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LA «GUIDA DI LETTURA» ALLE COSTITUZIONI
Il «Commento» alle Costituzioni. - Alcuni criteri di lettura. - Aspetti da privilegiare: La crescita dell’uomo interiore; Don Bosco «padre e maestro»; La formazione; L’attuale sfida dell’inculturazione; L’inventiva pastorale. - Chiarificazione della «Regola di vita». - Invito all’«interiorizzazione». - Valido sussidio di speranza. - Avvio a una migliore ottica ecclesiale e mariana.
Lettera pubblicata in ACG n. 320
Roma, 8 dicembre 1986
Solennità dell’Immacolata
Cari Confratelli,
sono rientrato da lunghi viaggi di animazione: in settembre sono stato in Colombia, Equatore, Brasile; in ottobre, nel Belgio Nord e in Olanda; in novembre ho partecipato alle due importanti «Visite d’insieme» rispettivamente a New Delhi per le Ispettorie dell’India e in Thailandia per le Ispettorie dell’Estremo Oriente. Ho fatto anche una breve visita in Giappone per portare il saluto e la partecipazione di tutta la Congregazione alle celebrazioni del 60° anniversario dell’arrivo dei primi Salesiani in quella nobile nazione. Dappertutto ho constatato la volontà di crescere in fedeltà a Don Bosco, preparando in profondità e con entusiasmo le celebrazioni dell’88. Ci si sente coinvolti in un clima di convinta appartenenza, di serietà di programmi e di rinnovato impegno nella nostra missione giovanile. Si sperimenta una gioiosa comunione con Don Bosco che dal cielo fa sentire la sua familiare presenza, il fascino della sua bontà e lo stimolo provocante della sua inventiva oratoriana. L’88 ormai si affaccia sui nostri orizzonti come un anno colmo di grazia.
Il «Commento alle Costituzioni»
Al mio ritorno a Roma ho avuto la soddisfazione di vedere portata a termine l’attesa pubblicazione del volume: Il Progetto di vita dei Salesiani di Don Bosco - Guida alla lettura delle Costituzioni.
È il «Commento» auspicato dal CG22: «Il Rettor Maggiore con il suo Consiglio — si diceva infatti negli Orientamenti operativi e Deliberazioni dell’ultimo Capitolo — consideri l’opportunità di preparare sulle Costituzioni rinnovate un “commento” che serva ad approfondirne il senso, coglierne la portata spirituale e stimolare i confratelli a viverle».1
Oggi è a disposizione dei confratelli questo importante sussidio, redatto secondo la triplice finalità voluta dall’assemblea capitolare:
1° l’approfondimento dottrinale e storico dei contenuti delle Costituzioni;
2° una percezione viva della loro portata spirituale, per la dovuta interiorizzazione personale;
3° l’invito e lo sprone a testimoniarle nella pratica quotidiana.
C’è proprio da rallegrarsene! Interpreto voi tutti rinnovando i più vivi ringraziamenti ai 17 qualificati confratelli che hanno collaborato alla sua redazione e, soprattutto, al Segretario generale, don Francesco Maraccani, che ha curato il coordinamento del lavoro, la omogeneità del testo e una fondamentale documentazione.
Alcuni criteri di lettura
Il volume si presenta composto di molte pagine. Non c’è da spaventarsi: non ci troviamo di fronte a una inutile abbondanza di parole, ma a una seria considerazione ed esposizione di densi contenuti. Nel presentarlo, io stesso ho fatto osservare che «non è un libro da leggersi d’un fiato come se fosse un romanzo, ma piuttosto da meditare seguendo la lettura di determinati articoli fatta personalmente o incomunità».2
Le Costituzioni sono la «carta fondamentale» della nostra Regola di vita: 3 la riflessione su di esse è dunque importante per mantenere la nostra condotta sintonizzata con il progetto suscitato dallo Spirito.
È utile aver presenti alcuni «criteri di lettura» che orientino alla comprensione e valorizzazione del volume.
— Il primo criterio è quello di percepire il senso unitario di tutto il testo costituzionale. Per questo sarà particolarmente utile leggere con attenzione i tre Studi introduttivi. Essi presentano il «significato globale» delle Costituzioni nella nostra vita consacrata, offrono un cenno sintetico sulla «evoluzione storica» del testo da Don Bosco ad oggi, propongono inoltre una visione organica, veramente indispensabile, della «struttura» voluta dal CG22 per tutta la rielaborazione del testo costituzionale.
All’attenta lettura di tali Studi si dovrà aggiungere anche la considerazione delle brevi indicazioni di sintesi poste all’inizio di ognuna delle «Parti» per sottolinearne l’organicità in armonia con il tutto.
Un progetto di vita, infatti, non sopporta spezzettamenti che nascondano o danneggino la portata di un disegno che è, in se stesso, unitario e organico. La lettura delle nostre Costituzioni esige come piattaforma di base la conoscenza e la coscienza della sintesi vitale che le anima e che costituisce la luce e il supporto per l’interpretazione di ognuno degli articoli.
