Perciò, cari fratelli e sorelle, vi invito ad essere per i giovani vere guide spirituali, come Giovanni
Battista che addita Gesù ai suoi discepoli dicendo loro: « Ecco l'Agnello di Dio! » (Gv 1,36). In tale
modo essi gli andranno dietro, al punto che Gesù rendendosi conto che alcuni lo seguono si
rivolgerà loro direttamente con la domanda: « Che cercate? », ed essi, presi dal desiderio di
conoscere in profondità chi sia questo Gesù, gli domanderanno: « Rabbi, dove abiti? » (Gv 1,38). Ed
Egli li inviterà, come i primi discepoli, a fare una esperienza di convivenza con lui: « Venite e vedrete
». Qualcosa di immensamente bello essi avranno sperimentato dal momento in cui « andarono,
videro dove abitava e quel giorno rimasero con lui » (Gv 1,39).
Ecco una prima caratteristica della vocazione cristiana: un incontro, un rapporto personale di
amicizia che riempie il cuore e trasforma la vita. Questo incontro trasformante è la fede che,
animata dalla carità, rende i credenti e le comunità cristiane propagatori della Buona Novella del
Vangelo di Gesù. Così lo esprime Paolo nella lettera alla comunità di Tesalonica: « Avendo accolto la
Parola, voi siete diventati un modello per tutti i credenti della Macedonia e dell'Acaia; per mezzo
vostro la Parola del Signore si è diffusa dappertutto » (cf. 1 Ts 1, 7-8). Siamo, dunque, chiamati a
rinnovare in noi questo dinamismo vocazionale: comunicare e condividere l'entusiasmo e la
passione con cui stiamo vivendo la nostra vocazione, in modo tale che la nostra vita diventi essa
stessa proposta vocazionale per gli altri. Proprio come fece Don Bosco, che più che campagne
vocazionali seppe creare a Valdocco un microclima dove crescevano e maturavano le vocazioni,
formando un'autentica cultura vocazionale in cui la vita è concepita e vissuta come dono, come
vocazione e missione, nella diversità delle opzioni.
1. Tornare a Don Bosco
Invitati a ripartire da Don Bosco per capire sempre meglio e poter assumere con più fedeltà la
passione che ardeva nel suo cuore e lo spingeva a cercare la gloria di Dio e la salvezza delle anime,
imitiamolo nella sua instancabile operosità nel promuovere vocazioni al servizio della Chiesa, frutto il
più prezioso della sua opera di educazione ed evangelizzazione, di formazione umana e cristiana dei
giovani. La sua esperienza e i suoi criteri e atteggiamenti potranno illuminare e orientare il nostro
impegno vocazionale.
« Don Bosco, pur operando con instancabile generosità nel promuovere varie forme di vocazioni nella Chiesa,
chiamava alcuni giovani a stare per sempre con lui. Anche per noi la proposta della vocazione consacrata
salesiana, rivolta ai giovani, fa parte della fedeltà a Dio per il dono ricevuto. A ciò ci spinge il desiderio dí
condividere la gioia di seguire il Signore Gesù, rimanendo con Don Bosco, per dare speranza a tanti al tri giovani
del mondo intero ».2
2 CG26, Da mihi animas, cetera tolle, Roma, 2008, n. 54: « Accompagnamento dei candidati alla vita consacrata salesiana ».
Don Bosco visse, non lo dimentichiamo, in un ambiente poco favorevole e per alcuni versi contrario allo
sviluppo delle vocazioni ecclesiastiche. Il nuovo regime costituzionale del Regno Sardo, con le
conseguenti libertà di stampa, di coscienza, di culti, e la potenziale « deconfessionalizzazione » dello
Stato, aveva prodotto un crescente dissenso con la Chiesa. La libertà di culto e l'attiva propaganda
protestante disorientavano il popolo semplice, presentando un'immagine negativa della Chiesa, del
Papa, vescovi e sacerdoti. Si era creato nel popolo e soprattutto tra i giovani un clima nazionalista
impregnato delle idee liberali e anticlericali.
Lo stesso Don Bosco scriveva ricordando quei tempi: « uno spirito di vertigine si levò contro agli ordini
religiosi, alle Congregazioni ecclesiastiche; di poi in generale contro al clero e a tutte le autorità della
Chiesa. Questo grido di furore e di disprezzo per la religione traeva seco la conseguenza di allontanare
la gioventù dalla moralità, dalla pietà; quindi dalla vocazione allo stato ecclesiastico. Perciò niuna
vocazione religiosa e quasi nessuna per lo stato ecclesiastico. Mentre gli istituti religiosi si andavano
man mano disperdendo, i preti erano vilipesi, taluni messi in prigione, altri mandati a domicilio coatto,
come mai umanamente parlando era possibile coltivare lo spirito di vocazione? ».3
Ma guardate, cari fratelli e sorelle, come reagisce Don Bosco. Egli non si perde in lamenti, ma subito
s'industria per raccogliere e coltivare le vocazioni e promuovere la formazione di giovani chierici