RM BS 2012 01 it |
CONOSCERE DON BOSCO
PASCUAL CHÁVEZ VILLANUEVA
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LA CHIAMATA DI DIO
2 Le scelte di don Bosco sono dettate dagli appelli di Dio, Signore della storia |
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Nel cuore dell’Antico Testamento c’è una chiamata. La chiamata di Dio a Mosè, il giorno del roveto ardente. Il Signore disse: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sorveglianti; conosco infatti le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dalla mano dell'Egitto e per farlo uscire da questo paese verso un paese bello...» (Esodo 3,7-8).
«Ho osservato… ho udito… conosco… sono sceso per liberarlo». Sono i quattro verbi della paternità perfetta. Dio non abbandona i suoi figli. Don Bosco è stato chiamato per incarnare la paternità di Dio nel nostro tempo.
Un tempo di lacerazioni
Don Bosco vive ed opera in un periodo di rapide trasformazioni epocali. Questa transizione fu traumatica, soprattutto in ambito sociale ed ecclesiale. In particolare si accelerò il processo iniziato con i Lumi che mise fine alla societas cristiana, attraverso il trionfo delle ideologie agnostiche e anticristiane, la conclamata incompatibilità tra ragione-scienza e fede, la progressiva disaffezione dei ceti medi e popolari dalle istituzioni ecclesiali (più rapida in città, graduale nelle campagne). In Italia la questione romana aprì una grave lacerazione nell’animo dei credenti. Sotto la pressione dell’intellighenzia laica anticlericale e della borghesia imprenditoriale, che con l’arma dell’editoria orientava opinione pubblica e stili di vita, le nuove generazioni, formate in una scuola progressivamente agnostica, rimanevano disorientate, facile preda di idee e pratiche lontane dal costume cristiano. Nello stesso tempo si manifestavano povertà nuove, massicce migrazioni interne e esterne, sradicamenti culturali, sfruttamento lavorativo e abbrutimento morale dei ceti più poveri.
Salvare i giovani
Proprio questo contesto storico, questi traumi sociali e queste tensioni furono per don Bosco stimolo e occasione preziosa di discernimento della voce del Signore. Mentre altri polemizzavano, condannavano, si lamentavano della tristezza dei tempi egli, portato a percepire Dio presente e operante nella storia umana, formato a sentire se stesso come pastore chiamato a lavorare per la salvezza dell’umanità specialmente della gioventù, si immerge criticamente ma amorosamente e creativamente nel suo tempo, vivendone tutte le vicende con partecipazione spesso sofferta, pronto a dare la propria vita per la missione di cui si sentiva portatore, convinto che la grazia di Dio è più forte di ogni umano ostacolo e sostiene efficacemente chi lavora per diffondere nei cuori il Regno di Cristo.
La situazione dei giovani poveri che incontra nella Torino degli anni ’40 e ’50, ma anche gli eventi ecclesiali, politico-sociali e le nuove leggi, stimolano e orientano operativamente la sua sensibilità educativa, il suo zelo pastorale, i suoi doni naturali e lo portano a operare un discernimento in funzione proattiva e preventiva.
Cambieranno le situazioni nei decenni successivi, nuovi problemi sorgeranno, ma questo atteggiamento mentale e questa disposizione spirituale lo indurranno ad ampliare orizzonti, ad articolare opere e proposte, a moltiplicare iniziative, coinvolgendo schiere sempre più ampie di discepoli, sostenitori, benefattori e simpatizzanti. Così l’espressione “giovani poveri e abbandonati” acquisterà un significato sempre più vasto, non solo socio-economico, ma spirituale, culturale ed etico.
«Tutto posso in chi mi dà la forza!»
La sua modernità sta qui: non solo iniziative al passo con le esigenze e i gusti dei tempi e dei giovani, ma risposte tempestive e efficaci (perché lungimiranti e frutto di discernimento e di genuina carità) a nuovi problemi, nuove sfide, nuovi bisogni, nuovi attacchi “satanici”, a partire dalla una fede granitica, da una speranza incrollabile, da una donazione assoluta a Dio e ai fratelli, da una libertà interiore frutto di purificazione e distacco da sé. Scriveva a un prete scoraggiato: «C’è da lavorare? Morrò sul campo del lavoro sicut bonus miles Christi. Sono buono a poco? Omnia possum in eo qui me confortat.Ci sono spine? Con le spine cangiate in fiori gli Angeli tesseranno per lei una corona in cielo. I tempi sono difficili? Furono sempre così, ma Dio non mancò mai del suo aiuto: Christus heri et hodie» (25 ottobre 1878, Ceria, Epistolario di S. Giovanni Bosco, III, 399).
Per noi è una lezione di speranza e di coraggio, un invito a scuoterci e rinnovarci nella fedeltà e nell’impegno, e nella confidenza in Dio.