LA PERSEVERANZA
Operare un cambiamento non è certo semplice ma, paradossalmente, non è la cosa più difficile nella vita di una persona. Mantenersi costanti nella scelta e fedeli nel cammino intrapreso: questo è ciò che più pesa e mette maggiormente in difficoltà! È quanto ha sperimentato anche san Paolo che, con dolore e sacrificio, è riuscito a perseverare fino in fondo, come lui stesso afferma: “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede” ( 2 Tm 4, 7 ).
Preghiera iniziale
Il breve momento di preghiera con cui inizia l’incontro si può articolare nel modo che più si ritiene opportuno, concludendolo con questa breve orazione:
Ci
preceda e ci accompagni sempre la tua grazia,
Signore,
perché,
sorretti dal tuo paterno aiuto,
non ci stanchiamo mai di
operare il bene. Amen.
Cartina geografica
Il contesto geografico della vita di Paolo può essere un utile elemento per comprendere meglio significati e contenuti del suo messaggio.
1. CATECHESI INTRODUTTIVA
L’alternanza di stati d’animo, di scelte morali, di abitudini quotidiane, rappresenta uno tra i più diffusi limiti dell’uomo di oggi. Al contrario, la testimonianza della Parola implica costanza e continuità d’azione, coerenza nel tempo con scelte e modalità di comportamento. La perseveranza, nonostante le difficoltà che comporta il cammino cristiano, è una virtù che si richiede all’apostolo del Vangelo, così come Paolo ci ha insegnato fin dal giorno della sua conversione e del suo radicale cambiamento di vita.
Testo biblico
At 20, 17-31
Il commiato a Efeso
Da
Milèto mandò a chiamare subito ad Efeso gli anziani della Chiesa.
Quando essi giunsero disse loro: «Voi sapete come mi sono comportato
con voi fin dal primo giorno in cui arrivai in Asia e per tutto
questo tempo: ho servito il Signore con tutta umiltà, tra le lacrime
e tra le prove che mi hanno procurato le insidie dei Giudei. Sapete
come non mi sono mai sottratto a ciò che poteva essere utile, al
fine di predicare a voi e di istruirvi in pubblico e nelle vostre
case, scongiurando Giudei e Greci di convertirsi a Dio e di credere
nel Signore nostro Gesù. Ed ecco ora, avvinto dallo Spirito, io vado
a Gerusalemme senza sapere ciò che là mi accadrà. So soltanto che
lo Spirito Santo in ogni città mi attesta che mi attendono catene e
tribolazioni. Non ritengo tuttavia la mia vita meritevole di nulla,
purché conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu
affidato dal Signore Gesù, di rendere testimonianza al messaggio
della grazia di Dio.
Ecco, ora so che non vedrete più il mio
volto, voi tutti tra i quali sono passato annunziando il regno di
Dio. Per questo dichiaro solennemente oggi davanti a voi che io sono
senza colpa riguardo a coloro che si perdessero, perché non mi sono
sottratto al compito di annunziarvi tutta la volontà di Dio.
Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo
Spirito Santo vi ha posti come vescovi a pascere la Chiesa di Dio,
che egli si è acquistata con il suo sangue. Io so che dopo la mia
partenza entreranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il
gregge; perfino di mezzo a voi sorgeranno alcuni a insegnare dottrine
perverse per attirare discepoli dietro di sé. Per questo vigilate,
ricordando che per tre anni, notte e giorno, io non ho cessato di
esortare fra le lacrime ciascuno di voi.
Contesto: Terzo viaggio missionario
Nel suo terzo e ultimo viaggio missionario, Paolo torna a visitare le comunità da lui incontrate nei viaggi precedenti. In modo particolare, si sofferma a Efeso, una città commerciale che in quell’epoca era di particolare importanza: lì resta per oltre 3 anni.
A Efeso, Paolo incontra i discepoli di Giovanni Battista e annuncia loro per la prima volta il Vangelo di Gesù Cristo. Insegna nella sinagoga e poi nella scuola locale, condannando i riti pagani e, in particolar modo, la magia. La predicazione lo pone in conflitto con gli orefici che traggono i loro profitti dalla vendita di oggetti di culto legati al Tempio della dea Artemide. Questa volta, la persecuzione verso i cristiani trae origine dallo scontro tra la necessità di annunciare la verità e il mantenimento del benessere economico.
