LETTERA DEL RETTOR MAGGIORE
PASCUAL CHÁVEZ
ACG 389 ‘05
«PASSA IN MACEDONIA E AIUTACI!» (At
16,9)
Presentazione
della Regione Europa Nord
1. «Passa in
Macedonia e aiutaci!» (At 16,9) – 2.
Gli inizi della presenza salesiana nella Regione Europa Nord
2.1 Gran Bretagna, Irlanda-Malta, Olanda e Belgio Nord. 2.2 Austria e
Germania. 2.3 La Polonia. 2.4 Paesi dell’ex Unione Sovietica e
Lituania. 2.5 Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca, Slovenia,
Croazia. 2.6 Due fattori che contribuirono al primo sviluppo. 2.6.1
Il “Bollettino Salesiano. 2.6.2 I Cooperatori Salesiani. – 3.
Il contesto odierno della nostra missione.
3.1 La nuova Europa. 3.2 La situazione giovanile. 3.3 L’odierna
realtà salesiana della Regione. 3.4 La realtà delle diverse zone.
3.5 La collaborazione interispettoriale. – 4.
I settori della vita e della missione salesiana.
4.1 Formazione iniziale. 4.2 Formazione salesiana dei laici. 4.3
Pastorale Giovanile. 4.4 Pastorale vocazionale. 4.5 Comunicazione
Sociale. 4.6 Le Missioni. 4.7 La Famiglia Salesiana. – 5.
Prospettive di futuro. 5.1 Per tutte le
Ispettorie della Regione. 5.2 Per le diverse zone della Regione. –
Conclusione.
Carissimi
confratelli,
vi scrivo con lo
sguardo ormai rivolto alla Pasqua che stiamo per celebrare. Mi viene
perciò spontaneo il desiderio di porgervi gli auguri di una gioiosa
e feconda celebrazione dei misteri della nostra salvezza nella morte
e risurrezione del Signore Gesù. La prima verità da credere, se
vogliamo essere cristiani, è appunto la confessione di fede:
«Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone» (Lc
24,34). E l’ultima verità da ritenere, se vogliamo continuare ad
essere cristiani è proprio la stessa: «Se confesserai con la tua
bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo
ha risuscitato dai morti, sarai salvo» (Rm
10,9). Credere nella Pasqua del Signore e vivere già da risorti è
il cardine della vita cristiana. «Infatti Cristo, nostra Pasqua, è
stato immolato! Celebriamo dunque la festa non con il lievito
vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi
di sincerità e di verità» (1Cor
5,7b-8). In questa prospettiva pasquale, colgo l’occasione per
ringraziare delle espressioni di simpatia, condoglianza e preghiera
per la morte di mio padre, che vive ora accanto al Signore
Risorto.
Prima di entrare nel merito della lettera, desidero comunicarvi,
anche se brevemente, due notizie di famiglia che ci interessano.
Innanzitutto quella della prossima beatificazione, il 24 aprile, di
don Bronislaw Markiewicz,
fondatore della Congregazione di San Michele Arcangelo, più
conosciuti come “Micaeliti”, che dall’anno 2000 forma parte
della Famiglia Salesiana. Mentre ci rallegriamo con il Superiore
Generale e con tutta la Congregazione per il riconoscimento ufficiale
da parte della Chiesa della santità del Fondatore, ci sentiamo
ulteriormente confermati della validità del carisma di Don Bosco e
della Famiglia Salesiana come strada e spazio di santità.
L’altra riguarda invece direttamente la Congregazione. Arrivati a
metà del sessennio, abbiamo iniziato le Visite
d’Insieme, una forma di presenza del
Consiglio Generale nelle varie parti della Congregazione, che è
diventata prassi obbligata degli Istituti religiosi nell’attuale
contesto di unità nel decentramento e viceversa. Alle Regioni
permette di avere una visione universale della nostra Congregazione.
Al Rettor Maggiore e al suo Consiglio offre la possibilità di
sentire il polso dello stato della vita e presenza salesiana nelle
diverse Regioni. In questa occasione abbiamo deciso di prendere in
considerazione in particolare due temi: la comunicazione,
assimilazione e messa in pratica del CG25, e le realizzazioni più
importanti, le sfide più scottanti, le risorse disponibili e le
prospettive di futuro delle singole Regioni e delle Ispettorie
all’interno di esse. Mentre vi scrivo abbiamo terminato le prime
due, quelle dell’Asia Sud e di Asia Est e Oceania. Come è facile
immaginare, quando avremo compiuto il passaggio per tutte le Regioni,
saremo in condizioni di definire gli obiettivi del prossimo Capitolo
Generale e mettere in atto la sua preparazione.
Certo, lo studio delle Regioni ha un altro foro, quello del Consiglio
Generale, che continua con il suo programma di studiarle una ad una.
Anch’io proseguo con il mio proposito di presentarvele nelle mie
lettere. Questa volta è il turno della Regione Europa Nord, con cui
concluderò la presentazione dell’Europa salesiana.
1.
«Passa in Macedonia e aiutaci!» (At 16,9)
Ho voluto mettere come titolo della lettera questa frase del noto ed
importante sogno di San Paolo a Troade, durante il suo secondo grande
viaggio missionario (At
15,41-18,22). Dopo un breve cenno all’attività apostolica di
rafforzamento delle comunità, ordinariamente attraverso
l’evangelizzazione, il battesimo, l’Eucaristia e il ministero
(cf. At 15,41;
16,5), l’autore degli Atti evidenzia il vero protagonista della
Chiesa: lo Spirito Santo. È lui infatti a guidare le scelte da fare,
i passi da compiere, le frontiere da varcare, le porte da aprire. Per
ben due volte il testo racconta come lo Spirito Santo interviene
vietando a Paolo e ai suoi compagni di portare avanti il proprio
progetto missionario e dirigendoli invece verso la Grecia, verso
l’Europa: «Durante la notte apparve a Paolo una visione: gli stava
davanti un macedone e lo supplicava: “Passa
in Macedonia e aiutaci!”» (At
16,9).
Si tratta di un testo assai eloquente, innanzitutto perché - come ho
detto prima - fa vedere che è lo Spirito Santo la guida della Chiesa
e colui che apre il mondo al Vangelo; ma anche perché rappresenta
l’apertura dell’Europa a Gesù e alla sua Chiesa, che ha avuto un
influsso assai rilevante nella configurazione culturale dell’Europa
d’oggi dopo duemila anni di cristianesimo; notiamo come questo
macedone, in qualche modo simbolo degli europei, fa una richiesta di
aiuto, che è la richiesta dell’evangelizzazione. Leggiamo infatti
nel versetto seguente: «Dopo aver avuto questa visione, subito
cercammo di partire per la Macedonia, ritenendo che Dio ci aveva
chiamati ad annunziarvi la Parola del Signore» (At
16,10).
Il testo, memorabile e profetico nel contempo, ricorda il passato e
disegna il futuro. Il passato e il futuro dell’Europa è il
Vangelo. Con più di un secolo di storia, noi Salesiani avremo futuro
in questa Europa se lasciamo che sia lo Spirito a guidare la nostra
missione; se siamo capaci di sognare di giorno, come Don Bosco,
contemplando la situazione di povertà, di abbandono, di smarrimento
dei giovani; se ascoltiamo il loro grido di aiuto: «Passate
in Macedonia e aiutateci!» e, dietro
tale invocazione, scopriamo come Paolo che essi hanno bisogno del
Cristo e del suo Vangelo che venga ad appagare i loro desideri più
profondi, mentre cerchiamo nel contempo di formare in loro attraverso
l’educazione in ciascuna delle nostre opere l’uomo, il cittadino,
il professionista.
2.
Gli inizi della presenza salesiana nella Regione Europa Nord
La Regione Europa
Nord possiede uno straordinario grado di diversità storica,
culturale, religiosa, economica e linguistica, che in qualche modo
rappresenta la ricchezza e la complessità della nuova Europa.
Tentiamo, nel quadro ristretto di questa lettera, di dare alcuni
spunti significativi degli inizi della nostra presenza e azione nelle
varie zone della Regione.
2.1
Gran Bretagna, Irlanda-Malta, Olanda e Belgio Nord.
Nel 1887 i Salesiani sono approdati in Gran
Bretagna, un territorio di cultura
protestante, fiero del suo predominio come prima potenza industriale,
con una piccola minoranza cattolica, nella maggior parte costituita
da immigrati della agricola Irlanda. Quando i Salesiani arrivarono in
Irlanda,
nel 1919, essa era appena arrivata ad essere nazione indipendente,
tormentata da una guerra civile ed economicamente in difficoltà per
la perdita dei suoi tradizionali compratori britannici. Una
situazione diversa quella del Belgio,
dove i Salesiani fecero il loro ingresso nel 1890. Vi trovarono una
nazione appena industrializzata, con vasti squilibri sociali, con una
classe dirigente media liberale (a volte anticlericale), ma con una
regione, quella Fiamminga,
fortemente radicata nella cultura cattolica. L’arrivo all’Olanda
avvenne nel 1928, quando il paese, maggioritariamente protestante, si
era convertito in un centro commerciale molto sviluppato, con un
impero oltremare ed con estensioni ampiamente agricole, dove i
cattolici costituivano una minoranza isolata e socialmente e
politicamente emarginata.
Davanti a questa diversità di contesti non sorprende che lo sviluppo
dell’opera salesiana abbia avuto differente storia ed esito nelle
diverse regioni dove fu impiantata.
2.1.1
Gran Bretagna
Forse pochi sanno che è stato Domenico Savio a sancire, con le sue
accorate parole, nel 1855, l’ingresso dell’Inghilterra nella
storia salesiana: «Quante anime
attendono aiuto in Inghilterra; se solo avessi forze sufficienti,
andrei subito e porterei la gente a Dio».
Grazie all’influenza dell’ Arcivescovo Tobia Kirby, studenti del
Collegio Irlandese frequentarono l’Oratorio presso la casa di
accoglienza, e proprio da qui Don Bosco seppe trarre fuori il suo
primo gruppo di giovani irlandesi, che saranno tutti pionieri
dell’opera salesiana non solo a Londra, ma anche nelle Isole
Falkland, a Malta, nell’Irlanda stessa e persino a San
Francisco.
Un’altra conoscenza romana, la Contessa Georgiana di Stacpoole,
offrì ai Salesiani la Missione e la scuola elementare a Battersea in
Londra, fondata nel 1874, dove nel 1887 Don McKiernan e i suoi primi
compagni giunsero, sbucando nella nebbia.
La presenza salesiana si sviluppò fortemente, comprendendo le case
di Inghilterra, Cape Town (1897) e Malta (1903), di modo che nel 1902
fu eretta formalmente come Ispettoria Inglese.
Subito dopo la guerra 1914-1918, Don Francesco Scaloni vide la
necessità di rivitalizzare la Ispettoria Inglese e nel 1920 aprì il
nuovo noviziato e studentato a Cowley, Oxford.
Una nota che ha caratterizzato l’opera salesiana in Inghilterra fin
dall’inizio è stata, da un canto, il diretto coinvolgimento degli
agenti pastorali delle parrocchie delle aree più povere, e
dall’altro l’aver sviluppato scuole sia elementari che secondarie
con una forte spinta a scoprire vocazioni sacerdotali.
2.1.2
Irlanda
Nello stesso periodo, i Salesiani si stabilirono in Irlanda
(1919), sotto l’ispirazione di Don Luigi Sutherland e grazie
all’invito del Vescovo Thomas Hallinan di Limerick, che era già
stato coinvolto nel primo progetto di Don Bosco del 1874. Sistemarono
una tenuta abbandonata a Pallaskenry e la trasformarono in
aspirantato e scuola agraria. Anni più tardi (1922), a Warrenstown
nel Co Meath, una proprietà molto grande lasciata in eredità ai
Salesiani, nella regione più ricca di Irlanda, diede luogo a un
fiorente collegio di agricoltura/orticoltura. Sotto la pressione
della seconda guerra mondiale, venne aperto un noviziato irlandese
separato e poi l’aspirantato a Ballinakill nel 1941.
Dopo il Vaticano II, grazie alla decisione di separare l’Ispettoria
Irlanda/Sud Africa nel 1968 e di aprire il seminario nazionale a
Maynooth ai religiosi perché potessero andare alla Università, si
aprirono nuovi orizzonti alla Irlanda salesiana.
2.1.3
Olanda
In Olanda,
fino al 1928, se giovani olandesi volevano diventare salesiani,
dovevano andare in Belgio, in Germania o in Italia. È stato Mons.
Poels, cappellano dei minatori, a far sì che i Salesiani dal Belgio
passassero in Olanda, per cominciare un oratorio e parrocchia nella
città del sud di Lauradorp. Nel 1937, a Leusden, vicino ad
Amersfoort, si aprì una casa per aspiranti da parte della Ispettoria
di Germania.
Appena finita la guerra, l’Olanda diventava una Ispettoria
separata, con Don Annibale Bortoluzzi scelto come primo Ispettore.
Per sedici anni, questo amabile italiano guidò la crescita della
Ispettoria. Scuole con convitto, oratori, opere giovanili furono
impostate e fissate a Lauradorp, i Salesiani si impegnarono in varie
parrocchie ed in un numero assai considerevole partirono per le
Missioni in diverse parti della Congregazione.
2.1.4
Belgio Nord
L’erezione della Ispettoria Belgio Nord data solo dal 1959, ma
Mons. Doutreloux, famoso riformatore sociale, aveva già invitato i
Salesiani di Liège (1890) nel Belgio Sud, di lingua francese, ad
esplorare la vocazionalmente ricca regione fiamminga del Belgio Nord.
Fu così che nel 1896 fu fondato un noviziato a Hechtel nelle
Fiandre, cui seguì l’apertura di uno dei primi centri di studi
teologici fuori Italia a Groot Bijgaarden, nel 1904, in quella che
nel 1902 era diventata la prima Ispettoria belga, sotto la guida
ispirata di Don Francesco Scaloni. In aggiunta al loro specifico
impegno di fornire formazione secondaria e tecnica ai giovani della
classe lavoratrice nello stesso Belgio, i confratelli fiamminghi si
offrirono come pionieri per inaugurare una missione
salesiana nell’Africa Centrale,
chiamata allora Congo Belga (ora Congo, Burundi e Rwanda). Anche
questa Ispettoria è stata molto generosa nell’invio di missionari;
basta dire che tuttora ci sono 75 confratelli belgi sparsi nel
mondo.
Dopo la suddivisione della Ispettoria del Belgio nel 1959,
l’Ispettoria fiamminga, malgrado la diminuzione delle vocazioni, ha
espanso le proprie opere per i giovani in difficoltà, sia attraverso
sistemazioni in alloggi, sia con l’aiuto professionale ai giovani
ex-drogati.
2.2
Austria e Germania
L’area di lingua tedesca della Regione, comprendente le nazioni di
Austria e Germania, ha una presenza salesiana significativa.
2.2.1
Austria
Nell’agosto 1886 un gruppo di cittadini austriaci, capeggiato da un
giornalista, il signor Joseph M. Schmidinger, incontrò Don Bosco a
San Benigno Canavese, chiedendo la fondazione in suolo austriaco di
un’opera salesiana a beneficio dei giovani. Don Bosco non disse no,
ma indicò come uno degli ostacoli la mancanza di personale salesiano
germanico preparato, ed assicurò che prima o poi si sarebbe giunti a
realizzare tale progetto.
