IL MESSAGGIO DEL RETTOR MAGGIORE
DON ÁNGEL FERNÁNDEZ ARTIME
che cambiano per sempre la vita di molti ragazzi
Lo sto ripetendo in vari luoghi e occasioni, mia carissima Famiglia Salesiana, amici e amiche dell’Opera di don Bosco, e tutti voi che incontro mensilmente sulle pagine di questa rivista: ogni giorno avvengono dei prodigiosi “miracoli” di educazione che cambiano per sempre la vita di tanti ragazzi e ragazze. Lo affermo con certezza perché io stesso ne sono stato testimone e ripensandoci il mio cuore si riempie di gioia e di speranza.
La festa di don Bosco in Sierra Leone
Quest’anno ho celebrato la festa di don Bosco, il 31 gennaio, in Sierra Leone. Ho voluto vivere la festa con i miei fratelli che operano in quella nazione e con i loro ragazzi e giovani. Ho potuto anche trascorrere una mattinata con i giovani detenuti nel carcere della capitale. Dovunque ho visto tanto dolore, ma anche tanta speranza. Una speranza che ha molto a che fare con la presenza quotidiana di salesiani e volontari laici in quel luogo di pena.
Sono stato in compagnia dei ragazzi raccolti dalla strada che vivono e sono educati nella casa di don Bosco. E mi sono sentito sopraffare dall'emozione ascoltando le parole di una ragazza, sui 25 anni, che raccontava la sua storia davanti a tutti. E tra i presenti c’erano trentotto ragazze sottratte alle reti di sfruttamento sessuale.
Quella ragazza aveva subito terribili abusi e violenze nella sua famiglia, appena aveva perso la madre, ma quando finalmente era riuscita a lasciare la sua casa e la sua città, era arrivata nella casa di Don Bosco, e lì aveva trovato una casa, una famiglia, un rifugio sicuro e un modo per prepararsi per la vita.
Questa storia mi ha veramente commosso. Soprattutto quando la ragazza ha avuto il coraggio di dire ai giovani che l’ascoltavano che più importante della liberazione dalle catene della violenza e degli abusi è stato l’aver trovato una casa e la possibilità di studiare e prepararsi per la vita. Ora poteva provvedere a se stessa, con una vita felice ed un lavoro qualificato.
«Non piangere»
Sono più che mai convinto che ogni giorno avvengano straordinari “miracoli educativi” in tante zone del mondo e con certezza in quasi tutte le case salesiane. Si tratta di veri miracoli di ragazzi e ragazze che hanno avuto una possibilità, che sono stati riscattati dalla strada, che hanno trovato accoglienza in una casa salesiana dove hanno incontrato autentici padri e madri, che esistono solo per amarli ed educarli. Miracoli che cambiano la loro vita per sempre e che squarciano l’opprimente e spietato muro di paura che li tormenta dalla nascita, per far passare ciò che è necessario per vivere come l’aria. Quel respiro nuovo che si chiama speranza.
A fare i miracoli sono uomini e donne che, come Gesù a Nain, dicono «Non piangere!» Dio non vuole che l’essere umano pianga. Come Gesù, don Bosco è stato capace di gioire profondamente dell’amore del Padre per i piccoli, con la capacità di soffrire con loro e alleviare il loro dolore. Questo è il testamento che don Bosco ci ha lasciato.
I primi Salesiani e le prime Figlie di Maria Ausiliatrice si proponevano di dare nuove possibilità di vita a coloro che erano convinti di non averne nessuna. E preparavano i ragazzi alla vita e alla fede nella vita. In un clima di affetto e comprensione.
Come testimonia un antico racconto sapienziale intitolato “Il segreto”: «Da piccolo, Mordecai era una vera peste. Così i suoi genitori lo portarono da un sant’uomo a cui tutti ricorrevano per chiedere consigli nei casi più difficili. «Lasciatemelo qui un quarto d’ora» disse il sant’uomo.
Quando i genitori furono usciti, l’anziano chiuse la porta. Mordecai sentì un po’ di timore.
Il sant’uomo si avvicinò al bambino e, in silenzio, lo abbracciò. Lo abbracciò in modo intenso.
Quel giorno, Mordecai imparò come si convertono gli uomini».
La foresta che cresce
Oggi, i trenta gruppi che formano la Famiglia Salesiana fanno questo in tutto il mondo, ciascuno con le proprie caratteristiche specifiche, attingendo alla stessa sorgente del carisma salesiano.
In un mondo in cui tutto è sempre più materiale, scettico e pragmatico, può sembrare strano parlare di miracoli. Ma voglio rivendicare questa luminosa realtà. Il bene che si fa, ed è tanto, non deve essere nascosto. «Vedano le vostre opere buone» dice Gesù ai suoi. Tutti sognano un mondo di pace, serenità, dove si respirino rispetto e attenzione.
Coraggio, allora. Possiamo fare miracoli. Ci sono quelli in prima fila e quelli che li aiutano e li sostengono. Ci sono educatori, religiosi, religiose, laici che consumano ogni giorno della loro vita perché i giovani più sfavoriti abbiano futuro e speranza. Li possiamo appoggiare ed aiutare fornendo loro solidarietà, affetto e mezzi concreti.
Sappiamo la profonda verità della massima che afferma che un albero che cade fa più rumore di una foresta che cresce. Siamo di quelli che fanno crescere ogni giorno la foresta della speranza e del senso della vita in tante persone che non hanno niente da perdere, perché hanno già perso tutto, e molto da guadagnare.
Sia questo l’impegno della Famiglia Salesiana nel mondo.