301-350|it|323 Da Pechino verso l‘88

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DA PECHINO VERSO L’88



Introduzione. - La festa dell’Assunta a Pechino. - I sogni missionari di Don Bosco. - I due protomartiri salesiani. - Brevi contatti con la realtà culturale cinese. - L’attuale presenza di «chiesa». - In comunione di speranza con la Chiesa universale. - Le prospettive della nostra Ispettoria di Hong Kong. - L’importanza della «passione» per l’azione apostolica - Conclusione.

Lettera pubblicata in ACG n. 323



Roma, 24 agosto 1987

Memoria di San Bartolomeo


Cari Confratelli,


rientro dalla Cina continentale: Pechino, Canton, Shiu Chow, con una breve visita conclusiva a Macao e a Hong Kong. Devo ringraziare vivamente chi ha saputo preparare con tanta intelligenza d’amore tutti i dettagli del viaggio.

L’Asia mi ha sempre fatto meditare assai sul significato e sulla incisività storica del mistero della Chiesa e dei suoi carismi. Questo l’ho sperimentato in forma superlativa nella Cina: un popolo con più di un miliardo di cittadini!

Dopo due millenni dalla Pentecoste, la gran maggioranza di questo popolo non conosce ancora la grazia e la novità redentrice del Risorto. Ultimamente ha vissuto una «rivoluzione culturale» che lo ha collocato su una specie di nuova piattaforma di lancio, anche se constata che c’è ancora bisogno di scoprire un combustibile adeguato, eccellente e abbondante, che lo lanci davvero nel futuro.

Nutre oggi una specie di intuizione di tempi migliori, sgorgata dalla insopprimibile speranza del cuore umano.

La storia delle missioni nella Cina è lunga: dal primo contatto di un gruppo di monaci nestoriani nel secolo VII, dai vari approcci tra il secolo XIII e XVI, alle successive iniziative dei Gesuiti, dei Francescani, dei Domenicani, delle Missioni estere di Parigi, degli Agostiniani, dei Verbiti, dei religiosi di Scheut, dei Trappisti, dei Maristi, di varie Congregazioni autoctone, fino ai non pochi altri Istituti, fattisi presenti nel secolo 20°, tra i quali si annovera la nostra Famiglia Salesiana. È una cronistoria lunga e sofferta, legata purtroppo (anche se generalmente solo di fatto) a tristi iniziative colonialistiche di alcune potenze europee.

Quanti sacrifici e quanti martiri!

D’altra parte la vasta presenza di religioni non cristiane, radicate ancestralmente nelle culture locali e imbevute di aspetti alienanti legati a visioni mitologiche e ad espressioni superstiziose, hanno allontanato l’autenticità del senso religioso dal realismo oggettivo, centrato sull’uomo, della «storia della salvezza».

La rivoluzione culturale si è sforzata di sradicare tutto ciò che era religioso (“oppio del popolo») e straniero (“colonialismo»), e ha lasciato un immenso campo — certamente fertile — da pulire, arare e seminare.

Il primo periodo della nostra presenza salesiana nella Cina continentale — che va dal 1906 ai primi anni 50 — ha incarnato il carisma di Don Bosco tra i piccoli e i poveri in simbiosi con le aspirazioni e i bisogni della gioventù cinese, suscitando preziose vocazioni con una capacità di testimonianza e di perseveranza eroiche. Alcuni confratelli di quel tempo rimangono tuttora nel continente in forma ammirevole come luminosi segni di fedeltà e fecondi semi di ripresa.

Sembra ora che si affacci per il popolo cinese una nuova epoca di progresso; si sente già che la nazione pulsa di un ritmo finora sconosciuto.

Chissà che non stia per scoccare la grande ora del Risorto.

Numerosi chicchi di frumento sono già stati sepolti nelle zolle della Cina;1 la Chiesa inoltre ha ripensato in profondità la natura e la metodologia della sua missione, al di là di tanti difetti degli ultimi secoli. Il concilio Ecumenico Vaticano II ha rinnovato profondamente la missiologia e anche il tipo di attività ecclesiali dei vari Carismi, per cui i missionari di oggi e di domani (e noi tra loro) potranno rispondere più adeguatamente all’appello che ormai si sente emergere dai grandi e promettenti aneliti dei cuori cinesi.

