaggio attaverso l’Africa, l’Asia e l’Oceania (1885) e quello da Valparaiso a Pechino (1886) rivelano il suo amore universale per i giovani, la sua mente, la sua magnanimita’ e l’audacia delle sue iniziative. Questi sogni ebbero un’influenza notevole sull’espansione della giovane Congregazione Salesiana. Il primo sogno ebbe influenza sulla scelta della prima attivita’ missionaria e sul suo orientamento. E’ degno di nota che i primi Salesiani diedero molta importanza a questi sogni e i loro messaggi diedero loro l’energia di lanciarsi in nuove avventure missionarie e suscitarono speranza fra i salesiani assillati da tante difficolta’11.



78. In questi sogni si fa chiaro nella mente e nel cuore del Fondatore l’impegno della Congregazione per la missione ad gentes12. Ed in’oltre si ha la conferma che Don Bosco ci lascio’ il tratto missionario come un elemento carismatico della fisionomia spirituale e pastorle della Congregazione, senza il quale sarebbe non solo impoverita, ma addirittura distorta e alienata dalla sua vera natura13.



79. L’11 novembre del 1975 e’ il giorno che vide la partenza della prima spedizione missionaria Salesiana che lascio’ Torino per l’Argentina. La Congregazione aveva ottenuto solo l’anno precedente l’approvazione delle sue Costizioni. I membri professi erano 171, di cui solo 64 con voti perpetui. 116 erano i novizi e gli aspiranti in formazione, un segno di vitalita’ e di robusta crescita: la giovane Societa’ si stava sviluppando senza dubbio velocemente, ma aveva otto case da gestire, per cui fu una mossa veramente ardita. Come poi avvenne, fu il primo passo di un’espansione fantastica dastinata a portare il carisma di Don Bosco, nei decenni seguenti – durante la sua vita e specialmente dopo sua morte, in tutti i cinque continenti. Era stata la fede, la passione per le anime e sua spiritualita’ dell’azione apostolica che avevano ispirato Don Bosco a lanciare i suoi giovani e inesperti discepoli in quella coraggiosa avventura.



80. Don Ceria racconta che Don Bosco, la sera del 29 gennaio 1875, annunzio’ solennemente la sua decisione di mandare il primo gruppo di Salesiani in Sud America:



Sorpresa, stupore ed entusiamo furono le emozioni che invasero gli ascoltatori e che infine scoppio’ in grida di gioia. Per capire l’impressione fatta su chi lo ascoltava, bisogna tornare ai tempi quando l’Oratorio non era un centro internazionale e nella congregazione regnava ancora un’atmosfera di famiglia unita attorno al suo padre. Ai suoi ascoltatori quel giorno fu permesso di vedere il sogno piu’ fantastico e di raggiungere con la fantasia orizzonti senza confini. Le grandiose idee di Don Bosco e delle sue imprese crebbe ancora e questo fu davvero l’inizio di una nuova fase nella storia della societa’ Salesiana14.





81. Don Bosco capi’ che la sua missione era quella di evangelizzare educando e di educare evangelizzando15. Il tratto missionario fu l’elemento costituivo finale, la corona e l’apice del carisma Salesiano. Proprio perche’ rappresenta il pieno sviluppo del carisma del fondatore, il tratto missionario ne rappresenta la punta della lancia e ne mette in evidenza i principi fondamentali che identificano il vero Salesiano: “presenta lo spirito, la missione, il metodo educativo e le opzioni preferite della Congregazione”16.



82. Don Bosco non solo aveva istillato uno zelante fervore apostolico nei suoi ragazzi dell’oratorio di Valdocco perche’ aiutassero i loro compagni e chi aveva bisogno di aiuto, ma aveva anche sviluppato in loro il senso missionario e il desiderio di collaborare attivamente nell’attivita’ missionaria della Chiesa. Don Bosco nel fondare le sue opere si rivelo’ un fondatore guidato da zelo missionario e creativita’ pastorale: Nel 1851 fondo’ la Societa’ Salesiana; nel 1972 fondo’ l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice; nel 1875 invio’ i primi missionari; nel 1876 organizzo’ i Salesiani Cooperatori. Nel 1977 lancio’ il Bollettino Salesiano. Oltre il lavoro negli oratori, inizio’ l’apostolato della stampa. Nella buonanotte veniva data molta importanza alla letture delle lettere dei missionari. E tutto questo creo’ una cultura missionaria il cui culmine, dopo il 1875, fu la cerimonia della spedizione missionaria annuale nella Basilica di Maria Ausiliatrice. Egli organizzo’ dieci spedizioni missionarie. Alla sua morte il 20 per cento del numero totale dei Salesiani lavoravano come missionari nell’America Meridionale17.



83. Il lavoro nelle missioni rivela l’autenticita’ della carita’ pastorale Salesiana, e’ impulso per l’espansione, dimostra la sua apertura universale e rivela la sua abilita’ nel fare le cose. L’impegno missionario di Don Bosco esprime il suo amore per Dio, la sua santa passione per la maggior gloria di Dio e la sue sete di estendere il Regno di Dio fino ai confini della terra18



84. È bello osservare, qui, che Don ci dà una preziosa lezione di sensibilità storica, sia con la sua rilettura della memoria del passato, sia con il suo impegno creativo in una prassi pastorale di futuro. Ha saputo, da una parte, considerare nei secoli la specifica missione evangelizzatrice della Chiesa (pensiamo ai suoi scritti di Storia della Chiesa e dell’Italia) e, d’altra parte, illuminato da questa saggezza secolare, si è dedicato coraggiosamente e con inventiva a dare risposta evangelizzatrice alle nuove sfide dei tempi: è stato un pastore rivolto al futuro........... perché si è immerso nei nuovi problemi della gioventù bisognosa stimolando l’inventiva delle sue doti e doni personali e del suo carisma di fondatore, per formularne una risposta adeguata19.



NOTA: No se dice nada sobre la visión misionera de la época y del método evangelizador ligado al ideal “civilizatorio”, el método de llegar a los adultos “por medio de la educación de los jóvenes en las escuelas”. En el nº 93 se habla de eso pero no se resalta su aplicación desde los orígenes de la acción misionera salesiana

No es cuestión de criticar una visión propia de la eclesiología del siglo XIX, sino de observar como esta visión de una metodología misionera que se consideró propia de los salesianos (educar a los jóvenes para evangelizar al pueblo) hoy en día sigue siendo opinión común de muchos salesianos: es decir que nuestro carisma “en las misiones” es a través de la educación/escolarización de los jóvenes.

Vemos esta ambigüedad también en otros números: la educación a la fe de los jóvenes es una cosa, la evangelización de los pueblos no evangelizados es otra.

Por otra parte es importante la importancia que ocupó la “animación misionera” en los jóvenes del Oratorio (nº 82)





2.- LE MISSIONI E SUCCESSORI DI DON BOSCO

85. Fu a Don Michele Rua che Don Bosco confido’ per primo il suo sogno a Barcellona. Egli non lo dimentico’ mai. Infatti divenne il faro dei suoi venti anni di Rettorato. Questa sua convinzione missionaria e’ riflessa in quanto scrisse nel Gennaio 1897:

ll nostro caro padre, Don Bosco, nell’ardente zelo che lo divorava, grido’: Da mihi animas. E’ questo suo desiderio di salvare le anime che gli fece sembrare che il vecchio mondo fosse troppo ristretto e lo guido’ a mandare i suoi figli nelle distanti missioni dell’America20

Don Rua invio’ 1515 Salesiani in 31 spedizini missionarie. Apri’ presenze in Asia, Medio Oriente, Nord Africa, Sud Africa, Nord America, America Centrale e in altre nazioni del Sud America. Accetto’ l’attivita’ missionaria fra gli Shuar dell’Ecuador e i Bororos del Mato Grosso in Brasile. Apri’ inoltre presenze in Austria, Polonia e Portogallo21.



86. Don Paolo Albera isisteva che le missioni “sono sempre state l’spirazione piu’ ardente nel cuore di Don Bosco”22. Guidato dall’esempio di Don Bosco, che non esitava di mandare i suoi migliori uomini nelle missioni estere, Don Albera sottolineo’ che per ogni missionario imviato “il Signore non manchera’ di mandarci due, o magari piu’ di due, buone vocazioni23. Egli apri’ una casa in Katanga, Africa Centrale. Accetto’ pure la Prefettura Apostolica dell’Assam, in India, quella del Rio Negro in Brasile e la missione del Chaco in Paraguay. Davvero il suo cuore palpitava d’amore per le missioni24.



87. Don Filippo Rinaldi ebbe parole ancora piu’ significative nel 1925, cinquantesimo anniversario delle missioni:

L’ardore apostolico di Francesco Saverio bruciava da anni nel suo grande cuore, alimentato da una fiamma divina che gli illumino’ il futuro attaverso i sogni............ Me lo vedo ancora, come il piu’ amato dei padri nelle lontane memorie della mia vocazione Salesiana, proprio in quegli anni di grande fervore missionario, come un apostolo divorato dallo zelo per le anime25.



88. In occasione del centenario delle Missioni Salesiane Don Ricceri disse che “le missioni non sono un lavoro.... da considerarsi alla stregua dei altri lavori..... che non sono nemmeno un area di attivita’ che include un certo numero di lavori...... Nella tradizione Salesiana le missioni devono essere considerate..... come una sede privilegiata per la realizzazione della Missione Salesiana”. E sottolinea che “e’ un elemento essenziale, che caratterizza e raggiunge l’essenza della vita della nostra congregazione”!26



89. Don Vigano’ insistette che la mente e il cuore di Don Bosco e la tradizione ininterrotta della Famiglia Salesiana sono una chiara conferma del fatto che la dimensione missionaria é “un lineamento essenziale” del nostro carisma27. E continua insistendo che per noi Salesiani la “missione ‘ad gentes’ non e’ un insieme di opere uguale alle altre, con la sola differenza di essere collocate in paesi lontani e culture differenti: no, no. Essi rappresenano, assai piu’ profondamente, un’aspetto costitutivo, una dimensione peculiare della nostra identita’ di Salesiani di Don Bosco nella Chiesa”28.



90. Don Vecchi ci disse che “dato che il senso missionario non e’ un tratto opzionale ma fa parte dello Spirito Salesiano in ogni tempo e situazione” durante il suo sessenio decise di investire “decisamente la piu’ grande quantita’ di energia (personale, progetti e mezzi) nella missione ad gentes”. Inoltre egli diede alla Congregazione una chiara definizione del lavoro missionario Salesiano: l’impegno per la prima evangelizzazione e per la formazione della Chiesa locale, che arricchisce la comunita’ Cristiana locale con il carisma Salesiano della “predilezione per i giovani, con un’attenzione specifica all’educazione dei poveri e del ceto medio”29.



91. Don Chavez sottolinea che il lavoro salesiano missionario specifico e’ l’educazione e l’evangelizzazione. Egli insiste tuttavia che non ogni evangelizzazione educa e non tutti generi di educazione evangelizzano. Difatto l’evangelizzazione e l’educazione sono due attivita’ diverse con finalita’ e metodi diversi. L’educazione e’ relazionata alla cultura e l’evangelizzazione alla fede, ma tutte e due agiscono su un unico beneficiario, e tutte e due mirano alla crescita e allo sviluppo di una stessa persona. In questo modo la prassi missionaria salesiana tengono evangelizzazione e educazione essenzialmente correlate il fine di formare “buoni cristiani e onesti cittadini30.

Conviene que se desarrolle la idea de la originalidad del carisma misionero salesiano que consiste precisamente en superar la aparente dicotomía entre educación y evangelización en el “evangelizar educando y educar evangelizando”. Esto se logra si tomamos el concepto de “educación” en su valencia analogica como “pedagogia”, “proceso formativo”... y no de “escolarización”. Don Chavez, diciéndolo en forma positiva, afirma que la evangelización educadora consiste en formar personas maduras en todos los sentidos, se adapta y respeta la condición evoludiva del muchacho (destinatario)” P. Chávez, “Disurso de clausura del CG 26”, ACG 401m(2008), 202.

El P. Domenech ( “La urgencia de ´Evangelizar educando´en la misión salesiana”, Cuadernos de Formación Permanente 15, Ed. CCS, 2009, 67), hablando en el contexto de la evangelizacion educadora de los jóvenes, para su comprensión hace referencia al relato de los discípulos de Emaús y resalta tre momentos/pasos:

  • Ir al encuentro de... allí donde se encuentran, acoger incondicionalmente, ponerse a la escucha de su vida con las preguntas, aspiraciones, desilusiones y contradicciones que llevan consigo...

  • Ayudar a releer, a la luz de la Palabra de Dios, su historia, su realidad humana, sus esfuerzos, sus ilusiones y esperanzas, sus desilusiones y fracasos, para descubrir en ellos –con ellos- la realización del Proyecto de Dios, un proyecto de salcavión...

  • Llevar a los destinatarios a compartir con Jesús el gesto sacramental de la Eucaristía (podríamos decir llevarlos a la experiencia sacramental de la iglesia.

El P. Domenech amplia luego algunos elementos necesarios para una evangelización educadora, y que podríamos aplicar a la pedagogía del “Sistema Preventivo”:

  • Presencia del evangelizador entre los...

  • Manifestar el valor humanizador de la fe en Jesucristo

  • Apoyarse en la presencia y acción de comunidades cristianas según la lógica evangélica del “ven y verás” (hacer experienca de iglesia)

  • No mirar sólo a la transformación y conversión de la persona, sino a la transofrmación de las mentalidades, de la cultura y de las estructuras sociales y políticas,para que estén inspiradas por el evangelio...



