LETTERA DEL RETTOR MAGGIORE
PASCUAL CHÁVEZ
ACG 391 ‘05
«E STRADA FACENDO,
PREDICATE CHE IL REGNO DEI CIELI È
VICINO» (Mt 10,7)
Presentazione
della Regione America Cono Sud
1. SITUAZIONE CULTURALE, SOCIALE E RELIGIOSA
ODIERNA. 2. GLI INIZI DELLA PRESENZA SALESIANA. 2.1
Argentina. - Nella
Patagonia. 2.2 Uruguay.
2.3 Brasile. 2.4 Cile - La
Prefettura Apostolica di Punta Arenas. 2.5
Paraguay.
3.
LA PRESENZA SALESIANA. 3.1 Vita religiosa. -
Vocazione e vocazioni. 3.2
Vita fraterna delle comunità. 3.3 Missione salesiana. -
Settore Scuola - Scuole Agricole e
Centri di Formazione Professionale. - Settore Emarginazione. -
Settore Parrocchie. - Servizi ecclesiali. Partecipazione
e formazione dei laici. 3.4
Formazione Iniziale e Permanente. - Formazione
Iniziale .- Formazione Permanente. 3.5
Famiglia Salesiana. 3.6 Comunicazione Sociale. 3.7
Animazione Missionaria. 4. IMPORTANZA DELLA REGIONE AMERICA
CONO SUD PER L’OPERA SALESIANA IN AMERICA E NEL MONDO. - La
santità nella Regione Cono Sud. - Il lavoro sociale
deiSalesiani nella Regione. - Contributo dei Salesiani per la
scienza. - Le istituzioni universitarie. 5.
SFIDE E PROSPETTIVE DI FUTURO. 5.1 Le sfide. 5.2
Linee prospettive. Conclusione.
8
Settembre 2005
Natività della B.V. Maria
Carissimi
Confratelli,
vi scrivo questa lettera con l’affetto di
sempre e con una viva speranza: quella di raggiungervi tutti, ovunque
vi troviate. Vorrei rendermi presente nei più diversi contesti e
nelle più svariate situazioni in cui vivete e realizzate il
programma missionario di Gesù: annunciare il Regno, che altro non è
se non Dio stesso con la sua voglia di venirci incontro, e costruirlo
attraverso opere che lo rendono presente e credibile: «guarire gli
infermi, risuscitare i morti, sanare i lebbrosi e scacciare i
demoni”» (Mt 10,8).
Sin dalla prima spedizione
missionaria, il nostro amato Padre Don Bosco ha voluto rispondere
alla compassione di Gesù davanti alle folle, descritte come “folle
senza pastore”. E lui stesso che, negli anni del Convitto
Ecclesiastico, aveva accarezzato anche il sogno di essere
missionario, divenne fondatore di una Congregazione missionaria.
Appena un anno dopo l’approvazione delle Costituzioni, Don Bosco
iniziò l’epopea dell’America inviando i suoi primi missionari,
che portarono, assieme all’annuncio del Regno, il Vangelo salesiano
della gioia, della speranza e della vita.
Continuando con
la presentazione delle Regioni Salesiane, in questa lettera voglio
illustrarvi la Regione America Cono Sud. Costituita durante il CG24,
essa comprende un gruppo di cinque nazioni (Argentina, Uruguay,
Brasile, Cile e Paraguay) che, anche dalla loro storia civile, hanno
avuto tra loro un rapporto molto stretto.
1.
SITUAZIONE CULTURALE, SOCIALE E RELIGIOSA ODIERNA
Per
inquadrare la presenza salesiana nel Cono Sud mi pare opportuno
offrirvi un quadro generale della situazione dei Paesi che la
compongono. Conviene dire subito che non si tratta esattamente del
contesto che trovarono i primi missionari salesiani. Oggi la
situazione è molto cambiata; in questa parte del continente
americano vivono circa 248 milioni di abitanti: l’Argentina conta
38 milioni, il Brasile 184 milioni, il Cile 16 milioni, il Paraguay 6
milioni e l’Uruguay 3,5 milioni.
A livello di risorse
materiali tutti questi sono dei Paesi ricchi, ma una non corretta
impostazione economica fa sì che possano convivere, a breve distanza
ed in un medesimo contesto, il cosiddetto Primo Mondo, quello dei
ricchi ultramiliardari, e il Terzo Mondo, quello delle favelas,
abitate da famiglie e gruppi sociali posti ai margini della società.
Sul fronte economico e sociale non si sono fatti grandi
progressi, perché la politica di stampo neo-liberale si scontra
frontalmente con le solenni dichiarazioni dei diritti umani. La
politica neo-liberale ha portato a un’accentuazione della
polarizzazione sociale fra poveri e ricchi, senza un’equa
distribuzione di reddito; anzi, ha creato da una parte la
concentrazione del reddito a favore di una stretta fascia sociale e,
dall’altra, ha ridotto o addirittura azzerato la spesa sociale,
provocando di conseguenza l’emarginazione e l’impoverimento di
crescenti fasce di lavoratori, l’aumento della disoccupazione, la
creazione delle favelas nelle città, la fame e la miseria nella
campagna. Si è avuto così il fenomeno dell’incremento del numero
di bambini e di adolescenti che nelle strade chiedono l’elemosina,
si arrangiano con piccole attività commerciali o incominciano a
delinquere. A questo si aggiunge il pesantissimo debito interno ed
estero, che costituisce un forte condizionamento a qualsiasi
investimento per progetti sociali o di infrastruttura.
La
mancanza di una politica agricola ha incoraggiato l’esodo rurale,
dando così origine ad un massiccio fenomeno di urbanizzazione, il
cui primo risultato è stato l’incremento della povertà nelle zone
periferiche delle città. Il sistema educativo perde ogni anno un
numero considerevole di bambini e ragazzi, che non completano i cicli
dell’obbligo. L’esclusione dalla scuola contribuisce così ad
aumentare la disoccupazione e la delinquenza minorile. Lo
sfruttamento minorile si manifesta nel coinvolgimento di minorenni
nel mondo del lavoro o in attività criminose e illecite, quali
spaccio di droga, prostituzione, rapine.
I paesi della
Regione hanno ancora una grande tradizione cattolica, con forti
espressioni di religiosità popolare. La Chiesa Cattolica gode di
grande prestigio: è una delle istituzioni che ispirano maggior
fiducia all’opinione pubblica, perché essa si presenta
profondamente inserita nel contesto sociale. Vive e soffre la
situazione della gente. Da questa prospettiva l’Uruguay è l’unico
paese che presenta un atteggiamento contrastante. Infatti la
cosiddetta libertà religiosa è più che altro una dichiarazione di
principio, mentre l’impostazione dello Stato appare chiaramente
areligiosa e sottilmente anticlericale.
Si dovrebbe dire
infine che, in questi ultimi anni, tutta quest’area dell’America
è stata investita da un forte movimento di secolarizzazione. Da
notare anche che, storicamente, il numero di sacerdoti è stato
sempre insufficiente e i laici furono e sono ancora oggi una forza
preziosa nel campo dell’evangelizzazione e per il mantenimento
della fede.
2.
GLI INIZI DELLA PRESENZA SALESIANA
Don
Bosco scelse queste terre non a caso, ma come luogo che la
Provvidenza aveva indicato per la prima esperienza missionaria della
Congregazione Salesiana. I Salesiani, da parte loro, hanno
sempre considerato la Patagonia come la “terra promessa” da Dio a
Don Bosco, ricordando come egli stesso vide, nel sogno del 1871 o
1872, i missionari salesiani che, attraverso i ragazzi loro affidati,
ottenevano la conversione dei popoli della Patagonia [1]
.
Nel
1875, un anno dopo l’approvazione delle Costituzioni, Don Bosco
mandava i suoi Salesiani nell’Argentina, sotto la direzione di uno
dei suoi figli prediletti, Don Giovanni Cagliero
[2] . Don Bosco amò
quella terra in maniera tale da chiamarla “sua seconda
patria”.
Nel 1876 fu il turno dell’Uruguay. Una
spedizione missionaria, guidata da Don Luigi Lasagna, fondava la Casa
di Villa Colón. Dall’Uruguay i Salesiani si portarono in Brasile
nel 1883, e nel Paraguay nel 1896.
Nel frattempo i
Salesiani erano arrivati nel Cile nel 1887, anno in cui fu fondata la
casa di Concepción. A questa seguì nel 1888 la casa di Talca. Nel
1891, con l’accettazione dell’opera “La Gratitud Nacional” in
Santiago, si consolidò la presenza salesiana in questo paese.
A
uno sviluppo così veloce contribuì il fatto che la stampa francese,
che era molto letta nei paesi soprannominati, parlasse molto di Don
Bosco. Da rilevare poi la benevolenza di molti Vescovi, tra cui Mons.
Federico Aneyros, Arcivescovo di Buenos Aires, il Servo di Dio Mons.
Jacinto Vera, Vescovo di Montevideo, Mons. Pedro Maria de Lacerda,
Vescovo di Rio de Janeiro. Di grande importanza è stato anche
l’appoggio delle Conferenze di S. Vincenzo de’ Paoli, le quali
erano molto interessate alla educazione dei giovani poveri ed
abbandonati.
Il Bollettino Salesiano e le Letture
Cattoliche, oltre che altre riviste edite dai Salesiani, diffusero
poi dappertutto la conoscenza di Don Bosco, del suo sistema educativo
e l’interesse per soccorrere la gioventù povera ed abbandonata.
2.1
Argentina
Arrivati in
Argentina, a Buenos Aires e a S. Nicolás
de los
Arroyos, i
Salesiani si dedicarono a seguire la colonia italiana, seguendo le
raccomandazioni di Don Bosco.
Vera benedizione per
quei poveri immigrati, i Salesiani non trovarono sempre la
comprensione del clero e della società di Buenos Aires. Con
l’acquisizione del terreno e della Casa di Almagro, i Salesiani
entrarono in possesso di un sito di loro proprietà. Ben presto
iniziarono una campagna catechetica in grande stile, introdussero le
gare catechistiche e fecero stampare 800 mila copie del catechismo
diocesano. Nel 1882 si organizzò la Pia Unione dei Cooperatori; nel
1888, in memoria di Don Bosco, si fondò l’Opera di Maria
Ausiliatrice per le vocazioni. Sotto l’ispettorato di Don Giacomo
Costamagna le opere salesiane arrivarono all’interno della
Repubblica. Con la scuola agricola di Uribelarrea, i Salesiani si
aprirono ai figli dei campesinos. Nel frattempo, nel 1879 erano
arrivate in Argentina le Figlie di Maria Ausiliatrice, che presto si
diffusero in diverse parti della Repubblica.
Per
commemorare i venticinque anni dell’arrivo dei Salesiani si celebrò
a Buenos Aires il Secondo Congresso Internazionale dei Cooperatori
Salesiani, nel novembre 1900. Don Paolo Albera presiedette il
Congresso a nome di Don Rua. Vi presero parte sei Vescovi e gli
Ispettori dell’Argentina, Uruguay, Paraguay e Brasile. Frutti del
Congresso furono la dedicazione a Gesù Redentore e a Maria
Ausiliatrice della Chiesa di S. Carlos di Almagro e la fondazione
della Scuola Gesù Redentore, per gli orfanelli di Don Bosco, a
Maldonado.
Per quanto riguardava la Congregazione, si
realizzò anche il Primo Capitolo Salesiano Americano, con la
partecipazione degli Ispettori dell’Argentina, dell’Uruguay, del
Sud del Brasile e del Mato Grosso. Fu presieduto da Don Paolo Albera.
I temi trattati riguardavano l’osservanza religiosa, la formazione,
il sistema educativo di Don Bosco, l’economia, i rapporti con le
FMA, gli oratori festivi, le cerimonie, la musica e le compagnie
religiose. “Quell’anno – scrisse don Giuseppe Vespignani – si
notò in tutti noi un risvegliarsi di affetto e di spirito
salesiano”.
Per il centenario della nascita di Don Bosco
(1915), l’Arcivescovo di Buenos Aires pubblicò una lettera
pastorale nella quale faceva una bella descrizione dell’azione dei
Salesiani e delle FMA che operavano nel paese. Presentava le cifre
globali dei giovani di ambo i sessi che venivano educati “con un
metodo e con lo stesso spirito di carità attiva e paziente che il
saggio Fondatore seppe imprimere nella sua opera provvidenziale”.
Diceva di considerare i Salesiani “una nuova manifestazione del
potere e della bontà di Maria Ausiliatrice per salvare la
società”.
In quello stesso anno furono fondati gli
“Exploradores Don Bosco”, un movimento giovanile nato dalla
lungimiranza di don Vespignani, a immagine dei Boys-Scouts di Baden
Powell, ma con un chiaro indirizzo cristiano e salesiano. Questi, col
tempo, arrivarono a realizzare delle vere e proprie missioni in
diverse città della Repubblica argentina. Nel 1940 gli “Exploradores
Don Bosco” arrivarono a 45 battaglioni. Nel 1980 a 65, con 9.000
giovani tra i Salesiani, ai quali vanno aggiunte le 15 squadre, con
2.000 componenti, dei collegi delle FMA.
