LETTERA DEL RETTOR MAGGIORE
PASCUAL CHÁVEZ
ACG 385 ‘04
«SARETE I
MIEI TESTIMONI …
FINO
AGLI ESTREMI CONFINI DELLA TERRA» (At 1, 8b)
Presentazione della Regione Italia – Medio
Oriente
Notizie di Famiglia –
Il significato di questa lettera –
Due eventi da valorizzare –
Nel segno della riconoscenza –
La situazione dell’Italia –
La situazione del Medio Oriente –
La Regione dal punto di vista salesiano.
1. Il
personale. 2. Le
presenze salesiane. 3. Tipologia
delle presenze. 4. Alcune
doverose sottolineature. 5. Le
Comunità Salesiane. Quantità e qualità. 6.
La Famiglia Salesiana. 7.
Partecipazione e formazione dei Laici:
risorse e problemi. – Le
grandi sfide della Regione. 1. La
situazione vocazionale. 2.
Ridimensionamento e ricollocazione. 3.
La formazione continua. 4.
La presenza salesiana nel Medio Oriente.
– Linee
di futuro. 1. Ripensare
la nostra proposta educativa pastorale. 2.
Ridefinire con coraggio la presenza
salesiana in Italia. 3. Qualificare
il cammino di formazione per i nostri collaboratori laici. 4.
Il sostegno all’Ispettoria del Medio
Oriente. 5. Valorizzazione
dei luoghi salesiani. – Sono
vicino a tutti voi – Per concludere
Roma, 25 marzo 2004
Solennità dell’Annunciazione del Signore
Carissimi
Confratelli,
vi
saluto con l’affetto di sempre, perché vi porto nel cuore. Sono
passati tre mesi dalla mia ultima lettera, in cui vi invitavo a
contemplare Gesù con lo sguardo di Don Bosco, e dalla comunicazione
della “Strenna 2004”, in cui facevo un appello a tutta la
Famiglia Salesiana per «proporre con convinzione a tutti i giovani
la gioia e l’impegno della santità, come misura alta di vita
cristiana ordinaria».
Notizie
di Famiglia
Sono stati,
questi, mesi intensi nei quali si sono verificati anche alcuni fatti
importanti per la nostra Congregazione. Il primo è stato la nomina
da parte del Santo Padre di don Luc Van Looy come Vescovo della
Diocesi di Gent, nel Belgio. Questa nomina ci è giunta come
un’ulteriore espressione della stima che la Santa Sede ha nei
confronti della Congregazione Salesiana, ma nello stesso tempo ci ha
privati della persona di don Luc che ricopriva la responsabilità di
Vicario del Rettor Maggiore.
Desidero da queste pagine
rinnovare a lui la riconoscenza mia personale e di tutti voi per il
grande servizio reso alla Congregazione Salesiana, prima come
missionario e Delegato nell’Ispettoria della Korea, poi come
Consigliere Generale per le Missioni, quindi Consigliere Generale per
la Pastorale Giovanile, infine, per otto anni Vicario del Rettor
Maggiore.
A seguito della sua nomina, dopo aver interpellato il
Consiglio per una consultazione che mi potesse aiutare nel
discernimento, ho nominato don Adriano Bregolin come nuovo Vicario
del Rettor Maggiore ed in un secondo tempo ho proceduto alla nomina
di don Pier Fausto Frisoli come nuovo Consigliere per l’Italia e il
Medio Oriente. Anche a loro il mio grazie per aver accettato questi
incarichi e l’espressione della mia fiducia per un lavoro salesiano
fecondo ed efficace. Il Consiglio Generale ha ripreso così, nella
fase conclusiva della sessione invernale, la sua completezza nel
segno dell’unità e di una piena collaborazione.
Un
altro fatto importante, di cui voglio rendervi partecipi, è la
convenzione stipulata tra la Segreteria di Stato del Vaticano e la
Congregazione Salesiana per la direzione dell' “Istituto
Ratisbonne” a Gerusalemme. La sede di questo Istituto, che per
tanti anni è stato sede del “Centro di Studi Giudeo-Cristiani”,
è stata affidata per un periodo di 50 anni circa, rinnovabili, alla
Congregazione Salesiana e diventerà, dal prossimo anno, la nuova
sede dello studentato di teologia, finora a Cremisan. In questa
proposta, presentataci direttamente dalla Santa Sede, abbiamo colto
la possibilità di qualificare questa nostra presenza formativa a
favore di confratelli studenti di tutte le regioni salesiane del
mondo. Gradualmente l’insegnamento passerà dalla lingua italiana a
quella inglese. La collocazione in Gerusalemme dovrebbe favorire il
contatto con gli altri Centri di studio teologici o biblici e, nello
stesso tempo, la Casa potrebbe diventare un significativo punto di
riferimento per qualificate iniziative di formazione, anche
temporanee, di confratelli delle varie Ispettorie.
Il
significato di questa lettera
Con
questa lettera intendo dare inizio alla presentazione delle otto
Regioni del mondo salesiano, come già vi avevo annunciato. Alternerò
– come ho fatto finora – questa carrellata sulle Regioni con
altre lettere di riflessione più forte sulla nostra spiritualità.
Questo potrà offrire a voi tutti una panoramica generale e attuale
della situazione della nostra Congregazione nei vari continenti e
contesti, vi aiuterà a crescere in senso di appartenenza e vi
renderà sempre più riconoscenti e corresponsabili.
La prima Regione che intendo presentarvi è quella dell’Italia
e Medio Oriente. Mi sembra giusto
cominciare da questa Regione, che rappresenta la patria di Don Bosco
e del Carisma Salesiano. La citazione dalla quale ho preso il titolo
è assai eloquente. Si tratta di un’affermazione nel contesto
dell’Ascensione del Signore Gesù, il quale non ritorna al Padre
senza aver prima annunciato la venuta dello Spirito, che sarà, oltre
che il dono, il “prolungamento” stesso di Cristo, e senza avere
dato ai suoi discepoli come missione quella di essere suoi testimoni
ed averne indicato come campo tutto il mondo, cominciando da
Gerusalemme “fino agli estremi confini della terra”.