Il nostro santo Fondatore Don Bosco ha visto in sogno lo sviluppo della presenza salesiana, anche se ha soggiunto — ormai sono passati però già 100 anni — «ma il tempo è nelle mani di Dio».2

Il viaggio che io ho fatto come Rettor Maggiore è stato, nelle intenzioni, un pellegrinaggio. Quattro giorni a Pechino, altrettanti a Canton e Shiu Chow, e poi quasi due giorni a Macao e a Hong Kong. I principali obiettivi sono stati:

— celebrare la solennità dell’Assunzione nella cattedrale di Pechino;

— rileggere due sogni missionari di Don Bosco alla luce della fedeltà eroica dei confratelli cinesi;

— venerare e ringraziare i nostri protomartiri;

— conoscere qualche espressione più significativa della cultura cinese di ieri e dei colossali impegni dell’attuale ordine nuovo;

— avere possibili contatti con rappresentanti delle Chiese locali;

— partecipare all’ansia della Chiesa universale per una crescita della fede tra il popolo cinese;

— percepire più da vicino i meriti e condividere le speranze dell’Ispettoria salesiana di Hong Kong;

— meditare sulla forza della passione e della croce.

È stato un viaggio davvero significativo, in tranquilla libertà e con impensate prospettive.

Credo utile offrirvi alcune riflessioni su ognuno di questi punti. Serviranno a far vivere con più concreto realismo l’Anno mariano e a risvegliare propositi di fedeltà per l’88.



La festa dell’Assunta a Pechino


Da Roma sono volato direttamente a Pechino.

Nell’Anno mariano desideravo celebrare in questa capitale la solennità dell’Assunzione della Beata Maria Vergine al cielo: evento che segna l’inizio della sua materna opera di Ausiliatrice lungo i secoli.

Mi ero preparato a Fatima, durante la visita d’insieme della Regione Iberica, pregando ogni giorno (durante quella settimana) la Madonna. Desideravo rappresentare la Famiglia Salesiana del mondo, facendo uno speciale Atto di Affidamento di tutta la gioventù cinese all’Ausiliatrice nella cattedrale di Pechino dedicata all’Immacolata.

Sono dunque andato alla cattedrale (o chiesa del sud) — ero accompagnato dal Regionale don Thomas Panakezham e da mio fratello don Angelo — e, inginocchiato nel secondo banco a sinistra, con la presenza di questi due testimoni qualificati, ho pronunciato la formula dell’Affidamento (che riporto in Appendice). Poi insieme abbiamo partecipato come fedeli alla Messa celebrata in latino.

Visitando la cattedrale, abbiamo visto affisso a una colonna vicino all’entrata il calendario 1987 della cosiddetta «Associazione patriottica» che gestisce le chiese aperte al pubblico: al centro aveva una bella immagine a colori di Maria Ausiliatrice, proprio quella di Valdocco. Ci è parso un segno indicatore.

Avevamo già saputo prima che il 19 gennaio 1949 Maria Ausiliatrice era stata proclamata speciale Patrona di Pechino. Ma poi ci è stato confermato qualcosa di più: nel primo Sinodo dei Vescovi della Cina (14 maggio - 12 giugno 1924) fu affidato tutto il popolo cinese a Maria invocata come «Auxilium Cristianorum, Mater gratiae, Celestis Sinarum Regina».

A Shangai, sulla famosa collina di Zo-sé, c’è una bella basilica dedicata appunto a Maria «Auxilium Cristianorum»; la statua che raffigura l’Ausiliatrice di Torino s’innalza materna al di sopra dell’altar maggiore. Già nel secolo scorso 3 era stata eretta su questa collina una cappella esagonale in suo onore: «Nostra Signora di Zo-sé»; lì accorrevano i fedeli per chiedere aiuto e per ringraziare di averlo ricevuto.

Lo stesso Don Bosco ne fa menzione in un opuscolo dal titolo Nove giorni consacrati all’Augusta Madre del Salvatore sotto il titolo di Maria Ausiliatrice.4 Nel riportare qualche esempio dell’efficacia materna della Madonna scrive: «Il nome di Maria Ausiliatrice risuona ormai glorioso sino nei più lontani paesi. La China è uno di questi. Pare veramente che Iddio voglia tirare a sé il mondo intero per mezzo dei prodigi operati in favore degli infedeli ad intercessione della sua divina Madre.» E riporta due fatti successi sulla collina di Zo-sé.5

Il mio pellegrinaggio a Pechino ha voluto avere innanzitutto, come elemento fortemente significativo, questo aspetto mariano. L’esito delle nostre attività missionarie sarà sempre legato a una sincera e fiduciosa devozione alla Madre di Dio e della Chiesa.



I sogni missionari di Don Bosco


Prima di partire da Roma avevo riletto con attenzione i cinque grandi sogni missionari di Don Bosco: sulla Patagonia,6 sull’America del Sud,7 sulle numerose varie presenze missionarie,8 sull’Africa, Asia, Australia e Oceania,9 sulla traiettoria intercontinentale da Valparaiso a Pechino.10

Don Bosco parla esplicitamente della Cina nel quarto e nel quinto sogno. Vi contempla presenti i suoi figli in gran numero e con efficacia evangelizzatrice. Era convinto che la Madonna voleva i suoi anche per la gioventù di quel popolo.