Merita
una menzione particolare lo sforzo compiuto dai Salesiani, primo fra
tutti don Aquiles Pedrolini, per diffondere la devozione a Maria
Ausiliatrice in Argentina. A Rodeo del Medio si costruì in suo onore
un santuario, che divenne meta di numerosi pellegrinaggi. L’8
ottobre 1916, il Vescovo di Cuyo incoronò l´immagine di Maria
Ausiliatrice in un parco pubblico della città. Erano presenti altri
due Vescovi e alcuni dignitari ecclesiastici. Furono circa ottomila
le persone che presero parte all’evento.
Nella
Patagonia
Dopo un primo
tentativo non riuscito, i Salesiani arrivarono in Patagonia nel 1879.
Nel 1880 furono incaricati ufficialmente di quella missione. A Roma
Don Bosco portava avanti le trattative per la creazione di un
Vicariato Apostolico, e nel 1883 Mons. Giovanni Cagliero venne
nominato Vicario Apostolico. Per ovviare alle difficoltà legali,
l’Arcivescovo di Buenos Aires, Mons. Federico Aneyros, nominò
Mons. Cagliero suo Vicario Generale per la Patagonia, con tutte le
facoltà episcopali, e incluse nel bilancio dell’Archidiocesi
quello della missione.
Molto diversificata fu l’azione
di evangelizzazione e di civilizzazione svolta dai Salesiani in
quelle terre. I Salesiani e le FMA trasferirono nel lavoro
missionario molti elementi tipici della loro esperienza formativa: la
musica strumentale, il canto, le recite, le rappresentazioni
teatrali, le piccole lotterie portavano in quei luoghi deserti un
soffio di gioia e la speranza di una vita diversa. Il missionario
arrivava dove tante volte non riusciva ad arrivare l’azione dei
pubblici poteri. Gli abitanti dei piccoli centri si affiatavano e
facevano comunità attorno alla missione.
Si istituirono
le associazioni religiose maschili e femminili, perché i fedeli non
rimanessero isolati ed abbandonati a se stessi. Allorché le
condizioni economiche e sociali lo richiedessero, si istituirono
anche delle società di mutuo soccorso. Si diffusero tra la gente le
devozioni al Sacro Cuore di Gesù, a Maria Ausiliatrice e, dopo la
morte del Fondatore, allo stesso Don Bosco.
Nel campo
dell’educazione scolastica, le missioni agivano in supplenza dello
Stato, quando questo era inesistente. Si iniziarono le scuole di arti
e mestieri e si cominciò a dare anche un insegnamento pratico di
tecniche agrarie, valorizzando un apposito terreno acquistato dalla
missione. A Viedma fu possibile costruire il primo ed unico ospedale
del territorio. Le FMA, da parte loro, vegliavano al capezzale degli
infermi e andavano ad assistere gli ammalati nelle loro case e
perfino nelle tende degli indi. Esse avevano le loro scuole ed anche
un orfanotrofio per le figlie degli indi.
Per commemorare
il cinquantenario delle Missioni Salesiane (1925) si inaugurò un
Collegio Salesiano a Comodoro Rivadavia e si benedisse l’annessa
Chiesa di Santa Lucia. A Buenos Aires fu allestita una Esposizione
Professionale Didattica, ed ebbero luogo il IX Congresso
Internazionale dei Cooperatori Salesiani e il II Congresso
Internazionale degli Exallievi, presieduto da Don Giuseppe
Vespignani, rappresentante di Don Filippo Rinaldi. Una sfilata di 12
mila giovani, allievi ed allieve dei collegi dei Salesiani e delle
FMA, coronò le solenni celebrazioni. Come frutto del Congresso si
propose la creazione di una nuova casa per giovani poveri ed
abbandonati.
In occasione della beatificazione di Don
Bosco, nei solenni festeggiamenti svoltisi a Buenos Aires, le
autorità civili e religiose si unirono all’intera Famiglia
Salesiana. A La Plata, la Provincia di Buenos Aires eresse un
monumento al grande educatore. Fu questa un’iniziativa del Governo
di quella Provincia. A Buenos Aires, il busto di Don Bosco fu
collocato nella sala del Consiglio Nazionale di Educazione.
2.2
Uruguay
L’arrivo dei
Salesiani nell’Uruguay avvenne in maniera davvero fortuita. Il
paese si ammodernava sotto il governo di Lorenzo Latorre, e si stava
sviluppando rapidamente con l’aiuto del capitale straniero,
specialmente inglese. Di conseguenza si costruivano nuovi quartieri a
Montevideo ed anche nelle immediate vicinanze, come, ad esempio, a
Villa Colón.
Questa località aspirava ad avere un
collegio che fosse quanto di meglio si potesse trovare nella
Repubblica Orientale. Mentre si costruivano le mura, i suoi promotori
– che erano protestanti – chiesero alla “Società degli Amici
dell’Educazione del Popolo” un piano di studi da mettere in
applicazione in questa loro scuola. Ne nacque uno dei classici della
pedagogia latino-americana, il libro di José Pedro Varela La
Educación del Pueblo.
Si
trattava a questo punto di trovare chi mettesse in pratica queste
intuizioni pedagogiche. Toccò ai Salesiani dare corpo all’idea.
Dal 1875 era a Buenos Aires Don Giovanni Cagliero. Fece una visita a
Montevideo e il 24 maggio 1876 comunicò a Don Bosco la notizia
dell’accettazione del nuovo collegio. Il 26 dicembre di quell’anno
Don Luigi Lasagna, con altri Salesiani, sbarcava a Montevideo e si
insediava nella nuova casa.
I missionari si trovarono
immersi in una società culturalmente raffinata, che esigeva da loro
non poca abilità per sostenere il confronto sul piano scolastico ed
educativo. Ai circoli anticlericali, dominanti nell’ambiente della
scuola a Montevideo, non piacquero i cambiamenti che i Salesiani
portavano al piano di studi proposto da Varela. La crisi venne
brillantemente superata con vigilanza e fermezza da Don Lasagna. Si
era infatti guadagnato la confidenza e il cuore della maggioranza
degli allievi e delle loro famiglie e furono proprio gli stessi
allievi a muoversi in difesa del collegio che ormai consideravano
loro.
Don Lasagna, fatto Ispettore dell’Uruguay e del
Brasile nel 1880, seguì le indicazioni date da Don Francesco Bodrato
e da Don Rua. Si mise alla ricerca di nuovi campi di lavoro. Le
scuole di San Francesco de’ Paoli, appartenenti alla Conferenza di
S. Vincenzo de’ Paoli, la parrocchia di Las Piedras, con la casa di
formazione annessa, e quella di Paysandú–Rosario, con il collegio
annesso, si aprirono ai Salesiani. Vennero poi Mercedes, Paysandú–San
Ramón, Montevideo–Sacro Cuore ed i Talleres Don Bosco. Per la
periferia di Montevideo si avviò l’iniziativa della Società degli
Oratori Festivi; venivano in essa coordinati dieci oratori aperti
dallo stesso Don Lasagna. Dopo la morte di questo grande pioniere e
missionario, l’Ispettoria dell’Uruguay e Brasile fu divisa in
due. Uruguay e Paraguay passarono a costituire insieme una
Ispettoria.
Mons. Lasagna aveva fortemente
appoggiato la fondazione dei Circoli Cattolici Operai. Allo stesso
Don Andrea Torrielli, che aveva la cura del primo circolo e voleva
farsi salesiano e mettersi sotto la sua obbedienza, diede subito come
primo incarico quello di non abbandonare i Circoli. I Salesiani
aiutarono i Circoli a stabilirsi nelle città dell’interno,
soprattutto dove avevano le loro opere.
Nel 1905 la casa
di formazione di Las Piedras si trasferì alla Scuola Agricola “Juan
Jackson”, che Mons. Soler aveva passato ai Salesiani nel 1898. Nel
1910 si fondò il “Centro Cristoforo Colombo” per la cura e
l’animazione degli Exallievi. Nel 1915 infine si inaugurò a Villa
Colón il monumento a Mons. Luigi Lasagna.
Nel cinquantenario della fondazione del Collegio Pio, Don
Héctor Sallaberry ebbe l’idea di celebrare l’anniversario
giubilare promuovendo l’Opera degli Esercizi Spirituali. Tale
impresa fu sostenuta dagli Exallievi ed in pochi mesi si ebbe, a
Villa Colón, la prima casa di Esercizi Spirituali della
Congregazione. Successivamente si arrivò alla proposta degli
Esercizi Spirituali via radio e tale iniziativa ebbe un grande
successo spirituale ed apostolico.
Per quanto riguarda la
devozione a Maria Ausiliatrice, nel 1898 l’Arcivescovo di
Montevideo aveva chiesto che a Villa Colón, nella chiesa del
Collegio Pio, si erigesse un Tempio votivo nazionale a Maria
Ausiliatrice. Il 14 dicembre 1901 Sua Eccellenza inaugurò il
Santuario di Maria Ausiliatrice, e nell’ottobre del 1904,
l’immagine che lì si venerava fu solennemente incoronata.
2.3
Brasile
Nel 1877, Mons.
Pedro Maria de Lacerda, Vescovo di Rio de Janeiro, scriveva a Don
Bosco chiedendo i Salesiani per la sua diocesi
[3] . Andando poi a
Torino, lasciò, in anticipo, i soldi per i biglietti di viaggio dei
missionari che un giorno sarebbero andati nel suo paese. Nello Stato
di Rio Grande del Sud, i Cappuccini avevano fatto molta
pubblicità dei Salesiani, che conoscevano dall’Uruguay, e il
Vescovo di Porto Alegre chiese all’Ispettore Don Luigi Lasagna di
mandare i Salesiani nella sua diocesi.
Don Lasagna,
avutone l’incarico da Don Bosco, andò in Brasile nel 1882. Fece un
lungo viaggio lungo la costa del paese, fino a Belém do Pará, e
decise di incominciare l’opera salesiana in quella nazione da
Niterói, col Collegio Santa Rosa. Il 14 luglio 1883 egli stesso
arrivava a Rio de Janeiro con i primi Salesiani; vennero poi le case
di São Paulo (1885) e di Lorena (1890). Nel 1891 accettò la casa di
Recife, la quale però si aprì solo nel 1894. Fatto Vescovo di
Oea-Tripoli, Mons. Lasagna fondò la casa di Cuiabá e la Colonia
Teresa Cristina, prima missione tra gli Indios Bororos (1894).
Le
case del Brasile dipendevano allora dall’Ispettoria
dell’Uruguay–Brasile. La situazione rimase tale fino alla morte
di Mons. Lasagna, quando le case del Brasile si costituirono in
Ispettoria; da quella prima Ispettoria brasiliana, non molto tempo
dopo, nacque l’Ispettoria del Mato Grosso.
Si aprirono
subito le due case già accettate da Mons. Lasagna: Campinas, nello
Stato di São Paulo, e Cachoeira do Campo, in quello di Minas Gerais.
Venne poi la volta del Collegio di Corumbá, nel Mato Grosso, di
Salvador a Bahia, della Colonia agricola di Jaboatão, in Pernambuco,
della Scuola Agricola della Tebaida, a Sergipe.
Lo
sviluppo fu tanto veloce che già nel 1901 si costituirono tre
Ispettorie: quella del Sud del Brasile, quella del Mato Grosso e
quella del Nord, che comprendeva da Bahia fino alla zona amazzonica
[4] . Un anno dopo, i
Salesiani, che avevano perso la Colonia Teresa Cristina a causa di
nuove scelte politiche dei governanti del Mato Grosso, crearono una
missione proprio nelle parti orientali dello Stato, con i Bororos
orientali.
Ben presto i Salesiani, non avendo
un’organizzazione economica sufficiente per sostenere le loro
strutture educative, dovettero arrendersi alla pressione della
società e indirizzare i loro collegi verso l’insegnamento
superiore, lasciando le scuole professionali in secondo piano. La
Congregazione in Brasile respirò da allora con i due polmoni delle
scuole e degli oratori.
Come in Argentina ed Uruguay,
anche in Brasile sin dall’inizio i Salesiani cercarono di
diffondere la devozione alla Madonna di Don Bosco. Don Luigi
Zanchetta, da Direttore, attraverso le “Letture Cattoliche” e
tanti foglietti propagandistici, diffuse questa devozione in tutto il
Brasile. Fu allora possibile costruire il monumento a Maria
Ausiliatrice nella collina sovrastante il Collegio Santa Rosa, a
Niterói, che divenne meta di pellegrinaggi e primo segno
religioso nel panorama della baia di Guanabara, quando non era ancora
stato costruito il grande Cristo del Corcovado.
Per
solennizzare il Centenario della Festa Liturgica di Maria
Ausiliatrice, istituita da Pio VII per la liberazione della cattività
Napoleonica, ed il Centenario della nascita di Don Bosco, dal 28 al
30 ottobre 1915 si svolse a São Paulo il VII Congresso
Internazionale dei Cooperatori Salesiani sul tema “La restaurazione
sociale in Cristo”, che, stando a quanto veniva dichiarato nei
relativi documenti, doveva essere realizzata attraverso il lavoro e
l’educazione. Come frutto del Congresso si fondò nel quartiere di
Bom Retiro, accanto alla parrocchia salesiana, una nuova Casa
salesiana destinata a dare istruzione professionale ai giovani
poveri.