In modo analogo, i primi discepoli di Don Bosco hanno ricevuto il suo
“spirito” e, sospinti da un potente dinamismo imparato dal nostro
amato fondatore e padre, senza nostalgia nel cuore e con la sua
stessa passione educativa, si sono diffusi su tutta la terra
prolungando nel tempo e nella storia la sua missione a favore dei
giovani, specialmente “i più poveri, bisognosi e pericolanti”.
Così la storia del padre è proseguita e continua a prolungarsi
nella vita dei suoi figli in ogni continente, formando un tutt’uno;
al tempo stesso, ha lasciato luoghi e avvenimenti che sono punto di
riferimento e criterio di autenticità. Così la diversità dei
contesti arricchisce il carisma con forme sempre nuove di
espressione, e queste trovano la loro unità nell’identità
carismatica.
Due
eventi da valorizzare
All’inizio di questa lettera non posso, tuttavia, sorvolare due
fatti che ritengo veramente significativi per tutta la nostra
Famiglia Salesiana.
Il primo è il pellegrinaggio
delle Reliquie di San Domenico Savio
nelle varie regioni d’Italia. Mentre vi sto scrivendo l’urna del
giovane Santo ha terminato il suo passaggio nelle terre della Liguria
e della Toscana in un clima di grande e sentita accoglienza. In
queste prime tappe sono state migliaia le persone che hanno voluto
rendersi presenti alle celebrazioni o a qualche momento di preghiera
presso l’urna di questo piccolo “grande” Santo o, per usare le
parole di Pio XII, di questo “piccolo gigante dello spirito”.
Attualmente il pellegrinaggio si sta svolgendo nella Marche e
nell’Abruzzo, poi nel Veneto e nelle prossime settimane toccherà
le altre Regioni, giungendo a Roma in prossimità della Domenica
delle Palme, che da anni è diventata un appuntamento significativo
per i giovani più impegnati. Questo evento si sta rivelando per
l’Italia intera una vera grazia ed un rinnovato messaggio di
santità. Dai messaggi che ricevo so che i giovani restano
impressionati e stimolati dalla figura di quel ragazzo dell’Oratorio
di Valdocco, che guidato da Don Bosco raggiunse “un’alta misura
di vita cristiana ordinaria” giovanile. Per molti Salesiani la
celebrazione di questo giubileo sta diventando quasi una riscoperta
dell’efficacia della nostra proposta educativa ed
evangelizzatrice.
L’altro fatto importante è la
prossima beatificazione di tre membri della Famiglia Salesiana:
don Augusto Czartoryski,
salesiano, Suor Eusebia Palomino,
Figlia di Maria Ausiliatrice, Alexandrina
M. da Costa, Cooperatrice Salesiana.
Mai le precedenti Beatificazioni ci avevano posto davanti la Famiglia
Salesiana in un modo così efficace, al punto da essere considerata,
più propriamente da tutti noi e da quanti guardano alla realtà
salesiana, come una “Famiglia di santità”. A conferma di questo
fatto verrà, nel prossimo autunno, anche la beatificazione di
Alberto Marvelli,
exallievo salesiano. Nel parlarvi di tali eventi mi sento pieno di
gioia e di speranza e vorrei che questo fosse anche il sentimento di
tutti voi.
Nel discorso di chiusura del CG25,
parlando della beatificazione di don Luigi Variara, del signor
Artemide Zatti e di suor Maria Romero, dicevo: «Questi beati, che si
aggiungono alla schiera numerosa della santità della nostra Famiglia
carismatica, sono accomunati dal dono gioioso di sé e dalla
dedizione generosa ai più poveri. Non c’è nulla che attiri come
la testimonianza dello spendersi senza risparmio, senza misura, senza
condizioni; non c’è nulla che affascini come il servizio ai più
poveri, ai più umili, ai più bisognosi. I lebbrosi di don Variara,
gli ammalati del signor Zatti, le ragazze abbandonate di suor Romero
richiamano immediatamente l’offerta gratuita della vita di queste
tre figure, che ci sono proposte come modelli. La cura dei più
poveri e il dono totale di sé si congiungono insieme, testimoniando
così la carità eroica dei tre nuovi beati».
Ora queste
nuove beatificazioni si pongono in continuità, anche
cronologicamente ravvicinata, di attenzione alle varie espressioni
della santità salesiana. Una nuova terna di beati ci viene ora
proposta, potremmo dire una trilogia,
perché questi tre beati divengono proposta per noi e per i giovani
dei tre modi fondamentali di vivere ed accogliere la vocazione
salesiana. È importante allora riconoscere i tratti fisionomici di
queste figure, per vederne la peculiarità e la pluriformità
all’interno dell’unica esperienza carismatica salesiana. Nella
preparazione della celebrazione di beatificazione, che si svolgerà
il prossimo 25 aprile, sono stati predisposti già diversi sussidi
che cercano appunto di farci conoscere meglio il cammino esteriore e
interiore di questi membri della nostra Famiglia.
Questi due fatti collegati insieme ci permettono una prima
considerazione in merito al contenuto di questa lettera. La santità,
dono di Dio, che ha sempre trovato la possibilità di incarnarsi in
cuori generosi e aperti a Dio, come quello di Don Bosco, è un dono
irradiante. Domenico Savio è il frutto più bello dell’azione
educativa e apostolica di Don Bosco, ma questo messaggio di santità
si è fatto poi sempre più grande e oggi, giustamente, potremmo dire
che si è diffuso “fino agli estremi confini della terra”.
Dall’umile Casetta dei Becchi alla Città di Torino, da Torino a
tutta l’Italia e dall’Italia al mondo intero. Basta pensare
all’album di giovani santi salesiani a cui è stato dedicato il
calendario del Bollettino Salesiano 2004, la maggior parte dei quali
ha voluto modellare la vita su quella di Domenico Savio.