Evidentemente la necessità metodologica di analisi richiede anche una dettagliata comprensione del contenuto dei singoli articoli; ma prima, come condizione di lettura oggettiva, e poi, per un ripensamento complessivo di unità (ossia, praticamente, in due momenti complementari!), bisognerà concentrare l’attenzione sulle importanti tre Esposizioni iniziali e sulle Presentazioni delle singole Parti e di ciascun Capitolo.
— Un secondo criterio di lettura, che è poi quello principale, è l’ottica spirituale salesiana con cui va letto il «Commento». Bisogna aver presenti, simultaneamente, le tre finalità indicate dal CG22, che abbiamo appena ricordate.
Si tratta di comprendere a fondo la portata della nostra Professione religiosa, gli elementi che la costituiscono e la «grazia della consacrazione» che ne assicura l’applicazione e la perseveranza.
Questo criterio suppone l’atteggiamento fondamentale della fede centrata sul mistero di Cristo, sulla volontà esplicita (personale e comunitaria) di seguirLo quotidianamente, sui valori evangelici da testimoniare profeticamente nei tempi nuovi, seguendo l’orbita di rinnovamento segnalata dal Concilio Ecumenico Vaticano II e dalle assidue direttive del Magistero. Un tale atteggiamento garantisce l’interpretazione esatta della dottrina circa la vita religiosa, che è stata abbondantemente rinnovata, approfondita e sviluppata dal Concilio in poi.
Questo criterio richiede specificamente un costante e oggettivo riferimento al Fondatore e alla tradizione viva e autorevole della trasmissione del suo carisma. La storia di Don Bosco e della Congregazione sono per noi fonte di vitalità spirituale; le Costituzioni non sono altro che la descrizione tipologica della esperienza di sequela del Signore vissuta da Don Bosco e da lui trasmessa affinché crescesse nella Chiesa con sviluppo omogeneo. Senza la concretezza di un’esperienza vissuta non si potrà percepire la vera anima del testo.
Certo la sensibilità storica che si esige nel confratello che legge e medita la Regola non è strettamente di tipo scientifico; questa potrebbe anche peccare di riduzionismo attenendosi solo all’analisi di determinati documenti. Si tratta di una conoscenza realistica di connaturalità, alimentata da un genuino senso d’appartenenza a una Congregazione viva con esperienza a raggio mondiale; essa è fondata sui dati concreti di maggior rilievo e autorità come sono le fonti, i primi grandi discepoli di Don Bosco, i Capitoli Generali, la testimonianza dei nostri Santi, le costanti direttive del Rettor Maggiore con il suo Consiglio, la comunicazione e le iniziative felici delle varie Ispettorie.
Per aiutare, poi, l’atteggiamento di fede del lettore si è curata una appropriata, anche se concisa, spiegazione delle «citazioni bibliche» collocate orientativamente all’inizio dei singoli capitoli.
Inoltre, dopo la spiegazione di ogni articolo, sono state formulate delle «preghiere» che ne riprendono i contenuti in forma orante.
Nell’uso del testo bisognerà saper valorizzare il significato e l’afflato spirituale con cui tali pagine sono state redatte.
Per la fondamentazione oggettiva e per una documentazione dei principali dati storici, sono particolarmente indicate le «note»; anche se esse non possono venir usate facilmente in una lettura comunitaria, potranno offrire un interessante sussidio per la considerazione nella riflessione personale.
— Infine, un terzo criterio di lettura particolarmente qualificante si riferisce al valore ecclesiale delle Costituzioni. Il «Commento» si muove infatti nell’ambito di una Regola di vita approvata dalla Sede Apostolica come descrizione autentica di un carisma della Chiesa.
Il lettore deve ricordare che il testo costituzionale è stato redatto con l’apporto corale di tutte le Ispettorie; rappresenta la coscienza riflessa e comunitaria di un «dono» ricevuto e vissuto in una tradizione autentica che si rifà alle origini. Il testo rinnovato delle Costituzioni non è opera «dei Superiori», come si è sentito dire da qualcuno, e neppure di qualche gruppo influente e privilegiato di capitolari, ma è il risultato di un prolungato impegno «comunitario», frutto di una ricerca fatta insieme in sintonia con il cuore di Don Bosco per rilanciare nella Chiesa dei tempi nuovi il genuino carisma del Fondatore. La Sede Apostolica ha approvato questo impegno comunitario, frutto del lavoro dei nostri ultimi tre Capitoli Generali: «per mezzo del Capitolo generale — leggiamo nelle Costituzioni — l’intera Società, lasciandosi guidare dallo Spirito del Signore, cerca di conoscere, in un determinato momento della storia, la volontà di Dio per un miglior servizio alla Chiesa».4
È stata una conversione comunitaria verso l’autenticità carismatica delle origini, partendo dalle molteplici interpellanze dell’oggi e tenendo conto delle differenti sensibilità culturali. Il lungo tempo di ricerca e di dialogo (quasi un ventennio) può aver lasciato in qualcuno, superficiale o magari «in tutt’altre faccende affaccendato», una falsa impressione di relativismo: questo porterebbe con sé una remora nel processo vitale del nostro rinnovamento.