2.4
Cile
Nel Cile, Don Bosco e i
Salesiani erano conosciuti e molto apprezzati a Santiago, Valparaíso,
Talca e Concepción. Il libro Don Bosco
y su Obra del Vescovo titolare di Milo,
lo spagnolo Mons. Marcelo Spínola, aveva avuto una grande diffusione
nel paese. Personalità del Cile, andate in Italia tra il 1869 e il
1887, ebbero l’opportunità di conoscere la grandezza straordinaria
del Santo dei giovani; uno di essi, Don Blas Cañas, fondò a
Santiago nel 1872, sotto indicazione di Don Rua, il “Patrocinio di
San José”.
Tuttavia, alle missioni del Cile Don Bosco
cominciò a pensare solo nel 1876. Scrisse al Vescovo di Concepción
chiedendo delle informazioni per una futura opera, e al tempo stesso
proponeva la fondazione di tre case: Santiago, Valparaíso e
Concepción. Il primo salesiano in terre cilene fu Don Domenico
Milanesio, che narrò il suo viaggio a Concepciòn nel Bollettino
Salesiano del marzo 1886. I Salesiani incominciarono il loro lavoro
apostolico con le scuole professionali per ragazzi poveri, gli
Oratori festivi, la cura pastorale dei quartieri più poveri e
con le missioni tra gli indigeni dello Stretto di Magellano.
Alla
morte di Don Bosco, le Case Salesiane in Cile erano tre: Concepción,
Punta Arenas e Talca. Un gruppo molto qualificato di Cooperatori
Salesiani aveva preparato l’arrivo dei Salesiani a Concepción e a
Talca e li aspettava a Santiago e Valparaíso. Nessuno, al contrario,
aveva preparato l’arrivo dei Salesiani a Punta Arenas.
Alla
morte di don Rua, le Case salesiane in Cile erano 14. Quattro di
queste – La Serena, Santiago, Talca e Concepción – erano Scuole
di Arti e Mestieri per giovani poveri, ai quali veniva offerta anche
ospitalità in un annesso internato. Nel collegio San José di Punta
Arenas c’era un gruppetto di ragazzi che veniva formato nei
laboratori di calzoleria, falegnameria, tipografia e rilegatura. Gli
Istituti commerciali erano tre: Iquique, Valparaíso e Valdivia. A
Linares e Punta Arenas vi era una scuola elementare. Il “Patrocinio
di S. Giuseppe” era un internato con corsi elementari e medi.
L’Aspirantato e il Noviziato erano stati avviati a Macul, Santiago.
I Salesiani tenevano delle Parrocchie solo a Punta Arenas e Porvenir.
Merita speciale menzione la casa di “La Gratitud Nacional” a
Santiago, che comprendeva l’Asilo della Patria e il tempio della
“Gratitud Nacional” al Sacro Cuore.
Il lavoro
missionario che veniva svolto a Magellano e l’attenzione data ai
ragazzi poveri, uniti alle caratteristiche dell’ottimismo e
del dinamismo tipiche di Don Bosco e dello spirito salesiano, avevano
suscitato l’appoggio delle autorità civili e religiose e dei
cattolici in genere. Anche la stampa contribuiva a far conoscere ed
apprezzare il mondo salesiano. Nel 1907 si incominciò a pubblicare
il volantino El Mensajero de María
Auxiliadora e le
“Letture
Cattoliche”.
In quel tempo
si pensò di avere due Ispettorie in Cile. Le opere della Prefettura
Apostolica di Magellano ebbero come Ispettore, dal 1887 sino alla sua
morte, Mons. Giuseppe Fagnano. Nel 1892 si creò poi l’Ispettoria
di S. Gabriele, con sede a Santiago. Da notare che fino al 1902 da
questa Ispettoria dipendevano anche le opere del Perù e della
Bolivia.
In questo periodo anche le FMA entrarono in Cile,
sia nelle missioni del Sud che nelle regioni del Centro e del Nord
del Paese. Nel 1910 avevano 10 case. Nel 1896 la Madre Generale,
Madre Caterina Daghero, visitò la Missione dell’Isola Dawson.
La Prefettura Apostolica di Punta Arenas
Nel
1882, Don Concha proponeva a Don Bosco la fondazione di una Casa a
Punta Arenas, avviando così le missioni tra gli Indios della Terra
del Fuoco. Nel 1883, dopo varie trattative fatte da Don Bosco, la
Sacra Congregazione della Propagazione della Fede creava la
Prefettura Apostolica della Patagonia Meridionale, con sede a Punta
Arenas. Essa comprendeva anche la Terra del Fuoco, le Isole Malvine e
le altre isole esistenti nella regione.
Prefetto
Apostolico fu nominato Don Giuseppe Fagnano. Nell’Ottobre 1886 egli
partiva da Buenos Aires con una spedizione scientifico-militare per
esplorare la Terra del Fuoco. Mentre evangelizzava e battezzava gli
indigeni, si convinse che la sede della Prefettura doveva essere a
Punta Arenas. Per le missioni tra gli indigeni, Mons. Fagnano preferì
il sistema delle “Riduzioni”, come quelle create dai Gesuiti nel
Brasile e Bolivia, a quello dei missionari itineranti, secondo
quanto si era soliti fare nella Patagonia. Nel marzo 1889 si diede
inizio alla missione nell’Isola Dawson. Lo stesso Mons. Fagnano,
andando a Santiago nel 1880, ottenne la concessione dell’isola per
venti anni. Nella loro missione i Salesiani ricevettero Indios
Alakaluf e posteriormente gli Onas.
Le FMA si occupavano
nel frattempo delle donne e delle ragazze. Assieme al catechismo
insegnavano loro a leggere, a scrivere, a cucinare, a lavare e
rattoppare gli abiti, a conoscere le norme più elementari di pulizia
e di igiene, a cantare, a cucire, a fare le calzolaie.
Capo
ed animatore instancabile di tutto era Mons. Fagnano, che visitava
frequentemente le missioni e viaggiava a Santiago o in Europa per
rendere conto allo Stato del lavoro fatto, per superare particolari
problemi conversando con le autorità competenti o, più
semplicemente, per raccogliere gli aiuti necessari alle missioni.
Posteriormente sorsero dei contrasti con la diocesi di
Ancud a causa dell’amministrazione ecclesiastica di Punta Arenas.
La questione fu portata a Roma. Fu così che, nel 1916, si creò il
Vicariato Apostolico di Magellano, indipendente dalla diocesi di
Ancud e si nominò Vicario Apostolico il salesiano Mons. Abraham
Aguilera Bravo.
Grandi furono i festeggiamenti per la
Beatificazione di Don Bosco (1929), che vennero celebrati nel mese di
maggio a Talca, a Punta Arenas e con un solenne triduo a Santiago. La
stampa contribuì a creare un clima di ammirazione per la figura
dell’Apostolo della gioventù e per la sua opera. Come amorevole
adesione al novello Beato, gli Exallievi realizzarono il loro Terzo
Congresso, nel quale si studiò il metodo educativo di Don Bosco.
Anche in Cile, come nel resto dell’America Latina, una delle
cose che più ha caratterizzato la presenza salesiana è stata la
devozione a Maria Ausiliatrice, come stanno a dimostrare anche le
numerose cappelle che furono dedicate a Lei. I Salesiani hanno oggi
quattro templi parrocchiali e quattro chiese pubbliche dedicate a
Maria Ausiliatrice.
2.5 Paraguay
Fu
nel 1879 che Don Bosco rispose alla richiesta del Card. Nina,
protettore della Congregazione, promettendo di inviare qualche
salesiano ad Asunción per aiutare nella formazione il clero locale.
Don Giovanni Allavena andò a prestare il suo ministero sacerdotale
durante la Settimana Santa e rimase per due mesi nel Paraguay. Non fu
tuttavia possibile mantenere subito la parola data. Infatti i
Lazzaristi andarono nel Paraguay nel 1880 ed i Salesiani presero, nel
frattempo, il loro posto nella Patagonia.
Dodici anni dopo
un altro missionario salesiano, Don Angelo Savio, arrivò ad
Asunción. Risalì il fiume fino a Bahía Negra, alla frontiera col
Brasile. Prese un primo contatto con gli indigeni del Chaco e,
tornando a Buenos Aires, portò con sé alcune lettere per il
superiore salesiano e per la Congregazione Romana di Propaganda Fide,
chiedendo missionari per il Paraguay.
Nel novembre 1892,
il Console del Paraguay a Montevideo, il Sig. Matías Alonso Criado,
scrisse alla Santa Sede evidenziando i bisogni dell’infanzia e
della gioventù nel Paraguay e lo stato deplorevole degli Indios del
Chaco Paraguayano. Il Cardinale Rampolla trasmise a Don Rua il
desiderio del Santo Padre di interessare il Superiore dei Salesiani
per studiare la possibilità di fondare una Missione nel Chaco e una
scuola di Arti e Mestieri ad Asunción. Don Lasagna, venuto in Italia
per partecipare al Capitolo Generale, si recò a Roma e, dopo esser
stato fatto Vescovo titolare di Oea-Tripoli, ritornò in America.
Arrivato un anno dopo ad Asunción in Paraguay, si guadagnò subito
il cuore di tutti.
Morto Mons. Lasagna, fu nominato
direttore del nuovo collegio di Asunción Don Ambrogio Turriccia. I
nuovi missionari partirono da Montevideo il 14 luglio 1896. Nel 1900
si fondò una seconda casa a Concepción, città che costituiva come
una porta per le missioni del Chaco. Nello stesso anno, nell’allora
lontano suburbio di Vista Alegre, incominciò con una piccola casa e
una cappella dedicata al Sacro Cuore quello che è oggi il
“Salesianito”.
Ma nel 1902 i contrasti tra il
Direttore e il Governo fecero sì che questo ordinasse la chiusura
del Collegio di Asunción. Poichè gli edifici erano stati donati ai
Salesiani mediante una legge del Parlamento, si creò un conflitto
istituzionale tra l’organo legislativo ed il potere esecutivo. Dopo
molte trattative si arrivò a una soluzione. Don Turriccia fu inviato
in Cile. I Salesiani si trasferirono a una nuova sede, dove si
trovano fino ad oggi, il collegio fu riaperto e l’ospedale tornò
in mano al Governo.
Dal 1919, nel
frattempo, si andavano creando delle residenze missionarie nei
villaggi del Chaco. Nel 1924 venne aperta la scuola agricola di
Ypacaraí. La crescita della presenza salesiana fu tale che nel 1954
il Paraguay ebbe una Ispettoria propria.
Fu Don Domenico
Queirolo a dare alla devozione a Maria Ausiliatrice una vera
dimensione popolare nella nazione guaranì. Si distinse nella
costruzione di chiese e cappelle intitolate alla Madonna di Don Bosco
e diede risonanza sociale alla festa di Maria Ausiliatrice con la
pubblicazione del settimanale “El
Mensajero de María Auxiliadora”.
Superiore delle missioni salesiane del Chaco, fece della Vergine
Ausiliatrice la loro titolare.
Gli anni 1932-1935 non
furono un periodo facile. La guerra del Chaco decimò la popolazione
maschile del Paraguay; vari collegi salesiani furono trasformati in
ospedale. Don Queirolo, don Ernesto Pérez ed altri cappellani
salesiani infusero nei soldati e nel popolo paraguayano una piena
fiducia nella protezione di Maria Ausiliatrice, che fu proclamata
protettrice e patrona dell’esercito paraguayano. La devozione alla
Vergine Ausiliatrice si radicò profondamente nell’animo dei
paraguayani.
Un
altro nome da ricordare è quello di Don Guido Coronel, che costruì
i grandi templi di Coronel Oviedo e dell’Alto Paraná in onore di
Maria Ausiliatrice e ottenne che fosse proclamata patrona dell’agro
dell’Alto Paraná.
Con uguale impegno e zelo le FMA si
impegnavano per la diffusione della devozione all’Ausiliatrice
nelle case e nel mondo femminile della nazione.
3.
LA PRESENZA SALESIANA
La
presenza salesiana nella Regione Cono Sud è scaturita da un sogno di
Don Bosco e dalla sua stessa passione missionaria. Fu così che il
carisma attecchì profondamente in America Latina, fino a diventare
parte della sua stessa cultura. Ne è prova la crescita prodigiosa,
che oggi fa della Congregazione Salesiana la forza religiosa più
grande di questo continente.
In effetti, dopo centotrenta
anni, la presenza salesiana, tra l’America del Nord e l’America
Latina, comprende 26 Ispettorie e 2 Visitatorie in 23 nazioni, dal
Canada fino all’Argentina e al Cile. Nella Regione del Cono Sud ci
sono 14 Ispettorie: cinque nell’Argentina, sei nel Brasile, una
nell’Uruguay, una nel Cile, una nel Paraguay. Per un migliore
coordinamento, la Regione è divisa in due Conferenze Ispettoriali.
La CISUR
comprende le Ispettorie di lingua spagnola: Buenos Aires, Bahía
Blanca, Córdoba, La Plata, Rosario in Argentina, e le Ispettorie del
Cile, Paraguay e Uruguay. La CISBRASIL
comprende le Ispettorie di lingua portoghese di Belo Horizonte, Campo
Grande, Manaus, Porto Alegre, Recife e São Paulo.