La
seconda considerazione è che ogni dono di Dio, come questo delle
Beatificazioni di alcuni membri della Famiglia Salesiana, rappresenta
sempre per tutti noi una “nuova chiamata” a vivere in profondità
e con gioia la nostra vocazione salesiana. Questi segni di fecondità
spirituale incoraggiano il nostro cammino spirituale e danno
ulteriore forza alla nostra missione. Il fatto che i tre appartengano
a diversi rami della Famiglia Salesiana, anzi proprio a quelli
fondati direttamente da Don Bosco, e che rappresentino le vocazioni
fondamentali all’interno di essa, ribadisce la convinzione che
apparteniamo a una “Famiglia santa”, e che in essa consacrati o
laici, uomini o donne, adulti o giovani, possono santificarsi
percorrendo la strada spirituale e pastorale-educativa di Don
Bosco.
Nel segno
della riconoscenza
Per quanto vi ho detto sopra, vorrei presentarvi la realtà della
Congregazione Salesiana in Italia nel segno della riconoscenza a Dio
per aver suscitato, in questa terra, il nostro Padre Don Bosco,
numerosi altri Santi della Famiglia Salesiana e schiere di altri
generosi confratelli che, facendosi interpreti fedeli del Carisma,
hanno portato la presenza salesiana in tantissime parti del
mondo.
Tutti ricorderete che ho desiderato dire questo, fin dalla mia prima
“Buona Notte” come Rettor Maggiore. Allora ho detto: «Sono il
primo Rettor Maggiore che non è italiano di origine (Don Vecchi era
argentino, ma di genitori italiani)… Colgo l’occasione per
ringraziare tutta l’Italia salesiana, che ha saputo finora svolgere
la sua responsabilità storica di trasmettere fedelmente il carisma
di Don Bosco. Grazie, carissimi confratelli italiani…» (cfr Atti
CG25, n. 179).
Mi viene spontaneo in questo momento pensare a come questo miracolo
di espansione si sia realizzato con grande rapidità, grazie alla
disponibilità di salesiani generosi inviati prima da Don Bosco e poi
dai successivi Rettori Maggiori. Prima la Francia e l’Argentina
(1875), poi l’Uruguay (1876), la Patagonia (1879), la Spagna
(1881), l’Inghilterra (1887)… Così e sempre di più! Una
successione di fondazioni impressionante! Grande fede, grande
entusiasmo e ancora una generosità straordinaria che si poteva
misurare nel susseguirsi, sempre più consistente, delle spedizioni
missionarie. A titolo di esempio: 72 missionari nel 1891, solo tre
anni dopo la morte di Don Bosco, 92 nel 1895, 126 nel 1898! Di stato
in stato e di continente in continente.
È giusto qui
ricordare che le nuove fondazioni, in larghissima parte, sono state
opera di confratelli venuti dall’Italia. Salesiani che avevano
ricevuto una formazione robusta e genuina direttamente da Don Bosco o
comunque dai Salesiani della prima generazione, quelli che avevano
personalmente conosciuto il nostro caro Padre Fondatore. Uno spirito
salesiano ricevuto in tutta la sua genuinità, trasmesso vitalmente
con grande fedeltà e, con il trascorrere dei decenni, in una sempre
più attenta considerazione della cultura nuova nella quale andava ad
impiantarsi.
Così troviamo all’inizio di ogni grande impresa dei pionieri dello
spirito salesiano. Da Cagliero, Costamagna, Fagnano per l’America
Latina, a don Branda e poi don Rinaldi e don Ricaldone per la Spagna,
don Rabagliati per la Colombia, don Piperni e don Piccono per il
Messico, don Giorgio Tomatis per l’India, don Versiglia per
la Cina, don Cimatti per il Giappone… Una schiera formidabile di
nostri confratelli che iniziavano opere, ma soprattutto trasmettevano
ad altri giovani in forma genuina e viva la vocazione
salesiana.
Questa vocazione missionaria dell’Italia e dei confratelli italiani
continua ancora oggi. I numeri possono essere cambiati, ma la buona
qualità rimane. Così, anche in questi anni, varie presenze in
Africa ed in America Latina, sotto forma di gemellaggio, sono state e
sono tuttora sostenute con una missionarietà nuova dalle Ispettorie
italiane che spesso hanno offerto persone e mezzi perché il Carisma
di Don Bosco raggiunga i giovani di quelle terre.
Quanto vi ho detto è stato – penso – un vero miracolo di
fecondità, ma mi pare importante anche ricordare come nella stessa
Italia il dono della vocazione salesiana sia stato sempre custodito
con attenzione e fedeltà, dando un po’ a tutte le Ispettorie
del mondo un punto di riferimento significativo sul piano
dell’impegno e della testimonianza. Mi sembra doveroso qui
ricordare tutto il personale fornito dalle Ispettorie italiane per
l’attenzione delle opere dipendenti dal Rettor Maggiore, quelle
degli anni passati e quelle di oggi. Sotto questo profilo, non posso
non accennare al personale dedicato alla ricerca nel campo della
storia, della pedagogia e della spiritualità salesiana, che ha un
reso un servizio preziosissimo a tutta la Congregazione.
Grazie dunque, cari Confratelli dell’Italia, inseriti nelle varie
comunità o Ispettorie della penisola, o missionari nel mondo.
Sappiate che la Congregazione e lo stesso Rettor Maggiore vi è
riconoscente. La responsabilità storica a voi affidata e così
fedelmente gestita ora è passata a tutti e tutti ci sentiamo
chiamati a incarnare Don Bosco, dovunque ci troviamo inseriti o
inviati dall’obbedienza (cfr Atti CG25, n. 179).
La
situazione dell’Italia
Per inquadrare meglio quella che è la presenza salesiana in Italia
mi pare opportuno dare a voi, e soprattutto a quanti vivono in
contesti lontani da quello italiano ed europeo, un breve quadro della
situazione generale del paese. Oggi l’Italia conta poco meno di 60
milioni di abitanti. La natalità, soprattutto nelle Regioni del
Nord, presenta delle percentuali molto basse. Sono sempre più
numerose le famiglie che scelgono di avere solo uno o due figli. Si
ha quindi come riscontro un diffuso invecchiamento della popolazione.
La mancanza di “forza lavoro”, soprattutto nelle professioni più
semplici ed umili e, molto di più, la prospettiva di una vita più
dignitosa hanno indotto molti emigranti a raggiungere “il Bel
Paese”, soprattutto dalle zone del Magreb, dai Paesi Balcanici,
dall’Est europeo e, in misura minore, dal Medio Oriente, dalle
Filippine e dall’America Latina. Questo fenomeno di un’immigrazione
massiccia interessa l’Italia da un periodo relativamente breve e
comporta, a tutt’oggi, un processo di adattamento e di integrazione
che progredisce piuttosto lentamente.