Il CG22 ha voluto che venisse curata la non facile redazione del «Commento», oltre che per assicurare in Congregazione la retta interpretazione del testo costituzionale, anche per invitare tutti a una vera conversione all’identità ecclesiale del genuino progetto di vita salesiana.
Nessuno può pensare di non averne bisogno; non si tratta di minuzie, ma del senso globale e organico della propria vocazione nel Popolo di Dio. È un prezioso servizio di illuminazione.
I collaboratori invitati a dare il loro contributo sono stati scelti tra i protagonisti delle varie commissioni capitolari che hanno seguito più da vicino l’ultima elaborazione dei contenuti degli articoli, la collocazione di ogni articolo nei diversi capitoli e la strutturazione definitiva del tutto.
I membri del Consiglio generale, poi, hanno potuto rivedere e perfezionare i vari apporti preoccupandosi che l’insieme costituisse davvero un sussidio omogeneo e autorevole, fedele all’approvazione della Sede Apostolica. Hanno tenuto in conto nella loro revisione quanto afferma lo stesso testo costituzionale: «Le presenti Costituzioni contengono le ricchezze spirituali della tradizione dei Salesiani di Don Bosco e definiscono il progetto apostolico della nostra Società. La Chiesa, approvandole, assicura l’autenticità evangelica della via tracciata dal Fondatore e riconosce in essa “un bene speciale per l’intero Popolo di Dio”».5
Aspetti da privilegiare
Considero un fatto importante per la Congregazione la pubblicazione di questo «Commento». Esso potrà illuminare adeguatamente la nuova e decisiva tappa di applicazione e messa in pratica di tutto il delicato e complesso lavoro postconciliare.6 Lo raccomando perciò all’attenta lettura e meditazione di ogni confratello; agli Ispettori e Direttori ne consiglio un uso frequente nelle riunioni comunitarie, soprattutto durante i tempi forti. Dovrebbe divenire uno strumento familiare di preparazione alle prossime celebrazioni centenarie di Don Bosco.
Servirà certamente a ricordare e ad approfondire vari aspetti che oggi si presentano come particolarmente urgenti. Ne indico alcuni: la consapevolezza di doverli privilegiare può orientare meglio l’uso del volume.
— La crescita dell’uomo interiore 7
Conviene che il lettore concentri l’attenzione sui contenuti dell’art. 3 delle Costituzioni: «la nostra consacrazione apostolica». Si trova qui il significato e il valore della Professione dei Salesiani di Don Bosco: l’amore del Padre, la sequela del Cristo per la costruzione del Regno tra i giovani e il dono trasformante del suo Spirito. Viene così precisato il tenore della nostra alleanza, dell’oblazione di noi stessi, della grazia di unità, del dinamismo apostolico della nostra radicalità e dell’importanza caratterizzante che ha per noi la missione giovanile e popolare.
Capire bene questo articolo significa illuminare, con una sintesi organica, i vari contenuti delle Costituzioni che indicano la pienezza cristiana del nostro progetto di vita, la ricchezza della nostra interiorità e la profondità evangelica della Professione salesiana. Così troviamo subito ciò che c’è da curare e da incrementare per sconfiggere ogni residuo di quella superficialità spirituale che è tanto perniciosa per una Congregazione apostolica impegnata a vivere e operare nei tempi nuovi.
Nel presentare il nuovo testo costituzionale vi parlavo del bisogno di ricuperare il significato vitale della Professione religiosa in un’ora germinale.8 Ebbene, la comprensione della nostra consacrazione apostolica è la luce centrale che illumina tutto il vasto panorama della Professione, ossia dell’uomo interiore che deve crescere in noi: 9 è incoraggiante, vi scrivevo allora, «considerare tutto il nostro progetto di vita come un dono (un “carisma”!) che si sviluppa in noi sorretto e animato dalla “potenza” dello Spirito Santo».
— Don Bosco padre e maestro 10
Il rinnovamento conciliare della vita religiosa ha ridonato speciale rilievo alla figura del Fondatore.11 L’art. 21 delle Costituzioni ce lo presenta come modello e sorgente storica del nostro carisma. L’articolo 196 mostra la nostra vocazione ancorata a Cristo, «che noi scopriamo presente in Don Bosco che donò la sua vita ai giovani». E il Proemio ci porge le Costituzioni come suo «testamento vivo» che è «preziosissimo tesoro» per noi.
Se amiamo davvero Don Bosco sapremo cogliere nelle Costituzioni il sorriso della sua amicizia e la sua presenza di «padre e maestro».
Con questo suo progetto egli ha dato inizio a una scuola di santità apostolica,12 che testifica nel mondo un aspetto originale della pluriforme «vita e santità» della Chiesa. La nostra maniera di essere cristiani è appunto quella di riattualizzare nel tempo e nello spazio la sua esperienza di vita evangelica,13 come se ci ripetesse ogni giorno: «siate miei imitatori, come anch’io lo sono stato di Cristo».14
Sarà opportuno, quindi, saper orientare la lettura del «Commento» sugli aspetti che ci riconducono più vitalmente al Fondatore, studiando con particolare attenzione il capitolo 2° sullo «spirito salesiano». Anche il capitolo 7° sul «dialogo con il Signore» ci introduce al grande segreto della santità apostolica di Don Bosco, alimentata da un atteggiamento interiore di continua unione con Dio.