Oggi
nella Regione ci sono 1788 SDB e 96 novizi, che portano avanti 312
presenze. Si deve notare purtroppo che, nonostante la popolazione
prevalentemente giovanile di queste nazioni, l’humus religioso e
cattolico della società, un numero non indifferente di
vocazioni e di confratelli nella formazione iniziale, si rileva
ugualmente un persistente e progressivo calo numerico dei Salesiani
nella Regione.
Prendendo atto della diminuzione di
Salesiani, ma anche cercando di raggiungere una qualità migliore
nella formazione, le Ispettorie hanno cominciato a promuovere una
collaborazione interispettoriale e a disegnare e portare avanti un
processo di ridimensionamento. In effetti, alcune opere non hanno più
una loro comunità religiosa, ma vengono interamente gestite
dai laici. In altre Ispettorie invece, sebbene il numero di opere
abbia avuto una leggera flessione, i fronti pastorali si sono
moltiplicati.
3.1
Vita religiosa
Per quanto
riguarda la vita religiosa, si deve prendere atto della sostanziale
fedeltà della maggioranza dei Confratelli, che vivono con gioia,
convinzione e serenità la loro vocazione religiosa, l’impegno nel
servizio pastorale ed educativo, la vita fraterna, la fedeltà ai
voti, la vita di preghiera e di formazione continua.
Da
una parte è degna di nota la generosità con cui numerosi
Confratelli, pur di età elevata, assumono carichi di lavoro nei
collegi e nelle parrocchie ma, d’altra parte, è da registrare
anche il limitato numero di confratelli in grado di assumersi
responsabilità significative nel ruolo di direttori, economi,
parroci. In molte opere il direttore si trova ad assumere anche la
responsabilità dell’amministrazione e questo può andare a scapito
del suo compito di guida spirituale dei Confratelli e di animatore
carismatico della missione. La sproporzione fra opere e salesiani e
la diminuzione di Confratelli porta quindi spesso ad un accumulo di
responsabilità, che ricade negativamente sulla vita dell’opera e
sulla qualità di servizio, con un conseguente stile di
individualismo pastorale.
Vocazione
e vocazioni
Non mancano
nella Regione risorse vocazionali. L’età media della popolazione
di questi paesi, l’humus religioso, il substrato cattolico e
culturale ed anche la povertà di grandi fasce della gente sono
elementi che concorrono al fatto che la vocazione alla vita
consacrata o sacerdotale abbia ancora una grande accoglienza. Non c’è
assolutamente paragone con quanto sta accadendo nella maggior parte
dei paesi dell’Europa occidentale, dove una simile proposta non
trova riscontro tra gran parte dei giovani, anzi spesso riceve un
rifiuto. Da una parte dunque è bello notare come, in Argentina,
Uruguay, Brasile, Cile e Paraguay, la gioventù sia ancora numerosa,
generosa e aperta ai valori cristiani. È così che ogni anno molti
giovani iniziano il loro percorso formativo con generosità ed
entusiasmo per Don Bosco e per la missione salesiana. D’altra
parte, elemento critico è il fatto che questi candidati, spesso
purtroppo, rivelino motivazioni vocazionali deboli, una base umana
piuttosto precaria ed una formazione cristiana poco assimilata.
Si
verifica così il fatto che, anche se sono numerosi i giovani che
frequentano le nostre opere, quelli che sono coinvolti nelle diverse
forme di associazionismo del Movimento Giovanile Salesiano o quelli
che manifestano disponibilità per la proposta vocazionale salesiana
esplicita, tuttavia negli ultimi anni si è verificato un persistente
calo delle vocazioni. Le Ispettorie che più subiscono questa
diminuzione sono quelle dell’Argentina e dell’Uruguay. In
Brasile, al contrario, si vive attualmente un periodo di ripresa
vocazionale, che merita di essere studiato, proprio per conoscerne
meglio le cause. Il Cile, in genere, si è caratterizzato per un
marcato e fecondo lavoro in questo campo. E il Paraguay sta
raccogliendo i frutti del suo impegno nella pastorale giovanile e
vocazionale.
I Salesiani sono consapevoli e preoccupati
dal calo del personale e cercano di scoprirne le cause e le possibili
vie di soluzione. In particolare, si cerca di progettare una
pastorale giovanile che porti alla maturazione di progetti di vita, e
una pastorale vocazionale propositiva, con esperienze di volontariato
sociale e missionario, un accompagnamento accurato, un impegno di
vita sacramentale e un serio cammino di discernimento.
3.2
Vita fraterna delle comunità
Tanto
i Capitoli Ispettoriali celebrati un anno fa, che le Visite d’Insieme
delle due Conferenze Ispettoriali della Regione hanno evidenziato che
le idee forza del CG25, “La Comunità Salesiana Oggi”, sono state
quadro di riferimento e di riflessione particolarmente adatto per
migliorare la vita delle comunità. Anche se con impegno e successo
diversi, le comunità hanno assunto le cinque schede del Capitolo
Generale, cercando di realizzare il modello di comunità voluto da
Don Bosco ed espresso nel trinomio: “Vivere
in unum locum, in unum spiritum, in unum agendi finem”.
Si è voluto così superare il falso dilemma “Vita comune” o
“Vita fraterna”, con il recupero dell’intuizione fondamentale:
la nostra è una “Vita fraterna comune”. Si è evitato, in tal
modo, di cedere alla tentazione dell’essere insieme come valore
supremo, anche se talora non esiste un rapporto interpersonale
profondo, o a quella del “volerci bene”, anche se non si
verificano concretamente le condizioni per stare insieme.
Tutto
ciò ha portato ad un miglioramento della “giornata della
comunità”, del funzionamento dei Consigli delle opere,
dell’assemblea della comunità, del ruolo della CEP, come nucleo
animatore. A proposito di quest’ultimo elemento, la valorizzazione
della CEP nelle presenze risulta sempre più grande, anche se il
cammino è ancora lungo prima che questa diventi lievito capace
di dare dinamicità e di trasformare tutta l’opera.
Gli
obiettivi scelti dal Rettor Maggior con il suo Consiglio per la
programmazione del sessennio 2002-2008 sono stati assunti dalla
maggior parte delle Ispettorie e difatti figurano nei loro piani
annuali. Ci sono inoltre attività che dimostrano la realizzazione di
questi stessi obiettivi. L’appello a rendere più significative le
comunità, sia sotto il profilo della quantità dei confratelli che
sotto quello della qualità, ha trovato risposta nello sforzo fatto
da numerose Ispettorie per rafforzare il numero dei confratelli nelle
singole comunità e in quello di promuovere un ritmo di vita
che favorisca la formazione permanente e la significatività
pastorale. In alcuni casi si è contratto il numero delle opere;
alcune di queste sono state affidate ai laici ed il vantaggio avuto è
stato quello che i confratelli abbiano potuto dedicarsi più
direttamente alla loro missione specifica.
Nonostante
questi sforzi, continua ad essere grande la sproporzione tra impegni
apostolici, campi di lavoro, complessità delle opere e il numero di
confratelli. Il pericolo è quello di mettere a rischio l’identità
della nostra presenza, la qualità della proposta
educativo-pastorale, la leggibilità della nostra testimonianza, la
fecondità spirituale e vocazionale. È necessario dunque trovare e
mantenere l’equilibrio tra la nostra sensibilità pastorale, che ci
spingerebbe ad andare incontro a tutti i bisogni dei giovani,
specialmente i più poveri, e la convinzione che non siamo chiamati,
e soprattutto non ci è possibile, risolvere tutti i problemi sociali
e pastorali.
3.3
Missione salesiana
La
missione salesiana, lo sappiamo, non si identifica con le opere o le
attività, e neppure si riduce ad esse. È prima di tutto la passione
di Don Bosco per il bene delle anime, dei giovani! Compito della
pastorale giovanile è dunque mantenere questo zelo missionario e
renderlo sistematico, organico, operativo.
A livello
della Regione America Cono Sud, nel 1985 fu creato il “Secretariado
de Pastoral Juvenil de Plata” (SECPLA),
che si è trasformato in SEPSUR
con l’integrazione dell’Ispettoria Cilena, e ha dimostrato
vitalità, organizzazione ed efficacia operativa. Lo dimostrano le
consulte, i corsi di aggiornamento, i seminari di lavoro per
preparare materiale pastorale, il “Cuaderno de PJ”, gli incontri
speciali con gli animatori delle opere e del territorio, gli
incontri con i giovani.
Nella Conferenza Ispettoriale
Brasiliana questo compito è stato affidato alla “Articolazione
della Gioventù” (AJS),
che coordina tutto l’associazionismo giovanile. Si tratta di
un’équipe nazionale di riferimento che ha funzionato bene e ha
anche prodotto interessanti sussidi, come i “cadernos salesianos”,
che sono risultati di grande utilità per gli animatori locali.
Attualmente questa équipe nazionale comprende anche le FMA. Questa
integrazione, valida in sé, non è stata esente da problemi a causa
della diversità del cammino percorso dalle due Congregazioni, del
modo diverso di concepire il lavoro con la gioventù e della
difficoltà di mantenere un gruppo stabile. Sottolineo però il
valore grande del credere a questa collaborazione e del voler creare
comunque sinergia.
Si è creato anche un’équipe di
riflessione della CISBRASIL
per coordinare l’ambito della gioventù e per rispondere agli
interrogativi di coordinatori, animatori e agenti di pastorale.
Annualmente si fa un incontro con tutti i delegati ispettoriali di
Pastorale Giovanile. Tra i dati emergenti, da una parte per quel che
riguarda i giovani, si nota un aumento di giovani volontari
disponibili per lavorare nelle missioni, dall’altra parte, per
quanto attiene ai Confratelli, si constata una diminuzione del numero
di Salesiani disponibili per accompagnare i giovani, specialmente per
un cammino di fede.
Settore
SCUOLA
Nella Regione il
settore scuola resta uno dei servizi più consistenti e
significativi. In questi ultimi anni, malgrado la diminuzione del
numero di Salesiani, c’è stato un incremento delle opere di
educazione formale, in particolare di quelle di livello superiore
(IUS).
Tutte le Ispettorie del Brasile, dell’Argentina e del Cile contano
diverse scuole di livello superiore. Ne parleremo più avanti.
Forse
la cosa più degna di essere sottolineata nel campo dell’educazione
formale nella CISBRASIL
è la creazione della rete di collegamento tra le varie scuole. Tutto
ciò in collaborazione con le Ispettorie delle FMA. La finalità
principale è quella di garantire l’identità salesiana delle
nostre scuole, di formare i professori nella pedagogia salesiana e di
elaborare testi scolastici secondo una linea pedagogica salesiana,
soprattutto per le scuole convenzionate. Si dovrebbe qui ricordare
che, per quel che riguarda la produzione di testi scolastici,
l’Argentina e il Cile portano avanti da anni questa attività, in
collaborazione societaria con l’editrice salesiana EDEBE di
Barcellona, Spagna.
Dal punto di vista del finanziamento,
la situazione delle scuole si presenta molto variegata. Mentre le
scuole salesiane del Cile sono totalmente finanziate dal governo e
quelle dell’Argentina hanno l’appoggio dello Stato, per cui i
genitori degli allievi pagano una quota accessibile, quelle del
Brasile, del Paraguay e dell’Uruguay non ricevono nessun tipo di
sussidio. Vengono così penalizzate le famiglie che, non avendo
particolari possibilità economiche, restano private della
possibilità di scegliere per i propri figli una scuola di qualità e
dotata di un preciso progetto educativo.
Scuole
Agricole e Centri di Formazione Professionale
Una
delle presenze che hanno avuto un grande successo in questi paesi
della Regione Cono Sud è stata quella delle scuole agricole. Anche
se in numero più ridotto del passato, le Ispettorie dell’Argentina,
Uruguay, Cile e Paraguay hanno ancora scuole agricole, che sono
riconosciute per la loro qualità. Appare invece un po’ paradossale
che, in una nazione fortemente agricola come il Brasile, le scuole
agricole non siano prese in considerazione dai ragazzi e dalle loro
famiglie. È accaduto così che, con la cessazione degli internati,
tali scuole in Brasile siano state tutte chiuse.
Al
contrario, i Centri di Formazione Professionale si sono moltiplicati,
anche perché diverse organizzazioni, soprattutto europee, li hanno
fortemente favoriti con mezzi e sussidi economici. Oggi, come nei
tempi di Don Bosco, molti adolescenti o giovani hanno bisogno di
lavorare per aiutare economicamente la loro famiglia e nelle scuole
professionali trovano la possibilità di una formazione necessaria
per inserirsi attivamente e professionalmente nel mondo del lavoro.
Personalmente sono del parere che questo campo della nostra presenza
deve essere fortemente promosso e sostenuto. Infatti ci mette in
rapporto con i giovani più poveri e ci permette un collegamento con
il mondo del lavoro. E questo è tanto più significativo in questo
momento in cui il modello culturale tende ad evidenziare il primato
degli studi superiori ed universitari che danno una certa immagine e
un particolare status sociale. Sono convinto inoltre che il lavoro
dei nostri Centri Professionali può offrire un contributo prezioso a
questi paesi che sono tuttora in via di sviluppo industriale.