Dal punto di vista economico l’Italia rappresenta una delle Nazioni
maggiormente progredite, ma all’interno del Paese si riscontrano
dei dati discordanti tra il Nord fortemente industrializzato ed
organizzato sul piano sociale e il Sud spesso con tassi di
disoccupazione molto alti e notevoli problemi sociali. Così, mentre
vengono assorbiti migliaia di immigrati dall’estero,
contemporaneamente l’Italia stessa, relativamente ai suoi
cittadini, non ha del tutto chiuso il flusso di emigrazione interna
ed estera per ragioni di lavoro. Per questi ed altri problemi il
panorama politico è spesso disturbato da un’eccessiva
conflittualità tra schieramenti partitici o tra il settore
imprenditoriale e le varie rappresentanze sindacali dei
lavoratori.
Sul piano religioso l’Italia è un paese tradizionalmente
cattolico. Come tutti i paesi dell’Europa occidentale è stato
comunque investito da un forte movimento di secolarizzazione ed
in ogni caso spesso l’aspetto religioso è vissuto in maniera
piuttosto superficiale, senza forte coinvolgimento sul piano
dell’impegno cristiano. Alcuni segni appaiono anche
preoccupanti, come il crescere dei matrimoni civili, il calo delle
vocazioni sacerdotali e religiose, la partecipazione ridotta alla
comunità ecclesiale, l’allontanamento dei giovani.
Nonostante
tutto però l’Italia dimostra di avere ancora “uno zoccolo duro”,
cioè una fascia di popolazione che vive con intensità la dimensione
religiosa e coltiva con assiduità un insieme di valori di
ispirazione profondamente cristiana. Da sottolineare i numerosissimi
gruppi di volontariato sociale, civile e religioso, che si esprimono
in mille forme di solidarietà. Da notare anche la sensibilità
tipicamente cristiana di tanti singoli e famiglie, che si esprime in
generose forme di beneficenza a favore soprattutto di istituzioni
ecclesiali, di presenze missionarie, di forme assistenziali per i più
poveri.
La situazione del
Medio Oriente
Per quanto
riguarda il Medio Oriente, possiamo constatare una situazione
notevolmente più complessa. Tutti abbiamo presente la durezza
dell’attuale conflitto tra lo stato ebraico e la realtà del popolo
palestinese. A ciò si aggiunge lo stato di guerra, ancora non
risolto da un trattato di pace, tra lo stesso Israele e alcuni paesi
arabi. La recente guerra contro l’Iraq ha ulteriormente inasprito
il rapporto con il mondo occidentale. La mancata definizione di
alcuni problemi legati a minoranze etniche, come il popolo curdo,
apporta altre problematiche alla convivenza tra questi popoli.
Dal
punto di vista economico, la situazione di instabilità politica e la
continua minaccia di guerre non permettono uno sviluppo sicuro delle
economie locali. La grande fonte di ricchezza che viene dal petrolio
è controllata dai governanti, che però mancano di farla rifluire in
interventi significativi per il miglioramento delle condizioni
sociali ed economiche. Le situazioni di povertà si presentano
marcate soprattutto all’interno dei popoli arabi. Spesso i giovani
si presentano scoraggiati per mancanza di un’effettiva prospettiva
di futuro.
Dal punto di vista religioso, i cristiani
rappresentano una minoranza molto piccola con un frazionamento
secondo i vari riti presenti: latino, bizantino, caldeo, copto. Le
comunità cristiane, soprattutto nella Siria, vivono con intensità
il loro senso di appartenenza e riescono anche ad esprimere frutti
vocazionali significativi. La forte presenza musulmana, che spesso
conforma l’impostazione legislativa e societaria, rende comunque
difficile la vita di coloro che confessano la religione cristiana. In
alcuni paesi si riscontrano forme di mancato rispetto e tolleranza
per i non aderenti alla religione musulmana.
La
Regione dal punto di vista salesiano
La
Regione Italia e Medio Oriente comprende attualmente nove Ispettorie
per l’Italia e una per il Medio Oriente.
1.
Il personale
I confratelli presenti attualmente in Italia sono 2800 circa. Nel
Medio Oriente 118. La media di età delle varie Ispettorie si
presenta notevolmente alta; essa si pone, nelle diverse Ispettorie,
tra i 59 e i 65 anni. Il numero dei novizi è andato
diminuendo. La media si è attestata su cifre tra i 30 ed i 20
novizi (242 negli ultimi sette anni), con una diminuzione più
marcata nel presente anno (19 novizi). C’è da notare tuttavia un
discreto livello di perseveranza, anche nel periodo dei voti
temporanei.
Sulla diminuzione del numero globale dei confratelli
incide notevolmente il numero dei defunti (nel sessennio 1998-2003
essi sono stati 488 nell’area CISI e 10 nell’Ispettoria MOR). In
questi ultimi sei anni 50 confratelli circa sono partiti per le
missioni e il numero attuale dei neoprofessi non è ovviamente in
grado di compensare tali perdite oggettive.
2.
Le presenze salesiane
Per
quanto riguarda l’apertura e chiusura delle case, nella Regione c’è
stato un movimento nel duplice senso, sia nella direzione delle
aperture che delle chiusure. Dal 1998 al 2003 la Regione ha visto 11
aperture e 32 chiusure. Si può notare l’impennata delle chiusure,
che segna l’andamento di questi ultimi anni. Ciò è dovuto, in
parte, alla conclusione di processi di chiusura cominciati prima, non
soltanto per questione del personale ma anche di scelte di
ricollocazione.
3. Tipologia
delle presenze
Il numero delle
comunità salesiane negli ultimi sessenni ha subito un progressivo
ridimensionamento. C’erano in Italia 276 comunità nel 1990, 260
nel 1996, 243 nell’anno 2000. Nel 2003 esse sono 235, di cui 228
erette canonicamente.