«Se io avessi venti missionari da spedire in Cina — diceva dopo d’aver narrato il quarto sogno — è certo che vi riceverebbero un’accoglienza trionfale, nonostante la persecuzione».11

E commentando con don Lemoyne il sogno che lo faceva spaziare dal Cile a Pechino, «prese a dire con tranquillo, ma penetrante accento: — Quando i Salesiani saranno nella Cina e si troveranno sulle due sponde del fiume che passa nelle vicinanze di Pechino!... Gli uni verranno alla sponda sinistra dalla parte del grande Impero, gli altri alla sponda destra dalla parte della Tartaria. Oh, quando gli uni andranno incontro agli altri per stringersi la mano!... quale gloria per la nostra Congregazione!... Ma il tempo è nelle mani di Dio!».12

Io mi sono fatto portare a quel fiume sul famoso ponte che lo attraversa (descritto anche da Marco Polo nel Milione). E più tardi, raccontando ai confratelli dell’Ispettoria che io ero il Rettor Maggiore che veniva da Valparaiso e da Santiago fino a Pechino, ho visto nei loro volti commozione e speranza.

Per adesso rimangono ancora nella Cina continentale solo alcuni confratelli che hanno testimoniato con una fedeltà più che trentennale ed eroica l’amore dei cinesi al carisma di Don Bosco e la loro indefettibile convinzione d’aver sperimentato con la professione salesiana la simpatia e l’efficacia del Vangelo del Signore per la gioventù del loro immenso popolo; oggi si intravvedono all’orizzonte nuove possibilità con ampie promesse.

Avendo io, nei miei viaggi, verificata in qualche modo nei vari continenti la verità profetica dei sogni missionari del nostro Padre, ho sentito nel cuore (ed ho visto che anche quei confratelli sentono lo stesso) che tale verità si estende anche al futuro, così da dar peso alla famosa espressione del nostro Padre: «Se potessi imbalsamare e conservare vivi un cinquanta Salesiani di quelli che ora sono fra di noi, da qui a cinquecento anni vedrebbero quali stupendi destini ci riserva la Provvidenza, se saremo fedeli. ... Potrà essere qualche testa matta che ci voglia distrutti, ma saranno progetti isolati e senza appoggio degli altri. Tutto sta che i Salesiani non si lascino prendere dall’amore delle comodità e quindi rifuggano dal lavoro».13

A Pechino ho pregato perché in tutta la Congregazione (ed ecco lo speciale apporto spirituale per l’88) si intensifichi e cresca nei confratelli l’identità del carisma del Fondatore: la «mistica» o dimensione contemplativa del «da mihi animas», e l’«ascesi» o prassi operativa quotidiana del «lavoro e temperanza».



I due protomartiri salesiani


Al mio arrivo a Hong Kong dalla Cina continentale mi aspettava una lettera, del 21 agosto u.s., scritta da un anziano benemerito confratello che lavora da molti anni in quell’Ispettoria: «Amatissimo Padre, benvenuto nella terra dei sogni di Don Bosco. Le zolle della Cina che han già bevuto il sangue di undici confratelli, preparano grandi consolazioni e trionfi ai figli di Don Bosco... ma ci vorranno ancora tanti sacrifici, come diceva sempre il beato Mons. Versiglia».

Uno degli obiettivi del mio viaggio nella Cina continentale era appunto quello di visitare i luoghi del lavoro apostolico e del martirio di Mons. Versiglia e di don Caravario. Per questo era stato invitato ad accompagnarmi anche mio fratello don Angelo, Ispettore della «Centrale» a Torino, guarito, sette anni fa, miracolosamente da un cancro incurabile dopo insistenti preghiere fatte dai confratelli dell’Ispettoria lombardo-emiliana (della quale egli era allora Ispettore) rivolte con grande fiducia a questi nostri due martiri.

Siamo stati sui posti del loro lavoro e della loro testimonianza; abbiamo pregato, facendo memoria riconoscente del passato e chiedendo che il seme di questi nostri martiri sia fecondo per il futuro, e abbiamo potuto concelebrare un’Eucaristia cantata in gregoriano in forma un po’ solitaria ma assai significativa e commovente, nella chiesetta di Santa Teresa di Shiu Chow, accompagnata sommessamente dall’esterno, perché impedite d’entrare, dalla voce di alcune «Annunciatrici del Signore» (le suore locali fondate da Mons. Versiglia).

