ESPERIENZE DI COMUNIONE DELLA FS
NELLA CHIESA E NEL TERRITORIO
Diocesi di San Severo
Nel 1895 Don Rua dava anche corso ad una iniziativa singolare : faceva sei copie a tutti i vescovi d'Italia ed una a tutti i parroci di un volumetto contenente il Regolamento dell'Oratorio S. Francesco di Sales per gli esterni di don Bosco.
Quel gesto profetico gli fruttò molto in quanto aprì un ponte istituzionale verso la chiesa ed il territorio, potenziale movimento carismatico per la salvezza di un sempre maggior numero di giovani e bacino di una nuova primavera di associati nelle varie associazioni istituzionali della Famiglia Salesiana.
Fu anche per questa scelta che tantissimi preti secolari e corrispettivi parrocchiani prima divennero "amici di don Bosco" e poi zelanti salesiani cooperatori/trici. Questo movimento si allargò e si divulgò grazie al Bollettino Salesiano che amplificava la vita della FS ed anche dava spazio al movimento diocesano e laicale che si era venuto ad innescare.
La nostra storia di Famiglia salesiana inserita pienamente nella chiesa e nel territorio inizia proprio così. Le nostre radici di Famiglia Salesiana risalgono alla fine del 1800 quando i sacerdoti diocesani e i laici crearono una sinergia di intenti per far venire i figli di don Bosco nella nostra città di San Severo nel 1905. La stessa forza sinergia che portò alla venuta delle FMA nel 1925. La FS era al completo (SDB-FMA- ASC-Exallievi/e sia tra i laici che tra il clero diocesano, più tardi anche alcune Volontarie di don Bosco). Dal 1905 fino al giorno della sua nascita al cielo (23 novembre 1977), ci fu un uomo, il servo di Dio Don Felice Canelli,sacerdote secolare e direttore diocesano dei salesiani cooperatori e animatore degli exallievi/e che amò don Bosco, si modellò sul suo cuore, sposò e condivise la causa salesiana e diventando fratello di sangue con i salesiani e le figlie di Maria Ausiliatrice, si impegnò a curare, guidare, sostenere e promuovere la comunione e la missione all’interno della FS; a condividere il dono del “patrimonio salesiano” nella sua parrocchia, con il clero, nella Diocesi, con il territorio di dentro e fuori diocesi, con ogni attività a favore di don Bosco, con il suo spirito e per il bene per la gioventù. Non solo, ma con gli exallievi , per vivere il progetto di don Bosco: “Buoni cristiani ed onesti cittadini” fondò il circolo cittadino “Don Bosco” che poi divenne la radice del Partito Popolare e poi della Democrazia Cristiana, la prima forma di scoutismo: Esploratori don Bosco, la Conferenza di san Vincenzo, le Acli, le cooperative a favore dei più bisognosi, La FUCI, i collaboratori della scuola serale per i giovani operai ect.. Con le prime benefattrici dell’Opera dei Salesiani costituì i circoli femminili cattolici da cui nacque l’azione cattolica,e in seguito le guardie di onore al Sacro Cuore, le dame della Carità di San Vincenzo e tante altre associazioni di carattere formativo- assistenziale. Non solo creò e sostenne la comunione/missione ad intra ma anche ad extra. E non solo inserì il carisma salesiano nella chiesa ma trapiantò l’ecclesialità nelle opere della FS: non a caso nacque l’azione cattolica “Domenico Savio” o il coordinamento delle beniamine dei vari circoli (oggi ACR) dato al vescovo alle FMA.