92. Don Chávez inoltre aggiunge che dato che tutto il mondo oggi e’ terra di missione, lo spirito missionario e l’urgenza dell’evangelizzazione e’ sentita in Asia, in Africa, in America Latina e anche in Europa, “che piu’ che mai ha bisogno del Vangelo e del carisma Salesiano”31. Nello stesso modo il concetto di passione missionaria per la salvezza dell’altro, per la condivisione della pienezza di vita in Gesu’, per la missio ad gentes, e’ inteso nel rispetto delle varie culture, in dialogo con le altre confessioni Cristiane e le altre religioni, attraverso la nostra dedizione alla promozione umana diventando lievito nelle culture32.



3.- LA VISIONE MISSIONARIA E LA PRASSI DELLA CONGREGAZIONE LUNGO LA SUA BREVE STORIA



93. Il perido che va dal 1910 al 1965 puo’ essere considerato come il periodo della grande espansione Salesiana, specialmente dal 1923 al 1939 quando si vide una straordinaria vitalita’ missionaria. Il metodo di evangelizzazione era diretto ai giovani attraverso scuole normali, scuole agricole e vocazionali, centri di addestramento professionale, oratori, pensionati, parrocchie e ministero agli emigrati italiani e alle residenze missionarie. I mezzi usati per venire a contatto coi giovani erano la musica, lo sport e le relazioni di amicizia. In alcuni paesi i Salesiani missionari diedero importanti contributi in campi di ricerca e documentazione delle culture indigene, delle scienze, della geografia e dell’agricoltura. In questo modo essi contribuirono efficacemente allo sviluppo del paese. Essi vennero presto circondati da giovani da cui erano stimati e amati e tra di essi crearono un nucleo di giovani che davano buone speranze per il futuro. L’arrivo di una rinnovata riflessione teologica nel contesto del mondo moderno portato dal Concilio Vaticano Secondo segno’ l’inizio di una nuova epoca dell’attivita’ missionaria33.





94. Il CG19 sottolineo’ che le missioni sono l’ansia permanente della Congregazione nel senso che costituiscono una parte della sua natura e dei suoi scopi34. Per questo motivo ha stabilito la creazione di un Ufficio Missionario Centrale al servizio dell’Animazione Missionaria35.



95. Il Capitolo (20mo) Generale Speciale sottolineo’ che “Don Bosco voleva che la sua Congregazione avesse una carattere fortemente missionario”36 di modo che fosse parte della sua natura e del suo scopo. Invero tutti i suoi successori hanno dato un’importanza speciale alle missioni della Congregazione e cercato di infondere nuova vitalita’ nelle sue misssioni37. Ha soprattutto richiesto che fin dalla formazione iniziale l’ideale missionario sia presentato in maniera oggettiva e attraente e che lo zelo apostolico e lo spirito di generosita’ che e’ la base di ogni vocazione missionaria sia coltivata in modo che ogni Salesiano viva lo spirito missionario nel quotidiano, “tenendosi generosamente disposto per una eventuale chiamata alle missioni”38.



96. Il Capitolo Generale Speciale ha rilanciato decismente l’impegno missionario di tutta la Congregazione “per promuovere il rinnovamento di tutta la Congregazione”39. E cosi’ si rivolse a “tutte le Ispettorie anche alle piu’ povere come numero di Salesiani” per seguire il “coraggioso esempio” di Don Bosco nell’inviare i Salesiani nelle Missioni40 come contributo delle Ispettorie all’attivita’ missionaria della Congregazione e di tutta la Chiesa41. E specifico’ che il compito dell’Ufficio Missionario Centrale diretto dal Consigliere per le Missioni e’ “di incoraggiare, coordinare e promuovere il lavoro missionario Salesiano a tutti i livelli”42.



97. Il CG21 fece notare il cambiamento della nozione di “geografia missionaria”, che il nuovo concetto missione ha reso piu’ ampio nel senso che tutte le forme di evangelizzazione hanno ora un significato missionario. Tuttavia, ribadisce il Capitolo, questo non deve sminuire la corretta nozione di “quella presenza missionaria specifica che fin dalle sue origini ha sempre visto come una vocazione urgente”43. Invero il Capitolo ci ricordo’ che in quel periodo della storia in cui la Congregazione subi’ “una crisi tanto grave quanto dolorosa” l’attivita’ missionaria della Congregazione fu “un segno di vitalita’ e speranza che ebbe un impatto in tutto il lavoro della Congregazione”44. Incoraggio’ “la partecipazione dei laici, specialmente dei membri della Famiglia Salesiana, nell’attivita’ missionaria diretta”45.





98. Lo stesso Capitolo stabili’ che i confratelli siano qualificati in missiologia, affinche’ la nostra attivita’ missionaria sia rinnovata nei contenuti e nella metodologia46. Fece inoltre notare che la  maggiore difficolta’ nell’avere “una piu’ profonda coscienza missionaria.” nella Congregazione si trova nella sensibilizzazione e nell’animazione delle ispettorie e delle comunita’ locali. Sottolinea, inoltre, che la responsabilita’ di coltivare questa coscienza missionaria nelle comunita’ locali e in tutta l’Ispettoria e’ primariamente affidata all’Ispettore e al suo Consiglio47.



99. Il CG22 fu soprattutto incentrato nella stesura finale delle Costituzioni e dei Regolamenti, ma non manco’ di fare alcune considerazioni sull’attivita’ missionaria della Congregazione. Sottolineo’ che l’attivita’ missionaria e’ un aspetto essenziale della nostra Congregazione, che esorto’ a continuare la sua dedizione missionare e, nel contempo, richiese che fosse stabilito un servizio di volontariato missionario come parte della Pastorale Giovanile48.



100. Nel contesto dell’educazione dei giovani alla fede il CG23 fece notare che spesso e’ proprio il rinnovato entusiasmo per le missioni che ha fatto crescere e sviluppare la vocazione religiosa fra i giovani49. Il CG24 riconosce che l’esperienza missionaria dei volontari ha arricchito i suoi partecipanti e tutto il movimento del volontariato50.

NOTA

Los números 101-102-103 deberían ir bajo el título (cambiado) de la Attivitá missionaria salesiana fonte di vitalitá per la congregazione (Nº 121 ss)





104. In risposta alla chiamata di Papa Giovanni Paolo II per la nuova evangelizzazione e del Sinodo sulla Chiesa in America. Don Vigano’ chiese a tutta la Congregazione di “rinnovare la nostra metodologia e la nostra attivita’ educativa e pastorale” come “il contributo che il nostro carisma e’ chiamato a dare per la nuova evangelizzazione” 51. Il CG 25 ha fatto presente che nel contesto secolarizzato della nostra epoca e’ la testimonianza della vita della comunita’ Salesiana che educa e evangelizza. Ha pure riconosciuto che il Movimento Giovanile Salesiano e’ il luogo privilegiato per coltivare il senso missionario e l’impegno fra i giovani52.



105. Il CG26 ha ribadito, come i capitoli precedenti, che la missio ad gentes e’ “lineamento essenziale del nostro carisma”53. Su questa linea ha richiesto che ogni Ispettoria “coltivi lo spirito missionario, metta generosamente a disposizione del Rettor Maggiore personale Salesiano per la missio ad gentes, e promuova vocazioni missionarie fra i laici e le famiglie”54.



106. Il CG26 ha pure invitato tutta la Congregazione ad aprire nuove frontiere per l’evangelizzazione del mondo occidentale dove si nota un costante indebolimento delle sue radici Cristiane. E questo ha avuto come conseguenza un graduale indebolimento della presenza Salesiana in alcuni paesi europei55. E’ sotto questa luce che il CG26 ha lanciato il Progetto Europae56. Don Chavez cerco’ l’impegno di tutta la Congregazione al fine di “assicurare che carisma Salesiano in Europa sia vitale e fruttuoso” 57.



ME PREGUNTO SI NO VALE LA PENA RECOGER LOS ARTÍCULOS DE LAS CONTITUCIONES Y REGLAMENTOS SOBRE LA MISIÓN AD GENTES, AUNQUE ESTÉN CITADOS EN MUCHAS PARTE



4.- ALTRI PRINCIPI DOTTRINALI SULL´AZIONE MISSIONARIA SALESIANA

Aquí hace falta un título que recoja los números 107- 108 – 109 porque son ideas como dispersas



4.1 Le aree della missione ad gentes

107. La globalizzazione del contesto della missione ad gentes non e’ limitata alle aree geografiche. Anche nei paesi sviluppati dell’emisfero settentrionale ci sono aree che richiedono con urgenza la missione ad gentes. Il concetto di missione o di attivita’ missionaria non e’ e non dovrebbe essere collegato con paesi sottosviluppati, con popolazioni materialmente poveri o con regioni geografiche. Tuttavia il nostro carisma da’ la preferenza, ma non esclusivamente, all’opzione per la missio ad gentes nelle aree piu’ povere58 e “in special modo nelle aree molto povere”59 tra i giovani poveri e la gente comune dove la Chiesa non e’ ancora radicata60. (o... tra i poveri, privilegindo y giovani, dove la Chiesa....)



108. I Salesiani che sono impegnati in varie forme di proclamazione inziale, sia che si trovino in paesi dell’emisfero meridionale o di quello settentrionale, che si trovino in paesi materialmente poveri o tecnologicamente avanzati, sono considerati per diritto “missionari” nel vero senso della parola, indipendentemente dalla localita’ geografica.



109. Lo scambio multi-direzionale tra quelli che per tradizioni erano chiamati “territori di missione” e le “Ispettorie che inviavano i missionari” che da qualche tempo vediamo nelle congregazioni religiose, sta diventando una prassi istituzionale specialmente nel Progetto Europa. Sta di fatto che questi scambi vicendevoli arricchiscono tanto le Ispettorie che mandano confratelli quanto quelle che li ricevono. Per un verso consente all’Ispettoria di vedere oltre le proprie preoccupazioni e meglio capire i bisogni degli emigranti, dei rifugiati, degli emarginati e anche di promuovere efficacemente quel dialogo e quelle relazioni interculturali di cui c’e’ cosi’ tanto bisogno nella societa’ globalizzata e multi-culturale della nostra epoca. Per un altro verso promuove un certo livello di internazionalita’ tra i confratelli di una Ispettoria che aiuta a superare il rischio di ridurre l’Ispettoria a una enclave incapace di vedere al di la’ dei confini del suo mondo culturale61. Papa Benedetto XVI lo chiama “’uno scambio di doni’ provvidenziale che torna a beneficio dell’intero Corpo Mistico di Cristo”62.



4.2 Evangelizzazione Integrale e Attivita’ Missionaria Salesiana



110. Come gia’ riportato sopra, Papa Paolo VI ci ricorda che “per la Chiesa evangelizzare vuol dire portare la Buona Novella a tutti i ceti dell’umanita’ trasformandola dall’interno e rinnovandola”63. Ne consegue che il nosgtro lavoro di evangelizzazione non puo’ essere considerato come un’attivita’ separata dalle varie dimensioni della vita umana. La salvezza abbraccia tutte le dimensioni dell’umana persona (Rom 8), e di conseguenza e’ come un’impegno all’evangelizzazione integrale attraverso la testimonianza, la proclamazione, la Parola e i Sacramenti, il rinnovamento interiore e la trasformazione sociale64. L’attivita’ missionaria e senza dubbio complessa. Ma la sua compessita’ non deve farci confondere le diverse dimensioni che sono difatto connesse in una maniera olistica, perche’ hanno tutte lo stesso fine di guidare la gente alla pienezza della vita che nostro Signore Gesu’ Cristo ha condiviso con noi. (Gio 10, 10).



NOTA.

Aquí el esquema no es claro. El tema de la “Coordinación de la Misión Salesiana” con la pastoral juvenil, vocacional y de las comunicaciones no tiene nada que ver con los puntos 112 al 127 que son elementos doctrinales sobre la misión salesiana ad gentes. Por eso pasaría los nsº 111, 116, 117 después del 127







4.3 Il Sistema Preventivo nell’Attivita’ Missionaria Salesiana



112. “Nella mens di Don Bosco e nella tradizione Salesiana il Sistema Preventivo tende ad esser identificato con lo spirito Salesiano: e’ pedagogia, ministero pastorale e spirituale, intesa come un tutto che unisce in un’unica e dinamica esperienza educatori (come individui e come comunita’) coloro per cui lavoriamo, contenuti e metodi con atteggiamenti e comportamenti chiaramente descrivibili”65. Papa Giovanni Paolo II lo descrive come “la quintessenza della sua sapienza pedagogica che costituisce il messaggio profetico che ha lasciato ai suoi seguaci e alla Chiesa”66. Il sistema Preventivo e’ profondamente radicato nel Vangelo e la pratica della ragione, religione e amorevolezza, espressa attraverso una presenza con valenza pedagogica, crea lo “spirito salesiano”67. A sua volta questo apre il cuore dei giovani68, di tutte le culture e religioni, allo Spirito di Verita’ e ispirato dal Vangelo e dai valori umani, instaura un processo che alimenta quel dialogo pratico interculturale e interreligioso cosi’ necessario nel cammino verso la maturita’ umana. Sotto questo aspetto il sistema Preventivo offre un’unica possibilita’ di armonizzare fede, ragione, cultura e religione che favoriscono lo sviluppo di convinzioni necessarie e indispensabili nello sviluppo integrale del giovane69.

