40 ANNI DAL CONCILIO
di Pascual Chávez Villanueva
RINGIOVANIRE
IL VOLTO
GIOVANI… E SANTI
“Ora io vi dico, dice Dio, non c’è nulla di più bello in tutto il mondo di questo bambino che s’addormenta nel dire la preghiera” (Charles Péguy).
C
oncludo
quest’anno, parlandovi dei santi giovani. L’anno scorso, in
occasione del 50° della canonizzazione di Domenico Savio e del
centenario della morte di Laura Vicuña, vi avevo presentato una
galleria di frutti preziosi dell’azione dello Spirito Santo e del
sistema preventivo. Adesso lo faccio con uno sguardo più ecclesiale,
contemplando ragazzi e ragazze che hanno saputo far risplendere il
volto di Cristo nella loro vita, e ringiovanito la Chiesa. Rode,
la ragazza che riconosce la voce di Pietro
che bussa alla porta, dopo essere stato liberato dal carcere
(At12,13);
Eutico,
il ragazzo che cade dal davanzale della finestra durante un’omelia
di Paolo (At
20,9); e lo stesso nipote
dell’Apostolo
che salva lo zio correndo a rivelare al Procuratore il complotto per
uccidere Paolo (At23,16-22),
sono gli unici adolescenti nominati dagli Atti. Ci si presentano come
giovani accuditi con affetto dalle famiglie. Purtroppo non era questa
allora la loro condizione normale. Tra gli emarginati dalla società
romana, i bambini erano i più infelici: molti abbandonati sul
nascere, altri venduti come schiavi o avviati alla prostituzione. In
una società così avversa ai bambini, cade il messaggio
rivoluzionario di Pietro e Paolo che era quello del Maestro:
“Lasciate che i bambini
vengano a me; non impediteglielo…
E presili tra le braccia li benediceva” (Mc10,13-16).
Addirittura, per Gesù l’infanzia spirituale
è condizione per entrare nel Regno (Mt18,3).
■ In questo, come in altri campi della vita familiare e sociale, il cristianesimo ha sovvertito la cultura, facendo valere la dignità dei ragazzi, al servizio dei quali la Chiesa ha sempre istituito numerose opere. Scrive il prof. Romeo Vuoli: “Una delle opere più benefiche, nate dal senso di carità e di amore verso i più deboli, sono gli ospizi per orfani. Esistiti fin dall’inizio del cristianesimo, si mantenevano con le offerte dei cristiani ed erano diretti normalmente da sacerdoti”. Le iscrizioni sulle tombe di adolescenti, ritrovate nelle catacombe di san Callisto, dimostrano la bontà e tenerezza con cui i primi cristiani trattavano ed educavano i loro figli. Essi sono figli di Dio e come tali devono vivere e comportarsi, poiché sono in grado di rispondere con generosità alle ispirazioni divine. Nella sua prima lettera Giovanni li esorta: “Giovani, io vi dico che siete forti… che avete vinto il maligno” (1 Gv2,14). È naturale che i giovani si sentano attratti da Gesù e che nei loro cuori faccia presa con forza il suo messaggio. Da san Tarcisio, ucciso per aver difeso l’Eucaristia che recava ai carcerati, fino ad Alberto Marvelli, salito agli onori degli altari il 5/9/2004 ed ex-allievo salesiano, l’agiografia cristiana è zeppa di nomi di giovani: san Pancrazio, santa Agnese, santa Cecilia, san Stanislao, san Luigi Gonzaga, santa Teresa di Lisieux, Pier Giorgio Frassati…
■ Assistiamo oggi a fenomeni complessi e paradossali. Mentre sembra crescere il divario tra la gioventù e la Chiesa ufficiale, il Papa continua a esercitare una incontrastata leadership sui giovani. La cultura materialista e secolarizzata sembra privarli delle loro migliori qualità, riducendoli a semplici consumatori di beni, di sensazioni ed esperienze, ma sorgono iniziative al servizio dei più bisognosi che trovano proprio nei giovani i principali promotori e protagonisti. Splendide pagine di solidarietà si stanno scrivendo da parte delle ONG e del volontariato. Non corrisponde, quindi, alla realtà l’immagine di una Chiesa conservatrice. La Chiesa vuol essere strumento di salvezza in ogni epoca: ascolta il cuore di ogni uomo e ogni donna dimostrando una sensibilità concreta. I giovani e la Chiesa parlano lo stesso linguaggio, quello dei grandi ideali, delle mete più nobili anche se esigenti, dell’andare “oltre”. L’orizzonte materialista è troppo stretto e asfissiante per i giovani che spesso, smarriti, dichiarano di non trovare un senso alla vita. Non sempre le loro scelte sono le più indovinate. La Chiesa è al loro fianco con sollecitudine materna. Con il Papa e con Don Bosco, vi propongo, cari giovani, l’ideale della santità. È possibile. A tutti. Non vi parlo di ascetismi eroici, ma della scoperta di Dio come Padre, e di Gesù come amico personale; di una santità attiva e simpatica come quella di Domenico Savio o di Alberto Marvelli, vissuta nell’adempimento dei doveri quotidiani e della solidarietà verso gli altri. Gesù è la risposta adeguata alle ansie di felicità e di amore che vivono nel vostro cuore. Quest’anno ho voluto impegnare tutti a “ringiovanire il volto” della Chiesa. Essa è giovane nella misura in cui continua a essere innamorata di Cristo, fedele alla propria identità e missione, luce del mondo, serva dell’umanità, casa per i giovani. I santi giovani sono coloro che più l’ abbelliscono e la ringiovaniscono. ■
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