Anche se nell’allora impero austriaco degli Asburgo i Salesiani
erano entrati già nel 1887 (a Trento), nel territorio etnico
austriaco l'ingresso avvenne solo nel 1903, per volontà di Don Rua,
cui stava molto a cuore poter entrare nella capitale dell’impero
danubiano. Come organizzatore e superiore religioso fu mandato don
Luigi Terrone (1875-1968), di origine italiana. La casa di Vienna,
intitolata a Maria Ausiliatrice, che era nata come frutto di una
convenzione tra i Salesiani e l'associazione «Kinderschutzstationen
Charitativer Verein für arme Kinder», non durò a lungo; dopo tre
anni di collaborazione la Società Salesiana decise di sciogliere il
contratto. Al fondo del conflitto stava la forte convinzione
salesiana di non poter rinunciare al proprio sistema preventivo,
garante sicuro del successo educativo.
[1] I Salesiani
intrapresero la fondazione di un’opera autonoma a Erdberg, uno dei
distretti più popolati e trascurati della capitale austriaca,
abitato in gran parte da una popolazione operaia già imbevuta delle
idee marxiste. Nell’estate 1909 fu nominato, come direttore della
nuova presenza viennese, don August Hlond, che conosceva bene la
lingua e la cultura tedesca. Un anno dopo venne concesso il permesso
statale di apertura. Con la prima sezione dell’oratorio, il
«Knabenheim - Salesianum»,
messa in atto nell’ottobre 1910, la Società salesiana era andata
incontro a una emergenza molto sentita dalla popolazione del
quartiere e, in generale, in tutta la capitale: offrire una valida
proposta educativa al maggior numero di ragazzi, privi di qualunque
proposta qualificata di divertimento e di occupazione nel tempo dopo
la scuola.
Deve essere ricordato un lavoro, anche se svolto solo dal 1916 al
1918, in favore dei giovani studenti “profughi” di nazionalità
diverse: italiani, polacchi, sloveni, croati, ebrei, rumeni.
[2] Questi giovani furono
portati nella capitale dalle autorità civili e collocati nella casa,
adibita a convitto, e furono affidati ai Salesiani. Inizialmente
erano 171 giovani che frequentavano scuole pubbliche in città.
2.2.2
Germania
I Salesiani tentarono varie volte di entrare in Germania prima della
Grande Guerra, tuttavia il permesso fu negato per ragioni politiche e
per il presunto non bisogno di una tale istituzione educativa.
Il 29
novembre 1916, tre salesiani guidati da don F. Niedermayer come
direttore arrivarono a Würzburg, dando inizio alla prima casa
salesiana in Germania. Il fatto attirò l’attenzione anche della
stampa locale. I Salesiani, in un primo momento, si presero cura di
circa 75 apprendisti e di 10 studenti di scuole medie. Più tardi
estesero la loro cura a circa 160 apprendisti esterni, organizzati in
circoli. Tale tipo di lavoro, viste le circostanze socio-politiche,
fu ritenuto prioritario. Scriveva il primo direttore al Rettor
Maggiore, don Paolo Albera: «È un lavoro veramente salesiano che
ricorda molto i primi tempi di Don Bosco. Per le condizioni presenti
in Baviera ed in tutta la Germania è questo lavoro per la gioventù
operaia il più necessario e quello che da noi si aspettano i
Vescovi. Anche gli oratori festivi formeranno una parte assai
importante del nostro campo di lavoro. Invece sarà difficile, se non
affatto impossibile, aprire istituti con scuole elementari o
ginnasiali proprie, perché le leggi nuove proibiscono a privati
l’apertura di tali scuole e le esistenti devono a poco a poco
scomparire. In generale i Salesiani e l’opera di Don Bosco sono
stimati assai in Baviera e si aspetta da loro la salvezza della
gioventù operaia».
[3]
Tra le varie nuove fondazioni salesiane di questo periodo si deve
nominare la casa di Benediktbeuern:
si trattava di un ex monastero benedettino, distante una sessantina
di chilometri dalla capitale della Baviera, acquisito nel 1930.
L’opera assunse nella storia dei Salesiani tedeschi un posto di
rilievo, perché diventò un importante centro di formazione del
personale salesiano della Germania e dell’Austria; oggi è una
istituzione aperta anche ai bisogni della Chiesa locale, offrendo,
oltre alla possibilità dello studio di filosofia e di teologia,
anche lo studio delle scienze pedagogiche e sociali; ci sono pure: un
centro di irradiazione della spiritualità salesiana, un valido
centro giovanile e, infine, un centro per ecologia e cultura, albergo
giovanile e parrocchia.
Nel 1935 la Società Salesiana aveva 17 presenze in Germania, senza
contare la presenza a Stoccolma, Svezia, fondata nel 1930: un
progresso che si era attuato in meno di 20 anni! Viste le
circostanze, i superiori salesiani nel 1935 eressero l’Ispettoria
tedesca San Bonifacio, con la sede a München.
[4]
Con lo scoppio della seconda guerra mondiale alcune case furono
chiuse, e sequestrate. Tuttavia il colpo maggiore fu il fatto
dell’arruolamento di molti Salesiani, di cui all’incirca 140
caddero su vari fronti di guerra. Qualcuno fu anche messo in campo di
concentramento, come Theodor Hartz (1887‑1942), morto a Dachau,
e Karl Schmidt (1904‑1968).
[5]
Negli anni settanta si è sentito il bisogno di nuove forme di
proposta dell’apostolato salesiano: sorsero così i centri di
formazione spirituale per giovani a Benediktbeuern, Ensdorf,
Jünkerath e Calhorn (Oldenburg). Si deve pure ricordare un’opera
di straordinario valore: la Procura
Missionaria di Bonn. Grazie ad essa
furono e sono tuttora finanziati tanti progetti, sia in Europa che
nelle missioni salesiane.
Nell’ottobre 1990 avvenne la riunificazione dei due Stati tedeschi,
un fatto che sfidò anche i Salesiani. Nonostante che il personale
salesiano tedesco stesse diminuendo, si decise, nel 1992, di aprire
nuove presenze nell’ex Repubblica Democratica Tedesca, precisamente
a Heiligenstadt (Turingia) con un oratorio quotidiano (Offene Tür),
un centro di assistenza sociale e pastorale, un altro con
l’assistenza ai giovani emarginati e centro giovanile, e a Chemnitz
(Sachsen - Sassonia) con un centro giovanile, un centro di
orientamento professionale e, naturalmente, con un oratorio; questo
lavoro viene svolto con una partecipazione notevole dei Cooperatori.
Non si può omettere un’altra iniziativa, cioè che nello stesso
anno (1992) l’Ispettoria di Köln si prese la responsabilità di
una missione in Ghana, all’interno del Progetto Africa.
Oggi, dietro richiesta delle stesse Ispettorie della Germania, si sta
procedendo alla loro unificazione, in vista di una presenza più
significativa.
2.3
La Polonia
Verosimilmente già intorno all’anno 1889, si cominciò a studiare
il progetto di una prima spedizione salesiana in terra polacca. Il
Rettor Maggiore, Don Rua, avrebbe pensato di mettere a capo della
spedizione August Czartoryski, accompagnato da don Bronisław
Markiewicz ed altri, polacchi ed italiani. La fragile salute di A.
Czartoryski non permise in quel momento la realizzazione di tale
progetto. Intanto i Superiori disposero la partenza per la Galizia
(Polonia) di don Markiewicz, alla fine del marzo 1892, per assumere
la cura pastorale di una piccola parrocchia nella località chiamata
Miejsce, poco distante dalla città vescovile di Przemyśl. Don
Markiewicz curò l’apertura di una casa per l’educazione della
gioventù povera, che denominò “Casa Don Bosco”. Con questo atto
egli diede inizio alla prima presenza salesiana in terra polacca.
Don
Markiewicz nel 1897 decise di staccarsi dai Salesiani di Torino,
mentre i Salesiani polacchi che restarono in Congregazione
accettarono subito una proposta del Vescovo principe di Cracovia,
Cardinale Jan Puzyna, di fondare un istituto nella modesta città di
Oświęcim,
un centro religioso capace di rispondere, a parere del Vescovo, alla
devastante divulgazione socialista tra i giovani dei ceti popolari.
Nell’agosto 1898 don Rua vi mandò, appena ordinato sacerdote, don
Franciszek Trawiński, a cui nell’autunno furono associati due
chierici.
Nel dicembre 1899 i Superiori decisero di mandarvi don Emanuele
Manassero in qualità di direttore. Lui fu il vero pioniere e
l'organizzatore della casa salesiana a Oświęcim,
denominata in seguito "Casa Madre" dei salesiani polacchi.
Egli riconquistò e rinsaldò, in breve tempo, la vacillante fiducia
verso la Società salesiana.
Nel 1904 si assistette alla fondazione della seconda opera salesiana
nel Sud della Polonia in un piccolo villaggio, Daszawa, nel distretto
di Stryj della provincia di Lviv, che oggi fa parte dell’Ucraina.
Con l’apertura di questa presenza si volle venire incontro al
sempre più pressante bisogno di avere una casa di formazione. Come
direttore e maestro dei novizi fu scelto don Pietro Tirone,
futuro catechista generale della
Congregazione.
All’inizio del XX secolo la questione sociale veniva sempre più
sentita, e alcuni Vescovi cercavano di porvi rimedio attraverso la
fondazione di istituzioni educative. Uno di questi fu il Vescovo di
Przemyśl di rito latino, mons. Józef Sebastian Pelczar, canonizzato
il 18 maggio 2003. Egli volle avere i Salesiani in un quartiere
popolare nella sua città vescovile, in cui essi, difatti,
incominciarono il loro apostolato nel 1907. Come direttore fu scelto
don August Hlond, futuro Cardinale Primate della Polonia. Siccome non
esisteva per la scuola musicale, tanto voluta dai Vescovi polacchi,
un edificio apposito, i Salesiani concessero il loro istituto. La
scuola superiore speciale per organisti, fondata il 1° novembre
1916, e messa sotto la guida del giovane compositore don Antoni
Hlond, costituì un unicum
nella storia della Società Salesiana. Durante i 47 anni della sua
attività preparò 570 organisti diplomati: fu un contributo e un
servizio particolare alla Chiesa in Polonia, oltre che alla società
civile, da parte dei Salesiani.
Nel periodo tra le due guerre si assistette a un’ulteriore
fioritura dell’opera salesiana. Nel 1933 erano attive già 32 case
e il numero dei confratelli oltrepassava i 500; perciò il Rettor
Maggiore, don Pietro Ricaldone, decise di smembrare metà delle case
dall’Ispettoria di San Stanislao Kostka per costituire la nuova
Ispettoria di San Giacinto con sede a Cracovia.
Lo scoppio della seconda guerra mondiale costituì un colpo doloroso
per i Salesiani in Polonia. Vennero chiuse tutte le scuole, e quasi
tutte le case. La lotta per la sopravvivenza e la precarietà della
vita dei soci, e, legate a questo, la peregrinazione e l’emigrazione
dei confratelli durate alcuni anni, lasciarono in essi tracce
profonde.
Nei campi di concentramento furono trucidati dai nazisti 67
salesiani, tra cui don Józef Kowalski, proclamato beato il 13 giugno
1999 insieme con i cinque giovani martiri dell’Oratorio di Poznań.
Entro il 1945 i Salesiani riuscirono a riattivare tutti i centri di
educazione e d’istruzione. Nel 1948, perciò, funzionavano 8 scuole
professionali, 4 istituti tecnici, 6 ginnasi e licei e 4 seminari
minori.
Nell’anno scolastico 1947-48 il governo comunista cambiò
l’atteggiamento di fronte alle scuole non statali. Con fermezza
irremovibile si cominciò con la chiusura graduale delle scuole
guidate dai religiosi. La scuola professionale di Oświęcim rimase
dopo il 1963 come l’unica scuola privata salesiana riconosciuta
dallo Stato, l’unica scuola professionale salesiana in tutto il
dominio sovietico!
Passare al lavoro pastorale nelle parrocchie era diventato
inevitabile e ciò influì considerevolmente sul cambio del volto
dell’apostolato dei Salesiani. Tuttavia i Salesiani polacchi
cercarono di conservare la loro fisionomia, individuando gli spazi
per la loro missione specifica.
A conferma del progresso dei Salesiani in Polonia parla evidentemente
il fatto che nel 1979, malgrado il regime comunista, si assistette
all’erezione di due nuove Ispettorie: l’Ispettoria Sant’Adalberto
di Piła, formata da case smembrate a Nord-Ovest della Polonia
dall’Ispettoria di San Stanislao Kostka di Varsavia, e l’Ispettoria
San Giovanni Bosco di Wrocław, in cui confluirono le case staccate a
Sud-Ovest della Polonia dall’Ispettoria di San Giacinto.
2.4
Paesi dell’ex Unione Sovietica e Lituania
In quella che attualmente è chiamata Circoscrizione Speciale
dell’Est vi sono vari paesi che appartenevano all’ex Unione
Sovietica, compresa la Lituania, che merita tuttavia un discorso
specifico. È utile conoscere la storia di questa presenze
salesiane.
2.4.1 I paesi
dell’ex Unione Sovietica
Si tratta di una situazione tutta particolare, poiché in realtà in
questi paesi non poteva esistere ufficialmente nessuna attività di
qualunque Congregazione religiosa durante il regime comunista. Dopo
il 1940, malgrado tutto, alcuni Salesiani decisero di restare nei
territori annessi all’Unione Sovietica, al fine di poter svolgere
il loro servizio sacerdotale a favore dei cattolici ivi rimasti.
È
doveroso, in particolare, fare memoria del coraggio di vari Salesiani
polacchi rimasti nei territori annessi all’Unione Sovietica,
correndo il rischio di perdere la propria vita. Infatti, almeno
undici di loro furono trucidati nelle varie repubbliche dell’ex
Unione Sovietica. I
pochi sopravvissuti alla cruenta persecuzione rientrarono nella
Polonia, ma altri rimasero sul posto, svolgendo fino alla morte il
loro ufficio sacerdotale in circostanze molto delicate. Una persona
emblematica fra tutte è il salesiano polacco don Tadeusz Hoppe
(1913-2003), il quale riuscì a prestare l’attività pastorale in
varie zone del dominio sovietico, specie ad Odessa (Ucraina), dagli
anni 1943 fino alla sua morte, avvenuta nel 2003.
Prima del definitivo sfacelo dell’URSS, i Salesiani poterono
entrare nelle ex repubbliche sovietiche, ripristinare le antiche
presenze salesiane in Ucraina e in Bielorussia e, addirittura,
aprirne di nuove nei paesi in cui i Salesiani non erano ancora
presenti: la Russia, la
Georgia, la Repubblica Yakutia.
Ciò permise al Rettor Maggiore, don Egidio Viganò, di erigere nel
1993 la Circoscrizione speciale “Immacolata Concezione di Maria”
dell’Europa dell’Est, con sede a Mosca, la quale abbraccia le
presenze salesiane sparse in vari Stati dell’ex Unione Sovietica.
Le presenze salesiane più numerose si hanno in Ucraina, nella
Bielorussia e nella stessa Russia.
Una menzione particolare merita l’Ucraina, dove la presenza
salesiana – nell’attuale territorio della nazione – risale al
1904 (a Daszawa), che però all’epoca era un’opera salesiana
polacca. Come pure erano polacche le opere fondate nel periodo tra le
due guerre nel territorio occidentale dell’odierna Ucraina, che
faceva allora parte integrante della Polonia. Tutta questa attività
venne stroncata con lo spostamento dei confini, spostamento iniziato
nel 1944 e concluso definitivamente nel 1945: territori orientali
polacchi entrarono a far parte della Ucraina, la quale a sua volta,
dopo il 1944, fu annessa all’URSS come una delle repubbliche
sovietiche.
Per la storia della presenza salesiana in Ucraina, va ricordato come
nel 1930 la Sacra Congregazione degli Affari ecclesiastici
straordinari scrisse una lettera al Rettor Maggiore D. Filippo
Rinaldi nella quale rivolgeva, a nome del Santo Padre, l’invito ai
Salesiani ad intraprendere fra gli ucraini un lavoro di promozione di
scuole e istituti di Arti e Mestieri, per promuovere l’istruzione e
educazione cattolica nelle classi meno abbienti, ed a raccogliere
alcuni giovani chiamati allo stato religioso, formarli in Italia
conservando il proprio rito greco-cattolico, preparando così
l’erezione di una provincia religiosa di rito orientale. Questa
proposta si ripetè nel 1932 a D. Ricaldone.