Podemos resaltar otros elementos importantes que se deducen de su pedagogía aplicada a la evangelización:

(1) La procesualidad que sigue el paso del educado/evangelizado sin forzar etapas

(2) el dar protagonismo al sujeto de la evangelización (persona, pueblo),

(3) la inculturación del mensaje (llegar al corazón),

(4) la importancia de conocer y acompañar el “proyecto de vida” del pueblo (hay una definición bonita de la cultura como “proyecto de vida del pueblo”) en su desarrollo con la propuesta de Cristo como propuesta-respuesta.

(5) la relación intercultural (diálogo continuo) entre evangelizador/educador y los destinatarios,

(6) la inserción del evangelizador en el pueblo (asumir su estilo de vida, sus intereses, optar por…)

En este sentido el sistema preventivo aplicado a la evangelización se desarrolla en el concepto de “evangelizar educando y educar evangelizando”.



113. Don Bosco ai primi missionari diede questo avviso “abbiate cura degli ammalati dei giovani, degli anziani e dei poveri e vedrete le benedizioni di Dio e la buona volonta’ degli uomini”70. Dal punto di vista dell’attivita’ missionaria Salesiana, l’apostolato nella scuola, sia in un contesto Cristiano che multireligioso, non ha la semplice funzione di supplire a una mancanza o di provvedere un tirocinio tecnico come si fa nelle scuole professionali vocazionali. Per noi Salesiani l’apostolato dell’ducazione con il “criterio oratoriano” 71 e l’educazione alla fede dei giovani specialmente dei piu’ poveri e bisognosi sono il nostro contributo specificamente salesiano alla missione dell’evangelizzazione nella Chiesa72. Difatto la pratica della pedagogia di Don Bosco unisce educazione e evangelizzazione in maniera integrata e compenetrata armonicamente. Il risultato e’ un capolavoro di evangelizzazione integrale che trae “la sua ispirazione dal Vangelo”73 perche’ mira a formare cittadini che sono onesti perche’ buoni cristiani. A loro volta essi diventeranno “costruttori della citta’, attivi e rsponsabili, consci della loro dignita’, con un programma di vita aperto al transcendente, agli altri e a Dio74. Gli esempi del Beato Zeffirino Namuncura’ e di Laura

Vicuna ci rammentano che una vera evangelizzazione integrale produce frutti di santita’ in tutte le culture!



NOTAS AL Nº 113:

        1. Dal punto di vista…

El número 113 es un poco problemático. Volvemos a la ambigüedad de confundir la evangelización de los jóvenes (especialmente aunque no exclusivamente a través de la escuela) que ciertamente es una “contribución específicamente salesiana a la misión evangelizadora de la Iglesia, con la misión ad gentes que también es parte integrante pero distinta del único carisma misionero de los Salesianos. Por una parte se amplía el sentido del sistema preventivo y se afirma que abre el corazón de los jóvenes, de todas las culturas y religiones… (112). Por otra parte se habla de la educación-escolarización de los jóvenes como de la “contribución específicamente salesiana a la misión de la evangelización en la Iglesia… como si la misión ad gentes no fuera “específicamente salesiana”.

No conviene mantener la confusión. En la introducción se dijo que en este Quadro nos vamos a referir a la misión ad gentes. Lo cual no excluye la evangelización de los jóvenes ni excluye que entre las “gentes” haya jóvenes que debemos privilegiar (y llevar a la santidad desde su contexto cultural) o que nuestro estilo evangelizador se haga con “criterio oratoriano”… o “desde la originalidad de nuestro carisma salesiano” (Domenech) Si mantenemos la confusión se llega a la conclusión práctica de hacer consistir nuestro aporte a la misión ad gentes en abrir escuelas de todo tipo u otras actividades por los jóvenes.

Deberemos definir claramente que nuestra principal tarea en la misión ad gentes es la de anunciar el evangelio y conformar comunidades cristianas. Donde ya esté constituida la iglesia local podremos dedicarnos al otro sector de lo “específicamente salesiano”: evangelizar educando a los jóvenes.

        1. mira a formare cittadini che sono onesti perche’ buoni cristiani

Una plena valorización de las culturas no permite decir que el ciudadano es “honesto porque es buen cristiano”. En nuestra catequesis catecumenal le decimos a la gente que una persona no puede ser buena cristiana si no está identificada con su cultura y con su proyecto de vida, porque se reconoce la bondad fundamental de los valores humanos culturales como tales, aunque imperfectos … (ver las ideas desarrolladas sobre los llamados “valores cristianos”).



4.4 Evangelizzazione e familia

114. Un’evangelizzazione integrale deve preoccuparsi anche della famiglia perche’ e’ la culla della vita e il luogo dove si impara a essere umani e dove matura la fede75. La prima chiamata a essere membro della Chiesa di solito si fa sentire nella famiglia che e’ luogo di prima evangelizzazione e catechesi per i bambini. Bisogna promuovere la catechesi famigliare rendendo consci i genitori che devono essere i primi a educare i figli alla fede. Per promuovere la vita della famiglia bisogna accompagnare i giovani durante il periodo del fidanzamento per aiutarli a pepararsi alla vita coniugale. E’ anche necessario un coinvolgimento attivo nel campo delle comunicazioni sociali76. Come Don Bosco aveva visto nel primo sogno missionario, nella storia del lavoro missionario salesiano, i bambini e i giovani sono stati spesso il mezzo per attirare i genitori e gli adulti alla fede in Cristo77. Il raggiungere le famiglie al fine di pruomuovere la loro vita cristiana delle famiglie e’ tipico dello stile missionario Salesiano. La vita di una buona famiglia Cattolica e’ senz’altro il terreno piu’ fertile per la crescita di buone vocazioni cristiane e religiose78!

NOTA: Hacer referencia a la evangelización de la familia, es entrar en especificaciones pastorales. A este nivel habría que hablar de la evangelización de los enfermos, de los inmigrantes y migrantes, de los gitanos etc. No sé a que se debe esta referencia a la familia que ciertamente es importante pero...



4.5 Evangelizzazione nei diversi contesti culturali

115. Molte delle nostre case sono situate in contesti pluri-religiosi e pluri-etnici che lanciano nuove sfide e offrono nuove occasioni di evangelizzazione. Dovunque la nostra iniziativa e creativita’ missionaria sono sfidate da giovani, molti dei quali seguono altre religioni, che sono poveri, sfruttati, a rischio, giovani delusi e religiosamente indifferenti che hanno smarrito il senso della vita e della motivazione a causa della permissivita’, del relativismo etico e della cultura della morte largamente diffusi79. Il Da mihi animas cetera tolle ci spinge a trovare motivi e metodi per affrontare queste sfide missionarie con coraggio e ardore apostolico e missionario, al fine di “portar loro i tesori di Gesu’ e del suo Vangelo”80. In questi contesti pluri-religiosi, pluri-etnici e pluri-culturali il nostro stile Salesiano promuove con naturalezza la missio inter gentes. Tuttavia, affinche’ si instauri un “dialogo di salvezza” e’ necessario che i Salesiani siano ben preparati nelle aree della missiologia e del dialogo interculturale e interreligioso.

NOTA:

Molte delle nostre case: El término “casa” es mejor sustituirlo con el de “comunidades apostólicas” o simplemente “comunidades”. El término “casa” casi siempre hace referencia a estructuras educativas, colegios etc.

Nº 118

El nº 118 debería pasar a concluir los elementos doctrinales de los Rectores Mayores y CGs sobre la misión ad gentes de los salesianos

4.5 Accompagnamento del missionario

119. “Non c’e’ missione senza missionari”81. E’ certo che una fede profonda e l’entusiasmo missionario sono i criteri fondamentali nel discernimento di una vocazione missionaria di una Salesiano. Ma cio’ non e’ sufficiente. E’ essenziale che il Salesiano che vuole diventare missionario, anche se solo per qualche anno, sia aiutato ad vagliare con cura le ragioni della sua andata in missione. Ne consegue che la preparazione per la vita missionaria inizia anni prima, nell’ispettoria di origine del missionario, dove il candidato viene accompagnato nel discernere la sua idoneita’ e le qualita’ per la scelta della vita missionaria. Il “Criteri di discernimento della Vocazione Missionaria” pubblicato dal Dicastero per le Missioni presenta le linee guida essenziali per la selezione dei candidati per le Missioni. E’ chiaro che un Salesiano che ha difficolta’ di integrazione nella vita di comunita’ ordinaria nella sua Ispettoria o ha altri problemi non sara’ adatto a diventare missionario perche’ lo shock culturale e il nuovo e piu’ difficile contesto nelle missioni non lo aiuteranno a risolvere i suoi problemi anzi potrebbero aggravarli.



120. L’spettoria di origine del missionario in partenza deve impegnarsi a dargli l’occasione di partecipare a incontri o corsi per missionari in partenza, se questi sono organizzati nel paese di origine. Questo gli consentira’ di avere gli strumenti necessari per incontrare nuova gente, avere un atteggiamento di apertura che mostri rispetto e fiducia nell’”altro” al fine di diventare un presenza piacevole, efficiente, umile e discreta. L’ispettoria che accoglie il nuovo missionario deve impegnarsi a guidare e ad aiutare il nuovo missionario a integrarsi nel nuovo contesto culturale ed ecclesiastico. E cio’ richiede anzitutto un accompagnamento iniziale assiduo e la presenza di una guida spirituale e, per i primi anni, un missionario che con la sua esperienza lo accompagni nei primi passi nelle missioni. E’ inoltre essenziale che nel primo anno in missione, il missionario appena arrivato abbia la possibilita’ di partecipare a corsi organizzati dalla chiesa locale o dall’associazione dei religiosi al fine di capire meglio la cultura locale e promuovere una debita inculturazione. Anche lo studio della lingua deve essere considerata seriamente come una priorita’. Il corso di orientamento per i nuovi missionari prima della consegna della croce missionaira organizzato dal Dicastero per le Missioni, suppone i corsi spraccennati tanto quelli nell’ispettoria di origine, quanto quelli nell’ispettoria che accoglie il missionario.



4.6 La testimonianza della Comunita’ Salesiana nella missione, con stile propio

125. Lo stile missionario Salesiano e’ caratterizzato dall’amabilita’, gioia, disponibilita’, creativita’, entusisamo e tanto lavoro. In alcuni casi i Salesiani missionari hanno anche affrontato coraggiosamente la prova del martirio”82. Nei contesti dove l’esplicita e chiara proclamazione di Gesu’ Cristo non e’ possibile, la pratica del Sistema Preventivo e la nostra presenza di educatori consacrati e’ un segno profetico che semina il prezioso seme della proclamazione iniziale e dell’evangelizzazione83.



Nota:

la pratica del Sistema Preventivo...”: se hace referencia al Sistema Preventivo aplicado a las actividades educativas escolarizadas como semilla de la evangelización donde no es posible el anuncio explícito, pero en este Quadro debemos asumir el concepto de Sistema Preventivo como una acción pedagógica que ilumina nuestro método evangelizador ad gentes y no a la educación escolarizada de los jóvenes si no caemos en la misma ambigüedad de siempre… Esto está mejor dicho en el nº 126: “la presenza animatrice…”



126. “Li conoscerete dai loro frutti” (Mt 7, 16.20). I membri della comunita’ Salesiana che vivono la loro consacrazione religiosa con una passione per Dio e i giovani, segnata da profondita’ spirituale, vita di comunita’ fraterna e sincera, dedizione alla missione, creativita’ apostolica e un forte senso di apparteneza che testimonia il valore del vivere e lavorare assieme, sono un’autentica e gioiosa testimonianza di vita cristiana e della stessa vita consacrata Salesiana84. La presenza animatrice della Societa’ Salesiana tra le gente e specialmente tra i giovani e’ il tipico stile del Sistema Preventivo. Questa presenza aiuta la comunita’ a inserirsi nel contesto locale, evangelizza con la sua testimonianza profetica, e crea unione tra i suoi membri della comunita’ Educativo-Pastorale dove la comunita’ ne e’ il nucleo animatore85. Noi diamo una credibile e coraggiosa testimonianza di poverta’ quando personalmente e come comunita’ viviamo come vivono i poveri nel tempo libero, nella cura della salute, nei viaggi e nell’uso dei mezzi di comunicazione86.

Nota: Las comunidades apostólicas misioneras no necesariamente están constituidas en “comunidades educativas pastorales”



127. Una Comunita’ animata dallo spirito misionario Educativo-Pastorale, se animata dallo spirito missionario, sente la sua responsabilita’ per la missione della Chiesa, che fa evangelizzazione con la sua presenza animatrice e la sua testimonianza di vita e di azione, che e’ contenta di arricchirsi delle le virtu’ degli altri ed e’ aperta ai bisogni di tutti, superando la facile tentazione di limitare l’orizzonte missionario alla sua propria missione87.





5.- ATTIVITA’ MISSIONARIA SALESIANA AD GENTES, FONTE DI VITALITA PER LA CONGREGAZIONE

121. Negli annali della Societa’ Salesiana troviamo che “ le parole e le opere di Don Bosco circa le missioni avevano creato un nuovo fermento fra i ragazzi e i confratelli. Le vocazione allo stato ecclesiastico si moltiplicarono: le domande di entrata in Congregazione aumentarono sensibilmente e un nuovo fervore apostolico s’impadroni’ di quelli che erano gia’ entrati”88.