Due capitoli, dunque, che giustificano, dal di dentro del cuore, il titolo di «padre e maestro» che diamo al Fondatore.
— La formazione 15
Un altro aspetto da privilegiare nella lettura è quello della formazione.
Il «Commento» potrà servire molto a guidare l’attuazione pratica di quanto afferma l’art. 100 delle Costituzioni: «il carisma del Fondatore è principio di unità della Congregazione e, per la sua fecondità, è all’origine dei modi diversi di vivere l’unica vocazione salesiana».
È questo un aspetto irrinunciabile: l’unica vocazione dei Salesiani di Don Bosco è quella descritta autenticamente nelle Costituzioni. È vero che esistono molte culture, ma il progetto evangelico di Don Bosco è uno solo e il salesiano di ogni cultura deve saper riprodurre il suo volto più genuino. Ecco perché il vero centro di riferimento per tutti, nel mondo, sono le Costituzioni rielaborate dai Capitoli Generali e approvate dalla Sede Apostolica. Il «Commento» aiuta a comprendere il senso oggettivo dell’unica vocazione salesiana.
Lo stile e la mentalità con cui sono stati redatti gli articoli costituzionali possono risentire l’influsso di una certa cultura più che di altre, anche se alla loro redazione hanno collaborato di fatto confratelli di differenti estrazioni, venuti da ogni continente. La descrizione dei valori del Vangelo e dei carismi, che sono doni dall’Alto e quindi trascendenti nei loro contenuti essenziali, non può prescindere dalla concretezza di una qualche mediazione culturale. Non sono mai esistiti la fede o un carisma se non inculturati. Di qui l’indispensabilità di saper passare attraverso le mediazioni per raggiungere l’oggettività dei valori descritti e poterli così incarnare, senza travisarli, nella propria situazione di vita.
Il «Commento», anche se esso stesso fa parte di una determinata mediazione culturale, aiuta, con le sue più ampie e chiarificatrici spiegazioni di tipo storico e dottrinale, a raggiungere con più facilità i contenuti specifici dei valori salesiani. Così, formatori e formandi potranno incarnare autenticamente — con differenti modalità locali — la sequela del Cristo e la vitalità del genuino carisma di Don Bosco. Infatti: «la formazione è allo stesso tempo unitaria nei contenuti essenziali e diversificata nelle espressioni concrete: accoglie e sviluppa tutto ciò che di vero, di nobile, di giusto le varie culture contengono».16
La lettura del «Commento» dovrebbe portare ovunque a cogliere con chiarezza di comunione mondiale i «contenuti essenziali» dell’identità salesiana.
— L’attuale sfida dell’inculturazione 17
Il processo d’inculturazione è oggi un problema assai delicato. È un processo inerente sostanzialmente al Cristianesimo; è, per esso, assolutamente indispensabile, anche se risulta complesso e permanente. Non termina mai, perché l’evoluzione culturale è sempre in cammino. Oggi, poi, essa ha accelerato di molto e dappertutto la sua velocità di marcia.
Il carisma di Don Bosco è un piccolo aspetto del Mistero della Chiesa che si fa storia; la sua inculturazione non può procedere separata dall’impegno globale dell’incarnazione stessa del Vangelo. Il salesiano di ogni cultura dovrà saper camminare, in tale processo, in sintonia e al passo con la sua Chiesa locale.
«L’inculturazione — ci assicura il Sinodo straordinario dei Vescovi — è diversa da un semplice adattamento esteriore, poiché significa l’intima trasformazione degli autentici valori culturali mediante l’integrazione del Cristianesimo ed il radicamento del Cristianesimo nelle varie culture umane».18 «Si esclude un facile adattamento che potrebbe portare alla secolarizzazione della Chiesa. Si esclude anche una immobile chiusura in se stessa della comunità dei fedeli. Si afferma invece l’apertura missionaria per la salvezza integrale del mondo. Attraverso questa tutti i valori veramente umani non solo vengono accettati ma energicamente difesi. Ma la salvezza integrale si ottiene solo se le realtà (culturali) umane vengono purificate ed elevate ulteriormente mediante la grazia alla familiarità con Dio, per Gesù Cristo, nello Spirito Santo».19
Ebbene: ciò che qui vorrei sottolineare è il servizio che può offrire il «Commento» a un impegno tanto delicato e necessario anche per il nostro carisma all’interno della Chiesa.