Per il
settore scuola, si può dire che –
nonostante l’inevitabile indebolimento, dovuto alla mancanza di
parità economica – nell’area CISI, esso resta uno dei servizi
più significativi e più diffusi.
In Italia ci sono 53 scuole
medie, con circa 8.000 allievi e più di 600 docenti laici. In MOR le
scuole medie sono 3, con circa 600 allievi. In Italia funzionano 51
scuole superiori, con circa 12.000 allievi e 1.000 docenti laici. In
MOR ci sono 6 scuole superiori.
In questi ultimi anni, i
movimenti in vista della riforma scolastica hanno indotto a
riprendere anche la gestione e la responsabilità educativa di varie
scuole elementari.
In sostanziale sviluppo appare il
settore dei centri professionali, che
consta di 46 centri, con 13.400 allievi, e circa 1.000 docenti laici
(nell’Ispettoria MOR 3 centri, 2.550 allievi, 23 docenti). Va
notato che accanto ai corsi di primo livello, che raccolgono gli
adolescenti, che sono sempre stati i nostri destinatari, sono ormai
numerosi in tutte le Ispettorie corsi di secondo livello, che si
rivolgono a diverse tipologie di utenti adulti, con contenuti
variamente differenziati.
Le
parrocchie della Regione sono
attualmente 137 (di cui 3 in MOR), con circa 1.020.000 fedeli. Gli
oratori-centri giovanili sono 177 (di cui 13 in MOR), con varie
diecine di migliaia di destinatari diretti.
Le residenze
universitarie nell’area CISI sono 32,
con 1340 giovani universitari.
Le case-famiglia
per minori in difficoltà sono 18, con circa 300 ospiti. Le opere per
emarginati (immigrati, tossicodipendenti, primo alloggio…ecc.) sono
15, con circa 2000 ospiti, che vengono raggiunti in modi diversi.
Rappresentano una presenza significativa nel campo della
emarginazione.
Vitale è apparsa in questi anni la
dimensione missionaria: dal 1978 al
2003, sono partiti dall’area CISI circa 250 missionari (50, negli
ultimi sei anni). Il numero appare notevole, se si tiene conto della
scarsità di personale di cui sta soffrendo l’intera Regione.
4.
Alcune doverose
sottolineature
Dare a voi, cari confratelli, solamente
dei dati statistici può essere interessante, ma forse non dice tutta
la ricchezza che l’Italia ha saputo esprimere e tuttora esprime
all’interno della Congregazione Salesiana. Aggiungo dunque alcune
sottolineature che mi sembrano doverose, nel segno della completezza
della informazione e della riconoscenza.
Penso in primo luogo al grande servizio
reso alla formazione di tanti
salesiani da Case e Centri di Studio che per anni sono stati punto di
riferimento a livello internazionale. Intendo riferirmi in primo
luogo all’Istituto Internazionale della Crocetta di Torino, che per
tanti anni ha rappresentato la sede del nostro Ateneo. Da questa
esperienza è poi nata gradatamente la realtà della nostra
Università di Roma. Vorrei ricordare anche le Case romane di San
Tarcisio e del Testaccio, che hanno accolto studenti stranieri per i
loro corsi di studi presso le Università ecclesiastiche. Assieme a
queste la Casa di Messina San Tommaso che in passato, ed ancor oggi,
ha ospitato e ospita studenti di Teologia provenienti dall’estero.
Per un analogo servizio devo citare la Comunità di Gerini studenti,
i noviziati, oggi internazionali, di Pinerolo e di
Genzano.
In questo contesto, come non dire il mio grazie anche ai numerosi
confratelli italiani, che hanno contribuito con competenza e
lungimiranza alla nascita e alla crescita della nostra Università
Pontificia Salesiana? Anche questa è stata una grande impresa per il
bene, la formazione specificamente salesiana, la crescita culturale e
pastorale di tanti confratelli che oggi animano le nostre comunità
formative nel mondo.
Una seconda sottolineatura vorrei dedicarla alle Opere
di formazione professionale, con
una menzione particolare riservata al Colle Don Bosco e all’Opera
del Rebaudengo, come anche a quella di Cumiana. In questi ambienti
moltissimi nostri confratelli coadiutori si sono formati
professionalmente per un servizio qualificato e competente ai giovani
apprendisti delle Scuole Professionali. Anticamente le grandi opere
salesiane si qualificavano strutturalmente per una divisione degli
edifici quasi simmetrica. Al centro la Chiesa. Da una parte i ragazzi
studenti e dall’altra i ragazzi artigiani. Quasi a dire che la
missione salesiana non aveva né limiti né preclusioni. Qualsiasi
ragazzo poteva essere accolto sviluppando le sue doti o in un
percorso di studi classici o in un percorso formativo che lo portasse
ad essere artigiano, imprenditore o semplicemente operaio
specializzato. Tutti i giovani poi, studenti ed artigiani, facevano
insieme il loro cammino di crescita educativa e cristiana attraverso
il contesto di un’animazione intensa che accompagnava la loro
esperienza formativa: la banda, il teatro, le compagnie ed i gruppi,
la preghiera, i ritiri e gli esercizi spirituali… Era una vera
esperienza di vita piena ed era una grande scuola di vita. La Chiesa
“al centro” ricordava a tutti qual era la vera fonte
dell’animazione salesiana e qual era il centro di convergenza di
tutti.
Veramente grande è stato il bene che queste nostre Opere hanno
compiuto e tuttora stanno compiendo. Penso in questo momento ai
grandi Centri di Valdocco, di Sesto San Giovanni, di Verona San Zeno,
di Mestre, di Genova Quarto, di Bologna, di Roma, di L’Aquila, di
Ortona, di Bari, di Catania, Palermo, Selargius e Lanusei… Ricordo
con gioia, per una mia recente visita, anche la Casa di Este che
rappresenta nella sua realtà un vero miracolo nel segno di una
“ricollocazione” interna. Il grande e celebre collegio destinato
prevalentemente a giovani studenti, in un tempo ormai cambiato e nel
quale, come scuola superiore, rischiava ormai la chiusura, è
rifiorito grazie all’intuizione e alla dedizione di confratelli, in
particolare coadiutori, che sono stati capaci di pensare ed
attuare una conversione in scuola professionale.