122. Le nuove imprese missionare pesentate da Don Bosco e dai suoi successori alla Congregazione hanno sempre suscitato generosita’. In fatti “la generosita’ missionaria e’ sempre stata una delle ragione della buona salute e dell’espansione Salesiana durante il primo secolo e mezzo di vita”89. Anche oggi la “missio ad gentes”, che è parte essenziale del nostro carisma, continua a suscitare entusiasmo in confratelli che si offrono per la missione e a coinvolgere tanti giovani in progetti di volontariato”90.





123. Fin dalle fasi iniziali della formazione Salesiana la sensibilita’ missionaria e’ un ingrediente91 indispensabile perche’ porta vitalita’ ed entusiasmo nella propria consacrazione religiosa.



124. La dimensione missionaria ad gentes, quale parte essenziale dell’eredita’ carismatica del Fondatore “e’ stata ed e’ ancora un elemento indispensabile di novita’ ad entusiasmo nella missione e nella vita di molti confratelli. Essa rappresenta veramente l’avamposto della missione Salesiana e l’espressione piu’ autentica della spiritualita’ giovanile Salesiana”92.

101. Don Vigano’ sottolineo’ che la nostra dedizione missionaria e’ “presagio di grandi benedizioni del Signore ” perche’ ci libera “dalle pericolose tendenze verso una vita comoda e rilassata, dalla superficialita’ nelle cose spirituali e dal genericismo”. E questo e’ perche’, ci disse Don Vigano’ “nelle missioni noi recuperiamo il gusto delle origini, facciamo l’esperienza della perenne validita’ del criterio oratoriano e ci sembra di vedere di nuovo Don Bosco all’inizio della sua missione verso i giovani e i poveri”93.



102. All’inizio del progetto Africa Don Vigano’ fu profeta scrivendo: “Cento anni fa la Vocazione Salesiana arrivo’ nell’America Meridionale e vi si stabili’ con con vigore. Cinquant’anni dopo si rivolse all’Asia e vi fiori’ in numerosi paesi. Oggi si reca nel Continente Nero e sara’ impiantata fedelmente a Don Bosco e diventera’ vigorosamente africana”94. Questo impegno missionario non solo “suscito’ grande entusiasmo in tutta la Congregazione, ma fu la verifica della “promessa di Don Bosco che, finche’ lavoriamo per i poveri e per la salvezza delle anime, la Divina Porvvidenza non ci abbandonera’ mai”. Dopo quasi trent’anni Don Chavez pote’ scrivere che “l’Africa oggi ha un volto Africano”. Il numero di Salesiani Africani sta crescendo costantemente”95.



103. Oggi non possiamo non riconoscere il fatto che le attivita’ missionarie della Congregazione sono state lo strumento storico per portare la diffusione e l’inculturazione del carisma salesiano nel mondo su scala universale. L’attivita’ missionaria e’ la sintesi del carisma di Don Bosco96 ed e’ qualcosa di veramente meritevole.

La promozione di una cultura missionaria fra i Salesiani infonde nuova vita nel nostro carisma e guida la Congregazione verso il futuro con vitalita’, entusiasmo e speranza. Con l’attivita’ missionaria Don Bosco continua ad acquistare un volto locale in un numero sempre crescente di culture e rende il nostro carisma veramente universale e la Congregazione veramente multiculturale.

Oggi…

Es un afirmación poco feliz porque pone la evangelización en función del “carisma salesiano” y su difusión… e inculturación. ¿Qué significa inculturar el carisma salesiano? El concepto originario de inculturarión se aplica sólo al evangelio; aplicarlo al carisma salesiano es “inflacionar” el uso del concepto ¿No es eso lo que nos critican: que hablamos más de don Bosco que de Cristo?

6.- CONCLUSIONI PRATICHE NELLA VITA SALESIANA

118. Dal fatto che il tratto missionario e’ un elemento essenziale della Congregazione si possono dedurre alcune conclusioni pratiche. Cio’ significa che

a. ogni Salesiano condivide la responsabilita’ delle attivita’ missionarie della Congregazione97;

b. la vocazione Salesiana ha un aspetto missionario, per cui ne consegue che ogni Salesiano avra’ un cuore ardente di zelo per la diffusione del regno di Dio fino ai confini della terra.

c. una parte significativa dei mezzi e delle iniziative dovra’ essere dedicata alla proclamazione del Vangelo fra la gente che non l’hanno ancora ascoltato o che l’hanno dimenticato, senza distinzioni di aree geografiche.

d.  i Salesiani che non si sentono chiamati direttamente all’attivita’ missionaria specifica ad gentes vivono il tratto missionario della loro vocazione offrendo la loro collaborazione all’attivita’ missionaria della Congregazione con la preghiera, il sacrifcio e l’animazione missionaria dei giovani affidati alle cure loro cure e a quelle della Comunita’ Educativo-Pastorale98.

e. ogni Ispettoria si sforza di qualificare i Salesiani nella missiologia, nell’antropologia, nel dialogo interculturale e interreligioso di modo che la metodologia missionaria e i suoi contenuti siano rinnovati e ricevano un nuovoi impulso.

d. la Congregazione accetta e cura la nascita, la crescita e lo sviluppo della vocazione missionaria di Salesiani che si sentono chiamati ad essere missionari ad gentes, ad exteros, ad vitam.



7.- COORDINAMENTO NELLA MISSIONE SALESIANA



111. La missione Salesiana ad gentes e’ molto complessa per cui e’ necessario promuovere un’animazione interdicasteriale tra i dicasteri della Pastorale Giovanile, della Comunicazione Sociale e delle Missioni, specialmente quando si tratta di animare settori di attivita’ comuni, salvaguardando la natura unica e organica del ministero pastorale Salesiano99. Questo coordinamento non e’ solo in vista di ragioni pratiche, ma e’ l’espressione concreta dell’ispirazione carismatica, teologica e pastorale di una sola e comune missione Salesiana della quale la missione ad gentes é una componente essenziale.

Aunque s especificó que al hablar de la misión se entiende la misión ad gentes conviene aquí especificar que se trata de eso para diferenciarla como parte integrante pero distinta de la misión salesiana común.





7.1 L’Animazione Missionaria Salesiana e la Pastorale Giovanile

Educazione dei giovani alla Dimensione Missionaria

116. L’educazione alla dimensione missionaria mette in evidenza la mentalita’ missionaria che vediamo nelle quattro aree presenti e continuamente interagenti nell’educazione alla fede dei giovani: la maturita’ umana, l’incontro con Cristo, appartenenza alla Chiesa e impegno per il Regno100. Una efficace educazione alla dimensione missionaria provoca nei giovani frutti di santita’ giovanile in tutte le culture!101



117. L’educazione alla dimensione missionaria e’ parte integrale della Spiritualita’ Giovanile Salesiana102 come sua dimensione essenziale e mentalita’ globale, mentre le sue strutture di animazione e partecipazione riguardano i Salesiani, i membri della famiglia Salesiana e i gruppi del Movimento Salesiano Giovanile. Il tema delle missioni e’ integrato in tutte le dimensioni della spiritualita’ giovanile Salesiana come la sua sorgente di dinamismo e produce frutti di atteggiamenti e di esperienze a lunga durata come missionari nel proprio ambiente. La partecipazione attiva alla Giornata Missionaria Mondiale, alla DoMiSal e il coinvolgimento nel Volontariato Missionaio Salesiano sono esempi delle sue concrete espressioni103.

7.2 L’Animazione Missionaria Salesiana e la Pastorale Vocazionale

128. Per animazione Missionaria si intende “ogni attivita’ portata avanti per tenere viva nella Chiesa la coscienza di essere inviati a proclamare Gesu’ Cristo a tutte le genti, e a stimolare nei Cristiani il bisogno di testimoniarlo con generosita’ fino al sacrificio della vita”104.



129. L’animazione Missionaria e’ una parte integrale della pastorale giovanile Salesiana ed e’ percio’ un elemento essenziale di tutte le parti del Progetto Educativo Pastorale Salesiano (PEPS). Un’efficace animazione missionaria entusiasma tutta la Comunita’ Pastorale Educativa con un fervore missionario che la rende conscia della sua responsabilita’ nella missione della Chiesa, prende a cuore il suo compito di evangelizzazione e nuova evangelizzazione, promuove attivamente un dialogo interculturale che porta ad un arricchimento vicendevole ed incoraggia alcuni dei suoi membri specialmente quelli giovani, a prendere parte al servizio di volontariato missionario.. Una efficace animazione missionaria dunque aiuta tutti i membri ad allargare gli orizzonti, a orientare i giovani verso un amore comprensivo della vita, ad aprirli alla cultura e agli ideali, alla condivisione e alla solidarieta’, a renderli capaci di sognare coraggiosamente, come Don Bosco, nuovi mondi e nuove genti105. D’altra parte irrobustisce anche la fede di coloro vi sono coinvolti106.



130. La realta’ missionaria apre continuamente nuovi orizzonti e rivela nuove zone di frontiere dove si gioca il futuro dell’umanita’. Per questa ragione e’ come una robusata motivazione che riesce a scuotere le coscienze e a stimolare generose risposte all’impegno vocazionale. Un’autentica animazione missionaria ha pertanto il compito di presentare la vocazione missionaria nell’ambito della pastorale vocazionale, aiutando i giovani a “scoprire la loro nicchia nella costruzione del Regno e di desiderarlo con gioia e determinazione”107 e a dare cosi’ un vero senso alla propria esistenza. L’animazione missionaria e la pastorale vocazionale, inoltre, trovano un terreno comune nell’educazione dei giovani ai valori, agli atteggiamenti e all’impegno.



131. La vocazione missionaria salesiana in senso stretto e’ una chiamata speciale in seno alla vocazione Salesiana. Don Vigano’ sottolineo’ che “una “tale ‘chiamata speciale’ non e’ qualcosa che rende eccezionali rispetto agli altri confratelli, ma e’ piuttosto una piu’ viva e generosa esperessione della vocazione di tutti”108. L’esperienza della Congregazione conferma l’intuizione del Capitolo Generale Speciale che c’e’ un nesso reale tra l’impegno missionario e il rinnovamento della vita religiosa Salesiana. Invero Don Vigano’ aveva gia’ detto che “e’ nelle missioni, in fatti, che si comprende piu’ chiaramente che il Vangelo e’ la preziosa ‘buona novella’ per l’epoca moderna e che la fede dei confratelli viene come risvegliata quando proclamano l’avvento di Cristo”109. Davvero “la fede s’irrobustisce quando e’ comunicata ad altri”110. (hay muchos elementos repetidos)



132. “Fate tutto cio’ che potete per promuovere le vocazioni delle Suore e dei Salesiani”111 diceva Don Bosco ai Missionari. “I Salesiani vanno nelle missioni per restarci. Il loro impegno nel rispetto delle stagioni che i Signore ha per la vendemmia, e’ caratterizzato da un immediato farsi indigeno della Congregazione. Cio’ richiede un’adeguata inculturazione nel discernimento e una cura speciale dei candidati provenienti dalle minoranze etniche”112.

{N.B. Questo processo e’ ai primi passi, ma sta andando avanti, ci si e’ sforzati di riflettere sulle riflessioni che sono state fate fin’ora.}



8.- LA SPIRITUALITA’ MISSIONARIA SALESIANA

133. Come la Chiesa e’ chiamata a condividere “le gioie, le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi”113, cosi’ e’ indispensabile che il Salesiano missionario condivida la vita del popolo che serve, specialmente quella dei giovani piu’ poveri. Seguendo l’esempio di Don Bosco, egli cerca di conoscere i giovani allo scopo di avvicinarli a Dio con la pratica del Sistema Preventivo. Con l’atteggiamento del Buon Pastore l’educatore-evangelizzatore e’ animato dalla Carita’ Pastorale nel lavorare instancabilmente per il bene dei giovani. Egli prega coi giovani e per i giovani, ma trova pure il tempo per la preghiera comunitaria e personale per essere in sintonia con il Cristo che egli proclama con le parole e con la testimonianza della vita114. Si impegna a donarsi senza condizioni col distacco interiore che esprime con l’essere semplice nel vestire, nel cibo, nei viaggi e col tenore di vita adeguato al livello del contesto sociale, con l’essere sottomesso ai superiori, trasparente e accurato nei rendiconti finanziari, con l’impegno nella solidarieta’ e la giustizia sociale e con un serio sforzo di parlare la lingua del luogo e capire la cultura locale115.



134. In occasione della terza spedizione missionaria Don Bosco predico’ che “i missionari devono essere pronti a tutto, fino al punto di sacrificare la loro vita per la predicazione del Vangelo”116. Di fatto, per noi Salesiani “la spiritualita’ missionaria non e’ un’altra spiritualita’, ma la stessa intensificata e particolarmente illuminata dall’ottica dell’invio“ad gentes117. Col nostro stile Salesiano noi viviamo un martirio esangue vivendo le conseguenze del Da Mihi Animas (con grazia dell’unita’ e la sintesi ineriore fra consacrazione e missione) fino al punto di affrontare e accettare liberamente le durezze, le opposizioni e le sofferenze fisiche, morali e spirituali. Don Vigano’ lo chiamo’ un “maartirio di amore e scrificio per il bene degli altri”118. Invero il nostro ministero verso la gente e il nostro lavoro di educazione dei giovani non puo’ essere realizzato senza questa disposizione interiore di offrire la propria vita per la salvezza e di abbracciare la croce senza condizioni119.