Evidentemente questo sussidio non affronta i molteplici problemi delle diverse culture, ma, come abbiamo appena visto, esso è tutto rivolto ad assicurare la retta comprensione dei «contenuti essenziali» del carisma di Don Bosco. Serve per sapere qual è l’identità salesiana che si deve incarnare, evitando deviazioni d’interpretazione e rotture di comunione. Infatti, il processo d’inculturazione del nostro carisma, mentre ci impegna (anche se gradualmente) a una vera incarnazione locale e non a un semplice adattamento, non intende infrangere la vitale unità della Congregazione, cadendo in ambigui e perniciosi atteggiamenti di nazionalismi e di provincialismi. La nostra comunione mondiale non è affatto uniformità culturale, ma convergenza viva e pluriforme nell’identità vocazionale descritta dalle Costituzioni. Le differenze culturali non devono cambiare il contenuto delle Costituzioni; la cultura particolare non va anteposta al carisma: essa non inventa né il Vangelo né il progetto apostolico di Don Bosco, anche se dà loro una patria dove crescere e una storia in cui inserirsi come fermento.
L’art. 7 delle Costituzioni afferma esplicitamente che «la nostra vocazione ci chiede di essere intimamente solidali con il mondo e con la sua storia. Aperti alle culture dei paesi in cui lavoriamo, cerchiamo di comprenderle e ne accogliamo i valori, per incarnare in esse il messaggio evangelico».20 Si tratta senza dubbio di una sfida particolarmente delicata; conviene perciò ricordare che l’inculturazione del Vangelo (e quindi anche del nostro carisma) è, in definitiva, opera di Dio e non semplicemente frutto di adattamenti umani: ce lo ricordano gli Apostoli, cresciuti nella cultura ebraica e inviati dal Signore ad evangelizzare tutti i popoli e, quindi, anche le molteplici culture. Ciò che si richiedeva da loro era, innanzitutto, l’assoluta fedeltà di testimonianza del Cristo, con duttilità di assumere nuovi valori e con capacità di prescindere da determinati elementi del giudaismo ormai superati dal Vangelo del Signore (ricordiamo la sconvolgente missione di Paolo tra i pagani).
Sia la cultura propria, sia quella degli altri, non possono mai essere il criterio incondizionato di un processo d’incarnazione del Vangelo o di un carisma. La cultura non è un assoluto; non la si può concepire come un edificio terminato e chiuso. Essa è creazione dell’uomo, arricchita con gli apporti positivi della sua crescente esperienza, ma anche appesantita dalla sua ignoranza e dai suoi errori. Così le culture si sono sempre presentate, in alcuni dei loro aspetti, con un certo peso negativo; in tal senso hanno anche esercitato insensibilmente una specie di controllo delle mentalità e delle coscienze, riduttivo della vera dignità umana; in ogni cultura, infatti, si possono individuare dei riduzionismi da cui conviene liberarsi con una evoluzione umana più matura e più vera, dinamizzata dai segni dei tempi e, soprattutto, dalla rivelazione di Cristo.
Ebbene, l’inculturazione del Vangelo (e, con esso, quella dei vari carismi della Chiesa) non è l’entrata di un ospite in una casa intoccabile, dove risiedere staticamente; è piuttosto l’avvento felice di un collaboratore, di un liberatore, di un purificatore, di un promotore, di un rinnovatore che interviene nell’evoluzione della cultura esistente per trasformarla in meglio e farla crescere, dando origine a nuove configurazioni culturali.
Certamente questo può essere solo opera d’insieme di tutta la Chiesa locale attraverso generazioni e generazioni.
A noi qui interessa far capire la superiorità salvifica e i dinamismi benefici del Vangelo (e del nostro specifico carisma) di fronte alle culture esistenti, e di individuare l’importanza che ha nel processo d’inculturazione della vocazione salesiana (processo veramente indispensabile oggi) il possedere una percezione chiara dei contenuti della propria identità e l’impegnarsi, con l’aiuto dello Spirito del Signore, a tradurli in pratica con autenticità secondo le esigenze dei tempi e dei luoghi: «la comunità salesiana — dicono le Costituzioni — opera in comunione con la Chiesa particolare. È aperta ai valori del mondo e attenta al contesto culturale in cui svolge la sua azione apostolica».21
Il «Commento» è stato voluto dal CG22 proprio per aiutarci a non tradire il dono che abbiamo ereditato da Don Bosco e a farlo presente, come realtà incarnata, in tutti i popoli.
— L’inventiva pastorale 22
Un altro aspetto, strettamente legato all’incarnazione dell’identità salesiana, è quello del pluralismo pastorale.
Le Costituzioni ci dicono che la nostra specifica (e caratteristica) missione di «essere nella Chiesa segni e portatori dell’amore di Dio ai giovani, specialmente ai più poveri»23 si esplica di fatto con una pluralità di impegni pastorali. Tale pluralità proviene dalle differenti condizioni giovanili che incontriamo e anche dallo spirito d’iniziativa e, quindi, dalla creatività e inventiva apostolica propria dei confratelli impegnati.
Per guidare il necessario passaggio dall’unità di missione, comune a tutti i Salesiani in ogni parte del mondo, alla pluriformità pastorale, propria delle varie situazioni, le Costituzioni offrono dei criteri comuni e permanenti che bisogna saper applicare adeguatamente: primo fra tutti è l’esperienza oratoriana di Don Bosco a Valdocco, destinata ad essere per noi «il criterio permanente di discernimento e rinnovamento di ogni attività e opera».24
Un obiettivo assai importante del «Commento» è appunto quello di guidarci alla retta interpretazione e applicazione dei «criteri pastorali» contenuti nelle Costituzioni.