Scriveva in una pagina del suo Diario "Gesù tanto ha sofferto ed è tormentato dalla sete delle anime. Il programma di un apostolo è "Da mihi animas" cioè cooperare con Lui alla conquista e alla salvezza delle anime!". Grazie a Don Felice nella nostra diocesi don Bosco è di casa . In quasi tutte le parrocchie esiste un suo quadro nella sacrestia o un oratorio a lui dedicato. E se oggi, siamo qui a raccontarvi semplici, piccole ed ordinarie situazioni, lo dobbiamo a lui e a ciò che ha seminato e costruito con la FS nel corso di quasi cento anni. Siamo “pulci sulle spalle di un gigante” e di questo ne siamo orgogliosi. (Sr Francesca Fma)
Sono Andrea Pupilla, ho 27 anni e sono un diacono della Chiesa che è in San Severo. Un anno fa il Signore “mi ha mandato per annunziare un lieto messaggio ai poveri” (Lc 4,18) ed a servire la Chiesa nella Caritas diocesana come vicedirettore. Mi sento un privilegiato: stare con i poveri è stare con Cristo. Essi sono suo «sacramento» (cfr. Mt 25).
La Provvidenza ha voluto che condividessi la mia esperienza pastorale “in condominio” con la comunità delle Figlie di Maria Ausiliatrice, nell’ex- Istituto Salesiano, un vero e proprio fiore all’occhiello nella città, luogo di crescita e di formazione di gran parte dei sanseveresi, da tempo in stato di degrado. Con le suore si è stabilito un rapporto di fraterna condivisione e di concreta collaborazione. La mission affidata alla Caritas è innanzitutto quella di “educare”. Non è un ‘associazione di beneficenza, di assistenza o di volontariato, ma possiede nel suo dna la “prevalente funzione pedagogica” (Statuto Caritas Italiana art.1) nei confronti dei poveri, della Chiesa e del territorio. In quest’ottica, nel dna della Caritas ritrovo la modalità vocazionale per esprimere il carisma salesiano, ispirato da un grande educatore: don Bosco.
In questa meravigliosa e impegnativa missione il carisma salesiano è vissuto con naturale dedizione nell’animazione alla testimonianza della carità anche da un gruppo formato da ex-allieve salesiane e da alcuni salesiani cooperatori che danno una mano nella mensa quotidiana e nel “neonato” sportello lavoro. Come è frequente una collaborazione nell’educazione dei ragazzi dell’oratorio e nell’opera educativa di ragazzi provenienti da nuclei famigliari in difficoltà, realtà sempre più diffusa ultimamente nel nostro territorio con il doposcuola gestito dalle suore FMA e da exallieve. Sono presente anche all’ interno dell’Equipe di Pastorale Giovanile e lavoro con Don Nico Sr Francesca e don Nazareno nell’animazione diocesana “con cuore salesiano” della Pastorale Giovanile. Infine, il mio desiderio di aspirante salesiano cooperatore trova sostegno e conferma nel mio lavoro pastorale quotidiano, a contatto con molti migranti, la gran parte giovani, presenti in tanti nel nostro territorio pugliese (don Andrea Asc)
Sono entrato in contatto con la realtà delle suore per i miei figli e poi ho scelto di vivere la salesianità come cooperatore inserito nel sociale.
A San Severo esiste un centro di aggregazione per giovani chiamato: “Epicentro”, staccato dalle parrocchie e gestito da Don Nico, Sacerdote Salesiano Cooperatore, e siccome lo stesso aveva mi aveva chiesto se potevo dargli una mano, ritenendo positiva la presenza di un adulto in mezzo ai giovani, ho accettato con entusiasmo questa nuova e stimolante esperienza. Dopo oltre un anno posso dire che per me l’esperienza è stata largamente positiva. Il rapporto con i giovani è stato un arricchimento che mi ha permesso di capire meglio anche i miei figli. Di converso, parlando con loro credo di aver fatto comprendere i comportamenti dei genitori.
