IL MESSAGGIO DEL RETTOR MAGGIORE
ÁNGEL FERNÁNDEZ ARTIME
DIO NASCE AD AGARTALA
In India ho incontrato ragazzi fantastici in un centro per “diversamente abili”. Le loro mani che ricamavano l’aria nel linguaggio dei segni mi hanno ricordato le ali degli angeli di Betlemme.
Carissimi amici del Bollettino Salesiano e del Carisma di Don Bosco vi mando gli auguri di Buon Natale dalla bellissima India nord-orientale. Da poco sono arrivato qui dal “tetto del mondo”, il Nepal, e dalla provincia di Shillong, che magnifici echi suscita nella storia delle Missioni salesiane.
Lì ho incontrato i miei fratelli e laici salesiani, i membri della Famiglia Salesiana, le nostre sorelle Figlie di Maria Ausiliatrice e le nostre Suore Missionarie di Maria Ausiliatrice.
Le Suore Missionarie di Agartala donano la vita in un centro per bambini, adolescenti e giovani "diversamente abili".
Hanno totalmente catturato la mia attenzione e mi hanno profondamente emozionato, quando durante l'Eucaristia di quel giorno, una cinquantina di quei ragazzi e ragazze, sordi e muti, hanno eseguito tutti i canti con il linguaggio dei segni, "imitando" la Suora che davanti a loro, sempre con il linguaggio dei segni, “diceva” loro il testo del canto. Mi sono commosso nel vedere come cantavano con i loro segni, la loro attenzione e concentrazione, le loro espressioni di felicità, i loro occhi che brillavano come le luci della cappella.
E ho pregato con fede. Ho pregato con loro e per loro.
E la mattina dopo sono andato a incontrarli nella loro casa. Il nome ufficiale è “Centro di riabilitazione Ferrando" di Agartala, capitale del Tripura (India). È una scuola all’avanguardia della tecnica e dell’amore delle suore. Inizialmente si prendeva cura di bambini e ragazzi audiolesi, oggi lavora per includere le varie disabilità nell’educazione, per questo negli ultimi anni sono stati accolti anche studenti con autismo, ipovedenti e con paralisi cerebrale.
Le suore si occupano di 150 ragazzi e ragazze della regione di Tripura. Di questi, 62 vivono nella casa con le suore. Sono tutti di famiglie indigenti. Le classi medie probabilmente hanno altre opzioni, ma come ho ripetuto più volte, i poveri hanno solo noi.
Durante la visita, i ragazzi e le ragazze ci hanno offerto il tradizionale ballo Hojagiri. È stato impressionante vederli tutti danzare in perfetto equilibrio e ballare al ritmo di una musica che non 'sentono' come noi, ma intuiscono molto bene con una sensibilità tutta loro. Una giovane acrobata ha sorpreso tutti con l’alto livello della sua esibizione. Ma la cosa più bella è stata la sua sensibilità, la sua gioia, il suo sorriso, le sue espressioni di gratitudine con il linguaggio dei segni e la sua preghiera per noi.
E ho pensato ai piccoli miracoli viventi che avevo davanti. Sono istruiti. Sono felici. Si preparano per la vita. Molti dei ragazzi, che li hanno preceduti anni prima, hanno terminato con successo gli studi all'università. E in ogni momento ho sentito in quella casa la presenza del Signore e la maternità di Maria che nelle suore che diventa donazione e servizio.
Non posso dimenticare la gioia di quei bambini e adolescenti grati al Signore e a ciò che ricevono nella vita. E ho contemplato, osservato e ringraziato nel profondo del mio cuore.
Perché, ancora una volta, ho potuto verificare, come prima in Nepal, o a Siliguri, che Dio continua a scrivere belle storie di vita in cui si fa presente e continua a nascere in tanti cuori.
Ho imparato un po’ di “parole” nel linguaggio dei segni in quelle ore. Quanto bastava per salutarli, per dir loro che mi hanno incantato, per ringraziarli. E mi sentivo veramente felice con loro.
E ho sentito il dovere di ringraziare il Signore per il dono di don Bosco e di questa sua famiglia salesiana, perché in essa tutti noi formiamo una forza solida, anche se umile, ma tutta votata al bene e per rendere felici i giovani “nel tempo e nell’eternità”.
Con la lingua dei segni, ho promesso a quei bambini che avrei pregato per loro e chiesto a tanti altri di farlo. E mi ringraziavano, i loro occhi dicevano tutto e il loro sorriso arrivava in profondità.
E con questo mio ricordo voglio rendere visibili anche a voi, cari amici, quei piccoli, seppur grandi, "miracoli" educativi di quella storia “della Salvezza” che noi salesiani stiamo scrivendo.
Per questo, nell’imminenza di questo Natale, vi garantisco ancora una volta che il Signore è presente tra noi (che ne siamo consapevoli o meno), e diventa Vita soprattutto tra i più umili e semplici, come i figli di Agartala.
Non dimenticherò mai le loro mani che ricamavano l’aria nel loro silenzioso linguaggio e sembravano tante rondini in volo o meglio le ali di tanti angeli, come quelli di Betlemme.
Le immagini natalizie degli angeli hanno il respiro della leggerezza, della gioia, della voglia di vita.
Gli angeli ci aprono il cielo. Eliminano il peso della terra. Ci donano quella gioia infantile che era la caratteristica dell’Oratorio di don Bosco.
È Natale, amici miei. Lasciamo che gli angeli del Natale ci ricordino che la nostra vita in Dio diventa santa e piena di luce.
Insieme ai bambini diversamente abili di Agartala, auguriamoci un Buon Natale, una felice nascita del bambino Dio, Amore per tutti noi.
Con affetto, Buon Natale.