Settore EMARGINAZIONE
Quello dell’emarginazione
è uno degli ambiti in cui la Regione Cono Sud si è mossa con più
coraggio ed efficacia. La presenza salesiana accanto ai minorenni in
difficoltà risulta oggi tra le più significative, non solo perché
è un’opera che ci permette di operare a favore dei ragazzi più
bisognosi, ma anche perché ci dà l’opportunità di essere in
contatto costante con gli organismi governativi ed amministrativi dai
quali vengono coordinate le politiche sociali. Si tratta anche di una
strategia importante per influire sul cambio di mentalità dei
governanti, tenendo conto che sono loro ad avere la possibilità di
cambiare o almeno migliorare in parte la situazione sociale e
culturale di tanti ragazzi poveri e in situazione di grave rischio
personale e sociale. Oggi troviamo, fortunatamente, vari confratelli
e membri della Famiglia Salesiana presenti negli organismi dove si
discutono le politiche sociali per i bambini e gli
adolescenti.
Ispirate all’esperienza di don Javier De
Nicolò (COB), fondatore di “Bosconia”, il Centro di attenzione
ai ragazzi della strada, e a quella del Sig. Raymondo Mesquita (BBH),
fondatore del “Centro Salesiano di Attenzione ai Minorenni”,
questo tipo di opere si è sviluppato un po’ in tutte le
Ispettorie. Sono nuove presenze educative davvero formidabili che,
nello spirito che le anima, ci riportano naturalmente alla primigenia
esperienza dell’Oratorio di Valdocco. Cito, solo a titolo di
esempio, l’opera di Itaquera (BSP), dove il P. Rosalvino Moran ha
creato un’autentica cittadella salesiana a favore dei ragazzi più
poveri. La presenza diretta ha espressioni multiformi: accoglienza,
aiuto alimentare, offerta di piccole forme di artigianato per i più
piccoli e preparazione professionale, rapida o prolungata, per i
giovani; infine l’inserimento specifico nel lavoro per i giovani
più grandi. Una presenza significativa nel campo dell’emarginazione
si osserva nelle case-famiglia per minori in difficoltà: sono 91,
con circa 3.000 ospiti. Da rilevare che le nuove generazioni di
Salesiani sono più portate e disponibili a lavorare con questi
destinatari. Devo aggiungere però che, per lavorare con questi
giovani più bisognosi, non è sufficiente la buona volontà; si
richiede una salda motivazione di fede, preparazione specifica
e grande professionalità.
Settore
PARROCCHIE
La presenza dei
Salesiani nelle parrocchie è notevole, sia per il numero che per la
generosità dei sacerdoti salesiani che sono impegnati nella cura
pastorale, nella catechesi e nella preparazione e amministrazione dei
sacramenti. Le parrocchie, con le chiese pubbliche e santuari, sono
più di 300 e i Salesiani che lavorano in esse sono più numerosi di
quanti sono impegnati nella Scuola.
In questo lavoro le
sfide che si propongono sono: la necessità di garantire l’identità
della parrocchia salesiana, il coordinamento delle forze apostoliche
(movimenti, gruppi, associazioni) mediante un progetto pastorale che
dia unità all’opera di evangelizzazione, alla promozione umana e
alla formazione cristiana. Per tutto ciò, oggi, è indispensabile la
collaborazione dei laici, la creazione e la promozione dei ministeri
per le diverse attività apostoliche e, inoltre, il buon
funzionamento dei Consigli Pastorali.
Certo, la nostra partecipazione alla vita e
all’azione della Chiesa locale non si riduce alla realizzazione
della missione salesiana e alla guida delle parrocchie a noi
affidate. C’è un ulteriore modo di realizzare la nostra presenza;
vale a dire, attraverso quell’insieme di forze salesiane che sono
più direttamente al servizio della Chiesa Diocesana. Penso, in
questo momento, ai 110 Vescovi della nostra Congregazione. Di essi 43
sono nella Regione America Cono Sud: 25 in Brasile, 9 in Argentina, 4
in Uruguay, 2 in Paraguay e 3 in Cile. Senza pretendere di diminuire
il nostro “sensus Ecclesiae” e la nostra adesione al Santo Padre,
c’è pure da dire che la nomina di Vescovi ha privato alcune
Ispettorie di persone molto valide nel campo dell’animazione o
nella direzione di comunità ed opere. Questo fatto inoltre ha
prodotto, talvolta, mancanza di continuità in alcuni progetti in
corso o indebolimento di alcuni settori, come quello della
formazione. Ci dichiariamo comunque felici di donare alla Chiesa dei
pastori ben preparati e particolarmente sensibili ai problemi della
gioventù.
La collaborazione con le Chiese locali si rende
palese anche attraverso un consistente gruppo di Salesiani impegnati
in strutture educative ed ecclesiali a livello nazionale. Si pensi, a
titolo di esempio, alle varie Conferenze dei Religiosi, alle
Associazioni degli Educatori Cattolici, ai vari servizi a favore
delle Conferenze Espicopali come gli uffici di pastorale giovanile e
di catechesi, i centri per la comunicazione sociale e diverse altre
iniziative di carattere diocesano.
Partecipazione
e formazione dei laici
Il
Capitolo Generale 24 ha portato l’intera Congregazione ad un nuovo
tipo di approccio e di comprensione dei laici che lavorano nelle
nostre opere. Essi erano presenti già prima, ma dal CG24 in poi sono
stati invitati non soltanto a collaborare, ma a condividere
pienamente lo spirito e la missione di Don Bosco. Si è chiesto loro
di vivere ed agire da veri salesiani, educatori capaci di
testimonianza e parola, pienamente corresponsabili della missione
salesiana. Per raggiungere questo obiettivo era necessario un cambio
di mentalità, sia da parte dei confratelli, sia da parte degli
stessi laici.
Da parte dei confratelli, anche se si è
avuto un certo progresso in tutte le Ispettorie, permangono ancora
delle resistenze, talora perché non si è compreso bene questo nuovo
modello di rapporti SDB-Laici, altre volte per effetto di alcune
esperienze negative dovute alla fretta nel delegare responsabilità a
persone non adeguatamente preparate. Altre difficoltà sono nate per
la poca chiarezza e la mancata comprensione del nuovo ruolo che il
singolo salesiano e la comunità avrebbero dovuto avere in questo
nuovo modello. Si è riscontrato inoltre che la scelta dei laici,
basata più sulla capacità professionale che sulla salesianità,
mentre da una parte può concorrere a migliorare la qualità del
servizio, dall’altra può risultare a scapito del generale clima
educativo. Si deve notare pure che la restrizione di tempo, gli
impegni con la famiglia ed altre attività sociali limitano
oggettivamente la continuità di presenza dei nostri laici tra i
destinatari. Infine, risulta delicato il rapporto economico, per cui
talvolta, nei rapporti tra i confratelli e laici, si passa da un
dialogo tra collaboratori ad un rapporto, o peggio a qualche
tensione, tra padroni e impiegati.
Cercando di venire
incontro alle difficoltà riscontrate, le Ispettorie della Regione
hanno elaborato un “Piano di formazione per i laici” delle scuole
e delle altre opere. L’Università Don Bosco di Campo Grande,
Brasile, offre inoltre un corso di “post‑grado” nel campo
della Spiritualità Salesiana, per confratelli e laici; le IUS
della Regione hanno portato avanti un corso on
line di formazione salesiana per i
professori universitari.
3.4
Formazione Iniziale e Permanente
Formazione
Iniziale
Nella Regione la
formazione iniziale merita un’attenzione speciale, perché da essa
dipende in grande misura l’identità carismatica, la robustezza
spirituale, lo slancio apostolico e la qualità pastorale dei nostri
Confratelli. Attualmente
ci sono case di prenoviziato in tutte le Ispettorie. Queste stanno
camminando più decisamente verso una collaborazione
interispettoriale per garantire delle équipes consistenti di
formatori, un numero solido di formandi, un piano formativo di
qualità e, soprattutto, dei centri di studio con identità
salesiana. Tutto questo dovrebbe concorrere a favorire, da parte dei
candidati alla vita salesiana, l’assimilazione personale
dell’esperienza spirituale e del progetto apostolico di Don Bosco.
Da questa prospettiva la fase meglio strutturata è il
Noviziato, generalmente condiviso tra diverse Ispettorie. In
particolare, dove funziona bene il Curatorium,
si condivide meglio la responsabilità formativa.
La
struttura del Postnoviziato si presenta con sfumature diverse: in
alcune Ispettorie (BPA, ABB) esso forma un’unica comunità con il
prenoviziato, dal momento che durante questa prima fase si fa un anno
di studi filosofici. In Argentina c’è collaborazione tra le
Ispettorie di Buenos Aires e di La Plata, con un unico postnoviziato
ad Avellaneda. Le altre Ispettorie hanno una loro struttura propria.
L’Uruguay mantiene le fasi del noviziato e postnoviziato nella
stessa comunità, con un unico direttore.
Per quel che
riguarda la teologia, le due Ispettorie di Brasile-São Paolo e
Argentina-Buenos Aires hanno il proprio studentato. Le altre hanno
comunità di teologi, i quali studiano in diversi centri, diocesani o
di altre Congregazioni. Gli studenti del Paraguay condividono il
programma di studi dell’Ispettoria del Cile. Le Ispettorie di
Argentina-Córdoba e Argentina-Rosario hanno comunità di studenti
che fanno il cammino di formazione teologica presso centri di studi
della Diocesi. Le Ispettorie di Bahía Blanca e di La Plata
mantengono gli studenti insieme a Buenos Aires. Cinque Ispettorie del
Brasile hanno studenti nel nostro studentato a São Paulo.
L’Ispettoria di Belo Horizonte è responsabile con altri Istituti
Religiosi di un Centro di Studio di Filosofia e Teologia per gli
studenti salesiani e di altre Congregazioni.
Fino ad oggi
non c’è niente di specifico per la formazione dei Confratelli
Coadiutori. Per aiutare a trovare una risposta soddisfacente, nella
Visita d’Insieme delle due Conferenze ispettoriali della Regione,
ho personalmente invitato a cercare una soluzione in collaborazione
con la Regione Interamerica.
Formazione
Permanente
Oltre a
quanto già detto sopra, sullo sforzo di consolidamento delle
comunità e di ridimensionamento delle opere, al fine di garantire
una vita comune fraterna che favorisca il rinnovamento spirituale,
l’aggiornamento professionale e la competenza pedagogica,
nell’ambito delle due Conferenze ispettoriali della Regione si sono
moltiplicati gli impegni per una qualificata proposta di formazione
permanente dei Confratelli.
Finora sono stati proficui i
corsi specifici per i direttori e per i confratelli nelle diverse età
di vita religiosa o sacerdotale. Intendo riferirmi agli incontri del
quinquennio per i giovani sacerdoti e per i coadiutori nei primi anni
di professione perpetua, al corso per i confessori, ai vari corsi per
parroci. La presenza di un coordinatore stabile nell’EFOSUR
ha garantito la continuità e l’unità di impostazione di questi
incontri formativi.
Dal 1997 vengono attuati, come
iniziativa della CISBRASIL
e sotto il coordinamento della Commissione Nazionale di Formazione,
un corso di specializzazione in educazione salesiana, nella
Università Don Bosco di Campo Grande, e un corso di formazione per
SDB e laici.
3.5
Famiglia Salesiana
Tra le
grandi risorse disponibili per realizzare la missione nella Regione
occorre menzionare la Famiglia Salesiana. L’importanza di questa
realtà non consiste tanto nel fatto di servirci dei differenti
gruppi, come se fossero alla nostra disposizione, quanto nella
consapevolezza di essere chiamati a lavorare insieme, in uno stesso
territorio, come Movimento spirituale apostolico. Il tutto nel
rispetto dell’autonomia dei vari gruppi e delle diverse
Congregazioni. Sotto questo profilo la preoccupazione prima sarà
quella di formare e far funzionare la Consulta della Famiglia
Salesiana, sia a livello ispettoriale che a livello locale.
La
Regione America Cono Sud è stata benedetta dalla presenza di tanti
gruppi della Famiglia Salesiana. Infatti, oltre i Salesiani, sono
presenti le FMA, i Cooperatori salesiani, gli Exallievi e le
Exallieve FMA, le Volontarie di Don Bosco, i Volontari con Don Bosco,
le Damas Salesianas, le Apostole della Sacra Famiglia, le Figlie dei
Sacri Cuori di Gesù e di Maria, le Suore di Gesù Adolescente, le
Suore della Carità di Miyazaki, la Congregazione di Preti di San
Michele Arcangelo.
Ci sono anche altri gruppi non ancora
ufficialmente appartenenti alla Famiglia Salesiana, ma ugualmente
molto vicini al nostro spirito: i Genitori dei consacrati salesiani,
la Pia Unione Maria Mazzarello, le Suore Giuseppine, le Missionarie
del Buon Gesù, le Missionarie di Cristo Risuscitato, la Comunità
contemplativa di Nazareth, la Famiglia de la Domus Mariae, la
Sociedade Joseleitos de Cristo, la Congregação das Irmãs de S.
Teresinha, la Congregação das Irmãs do Divino Mestre, la
Comunidade Canção Nova.
La collaborazione tra SDB e FMA
per realizzare la missione è molto buona, specialmente nel campo
dell’educazione formale e nella pastorale giovanile. Si lavora
insieme anche nel coordinamento e nell’animazione dei Cooperatori,
degli Exallievi e delle Exallieve.