9.- LA SOLIDARIETA’ MISSIONARIA SALESIANA

135. Fin dai tempi di Don Bosco e durante tutta la nostra storia, le opere di Don Bosco sono sempre state sostenute finanziariamente in due maniere strettamente legate: anzitutto con lo sforzo e l’impegno dei Salesiani e dei giovani stessi, per guadagnare il necessario per il loro mantenimento con le attivita’ educativo-pastorale (scuole, pensionati, laboratori, ecc.). Quando questo era impossibile – specialmente nei contesti piu’ poveri – essi si sono rivolti per aiuto a benefattori pubblici e privati. In linea con questa tradizione e al fine di aiutare le fondazioni missionarie che di solito hanno piu’ bisogno di aiuti finanziari, con l’andar del tempo si sono stabilite nelle Ispettorie uffici missionari e procure missionarie con lo scopo di far conoscere le loro fondazioni missionarie e di conseguenza di promuovere la raccolta di aiuti finanziari. Sono state pure istituite procure missionarie ingernazionali120 con lo scopo di aiutare l’attivita’ missionaria della Congregazione e per promuovere priodicamente campagne per la raccolta di fondi. In varie Ispettorie sono stati creati Uffici per Progetti di Sviluppo al fine di elaborare progetti specifici per finanziare il lavoro educativo pastorale di alcune presenze specifiche, in collaborazione con ONG iniziate dai Salesiani che sono ora organizzate nel Don Bosco Network, e anche con altre agenzie internazionali. Per rendere la presenza Salesiana piu’ visibile e per diffondere il nostro carisma, l’uso delle nuove tecnologie di comunicazione sociale sono una componente fondamentale della solidarieta’ Salesina121.



136. Affinche’ si abbia “un’equa distribuzione delle risorse e che vengano rispespettate le intenzioni dei benefattori”122 tutte le sopracitate iniziative della Congregazione e il suo impegno per quanto riguarda le raccolte di aiuto e il suo uso vedono nella persona del Rettor Maggiore il loro centro unificatore. Nel suo ruolo di garante dell’autenticita’ della missione Salesiana egli col suo Consiglio accompagna le attivita’ missionarie delle Ispettorie, ne valuta i progetti, specialmente i piu’ importanti, dirige le campagne di raccolta di fondi e la disribuzione dei delle offerte raccolte. Cio’ suppone un sistema semplice funzionale direttamente legato al Rettor Maggiore e al suo Consiglio per garantire piu’ coordinamento nella raccolta e nella distribuzione dei fondi da parte di chi collabora nel sistema Salesiano di aiuto alle attivita’ missionarie Salesiane.





10.- UNA GRANDE STORIA MISSIONARIA SALESIANA NON ANCORA COMPIUTA (¿O NON ANCORA DEFINITA?)

137. Noi Salesiani, e specialmente le nostre attivita’ missionarie “non hanno solo una gloriosa storia da ricordre e da racccontare, ma anche una grande storia da costruire!”123 Come il nostro fondatore Don Bosco, noi vediamo un immenso campo dove lo Spirito di manda. Ci aspetta una ricca mietitura, perche’ “se non ci dimentichiamo dei suoi favori, il Signore avra’ sempre le sue mani tese sopra di noi!”124



Parte IV. Funzioni PER IL FUNZIONAMENTO DELL´ATTIVITÁ MISS. SALES.

La quarta parte espone le varie funzioni coinvolte nel funzionamento del Quadro per l’Attivita’ Missionaria Salesiana. Inoltre rende noto cio’ che si deve fare e come lo si deve fare nelle varie attivita’.


Diagramma


NOTA BENE: Il diagramma verra’ redatto dopo la chiarificazione e approvazione delle FUNZIONI.


Piano: le Funzioni Base

138. La pianificazione e’ necessaria per assicurare un costante aggiornamento del Quadro dell’Attivita’ Missionaria Salesiana a favore di coloro che ne beneficeranno, e per guidare il suo lavoro affinche’ si raggiungan efficacemente gli obiettivi desiderati.


139. Lo sviluppo del Quadro dell’Attivita’ Missionaria Salesiana e’ diretto dal Piano di Azione del Dicastero per le Missioni (MDAP) a livello generale integrato col Progetto di Animazione del Rettor Maggiore e del suo Consiglio, al fine di creare impegno collettivo tra le Ispettorie e collaborazione tra gli specifi lavori di formazione e produzione.


140. A livello Ispettoriale il Quadro dell’Attivita’ Missionaria Salesiana e’ diretto dal Piano Ispettoriale di Animazione Missionaria (PIAMA), integrato nel Piano Ispettoriale (PI)POI che mira all’attuazione delle linee missionarie della Congregazione e del piano sessennale del Rettor Maggiore e del suo Consiglio alle Ispettorie.


141. Lo sviluppo dell’attivita’ missionaria Salesiana e l’elaborazione del Quadro dell’Attivita’ Missionaria Salesiana sono aiutati dalla valutazione, ricerca, studio e riflessione e seguite dalla consulta, formazione e crescita al fine di dare profondita’ alla prassi missionaria Salesiana al servizio della Congregazione, della Chiesa e della Societa’.


142. Al fine di garantire questa funzione si crea una gruppo di consulta al livello mondiale e ispettoriale per l’attivita’ missionaria, formata da un gruppo di Salesiani e esperti laici delle diverse aree, coordinata rispetivamente dal Consigliere Generale e del Delegato Ispettoriale di Animzione Missionaria.


143. Si abbia cura della formazione dei Salesiani nell’area della Missiologia quale attuazione pratica della coscienza della priorita’ che ha nella missione Salesiana.


Linee guida per la Promozione dei nostri Tratti Missionari Salesiani


Per tratto missionario intendiamo...............:


A- Scelte

144. La promozione del tratto missionario Salesiano ha luogo nelle scelte seguenti:

a. guida dell’impegno nella formazione di personale, gruppi e centri che si dedicano all’approfondimento della riflessione della missiologia Salesiana;


  1. lavoro con progetti finalizzati all’animazione missionaria di Progetti Educativo-Pastorali Salesiani (PEPS), di comunione e animazione della missione piu’ che lavori e attivita’ isolate.

145. Si creano processi e strutture con personale e mezzi appropriati che portano avanti l’animazione, la formazione e la solidarieta’ a livello generale e ispettoriale.

B- Aree

1.- Animazione missionaria salesiana

146. La coordinazione dell’animazione missionaria e’ condotta a livello mondiale dal Consigliere per le Missioni e a livello Ispettoriale dal Delegato per l’Animazione Missionaria.


147. L’ispettore stabilisce il Delegato per l’Animazione Missionaria, che promuove l’impegno dell’Ispettoria nell’attivita’ missionaria.

Area: Animazione

151. Quest’area mira alla formazione di gente capace di fare animazione missionaria.

152. La formazione all´animazione dei Salesiani all´attivitá missionaria tiene in considerazione

a. Le linee guida del Manuale del Delegato Ispettoriale per l’Animazione Missionaria;

b. Le linee guida de Il Volontariato nella Missione Salesiana;

c. Tenere vivo e fomentare l’entusiasmo missionario tra i Salesiani;

Cuidar a nivel de formación inicial el discernimiento vocacional de los jóvenes salesianos

b. Preparare confratelli capaci di svolgere il ruolo di animazione missionaria nella comunita’ educativo-pasorale;


2.- Formazione all´azione missionaria salesiana

148. Attuazione di progetti di formazione per Salesiani e educatori che tengono conto dei seguenti tre livelli:

a. Livello base generale:

- Approfondimento delle ragioni pastorali e teologiche per l’attivita’ missionaria;

- Studio e riflessione sulla spiritualita’ missionaria di Don Bosco come punto di riferimento base di tutta la formazione missionaria;

- Creazione di lavori di gruppo e altre forme di collaborazione;

b. Livello degli animatori e degli operatori educativo-pastorali:

- Necessita’ di capire la culura locale e le culture del mondo globalizzato al fine di proclamare meglio il Vangelo;

c. Livello di preparazione specializzata:

- Formazione specifica in missiologia, antropologia, dialogo interculturale e interreligioso;

- Partecipazione a programmi di riflessione e animazione missionaria a livello Ispettoriale, regionale e di Congregazione.

Area: Vocazione e Formazione

149. Quest’area mira al discernimento, alla coltivazione e alla formazione della vocazione missionaria Salesiana.

150. La formazione dei Salesiani tiene conto di quanto segue

a. l’articolo 30 delle Costituzioni “I popoli non ancora evangelizzati sono stati oggetto speciale della premura e dello slancio apostolico di Don Bosco. Essi continuano a sollecitare e a mantenere vivo il nostro zelo: ravvisiamo nel lavoro missionario un elemento essenziale della nostra Congregazione”;

b. Le linee guida della Ratio (La formazione dei Salesiani di Don Bosco, Principi e Norme);

c. Discernere, Sensibilizzare e promuovere tra i confratelli la vocazione a dedicarsi direttamente all’attivita’ misionaria ad gentes, ad experos, ad vitam;

d. Preparazione di confratelli capaci di aiutare la riflessione missionaria e l’orientamento dell’Ispettoria con studi specializzati in missiologia, antropologia, dialogo interculturale e interreligioso;



3.- Solidarietá nell´azione missionaria salesiana


Area: Solidarieta’

153. Quest’area mira alla formazione alla soliderieta’ Cristiana nella sua prassi125.


154. La formazione dei Salesiani alla solidarietá missionaria tiene in considerazione

a- el contexto eclesial mundial (formación al): sus estructuras de solidaridad

a. l’articolo 76 delle Costituzioni “mettiamo in comune i beni materiali: i frutti del nostro lavoro, i doni che riceviamo” specialmente “per aiutare la nostra attivita’ missionaria”126.

b. Tener vivo e fomentare tra i confratelli “una gestione delle risorse a noi affidate coerente concon i fini della missione, responsabile, trasparente e solidale. Ciò significa tra l’altro una rendicontazione chiara e completa”127;

c. Promuovere tra i Salesiani la “cultura della solidarieta’” che porta ad aiutare i giovani a impegnarsi in “iniziative e progetti di sviluppo, e li incoraggia a prendere parte “in iniziative e progetti di promozione e sviluppo, favorendo l’adesione ad iniziative equosolidali128.

  • Dar a conocer el funcionamiento de las estructuras de solidaridad

  • Establecer formas ordinarias y extraordinarias de participación a nivel internacional e inspectorial


Parte V Organizzazione

La parte quinta stabilisce e assegna il lavoro che si deve fare, definisce e attribuisce i compiti, delega l’autorita’, stablisce le relazioni appropriate per aiutare la gente al lavoro di gruppo e per raggiungere i risultati desiderati.


Diagramma dell’organizzazione


NOTA BENE: Il diagramma verra’ redatto dopo la chiarificazione e approvazione delle FUNZIONI.


155. L’organizzazione e’ il processo con cui si identifica e si assegna del lavoro da fare, si definiscono e si attribuiscono i compiti, si delega l’autorita’, si stabiliscono relazioni appropriate per aiutare il lavoro di gruppo e si cerca cosi’ di raggiungere i risultati desiderati.


Il Consigliere Generale per le Missioni

Ruolo:

156. Animare la Congregazione nella dimensione missionaria, identificando nuove frontiere, coordinando iniziative, dirigendo attivita’ missionarie e promovendo in particolare, a livello mondiale e nelle regioni e nelle ispettorie, lo spirito e l’impegno missionario.


Dettagli del Ruolo:

157. Alzare il livello di coscienza del tratto missionario del carisma Salesiano nella Congregazione.


158. Identificare nuove frontiere per la Congregazione.


159. Accompagnare e aiutare gli Ispettori nel compito loro affidato dai Regolamenti Generali art. 18 di animare e coordinare l’attivita’ missionaria.


160. Coordinare le varie aree che costituiscono il Dicastero per le Missioni.


161. Collaborare coi Consiglieri per la Comunicazione Sociale e per la Pastorale Giovanile in vista di una migliore sinergia nelle iniziative comuni.


162. Coordinare a livello mondiale le strutture che la Congregazione gestisce nel campo dell’attivita’ missionaria.


163. Seguire l’attuazione del piano generale e dell’integrazione della consulta con tutte le sue funzioni, e l’integrazione col Rettor Maggiore e il suo Consiglio e gli altri Dicasteri.


Il Dicastero per le Missioni

Ruolo:

164. Contribuire sotto la guida del Consigliere per le Missioni alla promozione della dimensione missionaria ad gentes del carisma Salesiano e mantenere vivo l’entusiasno missionario in tutta la Congregazione attraverso la formazione e l’animazione dei Salesiani nella loro attivitá missionaria, il lavoro in frontiera e i progetti e le attivita’ per l’educazione e l’evangelizzazione dei giovani, specialmente di quelli poveri. Conviene mantener la especificidad del carisma misionero ad gentes para no volver a la generalidad de la acción evangelizadora de los salesianos.


Dettagli del Ruolo:

165. Collaborare costantemente con tutto cio’ che riguarda il ruolo del dipartimento nella missione Salesiana.

166. Adempiere i doveri assegnati dal Consigliere per l’attuazione dei processi di pianificazione del sessenio, quali:

- la partecipazione a eventi e organizzazioni dentro e fuori la Congregazione che entrano nell’ambito delle competenze del Dicastero.

- la coordinazione e collaborazione con processi e eventi organizzati dal Dicastero.



La Consulta Mondiale

Ruolo:

167. Accompagnare lo sviluppo delle iniziative e attivita’ missionarie; valutare, fare ricerca, studiare e presentare linee di guida e sussidi per un aggiornamento costante al fine di approfondire lo spirito missionario e l’impegno nella Congregazione.