È giusto dunque ricordare questa originale e carismatica dimensione
del nostro apostolato giovanile. Ed è giusto ripetere il grazie ai
tanti nostri confratelli coadiutori che hanno lavorato con impegno e
dedizione non solo in Italia, ma anche in tutto il mondo, fondando
dovunque scuole destinate ai giovani apprendisti.
Un terzo punto di attenzione intendo dedicarlo al settore della
Comunicazione Sociale.
Voglio qui riferirmi in primo luogo a quello straordinario strumento
di animazione e di diffusione della spiritualità salesiana che è
stato ed è il “Bollettino
Salesiano”.
Un’idea geniale partita da Don Bosco ed oggi bellissima realtà
editoriale che viene partecipata a più di 300.000 famiglie.
Attraverso esso l’Italia coglie le notizie del mondo salesiano, si
coinvolge nel movimento spirituale della nostra Famiglia Salesiana,
partecipa attivamente con forme generose di beneficenza. L’edizione
attuale è bella, agile, giovanile e diventa punto di riferimento per
molte edizioni del Bollettino di altre nazioni, in ben 32
lingue.
Devo ricordare anche l’Editrice Elle
Di Ci, già fondata ai tempi di don
Ricaldone, che per decenni ha agito in maniera vivace e creativa,
sostenuta anche dalla competenza di esperti catecheti del Centro
Catechistico, dando alla Chiesa Italiana contributi qualificati nel
campo della Catechesi e della Pastorale Giovanile. Uguale servizio
meritorio ha realizzato e realizza la Società
Editrice Internazionale, soprattutto
nella produzione di testi scolastici.
Ancora due accenni di rilievo e di merito. Il primo riguarda la
presenza di una Comunità Salesiana in Vaticano, “La
Poliglotta”, che ha rappresentato
sempre “una finestra” attraverso la quale la Santa Sede vede e
stima la Congregazione ed una naturale e semplice “porta di
accesso” al Santo Padre e alle Congregazioni Romane.
Il
secondo riguarda l’accoglienza generosa dei missionari italiani che
rientrano nelle loro Ispettorie di origine, anziani o ammalati, dopo
aver consegnato le loro migliori energie e risorse al servizio della
missione nelle diverse Ispettorie sparse nel mondo. Un gesto di
carità squisita verso le persone di questi salesiani.
5.
Le Comunità Salesiane. Quantità
e qualità
Notavo sopra
che il numero delle comunità salesiane negli ultimi sessenni
ha subito un progressivo ridimensionamento. I numeri delle case non
danno tuttavia l’idea della situazione reale, perché, dentro di
esse, i numeri dei confratelli e la loro qualità sono stati toccati
in modo significativo dalle trasformazioni in corso.
Per quanto riguarda la vita religiosa, è giusto prendere atto dello
spirito di fedeltà dei confratelli che, nella grandissima
maggioranza, vivono con lealtà e convinzione – ed anche con una
buona, evangelica serenità – la loro vocazione religiosa,
l’impegno nel servizio pastorale ed educativo, la vita
fraterna, la fedeltà ai voti, la vita di preghiera e di
formazione continua.
È diminuito, naturalmente, il numero dei confratelli presenti nelle
case. Ed è notevolmente cresciuta l’età media.
È migliorata comunque l’attenzione formativa: il giorno della
comunità, la programmazione dei ritiri e degli altri momenti forti
hanno avuto un notevole impulso, specialmente in seguito alle
proposte scaturite dal Capitolo Generale 25°.
6.
La Famiglia Salesiana
La
Congregazione è impegnata, in Italia, in un cammino di scoperta e
valorizzazione della Famiglia Salesiana. I consigli ispettoriali
dell’Associazione Cooperatori Salesiani e della Confederazione
degli Exallievi, ad esempio, stanno raggiungendo una buona maturità.
I consigli locali sembrano risentire di più della fragilità delle
comunità, che rende talora difficile individuare il delegato giusto.
Anche il MGS pare avviarsi ad assumere responsabilità crescenti
nell’apostolato salesiano. Mai, come in questo momento, la Regione
sente la necessità di essere affiancata da laici salesianamente
preparati e motivati.
7.
Partecipazione e formazione dei
Laici: risorse e problemi
Le
concrete necessità delle nostre opere e la riscoperta anche di
un’ecclesiologia di comunione centrata sul popolo di Dio, del quale
evidenzia la corresponsabilità, hanno spinto le nostre
comunità ad un coinvolgimento sempre più vasto di collaboratori
laici, i quali si sono inseriti un po’ a tutti i livelli,
condividendo in maniera sempre più consapevole la spiritualità e la
missione salesiana.
Si è fatta strada, specialmente nei
responsabili di case ed Ispettorie, la coscienza che il riferimento
formativo dei nuovi laici non può essere altro da quello indicato
dal CG24: quello cioè di una formazione salesiana comune,
organica, continua, mirata ai bisogni dei giovani e del territorio.
Si tratta di una vera “formazione in servizio”, accompagnata da
atteggiamenti che si fanno invito e provocazione a crescere
ancora.
Nel quadro della Regione sono state avviate interessanti
iniziative di formazione soprattutto per gli insegnanti, nel settore
scuola. Un po’ dappertutto sono sorte scuole per gli animatori
degli Oratori. Sono state attivate anche iniziative di formazione per
i laici inseriti in posizioni di responsabilità gestionale o
amministrativa.
È chiaro che il cammino di formazione deve da
un lato curare una serie di competenze professionali, ma il punto
chiave resta l’assunzione dello “spirito salesiano”. Solo così
le opere della Regione non perderanno la loro identità.
Le
grandi sfide della Regione
La
realtà comporta anche la presa di coscienza delle sfide attuali cui
deve far fronte la Regione. Indico quelle che ritengo
fondamentali.
1. La
situazione vocazionale
La
situazione vocazionale della Regione Italia e Medio Oriente, e in
modo speciale dell’area CISI, è rimasta alquanto stazionaria. Per
quanto riguarda l’Italia, va tenuto presente che se nel 1985
c’erano in Italia un milione di diciannovenni, nel 2005 ce ne
saranno solo 560.000. Ciò significa che, globalmente, i giovani
hanno subito una riduzione vicina al 50%. Il che non può non avere
un impatto vocazionale. Lo diceva già anni fa don Viganò: “se non
ci sono figli per le famiglie e la società, non ci saranno neanche
per la Chiesa e per le Congregazioni”.