Pensavamo alle parole di Giovanni Paolo II nell’omelia della Messa di beatificazione dei due martiri nella piazza di S. Pietro a Roma:14 «In ogni tempo e in ogni luogo il martirio è offerta di amore anche per i fratelli e in particolare per il popolo a favore del quale il martire si offre. Il Sangue dei due beati sta perciò alle fondamenta della Chiesa cinese, come il sangue di Pietro sta alle fondamenta della Chiesa di Roma. Dobbiamo quindi intendere la testimonianza del loro amore e del loro servizio come un segno della profonda convenienza tra il Vangelo e i valori più alti della cultura e della spiritualità della Cina. Non si può separare, in tale testimonianza, il sacrificio offerto a Dio e il dono di sé fatto al popolo ed alla Chiesa della Cina».15

Ho potuto constatare nella non lunga cronistoria di questa Ispettoria, più che in nessun’altra, l’abbondante presenza di martirio e di passione, che è l’espressione e la testimonianza irrefutabile dell’amore salesiano alla gioventù e al popolo della Cina.

Ecco, pensavo durante la permanenza a Shiu Chow: i figli di Don Bosco hanno amato intensamente, amano e ameranno sempre i ragazzi e le ragazze, i giovani e le giovani, la gente semplice dei campi e delle città del numeroso e grande popolo cinese. Alla luce di questi due martiri, il salesiano non sarà mai straniero in Cina perché è un discepolo di Cristo che ha scelto come patria prediletta della sua vocazione anche la cultura, la storia, i progetti, le speranze e le fatiche di questo caro popolo che anela alla verità e ama la pace.

Ho potuto informarmi sui vari confratelli cinesi, coadiutori e sacerdoti, che hanno saputo non solo accettare, ma vivere nella speranza una «passione» durata più di trent’anni; con alcuni ho potuto anche parlare. Sono stati disponibili alla volontà del Padre come a una grazia. Più di uno ha dato anche la vita; altri continuano la loro testimonianza in forma umilmente sublime.

Nella lettera di uno di loro, scritta proprio l’8 di questo mese, leggo attonito: «Sono qui (lontano e solo) già da 33 anni! Tutto come prima. Ogni giorno immancabilmente mi rivolgo alla Madonna Ausiliatrice, a Gesù sacramentato (comunione spirituale), e prego per il Papa (sostenerlo con fedeltà), pensando sempre che i Superiori e i fratelli nella grande Famiglia di S. Giovanni Bosco non possono dimenticarmi in mezzo alle tribolazioni; perciò non mi sento affatto triste e solo, anzi mi sento fortunato perché sono sicuro che essi mai dimenticheranno questo poveretto; quindi mi sento rafforzato... Certamente avrei molto da dire, ma posso condensare le tante parole in un solo sentimento: il mio affetto e il mio ringraziamento per tutto di tutto.

Vengo a sapere da te che l’anno prossimo ci saranno grandi celebrazioni per il centenario della morte di Don Bosco. Ogni giorno, nella preghiera della sera, io recito l’orazione: “O Padre e Maestro della gioventù, S. Giovanni Bosco...”. Egli è il mio grande benefattore fin dalla mia fanciullezza, non posso dimenticarlo... Ausiliatrice, aiutaci tutti a passare questo mare impetuoso serenamente. Sentiti auguri per la solennità dell’Assunta!».

Lasciatemi dire, cari confratelli, che non sarà facile superare questo nostro carissimo Coadiutore cinese nella preparazione e celebrazione dell’88.



Brevi contatti con la realtà culturale cinese


Soprattutto a Pechino ho potuto visitare alcune delle meravigliose espressioni della cultura cinese di ieri e anche di certe imponenti iniziative di oggi. Si resta impressionati per l’originalità, la magnificenza, la grandiosità, la perizia, l’attento interesse per la scienza, che, insieme a ricchi valori di tradizione nell’ambito familiare, nella gentilezza sociale, nella costanza operativa, fanno pensare alla verità di quanto affermava Giovanni Paolo II nel convegno per il 4° centenario del P. Matteo Ricci: «Le connotazioni proprie della civiltà e della cultura cinesi, [sono] tra le più antiche e celebrate del mondo, autonome nella loro originalità di pensiero, di espressione linguistica e letteraria, di tradizioni e di costumi, così da costituire uno tra i più ricchi centri di elaborazione di valori intellettuali ed umani della storia universale».16

Tra le opere visitate, le più importanti (tanto per dare un’idea di ciò a cui mi riferisco) sono: il Tempio del cielo, la Porta della pace, la Città proibita (o Palazzo imperiale), il Museo astronomico, il Palazzo d’estate (dell’imperatrice), le Tombe dei Ming, la grande Muraglia, la vastissima Piazza e il mausoleo di Mao Tse Tung, l’immensa Sala del popolo, le Tombe del P. Matteo Ricci e di altri missionari astronomi e scienziati (come il tedesco P. A. Schall e il belga P. Ferdinand Verbiest — a cui, per la sua scienza, furono decretati funerali di stato —, e l’austriaco P. Augusto von Hallerstein) e anche alcune Pagode famose e ricche di storia.