In quello stesso anno fu mandato in Italia per la propria formazione
un primo gruppo di giovani ucraini, al quale seguirono altri negli
anni successivi. Nel 1951 il Visitatore Apostolico per gli ucraini
dell’Europa occidentale affidava ai Salesiani ucraini il seminario
minore per i ragazzi della diaspora ucraina.
Nel 1991 la proclamazione dell’indipendenza e della libertà
religiosa in Ucraina ha permesso ai Salesiani ucraini, dopo tanti
anni di attesa e di speranza, di ritornare nella loro patria. Hanno
incominciato con una parrocchia e un oratorio a Lviv (Leopoli); nel
1994 è stata aperta la casa di aspirantato e prenoviziato a
Obroshyno e nel 2001 a Lviv il primo Centro Giovanile Ecumenico
Salesiano, nel quale l’anno seguente è stata avviata una Scuola
Professionale riconosciuta dallo stato ucraino.
Questo sviluppo ha portato il Rettor Maggiore e il suo Consiglio alla
decisione di erigere la prima Delegazione di rito bizantino ucraino,
al fine di favorire meglio una impiantazione feconda del carisma di
Don Bosco in quella terra. Accanto ai Salesiani di rito bizantino vi
sono anche Salesiani di rito latino, che svolgono l’apostolato tra
i cattolici, in gran parte di origine polacca, appartenenti al rito
latino.
2.4.2 La
Lituania
La prima opera salesiana in Lituania fu fondata nel 1934, a
Skirsnemuné, e per motivi politici venne incorporata all’Ispettoria
Centrale “Sacro Cuore” di Torino, anziché legarla ad una delle
Ispettorie polacche. A Kaunas, che all’epoca era la città capitale
della Lituania, fu fondata nel 1938 la seconda presenza salesiana
lituana, con parrocchia, oratorio festivo, catechismo nelle scuole
comunali. Un anno dopo si aprì una presenza nella località di
Saldutiškis, assumendo la parrocchia e le catechesi nelle scuole
comunali. Nel 1940 fu nominato un delegato ispettoriale, don Antonio
Skeltys, per le presenze salesiane in Lituania.
Ma nel 1944 la Lituania fu annessa come repubblica all’URSS: con
ciò incominciò una dura persecuzione della Chiesa, inclusi tutti
gli istituti religiosi. Oltre che sequestrare il patrimonio
ecclesiastico, si passò alla lotta diretta contro il clero, per cui
tanti preti finirono nei gulags sovietici, compresi alcuni Salesiani.
Solo
dall’anno 1989, con la caduta del “muro di Berlino”, si potè
pensare a cercare di ripristinare il carisma salesiano nel paese. Il
tramonto, relativamente veloce, dell’Unione delle Repubbliche
Socialiste Sovietiche (URSS) nel 1994, rese possibile l’attività
salesiana più ufficiale, anche se sono rimaste alcune difficoltà.
Attualmente i Salesiani sono presenti nella capitale della Lituania,
Vilnius, e
a Kaunas.
2.5
Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca, Slovenia, Croazia
Nel coordinamento della Regione, le Ispettorie salesiane di alcuni
paesi, per affinità culturali o per motivi geografici, sono state
collegate in una Consulta, intitolata ai Santi Cirillo e Metodio
(conosciuta con la sigla CIMEC). Vediamo dunque qualche tratto della
storia salesiana in questi paesi.
2.5.1
L’Ungheria
Da quando, il 23 maggio 1880, il signor Antal Lonkay, noto uomo dei
mass media dell’epoca in Ungheria, direttore e proprietario del
quotidiano «Magyar Allam», fu accolto tra i membri
dell’Associazione dei Cooperatori Salesiani, passarono oltre
quaranta anni, finché si giunse alla prima fondazione salesiana nel
territorio magiaro.
Nel 1913 il Primate di Ungheria, mons. Giovanni Czernoch, tramite il
canonico Francesco Robitsek, avanzò la proposta di prendersi cura
del santuario di Santa Croce, in ungherese Szentkereszt,
a Péliföld.
I Superiori di Torino incaricarono don Tirone di mettersi in contatto
con il Primate e valutare la proposta. Don Tirone si recò sul posto,
e, nonostante alcune obiezioni, optò per l’accettazione, in vista
di un futuro sviluppo. Il Primate, con rescritto del 26 ottobre 1913,
donò alla Società di San Francesco di Sales il santuario di Santa
Croce di Péliföld. Nell’autunno del medesimo anno vi furono
inviati i figli di Maria ungheresi. A guidare questa casa, come pure
ad attendere alla cura d’anime, fu nominato lo sloveno don
Francesco Walland.
[6]
Nell’autunno del 1919 fu aperta l’opera di Nyergesújfalu, con un
collegio-convitto, scuole ginnasiali e servizio pastorale. Le
medesime attività si ebbero nella casa di Rákospalota fondata nel
1924. Aggiungiamo che nell’anno scolastico 1925-1926 nello
studentato filosofico c’erano 23 chierici e nel noviziato 8
candidati. Un dato che prometteva un futuro e incoraggiava a
procedere con altre aperture.
E infatti nel 1925 si procedette all’apertura della casa a
Esztergom-Tábor,
dove in breve tempo fu insediato lo studentato di filosofia e di
teologia, e altre forme di lavoro educativo. Appena il numero delle
case in Ungheria aumentò – nel 1927 furono fondate le case di
Ujpest e Visegrád e nel 1929 quella di Szombathely
– si decise di erigere, nel 1929,
l’Ispettoria “Santo Stefano Re”, con don Pływaczyk come
Ispettore.
Del progresso costante dell’opera salesiana in Ungheria parla anche
il numero dei Salesiani; al 1° gennaio 1940 l’Ispettoria di
Santo Stefano Re contava 189 confratelli, tra i quali c’erano 125
confratelli in formazione (novizi,
filosofi, teologi); 32 erano salesiani coadiutori!
Davanti ai Salesiani ungheresi si prospettava un promettente futuro,
che purtroppo fu frenato dallo scoppio della guerra. Tuttavia, ancora
negli anni 1947-48 i Salesiani potevano aprire nuove presenze (a
Miskolc, a Sajólád, a Tanakajd e altrove), le ultime però, prima
che arrivasse il periodo di lotta contro la Chiesa. Ma il tempo
davvero duro per la Chiesa, quindi anche per i Salesiani, arrivò con
l’intervento dell’Unione Sovietica contro la rivoluzione
d’ottobre 1956, incominciata a Budapest. Da quei tragici eventi
fino all’anno 1989 i Salesiani ungheresi non hanno più potuto
svolgere l’attività inerente al loro carisma. Oggi, anche se con
le conseguenti difficoltà del passato, l’Ispettoria Ungherese si
sta ricostruendo.
2.5.2
La Slovenia
La conoscenza di Don Bosco e della sua opera nel territorio sloveno
risale agli anni sessanta dell’Ottocento; prima infatti che vi
arrivassero i primi Salesiani, esisteva un consistente numero di
“Cooperatori Salesiani”. Don Rua cedette alle ripetute insistenze
dei Cooperatori Salesiani e, soprattutto, di uno dei più zelanti
pastori della Chiesa slovena dell’epoca, l’Arcivescovo di
Ljubljana, Mons. Anton B. Jeglič (1850-1937), il quale offriva un
castelletto a Rakovnik, all’epoca poco distante dalla capitale
della Slovenia.
[7] Il primo gruppo di
Salesiani giunse a Rakovnik il 23 novembre 1901, sotto la guida di
don Simone Visintainer, scelto come primo direttore.
Nel 1907 venne aperta la seconda opera salesiana in terra slovena,
nella piccola località di Radna: un
noviziato a carattere internazionale, anche se la maggior parte dei
candidati erano polacchi; più tardi funzionò anche come studentato
di filosofia. Anche la terza opera salesiana, aperta nel 1912 nel
villaggio di Veržej – detto “Marijanišèe” – non fu
indirizzata subito agli sloveni, ma ai figli di Maria tedeschi,
desiderosi di trasferirsi da Penango (Piemonte-Italia) in qualche
località della loro patria.
La libertà politica permise ai Salesiani di riprendere
pienamente l’apostolato nella prima casa di Rakovnik nel 1919;
seguì un periodo di nuove fondazioni in tutta la Slovenia. La
prospettiva di un continuo sviluppo fece sì che nel 1922 fosse
eretta l’Ispettoria dei Santi Cirillo e Metodio, con sede a
Ljubljana; ad essa vennero incorporate le prime case salesiane della
Croazia e della Cecoslovacchia; il primo superiore, in veste di
Visitatore, fu l’italiano don Pietro Tirone a cui succedette, nel
1926, il polacco don Stanisław Pływaczyk e, dal 1929, lo sloveno
don Franc Walland.
Lo scenario pieno di buone speranze cambiò con la guerra, specie da
quando, nell’aprile 1941, la Jugoslavia entrò in essa. La guerra
comportò alcuni morti tra i salesiani, eliminati per opera del
Partito Comunista Jugoslavo.
Negli anni della distensione, intorno al 1955, i Salesiani
individuarono le aree di una nuova presenza salesiana a favore della
Chiesa locale: si offrirono per le missioni popolari, elaborando
persino validi manuali per tale forma di apostolato (stampati in
forma di libretti o nella rivista per predicatori SejaIec).
Dopo il 1955 D. Valter Dermota incominciò l’attività di
preparazione dei sussidi catechistici e, nel 1963, si riuscì ad
istituire con gran successo il Centro Catechistico Salesiano.
L’anno
1989 segnò una svolta storica. Ai Salesiani furono riconsegnati i
convitti di Veržej, Celje e Rakovnik-Ljubljana, e già nel 1991 potè
essere aperto il primo ginnasio cattolico in Slovenia (Želimlje).
Nel frattempo altri Salesiani sloveni portavano avanti l’apostolato
tra le minoranze slovene all’estero: ad Opicina-Italia,
Klagenfurt-Austria e tra gli emigrati (Hamilton-Canada). Salesiani
sloveni sono stati presenti in Albania sin dall’inizio dell’opera
salesiana.
2.5.3
La Slovacchia e la Repubblica Ceca
Anche in
questo caso l’arrivo dei primi Salesiani fu preceduto dal sorgere
di nuclei di Cooperatori Salesiani. I primi giovani della Boemia,
della Moravia e della Slovacchia, a cavallo tra l’Ottocento e il
Novecento, si recarono nelle case salesiane del Piemonte, dove
parecchi di loro scelsero la vita religiosa salesiana. I superiori di
Torino, visto il continuo afflusso di giovani dalla allora
Cecoslovacchia, destinarono per loro, nel 1921, la casa salesiana di
Perosa Argentina.
La prima casa salesiana in Slovacchia fu aperta nella località di
Šaštin nel 1924. Qui fu offerto ai Salesiani un antico monastero,
insieme al santuario nazionale in cui veniva venerata Maria
Addolorata. Esso fu trasformato in centro di formazione del futuro
personale; nello stesso anno vi si erano trasferiti gli slovacchi da
Perosa Argentina.
Nel 1927 si ebbe la fondazione di altre due case salesiane, a
Fryštak, prima casa nella Boemia, e a Vráble (Slovacchia). Nella
capitale della Slovacchia, Bratislava, i Salesiani stabilirono la
loro presenza nel 1933, aprendo un oratorio quotidiano, prendendo la
cura della parrocchia e attivando varie forme di apostolato. A
Moravská Ostrava, in un primo momento, fu aperto lo studentato
filosofico, più tardi quello teologico e il noviziato per i
candidati boemi e moravi.
Tale sorprendente aumento delle presenze in Cecoslovacchia portò,
nel 1935, alla decisione di staccare le case dall’Ispettoria
slovena e unirle nella nuova Ispettoria di San Giovanni Bosco, con
sede a Moravská Ostrava.
Nella capitale della Boemia, Praha, nel 1936 i Salesiani aprirono un
oratorio quotidiano e un convitto e assunsero il lavoro parrocchiale.
Nello stesso anno essi entrarono nella città di Trnava (Slovacchia),
dove diedero inizio, tra l’altro, a un pensionato per gli studenti,
a scuole medie, a un oratorio festivo e accettarono un gruppo di
figli di Maria. L’anno dopo (1937) a Žilina iniziarono un oratorio
festivo, un pensionato, e catechesi nelle scuole pubbliche.
Lo
sviluppo fu sorprendente: nel 1939, a quindici anni dall’apertura
della prima opera salesiana, l’Ispettoria di San Giovanni Bosco
contava con 227 confratelli! Colpisce pure qui l’alto numero di
confratelli in formazione, 180, tra i quali 48 salesiani
coadiutori!
Questa insolita fioritura delle presenze in Cecoslovacchia, nonché
la dolorosa situazione politica dovuta all’occupazione della Boemia
e della Moravia da parte dei nazisti e poi il fatto della
costituzione del governo autonomo nella Slovacchia, fecero sì che
nel 1939 furono staccate le case slovacche per costituire la nuova
Ispettoria di Maria Ausiliatrice, con sede a Bratislava.
La guerra mondiale rese difficile la vita salesiana, specie nel
cosiddetto protettorato tedesco, ma non la paralizzò del tutto.
Alcuni salesiani furono mandati nei campi di concentramento; tra essi
don Stefan Trochta, futuro cardinale. A guerra conclusa, i Salesiani
poterono ripristinare la loro attività, anzi intensificarla. Il
cambio radicale avvenne nel 1948, anno in cui la Cecoslovacchia
diventò una democrazia popolare. I comunisti passarono alla lotta
aperta contro la Chiesa e le sue istituzioni, incominciando con la
chiusura di tutti gli ordini religiosi. Nella primavera del 1950 fu
creato un campo di concentramento per i religiosi, in cui vennero
portati 260 salesiani! Per la Società salesiana incominciò il tempo
delle catacombe, che finì solo nel dicembre 1989.
I Salesiani di entrambe le Ispettorie ripresero il loro apostolato
con grande slancio, aiutati dai confratelli tornati dall’esilio.
Nel momento del ripristino della loro attività nei loro rispettivi
paesi, dimostrarono un’apertura missionaria, offrendo alcuni dei
loro confratelli per le missioni. Basta qui ricordare la presenza di
confratelli slovacchi nei paesi dell’ex URSS (a Baku –
Azerbaigian); i Salesiani della Repubblica Ceca sono andati, tra gli
altri posti, in Bulgaria, aprendo un’opera a favore dei ragazzi in
difficoltà.
2.5.4 La
Croazia
L’inserimento dell’opera di Don Bosco nella Croazia ebbe un
percorso più lento rispetto ad altri paesi limitrofi e questo a
dispetto della conoscenza piuttosto remota delle istituzioni
educative salesiane.
La prima casa salesiana in Croazia fu aperta nel 1922 nella capitale
Zagreb, dove i Salesiani accettarono un convitto dell’Archidiocesi
e aprirono un oratorio festivo, anche se nell’attuale suolo croato
si era avuta l’apertura della presenza salesiana nella città di
Rijeka (Fiume) già nel 1918.
La seconda presenza salesiana ebbe inizio nel 1929, pure nella
capitale croata, Zagreb‑Knežija. Essa fu seguita dall’opera
aperta nel 1936 nell’antica città di Split: qui fu presa la cura
di un orfanotrofio e di un convitto e, inoltre, si attivò un
oratorio e si assunse l’insegnamento nelle scuole pubbliche.