Per l’Ispettoria del
Medio Oriente, ho già accennato alla situazione difficile in cui si
trovano i cristiani, con il sogno di molti giovani di emigrare; si
aggiunge la difficoltà di accompagnamenti lunghi e personalizzati,
per la scarsità del personale disponibile.
Non si può dire
che ci sia sterilità nell’area CISI, come in alcune zone
dell’Occidente, ma forse si avverte un po’ di stanchezza. Il
lavoro si è moltiplicato un po’ per tutti i confratelli e
l’attenzione all’animazione vocazionale rischia di essere un po’
sottaciuta, soprattutto a livello delle comunità locali, o
semplicemente demandata, in prima responsabilità, all’animatore
ispettoriale.
Certamente non va dimenticata la qualità
cristiana della proposta pastorale. Il clima di secolarizzazione e di
consumismo, la vasta gamma di opzioni disponibili, il restringersi
del numero dei figli nella famiglia, l’esilità della pastorale di
base a causa della diminuzione del clero diocesano, ecc. : tutti
questi sono elementi che richiedono di re-impostare il progetto di
pastorale vocazionale, con speciale attenzione ad una
evangelizzazione, che sia profonda abbastanza da fare incontrare
davvero il Signore Gesù, e da nutrire una motivazione robusta di
“rischiare la vita” per Lui.
2.
Ridimensionamento e
ricollocazione
La riduzione
delle forze salesiane deve indurre ad una saggia revisione delle
nostre presenze sul territorio della Regione, particolarmente in
Italia. Come già diceva il mio predecessore don Vecchi in una sua
lettera: «Molte presenze sono buone, ma non tutte parlano con la
stessa eloquenza, realismo e verità. Molte opere possono essere di
qualche utilità; non tutte esprimono il vangelo, l’amore di Dio
seminato nel cuore dei credenti con la stessa immediatezza e
profondità. Molti interventi appaiono accettabili, funzionali alla
società in cui viviamo; alcuni sono fortemente evangelizzatori e
profetici… dopo cento e più anni di vita salesiana in Italia, uno
sforzo di ridimensionamento e ricollocazione – pur nella necessaria
gradualità e in proporzione alle forze disponibili – fa parte
degli atteggiamenti di fedeltà a Don Bosco» (cfr Lettera agli
Ispettori d’Italia e Medio Oriente, 1997).
Tale impegno
di ridimensionamento e ricollocazione deve essere ovviamente assunto
dalle singole Ispettorie al loro interno, ma deve essere anche inteso
come una nuova e più organica distribuzione delle varie Ispettorie
nel territorio nazionale, che consenta un irrobustimento delle realtà
più deboli e una migliore animazione dell’insieme. Alcune
unificazioni, pur condotte avanti con processi talora complessi e
faticosi, hanno alla fine dato un buon risultato.
In tale
processo, sia a livello di singole Ispettorie che a livello di CISI,
è essenziale mantenere un atteggiamento positivo e pieno di
speranza. Arroccarsi nostalgicamente o puntigliosamente su posizioni
di difesa ad oltranza di opere o di circoscrizioni è un
atteggiamento che non può dare frutti di vero rinnovamento: si
rischia di mancare di concretezza, con il pericolo di venire piegati
dalla storia stessa a delle decisioni che avremmo dovuto saggiamente
anticipare. È mio desiderio qui esortare gli Ispettori d’Italia ad
uscire da una stretta e talvolta troppo chiusa considerazione dei
problemi della propria Ispettoria e ad avere una visione più ampia,
collaborante, di vera ricerca del bene di tutta la presenza salesiana
in Italia. Per questo anche un cammino di revisione della stessa
impostazione della CISI e dei suoi organismi di animazione può
essere in questo momento quanto mai opportuno, per dare con più
sicurezza orientamenti a livello nazionale e coordinarsi
unitariamente nella soluzione dei problemi emergenti. Non si deve
dimenticare che per Don Bosco sono i bisogni dei giovani quelli che
devono determinare le nostre opere, e che le strutture quindi hanno
valore nella misura che sono ad essi rispondenti.
3.
La formazione continua
La
complessità del tempo presente pone tra le sfide del momento il
fatto formativo come estremamente importante per poter vivere ed
interpretare in maniera più efficace e testimoniante la nostra
vocazione e la nostra missione salesiana.
Questa attenzione non
riguarda soltanto le strutture relative alla formazione iniziale che,
per altro, sono presenti nel territorio della Regione con delle
possibilità ricche e ben consolidate nell’esperienza. L’istanza
è rivolta a tutti i Salesiani che già si trovano nel vivo della
missione. La formazione continua, infatti, ci permette di essere
attenti lettori del momento storico presente e fedeli interpreti
dello spirito di Don Bosco in un contesto moderno che esige una
grande duttilità intellettuale e pastorale per offrire proposte,
metodologie, soluzioni, e soprattutto un annuncio ed un
accompagnamento educativo e cristiano più conforme alla situazione
di oggi. Questo impegno di formazione continua deve coinvolgere i
confratelli dal punto di vista salesiano, pastorale, educativo e
professionale.
Altra attenzione, come già accennato sopra, sarà
la formazione dei Laici. Essi sono presenti in maniera sempre più
massiccia nelle Opere della Regione. La cura di questi nostri
collaboratori, il garantire che possano essere buoni interpreti dello
stile e del metodo educativo e pastorale salesiano è una condizione
irrinunciabile affinché le nostre opere possano mantenere la loro
vera identità carismatica.
4.