Se è vero che «la missione dà a tutta la nostra esistenza il suo tono concreto, specifica il compito che abbiamo nella Chiesa e determina il posto che occupiamo tra le famiglie religiose»,25 vorrà dire che tutti gli articoli costituzionali che orientano e precisano i nostri impegni pastorali rivestono un carattere di particolare incisività sulla vocazione salesiana. È, perciò, veramente provvidenziale che sia stata posta a nostra disposizione una guida di lettura che ne spiega dettagliatamente i contenuti e ne precisa il significato.
In un’ora di grandi trasformazioni socioculturali, uno dei problemi più delicati per tutta la Chiesa è quello della concretezza metodologica e dell’efficacia apostolica. È così, evidentemente, anche per la Congregazione.
Le mutate condizioni giovanili esigono una coraggiosa inventiva pastorale; non ci sono formule già fatte da offrire; non si può imporre una medesima modalità di soluzione degli svariati problemi; c’è bisogno di saper vedere e constatare, di discernere e di progettare in ogni Ispettoria e nelle singole comunità. Di qui la necessità di conoscere e di dar rilievo a quei criteri comuni, che fanno parte della preziosa tradizione carismatica di Don Bosco.
Il «Commento» ce li spiega in forma autorevole e ampia, aiutando così ad avere una criteriologia pastorale di base, comune in tutta la Congregazione.
Chiarificazione della nostra «Regola di vita»
Nell’Introduzione generale del «Commento» troviamo una presentazione sintetica dei diversi sensi del termine «Costituzioni», con una breve indicazione dell’evoluzione del suo uso reale nella vita religiosa, e con la spiegazione della sua qualifica di «carta fondamentale» della nostra «Regola di vita».
Essere Salesiani significa rifarsi all’esperienza vissuta da Don Bosco, il quale dava particolare rilievo ai concreti aspetti metodologici sia nell’attività apostolica che nella condotta personale e nella convivenza comunitaria. La sequela del Cristo comporta una prassi di vita; essere discepolo implica anche metodologia di azione e di ascesi. La tradizione viva del carisma del Fondatore esige indicazioni e precisazioni che oltrepassano le Costituzioni, anche se devono essere fondate sempre in esse. L’articolo costituzionale 191 lo afferma esplicitamente descrivendo le varie componenti di ciò che si chiama «il diritto proprio della nostra Società».
Il «Commento» chiarisce anche questo importante aspetto nella spiegazione di vari articoli e, in particolare, nella presentazione sintetica del significato e del valore dei «Regolamenti generali»,26 che affiancano le Costituzioni con le indispensabili norme applicative. Di fatto, il contenuto di non pochi articoli costituzionali viene sviluppato e completato, nella sua proiezione pratica, dai Regolamenti.
Possiamo indicare, a mo’ d’esempio, la nostra responsabilità nella Famiglia Salesiana,27 che ci chiama a realizzare determinati servizi: essi vengono indicati appunto nei Regolamenti.28
Oppure la nostra missione, descritta sostanzialmente nel cap. 4° delle Costituzioni, che comporta delle ulteriori determinazioni pratiche: esse vengono precisate dai Regolamenti, a partire dall’elaborazione del progetto educativo-pastorale.29
Così pure per la formazione: 30 le sue applicazioni concrete vengono indicate non solo dai Regolamenti,31 ma anche dai «Principi e Norme» della «Ratio».
Per ultimo, si possono ricordare gli articoli costituzionali sul Capitolo Generale 32 e sul Capitolo ispettoriale: 33 essi abbisognano di più dettagliate precisazioni normative, che vengono collocate appunto nei Regolamenti.34
L’attenta lettura del «Commento» ci aiuterà, quindi, a capire e ad apprezzare l’estensione, la fondatezza, l’utilità, il valore, l’ispirazione evangelica e la concretezza di tutta la nostra «Regola di vita».
Invito all’interiorizzazione
Il CG22 ha voluto il «Commento» soprattutto per aiutarci a «interiorizzare», ossia a trasferire nell’ambito della coscienza personale e delle convinzioni spirituali, il contenuto vitale delle Costituzioni.
Nell’Introduzione generale si ricordano i quattro momenti di questo processo: «conoscenza», «sintonia», «devozione» e «pratica vissuta».35 Le Costituzioni sono un «libro di vita»: più che condurci in un convento per vivere da «osservanti» — vi si legge —, richiede di stare con Don Bosco per essere «missionari dei giovani». È, questo, l’impegno di fondo della nostra Professione salesiana, vissuta e sviluppata durante tutta la vita.
Per ottenere tale obiettivo occorre fare del «Commento» un libro di «studio» e di «riflessione orante». Sono due momenti complementari di un suo uso proficuo: lo «studio» porta alla percezione profonda, nell’ambito della coscienza, dei contenuti da vivere; e la «riflessione orante» conduce alla loro assimilazione nell’interiorità delle convinzioni e delle scelte spirituali.