Girando a piedi per le strade principali di Pechino (che conta una diecina di milioni di abitanti) e visitando alcuni supermercati, ci si può convincere praticamente, per la ressa quotidiana, che il popolo cinese è il più numeroso della terra; da solo rappresenta infatti oltre un quinto dell’umanità.

Vien da pensare allora alla peculiare gravità dei problemi di convivenza sociale, all’arduo servizio delle strutture cittadine e dello stato, ai gravi problemi etici e all’urgenza di affrontare il tutto con una visione genuina della persona, della famiglia e della società.

I portatori del Vangelo, stimolati dalla luce e dalla potenza dello Spirito del Signore, dovranno saper tenere bene in conto gli originali valori di un popolo così grande, non solo per il suo numero, ma anche per la sua cultura e per una storia gloriosa, spesso cruenta, di indipendenza e di liberazione.



La presenza di «chiesa»


Come dicevo all’inizio di questa mia lettera, nella Cina si sperimenta subito la dimensione di «piccolo gregge» dei Cristiani immersi in un mare di fratelli che non conoscono ancora la Notizia della risurrezione.

Gli eventi di questi ultimi decenni hanno allontanato numerosi missionari e decimato e disperso il gregge: c’erano nel l948 più di 5.700 sacerdoti e quasi 8.000 religiose e religiosi fratelli. Oggi sono assai pochi: in tutta Pechino si contano solo 16 preti dell’Associazione patriottica.

Dal 1978 la Costituzione afferma la libertà personale di credere e assicura che lo Stato protegge le legittime attività religiose, sempre che non siano sottomesse a controlli dall’estero. La politica del «Fronte unito» (dipendente dal Partito) cerca di unire tutte le forze della nazione nel comune scopo di rilanciare il Paese. Mentre si garantisce ai credenti delle varie denominazioni la libertà religiosa, li si educa e li si coinvolge attivamente nel servizio del bene comune della Patria.

C’è un organo dello Stato per gli Affari religiosi preoccupato anche di riorganizzare e orientare i gruppi dei credenti, di rettificare errori del recente passato, di riaprire luoghi di culto, di operare per la pace, nell’ambito della politica religiosa del Partito.

La fede cristiana è certamente ancora viva con espressioni di eroicità e con silenziosa fecondità.

Esiste ufficialmente una «Associazione Patriottica Cattolica» che gestisce tutti i luoghi pubblici di culto e dove si celebrano i riti sacramentali. Lo fanno con una liturgia preconciliare in latino: come potemmo constatare nel partecipare alla Messa e nel vedere un’amministrazione del Battesimo.

Abbiamo potuto visitare cinque chiese aperte al pubblico: tre a Pechino (la cattedrale, la chiesa del nord e quella dell’est); una a Canton (la cattedrale) e una a Shiu Chow (quella di Sta. Teresa del Bambin Gesù).

Qualche conversazione in latino con alcuni sacerdoti incaricati ci ha fatto sentire fratelli nella centralità del mistero di Cristo, nell’importanza di Maria per la storia della salvezza e nell’urgenza di saper comunicare sempre meglio il Vangelo al popolo.



In comunione di speranza con la Chiesa universale


Cristo e Maria amano il popolo cinese. Esso è chiamato ad essere popolo di Dio, in comunione con tutte le genti redente. Lo Spirito del Signore ha spinto e spinge la Chiesa universale a proclamare in Cina la Buona Notizia della Nuova Alleanza. I ministri e i consacrati della Chiesa universale pregano, sperano e si offrono per tale storica missione, sicuri di apportare un gran bene all’umanità e allo stesso Paese.

Paolo VI, alludendo ai coraggiosi fedeli della Cina, affermava commosso che in essi «il nome di cattolici nulla toglie di lealtà nel loro amore alla patria: perché l’appartenenza alla Chiesa, non che indebolire, rinsalda e avvalora il rapporto dei cittadini col loro Paese, e li rende garanti e partecipi della sua sicurezza, della sua pace, e del suo vero progresso».17

Tempo addietro, parlando con il Card. Sin a Manila (Filippine) e con il Card. Kim a Seoul (Korea), ho sentito il forte interesse e l’affetto ecclesiale di questi due arcivescovi verso la fede cristiana nella vicina Cina, la loro preoccupazione di accelerare i tempi e di preparare più messaggeri.

Conversando poi con vari Superiori e Superiore Generali ho percepito una specie di predilezione «cinese» nell’orientamento futuro dei loro carismi.