Lo
scoppio della seconda guerra mondiale non comportò molti ostacoli
per l’attività salesiana. Anche dopo essere diventata una delle
sei repubbliche autonome del nuovo Stato Jugoslavo, i Salesiani
poterono, naturalmente nei limiti concessi, portare avanti il loro
apostolato. Infatti nel 1948 poterono aprire un’opera a
Zagreb-Rudeš
e l’anno successivo a Zadar-Arbanasi.
Il progressivo sviluppo dell’opera di Don Bosco permise ai
superiori di erigere, nel 1972, l’Ispettoria croata di San Giovanni
Bosco, con sede a Zagreb. I Salesiani croati, in qualche modo
similmente a quelli della Slovenia, si erano resi forti nel campo
catechistico, aprendo recentemente un “Centro Catechistico
Salesiano” a Zagreb e, inoltre, una casa editrice “Katehetski
salezijanski centar”.
2.6
Due fattori che contribuirono al primo sviluppo
Non vorrei terminare questo resoconto degli inizi senza accennare a
quei due elementi che ebbero un effettivo ruolo nell’aprire la
strada alla fondazione dell’opera salesiana nell’Europa
centro-orientale, specie in alcuni paesi dell’impero danubiano;
ambedue si fecero presenti prima dell’arrivo dei Salesiani.
2.6.1
Il «Bollettino Salesiano»
Nel 1895 i Superiori diedero il via all’edizione tedesca del
Bollettino, che prese nome «Salesianische
Nachrichten»
(Notizie salesiane). La prima tiratura uscì in 20 mila copie. L’anno
dopo si pensava già seriamente alla sua stampa in polacco. La
pubblicazione regolare dell’edizione polacca, che prese il nome di
«Wiadomości
Salezjańskie»
(Notizie salesiane), si ebbe dal gennaio del 1897. La prima tiratura
uscì in 14 mila copie.
Dopo il successo delle edizioni tedesca e polacca, i Salesiani si
accinsero, dal 1903, a pubblicare il mensile anche in lingua
ungherese, con il titolo il «Szalézi
értesitö»
(Bollettino salesiano). È da osservare che nella Germania e
nell’Austria, come pure nel regno ungherese, all’epoca non c’era
neppure una casa salesiana!
La pubblicazione del Bollettino salesiano in lingua slovena si ebbe
dal gennaio 1907. Si chiamò «Salezijanska
Poročila. Glasilo salezijanskih sotrudnikov»
(Parola salesiana. La voce dei cooperatori salesiani). Il Bollettino
salesiano in sloveno fu l’ultimo nell’Europa centro-orientale
pubblicato anteriormente allo scoppio della prima guerra
mondiale.
Uno dei segreti che assicurò al periodico una indiscussa fortuna fu
la dimensione internazionale voluta da Don Bosco, che lo salvò dal
limite di un carattere regionalistico. E
ci pare che questo dato stia alla base di una accoglienza
sorprendente nei paesi dell’Europa centro-orientale, feriti fin
troppo dalle continue lotte a sfondo nazionalistico. Esso apparve
come una rivista rivolta soprattutto al bene dei giovani bisognosi di
educazione e d’istruzione, senza badare alla loro provenienza
sociale o nazionale. Lo spazio dedicato alle missioni presentava i
Salesiani come una società religiosa dal respiro universale e nello
stesso tempo procurava loro simpatia. Inoltre, il mensile mostrava il
dinamico progresso attraverso la continua informazione sulle sempre
più numerose aperture di case dentro e fuori dell’Italia. Dopo la
morte di Don Bosco, la sua figura costituì un centro di amorevole
attenzione in svariati articoli. Egli veniva presentato come uno dei
maggiori educatori tra i contemporanei: non si era fermato entro i
limiti di un paese, ma aveva progettato un’opera valente, sia per
l’Europa che per altri continenti. Insomma, si presentava come una
figura molto attraente e suggestiva.
2.6.2
I Cooperatori Salesiani
I Cooperatori hanno giocato un ruolo decisivo nell’impiantazione
della presenza dei Salesiani in vari paesi d’Europa. La loro più
grande diffusione si ebbe in Slovenia, in Germania, compresa
l’Austria e la Svizzera, in Polonia e in Ungheria. In tutti questi
paesi il sorgere dell’Associazione anticipò l’arrivo dei
Salesiani! L’analisi
attenta dei necrologi, sia dei Cooperatori Salesiani che dei
benefattori, collocati al termine del Bollettino, rivela altresì la
sua divulgazione tra tutti i ceti sociali.
In Slovenia l’Associazione dei Cooperatori ebbe inizio vivente
ancora Don Bosco. Alcuni lo incontrarono persino di persona. Nel 1896
ebbero luogo due convegni di Cooperatori sloveni. Il primo si svolse
il 29 gennaio e il secondo il 26 maggio, sempre a Ljubljana; motore
principale ne fu il ricordato sacerdote diocesano J. Smrekar,
coadiuvato da altri sacerdoti e laici. Intorno al 1900 i Cooperatori
sloveni contavano più di 1600 iscritti
[8] . Naturalmente uno
dei loro propositi fu quello di far venire i Salesiani in Slovenia,
specie a Ljubljana.
Anche l’«Unione dei Cooperatori» tra i polacchi nacque quando Don
Bosco era ancora vivo. Essi si reclutavano sia tra quelli viventi
nella Polonia occupata, che tra quelli all’estero. Dalle prime
adesioni note tra i polacchi si sa che le iscrizioni ebbero luogo nel
1884, ma non si escludono probabili iscrizioni precedenti. Secondo il
Bollettino polacco i Cooperatori erano 16 mila nel luglio 1897 e nel
dicembre del medesimo anno sarebbero saliti a 25 mila. Due anni più
tardi arriveranno a 55 mila. Anche tra i polacchi viventi in esilio
se ne riscontra un modesto numero.
In Ungheria entusiasta dell’Associazione era Antal Lonkay,
direttore e proprietario del quotidiano «Magyar
Allam». Don Bosco stesso l’aveva
aggregato, come primo cooperatore ungherese, all’oratorio di
Valdocco, il 23 maggio 1880
[9] . Il Lonkay, volendo
far conoscere l’Associazione dei Cooperatori agli ungheresi,
tradusse in lingua ungherese, tra altre cose, il Regolamento dei
Cooperatori, che fu pubblicato a Budapest nel 1882. La sua opera fece
sì che Don Bosco, prima della sua morte, fosse assai conosciuto dal
pubblico ungherese. E secondo il Bollettino ungherese, nel 1902 vi
sarebbero stati 6 mila Cooperatori ungheresi.
Uno sviluppo assai dinamico ebbe l’Associazione nei paesi di lingua
tedesca, specie nella Germania e nell’Austria. Nel 1899 il numero
dei Cooperatori tedeschi si aggirava intorno ai 40 mila.
Non stupisce, perciò, il fatto che i Salesiani nell’Europa
centro-orientale trovassero un consistente appoggio materiale e
morale. Si deve affermare che, senza le varie attività e la
collaborazione dei Cooperatori con i Salesiani, non sarebbe stato
possibile l’impatto, l’inserimento e lo sviluppo dell’opera di
Don Bosco in quelle aree geografiche d’Europa.
3.
Il contesto odierno della nostra missione
Il percorso storico, alquanto lungo e complesso, della presenza
salesiana nella Regione Europa Nord ci è servito per vedere come il
carisma di Don Bosco può essere impiantato ovunque, e crescere con
forza, e anche resistere in circostanze tanto avverse come alcune
soprannominate. Quanto abbiamo noi da imparare dai Salesiani in
questa Regione! E sono convinto che essi stessi da questa loro storia
possano trarre illuminazione e ispirazione per affrontare con
successo le sfide odierne, non caratterizzate già dalla guerra e
dalla persecuzione, ma dal secolarismo invadente, dalla
globalizzazione riduttiva, dalla scristianizzazione
culturale.
La Regione si trova in mezzo a un accelerato e profondo processo di
trasformazione di un’Europa che da secoli ha visto combattersi i
popoli gli uni contro gli altri, cambiare costantemente le frontiere
delle nazioni (Lituania, Polonia, Ucraina, Germania, Jugoslavia,
Ungheria, Russia, ecc.); un’Europa, testimone delle “immigrazioni
forzate” di interi popoli in Russia, del “trasferimento”
obbligato dei polacchi e delle popolazioni tedesche nella Slesia,
della vicenda dei Sudeti nella Repubblica Ceca, che sogna l’unità
e ha deciso di voltare pagina alla storia e scommettere per la pace,
per la libertà dei paesi e di tutti i cittadini, per lo sviluppo
solidale di tutti paesi che la configurano, e per questo recentemente
si è data una Costituzione che possa mantenerli uniti nella
diversità.
3.1
La nuova Europa
Ecco la nuova Europa, che nel passato ha saputo creare delle
espressioni culturali ricchissime e nel presente è decisamente
orientata a sviluppare tra tutti i cittadini europei un senso di
appartenenza ad un popolo, mentre si impegna ad assicurare sistemi di
garanzia sociale e tutte le libertà individuali. Un’Europa che,
tuttavia, dopo l’allargamento delle sue frontiere, conosce il
divario tra una estrema ricchezza (un PIL pro capite di 32.000 US$
nella Svizzera e 1,9% di disoccupazione) e una estrema povertà (un
PIL pro capite di 1.900 US$ in Bosnia-Herzegovina con il 60% di
disoccupazione).
Ecco la nuova Europa, che rischia di perdere la sua ‘anima’,
frutto di una storia bimillenaria di presenza del cristianesimo, che
si è fatto un tutt’uno con il continente. Infatti l’Europa
odierna è debitrice del contributo assai prezioso di Agostino, di
Tommaso D’Aquino, di Dante, di Rembrant, di Michelangelo, di
Raffaelo, di Leonardo, di Shakespeare, di Montesquieu, di Spinoza, di
Bach, di Galileo, di Newton, di Kant, di Goethe, di Einstein…
Ecco la
nuova Europa, che ha dato al mondo uomini e donne di grandissima
statura: San Benedetto, San Francesco d’Assisi, San Domenico di
Guzman, Sant’Ignazio di Loyola, San Francesco Saverio, San
Bonifacio, San Villibrordo, San Tommaso di Canterbury, San Patrizio,
Sant’Adalberto, San Giacinto, Santi Cirillo e Metodio, Santo
Stefano Re, Santa Caterina da Siena, Santa Teresa d’Avila, San
Giovanni della Croce, Don Bosco, Padre Damiaan De Veuster, Santa
Edith Stein, e uno stuolo di tanti altri santi.
Ecco la nuova Europa che non si ritrova più con la sua anima e
cancella la sua storia o almeno la riduce all’influsso di Atene,
Roma e Parigi, e dove la Chiesa e il messaggio del Vangelo stanno
cercando con fatica di ritrovare un posto in questa “casa per
tutti”. Si tratta di un’Europa, almeno quella Occidentale, che,
come ha scritto Giovanni Paolo II, «dà
l’impressione di una ‘apostasia silenziosa’ da parte dell’uomo
sazio che vive come se Dio non esistesse».
[10]
Il fatto è che in varie parti dell’Europa si avverte il bisogno di
un primo annuncio del Vangelo, perché cresce il numero delle persone
non battezzate, sia per la notevole presenza di immigrati
appartenenti ad altre religioni, sia perché anche i figli di
famiglie di tradizione cristiana non hanno ricevuto il battesimo o a
causa della passata dominazione comunista o a causa di una diffusa
indifferenza religiosa.
Ecco l’Europa da scoprire ed aprire al Vangelo, vera terra di
missione e di prima evangelizzazione. Tutto questo lo si deve fare
con la passione di Paolo, che accoglie il grido di aiuto del
macedone, ma anche con l’intelligenza di chi è consapevole che
quello che è in gioco è il cuore del Vangelo, il Dio rivelato in
Gesù, morto sulla croce. Dobbiamo annunciare un Dio compassionevole,
che predilige i poveri, i deboli, le vedove, gli orfani, gli
stranieri, un Dio talmente umano che egli stesso è diventato un uomo
sofferente e con la sua passione ci ha ridato la dignità perduta e
ci ha riempito di speranza.
Certo, questa nuova evangelizzazione dell’Europa ha bisogno di
nuovi evangelizzatori. Perciò i Salesiani devono attrezzarsi per
questo bellissimo compito di contribuire a ridare anima all’Europa,
mettendo Gesù Cristo e il suo Vangelo al centro della vita personale
e comunitaria, rafforzando l’amore e la fede nel proprio carisma,
acquistando una conoscenza e una stima sempre più grande del
“polmone” orientale della Chiesa e della Congregazione, puntando
sul lavoro a favore dei più poveri, bisognosi, abbandonati e
percolanti, imparando ad essere dialoganti e tolleranti in un
contesto sempre più multiculturale e multireligioso.
3.2
La situazione giovanile
Le lettere sulla Regione Europa Ovest e sulla Regione Italia-Medio
Oriente hanno offerto un ritratto della situazione giovanile
nell’Europa occidentale. Grosso modo questa descrizione vale pure
per la situazione giovanile del versante occidentale della Regione
Europa Nord. Per questo vorrei piuttosto soffermarmi sulla situazione
giovanile nella zona dell’Europa centrale e orientale, generalmente
meno conosciuta.
Stando al Rapporto del Centro di Ricerca Innocenti dell’UNICEF con
sede a Firenze, “I Giovani nelle
Società in Trasformazione”, che
analizza l’esperienza della
“generazione della transizione” in
27 paesi dell’Europa centrale ed orientale, esistono in questi
paesi 65 milioni di giovani tra i 15 e i 24 anni di età , dei quali
26 milioni (41%) studiano, 21 milioni (32%) lavorano, e 18 milioni
(27%) non studiano né lavorano. Questi dati statistici sono
eloquenti in se stessi, ma anche dalla prospettiva della nostra
missione.
Il Rapporto vede nella “generazione della transizione” un’enorme
risorsa per la regione, e non solo per
essa, in quest’epoca di rapide trasformazioni economiche e sociali.
Raccomanda lo sviluppo di politiche a vantaggio dei giovani, miranti
a sostenere le famiglie, le comunità e le società, oltre che gli
stessi giovani.
Il Rapporto afferma pure che i successi o i fallimenti degli
adolescenti e dei giovani hanno spesso radici nell’infanzia:
conviene quindi investire nei bambini.
E segue una conclusione di grande significatività
per noi: i giovani sani e felici non
spuntano dal nulla. Sono persone che hanno iniziato la vita come
bambini e hanno sviluppato la loro potenzialità attraverso
l’educazione. Non posso non ricordare in questo momento l’appello
del cardinale Ratzinger durante l’incontro degli Ispettori europei
quando, interrogato su che cosa si attendeva lui dei Salesiani in
Europa, rispondeva con chiarezza e convinzione: “la profezia
dell’educazione”.
Fino al 1989, cioè fino al crollo del muro di Berlino, la
disoccupazione era praticamente inesistente nella maggior parte dei
paesi della regione. Adesso è un problema enorme e molti giovani
disoccupati, oltre il 40%, sono stati senza lavoro per più di un
anno.
Tra il 1989 ed il 1998 il tasso totale di fertilità si è ridotto di
un terzo o più nella maggioranza dei paesi, e addirittura della metà
in Armenia e in Lettonia. Se la tendenza attuale verrà mantenuta, il
numero di giovani tra 15 e 24 anni in Europa centrale si ridurrà di
un terzo nei prossimi 20 anni.
Il Rapporto rivela anche una generazione la cui salute
è minacciata. Circa mezzo milione di
coloro che nel 1989 avevano tra i 5 e 14 anni non è più in vita
oggi. Nel 1998, in tutta la zona, sono morte 85.000 persone tra i 15
e i 24 anni di età. Molte di queste morti di giovani sono dovute a
incidenti, atti di violenza, omicidi, suicidi, e a cause naturali,
quali le malattie infettive e le complicanze della gravidanza.