I Cooperatori, la cui
Associazione sta realizzando il rinnovamento del Regolamento di Vita
Apostolica, stanno facendo un buon cammino nella missione. Purtroppo
le Ispettorie non sempre garantiscono loro la presenza di un Delegato
salesiano.
Gli Exallievi e le Exallieve sono presenti in
tutte le Ispettorie e molti dei centri locali collaborano con le
nostre opere educative. Ci sono circa 115 Unioni in tutta la Regione,
sebbene non tutte funzionino con la stessa vitalità. Anche qui, come
in altre parti del mondo salesiano, si cerca di coinvolgere
maggiormente gli exallievi più giovani.
Nelle parrocchie
il gruppo ADMA, normalmente, si rende responsabile di mantenere viva
la devozione a Maria Ausiliatrice, tanto diffusa in queste nazioni,
come abbiamo visto. Le VDB sono presenti in quasi tutte le
Ispettorie. A differenza dell’altra Regione del continente, le
Damas Salesianas non sono molte e la loro crescita è lenta. Tuttavia
i gruppi sono molto attivi nell’ ambito dell’assistenza sociale e
particolarmente nel settore della salute, tra i più poveri.
Penso che quello della Famiglia Salesiana sia uno dei
campi nei quali dobbiamo impegnarci a crescere molto di più. E
questo a partire dai Salesiani che, spesso, al di là dei ruoli di
animazione e coordinamento, non manifestano una vera consapevolezza
di appartenere anche ad una Famiglia più vasta. È necessario capire
di più la Famiglia Salesiana come un vero movimento spirituale e
apostolico e avvertire la sua importanza nel contesto della missione
salesiana.
La Comunicazione Sociale è stata sempre un campo
di azione prioritario per i Salesiani della Regione America Cono Sud.
Oggi ogni Ispettoria ha il suo Delegato ispettoriale per la
comunicazione sociale, anche se non tutti questi Confratelli operano
a tempo pieno, dal momento che svolgono anche altri compiti. In quasi
tutte le Ispettorie ci sono dei salesiani qualificati, con diverso
grado di specializzazione, in comunicazione sociale. Nella Regione
esistono due Istituti Superiori di comunicazione, uno a Buenos Aires
ed un altro a Bahía Blanca, che sono particolarmente apprezzati
per l’ottima qualità dei tecnici che vi vengono formati. Ci
sono pure altri corsi di buona levatura nelle Università di Campo
Grande, di Brasilia e nel Centro Universitario di São Paulo.
Per
quel che riguarda l’informazione, lo strumento più comune è il
Notiziario Ispettoriale, in formato web
e stampato. Anche molti collegi e parrocchie hanno la propria pagina
web e il
proprio Bollettino informativo periodico. Per la mancanza di un
coordinamento sufficiente, fino ad ora non si sono seguite linee e
politiche comuni per l’informazione. È necessario dunque crescere
nella consapevolezza che si può creare un sistema coordinato di
comunicazione, evitando dispersione di energie e risorse e rendendo
più efficace l’informazione a servizio della missione e del
progetto di animazione ispettoriale e mondiale.
Cinque
sono le edizioni del Bollettino Salesiano, con una tiratura di 63
mila esemplari nel Brasile, 51 mila in Argentina, 10 mila in Cile,
7.500 in Paraguay; e 3.500 in Uruguay.
Nel campo della
produzione e della divulgazione di messaggi educativi e pastorali i
Salesiani hanno sviluppato numerosi programmi e iniziative di vario
tipo. Tra le principali segnalo la presenza di 2 Centri di
comunicazione (ABA, BCG), 7 editrici (ALP, ARO, BSP, CIL, CISBRASIL,
PAR), 12 tipografie e scuole grafiche (ABA, ABB, ARO, BPA, BRE ,BSP,
CIL, PAR, URU), 4 centri di produzione di audiovisivi (ABB, BBH, BCG,
PAR), 15 librerie (ABB, ACO, ALP, BCG, BRE, CIL, PAR, URU), 13
emittenti radio (ABB, ALP, ARO, BCG, BRE, PAR). I Salesiani inoltre
realizzano un numero considerevole di programmi per altre emittenti
radio presenti nel territorio e seguono direttamente 11 canali
di TV educativa (BBH), e un canale di TV universitaria (BCG).
La
gestione di queste imprese diventa una grande sfida per le
Ispettorie, che non dispongono di personale sufficiente e con
formazione professionale adeguata; non sempre inoltre si assumono
queste opere come parte del Progetto Organico Ispettoriale. Viene
così talvolta a prevalere l’iniziativa personale, con il rischio
di compromettere una corretta gestione amministrativa e
professionale. La sinergia tra le imprese di comunicazione resta
dunque una linea politica ancora da incrementare e perfezionare con
una visione di maggior professionalità.
I Salesiani giunsero in Argentina con un programma
che rispondeva alle necessità del momento. Essi avvertirono in
effetti che i paesi di quest’area si stavano muovendo verso un
maggior sviluppo ed un consolidamento della propria nazionalità.
L’inizio del processo di industrializzazione ed il bisogno urgente
di istruzione indusse perciò i nostri Confratelli ad aprire
laboratori d’arte e mestieri, scuole agricole, e realizzare vere e
proprie esposizioni tecniche. Scelsero un linguaggio propagandistico
che corrispondeva alla mentalità emergente di allora: esaltazione
del lavoro, stile giovanile delle varie proposte educative,
coreografie e bande di musica, rappresentazioni drammatiche. Nello
stesso periodo, in pochi anni, fu allestita dall’Uruguay al Capo
Horn, tutta una catena di osservatori meteorologici. È significativo
che, quando nel 1885 le Congregazioni religiose furono allontanate
dall’Uruguay, i Salesiani abbiano potuto rimanere grazie al loro
Osservatorio Meteorologico.
La Regione America
Latina Cono Sud si è dunque caratterizzata dall’inizio per il suo
impegno educativo ed apostolico nelle Missioni. E questo lavoro
missionario continua ancor oggi in maniera significativa. Nel
territorio infatti ci sono tuttora popoli indigeni integrati, con
grado diverso, alla civilizzazione occidentale ed anche altri popoli
che praticamente non hanno avuto alcun contatto con la realtà
sociale del loro paese. Ci sono missioni salesiane nella Patagonia
Argentina, nella regione del Chaco in Paraguay, nell’Amazzonia e
nel Mato Grosso in Brasile. Secondo i risultati del censimento della
popolazione portato a termine nel 2000, soltanto nel Brasile ci sono
734.131 indigeni, appartenenti a 225 etnie con 180 lingue diverse.
Quattro sono le Ispettorie tipicamente missionarie: Manaus (per i
diversi popoli del Rio Negro), Campo Grande (per i Bororos,
Xavantes,), Bahía Blanca (per i Mapuches), Paraguay (per le
popolazioni della zona del Chaco Terenas).
Nella
Patagonia la situazione politica,
sociale e economica è cambiata sostanzialmente in questi 130 anni di
presenza missionaria salesiana, ma i Salesiani restano tuttora i
coraggiosi difensori dei diritti dei Mapuches, della loro cultura ed
organizzazione sociale, e l’evangelizzazione viene condotta con una
grande attenzione all’inculturazione del vangelo. È qui doveroso
nominare gli internati di giovani Mapuches a Junín de los Andes e
Zapala, come centri di promozione e di orientamento vocazionale. I
Mapuches vivono in una regione inospitale, spesso isolata dalla neve
durante l’inverno. I Salesiani, missionari fedeli, condividono la
povertà e la ricchezza di questo popolo.
Come è stato
detto, parlando degli inizi della presenza missionaria salesiana in
questi paesi, la prima comunità salesiana arrivò nel 1920 nel Chaco
Paraguay e nel 1948 la Santa Sede creò
il Vicariato Apostolico del Chaco, affidandolo a Vescovi salesiani.
La maggioranza della popolazione abita ancor oggi lungo il Río
Paraguay e i Salesiani prestano l’opera di assistenza religiosa.
La dimensione missionaria dell’Ispettoria di Campo
Grande appare evidente in modo particolare nel Mato
Grosso con la presenza e l’attività
tra i Bororos e i Xavantes, ma anche tra i Kaiowá e i Terenas.
L’Università Cattolica Don Bosco ha contribuito in modo
particolare allo studio di usi e costumi di questi popoli,
conservando preziose documentazioni etnografiche e culturali.
Si deve anche ricordare che fu la presenza dei Salesiani ad evitare
l’estinzione del popolo Bororo. Le otto riserve indigene del Mato
Grosso, con una popolazione di più di 15 mila indigeni Xavantes e
duemila Bororos ricevono tuttora l’appoggio salesiano nei settori
della salute, dell’educazione, della sussistenza e della
evangelizzazione. La storia salesiana tra i Xavantes , che conta
ormai più di cento anni, porta il suggello del sangue: il P. Fuchs e
il P. Sacilotti furono assassinati da questi Indios nell’anno 1934.
Venti anni dopo, nel 1956 i Xavantes arrivarono a Meruri alla ricerca
dei missionari e un gruppo si ubicò a São Marcos e un altro a
Sangradouro. Sono nate così le due missioni residenziali tra il
popolo Xavante.
In quell’anno, questi Indios erano poco
più di un migliaio; oggi superano invece le 15.000 unità. Con la
presenza articolata dei Salesiani e delle FMA, è diminuita la
mortalità infantile, la popolazione è stata alfabetizzata e
l’evangelizzazione ha potuto essere proposta con un’adeguata
opera di inculturazione. L’insegnamento viene impartito da maestri
indigeni ed è bilingue; questo per facilitare la fedeltà alla
cultura indigena, con un continuo processo di conservazione di usi e
tradizioni della stessa etnia. Grazie a tutti questi accorgimenti,
anche se bombardati dai mezzi di comunicazione sociale, gli indigeni
non hanno perso la loro cultura, i costumi e le tradizioni.
Oltre
a tutto ciò, i Salesiani hanno avuto cura di custodire in maniera
scientifica il patrimonio culturale di questi popoli. Infatti il
“Centro di documentazione missionaria” dell’Ispettoria di Campo
Grande raccoglie e conserva libri, films, foto, documenti e gli
originali di tutte le pubblicazioni sugli indigeni che fissano la
storia, il contenuto e la metodologia della prassi missionaria. Ed il
Museo Don Bosco, con oggetti tipici dei popoli indigeni, animali e
uccelli della regione, pietre preziose, si trova sotto la
responsabilità dell’Università Cattolica di Campo Grande. È
visitato, in media, da 12 mila persone l’anno, la maggior parte
turisti da tutto il paese, Stati Uniti ed Europa, e allievi delle
scuole di Campo Grande e dello Stato del Mato Grosso do Sul.
Nell’ambito dell’evangelizzazione si fa oggi un
cammino serio di catecumenato, inculturato nei contenuti e nei metodi
e scandito da diverse tappe che coincidono, normalmente, con le tappe
di iniziazione degli indigeni. Merita una sottolineatura lo sforzo di
inculturare la liturgia tra i Bororos e i Xavantes e la preparazione
di ministri laici, catechisti e operatori di pastorale. C’è
sensibilità nel discernere e accompagnare le vocazioni indigene ad
una vita di impegno laicale ed anche quelle alla vita religiosa e
salesiana. Recentemente un Xavante è stato ordinato sacerdote ed
altri si trovano nel periodo di formazione iniziale. Due Bororos
stanno facendo attualmente l’anno di prenoviziato.
Tra
le tante iniziative inerenti al lavoro missionario tra i Bororos ed i
Xavantes vorrei segnalarvi la seguente. Nel 1970 i fratelli
missionari Franz e Luis Würstle iniziarono il Progetto
di Assistenza Missionaria Ambulante
(AMA) al
servizio dello sviluppo sociale delle comunità indigene e come
appoggio ai missionari. Dopo la morte di Padre Franz, il suo fratello
Luis, coadiutore salesiano, continua questa preziosa opera. Assieme
ai suoi collaboratori lavora con gli indigeni sviluppando progetti
per la produzione e l’uso dell’energia elettrica, acquedotti,
apertura e conservazione di strade, costruzione di ponti,
perforazione di pozzi artesiani.
La realtà
missionaria salesiana nell’Amazonas
è tuttora molto significativa: essa rappresenta la terza parte delle
presenze dell’Ispettoria di Manaus e impegna un terzo dei
Salesiani. Sette sono le presenze missionarie in questo territorio,
ma è doveroso sottolineare il generoso e capillare lavoro di
itineranza missionaria, svolto dai Salesiani, sulle sponde del Rio
Negro. Numerose sono le iniziative di promozione umana e di
evangelizzazione che vengono portate avanti, ma è interessante
ricordare che presso gli indigeni Jauareté esiste anche un Centro di
orientamento vocazionale e si sono già raccolti frutti importanti:
le ordinazioni dei primi sacerdoti indigeni diocesani e salesiani e
le professioni di giovani formandi salesiani. Ci sono già 4
sacerdoti indigeni, mentre la presenza missionaria ecclesiale tra gli
Yanomami di Maturacá si trova ancora nella fase di fondazione
iniziale.
A livello di strutture di sostegno, in Brasile
funziona la Procura Missionaria
“União pela vida”, con la sede a Brasilia. L’Ispettoria di
Bahía Blanca mantiene una Procura nella città di Buenos Aires con
la finalità di aiutare le missioni. La dimensione missionaria è poi
presente nelle opere dove esiste il gruppo missionario, che si rende
promotore di diversi tipi di attività: formazione, campagne per il
finanziamento economico delle varie iniziative, volontariato.