Essendo l’ambiente un centro dove è presente anche la Caritas Diocesana collaboro con essa per la mensa e in un centro di indirizzo per avviare all’impiego i giovani visto che sono anche segretario del sindacato CGIL (Peppino Asc)
La passione per i giovani e la loro educazione ha per me radici lontane e risale ai tempi del seminario maggiore quando iniziai a vivere le prime esperienze pastorali nell’ambito dell’oratorio interno del quale, dopo un anno, diventai responsabile . Diventato sacerdote per oltre quattro anni ho vissuto una straordinaria esperienza nella Missione Cattolica Italiana di Kloten dove mi sono occupato dei giovani figli degli emigrati Italiani. Ma l’esperienza più significativa, che ancora oggi è tutta la mia vita, è iniziata nel 1993 quando, rientrando in diocesi, da Mons. Cesare Bonicelli mi furono assegnati due compiti importanti: insegnare religione in una scuola superiore e poi realizzare un centro giovanile che potesse essere un punto di riferimento per i giovani della città in particolare per quelli che non gravitano intorno alle realtà parrocchiali. A tale scopo mi furono affidati alcuni locali dell’ex Istituto Salesiano che da tempo versava in uno stato di totale abbandono. Pian, Piano quel luogo, che aveva visto i Figli di don Bosco spendersi generosamente per l’educazione e la formazione di intere generazioni, incominciò a riprendere vita e a ripopolarsi di giovani. Nacque così l’Epicentro Giovanile e simbolicamente volli che la sua data di nascita fosse proprio il 31 gennaio, festa di San Giovanni Bosco. Gli anni che seguirono non furono facili. Nel frattempo fui nominato anche cappellano del carcere di San Severo e mi venne chiesto, inoltre, di diventare assistente spirituale di una comunità di recupero per tossicodipendenti. Al di là di tutte le attività svolte nel passato e nel presente la gioia più grande che ho vissuto e vivo costantemente con i giovani dell’Epicentro è quella di sentirmi padre, la consapevolezza di aver contribuito, nonostante i mie limiti sempre perdonati dai giovani, alla crescita umana e spirituale dei giovani stessi. Nel 1996 venni nominato cappellano delle Suore FMA e da allora iniziò una collaborazione che divenne sempre più stretta e proficua fino al punto che negli anni passati una suora veniva regolarmente all’Epicentro per stare insieme con i giovani. Questa collaborazione ha avuto due momenti particolarmente rilevanti: il primo nel 2006 quando dinanzi al Rettor Maggiore feci a Bari la mia promessa di Salesiano Cooperatore coronando un impegno che in fondo aveva caratterizzato tutta la mia vita; il secondo nel 2007 quando le Suore FMA lasciarono la sede storica dell’Istituto “Matteo Trotta” trasferendosi anche loro nell’ex Istituto Salesiano. Uno spostamento da me caldeggiato e desiderato in quanto prevedevo la positività di una sinergia tra la realtà dell’Epicentro Giovanile e quella dell’Oratorio Salesiano. Oggi le due realtà vivono fianco a fianco, si integrano e si sostengono a vicenda. Con una Suora FMA condivido la responsabilità della Pastorale Giovanile Diocesana, alcuni cooperatori ed ex allieve assicurano una presenza costante nella vita dell’Epicentro e sono riusciti a stabilire rapporti molto belli con i giovani. Alcuni giovani dell’Epicentro sono diventati anche animatori dell’Oratorio Salesiano e molti di essi hanno dato un aiuto prezioso nella scorsa estate ragazzi dopo che la nostra comunità aveva vissuto un momento davvero tragico per la scomparsa di due suore. Condividiamo il sabato sera la Celebrazione Eucaristica ed altri momenti di spiritualità come i ritiri mensili. Concludendo dicendo che lo spirito salesiano ha sempre segnato la mia vita di sacerdote… e con il passare degli anni ne sono diventato solo sempre più consapevole. (don Nico Asc)
La vocazione di essere “una presenza di don Bosco” nell’oggi la sento soprattutto quando sono a scuola con le mie colleghe, con i più piccoli, i loro genitori e quando sto con i miei nipoti … lì sperimento la gioia e l’allegria e mi sforzo di essere presenza costante e piacevole. In quei momenti realizzo ancora di più l’emergenza di affetti, sorrisi, abbracci fraterni che reciprocamente ci scambiamo. Mi nutro di questa vita fatta di lievi gesti,e affetti cercando di essere in famiglia, nel lavoro e nel territorio dove opero una discreta presenza salesiana. Vivere da salesiana cooperatrice è la scala, la chiave e la porta che mi aiutano a realizzare il vivere quotidiano nella prospettiva della comunione (Teresa Asc)
Il 6 maggio 2008, alla presenza di don Adriano Bregolin, sono
diventato Salesiano Cooperatore. E' stata questa il punto di arrivo
di un cammino che da anni il Signore mi aveva messo davanti. Sin
dall'ordinazione diaconale nel 1996, il Signore mi ha messo davanti
all'esperienza giovanile, attraverso la Pastorale Giovanile (in cui
si è intensificata di anno in anno la collaborazione con le Figlie
di Maria Ausiliatrice) e con l'insegnamento della religione cattolica
nelle scuole medie e superiori.