Anche se
in alcuni paesi in transizione il tasso dei suicidi
tra i giovani di sesso maschile tra i
15 e 24 anni è diminuito, in 16 paesi è aumentato ed è più che
raddoppiato in Lituania, in Bielorussia, in Russia e in Turkmenistan.
Il tasso è particolarmente elevato, ed è in aumento, in Slovenia,
in Estonia, in Lettonia, in Ucraina e in Kazakistan.
Il Rapporto dice ancora che i giovani delle famiglie povere, delle
aree rurali, delle minoranze etniche e i disabili sono rappresentati
in misura sproporzionata tra coloro che abbandonano precocemente
l’istruzione o che non la iniziano affatto.
Tutte queste indicazioni, che descrivono la situazione giovanile
nell’area centro-orientale dell’Europa, sono certamente preziose
per l’attuazione della nostra missione tra i giovani.
3.3
L’odierna realtà salesiana della Regione
La Regione Europa Nord è
stata costituita nel
CG24. Essa comprende attualmente 16 Ispettorie, più la
Circoscrizione Speciale dell’EST con
sede a Mosca e una Delegazione Ispettoriale (Malta). Di recente,
nell’ultima sessione plenaria del Consiglio Generale è stata
approvata la costituzione della Delegazione di rito bizantino-ucraino
in Ucraina.
Nella Regione si parlano 21 lingue diverse ed essa si estende a 25
nazioni in 3 continenti.
[11]
Molte Ispettorie, con grande generosità, hanno preso la
responsabilità della missione salesiana in altri paesi.
[12] Altre Ispettorie
mantengono uno stretto legame con le loro fondazioni, ora facenti
parte di circoscrizioni autonome: il Belgio Nord con la Repubblica
Democratica del Congo e con Bangui nella Repubblica del Centroafrica;
le tre Ispettorie di lingua tedesca con il Ghana; l’Ispettoria
della Gran Bretagna con la Liberia.
3.3.1
Il coordinamento
La Regione non funziona come un’unica Conferenza Ispettoriale, per
motivo del contesto notevolmente diverso. Per favorire la
collaborazione interispettoriale sono state create quattro
zone:
–
La Conferenza Ispettoriale delle 4 Ispettorie polacche
(Piła-Kraków-Warszawa-Wrocław) e della Circoscrizione Est con sede
a Mosca.
– La Conferenza Ispettoriale delle 3 Ispettorie di lingua tedesca
(Köln-München-Wien).
– La Consulta Ss. Cirillo e Metodio (CIMEC), che raggruppa 5
Ispettorie (Repubblica Ceca, Croazia, Slovacchia, Slovenia,
Ungheria).
– La Consulta della “Zona Atlantica” comprendente le 4
Ispettorie di lingua anglo‑neerlandese (Belgio Nord, Gran
Bretagna, Irlanda e Malta, Olanda).
3.3.2
I Salesiani
Nel settembre 2004 la Regione contava
2751 professi e 52 novizi. Come nelle
altre Regioni dell’Europa, anche in questa si registra un calo.
Difatti dal 1996 c’è stata una diminuzione di 472 confratelli.
La media
di età della Regione è di 55 anni, ma si presenta molto variegata
da Ispettoria a Ispettoria. La più giovane è Polonia-Kraków (42
anni), la più anziana è l’Olanda (72 anni).
La maggioranza dei novizi si trova in Polonia (30); le Ispettorie
della CIMEC (ad eccezione della Slovacchia), che all'inizio degli
anni ’90 avevano ancora un bel numero di entrate, hanno visto
diminuire il numero dei novizi. Si nota una discreta ripresa nella
Slovenia e nella Croazia, come pure è motivo di speranza lo sviluppo
dei confratelli ucraini di rito orientale.
Più problematica si prospetta la zona atlantica e quella tedesca
della Regione, dove le Ispettorie vedono entrare pochissimi candidati
(salvo la Gran Bretagna, quest’anno con 3 novizi).
Nel 1996 la Regione contava 498 confratelli con professione
temporanea. Attualmente la Regione ne conta 240.
Uno sguardo più vicino a questi
confratelli ci lascia intravedere le grandi differenze esistenti
nella Regione:
– 153 confratelli con professione temporanea appartengono alle
quattro Ispettorie della Polonia e alla Circoscrizione dell’Est; 71
alla zona CIMEC, di cui 51 nella sola
Slovacchia; la zona atlantica della Regione ne conta 16 e la zona di
lingua tedesca conta 9 confratelli
con professione temporanea.
– Dal 2002 si nota una tendenza alla stabilizzazione delle
vocazioni nelle Ispettorie di Croazia, Polonia-Piła,
Polonia-Wrocław, Polonia-Kraków Slovenia e nella Circoscrizione
dell’Est. L’unica Ispettoria che dimostra una lenta crescita è
la Slovacchia.
– Malta, la Delegazione Ispettoriale dell’Irlanda, si presenta in
parte diversa. La Delegazione con i suoi 34 confratelli (di cui 9 in
formazione iniziale), con un’età media sui 48 anni, si presenta
con delle prospettive di crescita. Vale a dire che Malta offre un
ambiente religioso ed ecclesiale molto diverso da quello dell’Europa
Occidentale. Recentemente i confratelli, dietro richiesta dei
Vescovi, hanno preso la responsabilità della formazione degli
operatori nella Pastorale Giovanile dell’isola.
3.3.3
I coadiutori
La Regione conta attualmente 249 coadiutori, di cui 23 con
professione temporanea; essi rappresentano il 9% del totale dei
confratelli. Nel 1996 i confratelli coadiutori erano 237 e 42 con
professione temporanea. È da notare che 8 dei coadiutori con
professione temporanea si trovano nella Slovacchia.
3.4
La realtà delle diverse zone
3.4.1
Zona atlantica e di lingua tedesca
(Austria, Belgio Nord,
Germania-Köln, Germania-München, Gran Bretagna, Irlanda-Malta,
Olanda)
Queste Ispettorie hanno un’ammirevole storia salesiana, scritta con
grande dedizione, con attaccamento a Don Bosco e con amore per la
Congregazione. Hanno conosciuto una grande storia missionaria “ad
gentes” e hanno avuto molte vocazioni negli anni del dopo-guerra
fino al 1975. Attualmente evidenziano un forte calo di vocazioni alla
vita salesiana e subiscono un processo di invecchiamento rapido. E
quindi si constata nello stesso tempo una diminuzione della presenza
salesiana tra i giovani, che rende sempre più debole la
testimonianza della vita salesiana tra i giovani stessi.
L’età media è di 62 anni; ma l’entusiasmo per il nostro carisma
non è venuto meno. Intanto però si è ingenerata una
incertezza circa il futuro, dovuta
soprattutto alla mancanza di vocazioni e alla fragilità vocazionale
dei giovani confratelli.
Queste Ispettorie conducono e animano grandi opere di notevole
significatività e qualità educativa: 18 ginnasi, 15 licei, 11
scuole professionali, 11 centri di promozione sociale, 38 centri
giovanili, 34 oratori, 19 convitti, 11 ostelli per giovani, 97
parrocchie, 35 case per giovani in difficoltà, 12 opere per
minoranze etniche, 7 case di spiritualità con una propria équipe di
animazione, 5 oratori festivi, 4 centri ecologici, ( tra i quali
merita uno speciale rilievo il centro ecologico di livello europeo di
Benediktbeuern), un impegno molto significativo nel tempo libero, con
le scuole di animatori, e il volontariato, ben sviluppato
specialmente nella Germania, nella Gran Bretagna e in Olanda.
Molte opere sono gestite dai laici, salesianamente ben formati,
grazie ad una lunga tradizione di formazione salesiana degli stessi
laici. Vorrei menzionare, in modo speciale, l’Istituto di
formazione per i laici nel Belgio Nord e il lavoro fatto dal
Jugendpastoral Institut
a Benediktbeuern. Si constata pure tra i collaboratori un crescente
numero di non credenti, ma con una grande simpatia per Don Bosco e
per il suo stile di educazione e questo dato rappresenta per noi una
speranza, ma anche una sfida per la futura significatività delle
opere salesiane.
Cresce la convinzione che diventa necessario ottimizzare le energie e
i confratelli disponibili, scegliere alcune opere significative,
avere il coraggio di definire una nuova impostazione nelle opere o
affidare ai laici quelle opere che riteniamo per noi meno
significative e intraprendere nuove opere, strutturalmente modeste,
per i giovani e con i giovani, e soprattutto testimoniare con più
convinzione la propria fede in Gesù Cristo.
3.4.2
Zona Polonia e Circoscrizione dell’Est ( Polonia-Warszawa,
Polonia-Kraków, Polonia-Pila, Polonia-Wroclaw, Circoscrizione
dell’Est)
Questa zona offre un panorama diverso. Essa conta circa 1200
confratelli. L’età media è di 44 anni.
Non si può capire la situazione attuale di questa zona, la sua
sensibilità e la sua peculiarità senza conoscere il vissuto della
Chiesa cattolica in questi paesi, la dimenticanza della Polonia da
parte dell’Europa dopo la seconda guerra mondiale, la storia della
Chiesa greco-cattolica ucraina, la storia della Chiesa cattolica
armena, la storia della Chiesa ortodossa, durante gli 80 anni di
dominazione comunista.
La nostra missione si svolge soprattutto nelle parrocchie
(155) e chiese
filiali (160). Quasi tutte le
parrocchie hanno l’oratorio (100) o il centro giovanile (81).
Queste Ispettorie prendono cura anche di 9 santuari. Nella Polonia si
nota uno sviluppo considerevole delle scuole, di modo che negli
ultimi 9 anni le Ispettorie hanno ripreso o inaugurato 24 ginnasi, 22
licei, 10 scuole tecniche. Case per giovani in difficoltà sono state
create a Trzciniec, a Rumia e a Kiełców. Le nuove presenze godono
di una grande stima da parte dei giovani, dei genitori e delle
autorità civili con le quali spesso lavoriamo insieme. La grande
sfida è di rendere queste scuole e opere salesianamente
significative, tenendo conto del crescente numero dei laici
coinvolti, il che rende più che mai necessario il ruolo della
comunità SDB come nucleo animatore dell’opera, la pratica del
sistema preventivo e la formazione salesiana dei laici. Un elemento
determinante per lo sviluppo del carisma, soprattutto in Polonia, è
l’impegno di numerosi confratelli nell’insegnamento religioso
nelle scuole statali. Si può dire che quasi tutti i confratelli
impegnati nelle parrocchie vi sono coinvolti.
In questi ultimi anni, a partire dal 1993, si è vista nascere e
sviluppare con grande coraggio la Circoscrizione dell’Est, che
comprende i paesi seguenti: la Federazione Russa, la Lituania, la
Bielorussia, l’Ucraina, la Georgia. La Circoscrizione dell’Est ha
molte prospettive, anche se alcuni fattori frenano per il momento il
suo sviluppo: la fragilità vocazionale, il difficile dialogo
ecumenico tra Chiesa cattolica e ortodossa, l’attitudine dello
Stato a riguardo della Chiesa cattolica, non ancora riconosciuta
ufficialmente, la mancanza di personale per poter sviluppare la
missione salesiana in tutta la sua totalità. Tuttavia la
Circoscrizione ha saputo aprire alcune opere con grande
significatività: una casa per i ragazzi della strada a Moskva, la
scuola tipografica a Gatchina, senza dimenticare la presenza ‘di
frontiera’ a Jakutsk, a Aldan nella Siberia, le parrocchie a
Smarhon e Minsk in Bielorussia, e la crescita dei confratelli del
rito orientale a Lviv nell’Ucraina.
Parlando di questa zona non si possono dimenticare i confratelli
polacchi e ucraini caduti nella guerra, nei campi di concentramento o
nella lontana Russia. A loro il nostro ricordo, la riconoscenza per
la loro testimonianza e la preghiera.
3.4.3
Zona CIMEC (Repubblica Ceca, Croazia, Slovacchia, Slovenia,
Ungheria)
La Zona conta 649 confratelli. L’età media è di 53,60 anni.
Questa
zona ha conosciuto una persecuzione accanita durante gli anni del
comunismo. In effetti, nel cuore di tanti confratelli anziani è
rimasta incisa la morte di molti confratelli ed amici, la chiusura di
tutte le opere nel 1950, gli anni di lavoro nelle fabbriche, insomma
anni di catacombe, soprattutto nella Repubblica Ceca, nella
Slovacchia, nella Slovenia e nella Lituania. Quali e quante pagine di
santità salesiana sono ancora da scoprire e da scrivere! Malgrado
tutte le difficoltà e la mancanza di contatto con il Centro della
Congregazione, il carisma è andato avanti ed è rimasto vivo. Non
resisto alla tentazione di ricordare la bellissima storia dei
‘Chalupki’
nella Repubblica.Ceca, vere scuole di salesianità durante la
clandestinità e di inserimento dei laici cooperatori nella missione
salesiana, che ha dato come frutto tante vocazioni alla Congregazione
e alla Famiglia Salesiana.
La missione si svolge soprattutto nella parrocchie (119) e chiese
filiali ( 120), nell’impegno nel tempo libero attraverso gli
oratori (45) e centri giovanili (41), e nei 2 ginnasi e 6 licei.
Basti pensare alla scuola a Žepče (Bosnia-Herzegovina) sulla
frontiera tra tre culture: serbia-musulmano-croata, alla scuola per
gli zingari a Kazincbarcika (Ungheria), alla scuola tecnica a Žilina
e all’impegno per gli zingari a Bardejov (Slovacchia); all’Istituto
superiore di pedagogia sociale e di teologia a Praha (JABOK), e alla
facoltà di Teologia a Ceské Budjevoce; al liceo con internato a
Zelimlje (Slovenia); infine alle opere per minoranze etniche nella
Slovenia, Ungheria e Repubblica Ceca.
Queste Ispettorie stanno investendo ancora molta energia nella
rifondazione della Congregazione. Possiamo dire che il processo di
ricupero delle case confiscate dal regime comunista è finito, ma una
certa mancanza dello ‘Stato di diritto’ e il frequente mutare
delle leggi vi rendono ancora insicuro il processo
decisionale.
Occorre ora impegnarsi nella ridefinizione della propria identità,
dopo anni di mancanza di libertà, il che naturalmente spiega una
forte sensibilità per la propria storia e cultura.
Questa zona è carica di speranza, soprattutto se riusciremo a
impostare bene il carisma, a formare comunità centrate su Cristo e
vicine ai giovani, e ad avere il coraggio di scegliere nuove presenze
orientate all’educazione e all’evangelizzazione dei giovani più
poveri.
3.5
La collaborazione interispettoriale
Un aspetto da sottolineare è la collaborazione interispettoriale che
si è realizzata in questi ultimi anni.
A mo’ di esempio:
Nell’ambito della Formazione iniziale
si evidenzia soprattutto l’Istituto
superiore di Benediktbeuern in Germania Sud, che funziona come centro
di formazione per
le tre Ispettorie di lingua tedesca e per alcuni studenti delle
Ispettorie dell’Europa Centrale. Questo Istituto è chiamato a
giocare un ruolo molto notevole nella formazione iniziale, permanente
e continua per i confratelli e per i laici della Regione e nel
dialogo tra i due polmoni spirituali dell’Europa.
Nella Polonia si realizza in comune la preparazione alla professione
perpetua per i confratelli delle quattro Ispettorie.
Si nota la partecipazione di alcune Ispettorie (Austria, Germania Sud
e Germania Nord, Circoscrizione dell’Est, Croazia e Slovenia) nelle
case di formazione di alcune Ispettorie dell’Italia: il noviziato a
Pinerolo, il postnoviziato a Nave e la teologia a Torino-Crocetta.
Queste Ispettorie sono molte grate alle Ispettorie d’Italia per
questo servizio assai prezioso che prestano nella formazione dei loro
giovani confratelli.
