IL MESSAGGIO DEL RETTOR MAGGIORE
DON ÁNGEL FERNÁNDEZ ARTIME
«DON BOSCO CI HA INSEGNATO CHE DIO CI VUOLE SEMPRE FELICI»
Sono più che mai convinto che don Bosco è sempre vivo oggi, in tante realtà in cui migliaia e migliaia di persone continuano caparbiamente a realizzare, nel nome di Gesù, il suo sogno. Don Bosco è vivo perché continua ad ispirarli e a donare il coraggio di non desistere mai.
Carissimi amici e fratelli, vi scrivo il messaggio per il mese di don Bosco avendo negli occhi e nel cuore le straordinarie e meravigliose esperienze di quest’ultimo mese e mezzo. Vorrei comunicarvi l’emozione e l’intensità dei quattordici giorni vissuti in Brasile-San Paolo e Recife, la ricchezza e le magnifiche realtà degli undici giorni in India, a Bangalore, Guwahati, Assam e Mumbai. Anche questi ultimi dieci giorni vissuti in Angola e in Mozambico sono stati molto speciali.
Vi scrivo sull’aereo che mi porta a Doha, Qatar, per un altro viaggio, ma ho l’anima gonfia di ricordi. Oggi, ci siamo salutati abbiamo celebrato l’Eucaristia domenicale in un posto semplice e umile. C’erano duecento adulti e bambini, molti a piedi nudi, che non indossavano vestiti da festa perché non li possiedono. Al momento del ringraziamento, uno di loro, una bambina, lesse questo che vi trascrivo. Mi è sembrato stupendo e non ho voluto conservarlo solo per me. È così pieno di vita che mi ha fatto pensare a una verità evidente per grazia di Dio: Don Bosco è vivo e opera ovunque nel mondo.
Quella ragazzina di dodici anni lesse questo: «In questo momento dell’Eucaristia diciamo grazie al Signore e a te, Padre Angel. La tua presenza ci aiuta a celebrare la vita e l’amicizia. Il cuore si è fatto più grande celebrando con te, che porti nel cuore tanti bambini e ragazzi del mondo. Caro Padre Angel, Padre e Amico, grazie per aver celebrato con noi. Dio ti benedica ovunque tu andrai. Pregheremo per te e sappiamo che tu preghi sempre per noi.
Vorremmo accompagnarti nei tuoi viaggi e aiutarti nel tuo lavoro, però come sai abbiamo ancora molto da studiare, aiutare in casa e prepararci per fare del bene alla nostra gente.
Un giorno, quando tornerai. Avremo più tempo per raccontare tutte le cose buone che avremo scoperto e tutto il bene che avremo fatto. Don Bosco ci ha insegnato che Dio ci vuole sempre felici, facendo bene tutto quello che dobbiamo fare.
Porta a tutti i bambini del mondo il nostro abbraccio.
Ovunque tu sia, sentirai nel tuo cuore che la nostra amicizia prega per te, e il ricordo della nostra gioia ti porti pace e sollievo quando ti sentirai stanco.
Portaci nel cuore, che noi, nel cuore, siamo già con te. Canta con noi questa canzone, Padre Angel, perché questo è ciò che Dio vuole: "Sono felice perché il mio Gesù lo vuole"».
Questo il messaggio di quella bambina, accompagnata da alcuni giovani animatori.
Più delle parole guardavo i loro occhi e mi specchiavo in essi, e sentivo tutta la gioia e l’orgoglio di appartenere a questa famiglia salesiana, disseminata in tutto il mondo e nata davvero per loro, i più piccoli, i più poveri, i più semplici. È con loro che ci sentiamo bene, è con loro che dovremmo sempre sentirci bene.
«Ho un futuro. Niente è perso. Sono qui e ho un futuro, ho un futuro».
E pensavo alle migliaia di ragazzi e ragazze incontrati in questo mese e mezzo di viaggi e tutti, pur di culture diverse, di razze e colori diversi, in lingue e modi diversi, hanno detto le stesse cose, espresso gli stessi sentimenti.
Sono più che mai convinto che don Bosco è sempre vivo oggi, in tante realtà in cui migliaia e migliaia di persone continuano caparbiamente a realizzare, nel nome di Gesù, il suo sogno. Don Bosco è vivo perché continua ad ispirarli e a donare il coraggio di non desistere mai.
Una settimana prima, in Luanda, Angola, durante la visita alla nostra casa che accoglie i ragazzi raccolti dalla strada (quel giorno erano 42. L’ultimo arrivato, il “beniamino” di 6 anni, era lì da una settimana, il “veterano” da cinque), uno dei ragazzi, bravissimo nel rap, aveva composto una canzone per l’occasione. Il tema centrale era: «Ho un futuro. Niente è perso. Sono qui e ho un futuro, ho un futuro». Viveva in strada da due anni, quando la Provvidenza volle che lo trovassero i Salesiani. E guardando quei bambini, con il cuore pieno di emozione, mi sono detto: «Don Bosco è vivo. Don Bosco è vivo in questa casa, in ciascuno dei miei fratelli ed educatori laici salesiani che oggi gli danno parola, sguardo e braccia per accogliere questi ragazzi da padri, fratelli e amici».
La bambina di Matola che mi aveva chiesto di prenderli nel cuore aveva ragione. Non posso non prenderli nel cuore dopo averli conosciuti.
È quello che come me, tanti di voi amici e amiche, fanno tante persone buone che credono che insieme possiamo fare del gran bene, in un mondo come il nostro ammalato di indifferenza e sfiducia in tutto e in tutti.
Posso assicurarvi che questa è la vita vera. Come diceva spesso Santa Madre Teresa, per ogni povero, per ogni ragazzino, per ogni bambina, ogni adolescente e giovane che incontriamo, questo incontro non solo non è indifferente ma può cambiare per sempre la loro vita.
Grazie al buon Dio per tanta bellezza. Grazie al buon Dio perché loro, i più piccoli, i più semplici, quelli che non contano niente in questo mondo continuano a farci tanto bene.
Nel nome di Don Bosco, grazie!