Dettagli del Ruolo:

168. Procurare al Dicastero per le Missioni un servizio di cosulenza permanente.


169. Salesiani e altri membri della consulta, esperti nelle varie aree dell’animazione Salesiana, della comunicazione e delle iniziative, cooperano costantemente col Dicastero con lo studio e i suggerimenti, in risposta alle loro richieste, ma anche offrendo spontaneamente proposte personali e positive.


170. La condivizione e lo scambio di contributi personali si compie preferibilmente via internet. A seconde delle necessita’ la Consulta viene radunata per incontri a regionali o mondiali, con la partecipazione di esperti delle aree specifiche o con di tutta la Consulta.





Delegato Regionale per l’Animazione Missionaria

Ruolo:

Habría que especificar el perfil de este delegado. Dudo sobre su practicidad. En la práctica debería coincidir con la figura del Delegado Regional. De hecho éste visita y anima todas las áreas pastorales de una inspectoría. Lo importante es que en el perfil de una Delegado Regional sea implícita también sensibilidad y conocimiento de este campo/tratto de la misión salesiana.

171. Accompagnare lo sviluppo delle iniziative e attivita’ missionarie, valutare, fare ricerca, studiare e presentare linee di guida sussidi per un aggiornamento costante al fine di approfondire lo spirito missionario e l’impegno nella Congregazione.



Dettagli del Ruolo:

172: Promuovere il lavoro di gruppo e la collaborazione fra le Ispettorie nell’animazione missionaria, nella formazione e nel campo delle iniziative e attivita’ comuni, con un’ampia e strategica visione della missione e della Congregazione.


173. Portare avanti il compito affidatogli dagli statuti o dalle conclusioni della conferenza o delegazione regionale.


174. Mantenere un rapporto diretto e di cooperazione con il Consigliere per le Missioni e con il Dicastero per le Missioni.


175. Promuovere l’elaborazione e l’attuazione di un piano comune per l’animazione missionaria in coordinazione con la Conferenza dei Delegati Regionali di Pastorale Giovanile, Comunicazione Sociale e Formazione al fine di assicurare sinergia nel piano generale della regione o della conferenza.



L’Ispettore col suo Consiglio

Ruolo:

176. Animare e coordinare l’attivita’ missionaria dell’Ispettoria129.


Dettagli del Ruolo:

177. Assicurare e valutare le qualita’ dello spirito missionario nell’Ispettoria, fra i confratelli e i gruppi della Famiglia Salesiana.


178. Nominare il Delegato Ispettoriale per l’Animazione Missionaria.


179. Preparae confratelli nel campo della missiologia, antropolgia e dialogo interculturale e interreligioso.


Il Delegato Ispettoriale di Animazione Missionaria

Generalmente es el mismo delegado de la pastoral Juvenil y Vocacional. Lo cual si bien es muy práctico, exige también que tanto él como el Consejo Inspectorial estén claros sobre la dimensión del carisma salesiano y sus implicaciones: animación y discernimiento vocacional, formación etc.

Ruolo:

180. Il Delegato ispettoriale di Animzione Missionaria e’ nominato dall’Ispettore con il consenso del suo Consiglio130 come testimone e promotore dell’impegno dell’Ispettoria nell’attivita’ missionaria


Dettagli del Ruolo:

Una cosa é l´animazione missionaria (salesiani, volontariato...), un´altra l´animazione dell´attivitá missionaria nel caso si stia svolgendo in una ispettoria. In questo caso il Delegato deve “animare” perché si lavori secondo un progetto adeguato ai principi della pastorale missionaria; deve inoltre seguire i “missionari” nelle loro attivitá e, prima ancora, intervenire per un adeguato discernimento sulla loro preparazione per l´attivitá missionaria. (ver n. 190)

181.a Lavorare in coordinazione con il Delegato di Pastorale Giovanile, della Comunicazione Sociale e della Formazione e con le altre strutture dell’Ispettoria perche’ l’animazione missionaria e’ per natura comune a tutte le aree della missione salesiana.


181.b Elaborare un Progetto Ispettoriale di Animazione Missionaria semplice, concreto e realistico, che sia integrato (e non solo aggiunto) al Progetto Educativo Pastorale Ispettoriale e locale.

182. Organizzare iniziative che suscitino entusiasmo missionario e creino una salutare preoccupazione missionaria nell’ambito delle opere dell’Ispettoria e in questo processo la spingano a uscire dai suoi stretti orizzonti e puntare su nuove frontiere.


183. Promuovere l’informazione e la conoscenza dell’attivita’ missionaria nel contesto culturale di altri popoli, mettendo in risalto le possibilita’ e le difficolta’ incontrate nell’evangelizzazione e nel lavoro dei missionari.


184. Promuovere la formazione e lo sviluppo di gruppi missionari nel Movimento Giovanile Salesiano per tener vivo nei giovani e negli animatori la coscienza, l’apertura e la capacita’ di rispondere ai settori piu’ bisognosi nei loro contesti, e far loro rivolgere lo sguardo verso il lavoro delle frontiere della misione ad gentes.


185. Incoraggiare un’aggiornata conoscenza delle esperienze di vita missionaria nella Chiesa e nella Congregazione, facendo uso delle lettere ispettoriali, del Bollettino Salesiano locale, in modo particolare del Cagliero 11, dell’intenzione mensile della Preghiera Missionaria Salesiana, della “buona notte” (o del buon giorno) dell’11 di ogni mese, in ricordo della prima spedizione missionaria 131;


186. Promuovere in particolar modo la la celebrazione della giornata Missionaria Salesiana e la Domenica Missionaria Mondiale a livello ispettoriale e nelle comunita’ locali.


187. Promuovere nell’Ispettoria il volontariato missionario e iniziative di solidarieta’ al fine di creare nuovi modelli di comportamento etico, perche’ la “fede senza le opere e’ morta”132.


188. Collaborare con gli organismi missionari della Chiesa locale per un arricchimento vicendevole per quanto riguarda l’informazione, la formazione e l’attuazione di attivita’ comuni.


189. Tenere informati i confratelli dell’Ispettoria circa i corsi di missiologia, sessioni di formazione missionaria nei vari centri di Studio e nelle Universita’, e circa gli incontri di formazione e di verifica organizzati per i missionari residenti.


190. Mantenere il contatto con i missionari della propria Ispettoria e quelli di passaggio e invitarli a condividere le loro esperienze missionarie come testimoni vivi e eloquenti della missione ad gentes. Si terra’ pure in contatto con le famiglie dei missionari dell’Ispettoria.



La Commissione Ispettoriale per l’Animazione Missionaria

Ruolo:

191. Contribuire assieme al Delegato per l’Animazione Missionaria nel suscitare entusiasmo missionario e nel promuovere l’impegno dell’Ispettoria nell’attivita’ missionaria.


Dettagli del ruolo:

192. Contribuire all’elaborazione e all’attuazione del Progetto Ispettoriale di Animazione Missionaria in coordinamento con le Commissioni per la Pastorale Giovanile, la Commissione per le comunicazioni Sociali e la Commissione per la Formazione.


193. Contribuire al lavoro del Delegato Ispettoriale per l’Animazione Missionaria con l’informazione, lo studio, la condivisione, la pianificazione e la sperimentazione.


194. Fare una valutazione della dimensione missionaria nell’educazione e nell’evangelizzaizone dei giovani e della gente in generale.


Il Coordinatore Locale dell’Animazione Missionaria

Ruolo:

195. Promuovere l’entusiasmo e la coscienza missionaria nel lavoro Salesiano locale.


Dettagli del ruolo:

196. Vedere che la dimensione missionaria sia integrata nel Progetto Educativo e Pastorale locale.


197. Organizzare iniziative della Comunita’ Pastorale-Educativa locale che suscitino entusiasmo missionario e creino una salubre preoccupazione missionaria e in questo processo portino alla coscienza dei bisogni della gente del vicinato.


198. Portare nella Comunita’ Educativo-Pastorale locale informazioni e conoscenza dell’attivita’ missionaria nel contesto culturale e sociale di altro popoli e dlle difficolta’ incontrate nell’evangelizzazione e nel lavoro dei missionari.


199. Promuovere la creazione e lo sviluppo di gruppi missionari nell’ambiente locale.


200. Incoraggiare un’aggiornata conoscenza delle esperienze di vita missionaria nella Chiesa e nella Congregazione, facendo uso delle lettere ispettoriali, del Bollettino Salesiano locale, in modo particolare del Cagliero 11, dell’intenzione mensile della Preghiera Missionaria Salesiana, della “buona notte” (o del buon giorno) dell’11 di ogni mese, in ricordo della prima spedizione missionaria133.


201. Promuovere in particolar modo la la celebrazione della giornata Missionaria Salesiana e la Domenica Missionaria Mondiale a livello ispettoriale e nelle comunita’ locali.


202. Promuovere nell’Ispettoria il volontariato missionario e iniziative di solidarieta’ al fine di creare nuovi modelli di comportamento etico tra i giovani.


203. Collaborare con gli organismi missionari della Chiesa locale per un arricchimento vicendevole per quanto riguarda l’informazione, la formazione e l’attuazione di attivita’ comuni.



Documentazione e Archivio

Ruolo:

204. Raccogliere, conservare e tenere disponibile la documentazione di esperienza missionaria Salesiana, delle attivita’ Salesiane e delle culture locali.


Funzionamento

205. A livello generale la responsabilita’ e’ affidata al museo missionario del Colle Don Bosco, in consulta col Consigliere Generale per le Missioni. A livello ispettoriale i Musei sono regolati dal Direttorio Ispettoriale.


206. La documentazione storica (e.g. le lettere dei missionari) si conserva nell’Archivio Centrale (ASC) che e’ tutelato dai “Regolamenti dell’Archivio Centrale)”.


207. Il materiale fotografico storico e documentazione in filmati e documentari si conservano nall’Archivio Fotografico dell’Archivio Centrale Salesiano.


208. Il Dicastero per le missioni gestisce l’archivio del Dicastero e i suoi servizi e ne fa uso come databank e documentazione per eventuali consultazioni.



Parte VI La Solidarieta’ Missionaria Salesiana

La Parte VI definisce e attribuisce i compiti, ne delega l’autorita’ e stabilisce le relazioni per assicurare un’equa distribuzione delle risorse per l’attivita’ missionaria della Congregazione.


Diagramma della solidarieta’ Missionaria Salesiana

































ISPETTORIE















S

2



olidarieta’ Missionaria Salesiana







UFFICI

PROCURE

INTERNATIONALI

PROVINCIAL



3



3





4



4



3





Rettor Maggiore

(Cons. Generale)

Consigliere per

le Missioni







Altre ONG sdb

VIS, JEW, Solidaridad





3





9



E le loro ONG

Noi per loro,

JDW, J&D





  • 5



    5



    6



    7



    7



    Progetto

    Ufficio1

    & Procures







    8



    Inserzioni nel database generale :

    • Progetti inviati al fondo solidarieta’ del RM;

    • Progetti inviati agli Uffici delle Procure;

    • Projeti inviati alle ONG (o da quelli direttamente promossi dalle Ispettorie)





Richieste di aiuto dalle Ispettorie

206. Le Ispettorie (2) (e i loro PDO) presentano richieste di aiuto per i loro progetti:

a. agli uffici delle Procure Missionarie e alle ONG (3) durante l’anno o secondo a quanto stabilito nella programmazione.

b. al Rettor Maggiore (4), in occasione della distribuzione dei fondo per la solidarieta’, presentando la richiesta secondo le solite formalita’ prima del 31 ottobre e del 30 aprile dell’anno corrente.

Scrutinio Iniziale

207. Gli uffici e le ONG dopo un primo esame di un progetto e dopo aver dato un giudizio positivo sulla sua possibilita’ di attuazione, vedranno che i dati essenziali siano comunicati all’Ufficio Progetti con un modulo simile a quello usato dalle Ispettorie nelle richieste di aiuti al Rettor Maggiore per i loro progetti.


Dopo l’Approvazione del Rettor Maggiore

208. Una volta ricevuto il parere favorevole del Rettor Maggiore tramite il Consigliere per le Missioni (6) l’Ufficio Progetti vedra’ che il suo giudizio sia comunicato all’Ufficio per le Missioni o alle ONG, dando cosi’ l’autorizzazione a procedere secondo quanto e’ stato comunicato. Nel contempo vedra’ che il modulo del progetto sia previamente iniviato in modo che si possano aggiornare i detabase del progetto. (8)


Con le ONG

209. Un processo simile puo’ verificarsi ogni qual volta una ONG si rende conto della possibilita’ di poter finanziare particolari progetti. Anche in questo caso il primo punto di riferimento non sara’ l’Ispettoria con la quale sara’ gia in contatto, ma l’Ufficio Progetti. Sara’ percio’ richiesto di notificare la situazione (9), dopo di che si seguiranno le tappe come al n. (6).


L’Ufficio Progetti

210. Sara’ sempre l’Ufficio Progetti che, nel nome del Consigliere per le Misisoni, rendera’ note eventuali situazioni di emergenza o di disastri naturali, e coordinera’ gli interventi eventualmente necessari o direttamente o attraverso una ONG, o un Ufficio Missionario che ne abbia ricevuto la responsabilita’.


Comunicazione multi-direzionale

211. Grazie a questa comunicazione multidirezionale continua, sia che i benficiari siano le Ispettorie o gli Uffici Missionari o le ONG stesse, sara’ possibile creare una rete di informazione piu’ ampia e cosi’ identificare dove e per quali ragioni sia meglio raccogliere e inviare gli aiuti, concentrando di fatto tutti gli sforzi sugli stessi obiettivi e aree di intervento.