L’interscambio dei confratelli in formazione iniziale (molto
significativo negli anni ’90), soprattutto dalla Polonia verso
l’Italia, la Germania, la Gran Bretagna e l’Irlanda, si è
praticamente estinto. La diminuzione dei candidati, ma anche certi
interrogativi circa modelli di vita comunitaria e di pastorale
giovanile, non rendono sempre facile il ritorno in
Ispettoria.
Nell’ambito della Formazione
permanente e continua esiste
la settimana annuale di formazione dei
Consiglieri Ispettoriali e dei Direttori delle Ispettorie della
Slovacchia e Repubblica Ceca.
In Polonia si organizza a livello interispettoriale il corso di
aggiornamento per i confratelli dopo 7 anni di sacerdozio, l’incontro
annuale dei coadiutori, il quinquennio, il corso per i nuovi
Direttori, la Federazione delle Scuole Salesiane, la Rivista
scientifica ‘SEMINARE’ sotto la direzione di alcuni professori.
È anche
da evidenziare il vasto programma di Formazione permanente e continua
per le tre Ispettorie di lingua tedesca, organizzata dal
PastoralJugendzentrum
in Benediktbeuern, che è l’unico “laboratorio” di Pastorale
Giovanile al livello superiore nella Regione.
Nell’ ambito della Pastorale Giovanile
ci sono molte proposte e iniziative interispettoriali: gli incontri
annuali o biennali per giovani animatori della Regione a Wien
(Austria), a Benediktbeuern (Germania Sud), a Groot-Bijgaarden
(Belgio Nord: Eurizon)
e a Praha.
Nell’ambito del Volontariato si dà la collaborazione tra le
Ispettorie della Zona atlantica e di lingua tedesca della Regione con
le Ispettorie polacche, della CIMEC e della Circoscrizione dell’Est.
Dal 2000
funziona il “Don Bosco Youth-net”,
che raggruppa 12 Associazioni salesiane delle Ispettorie europee al
servizio della Pastorale e dell’animazione dei giovani.
Infine, è da segnalare l’incontro annuale dei responsabili della
Pastorale Giovanile delle Ispettorie di lingua tedesca e il Centro
Nazionale di Pastorale Giovanile in Polonia.
Per quel che riguarda l’aspetto culturale, le scuole di lingua
inglese in Irlanda offrono un bel servizio ai confratelli che
vogliono studiare la lingua.
Nel campo editoriale
si constata una collaborazione crescente delle 12 case editrici della
Regione sotto la guida del Don Bosco
Verlag in Germania Sud.
Va segnalato infine il processo di
unificazione tra Belgio Nord - Olanda e
tra Germania-Köln e Germania-München, che si concluderà con la
creazione della nuova Ispettoria della Germania (GER) e con la
costituzione della Delegazione Ispettoriale dell’Olanda al 15
agosto 2005.
4. I settori
della vita e della missione salesiana
4.1
Formazione iniziale
La Regione contava ben 18 prenoviziati, 10 noviziati, 12 case di
postnoviziato, 11 studentati teologici e 3 case per la formazione dei
coadiutori.
Nella Zona atlantica, a
causa delle poche entrate, sono state progressivamente smantellate
diverse strutture di formazione: l’Istituto di Maynooth in Irlanda,
Oud-Heverlee nel Belgio Nord, e quasi tutti i noviziati. La mancanza
di studenti e formatori è stata accompagnata in alcune Ispettorie da
una politica di rinuncia a preparare professori e formatori. È
dunque ovvio che queste Ispettorie cerchino sempre più una
collaborazione interispettoriale in questo campo.
Le Ispettorie di lingua tedesca hanno scelto di mandare i loro novizi
a Pinerolo, dove fanno un’esperienza di noviziato internazionale.
Per le tappe seguenti continuano a mandare i confratelli a
Benediktbeuern che garantisce, in un ambiente molto ben strutturato e
ricco di esperienza salesiana, la formazione in filosofia, pedagogia
sociale e teologia.
La Polonia possiede tre noviziati (Czerwińsk, Swobnica, Kopiec), 3
postnoviziati e 3 teologati (Ląd, Łódź e Kraków). Qui la
formazione è garantita sia dalle équipes di formatori ben
qualificati, sia dal numero di confratelli in formazione iniziale.
Comunque si pone la domanda di una ristrutturazione delle case di
formazione per concentrare le risorse e garantire la qualità.
La
Circoscrizione dell’Est ha chiuso il noviziato a Oktiabrskij e lo
studentato a Sankt Petersburg come ambienti di formazione iniziale.
Qui si sta rivedendo tutta la struttura della formazione iniziale. Lo
sviluppo dei confratelli ucraini di rito orientale ci invita a
preparare le strutture di formazione ‘in loco’. Per il momento
funzionano in Ucraina i due prenoviziati per i due riti. Per le tappe
successive i confratelli sono mandati altrove.
Croazia e Slovenia mandano i novizi a Pinerolo, con l’opzione di
continuare gli studi in Italia. Hanno eretto il prenoviziato.
L’Ungheria manderà i novizi a Pinerolo. Altre tappe saranno
realizzate in Ungheria.
La Slovacchia possiede le proprie strutture di prenoviziato,
noviziato, postnoviziato e teologia. La Repubblica Ceca ha pure le
proprie strutture, ma quest’anno manderà il novizio in Slovacchia.
La Repubblica Ceca ha un prenoviziato ben strutturato a
Sebranice.
La voglia di una collaborazione interispettoriale non manca nella
Regione, però è fortemente frenata dalla lingua. Qualsiasi
collaborazione interispettoriale richiede da parte dei candidati lo
studio di un’altra lingua, certo sempre arricchente, ma non per
tutti facile.
Circa la formazione iniziale ribadisco che Benediktbeuern offre una
struttura consistente con una forte équipe di docenti qualificati.
Potrebbe diventare maggiormente un centro internazionale di
formazione iniziale nella Regione.
4.2
Formazione salesiana dei laici
La
formazione salesiana dei laici è anche molto diversificata. Nella
Zona Atlantica e Germanica è ben organizzata. In Irlanda la si
realizza attraverso il gruppo “Ethos”
in collaborazione con le FMA. In Gran Bretagna attraverso “The
Governors”. Nel Belgio Nord
attraverso una organica programmazione di due anni per tutti i laici
impegnati nelle scuole e nelle case per giovani a rischio e
attraverso il “Centro di Formazione” (Vormingscentrum).
Nella Germania si svolge un vasto programma di formazione dei laici
assieme ai Salesiani, organizzato dal JugendPastoralInstitut
di Benediktbeuern.
In Polonia la formazione dei laici nelle scuole è prevalentemente
affidata ai presidi. Forse anche in questo campo si può disegnare un
progetto a livello interispettoriale.
Pure nella CIMEC la situazione varia da Ispettoria a Ispettoria.
L’Ungheria ha degli incontri a livello ispettoriale. La Slovacchia
punta alla formazione di animatori laici. La Croazia e la Slovenia
privilegiano la formazione dei laici inseriti nelle parrocchie. Nelle
scuole la formazione è affidata ai presidi.
Alcune Ispettorie, con molto investimento di energie, hanno creato
degli Istituti superiori, dove salesiani e laici possono
qualificarsi: Benediktbeuern (Austria, Germania Nord e Sud), la
facoltà di teologia di České Budĕjovice (Repubblica Ceca),
l'Istituto Superiore Salesiano di Educazione Cristiana a Warszawa
(Polonia), la Scuola speciale di pedagogia sociale e teologia, JABOK
(Repubblica Ceca), l’Istituto superiore Salesiano di Economia e
Commercio (Polonia-Warszawa), Corsi di formazione salesiana (Belgio
Nord).
Nell’insieme la Regione spicca per un numero notevole di
confratelli qualificati, non soltanto con il titolo di dottorato ma
anche con l’abilitazione.
4.3
Pastorale Giovanile
Nell’Europa sono due le sfide principali che si presentano alla
pastorale giovanile salesiana: la sfida della scristianizzazione di
un’Europa chiusa in se stessa, che ha smarrito la memoria
dell’eredità cristiana e nella quale molti giovani vivono una
forte domanda religiosa, ma spesso confusa e vaga; e la sfida delle
nuove povertà materiali e spirituali, dell’immigrazione, che
affliggono in special modo i giovani e producono una crescente
esclusione sociale.
Di fronte a queste sfide la pastorale giovanile si sente chiamata a
vivere con più radicalità innanzitutto l’impegno
dell’evangelizzazione, come risposta ai grandi interrogativi di
senso dei giovani, come promozione dei valori della dignità della
persona e del gusto della vita, come proposta esplicita dell’incontro
con il Signore Gesù e dei cammini di fede; e insieme il compito
dell’inclusione, superando le varie forme di emarginazione
giovanile, cercando vie d’integrazione, di dialogo interreligioso e
di esperienza interculturale, di aiuto alla famiglia, ecc.
Nella Regione la pastorale giovanile sta cercando vie concrete per
rispondere con decisione a queste sfide. Mentre le strutture
tradizionali d’incontro e di educazione (scuole, parrocchie…) si
rendono sempre più difficili da gestire e perdono capacità
d’incidenza, in modo speciale nella zona ovest della Regione,
sorgono nuovi spazi di incontro e di proposta formativa per i
giovani: gruppi e movimenti giovanili, case di spiritualità,
proposte d’accoglienza e di educazione dei più poveri, in
particolare dei giovani immigrati, ambienti di ampia accoglienza e
protagonismo giovanile, ecc.
Così per esempio:
Nel Belgio fiammingo si evidenziano i pellegrinaggi giovanili ai
luoghi di origine del nostro carisma, gli weekend di spiritualità e
gli esercizi spirituali organizzati per i giovani dall’équipe
dell’Oasecentrum
di Groot-Bijgaarden; in Malta, le attività di ‘SPYS’ e i
‘Live-ins’ a Dingli.
Nella Polonia sono da evidenziare i ‘nuovi’ e promettenti
movimenti giovanili: ‘Pustynia Miast’,
‘Saruel’,
‘Oasi’,
‘Ministranti’,
Salos,
vari pellegrinaggi, gli incontri giovanili regolari come ‘Savonalia’
(Kraków), e ‘Pielgrzymka
ministrantow’ (Wroclaw), gli Scout, i
campi vocazionali ecc.
Nella CIMEC ci sono anche esperienze interessanti: nella Slovenia
l’Associazione ‘Mladinski Ceh’
e il Progetto ‘Skala’;
nella Croazia ‘Don Boscofest’,
le PGS, ‘Campus ministry’;
nella Slovacchia i campi per ministranti, gli ‘Itinerari educativi
e spirituali’, la festa dei giovani, Lumen
e le attività di ‘Domka’.
Nella Repubblica Ceca si evidenziano il Movimento ‘MSG’
(Movimento salesiano della Gioventù), il Movimento CGS (Club
salesiani della gioventù), MGS (Movimento Giovanile Salesiano). In
Ungheria gli incontri molto graditi a Peliföldszenkereszt per i
ministranti e gli animatori.
Nella Zona della lingua tedesca si menzionano le proposte della “Don
Bosco Haus” a Wien e ‘Eurotreff’
e ‘Jupa - Tagung’.
Nella Germania ci sono le significative attività di ‘Aktionszentrum’
a Benediktbeuern e le case di spiritualità a Calhorn e
Jünkerath.
A livello Regionale non esiste ancora un progetto di
collaborazione di tutte le Ispettorie; vengono però organizzate
molte proposte per giovani al livello regionale e interispettoriale.
In questi anni è nata una struttura di
coordinamento di diverse organizzazioni giovanili salesiane delle
Ispettorie dell’Europa, “Don Bosco
Youth net”.
Le diverse proposte pastorali coinvolgono molti laici, insegnanti e
animatori e membri della Famiglia Salesiana, e dimostrano un
significativo protagonismo giovanile.
Penso che nella Regione è da rafforzare e da incoraggiare questo
sviluppo dei “Movimenti giovanili”, che si presentano agili,
creativi, attraenti. Rimane attuale ciò che Don Vechhi scriveva
nella sua lettera agli Ispettori della Regione Europa Nord-Zona
Occidentale. «Mi sembra necessario in tutte le opere mettere
l’accento sullo sviluppo della pastorale giovanile con itinerari di
evangelizzazione per tutti, puntando allo stesso tempo su processi
formativi e una proposta chiara di spiritualità cristiana per coloro
che si manifestino disponibili ed assumere in forma più decisa
l’impegno di tutti di ricercare, scoprire e accompagnare le
vocazioni».
Questo implica creare la mentalità che il MGS è una vera opera
salesiana, elaborare una pastorale delle famiglie, collaborare più
strettamente con le iniziative della Chiesa locale, spesso
sconosciute, dare più importanza alla Pastorale Giovanile tra gli
studenti universitari, ed arrivare man mano ad un più stretto
coordinamento interispettoriale e regionale.
4.4
Pastorale vocazionale
All’interno della pastorale giovanile, la pastorale vocazionale
merita una speciale attenzione. Il Progetto di animazione e di
governo del Rettor Maggiore e del suo Consiglio per il sessennio
2002-2008 per la Regione Europa Nord aveva previsto, tra l’altro,
di creare una nuova “cultura vocazionale”. Questo appello ha
trovato un grande eco in tutte le Ispettorie. La tematica è stata
pure studiata dagli Ispettori della Regione. Ecco alcuni elementi
della verifica.
Nella Zona atlantica-tedesca dobbiamo riconoscere che le nostre
grandi strutture e opere, pur essendo di grande qualità educativa e
guidate con grande dedizione e competenza dai confratelli e dai
laici, stanno risultando sempre meno degli ambienti idonei per
suscitare vocazioni alla vita consacrata. I pochi candidati
provengono piuttosto dai “movimenti” con forte identità e
densità spirituale (gruppi di preghiera, pellegrinaggi, ecc.) o dal
di fuori dei nostri ambienti.
Nella Circoscrizione dell’Est, in Polonia e nella CIMEC, le scuole
e le parrocchie rimangono invece i primi ambienti dove i giovani
trovano la loro vocazione, anche se si accentua sempre di più
l’importanza del “gruppo”, del “movimento”, segnati dalla
spiritualità salesiana.
In molte Ispettorie nascono dei gruppi di preghiera o vengono
organizzati dei momenti di adorazione per le vocazioni. È chiaro che
la preghiera crea mentalità, conversione, dà audacia e sostiene le
proposte che facciamo, ma soprattutto sottolinea la grazia e il
primato di Dio nella vita. È questo infatti il giusto quadro di
riferimento. Vorrei menzionare alcune proposte
significative.
La Polonia salesiana conosce un grande sviluppo dei “movimenti
giovanili salesiani”, impregnati di una forte spiritualità e
missione tra i giovani, come ‘Saruel’,
‘Pustynia Miast’
e ‘SPE’,
da cui vengono molte vocazioni. Non va trascurata l’animazione dei
nostri giovani confratelli nelle parrocchie durante le giornate di
ritiri per giovani, o durante la “settimana delle vocazioni”.
L’Ispettoria di Warszawa ha iniziato quest’anno un cammino di 12
passi per i giovani aperti all’appello di Cristo nella loro vita.
È bello
anche vedere nella Slovacchia come la pastorale vocazionale fa parte
integrante della pastorale nei movimenti e nei centri
giovanili.
La Repubblica Ceca, che è tra i paesi più secolarizzati
dell’Europa, soprattutto la Boemia, conosce da anni un modello
molto qualificato e adeguato di aspirantato e di prenoviziato a
Sebranice.
La Croazia ha riaperto due anni fa l’aspirantato a Podsused (nelle
vicinanze di Zagreb), con successo. Anche la Slovenia ha riaperto il
prenoviziato.