Il contatto prolungato con i
giovani mi ha fatto intravvedere la volontà di Dio di dedicare la
maggior parte del mio tempo per questa missione giovanile. Ho quindi
sempre lavorato privilegiando il mondo giovanile che, nella diocesi,
ha tanto bisogno di attenzioni pastorali. Soprattutto i giovani più
lontani da Dio: sono sempre stati quelli che ho cercato di
incontrare, con l'amicizia e l'attenzione.
Il percorso di vita
presbiterale mi ha avvicinato, nel 2002, alle Figlie di Maria
Ausiliatrice in maniera più costante con una collaborazione fatta di
presenza e di amicizia. Attraverso di esse ho scoperto che nel mio
cuore il carisma salesiano era preminente: sarà perchè sin da
piccolo, avendo frequentato una scuola elementare intitolata a S.
Giovanni Bosco, ne conoscevo bene la vita; sarà anche perchè in
tante situazioni ho davvero percepito che il Signore mi chiedeva di
fare qualche "pazzia" per i giovani; sarà anche perchè
nelle parrocchie in cui ho prestato servizio, come viceparroco prima
e come parroco ora, la missione per i giovani da "cercare"
mi ha sempre preso la maggior parte del tempo.
Dal 1 settembre
2006 il Vescovo mi ha chiamato ad essere parroco in una realtà
diversa da quella della grande città: un paesino di 2000 abitanti. A
tutta prima può sembrare facile, considerando il numero di abitanti.
Poi mi sono accorto che su 2000 abitanti, almeno i 3/4 di essi
richiedono attenzioni e cura pastorale. Tra questi, almeno 1/3 è
composto da bambini, ragazzi e giovani. E sono la parte più
importante di una comunità che puntualmente si svuota di giovani che
vanno altrove a cercare lavoro o a studiare. Perciò la dedizione al
mondo giovanile, qui a Rignano Garganico, è aumentata a dismisura,
catturando quasi tutto il tempo e la dedizione pastorale. La scoperta
che ho fatto qui è stata quella che, in un paese così ricco di
giovani, i giovani cristiani erano e sono ancora pochi, attratti più
dal bar, dalle droghe e da una gran sete di emersione dall'anonimato
del paesino, che per contro genera giovani già vecchi, avendo sin
dai 15-16 anni, vissuto tutte le esperienze e non avendo più nulla
da sognare.
Rignano, inoltre, avendo dato i natali a ben 15
salesiani nel secolo XX, non ha mai avuto né un Oratorio, né una
reale attenzione cristiana al mondo giovanile. L'obiettivo prefissato
era ed è ancora grande: un Oratorio a Rignano Garganico. Dove?
Ovviamente nel garage della casa canonica, nella cosiddetta nostra
"tettoia Pinardi". La scarsità di ambienti, che si spera
di colmare nel futuro con la costruzione di un ambiente adeguato, non
scoraggia affatto: l'Oratorio è davvero una esperienza da vivere
piuttosto che un ambiente da riempire. E, insieme a tutti i
componenti dell'Azione Cattolica il 31 gennaio 2007 (dopo 3 mesi di
presenza) ho voluto far nascere l'Oratorio-ANSPI "Giovani con
don Bosco". "Con", perchè è solo insieme che si può
essere Oratorio; "Con", perchè don Bosco, spiritualmente,
avendo amato questo paese attraverso i tanti SdB, è davvero accanto;
"Con", perchè tutte le realtà pastorali non sono
cancellate ma valorizzate (vedi l'A.C.).