Il successore di Pietro guarda con intenso amore alla Cina pensando alla responsabilità che corrisponde al suo ministero, secondo le parole di Cristo: «Andate e fate diventare miei discepoli tutti gli uomini della terra; io sarò sempre con voi, tutti i giorni, sino alla fine del mondo».18

Giovanni Paolo II pensa ai fratelli e sorelle della Cina che hanno sofferto per la fede. Ha scritto una lettera in latino ai Vescovi del mondo per invitare a pregare per la Cina.19 In essa dice: le «coraggiose testimonianze [dei nostri fratelli e sorelle in Cina] si possono ben paragonare a quelle dei cristiani dei primi secoli della Chiesa. Quanto è consolante ricevere notizie della costante ed intrepida lealtà dei cattolici in Cina alla fede dei loro padri e del loro filiale attaccamento alla Sede di Pietro... Supplichiamo che il Signore mantenga sempre più viva e gioiosa in loro la speranza della rinascita, un giorno, della loro Chiesa e di una nuova Pentecoste dello Spirito, che faccia rifiorire il messaggio di Gesù in quella diletta terra».20

Parlando ai partecipanti al convegno di studio per il 4° centenario del P. Matteo Ricci all’Università Gregoriana di Roma,21 affermava: «La Chiesa [universale], sensibile alle doti spirituali di ogni popolo, non può non guardare al popolo cinese — il più numeroso della terra — come ad una grande realtà unitaria, crogiuolo di elevate tradizioni e di fermenti vitali, e, quindi, nello stesso tempo come ad una grande e promettente speranza».22

E, in occasione di una ripresa che una troupe televisiva girava per un servizio destinato alla Cina,23 Giovanni Paolo II esclama: «La Chiesa Cattolica guarda la Cina come una grande famiglia, culla di nobili tradizioni e di energie vitali, radicate nell’antichità della sua storia e cultura. La Chiesa ha simpatia per l’impegno di modernizzazione e progresso che il popolo cinese persegue. Era questo l’atteggiamento del celebre P. Matteo Ricci quando entrò in contatto con la Cina.

Sono sicuro che i Cinesi che sono discepoli di Gesù Cristo, come lo fu Matteo Ricci, contribuiranno al bene comune del loro popolo praticando le virtù insegnate dal Vangelo e che sono assai stimate nella tradizione cinese antica di secoli, come la giustizia, la carità, la moderazione, la saggezza e un senso di fedeltà e lealtà».24

Ebbene: la nostra Famiglia Salesiana si sente in piena sintonia con questi aneliti ecclesiali, e il mio viaggio ha voluto contribuire a intensificare la coscienza che il nostro «senso di Chiesa» comporta storicamente, oggi, l’apertura di preghiera, di iniziative e di speranza a favore del popolo cinese.

Don Bosco nel testamento vergato di sua mano lasciò scritto: «A suo tempo si porteranno le nostre missioni nella Cina e precisamente a Pechino. Ma non si dimentichi che noi andiamo pei fanciulli poveri ed abbandonati. Là fra popoli sconosciuti ed ignoranti del vero Dio si vedranno le meraviglie finora non credute, ma che Iddio potente farà palesi al mondo».25

In un colloquio con don Arturo Conelli a S. Benigno, nell’ottobre 1886, il nostro Padre parlò del bene che avrebbero fatto i suoi figli in Cina e accennò alla capitale Pechino, a un fiume che passa vicino e ad un ponte.26

Pochi giorni prima della sua morte, l’8 gennaio 1888, egli parlava delle future missioni in Cina al duca di Norfolk, inginocchiato presso il suo letto.27

Il beato Mons. Versiglia, poi, che aveva iniziato la presenza salesiana nella Cina,28 scriveva a don Albera il 12 ottobre 1918: «Il venerabile nostro Padre Don Bosco, quando sognò della Cina, vide due calici pieni di sudore e di sangue dei suoi figli... Faccia il Signore che io possa restituire ai miei Superiori e alla nostra Pia Società il calice offertomi, ma che sia ripieno, se non del mio sangue, almeno del mio sudore».29

Abbiamo, dunque, come Congregazione e come Famiglia Salesiana un impegno ecclesiale prospettato sul vasto orizzonte cinese a cui guardare e per cui pregare e lavorare.



Le prospettive della nostra Ispettoria di Hong Kong


A conclusione del viaggio ho potuto, a Hong Kong e a Macao, parlare con i confratelli (alcuni venuti anche da Taiwan) e con la Famiglia Salesiana di questa Ispettoria cinese. Ho visto nei loro occhi gratitudine, gioia e volonterosa responsabilità. Le date del 1997 e del 1999 in cui le due città, legate ora rispettivamente con la Gran Bretagna e con il Portogallo, passeranno sotto la conduzione dello Stato della Cina continentale, possono apparire come una provvidenziale prospettiva d’impegno.