L’Ufficio Progetti

212. I datebase dei progetti che si stanno elaborando un po’ per volta potranno essere consultati virtualmente; sara’ cosi possibile render noto e comunicare al piu’ presto possibile ai vari operatori nel sistema tutte le informazioni di cui abbisognano, evidentemente con diversi livelli di accesso a seconda del loro ruolo nel sistema.






Appendici


altri voci saranno aggiunte secondo i suggerimenti della Consulta



Glossologia dei Termini


altri voci saranno aggiunte secondo i suggerimenti della Consulta
















Consulta 2010-3



La Dimensione Missionaria nella Formazione Salesiana

Contenuto e Metodo per le Varie Tappe di Formazione



Non sarebbe opportuno aggiungere alcuni elementi alla Ratio piú che sviluppare un documento separato?

Destinatari

La Dimensione Missionaria nella Formazione Salesiana è destinata alle stesse persone e gruppi a cui si è consegnata la Ratio, ossia: tutti i salesiani, ma specialmente ispettori e loro Consigli, delegati e membri della Commissione di formazione e della Commissione di animazione missionaria, formatori e formandi, tutti i responsabili di formazione iniziale e permanente di salesiani.



Finalità

Sin dal Capitolo Generale Speciale, ogni Capitolo Generale ha ripetuto che la dimensione missionaria è «parte essenziale del nostro carisma»134. Siccome l’aspetto missionario è la sintesi del carisma di Don Bosco135, questi orientamenti si propongono di favorire «una coscienza missionaria più deliberata» nella formazione dei salesiani.



Proposte per ogni tappa di formazione

Ogni tappa di formazione incomincia con un breve riassunto di ciò che la Ratio dice riguardo a natura e finalità della medesima. Poi sottolinea alcuni aspetti formativi della tappa che sono rilevanti nel favorire la dimensione missionaria della vocazione salesiana. Seguono proposte di temi di studio. Finalmente suggerisce esperienze da fare e abilità da coltivare come aiuto nel perseguire gli scopi indicati.



PRENOVIZIATO

1.1. Il prenoviziato è la tappa di formazione in cui il candidato alla vita salesiana approfondisce la propria scelta vocazionale, maturandone specialmente gli aspetti umano e cristiano, in modo da rendersi atto ad iniziare il noviziato.



1.2. Come parte della crescita cristiana e umana, il candidato deve:

  • essere aperto alle realtà sociali e culturali del proprio ambiente, particolarmente sensibile ai problemi della gioventù povera ed emarginata e alle situazioni di povertà, ingiustizia ed esclusione. Crescere nel senso di compassione e solidarietà, e manifestarlo in una forma di vita semplice (cfr. FSDB 338);

  • sviluppare buone relazioni con i propri compagni e con i responsabili della formazione nella comunità, con i laici della comunità educativa e con altre persone, specialmente quelle provenienti da culture diverse, che incontra nelle esperienze pastorali (cfr. FSDB 336);

  • essere aperto al dialogo attraverso la capacità di accettare ed ascoltare; praticare le buone maniere e la giovialità; trattare tutti con simpatia, amicizia e molta apertura senza distinzione di lingua, cultura, origine etnica (cfr. FSDB 336).



1.3. Si raccomandano al candidato i seguenti temi di studio:

  • studi riguardanti la propria lingua e cultura;

  • la storia del proprio paese;

  • studio di biografie di missionari salesiani ad gentes, ad exteros, ad vitam;

  • teorie e tecniche in dialogo interpersonale.



1.4. Si suggeriscono al candidato le seguenti esperienze:

  • essere coinvolto attivamente in gruppi missionari;

  • fare esperienza di lavoro con poveri di città nella vicinanza o con ragazzi di strada;

  • fare esperienza di servizio missionario volontario.



1.5. Si suggerisce al candidato di coltivare le seguenti abilità:

  • coltivare adeguate attitudini di apertura verso altre culture: ascoltando, parlando, dialogando;

  • coltivare sensibilità verso i poveri e gli emarginati attraverso uno stile di vita semplice;

  • intraprendere analisi e discussione delle odierne sfide culturali e multiculturali, soprattutto dei loro effetti sulla vita della gioventù e della famiglia.



NOVIZIATO

2.1. Il noviziato è l’inizio dell’esperienza religiosa salesiana come seguace di Cristo. Il novizio incomincia a vivere la vita consacrata e apostolica, interiorizzando i valori salesiani.



2.2. Come parte di questo esercizio pratico di vita salesiana, il novizio:

  • prende parte attiva alla vita della comunità, affinando la propria capacità di adattamento e di relazioni interpersonali cordiali e gratuite;

  • coltiva le buone maniere e l’abilità al dialogo, ad accettare le differenze, ad essere ottimista e a mettere i propri talenti a servizio della comunità;

  • sviluppa sensibilità alla cultura giovanile, specialmente ai poveri, al lavoro pastorale dell’ispettoria, alle frontiere missionarie salesiane e all’attività missionaria salesiana (cfr. FSDB 366).



2.3. Si raccomandano al novizio certi temi di studio:

  • storia dell’attività missionaria salesiana, specialmente quella sviluppata nella propria ispettoria;

  • la dimensione missionaria del carisma salesiano;

  • criteri per il discernimento della vocazione missionaria.



2.4. Si suggeriscono al novizio le seguenti esperienze:

  • promuovere la preghiera per l’intenzione missionaria salesiana mensile e per le vocazioni missionarie;

  • mantenere contatto con i missionari ad gentes dell’ispettoria;

  • mantenersi aggiornato sulle notizie missionarie attraverso i mezzi salesiani di comunicazione (per es. ANS).



2.5. Si suggerisce al novizio di coltivare le seguenti abilità:

  • coltivare la sensibilità per i bisogni dei missionari ad gentes del mondo intero pregando per loro;

  • coltivare il senso di unità con il lavoro missionario della Congregazione mediante la lettura delle notizie salesiane: ANS, il www.sdb.org sito di Roma, Cagliero11, Bollettino Salesiano, pubblicazioni delle Procure missionarie salesiane;

  • coltivare la sensibilità per la gioventù povera attraverso le esperienze apostoliche del noviziato.



POSTNOVIZIATO

3.1. Il postnoviziato è la tappa in cui il neoprofesso salesiano rafforza la propria crescita vocazionale e si prepara al tirocinio, integrando gradualmente fede, cultura e vita attraverso una comprensione più profonda dell’esperienza della vita religiosa e dello spirito di Don Bosco, e di una preparazione filosofica, pedagogica e catechetica adeguata, in dialogo con la cultura (cfr. Costituzioni 114).



3.2. Come parte della formazione del postnoviziato, il giovane salesiano:

- acquista una capacità di relazione seria con la cultura, con il mondo dei giovani, con i problemi dell’educazione, con il punto di vista cristiano (cfr. FSDB 401);

  • acquista una comprensione solida e, allo stesso tempo, critica della cultura ed è capace di afferrarne le implicazioni nell’apostolato giovanile salesiano;

  • acquista nella catechesi delle capacità che poi saprà usare nell’educazione ed evangelizzazione dei giovani.





3.3. Si raccomandano al giovane salesiano certi temi di studio:

  • antropologia culturale;

  • catechesi;

  • sfide e opportunità del fenomeno dell’emigrazione;

  • metodi di evangelizzazione, specialmente inculturazione, dialogo interculturale e interreligioso.



3.4. Si raccomandano al giovane salesiano le seguenti esperienze:

  • catechesi giovanile attraverso le esperienze apostoliche del postnoviziato;

  • apostolato giovanile con giovani migranti attraverso le esperienze apostoliche del postnoviziato;

  • coinvolgimento nell’organizzazione e animazione della Domenica Mondiale delle Missioni e della Giornata Salesiana delle Missioni.



3.5. Si suggerisce al giovane salesiano di coltivare le seguenti abilità:

  • coltivare la sensibilità per i bisogni dei giovani migranti;

  • conoscere la lingua e cultura dei giovani;

  • coltivare la sensibilità e la consapevolezza riguardo alle attività missionarie salesiane nel mondo.





TIROCINIO

4.1. Il tirocinio è la tappa di vitale e intenso confronto con l’attività salesiana, portata avanti all’interno di esperienze pastorale-educative, che aiuta il giovane salesiano a maturare la propria vocazione e a verificarne l’idoneità in vista della professione perpetua (cfr. FSDB 428-429).



4.2. Come parte della sua esperienza il giovane salesiano:

  • acquista un quadro mentale chiaro, coerente con le sue scelte fondamentali, che gli permette di avere una visione di vita personale solida e aperta (cfr. FSDB 401);

  • si rende capace di un serio incontro con la cultura, il mondo dei giovani, i problemi dell’educazione e la visione cristiana (cfr. FSDB 401);

  • sviluppa il gusto per un serio lavoro intellettuale, capacità di riflessione, oggettività di giudizio e senso critico (cfr. FSDB 401).



4.3. Per la sua natura stessa, il tirocinio non ha un vero curricolo di studi, è tutto un insieme di esperienze diverse di vita e attività salesiana.



4.4. Al giovane salesiano si suggeriscono le seguenti esperienze:

  • animazione di gruppi missionari;

  • promozione di movimento volontario salesiano;

  • accompagnare giovani nel servizio missionario volontario estivo;

  • esperienza diretta in una presenza missionaria salesiana dell’ispettoria;

  • offrirsi per essere missionario ad gentes, ad exteros, ad vitam;

  • serio studio della lingua ufficiale del paese (per missionari).



4.5. Si suggerisce al giovane salesiano di coltivare le seguenti abilità:

  • coltivare l’abilità di animare gruppi missionari giovanili;

  • coltivare l’abilità di parlare e scrivere la lingua ufficiale del paese (per missionari).



FORMAZIONE SPECIFICA

5.1. La formazione specifica è quella che completa la formazione di base del salesiano pastore ed educatore, seguendo le linee della sua vocazione specifica come coadiutore o sacerdote.



5.2. È parte di questa formazione per il salesiano:

  • possedere una solida base di convinzioni circa il carattere missionario del carisma salesiano;

  • essere pronto ad agire come educatore, maestro e guida di altri, insegnando il modo di incrementare il dialogo interculturale e interreligioso;

  • saper favorire attivamente l’animazione missionaria nella comunità educativo-pastorale.



5.3. Al salesiano si suggeriscono certi temi di studio:

  • studio sistematico di missiologia;

  • documenti della Chiesa sulla missione, dialogo interculturale e interreligioso;

  • cultura moderna e modi di proclamare il Vangelo in questo contesto;

  • uso della lingua affinché il Vangelo sia compreso dai giovani di oggi e diventi parte della loro cultura.



5.4. Al salesiano si suggeriscono le seguenti esperienze:

  • lavoro pastorale con migranti e seguaci di altre religioni;

  • esperienza missionaria estiva ad exteros;

  • coinvolgimento in animazione missionaria a livello ispettoriale.



5.5. Al salesiano si suggerisce di coltivare le seguenti abilità:

  • coltivare l’abilità di animare gruppi missionari volontari;

  • coltivare l’abilità di favorire il dialogo interculturale e interreligioso;

  • coltivare l’abilità di servire le minoranze migranti e culturali;

  • coltivare l’abilità di animazione missionaria.





FORMAZIONE PERMANENTE

6.1. La formazione permanente è la continuazione, il complemento e l’aggiornamento della formazione iniziale. Ha come fine vivere il progetto apostolico salesiano con una energia che sia allo stesso tempo gioiosa e creativamente fedele.



6.2. Ciò richiede, tra l’altro, che il confratello:

  • incontri la cultura della gente, in particolare i giovani, che sta servendo, con apertura e intelligenza, con solidi criteri di discernimento consistenti con la visione cristiana, seguendo le direttive ecclesiali e salesiane, nel carisma salesiano;

  • nel caso in cui egli possieda i doni necessari e dove corrisponda anche ai bisogni dell’ispettoria, egli accetta la richiesta dei superiori e si specializza – in missiologia, antropologia, dialogo interculturale o interreligioso – offrendo poi un servizio competente all’ispettoria e alla Congregazione.



6.3. Durante questo periodo, oltre al corso di formazione permanente per missionari nell’Università Pontificia Salesiana, non ci sono corsi formali, con eccezione di quelli frequentati dai confratelli ai quali si chiede di ottenere titoli in missiologia, antropologia, dialogo interculturale o interreligioso. I giorni di studio e riflessione fatti insieme ai membri della Famiglia salesiana e ai collaboratori laici sono appuntamenti di formazione permanente. Anche i corsi per missionari, organizzati sia dalle Conferenze episcopali sia dalle Conferenze di religiosi in molte nazioni, offrono eccellenti possibilità di formazione permanente.



6.4. Le iniziative missionarie costituiscono in se stesse esperienze formative per il confratello salesiano, specialmente quando includono riflessioni su attività missionarie che si sono realizzate. Alcune di esse consistono nel:

  • prendere parte alla giornata della comunità come centro ordinario di formazione permanente;

  • prendere parte, con i membri della comunità educativo-pastorale o con la Famiglia salesiana, ad iniziative tendenti a riflettere su certi aspetti di attività missionaria ed evangelizzazione;

  • impegnarsi nella formazione specifica di leader e formatori, specialmente in seno alla Famiglia salesiana, circa la dimensione missionaria del carisma salesiano;

  • essere coinvolto direttamente in modo professionale, secondo la propria capacità e su richiesta dell’ispettore, nell’animazione e nella formazione missionaria.

























1

? MB, I, 246.



2

? Cf. MB. II, 203-204.