L’Ispettoria di São Paulo (BSP) è corresponsabile
della Rivista “Missões” insieme ai Comboniani; partecipa nel
Consiglio di direzione e anche economicamente. L’Ispettoria di
Campo Grande mantiene la rivista “Noticias Missionarias”
(BAKARU).
4.
IMPORTANZA DELLA REGIONE AMERICA CONO SUD PER L’OPERA SALESIANA IN
AMERICA E NEL MONDO
Senza
pretese di grandezza, ma consapevoli anche di quanto il Signore ci ha
dato attraverso questa presenza salesiana nel Sud dell’America
Latina, vorrei evidenziare la sua importanza nel mondo salesiano, e
non soltanto perché qui è iniziata la grande avventura missionaria
della Congregazione, ma anche per altri motivi che la rendono molto
significativa.
Da essa sono usciti i fondatori dell’opera
salesiana in Bolivia, in Perù, in Ecuador, in Colombia e nel Centro
America. Quando si pensò di costituire un Delegato di Don Bosco per
l’America, fu scelto Mons. Giovanni Cagliero, Vicario Apostolico in
Patagonia, e primo Vescovo salesiano. E quando Don Rua ebbe bisogno
di sdoppiare questa carica, lasciando D. Cagliero incaricato solo
della Regione Atlantico Sud, fu scelto come Delegato del Rettor
Maggiore per la Regione del Pacifico Mons. Giacomo Costamagna, con
residenza in Cile.
In Argentina, grazie all’iniziativa
di D. Giuseppe Vespignani, ebbe inizio la modalità degli aspirantati
per adolescenti, che poi si estese in tutto il mondo. Non
dimentichiamo l’importanza che aveva, fino al Concilio, l’Editrice
Salesiana di Buenos Aires per il lavoro di evangelizzazione svolto
dai Salesiani in tutta l’America di lingua spagnola.
A Buenos Aires, poi, nel 1900, si svolse il Primo
Capitolo Regionale per tutta l’America. In Uruguay è nata la
consuetudine di celebrare Maria Ausiliatrice ogni 24 del mese. Dal
Cile è venuta al CGS l’idea della grande Famiglia Salesiana,
adottata poi, con grande favore, con il nome appunto di Famiglia
Salesiana.
[5] Ugualmente dal Cile,
che si ispirava ad una precedente esperienza brasiliana, è venuto il
Movimento Giovanile Salesiano.
La
santità nella Regione America Cono Sud
Anche
nel campo della santità salesiana questa Regione è stata benedetta
da Dio ed ne ha arricchito il mosaico con figure significative, come
la Beata Laura Vicuña, il Beato Artemide Zatti, il Venerabile Don
Rodolfo Komorek, il Venerabile Zeferino Namuncurá e il Servo di Dio
Mons. Antonio de Almeida Lustosa.
Il
lavoro sociale dei Salesiani nella Regione
Assistenza
agli immigrati, specialmente italiani. Fu
uno dei campi di lavoro raccomandati da Don Bosco ai primi
missionari. In Argentina e in Uruguay si organizzarono efficaci
segretariati per accogliere e accompagnare i nuovi immigranti.
Nel
Brasile, l’Ispettore Don Pietro Rota fu il Presidente della Italica
gens, raccomandata da Don Rua. Tale
assistenza si estese poi anche agli immigrati polacchi, tedeschi ed
altri.
Nel Cile, nel novembre del 1915 i Salesiani presero
l’incarico di tre parrocchie etniche per l’accompagnamento degli
immigranti italiani residenti in Cile: Talca, Valparaíso e la
“Gratitud Nacional” di Santiago.
Assistenza
ai piccoli agricoltori. Grande è stato
il lavoro che i Salesiani hanno compiuto a beneficio degli
agricoltori. Come esempio, dovremmo mettere in luce l’operato di
don Horacio Meriggi in Uruguay, a favore dei piccoli agricoltori.
Iniziata l’opera dei sindacati cristiani agricoli nella diocesi di
Salto, il Vescovo volle affidare ai Salesiani la continuazione di
quel lavoro. Con l’approvazione dell’Ispettore, fu incaricato don
Horacio Meriggi di continuare e sviluppare quest’opera. Furono 73 i
Sindacati Cristiani Agricoltori riuniti in tre Federazioni Sindacali
e una Confederazione Generale; 6 mila erano le famiglie associate a
quest’opera, dieci le colonie agricole, 27 le Casse Popolari. Dopo
25 anni di lavoro, moriva don Horacio Meriggi dicendo: “Muoio
contento di essere salesiano e di essermi tutto consacrato alla
Congregazione”.
Per
gli operai. Di quanti hanno lavorato
nella Regione a favore della classe operaia, prendiamo ad esempio il
lavoro del confratello salesiano Carlo Conci, in Argentina. Sotto la
direzione del suo Direttore nel Collegio Pio IX di Buenos Aires,
cominciò a preoccuparsi degli Exallievi, alla cui Associazione diede
un impulso specialmente nel campo degli studi sociali. Tale lavoro lo
vide impegnato per ben trent’anni.
Assieme ad alcuni
distinti membri del clero dell’Archidiocesi, lottò per impiantare
dovunque l’ordine sociale cristiano. Nel 1911 cooperò alla
diffusione della “Lega Sociale Argentina”. Nel 1920, a richiesta
del Nunzio Apostolico e degli Eccellentissimi Vescovi e col permesso
dei Superiori, occupò la carica di Segretario Nazionale dell’Unione
Popolare Cattolica Argentina, che diede poi i migliori elementi per
l’Azione Cattolica Argentina.
Nel 1925, fu nominato dal
Presidente della Repubblica delegato operaio alla Settima Conferenza
Internazionale del Lavoro di Ginevra, dove difese con competenza i
principi della Rerum Novarum.
Nel 1931 presiedette la Delegazione Argentina alla commemorazione
della Rerum Novarum
tenutasi a Roma.
Anche sulla stampa Carlo Conci
propagandava le idee cristiane. Collaborò in numerose riviste,
periodici e foglietti. Fu direttore del giornale cattolico “El
Pueblo”. Fondò e diresse la Rivista “Restauración Social”,
pubblicò manuali di diffusione della dottrina cattolica alla portata
di tutti.
Contributo dei
Salesiani per la scienza
La
collocazione delle prime opere e missioni nel continente sudamericano
hanno fatto sì che i Salesiani potessero affermarsi anche per il
contributo geografico, etnografico e, più generalmente, scientifico
relativo all’esplorazione di quelle terre alle quali erano stati
inviati, prima di tutto come missionari.
È
interessante ricordare che, a riguardo della Meteorologia,
il Congresso di Geografia, realizzatosi a Venezia nel 1880, affidava
a Don Bosco il servizio di far conoscere meglio il clima delle
regioni meridionali dell’America.
La rete di
osservatori meteorologici salesiani incominciò con quello di Villa
Colón, nell’Uruguay. Prestò un bel servizio a favore della
navigazione nel fiume della Plata. Il servizio si estese poi per
tutta la parte più australe del Continente, dovunque esisteva una
stazione missionaria. La stessa diffusione si ebbe a Punta Arenas e
nel Mato Grosso, nella Regione Amazzonica ed in altre parti del
Brasile. È da riconoscere che tale servizio meteorologico contribuì
notevolmente ad una corretta conoscenza scientifica del clima di
quelle Regioni.
Per
quanto attiene alla Geografia, il
salesiano D. Alberto De Agostini esplorò le Ande meridionali e le
montagne della Terra del Fuoco, in un’epoca in cui poco o niente si
conosceva di quelle terre. La sua opera fu di aiuto alla causa della
pace tra Argentina e Cile, che, anche grazie all’opera di questo
salesiano “esploratore”, furono allora capaci di stabilire
correttamente le proprie frontiere nella regione.
Nel
campo della Biologia troviamo la
scoperta del Myrmicophilus Badariotti,
che porta il nome del salesiano che lo scoprì. Nelle missioni del
Mato Grosso inoltre si elaborò una varietà di cereale, il grano
Sales, che
risultò molto adeguata per la coltivazione del frumento
nell’altipiano brasiliano.
Grande
fu il contributo riguardo all’Agricoltura.
Quando la Patagonia era ancora un deserto, il salesiano D. Alessandro
Stefenelli introdusse nella colonia agricola da lui diretta un
sistema per l’irrigazione delle terre al margine del Rio Negro. Con
l’approvazione del Governo portò avanti tale opera, nel tentativo
di trasformare il deserto della Patagonia in una regione di grande
produzione agricola.
Degno di nota è, in particolare, il
contributo dato dai Salesiani sul piano dell’Etnografia,
della Antropologia e della linguistica.
In Argentina, attualmente si incomincia a valorizzare l’opera di
Don Lino D. Carbajal sugli indigeni della Patagonia e della Terra del
Fuoco. In Brasile abbiamo la monumentale Enciclopedia
Bororo di
Don Cesare Albisetti e Don Angelo Giacomo Venturelli, un esempio di
lavoro scientifico che ha meritato queste parole di Levi Strauss:
“L’Enciclopedia Bororo è un monumento senza pari in nessuna
società dell’America Tropicale”. Di valore inestimabile è anche
il Dizionario Basico Mapuche del P. Francisco Calendino, come pure le
opere, ancora sui Bororo, di Don Gonzalo Ochoa Camargo e gli studi di
Don Alcinilio Bruzzi Alves da Silva sugli indigeni del Rio Negro, in
Amazzonia.
Per quanto riguarda la Storia,
grande è tuttora il servizio che viene fatto, e non solo a favore
della storia salesiana, dal Centro Salesiano di Documentazione e
Ricerca di Barbacena, Minas Gerais, Brasile. Lo stesso si può dire
dell’Archivio Storico Salesiano della Patagonia Nord, di Bahía
Blanca, Repubblica Argentina.
Ricorderò
infine che in vari Musei della Regione è stato raccolto un
patrimonio straordinario dal punto di vista geografico, etnografico e
storico. Tra i tanti vorrei citare il Museo regionale salesiano
Maggiorino Borgatello di
Punta
Arenas, nel Cile, e il Museo
Don Bosco della missione salesiana del
Mato Grosso, a Campo Grande, in Brasile .
Le
istituzioni universitarie
Con
il consolidarsi di opere e presenze, varie furono le motivazioni che
portarono i Salesiani a dedicarsi al lavoro in istituzioni
universitarie della Regione. Era necessario, innanzitutto, ottenere
per i Salesiani i titoli legali di studio necessari per lavorare sia
nelle scuole che nelle altre presenze in favore della gioventù. In
secondo luogo, all’estendersi di queste istituzioni ha concorso
anche il fatto che l’età media di quanti entrano nell’Università
si era abbassata notevolmente; ancor oggi nei Licei è abbastanza
comune trovare degli allievi poco più che adolescenti,
mentre i giovani
li troviamo prevalentemente nelle Università. In terzo luogo, si è
fatto più sentito il bisogno, per chi lavora nelle scuole, oratori e
altre opere sociali, di avere un appoggio teorico ed anche tecnico di
esperti che studino e approfondiscano le problematiche giovanili ed
educative, cercando di offrire proposte e soluzioni adatte ai tempi
attuali.
Tra i Centri Universitari più
significativi della Regione, vorrei qui ricordare l’Università
Cattolica “Cardinale Raúl Silva Henríquez” di Santiago del
Cile, l’Università Cattolica Don Bosco di Campo Grande, nel Mato
Grosso del Sud, e il Centro Universitario UNISAL, con campus
in diverse città dello Stato de São Paulo, Brasile. In Brasile
abbiamo pure delle Facoltà universitarie nelle città di Porto
Alegre, Manaus, Recife e Vitória. In Argentina è in studio
l’unificazione dei diversi Istituti di studi superiori in una
Università Nazionale
5.
SFIDE E PROSPETTIVE DI FUTURO
Dopo
aver presentato la situazione culturale, sociale, religiosa dei
diversi paesi della Regione e avendo visto come i Salesiani hanno
risposto finora alle urgenze della realtà e ai bisogni ed attese dei
giovani, vorrei indicare alcune sfide e prospettive che mi sembrano
particolarmente importanti. A riguardo di questa Regione, mi pare
risultino particolarmente adatte le parole di Giovanni Paolo II che,
parlando della Vita Consacrata, testimoniava che essa “non ha solo
una bella storia da raccontare, ma anche molte pagine belle da
scrivere”.
5.1
Le sfide
Dal panorama
descritto scaturiscono, a mio avviso, queste sfide principali:
■
Innanzitutto, la vita di comunità.
Essa manifesta un indebolimento delle comunità locali, naturale
conseguenza dell’evidente sproporzione fra la quantità di lavoro,
la dimensione delle opere e il numero di Confratelli presenti in
ciascuna di esse. Tutto ciò ha l’effetto di favorire
l’individualismo, da una parte, e il settorialismo dall’altra, a
scapito di un vero progetto comunitario.
■
Ugualmente importante appare l’evangelizzazione.
Appare infatti sempre più evidente come si debba approfondire e
purificare la realtà della religiosità popolare, suscitando nei
nostri destinatari, giovani e adulti, una fede profondamente inserita
nella vita, capace, al tempo stesso, di affrontare il progressivo
impatto del secolarismo e il diffuso fenomeno delle
sette.