Dall'Ottobre scorso un
quadro di don Bosco troneggia all'interno della Chiesa del Carmine,
trasformata in cappella dell'Oratorio, perchè la preghiera sia al
centro di tutto!
Oggi, dopo ben 2 anni, si concretizza anche una
piccola profezia: la presenza di una suora FmA per aiutare l'Oratorio
a crescere e per una missione costante verso i giovani. E quindi il
"Con" è anche "Con le Fma". La realizzazione del
carisma salesiano nel mondo (e Rignano per me è il mondo in cui vivo
la mia missione presbiterale) è davvero un obiettivo unico e dà
senso al mio essere Salesiano Cooperatore. ( d. Nazareno Asc)
Per un giovane prete interessarsi ai giovani e ai ragazzi è quasi connaturale, si è in una sintonia reciproca non ricercata. Anch’io ho vissuto questa stagione, ma anche ora che i miei capelli sono bianchi, sento dire da parte della gente della mia parrocchia : “togli i giovani e i ragazzi a don Domenico e gli hai tolto tutto”.
Mi ha sempre affascinato la figura di don Bosco: cercare di conoscerlo meglio, andare a pregare sulla sua tomba, visitare il primo oratorio, quello di Valdocco…scoprire che dal mio paese, San Paolo di Civitate, verso la fine degli anni ottanta del secolo XIX, vivente ancora don Bosco, è partita una lettera per chiedergli di inviare alcuni suoi sacerdoti per la cura dei giovani. Allora frequentare le FMA presenti in diocesi, accogliere la proposta a diventare salesiano cooperatore è stato un tutt’uno. Mi è sembrata questa scelta la conseguenza logica e lo sbocco naturale del mio essere prete con i giovani e per i giovani.
Oggi insieme ad un “confratello” salesiano cooperatore che il Signore mi ha posto accanto a più riprese nel servizio pastorale (Pasquale De Salvio), viviamo a pieno il nostro carisma a servizio dei giovani e con loro a servizio del mondo. In una parrocchia di 3500 abitanti seguiamo una cinquantina tra ragazzi e ragazze: compieta ogni sera,due incontri di formazione alla settimana, partecipazione alla S. Messa domenicale, servizio del canto, servizio liturgico, prestare, da parte dei più grandi, un’attenzione educativa nei confronti dei più piccoli all’interno dell’ACR, collaborare con i volontari della Caritas Parrocchiale per quei servizi che sono richiesti…. Due momenti belli ed arricchenti sono stati le due novene dell’Immacolata e del Natale. Ai giovani, nello spirito salesiano di forte devozione mariana, stiamo dando dei piccoli imput per innamorarsi della Madre di Dio: ogni giorno una decina di rosario, stiamo inoltre tentando di costituire in parrocchia il gruppo dell’ADMA. Alcuni di loro (tre o quattro) hanno chiesto di intraprendere il cammino di formazione per entrare come salesiani cooperatori nella grande famiglia salesiana.
Nello spirito del “da mihi animas ..”siamo aperti alla collaborazione a 360° con tute le agenzie educative e sociali del territorio: abbiamo fornito l’opuscolo del sistema preventivo alle catechiste, ai molti genitori , agli insegnanti della scuola elementare e media con momenti di confronto che a volte ci sono stati richiesti. Con l’amministrazione comunale collaboriamo per attività estive con i ragazzi e per l’attivazione di progetti di prevenzione per l’alcool. Siamo contenti di sentirci figli di don Bosco in compagnia di tanta gente che lo vuole conoscere e lasciarsi ispirare nella sua scelta di dedizione totale al mondo dei ragazzi e dei giovani (Don Mimmo e Pasquale)