Lo «studio» e la «riflessione orante» dovrebbero realizzarsi sia personalmente da ogni confratello, sia comunitariamente con una programmazione opportuna.
Ogni confratello dovrebbe considerare questo volume come un prezioso regalo che la Congregazione fa a lui personalmente. Gli servirà per capire meglio e per crescere nella sua Professione salesiana:
— lo «studio», seguendo temi-generatori (suggeriti eventualmente dall’indice analitico delle Costituzioni), accrescerà in lui la consapevolezza e l’entusiasmo per il suo progetto di vita battesimale;
— e la «riflessione orante» gli farà scoprire sempre meglio in che senso le Costituzioni sono il «testamento vivo» di Don Bosco e perché sono concretamente per lui la «via che conduce all’Amore».
Ogni comunità, poi, è invitata ad approfittare delle ricchezze di questo volume soprattutto nei tempi forti:
— lo «studio», realizzato con l’aiuto di qualche competente, approfondirà nei confratelli il vero significato evangelico della loro vita come missionari dei giovani, intensificando la consapevolezza di un rilevante e assai attuale carisma ecclesiale;
— e la «riflessione orante», accompagnata magari da appropriate celebrazioni della Parola, farà sentire a tutti la profondità e la validità della bella e penetrante affermazione di don Rua (definito «la Regola vivente»): «le Costituzioni, uscite dal cuore paterno di Don Bosco, approvate dalla Chiesa, saranno la vostra guida, la vostra difesa in ogni pericolo, in ogni dubbio o difficoltà. Esse sono (per noi) il libro della vita, la speranza della salute, il midollo del Vangelo, la via della perfezione, la chiave del paradiso, il patto della nostra alleanza con Dio».36
Valido sussidio di speranza
Dopo la provvidenziale svolta conciliare, il Rettor Maggiore con il suo Consiglio è stato incaricato di far preparare per la Congregazione alcuni sussidi di particolare utilità in quest’ora di profonde trasformazioni: la «Ratio», i «Criteri e norme di discernimento vocazionale salesiano», il «Commento» o «Guida di lettura alle Costituzioni», il Libro di governo, costituito dal manuale per «Il Direttore salesiano» (già in stampa nella sua nuova redazione aggiornata) e dal manuale per «L’Ispettore salesiano» con quello per «Il Segretario ispettoriale» (di prossima pubblicazione), il «Proprium» per le feste e le memorie salesiane nella liturgia e per il rito della nostra Professione religiosa (già in avanzata preparazione); il «Nucleo comune» per la nostra vita comunitaria di preghiera secondo l’indicazione dell’art. 77 dei Regolamenti (anche di prossima pubblicazione), e vari altri fascicoli orientativi offerti opportunamente dai nostri dicasteri di servizio.
È un insieme di validi sussidi, preparati con sacrificio e competenza; essi hanno lo scopo di aiutare a percorrere la tappa pratica di applicazione del rinnovamento conciliare della nostra Congregazione. Non è facile trovare tra gli Istituti religiosi chi possa contare oggi tanti strumenti qualificati di praticità e saggezza metodologico-spirituale.
Non sono pochi quelli che ce li chiedono e ce li invidiano. Sarebbe strano che proprio noi non ne facessimo tesoro e non ci preoccupassimo di utilizzarli al massimo. Le ormai prossime celebrazioni dell’88 devono stimolarci a farne uso con intelligenza e costanza. Potremo ridare così alle nostre comunità quella freschezza carismatica, propria del progetto evangelico di Don Bosco, che è un aspetto essenziale della nostra identità e che le Chiese locali aspettano con tanta speranza dalle presenze salesiane a favore dei giovani e dei ceti popolari.
Tra questi sussidi il «Commento» occupa un posto privilegiato perché ci introduce alla «carta fondamentale» della nostra vocazione. Se ben usato, diverrà un moltiplicatore di speranza perché ci farà capire il significato, la larghezza e l’ampiezza dell’opzione fondamentale fatta con la Professione salesiana, e ci aiuterà ad applicarla quotidianamente nella vita, rivitalizzando l’impulso mistico del «da mihi animas» e quello ascetico del «lavoro e temperanza». Ci illuminerà e accompagnerà in quella «fedeltà all’impegno preso con la Professione religiosa» che è «risposta sempre rinnovata alla speciale alleanza che il Signore ha sancito con noi».37
Avvio a una migliore ottica ecclesiale e mariana
Siamo stati accusati talvolta di essere rimasti troppo rinchiusi nelle nostre opere con una mentalità piuttosto casalinga che enfatizzava un certo «spirito di corpo» più da cappella privata che da Chiesa. Ne prendiamo atto senza polemizzare: forse era un po’ una mentalità comune, in genere, agli Istituti religiosi e anche, in un altro senso, al clero diocesano.