Dopo aver effettuato un lungo viaggio via mare, Paolo torna in Palestina. Lungo il percorso che lo porterà a Gerusalemme, l’apostolo sente avvicinarsi il momento delle tribolazioni preannunciategli da Gesù, ma non cede alle preghiere dei suoi discepoli che, presentendo che non avrebbero più avuto occasione di rivederlo, cercano di distoglierlo dal proposito di recarsi nella città santa. Il commiato dai suoi discepoli avviene in un clima di generale commozione. La sua esperienza missionaria si interrompe nel momento in cui si apre un’altra lunga fase della vita di Paolo, che lo porterà fino al martirio a Roma.
Considerazioni
Più volte Paolo nel commiato dalla comunità di Efeso fa riferimento a situazioni di estremo pericolo che, peraltro, non lo hanno mai distolto dal delicato compito dell’annuncio del Vangelo. Non nasconde la sua soddisfazione per essere riuscito a perseverare nei suoi iniziali propositi di fedeltà a Cristo. Tuttavia, ribadisce la sua convinzione di essere “meritevole di nulla”: la forza della perseveranza è l’umiltà.
All’origine della perseveranza di Paolo, molta importanza assume la costante consapevolezza di adempiere ad un compito a lui assegnato dall’alto. Quanti maggiori stimoli riceviamo per incarichi importanti, ricevuti e non cercati: c’è la necessità di non deludere le attese!
L’invito a resistere di fronte alle difficoltà è più convincente, se viene da chi lo ha fatto prima di noi. In questo sta la forza dell’incitamento che Paolo fa alla comunità di Efeso a non desistere mai, anche di fronte alle situazioni umanamente impossibili. Paolo sente la vicinanza di Dio e la trasmette ai suoi discepoli.
2. SPUNTI PER LA CONDIVISIONE
Dalla Parola ascoltata e dalle considerazioni a margine, è bene proporre alcune provocazioni per la discussione e il confronto di gruppo:
Riusciamo ad essere costanti nei nostri impegni quotidiani? In quali siamo più assidui?
Siamo perseveranti nella testimonianza cristiana? Quali sono le cause che la rendono incostante?
Quanto incide sulla nostra perseveranza, sapere che l’annuncio è un compito che ci è stato affidato da Dio?
Quanto tempo dedichiamo al nostro rapporto personale con Dio, condizione indispensabile per una fede convinta e perseverante?
Situazioni di fallimento possono scoraggiare in maniera definitiva l’esperienza della fede e la sua convinta e costante testimonianza?
In che misura la comunità a cui apparteniamo può essere di aiuto a proseguire il nostro cammino di testimonianza?
La necessità di dare il buon esempio in famiglia e in altri ambienti ( scuola, lavoro, gruppo parrocchiale… ), può stimolare la coerenza della nostra fede?
La consapevolezza dei nostri limiti ci aiuta a riconoscere la dipendenza da Dio. Che importanza riserviamo alla cura dell’umiltà, condizione indispensabile per la perseveranza della fede?
3. IMPEGNO DI GRUPPO
Perseverare sempre e comunque: questo si chiede ai testimoni del Vangelo. Trasmettere il valore della costanza è già un prezioso servizio all’umanità. Ma, naturalmente, i valori si comunicano solo nella misura in cui si vivono. Per questo, si consiglia di:
aderire ad iniziative di solidarietà spirituale e materiale, assicurando continuità di impegno personale o di gruppo. Al termine di questo sussidio sono descritte le proposte che le Pontificie Opere Missionarie suggeriscono in tal senso.
Fondamentale è il lavoro in gruppo di periodica verifica sulla costanza e intensità dell’impegno personale e comunitario.
Preghiera conclusiva
Formati alla scuola della Parola, dopo aver condiviso opinioni ed esperienze, affidiamo i frutti dello spirito di questo incontro alla preghiera che si può concludere con questa orazione rielaborata da un testo di san Paolo:
Il Signore ci faccia crescere e abbondare
nell’amore vicendevole verso tutti,
per rendere saldi e irreprensibili i nostri cuori nella santità,
davanti a Dio Padre nostro,
al momento della venuta di Gesù Cristo con tutti i suoi santi.
Amen.
( cfr. 1 Ts 3, 12-13 )