2020|it|05: «Più grande di tutto è l'amore» San Paolo

IL MESSAGGIO DEL RETTOR MAGGIORE

Don Ángel Fernández Artime



«PIÙ GRANDE DI TUTTO È L’AMORE»

(San Paolo)


Questo è il tempo del sacrificio. In prove difficili come queste l’amore ci dà la vita.


Miei cari amici del Bollettino, vi scrivo in un momento in cui siamo tutti attoniti e smarriti. E penso al mese di maggio, il mese dedicato alla Madre. In tutto il mondo salesiano ci siamo affidati alla nostra mamma comune, Maria Ausiliatrice, e abbiamo pregato chiedendo al Signore, con la sua mediazione, aiuto e conforto in queste ore terribili per tutti. Con in più il timore per le difficoltà che dovremo affrontare “dopo”.

Ma accade che in mezzo a tanto dolore, pianto e morte, anche nelle perdite più dolorose, scopriamo persone che sono “parola di Dio” e sua mediazione per noi con la loro testimonianza di fede e di forza. Non me la sento di usare parole mie, da quando ho conosciuto quelle di altre persone, cariche di autenticità e di fede provata, vere testimonianze di "abbandono in Dio".

Così vi offro questa testimonianza reale. Grazie ad essa scopriamo che “miracolo” sono le persone.


Ha appena perso il marito. Si sono sposati 23 anni fa e insieme hanno avuto 5 figli formando una bella famiglia. Oggi, all'età di 50 anni, il coronavirus le ha portato via il marito.

Tutto è iniziato con una malattia, il giorno del compleanno di una delle loro figlie. Lui si è svegliato con la febbre piuttosto alta. Aveva sintomi simili all'influenza, congestione e una tosse che pensavano fosse temporanea. Tuttavia, con il passare delle ore, il quadro si è fatto più complicato.

Non c'erano difficoltà respiratorie, ma soffriva di vertigini. È stata chiamata un'ambulanza ed è stato ricoverato in ospedale. All'inizio era sotto osservazione. Non sospettavano affatto che fosse un coronavirus. A quel tempo, inoltre, non c’era l'attrezzatura necessaria per il test del Covid-19. Tuttavia, quella stessa notte, lo isolarono in un reparto come misura preventiva.

Il giorno dopo lo portarono in terapia intensiva, dove fu sottoposto al test. I medici dissero alla moglie che non poteva più stare con lui, che doveva tornare a casa. Poco dopo è stata richiamata in ospedale per salutare il marito perché le sue condizioni erano molto delicate.

Lei arrivò all'ospedale con un sacerdote per impartire il sacramento dell'unzione dei malati e lo salutò. Lo stesso pomeriggio, seppero che il test del coronavirus era positivo e da allora lei è rimasta con i suoi figli già in quarantena a casa, mentre il marito ha passato le ultime ore in ospedale. Solo.

Dice che durante tutto questo tempo la cosa più difficile è stata non poter andare a trovarlo, stare con lui e parlare con lui. Era isolato e non facevano entrare nessuno. L'intero ospedale aveva pazienti affetti da coronavirus e nessuno poteva entrare.


«Mi fido di Dio»


Nel frattempo, a casa, questa donna, moglie e madre ha vissuto questo dolore con un cuore enorme.

«È molto difficile, ma Cristo mi tiene in braccio. Sentire che Lui è con me sulla croce e io con Lui e che ci sorreggiamo a vicenda, e sapere che anche mio marito è nelle sue mani mi dà forza».

Questa madre e i suoi figli hanno trovato conforto nella preghiera: «Preghiamo il rosario ogni giorno e facciamo una novena a San Giuseppe che abbiamo finito e ricominciato. Preghiamo anche per tutti coloro che si trovano in situazioni simili».

Con una fede ammirevole confida che «ci sono giorni in cui sono stata malissimo, ma ora vedo tutto con più pace, con più accettazione. Vivere con l'accettazione aiuta a vivere con meno disperazione, con la sofferenza di non vederlo, ma con la pace che alla fine è la volontà di Dio, in ogni caso, amen».

Pochi giorni prima della morte del marito, sentiva di voler condividere con gli altri come la stavano vivendo in famiglia.

La sua testimonianza ci insegna che anche se non siamo preparati a prove difficili come queste, sentire la presenza amorevole di Dio ci dà forza e ci aiuta a vivere la sofferenza «con meno disperazione», afferma questa donna credente che sa che l'amore non conosce limiti e che è importante aggrapparsi alla croce soprattutto in momenti come questi.

Due giorni prima della morte del marito ha inviato questo messaggio: «Grazie per i tanti messaggi di sostegno e di preghiera. Mi tengono in vita. Sapere che ci sono molte persone che pregano per lui. Che alla fine, se non guarisce, è perché c'è un bene più grande. È una ferita sanguinosa, molto forte, ma allo stesso tempo Dio ti permette di vedere l'amore degli altri, di come ci ama Lui. E questo è molto più alto e più grande di noi stessi».

Questa moglie e la sua famiglia quando hanno ricevuto la notizia della morte del marito e padre si sono più uniti che mai. Continuano a respirare quell'amore con la certezza di non essere soli. Soltanto un cuore che ama profondamente può dire: «È andato in cielo, con Gesù. Mi fido di Dio, che mi dà forza e pace».

Vi lascio questa testimonianza. Forse altre persone vivranno perdite simili con disperazione. Ci sarà chi non capisce che si può reagire come questa moglie e questa madre. Ma dobbiamo accettare che ogni persona è unica e irripetibile, e in questo caso la Fede ha fatto trascendere e superare la perdita di una persona così amata, anche se il dolore e il grande vuoto della perdita esistono sempre.

Don Bosco ci ha sempre ricordato di avere fiducia in Maria Ausiliatrice, e vedremo cosa sono i miracoli. La nostra tendenza naturale, rapida e immediata è di considerare un miracolo solo la cura di un cancro o di una malattia simile..., ma ciò che è stato vissuto nel cuore di questa moglie e madre e dei suoi cinque figli è un miracolo vissuto nella Fede.

Non perdiamo questa Fede nè la Speranza che ci deve caratterizzare. Che l'Ausiliatrice continui a tenerci per mano come Mamma, poiché ciò che ha detto Gesù è sempre assolutamente vero per tutti: «Donna, questo è tuo figlio; figlio, questa è tua madre» (Gv 19, 26-27).