Il rinnovamento conciliare ci invita a una visione più autentica della nostra identità. Il «Commento», come abbiamo già suggerito nel criterio ecclesiale sopra indicato, spiega costantemente come «la vocazione salesiana ci situa nel cuore della Chiesa e ci pone interamente al servizio della sua missione»; con la nostra testimonianza e con le nostre attività «contribuiamo a edificare la Chiesa come Corpo di Cristo affinché, anche per mezzo nostro, si manifesti al mondo come “sacramento universale della salvezza”» 38
È assai importante riattualizzare la dimensione carismatica della nostra vocazione affinché appaia a tutti che siamo davvero un dono «per l’intero Popolo di Dio» 39 e che rinnoviamo di fatto e costantemente «la volontà di agire con la Chiesa».40
In tal senso deve avere in noi una risonanza profonda quanto afferma l’art. 1 delle Costituzioni sul riconoscimento della Chiesa circa l’origine carismatica dell’opera del nostro Fondatore; infatti, «da questa presenza attiva dello Spirito attingiamo l’energia per la nostra fedeltà e il sostegno della nostra speranza».41
L’ottica ecclesiale del nostro carisma viene, poi, personalizzata e resa più specificamente percettibile dall’intervento diretto di Maria, sperimentato permanentemente da Don Bosco e da lui filialmente riconosciuto e proclamato: «Maria Santissima è la fondatrice e sarà la sostenitrice delle nostre opere».42
Il Concilio ci ha insegnato a vincolare sempre più Maria con la Chiesa e la Chiesa con Maria.
Pensare che il nostro progetto di vita è stato indicato da Lei a Don Bosco ci fa apprezzare più ecclesialmente le nostre Costituzioni.
La consapevolezza, inoltre, della sua solerte e continua presenza come Madre della Chiesa e Ausiliatrice dei Cristiani ci anima a contare sempre più fiduciosamente sulla «grazia della consacrazione» 43 che ci assicura simultaneamente la potenza dello Spirito Santo e la cura materna di Maria per poter fedelmente adempiere con il loro aiuto ciò che per loro dono abbiamo professato con gioia.44
Il «Commento» offre abbondanti elementi per riflettere sull’ottica ecclesiale e mariana delle nostre Costituzioni.
Cari confratelli, abbiamo a nostra disposizione un insieme di sussidi assai validi per realizzare nello Spirito del Signore, in fedeltà a Don Bosco, la grande svolta conciliare e per entrare attivamente, come Salesiani, nel terzo millennio del Cristianesimo. In particolare, il «Commento» alle Costituzioni ci è offerto come luce e come sprone per crescere nella nostra identità vocazionale. Facciamone tesoro per dare vera attualità a quella Professione salesiana che è «pegno di speranza per i piccoli e i poveri»45 ed è «il dono più prezioso che possiamo offrire ai giovani».46
Maria Immacolata Ausiliatrice ci assista e interceda affinché sappiamo percorrere fino alla meta, stando sempre con Don Bosco, questa nostra «via che conduce all’Amore».
Auguro a tutti un anno nuovo di crescita nella testimonianza salesiana e nella fecondità apostolica in preparazione alle celebrazioni centenarie dell’88.
Chiediamo insieme quotidianamente la luce, il coraggio e l’inventiva apostolica che lo Spirito del Signore dona ininterrottamente alla Chiesa e, in Essa, ai portatori dei suoi carismi.
Con affetto in Don Bosco,
D. Egidio Viganò
NOTE LETTERA 31
1 CG22, Documenti, 1.4, pag. 12
2 cf. Presentazione, pag. 7
3 cf. Cost 192
4 Cost 146
5 Cost 192
6 cf. ACG 312, pag. 34-35
7 Cost 3
8 cf. ACG 312, pag. 18-20
9 cf. ib., pag. 21-25 e 13-14
10 Cost 21
11 cf. ACG 312, pag. 9-10
12 cf. ACG 319
13 cf. Cost 97
14 cf. 1 Cor 11,1
15 Cost 100
16 Cost 100
17 Cost 7
18 Relazione finale II, D, 4
19 ib., D, 3
20 Cost 7; cf. 30. 5. 101
21 Cost 57
22 Cost 40
23 Cost 2
24 Cost 40
25 Cost 3
26 cf. Commento, pag. 995
27 Cost 5
28 cf. Reg 36-41
29 cf. Reg 4-35
30 cf. Cost, cap. 8º e 9º
31 cf. Reg, cap. 8º e 9º
32 cf. Cost 146-153
33 cf. Cost 170-174
34 cf. rispettivamente: Cap. Gen., Reg. 111-134; e Cap. Isp., Reg. 161-169
35 cf. Commento, pag. 28-29
36 Lettera agli Ispettori e Direttori sull’Osservanza delle Costituzioni e dei Regolamenti, 1º dicembre 1909, volume delle Lettere pubblicato dalla Direzione Generale, Torino 1965, pag. 498-499
37 Cost 195
38 Cost 6
39 Cost 192
40 Cost 7; cf. 35. 42. 47. 48. 57
41 Cost 1
42 MB VII, 344; cf. Cost 1. 8. 20. 34. 92
43 Cost 195
44 cf. Preghiera della Presentazione delle Costituzioni, Cost, pag. 7
45 Cost 196
46 Cost 25