Abbiamo concluso il significativo incontro con una bella e sentita celebrazione eucaristica nell’ottava dell’Assunta in cui si fa memoria liturgica della Beata Maria Vergine Regina: «L’Immacolata Vergine — dice il Concilio —, finito il corso della sua vita terrena, fu assunta alla celeste gloria col suo corpo e con la sua anima e dal Signore esaltata come Regina dell’universo, perché fosse più pienamente conformata al Figlio suo, il Signore dei dominanti, il Vincitore del peccato e della morte».30

Questa regalità fa di Maria la grande Ausiliatrice dei popoli e la Madre della Chiesa lungo i secoli.

Abbiamo meditato insieme i promettenti contenuti del «Magnificat» e la silenziosa ma inarrestabile potenza dello Spirito Santo, mentre pensavamo ammirati che sia l’Ispettoria di Hong Kong, sia tutto il popolo cinese e in particolare la sua gioventù, sia la grande capitale Pechino sono affidati precisamente a Maria Ausiliatrice.

Si è intensificata nei nostri cuori, in un clima di speranza, la convinzione della strategica importanza di questa Ispettoria, della sua cronistoria di sudore e di sangue, della straordinaria attualità della sua missione in risposta ai desideri salesiani del mondo.

Qualcuno, in quell’occasione, ha pregato perché il popolo cinese entri a poco a poco, da «protagonista», nel divenire del terzo millennio del Cristianesimo.

Mons. Versiglia e don Caravario incoraggino e guidino dal cielo i confratelli e i gruppi della Famiglia Salesiana di questa Ispettoria, intercedendo efficacemente per loro e per tutto il popolo cinese.



L’importanza della «passione» per l’azione apostolica


Vi scrivo questa lettera nel giorno in cui commemoriamo il martirio di uno dei Dodici, S. Bartolomeo, che, insieme con altri membri del Collegio apostolico, si dice abbia proclamato il Vangelo nell’Asia.

È misterioso il silenzio che ha coperto la testimonianza e la missione di vari Apostoli; certamente, però, hanno influito e influiranno ancora, come colonne della Chiesa, per il bene dei numerosi popoli di quel vasto continente.

Leggendo nel breviario la seconda lezione del giorno estratta dalle omelie di S. Giovanni Crisostomo sulla prima lettera ai Corinzi, mi ha impressionato la seguente riflessione: la croce esercita la sua forza d’attrazione su tutta la terra. «I filosofi, i re e, per così dire, tutto il mondo, che si perde in mille faccende, non possono nemmeno immaginare ciò che dei pubblicani e dei pescatori poterono fare con la grazia di Dio. Pensando a questo fatto, Paolo esclamava: “Ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini”.31 Questa frase è chiaramente divina. Infatti come poteva venire in mente a dodici poveri uomini, e per di più ignoranti, che avevano passato la loro vita sui laghi e sui fiumi, di intraprendere una simile opera?».32

Il martirio esercita la sua forza d’attrazione per sempre; ci stimola a considerare, molto di più e in profondità, l’indispensabile e suprema presenza della «passione» in ogni testimonianza cristiana e, in particolare, nello stile pastorale del Carisma salesiano.

Vi invito a rileggere, cari confratelli, la circolare su Martirio e passione nello spirito apostolico di Don Bosco che vi scrissi il 24 febbraio 1983.33

Dunque, non c’è da scoraggiarsi o da ritenersi inetti: siamo con Dio e lavoriamo per lui. Non abbiamo paura di aggiungere al Progetto-Africa, quando scocchi l’ora della Provvidenza, un altro fronte ancora più impegnativo, il Progetto-Cina. Per ora abbiamo una Ispettoria con vari gruppi della Famiglia Salesiana, che si sente impegnata: essa già evangelizza, prepara e vigila. Ci sentiamo uniti ai confratelli di questa Ispettoria con profonda ammirazione e fraterna solidarietà e, mentre preghiamo, ci prepariamo a collaborare.



Conclusione


Cari confratelli, questo mio significativo viaggio ha voluto essere anche un apporto nell’intensificare il nostro «spirito salesiano» per le celebrazioni dell’88.

Quando il prossimo 14 maggio tutti i confratelli rinnoveranno solennemente la Professione religiosa, faccio voti che ci sia nel cuore di ciascuno lo stesso clima di speranza e di prospettiva apostolica che c’era nel cuore di Don Bosco e in quello dei ventidue giovani profitenti il 14 maggio del 1862: la situazione sociale non era favorevole, l’entusiasmo nazionalista svuotava i seminari, lo Stato scacciava i religiosi, il Papa era considerato un sovrano temporale nemico, l’opinione corrente sugli Ordini religiosi (i «frati») era generalmente negativa, eppure quei ventidue giovani sognavano con Don Bosco un grande futuro e s’impegnavano evangelicamente per restare sempre con lui.