Nell’Ucraina, per rendere i primi passi della pastorale vocazionale
più vicini al territorio, sono stati aperti gli aspirantati per il
rito latino e per quello bizantino.
Nella Germania funzionano le comunità di accoglienza di
Benedektibeuern, Bamberg, Regensburg e Chemnitz.
Alla luce di queste esperienze mi sembra importante dare attenzione
ai seguenti elementi per una Pastorale Vocazionale autentica:
–
La presenza e la testimonianza delle
comunità salesiane:
· assicurare delle comunità visibili, sia nei ritmi giornalieri,
sia negli ambienti, sia soprattutto nei rapporti fraterni tra i
confratelli;
· capaci di
testimoniare la “sequela Christi” nella povertà, castità e
obbedienza;
· che vivano il
Sistema Preventivo tra i giovani, liberandosi dagli impegni che li
allontanano da loro e offuscano la significatività del nostro
vissuto come consacrati.
– Proposte
di spiritualità e di servizio decise e di qualità:
· proporre ai giovani che manifestano
la loro disponibilità itinerari spirituali chiari, e quindi creare
con loro delle “minoranze creative”, secondo il concetto delle
“compagnie”, in cui si vive il protagonismo giovanile e “i
giovani sono i primi evangelizzatori dei giovani”;
· curare l’accompagnamento personale dei giovani.
–
Rafforzare le nostre presenze nel mondo
universitario e collaborare più
strettamente con le iniziative della Chiesa
locale.
4.5
Comunicazione Sociale
Si tratta di un settore che sta crescendo nella Regione. La
maggioranza delle Ispettorie dispongono di un notiziario
ispettoriale, mentre in altre Ispettorie la lettera dell’Ispettore
svolge questa funzione di informazione.
La Regione conta 15 edizioni del Bollettino Salesiano, compreso
quello in lingua russa, nato nel gennaio 2004. Ci sono 14 case
editrici, 17 librerie e 7 tipografie. Le grandi case editrici, come
“Don Bosco Verlag” nella Germania Sud e “Portal” nella
Repubblica Ceca, sono specializzate soprattutto in prodotti di tipo
pedagogico e psicologico. Le altre case editrici pubblicano piuttosto
prodotti che sostengono la nostra missione tra i giovani e tra le
famiglie. Si consolida la collaborazione tra alcune di queste case
editrici, sotto
la guida della casa editrice dell’Ispettoria di Monaco di Baviera.
Un primo modesto passo di collaborazione è stato l’edizione di un
piccolo libro per fanciulli: “Rosie goes to Church”, pubblicato
in 7 lingue e stampato nella Repubblica Ceca. Più di recente è
stato pubblicato un libro sui Santi per ragazzi, e si prepara un
terzo libro: “Con voi ragazzi lungo l’anno liturgico”.
Particolarmente significativo è il lavoro dell’Editrice di
Gatchina in Russia, che
si sta inserendo man mano nella società russa e nella chiesa locale.
Sospinti soprattutto dai giovani
confratelli, che sono molto sensibilizzati alle “nuove tecnologie”,
i siti Web
si sono sviluppati bene nelle parrocchie, centri giovanili, scuole,
Ispettorie, il che rende quindi necessaria una educazione
all’equilibrio, all’uso della comunicazione informatica.
Mi auguro che la presenza in questo campo cresca e sempre di più si
consideri la Comunicazione Sociale come una dimensione importante
della nostra missione. Mi sembra prioritario per la formazione, per
l’animazione della Famiglia Salesiana e per la promozione del
carisma, soprattutto nei paesi dell’Est, poter disporre in breve
tempo dei testi fondamentali del nostro carisma e della letteratura
salesiana nelle varie lingue. Bisogna dare più attenzione alla
propria storia salesiana degli ultimi cinquant’anni, attraverso la
quale si può scoprire come la Congregazione, quasi senza contatto
con il Centro, si è sviluppata e ha trovato modelli di pastorale
adeguati alla situazione. È una storia di cui essere fieri, da non
dimenticare e dalla quale si può imparare tanto!
4.6
Le Missioni
L’impegno missionario ha una lunga e bellissima storia nella
Regione. Tuttora la Regione conta 340 missionari che lavorano nei
diversi continenti, compresi i circa 70 confratelli che attendono
alla cura pastorale delle “Missioni cattoliche” nella Germania.
Nella
parte orientale della Regione è da evidenziare la magnanima
dedizione della Polonia soprattutto in Africa e, al momento della
creazione della Circoscrizione dell’Est, l’impegno coraggioso
della Slovacchia in Siberia e in Azerbaigian, la generosa presenza
della Slovenia in Serbia e Montenegro, della Croazia in
Bosnia-Herzogovina, e della Repubblica Ceca in Bulgaria.
Naturalmente, negli ultimi anni, a causa della diminuzione delle
vocazioni e della convinzione che l’Europa stessa sta diventando
sempre più terra di missione, soprattutto nella sua parte
occidentale, è calato fortemente il numero di nuovi missionari “ad
gentes”, anche se le Ispettorie rimangono aperte a questa
dimensione ecclesiale del nostro carisma e, con grande generosità,
lasciano partire quei confratelli che fanno la richiesta di andare
alle Missioni. A tutte le Ispettorie della Regione Europa Nord e a
questi confratelli missionari va la nostra riconoscenza.
È giusto pure sottolineare che tutte le Ispettorie hanno grande cura
dei confratelli missionari che rientrano definitivamente in patria.
Un servizio assai prezioso lo svolgono anche in questo settore le
Procure della Regione, che con la loro
animazione missionaria, l’accoglienza dei confratelli missionari
che ritornano in patria e la raccolta di fondi promuovono e
sostengono la missione salesiana nel mondo intero. Così in Austria
“Jugend Eine Welt”; in Belgio Nord “DMOS-COMIDE”; in
Germania-Köln la “Missionsprokur” e “Jugend Dritte Welt” in
Bonn; in Germania-München la “Missionprokur” a Beromünster
(Svizzera); in Gran Bretagna “The Missions Office”; in
Irlanda-Malta “L’Ufficio Missionario”. In Polonia esiste
l’ufficio delle missioni e la Procura a Warszawa e in Olanda la
procura missionaria.
Mentre esprimo a nome di tutta la Congregazione, e dei missionari in
particolare, il mio ringraziamento a tutte queste Procure, perché ci
aiutano a realizzare la missione salesiana nel mondo, invito tutte
esse a cercare una sinergia più grande, in sintonia con i Progetti
Ispettoriali, per rendere sempre più viva l’animazione missionaria
nelle stesse Ispettorie e sempre più efficace l’aiuto alla
missione salesiana nel mondo. È questo il modo per creare nei
confratelli la mentalità che fa considerare l’animazione
missionaria come parte essenziale della missione di una Ispettoria,
per rendere consapevoli i confratelli e i collaboratori laici che
oggi siamo chiamati ad essere missionari nei propri paesi,
soprattutto quelli del mondo occidentale, e fare un’evangelizzazione
esplicita, cercando di maturare nei giovani scelte di vita, inclusa
quella per la vita salesiana.
4.7
La Famiglia Salesiana
La Famiglia Salesiana è ben impiantata nella Regione e, in alcune
Ispettorie, sperimenta oggi un vero rilancio. Essa però necessita,
per il futuro, di una più grande collaborazione tra i diversi rami,
sorretti dalla convinzione che Don Bosco ha voluto far nascere un
grande movimento spirituale apostolico al servizio della gioventù,
la Famiglia Salesiana, che, avendo come centro di unità il Rettor
Maggiore, è oggi portatrice del suo carisma e continuatrice della
sua missione. Proprio a partire da questo profilo sto insistendo
ovunque nella necessità di creare una più grande sinergia, nel
rispetto della identità di ciascun gruppo, in modo da operare
insieme sul territorio dove ci troviamo.
In varie Ispettorie della Regione esiste la “Consulta” della
Famiglia Salesiana, che si rivela come uno strumento adeguato per
l’animazione di tutta la Famiglia Salesiana.
Le FMA
hanno una presenza consistente e rilevante nella Regione, con 166
comunità. La collaborazione è in genere molto positiva. Mi sembra
opportuno notare che in Polonia la responsabile delle scuole
salesiane al livello nazionale è una FMA; in Irlanda un’altra FMA
è responsabile per la formazione del personale laico nelle opere
delle due Congregazioni, attraverso l’ “Ethos group”, e nel
Belgio Nord le FMA fanno parte del governo e dell’animazione delle
scuole salesiane. Molte sono pure le proposte, nell’ambito della
Pastorale Giovanile e del tempo libero, dove esiste un’ottima
collaborazione.
L’Associazione dei Cooperatori
è presente in modo significativo nella Regione con 211 “Centri”
e con più di 5500 membri.
[13] Non si può
dimenticare che in molte Ispettorie della Regione l’esistenza della
nostra Congregazione è dovuta all’entusiasmo e all’intervento
dei Cooperatori presso il nostro padre Don Bosco e i suoi
successori.
Vorrei specialmente, come segno di riconoscenza, segnalare la
significatività dei Cooperatori nella zona CIMEC e nella Polonia
durante l’occupazione
comunista. Senza la loro presenza attiva durante il regime comunista
la Congregazione non sarebbe sopravvissuta
Si può dire che i Cooperatori sono molto collegati ai Salesiani e
alle opere salesiane. Con loro si vive veramente lo spirito di
famiglia e la collaborazione nella missione. Un campo tutto da
sfruttare come risorsa vocazionale per l’Associazione sono i
volontari, i numerosi animatori, i ministranti adulti e i giovani del
Movimento Giovanile Salesiano.
La vita delle Associazioni
degli ex-allievi è variata secondo le
Ispettorie. In alcune sono ben impiantate e hanno un’organizzazione
ben strutturata (Belgio Nord, Gran Bretagna, Germania-München,
Malta), in altre stanno riprendendo vita (Polonia, Croazia,
Slovacchia), in altre – come Austria, Germania-Köln, Irlanda, Rep.
Ceca – esiste l’animazione ma senza grande collegamento con la
Federazione.
Nella Regione esistono alcuni gruppi di ADMA
(Gran Bretagna, Polonia-Piła, Slovacchia, Slovenia, Rep.
Ceca).
Le VDB
sono 274, la maggior parte delle quali si trovano nella Repubblica
Ceca, che conta 5 gruppi con 44 volontarie, in Polonia che ne ha 50,
e soprattutto in Slovacchia, che ha 15 gruppi con 150 VDB.
In Malta esistono i CDB
con 5 membri.
Una parola va detta qui sui Micaeliti,
la “Congregazione di San Michele Arcangelo” (CSMA), fondati, come
accennavo sopra parlando della presenza salesiana nella Polonia, da
don Bronislaw Markiewicz, che sarà beatificato il 24 aprile. La
Congregazione conta 320 confratelli,
di cui 217 in Polonia e 103 all’estero. Ha 17 coadiutori e 36
confratelli in formazioni iniziale.
5.
Prospettive di futuro
5.1 Per tutte le
Ispettorie della Regione
Vista la storia delle diverse Ispettorie che costituiscono la Regione
Europa Nord, il loro contesto tanto diversificato, la tipologia delle
opere e le risorse umane disponibili, sento il bisogno di offrire
alcune prospettive di futuro, tenendo conto da una parte del grande
impegno dei confratelli, che con esemplare dedizione, entusiasmo e
competenza vivono la loro vocazione e credono nei giovani, della
profezia dell’educazione per questo momento dell’Europa, del
valore unico del sistema preventivo di Don Bosco
nell’evangelizzazione. E, dall’altra parte, tenendo conto del
forte decremento delle vocazioni, almeno in certe zone, della
fragilità vocazionale, della diminuzione dei confratelli che
lavorano direttamente coi giovani e quindi dell’allontanamento
progressivo dal mondo dei giovani.
Con il CG25 affermiamo che «immersa in un mondo pluralista, alla
ricerca di modelli nuovi di vita e di senso, ma anche segnato da
situazioni drammatiche di povertà e oppressione, la vita consacrata
può essere significativa se, come “casa costruita sulla roccia”,
è fondata sull’adesione incondizionata a Gesù Cristo, è ancorata
alla scelta evangelica della santità, si colloca nelle frontiere
della missione ecclesiale» (CG25, 2).
Come vediamo dunque il futuro della Congregazione in questa Regione?
Quali le decisioni da prendere per continuare ad essere “questo
spazio europeo salesiano” che ha tanto da offrire alla
Congregazione?
Offro agli Ispettori, ai membri dei Consigli Ispettoriali e a tutti i
confratelli alcuni orientamenti operativi che intendono disegnare un
presente che abbia futuro nella Regione.
5.1.1
Vivere la passione del ‘Da mihi Animas, caetera tolle’.
Poiché il futuro dipenderà da persone ricolme di fuoco, che vivano
sospinte dalla passione educativa ed evangelizzatrice di Don Bosco,
siamo chiamati a riscoprire le radici del nostro carisma, la gioia e
la fiducia “degli inizi”, anche della propria Ispettoria; a fare
dell’evangelizzazione, con senso oratoriano, una priorità,
offrendo ai giovani cammini di fede, accompagnamento personale e
scuole di preghiera; a promuovere l’organicità e l’unità della
pastorale giovanile a livello locale e ispettoriale, inserendovi la
dimensione della pastorale vocazionale, valorizzando il Movimento
Giovanile Salesiano; a riprendere la riflessione sui contenuti del
CG23 e del manuale della Pastorale Giovanile, per garantire
l’identità dei nostri ambienti e delle nostre proposte; a dare
vita ad alcune proposte con chiaro orientamento e cammino
vocazionale; a inserire l’animazione missionaria nei nostri
progetti e proposte pastorali e stimolare la missione “ad gentes”,
sia presso i confratelli che presso i volontari; a realizzare modelli
di parrocchie con chiara impostazione salesiana e portare
gradualmente a conclusione le parrocchie ‘ad personam’; a
rimanere aperti a suscitare nuove opere o iniziative flessibili e di
dimensioni ridotte; a rivolgersi con coraggio verso i nuovi ambienti
di povertà: i giovani a rischio, i senzatetto e i disoccupati, gli
immigrati, le minoranze etniche, coloro che si sono allontanati dalla
Chiesa; a promuovere il carisma salesiano nel territorio con l’aiuto
dei mezzi della comunicazione sociale; a rinnovare l’attenzione
all’identità e alla promozione della vocazione del salesiano
coadiutore.
5.1.2 Creare
comunità che suscitino “vita di famiglia”.
Poiché i giovani hanno bisogno di testimoni, di persone e gruppi
umani che vivano un nuovo senso dell’esistenza, che manifestino
nell’ordinarietà del tessuto quotidiano che vale la pena vivere
nell’amore, occorre rendersi conto che la comunità locale è la
prima protagonista della formazione continua. Per questo, è
importante valorizzare i momenti familiari previsti dalle
Costituzioni, ad esempio il consiglio della comunità, l’assemblea
dei confratelli, la giornata della comunità, i ritiri mensili e
trimestrali, la Buona Notte, le conferenze del direttore; evidenziare
un’attenzione particolare all’accompagnamento dei direttori delle
comunità; concentrarsi, in corrispondenza con il POI, su alcune
opere salesianamente significative, e raggruppare i confratelli
disponibili in questi progetti, creando forti e visibili comunità
che agiscano da motore di salesianità per tutta l’opera;
predisporre una strategia responsabile per chiudere o lasciare ai
laici o alle istanze ufficiali le altre opere; dare organicità alla
formazione salesiana dei laici, dove questa non esiste ancora;
rafforzare la convinzione che noi siamo il “nucleo animatore” di
un ampio movimento costituito dalla Famiglia Salesiana e da tutti i
collaboratori che condividono la missione salesiana.
5.1.3
Rinnovare ed approfondire la nostra vita spirituale.