3

? Cf M. Wirth, Don Bosco ai nostri giorni. (LAS, Roma, 2000) 231.



4

? E. Ceria, Annali I, 245; Un esempio chiaro e’ la passione di Domenico Savio per la conversione dell’Inghilterra.



5

? Cf. P. Albera, Lettere Circolari, 132-133.



6

? Cf. MB 14, 501.



7

? MB XI, 363



8

? MB XVII, 530



9

? Cf. J. Aubry, Il Rinnovamento della Nostra Vita Salesiana, I (Don Bosco Pubblications, New Rochelle, 1984) 43.











10

?. Giovanni Paolo II, Apostolica Lettera Iuvenum Patris, 4.



11

?. Cf. M. Wirth, Don Bosco ai nostri giorni, 238-239.



12

?. E. Vigano’, “Appello del Papa per le Missioni”, in ACG 336.



13

?. Const. 30; Il progetto di Vita dei Salesiani di Don Bosco (SDB Roma, 1986) 306 Capitolo Generale Speciale, 470.



14

?. E. Ceria, Annali della Societa’ Salesiana I, 249.





15

?. Cf. Costituzioni, 31; La Carta di Comunione della Famiglia Salesiana, 14.



16

?. Il Progetto di Vita dei Salesiani di Don Bosco, 308.



17

?. Capitolo Generale Speciale, 471.



18

?. Cf. MB XI, 361.



19

?. E. Vigano’, “La Nuova Evangelizzazione”, in ACG 331.



20

?. Bollettino Salesiano, gennaio 1897,4.



21

?. Cf. A. Auffray, Beato Michele Rua (SEI, torino, 1972) 100-103; F. Desramaut, Vie di Don Michel Rua. Premier Successeur Don Bosco (LAS, Roma, 2009) 232-280.



22

? Lettere Circolari, 120.



23

? Lettere Circolari, 30.



24

? Cf. D. Garneri, Don Paolo Albera, Secondo Successore di Don Bosco, Memorie Biografiche (SEI, Torino, 1939) 377, 440-445; M. Wirth, Don Bosco ai Nostri Giorni, 313.



25

? ACG 1925, no.6, p. 367.



26

? ACS 267.



27

? Cost. 30.



28

? Cf. E. Vigano’, “Appello del Papa per le Missioni”, in ACG 336



29

?. J. Vecchi, “Levate i vostri occhi e guardate i campi che gia’ biondeggiano per la mietitura” in ACG 362.



30

? Cf. P Chavez, “Discorso all’Incontro con la famiglia Salesiana nel 150mo Anniversario di Fondazione”, Torino, 19 dicebre 2009, 6.



31

? P. Chavez, “Discorso del Rettor Maggiore Don Pasqual Chaves Villanueva a Conclusione del CG26”, CG XXVI, 137.



32

? Cf. P. Chavez, “Discorso del Rettor Maggiore Don Pasqual Chaves Villanueva a Conclusione del CG26”, CG XXVI, 138.



33

? Cf. M. Wirt, Don Bosco ai Nostri Giorni, 378-379.



34

?. Cf. CG XIX, 178.



35

?. Cf. CG XIX, 179-180.



36

?. Capitolo Generale Speciale, 471.



37

?. Cf. Capitolo Generale Speciale, 471.



38

?. Cf. Capitolo Generale Speciale, 475.



39

?. Capitolo Generale Speciale, 476.



40

?. Capitolo Generale Speciale, 477.



41

?. Cf. Capitolo Generale Speciale, 475.



42

?. Capitolo Generale Speciale, 478.



43

?. Cf. CGXXI, 144, 146, 4.2.1.



44

?. CGXXI, 144.



45

?. CGXXI, 146-147.



46

?. CGXXI, 146, 4.2.5.



47

?. CG XXI, 146, 4.2.5; 4.3.



48

?. Cf. CG XXII, 10.



49

?. Cf. CG XXIII, 249.



50

?. Cf. CG XXIV, 26.



51

?. E. Vigano’, “Come Rileggere Oggi il Carisma del Fondatore ” in ACG 352.



52

?. Cf. CG XXV, 47, 48.



53

?. CG XXVI, 30; Cf. Costituzioni, 30.



54

?. CG XXVI, 49.



55

?. CG XXVI, 102.



56

?. Cf. CG XXVI, 99.



57

?. P. Chavez, “Lettera ai Salesiani ‘Interventi 2009 – 2010 per l’Attuazione del Progetto Europa’” 28 luglio 2009.



58

?. Cf. CG XXI, 146, 4.2.4.



59

?. Cf. Costituzioni, 26.



60

?. Cf. Costituzioni, 26, 27, 29, 33; Regolamenti, 14, 25; Redemptoris Missio, 37;

CG XXI, 146; CGXXIII, 208.



61

?. E’ importante prendere nota della delibarazione del CG26 su questo punto: “Il Rettor Maggiore con il suo Consiglio promuova esperienze di comunita’ interculturali come segno di comunione e di fraternita’ e come aiuto all’evangelizzazione in contesti multiculturali e multietnici” CG XXVI, 51



62

?. Benedetto XVI, Messaggio per l’81ma Giornata Missionaria Mondiale 2007.



63

?. Evangelii Nuntiandi, 18.



64

?. Cf. Evangelii Nuntiandi, 28, 22, 47, 18.



65

?. CG XXI, 96.



66

?. Giovanni Paolo II, Iuvenum Patris, 8.



67

?. Nel 1995 il Sinodo dei Vescovi dell’Africa prese “Chiesa come la Famiglia di Dio” comel’idea portante per l’evangelizzazione in Africa. Come in una famiglia Africana, Dio ha cura del bene spirituale e materiale dei suoi membri. E’ una famiglia di Dio dove troviamo valori come l’ospitalita’, la comunalita’, la premura vicendevole e un comune direzione verso un fine comune. Questo e’ uno dei recenti e importanti contributi dell’Africa per l’autocomprensione della Chiesa, che e’ un’importante dimensione nello sforzo di promuovere una nuova e piu’ profonda evangelizzazione in tutti i contienti; Ecclesia in Africa, 63-64.



68

?. Cf. G. Bosco, Lettera da Roma.



69

?. Cf. E. Vigano’, “Nuova Educazione”, in ACS 337; Cf. Iuvenum Patris, 11



70

?. G. Bosco. “Ricordi ai Missionari”, in P. Braido, Don Bosco Educatore. Scritti e Testimonianze )LAS, Roma, 1992) 206.



71

?. Costituzioni, 40.



72

?. Cf. Costituzioni, 31; “Lo Spirito Santo ha reso tutta la Congregazione missionari; (I cannot find the second part of the quotation) E. Vigano’, “L’Appello del Papa per le Missioni” in ACG 336.



73

?. CG XXVI, 25.



74

?. P. Chavez, “Educhiamo col Cuore di Don Bosco”, in ACG 400, 3.2; “Fedeli al nostro



75

carisma, noi non ci accontentiamo di prestare aiuto immediato, ma miriamo a condannare e lottare contro cio’ che causa l’ingiustizia, contribuendo a una cultura di solidarieta’, educando alla coscienza morale, a una cittadinanza attiva, al rispetto per la natura e proponiamo iniziative e progetti di intervento in collaborazione con altre organizzazioni e agenzie che promuovono la vita” CG XXVI, 80.

?. “E Gesu’ Cresceva in Sapienza, Eta’ e Grazia” (Lc. 2, 52)” in AC



76

?. Cf. CG XXVI, 109.



77

?. Cf. MB 10, 54-55.



78

?. Cf. Giovanni Paolo II, “Esortazione Apostolica Postsinodale Familiaris Consortio, 15, 21, 39, 49; P. Chavez, “E Gesu’ Cresceva in Sapienza, Eta’ e Grazia” (Lc 2, 52)” in ACG 392 4. 1-1.2.



79

?. Cf. CG XXVI, 30, 98.



80

?. Cf. P. Chavez, “Identita’ Carismatica e Zelo Apostolico”. Ripartire da Don Bosco....” in ACG 394, 3.5.2.



81

?. Redemptoris Missio, 61.



82

?. Cf. L. Odorico, La Prassi Missionaria secondo la Tradizione Carismatica Salesiana (Roma, Dicastero per le Missioni, 1977) 9.



83

?. Cf. CG XXVI, 30.



84

?. Cf. CG XXVI, 27, 52, 64.



85

?. Cf. CG XXV, 37, 48.



86

?. Cf. CG XXVI, 82, 86.



87

?. Cf. CG XXV, 40, 44, 47.



88

?. E. Ceria, Annali della Societa’ Salesiana, I, 252.



89

?. J. Vecchi, “Levate i vostri occhi e guardate i campi che gia’ biondeggiano per la mietitura”, in ACG 362.



90

?. CG XXVI, 30.



91

?. Cf. La Formazione dei Salesiani di Don Bosco, Principi e Norme, 2000 (3za edizione), 366.



92

?. L. Odorico, Programma del Dicastero per le Missioni, Periodo 1996-2002,2; A.M. Gozalez, Origen de las Missiones Salesianas, 315-318.



93

?. E. Vigano’, “Appello del Papa per le Missioni”, in ACG 336.



94

?. E. Vigano’, “Il nostro Impegno in Africa”, in ACG 336.



95

?. P. Chavez, “Sono venuto perche’ abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gio 10,. 10b), in ACS 399



96

? Cf. A. M. Gonzalez, Origen de las Missiones Salesianas (Istituto Teologico Salesiano, Guatemala, 1978) 318-323.



97

?. “Se la nostra Congregazione e’ missionaria, significa che tutti i suoi membri ne condividono la responsabilita’ – non solo quelli che hanno un ruolo di animazione e guida ma anche le comunita’ locali e ogni singolo Salesiano”. E. Vigano’, “Appello del Papa per le Missioni”, in ACS 336.



98

?. L’art. 15 delle Costituzioni del 1972 dice: “Tutti i Salesiani, anche quelli che non si dedicano al lavoro specifico delle missioni, collaborano secondo le loro possibilita’ alla venuta del Regno universale di Cristo”. Cf. Il Progetto di vita dei Salesiani di Don Bosco,

307, nota 7.



99

?. Cf. CG XXVI, 117.



100

?. Cf. CG XXIII, 99-157.



101

?. CG XXIII, 93; Cf. Dicastero per le Missioni Salesiane, Educazione alla Dimensione Missionaria (Dicastero per le Missioni Salesiane, Roma, 1995)23-31.



102

?. Cf. CG XXIII, 158-180.



103

?. Cf. Dicastero per le Missioni Salesiane, Educazione alla Dimensione Missionaria, 45. 48-49; Pastorale giovanile Salesiana. Quadro di Riferimento Fondamentale, 107-110



104

?. Manuale del Delegato Ispettoriale per l’Animazione Missionaria, II, 1.



105

?. Cf. E. Vigano’, “Confronto Don Bosco 88”, ACG 313.



106

?. Manuale del Delegato Ispettoriale per l’Animazione Missionaria, II, 3.2.



107

?. CG XXIII, 150.



108

?. E. Vigano’, “L’Appello del Papa per le Missioni”, in ACG 336.



109

?. E. Vigano’, “L’Appello del Papa per le Missioni”, in ACG 336.



110

?. Redemptoris Missio, 2.



111

?. Don Bosco, Epistolario, IV, Lettera 2556 (SEI, Torino) 332.



112

?. L. Odorico, La Prassi Missionaria Secondo la Tradizione Carismatica Salesiana, 8.



113

?. Gaudium et Spes, 1.



114

?. Cf. L. Van Looy, “Criteri Fondamentali di Una Spiritualita’ Missionaria”, in Spiritualita’ Missionaria Salesiana, (Dicastero Missioni, Roma, 1988) II, 81-99.



115

?. Cf.CG XXVI, 85-97; “Ogni Salesiano impari la lingua della gente con cui lavora in vista di garantire un’evangelizzazione veramente inculturata”. CG XXVI, 47, 81.



116

?. MB, XIII, 315.



117

?. E. Vigano’, “L’Appello del Papa per le Missioni” in ACG 336.



118

?. E. Vigano’, “Martirio e Passione nello Spirito Apostolico di Don Bosco”, in ACG 308.



119

?. Cf. J. Vecchi, “Santita’ e Martirio all’Alba del Terzo Millenio”, in ACG 368.



120

?. Regolamenti, 24.



121

?. Cf. CG XXVI, 109.



122

?. CG XXVI, 97.



123

?. Vita Consacrata, 110.



124

?. Cf. Il Quarto sogno Missionario di Don Bosco del Luglio 1885. MB XVIII, 643-647.



125

?. Costituzioni, 24.



126

?. CG XXVI, 97.



127

?. CG XXVI, 81.



128

?. CG XXVI, 91.



129

?. Regolamenti, 18; L’Ispettore Salesiano. Un ministero per l’Animazione e il governo della Comunita’ Ispettoriale (Roma, 1987) n. 207.



130

?. Regolamenti, 18; L’Ispettore Salesiano, 207.



131

?. A questo fine, si puo’ far uso di materiale esistente, e.g. Cagliero 11, pubblicazioni delle Procure Missionarie and delle ONG Salesiane.



132

? Giac. 2, 17.



133

?. A questo fine, si puo’ far uso di materiale esistente, e.g. Cagliero 11, pubblicazioni delle Procure Missionarie and delle ONG Salesiane.



134

? GC XXVI, 30; cfr. Costituzioni, 30.



135

? Cfr. A. M. González, Origen de las Misiones Salesianas (Instituto Teológico Salesiano, Guatemala, 1978) 318-323.