«Miei cari — disse loro il nostro Padre in quel memorando giorno —, viviamo in tempi torbidi e pare quasi una presunzione cercare di metterci in una nuova comunità religiosa, mentre il mondo e l’inferno a tutto potere si adoperano per schiantare dalla terra quelle che già esistono. Ma non importa; io ho non solo probabili, ma sicuri argomenti essere volontà di Dio che la nostra Società incominci e prosegua... Chi sa che il Signore non voglia servirsi di essa per fare molto bene nella sua Chiesa!... Facciamoci coraggio, lavoriamo di cuore, Iddio saprà pagarci da buon padrone. L’eternità sarà abbastanza lunga per riposarci».34

Con un clima di questa intensità «mistica» il sabato 14 maggio 1988 diverrà il giorno più significativo nelle celebrazioni centenarie del nostro santo Fondatore: ci vedrà radicalmente impegnati in un giuramento di fedeltà al suo spirito e di operosa testimonianza di consacrazione apostolica.

E le difficoltà? Per le difficoltà abbiamo l’Ausiliatrice, che è la Madonna dei tempi difficili.

Anche da Pechino ci viene un forte invito a rinnovare per l’88 la carità pastorale del «da mihi animas».

A tutti voi, cari confratelli, i miei più cordiali saluti.

Aff.mo nel Signore,

D. Egidio Viganò



AFFIDAMENTO DELLA GIOVENTÙ CINESE

ALLA MADONNA AUSILIATRICE


O Beata Vergine Maria,

Madre della Chiesa e Ausiliatrice di tutte le genti,

speciale Patrona di Pechino,

noi Salesiani di Don Bosco,

venuti in pellegrinaggio a questa capitale della Cina,

nella solennità della tua ASSUNZIONE al cielo,

affidiamo a TE

le speranze e le fatiche di questo immenso popolo

che anela alla verità e ama la pace.


Poniamo sotto il tuo sguardo materno

la gioventù che fiorisce

nelle contrade di questa Patria laboriosa,

mentre pensiamo con gioia alla promessa fatta a Don Bosco

di far crescere qui il suo Carisma

per il bene dei giovani e del popolo.


Intercedi per i portatori del Vangelo

e supplica lo Spirito del Signore

affinché la sua potenza

apra gli orizzonti dei cuori al loro messaggio.

Tu, che hai creduto

e hai inneggiato alle grandi cose fatte da Dio,

ottieni che la risposta di fede della gioventù cinese

possa illuminare il mondo

come il sole che nasce dall’Oriente!


Pechino, 15.VIII.1987



NOTE LETTERA 34


1 cf. Gv 12, 24; e 1 Cor 15, 37

2 cf. MB XVIII, 71-74

3 1868

4 1870

5 cf. GIOVANNI BOSCO: Opere edite, ristampa anastatica, LAS Roma 1977, vol. XXII, pag. [253]; [333 e 334]

6 1872; MB X, 54-55

7 1883; MB XVI, 385-398

8 gennaio 1885; MB XVII, 299-305

9 luglio 1885; MB XVII, 643-647

10 1886; MB XVIII, 72-74

11 MB XVII, 647

12 MB XVIII, 74

13 MB XVII, 645

14 15 maggio, domenica dell’Ascensione del Signore, 1983

15 Osservatore Romano, 16-17 maggio 1983, pag. 1-2

16 Insegnamenti di Giovanni Paolo II, Libreria Editrice Vaticana 1982, v. 3 1982, pag. 927-928

17 Discorso al Collegio Urbano de Propaganda Fide, 20 ottobre 1963; Insegnamenti di Paolo VI, Tipografia Poliglotta Vaticana, v. I 1983, pag. 253-254

18 Mt 28, 19-20

19 6 gennaio 1982

20 Insegnamenti di Giovanni Paolo II, Libreria Editrice Vaticana 1982, v. 1 1982, pag. 183

21 25 ottobre 1982

22 o.c., v. 3, pag. 927-928

23 24 luglio 1985

24 o.c., Libreria Editrice Vaticana 1985, VIII.2 1985, pag. 168

25 Testamento spirituale, ASC A2270308; cf. MB XVII, 273

26 cf. GUIDO BOSIO: Martiri in Cina, LDC Torino 1977, pag. 7

27 cf. MB XVIII, 513

28 1906

29 Lettere a don Paolo Albera, ASC A351 (fasc. 9. 3), Versiglia

30 LG 59

31 1 Cor 1, 25

32 Om 4, 3.4; PG 61, 34-36

33 ACS 308, pag. 3-21

34 MB VII, 163-164