Poiché l’educazione e l’evangelizzazione dei giovani oggi in
Europa richiede dei Salesiani segnati da una intensa vita nello
Spirito, che possano dire e dare Dio ai giovani, c’è bisogno di
mettere al centro della vita personale e comunitaria il Cristo, la
vita di preghiera e la vita sacramentale; organizzare la vita
comunitaria in funzione della centralità di questo aspetto
fondamentale; sfruttare le indicazioni che ci danno le Costituzioni
in questo ambito, vivendo con serenità l’obbedienza, la castità e
la povertà; consolidare o intensificare i momenti di preghiera per
le vocazioni in tutte le comunità. Un sostegno per la Regione può
venire da Benediktbeuern, promosso come centro di formazione, di
spiritualità salesiana e come “Forum” per il Dialogo tra i due
polmoni dell’Europa cristiana.
5.2
Per le diverse zone della Regione
5.2.1 Zona Atlantica – Tedesca - CIMEC
Questo gruppo di Ispettorie ha le sfide di promuovere seriamente le
vocazioni salesiane; favorire una più grande collaborazione
interispettoriale nel campo della formazione (iniziale e permanente),
nel campo della pastorale giovanile, nel campo della comunicazione
sociale e nel mondo della scuola.
5.2.2
Zona della Conferenza Ispettoriale di Polonia
Questo gruppo di
Ispettorie ha il compito di integrare la “Ratio Fundamentalis”
della Congregazione nel curricolo formativo dei confratelli, per
garantire lo specifico della formazione salesiana; avviare la
riflessione su un’eventuale ristrutturazione delle case di
formazione; continuare a rafforzare le strutture di animazione e di
governo della Conferenza delle Ispettorie della Polonia; irrobustire
il centro nazionale di pastorale giovanile; promuovere nelle comunità
locali i diversi gruppi esistenti del Movimento Giovanile Salesiano;
riprendere l’iniziativa suggerita da Don Vecchi nel 1999 di
«erigere un centro catechistico interispettoriale e un centro
editoriale nazionale aperto anche alla produzione educativa e
culturale. Questo vi renderà capaci di dialogare con la cultura e di
intervenire nel mondo giovanile, con stimoli per i confratelli e i
laici coinvolti con noi»; assicurare che le scuole siano “luoghi
di salesianità”, dotandole di strumenti adeguati al raggiungimento
di questo obiettivo: stabilire nelle scuole delle comunità salesiane
consistenti che siano i “nuclei animatori dell’opera”, creare
delle équipes di pastorale giovanile, assicurare la presenza del
direttore della comunità nel governo della scuola, assicurare la
presenza animatrice dei Salesiani tra i giovani, essere aperti ai più
poveri e bisognosi e accompagnare i catechisti; sviluppare il “Centro
scolastico salesiano”, dotandolo di uffici di animazione e di
governo.
5.2.3
Circoscrizione dell’ EST
Al fine di favorire lo sviluppo delle presenze nei diversi paesi
della Circoscrizione dell’Est, nell’ultima sessione plenaria del
Consiglio Generale, abbiamo studiato ed approvato le proposte che
erano state presentate,
con le corrispondenti motivazioni, dall’Ispettore e dal suo
Consiglio, a seguito all’ultimo Capitolo Ispettoriale.
Così abbiamo deciso di staccare le opere e i confratelli della
Lituania dalla Circoscrizione Speciale dell’Est Europa e di
assegnarli alla Ispettoria Lombardo-Emiliana.
Abbiamo eretto, inoltre, nell’Ucraina, all’interno della
Circoscrizione, una Delegazione di rito bizantino-ucraino, formata
dai confratelli di rito orientale.
Conclusione
Non posso concludere la presentazione di questa Regione Europa Nord
senza fare un cenno molto gradito alla santità salesiana che la
caratterizza. Si tratta, infatti, di una Regione particolarmente
ricca di testimoni, che hanno saputo dare ragione della loro
speranza, la maggior parte di essi in tempi di persecuzione e di
guerra, che hanno comunicato la loro fede e il carisma di Don Bosco,
e con il loro sangue li hanno resi fecondi.
Tra i Beati
si annoverano D. Józef Kowa lski e i cinque giovani dell’oratorio
di Poznań: Edward Klinik, Franciszek Kęsy, Jarogniew Wojciechowski,
Czesław Jóźwiak, Edward Kazimierski, beatificati a Warszawa il 13
giugno 1999; don August Czartoryski, beatificato a Roma il 25 aprile
2004.
Tra
i Venerabili
sta don Rudolf Komorek, originario della Polonia e missionario in
Brasile, dove morì a 59 anni.
Tra i Servi di Dio
possiamo nominare Suor Laura Meozzi (FMA), che lavorò in Polonia dal
1921 fino alla sua morte nel 1951; il Card. August Hlond, fondatore
della Congregazione di Cristo Re; don Ignazio Stuchly, della
Repubblica Ceca; don Jan Świerc, don Ignacy Antoniowicz, don Ignacy
Dobiasz, don Karol Golda, don Franciszek Harazim, don Ludwik Mroczek,
don Włodzimierz Szembek, don Kazimierz Wojciechowski, tutti essi
appartenenti alla Ispettoria di Kraków e martiri nel campo di
concentramento di Oświęcim (1941-1942); don Franciszek Miśka
(Polonia-Pila), martire nel campo di concentramento di Dachau il 30
maggio 1942; don Alois Mertens (Belgio Nord); don Jose Vandor
(Ungheria), inviato come missionario in Cuba nel 1936, dove rimase
fino alla morte.
C’è poi uno stuolo di martiri
che meritano di essere ricordati (anche se di essi non è stato
avviato il processo canonico): il chierico Ernest Anžel, il
coadiutore Jože Brancelj, il coadiutore Jože Bregar, il coadiutore
Anton Hočevar, il chierico Franc Hrustelj, il coadiutore Janez
Jenko, il chierico Anton Kastelic, il coadiutore Anton Kovač, il
chierico Janez Krainc, il coadiutore Anton Lavrih, don Melhior
Lilija, il coadiutore Franc Lindič, il chierico Stefan Lopert, il
coadiutore Janez Lotrič, il chierico Franc Miklič, il chierico Jože
Pasič, il chierico Stanko Pungeršek, il coadiutore Alojzij Rakar,
il coadiutore Marja Rom, il coadiutore France Stopar, il chierico
Anton Segula, il chierico Jože Serjak, il chierico Bernard Stuhec,
il chierico Dominik Tiselj, il chierico Mirko Tratnik, il chierico
Stanko Tratnik. Tutti questi appartenenti alla Ispettoria della
Slovenia che, in seguito alla occupazione nazista nel corso della
seconda guerra mondiale, dovette rilasciare i chierici tirocinanti,
teologi, coadiutori e giovani sacerdoti salesiani per andare alla
guerra. Quando venne concluso l’accordo con Tito, i “domobranci”,
cioè tutti quelli che si erano rifugiati presso gli anglo-americani,
vennero rispediti in Jugoslavia. Furono quasi tutti uccisi e gettati
nelle fosse carsiche di Kočevje o nelle miniere di carbone di
Hrastnik e Lasko.
Una simile sorte subirono don Giovanni Matkowics, dell’Ungheria,
trucidato nei pressi di Yan Fa nella Cina il 19 maggio 1945; don Jan
Dolata, della Polonia, ucciso dai sovietici nel 1945, don Ludwik
Cienciała, della Polonia, ucciso il 30 maggio 1945; don Vojtich
Basovnik, della Rep. Ceca, morto il 12 dicembre 1955; don Juozapas
Gustas, della Lituania, assassinato nel 1958 a Krasnojarsk
(Siberia).
Altre figure eroiche sono il Card. Stĕpán Trochta, della Repubblica
Ceca, arrestato dalla Gestapo e deportato a Mauthausen e Dachau. Nel
1947 venne nominato da Pio XII Vescovo di Litomĕřice e duramente
perseguitato dal regime comunista negli anni 1949-1968. Nel 1969 fu
nominato cardinale “in pectore” e la sua nomina fu resa nota il 5
marzo 1973, un anno prima della sua morte.
Il servo di Dio Jan Leopold Tyranowski, laico polacco, fu animatore e
organizzatore della vita religiosa dei giovani presso la parrocchia
salesiana di Kraków-Dębniki, specialmente dopo l’arresto dei
Salesiani avvenuto il 23 maggio 1941. Il suo lavoro ebbe anche un
significato vocazionale, perché dal cerchio del “Rosario vivo”
sono uscit i alcuni Salesiani. Sua madre, Apolonia Hrobak,
apparteneva alla Associazione dei Cooperatori Salesiani. Lo si può
considerare come il primo direttore spirituale dell’operaio di
Solvay, Karol Wojtyła, oggi Papa Giovanni Paolo II.
[14]
Infine, il beato don Władysław Bądziński e il beato don Wojciech
Nierychlewski, entrambi membri della Congregazione di San Michele
Arcangelo (Micaeliti), martiri polacchi della II guerra mondiale e
beatificati a Warszawa il 13 giugno 1999.
A tutti questi, partecipi della Pasqua di Cristo, alla loro
intercessione affido questa Regione, tanto ricca di santità
salesiana, e tutta la Congregazione. Essi ci diano la grazia di
essere testimoni credibili, eloquenti ed efficaci ai giovani
dell’Europa d’oggi che, come il macedone a Paolo, ci gridano:
«Passate in Macedonia e
aiutateci».
Con questa lettera finisco la presentazione delle tre regioni
dell’Europa Salesiana. Ritengo opportuno concludere rinnovando le
grandi convinzioni che presentavo agli Ispettori dell’Europa, al
termine dell’incontro che abbiamo realizzato dal 1º al 5 dicembre
scorso.
-
L’Europa è uno spazio per i Salesiani, perché in essa i giovani,
soprattutto quelli più a rischio, hanno bisogno del carisma di Don
Bosco.
-
I giovani sono la nostra ragion d’essere, perché ci sono stati
dati come vocazione e missione, e abbiamo tanto bisogno di loro come
loro di noi.
-
L’educazione è il dono più prezioso che possiamo offrire per il
loro sviluppo integrale, fino alla pienezza in Dio, e il nostro
contributo alla lievitazione della odierna cultura
europea.
-
Il nostro compito è dire e dare Dio ai giovani, così come ci è
stato rivelato in Cristo Gesù, manifestazione suprema del mistero di
Dio e dell’Uomo, attraverso l’evangelizzazione.
-
L’Oratorio è la patria del carisma salesiano, il quale più che
una struttura è un tipo di rapporto tra gli educatori e i
giovani.
Sappiamo che questo è un lungo cammino, ma nelle realizzazioni già
in atto ne vediamo i semi, perciò ci impegniamo nei prossimi anni a
ridare un nuovo volto alla presenza salesiana in Europa.
Vogliamo superare le nostre paure e resistenze, rinnovando la nostra
passione per Dio vissuta nella passione per i giovani, rendendo vivo
Don Bosco, il suo cuore, la sua mente, la sua parresia, la sua
creatività apostolica.
Maria, la madre della Chiesa e della nostra fede, ci educhi in essa e
ci renda testimoni zelanti e convinti.
Con i migliori auguri di Buona Pasqua,
Don Pascual Chávez
V.
[1]
Cf. S. ZIMNIAK,
I salesiani e il «zurück zum praktischen Christentum» dei
cristiani di Vienna (1903-1921), in
L’Opera Salesiana dal 1880-1922.
Significatività e portata sociale.
Vol. II: Esperienze particolari in
Europa, Africa, Asia, a cura di F.
Motto (Istituto Storico Salesiano. Studi 17). Roma, LAS 2001, p.
267.
[2]
ASC E
963, lettera P.Tirone-P.Albera
11.12.1916.
[3]
ASC E
963, lettera F.Niedermayer-P.Albera
19.06.1919.
[4]
Consultando gli Elenchi
annuali della Congregazione, si vede che dal 1919 appare una
Ispettoria prima chiamata “tedesco-ungarica, poi “austro-ungarica”.
Del 1935 è il Decreto che istituisce una Ispettoria germanica
separata, intitolata a San Bonifacio, con sede a München. Nel 1954
l’unica Ispettoria della Germania è divisa in due: una al Nord,
con sede inizialmente a Endorf, intitolata a San Bonifacio; l’altra
al Sud, con sede a München, che viene intitolata a Maria
Ausiliatrice.
[5]
Cf Johannes Wielgoß, P. Karl Schmidt SDB
(1904‑1968). Sechs Jahre
priesterlicher Existenz in nationalsozialistischer Schutzhaft, in
«Archiv für mittelrheinische Kirchengeschichte» 49 (1996)
227‑238.
[6]
Cf. S. ZIMNIAK,
Salesiani nella Mitteleuropa. Preistoria
e storia della provincia Austro-Ungarica della Società di S.
Francesco di Sales (1868 ca. - 1919).
(Istituto Storico Salesiano. Studi 10), LAS, Roma 1997, p.
205-206.
[7]
Cf S. ZIMNIAK, Salesiani
nella Mitteleuropa. Preistoria e storia della provincia
Austro-Ungarica della Società di S. Francesco di Sales (1868 ca. -
1919). (Istituto Storico Salesiano.
Studi 10), LAS, Roma 1997, p. 118ss.
[8]
Cf B. KOLAR, Lo
sviluppo dell’immagine salesiana…,
p. 155.
[9]
ASC A
187, in calce alla copia della lettera
G.Bosco-A.Lonkay del 16-04-1884; cf anche «L’Unità Cattolica»,
Torino, 25 maggio 1880, p. 490.
[10]
Ecclesia in Europa
n. 9.
[11]
(Europa, Asia, Africa):
Austria, Belgio, Bielorussia, Bosnia-Herzegovina, Bulgaria, Croazia,
Georgia, Germania, Gran Bretagna, Irlanda, Lituania, Malta, Olanda,
Polonia, Repubblica Ceca, Federazione Russa (+ Repubblica Jakutia),
Slovacchia, Slovenia, Svezia, Svizzera, Tunisia, Ucraina, Jugoslavia
(Serbia e Montenegro), Ungheria, Azerbaigian
[12]
L’Ispettoria della
Repubblica Ceca in Bulgaria (Kazanlak e Jambol); l’Ispettoria
croata in Bosnia-Herzegovina (Zepce); l’Ispettoria della Germania
Nord in Svezia (Södertalje); l’Ispettoria della Germania Sud nella
Svizzera; l’Ispettoria dell’Irlanda-Malta in Tunisia (Manouba);
l’Ispettoria di Warszawa in Russia (Kaliningrad) e fra poco in
Moldavia; l’Ispettoria di Piła nella Svezia (Stockholm);
l’Ispettoria della Slovacchia in Azerbaigian (Baku) e nella Siberia
(Jakutsk e Aldan); l’Ispettoria della Slovenia nel Montenegro
(Podgorica) e nella Serbia (Beograd e Tusla). C’è anche da
considerare che la Circoscrizione dell’Est sviluppa la
missione in Russia, Bielorussia, Lituania, Ucraina, Georgia e
Repubblica Jakutia
[13]
Nella Repubblica Ceca ci
sono 24 gruppi con 505 membri e 129 aspiranti ed alcuni gruppi
portano avanti la propria opera. Nella Croazia i Cooperatori stanno
crescendo: ci sono 11 centri con 650 membri e dispongono di ottimi
sussidi per la formazione. Nella Slovacchia ci sono
25 centri con 700 membri; la metà dei
gruppi si trovano nelle città dove non c’è presenza dei SDB e,
come altrove, alcuni centri guidano e gestiscono il loro proprio
oratorio. La Slovenia ha 6 gruppi con 85 membri, e l’Ungheria 8
gruppi. La Polonia conta 67 centri con 2063 membri. L’Associazione
possiede la propria struttura e formazione ed è riconosciuta come
“persona giuridica”.
[14]
Cf. GIOVANNI PAOLO II,
Dono e Mistero,
p. 32