■
L’educazione, in
terzo luogo, rimane il punto di un confronto sostanziale per quanto
riguarda il nostro impegno carismatico e l’apporto profetico. Di
fronte ad una società e cultura neoliberale che promuove uno stile
di vita individualista, che aumenta sempre più la distanza tra
ricchi e poveri, c’è bisogno di promuovere un’educazione che
trasformi la mentalità e promuova una cultura più solidale e una
cittadinanza attiva nel campo sociale e politico.
■
Infine, vorrei sottolineare l’importanza della sfida
vocazionale. Il problema di base
è legato a due aspetti importanti: la scarsità di vocazioni e la
loro fragile perseveranza. Nonostante la presenza di una gioventù
numerosa, generosa e attiva, che riesce ancora a cogliere e coltivare
l’entusiasmo per Don Bosco e la missione salesiana, il numero di
vocazioni diminuisce e soprattutto la perseveranza si rivela
piuttosto debole.
5.2
Linee prospettive
Cercando
di far leva sulle energie e risorse disponibili e volendo affrontare
positivamente le sfide interne ed esterne appena accennate, la mia
proposta è di centrare la nostra attenzione su alcune prospettive di
futuro, che stanno in linea con le conclusioni delle Visite d’Insieme
delle due Conferenze Ispettoriali della Regione svoltesi a Brasilia
ed a Buenos Aires durante la prima parte del mese di aprile 2005.
¾ La
prima grande indicazione è quella di rafforzare l’identità
carismatica come consacrati, apostoli e missionari dei giovani,
attraverso l’evangelizzazione e l’educazione.
La
complessità del tempo presente esige il continuo ritorno alle
origini, ossia la riscoperta della propria vocazione come progetto di
vita centrato in Cristo e animato da una grande passione per la
nostra missione: “essere segni e portatori dell’amore di Dio ai
giovani, specialmente ai più poveri” (Cost.
2). Il CG25 ci ha indicato gli elementi
fondamentali di questa identità carismatica: una vita religiosa che
manifesta con chiarezza il primato di Dio, che ci rende profezia di
comunione attraverso una vita fraterna secondo lo spirito di famiglia
e che ci invia tra i giovani come presenza educativa ed
evangelizzatrice significativa.
Per vivere questo si deve
continuare l’approfondimento e l’applicazione delle linee
operative del CG 25 secondo i punti che seguono:
–
Assumere il vero significato della vocazione salesiana nella Chiesa e
ricuperare la centralità di Dio nella vita personale e comunitaria.
– Rendere
visibile la testimonianza dei consigli evangelici con lo slancio
apostolico del “Da mihi animas”, la gratuità e l’offerta
incondizionata della vita ai destinatari.
–
Conoscere e vivere la spiritualità del Sistema Preventivo, come
sorgente di relazioni nuove nella vita fraterna. Tutto ciò da una
parte suppone la presenza dei Salesiani tra i giovani e, dall’altra,
momenti di condivisione della vita e della missione con i laici.
– Favorire i
processi di crescita umana e vocazionale nella vita comunitaria,
garantendo la possibilità di vivere e lavorare insieme.
–
Stabilire tempi, modalità e criteri nel seno delle comunità, per
verificare la loro testimonianza di vita e lo zelo apostolico fra i
giovani.
¾ Una
seconda indicazione è quella di garantire una pastorale giovanile
animata dalla passione missionaria del “Da mihi animas” e capace
di guidare i giovani verso opzioni vocazionali di vita cristiana.
La realtà odierna richiede un progetto globale per
una presenza salesiana significativa nelle varie Ispettorie e nelle
singole nazioni. Si dovrà dunque porre un’attenzione nuova ai
bisogni, alle possibilità ed alle esigenze dell’educazione, ad un
adeguato numero di Salesiani rispetto alle opere. E tutto ciò
tenendo conto della popolazione, delle domande giovanili, della nuova
configurazione delle città, e della mutata mentalità delle nuove
generazioni.
Per questo è necessario continuare lo
studio e la pratica del quadro di riferimento della Pastorale
Giovanile Salesiana e, in clima di discernimento, stabilire certe
priorità strategiche per l’evangelizzazione e l’educazione alla
fede, che rispondano alle urgenze della situazione giovanile.
Più
in concreto:
– Nel
campo dell’educazione formale
La
presenza educativa dei Salesiani nelle scuole continua ad essere
considerata importante, a condizione però che la scuola si presenti
con una proposta culturale qualificata e profetica, secondo le
linee degli incontri tenuti a Cumbayá (1995, 2001).
Questo
implica una seria preparazione dei Salesiani affinché possano
portare avanti questo progetto con vigore rinnovato.
Si
dovrà inoltre curare la scelta dei collaboratori, in particolare dei
coordinatori, e la continuità nello sforzo della loro
qualificazione; preparandoli cioè perché possano eventualmente
prendere la responsabilità di alcune opere con un’adeguata
competenza educativa e salesiana. In tutta l’opera di formazione si
dovrà comunque tenere presente la prospettiva di futuro di queste
nostre opere istituzionali e scolastiche.
–
Nel campo dell’attenzione ai più
poveri
L’opzione per la
gioventù povera, abbandonata e pericolante è stata sempre nel cuore
e nella vita della Famiglia Salesiana da Don Bosco ad oggi. La mutata
situazione della società ci sfida, come Salesiani, a dare oggi delle
risposte nuove.
In particolare:
-
In tutte le nostre opere e presenze, attraverso un nuovo stile di
presenza e accoglienza di tutti; offrendo un servizio educativo
integrale centrato sulla persona; con la promozione di una cultura
della solidarietà e l’impegno per la giustizia e la trasformazione
della società. Di conseguenza, l’attenzione ai più poveri non si
ridurrà ad un settore di alcune opere, ma dovrà rappresentare una
linea trasversale che coinvolge tutte le presenze salesiane,
approfondendo il tipo di cultura che si propone nelle scuole, nelle
parrocchie, nelle iniziative di accoglienza e nell’aiuto ai più
deboli.
-
Ci renderemo presenti ed attivi, in particolare, in opere specifiche
che vogliono essere una risposta al disagio giovanile, offrendo ai
giovani in difficoltà proposte concrete e coordinate dentro un
cammino di crescita integrale. Questi servizi richiedono competenza
professionale, programmi specializzati, collaborazione con altre
istituzioni civili e superamento di una forma individuale di agire.
Sarà per questo necessaria una maggiore integrazione di tali
iniziative e dei confratelli che vi sono impegnati nel progetto
ispettoriale.
– Nel
campo della proposta vocazionale
La
proposta è di dare attenzione speciale ai giovani che già
condividono la missione e lo spirito salesiano, attraverso un
accompagnamento più personale e proposte vocazionali esplicite che
li aiutino nel loro cammino di discernimento.
Promuovere
inoltre un’animazione vocazionale specifica, che sia espressione
della fecondità della vita della comunità e della
missione.
¾ Una
terza indicazione di grande importanza è quella di formare i
Salesiani capaci di affrontare le nuove sfide.
Formare
cioè i Salesiani per assumere le sfide della gioventù attuale ed
essere presenza nuova e significativa tra i destinatari
preferenziali. Occorrono infatti Salesiani con una fede robusta,
capaci di rischiare la vita per Cristo e rispondere con entusiasmo
vocazionale e preparazione professionale alle esigenze della
missione. In tutte le tappe della formazione si rende necessario
personalizzare e interiorizzare le motivazioni fondanti, una
concezione di vita e atteggiamenti che abilitino a vivere con
autonomia e serenità le situazioni nuove della vita religiosa e del
lavoro pastorale. Per questo è necessario:
–
Preparare formatori e soprattutto costituire e mantenere delle
équipes con formatori in numero sufficiente, qualificati e che
rimangano un tempo ottimale per mettere a frutto l’esperienza
formativa e la competenza accademica.
–
Unificare i criteri che orientano il discernimento, assicurare
l’accompagnamento personale e collaborare tra Ispettorie per creare
le condizioni ottimali in ogni tappa formativa.
–
Aiutare i candidati sin dall’inizio a puntare su una maturità
umana e una formazione cristiana che consentano loro una scelta
responsabile della vita salesiana. Aiutarli inoltre a discernere e
purificare le motivazioni vocazionali e ad assumere atteggiamenti e
abitudini conformi al tipo di vita alla quale aspirano.
¾
L’ultima indicazione è quella di
continuare il processo di ridimensionamento all’interno delle
Ispettorie e anche a livello della Regione.
Questo
cammino è fondamentale, prima di tutto per poter mettere in atto le
indicazioni sopra elencate, proseguendo, per altro, una ricerca
coraggiosa di luoghi strategici, di iniziative significative e di
forme moltiplicatrici delle risorse al servizio della missione
giovanile.
In tutto ciò, un’operazione previa
sarà quella di completare il Piano Organico Ispettoriale (POI),
presentando una proposta di ridimensionamento di ogni singola
Ispettoria, tale da dare una fisionomia rinnovata alle presenze
tradizionali e capace di riordinare le nuove presenze di inserzione
all’interno del progetto ispettoriale. Si dovrà inoltre stare
attenti a non favorire una politica di crescita disordinata di alcuni
tipi di opere.
Una opzione importante per il centro
ispettoriale sarà quella di garantire un gruppo consistente di
persone per animare i servizi ispettoriali: ispettore, vicario,
economo e delegato della pastorale giovanile dovrebbero garantire con
la loro presenza e disponibilità questo nucleo centrale di
animazione.
Altri aspetti che dovranno crescere saranno la
solidarietà e la collaborazione interispettoriale nei diversi campi
legati al servizio della missione, dando vita così ad un gruppo
solidale che opera in comunione, secondo un progetto condiviso.
La
formazione e l’accompagnamento dei direttori e di altre persone
chiave nell’animazione e nel governo delle comunità e
dell’Ispettoria garantirà lo svolgimento dei processi di
rinnovamento in maniera costante e organica.
Altre cose
più specifiche sono state definite ed assunte nella conclusione
delle due Visite d’Insieme della Regione.
Conclusione
Ho
incominciato questa lettera dicendo che la presenza salesiana in
America era sorta dal sogno del nostro caro Padre Don Bosco. I suoi
figli sono stati bravi realizzatori dei suoi sogni. Non lo hanno
deluso e sono stati all’altezza delle aspettative.
Quest’anno
celebreremo i 130 anni della prima spedizione missionaria. Sarà
questo un momento significativo per rinnovare il sogno di Don
Bosco. I giovani d’oggi hanno bisogno che i Salesiani continuino ad
essere sognatori, a credere che un mondo migliore è possibile. Deve
crescere in loro la convinzione che oggi più che mai il mondo ha
bisogno di persone con una intensa passione interiore, piene di
fuoco, di mistica. Solo così saranno capaci di scommettere sui
giovani, di puntare sull’educazione come espressione tipica del
nostro carisma. Ed il loro entusiasmo sarà la forza trainante,
capace di coinvolgere in questa causa innumerevoli persone che
vogliano condividere con noi spirito e missione.
Quando
Gesù vide la folla sentì compassione, perché vide che erano come
“pecore senza pastore” ed allora scelse discepoli e li inviò con
le stesse parole e lo stesso programma che rivolge oggi a noi: «E
strada facendo predicate che il Regno dei Cieli è vicino.
Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi,
scacciate i demoni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date»
(Mt 10,7-8).
Questa Parola di Gesù è stata certamente
presente ai numerosi missionari che, in questa Regione, hanno dato la
vita perché i giovani, le famiglie ed il ceto popolare delle città
e dei villaggi potessero avere l’opportunità di una vita più
piena e illuminata dall’annuncio del Vangelo. Oggi questo mandato
missionario continua. Il gregge senza pastore, per quanto si sia
fatto molto nel passato, si ripresenta sempre numeroso e pieno di
necessità e ci invita ad una generosità e ad una dedizione sempre
più piena. Dentro il nostro cuore, nella preghiera e nella missione,
lo Spirito, anima della costruzione del Regno di Dio, supplica
incessantemente il Padre con le stesse parole di Don Bosco: “Da
mihi animas, coetera tolle”.
A Maria Ausiliatrice,
vera guida della nostra Congregazione, affidiamo questo momento della
storia e lasciamoci guidare da Lei nel cammino della fedeltà alla
nostra vocazione e nell’offerta della nostra vita.
Don
Pascual Chávez V.
[1]
Vedi l’edizione critica
del sogno in RSS 28 (1996) pp. 109-117.
[2]
Cfr Mons. Luigi LASAGNA,
Epistolario (ISS),
vol. II, p. 302.
[3]
Vedi Fondo
Don Bosco, 175 C 3.
[4]
Dall’Ispettoria del Sud
del Brasile nacquero poi quella di S. Giovanni Bosco, oggi con sede a
Belo Horizonte, Minas Gerais, e quella di S. Pio X, con sede a Porto
Alegre, Rio Grande del Sud. Dall’Ispettoria del Nord nacque
l’Ispettoria di San Domenico Savio, con sede a Manaus,
Amazzonia.
[5]
Nei documenti anteriori
al CGS, quando si parla di Famiglia Salesiana, si intende sempre la
Congregazione salesiana degli SDB.