2011|it|02: Beata Eusebia Palomino (1899-1935)

Beata Eusebia Palomino (1899-1935)

La beatitudine dei piccoli

La vocazione di una Figlia di Maria Ausiliatrice



E’ Maria Ausiliatrice che fin dal primo incontro segna la storia vocazionale di Eusebia, come lei stessa racconta: “Una domenica che uscivamo dalla chiesa dei Gesuiti (la famosa chiesa della Clerecia in Salamanca), donde ci eravamo recate ad ascoltare una predica con molte altre ragazze, vidi che passava una processione e chiesi che processione fosse. Mi dissero che era Maria Ausiliatrice che usciva dalla casa dei Salesiani. Allora attesi per vederla. Quando giunse nel punto dove io stavo, la collocarono davanti a me e al vedere Maria Ausiliatrice io mi sentii attratta verso di lei. Mi inginocchiai e con grande fervore le dissi: “Tu sai, Madre mia, che ciò che io desidero è piacerti, essere sempre tua e farmi santa”. E ciò lo dissi con tale fervore che le lacrime scendevano dalle mie guance. “Tu sai, Madre mia, che se io potessi e avessi denaro entrerei in qualche casa e sarei religiosa, per servirti meglio, però sono poveretta (pobrecita) e non ho nulla”. Tuttavia nel mio interiore sentivo una cosa molto grande; la consolazione e la soddisfazione che provavo mi facevano spargere lacrime in abbondanza. Non erano passati neanche quindici giorni da questo fatto quando mi trovai dalle Salesiane e nell’entrare la portinaia, Suor Concepción Asencio, ci accompagnò nella cappella. Appena entrata mi incontrai lì con Maria Ausiliatrice e sentii al vederla una cosa grandissima, che non so spiegare, e caddi in ginocchio ai suoi piedi. Allora sentii nel mio interno che mi diceva: “E’ qui dove ti voglio”. Le Figlie di Maria Ausiliatrice decidono di chiedere la sua collaborazione in aiuto alla comunità. Eusebia accetta più che volentieri e si mette subito all’opera: aiuta in cucina, porta la legna, provvede alle pulizie della casa, stende il bucato nel grande cortile, va ad accompagnare il gruppo delle studentesse alla scuola statale e svolge altre commissioni in città.


Il desiderio segreto di Eusebia, di consacrarsi interamente al Signore, accende e sostanzia ora più che mai ogni sua preghiera, ogni suo atto. Dice: “Se compio con diligenza i miei doveri farò piacere alla Vergine Maria e riuscirò ad essere un giorno sua figlia nell’Istituto”. Non osa chiederlo, per la sua povertà e mancanza di istruzione; non si ritiene degna di una tale grazia: è una congregazione tanto grande – pensa. La Superiora visitatrice, alla quale si è confidata, la accoglie con materna bontà e la rassicura: “Non ti preoccupare di nulla”. E volentieri, a nome della Madre generale, decide di ammetterla.


Viene assegnata alla casa di Valverde del Camino, una cittadina che all’epoca conta 9.000 abitanti, all’estremo sud-ovest della Spagna, nella zona mineraria dell’Andalusia verso il confine con il Portogallo. Le giovani della scuola e dell’oratorio, al primo incontro, non celano una certa delusione: la nuova arrivata è figura piuttosto insignificante, piccola e pallida, non bella, con mani grosse e, per di più, un brutto nome. Gode di “essere nella casa del Signore per ogni giorno di vita”. E’ questa la situazione “regale” di cui si sente onorato il suo spirito, che abita le sfere più alte dell’amore. Le piccole ragazze che frequentano la casa delle suore sono però presto catturate dalle sue narrazioni di fatti missionari, o vite di santi, o episodi di devozione mariana, o aneddoti di don Bosco, che ricorda grazie ad una felice memoria e sa rendere attraenti e incisivi con la forza del suo sentire convinto, della sua fede semplice. Alle bimbe si uniscono, a poco a poco, le adolescenti più monelle, le giovani più critiche e ricercate, che percepiscono accanto a quella suorina un fascino inspiegabile, una irradiazione di santità che le trasferisce in una realtà sconosciuta. E si parla ormai esplicitamente di santità, anche al di fuori dell’oratorio. Nel cortile arrivano, e si soffermano con interesse, anche i genitori delle oratoriane, altri adulti, poi i giovani seminaristi in cerca di consigli. Qualche anno dopo, molte di quelle ragazze saranno tra le postulanti a Barcellona-Sarrià. E a madre Covi, l'Ispettrice sorpresa per le tante vocazioni: "Ma che cosa c'è a Valverde?", risponderanno che c'è una cuciniera con l'asma, che racconta alle ragazze bei racconti. In seguito saranno pure sacerdoti a ricorrere a quella umile suora, sprovveduta di dottrina teologica, ma con il cuore traboccante della sapienza di Dio. Ormai era tutto un fiorire di fatti, aneddoti, che rimbalzano di bocca in bocca. Seminaristi, suore, sacerdoti, ragazze, andavano a consultare sul loro avvenire suor Eusebia, mentre stendeva la biancheria nell'orto o pelava patate in cucina. E lei tranquilla consigliava, prediceva il futuro, incoraggiava una vocazione vera, ne scoraggiava una falsa. E a chi le chiedeva come sapesse queste cose, rispondeva con una frasetta che Don Bosco aveva detto tante volte: "Ho sognato".


Tutto, in suor Eusebia, riflette l’amore di Dio e il desiderio forte di farlo amare: le sue giornate operose ne sono trasparenza continua e lo confermano i temi prediletti delle sue conversazioni: in primo luogo l’amore di Gesù per tutti gli uomini, che la sua Passione ha salvato. Le sante Piaghe di Gesù sono il libro che suor Eusebia legge ogni giorno, e ne trae spunti didascalici attraverso una semplice “coroncina” che consiglia a tutti, anche con frequenti accenni Nelle sue lettere, si fa apostolo della devozione all’Amore misericordioso secondo le rivelazioni di Gesù a Santa Faustina Kowalska. L’altro “polo” della pietà vissuta e della catechesi di suor Eusebia è costituito dalla “vera devozione mariana” insegnata dal san Luigi M. Grignon de Montfort. Sarà questa l’anima e l’arma dell’apostolato di suor Eusebia per tutto l’arco della sua breve esistenza: destinatari ragazze, giovani, mamme di famiglia, seminaristi, sacerdoti.


Quando, all’inizio degli anni ‘30, la Spagna sta entrando nelle convulsioni della rivoluzione per la rabbia dei senza-Dio votati allo sterminio della religione, suor Eusebia non esita a portare alle conseguenze estreme quel principio di “disponibilità”, pronta letteralmente a spogliarsi di tutto. Si offre al Signore come vittima per la salvezza della Spagna, per la libertà della religione. La vittima è accetta a Dio.