La presenza salesiana nel Medio
Oriente
L’Ispettoria
Salesiana del Medio Oriente, che ha celebrato da poco il suo
Centenario, ha avuto un notevole indebolimento in questi ultimi
decenni. Come personale è stata sempre strettamente legata
all’Italia, ma da tempo il flusso di missionari si è piuttosto
ridotto… Attualmente conta circa 120 confratelli che lavorano in 16
comunità sparse in 7 nazioni dell’area: Egitto (3), Palestina (2),
Israele (3), Libano (2), Siria (4), Turchia (1), Iran (1). 71
confratelli provengono dall’Italia, 39 dai paesi del Medio
Oriente, il resto da altri 11 paesi. In Iraq da qualche anno alcuni
confratelli fanno un’attività estiva di animazione giovanile, con
la speranza di poter avere dalle autorità il permesso per una
presenza stabile.
È un bel mosaico, anche se questo fatto
comporta difficoltà per inviare il personale più idoneo nei diversi
luoghi. Potete ben immaginare la sfida delle lingue: arabo, ebraico,
inglese, persiano, turco, e i problemi per la distribuzione del
personale e il trasferimento da un paese ad un altro, quando è
necessario. Non si deve dimenticare che non ci sono relazioni
diplomatiche tra Libano, Siria, Iraq, Iran e Israele, dove si trova
la casa ispettoriale.
Le nostre opere sono assai
apprezzate dalle autorità civili ed ecclesiastiche, tenendo conto
che l’Ispettoria deve mantenere rapporti con almeno 6 Patriarcati,
con lo stesso numero di Nunzi o Delegati Apostolici, e con 18
Arcivescovi. Come nel caso di Etiopia-Eritrea, anche qui i riti non
sono indifferenti.
Certo, in queste circostanze
diventa molto difficile il coordinamento pastorale o una
programmazione ispettoriale, perché il tutto si realizza con un
grande decentramento. Tuttavia i confratelli riescono ad operare in
uno stile tipicamente salesiano, cercando di inculturare il carisma e
realizzare la missione fra musulmani, cristiani delle varie comunità
e riti, praticando l'ecumenismo e il dialogo interreligioso nella
misura del possibile. In Egitto, al Cairo, curiamo dei rifugiati
sudanesi. In Turchia, ad Istanbul, lo facciamo a favore dei ragazzi
iracheni e curdi. In Libano e Siria le attività principali sono
Oratori e Centri Giovanili. L’anno scorso, abbiamo inaugurato il
Centro di Formazione Professionale di Al Fidar, in Libano. Mi auguro
che centri simili a questo possano essere costruiti in Siria, in
Iraq, in Giordania e in Egitto.
Il grande problema
continua ad essere la guerra che ha determinato una situazione di
emergenza che si trascina da 35 anni, con le guerre tra Israele e
Palestina, la Rivoluzione Islamica, la Guerra del Golfo, le Guerre
civili nel Libano, l’Intifada, infine l’ultima guerra in Iraq.
Come vedete, l’Ispettoria del Medio Oriente si trova in un
territorio molto caldo e travagliato, in cui non è finito un
conflitto che già ne è cominciato un altro.
Non si sa
fino a quando durerà questa situazione, ma è evidente che gli
effetti si prolungheranno molti anni e alcuni non saranno
reversibili, come l'islamizzazione del Libano e della Palestina per
la fuga dei cattolici.
Come non impegnarci in tale
contesto? E come non essere fieri di questi nostri confratelli che
già vi sono impegnati? Mi auguro che leggendo questa lettera, e
conoscendo meglio la situazione dei nostri confratelli nel Medio
Oriente, le Ispettorie e singoli confratelli si sentano chiamati ad
essere solidali e a rendersi disponibili per irrobustire e garantire
la nostra presenza in quest’area. Ci sono opere che sono
significative per la loro collocazione, che occorre
salvaguardare.
Linee di
futuro
Davanti a queste sfide è molto importante assumere delle linee di
impegno che contraddistinguano il nostro impegno nel prossimo
futuro.
In vista di ciò, lascio delle indicazioni essenziali, indirizzate
soprattutto ai confratelli della Regione, perché ne facciano motivo
di approfondimento.
1.
Ripensare la nostra proposta
educativa pastorale
È questo un impegno inteso a riqualificare la nostra proposta
educativa ed evangelizzatrice. Si tratta di andare oltre le soglie
della timidezza apostolica, che rischia di chiuderci in una pastorale
delle attività o del trattenimento, e offrire una pastorale
veramente missionaria, capace di coinvolgere i giovani, di farli
crescere pieni di vita e orientarli, in un’esperienza di fede,
verso un rapporto personale con Gesù Cristo. È questo il lavoro di
base, su cui poggia poi tutto quanto riguarda l’animazione e
l’accompagnamento vocazionale. Questo cammino suppone il
coinvolgimento dei Salesiani con una presenza diretta tra i giovani.
La preferenzialità circa i destinatari deve poi orientarsi con
decisione verso gli ultimi e i più poveri. In concreto in Italia, i
giovani immigranti dovranno essere oggetto di predilezione,
soprattutto in questo momento in cui non mancano atteggiamenti e
politiche di esclusione ed emarginazione e talvolta di razzismo.
L’Italia ha sempre spiccato per essere un paese di animo grande e
generoso, con una cultura umanista molto ricca, e una storia di
diritto romano. L’Italia inoltre è stata una nazione di numerosi e
grandi movimenti migratori; non può dunque dimenticare la sua
esperienza, come ricorda il Deuteronomio ad Israele: «Amate dunque
il forestiero, poiché voi foste stranieri nel paese d’Egitto» (Dt
10,19).
Quanto dico è da considerarsi valido per tutti gli ambienti nei
quali i Salesiani della Regione stanno operando, ma penso in
particolare alle nostre scuole che devono essere veramente mediatrici
di una cultura ispirata ai grandi valori dell’umanesimo cristiano e
luoghi di intensa animazione giovanile, dove ragazzi e giovani
possono trovare accompagnamento e percorsi educativi ricchi di
proposte per la loro crescita umana e spirituale.
Penso ai nostri Centri di formazione professionale, che sono spesso
il luogo di incontro dei ragazzi più fragili. Qui essi possono
rigenerarsi in un’esperienza educativa nella quale il lavoro dona
loro nuova dignità e sicurezza e nello stesso tempo possono essere
accompagnati nel loro cammino cristiano.
Penso ai nostri Oratori e Centri Giovanili ed anche alle nostre
Parrocchie, che devono esprimere il “dono originale” del carisma
educativo di Don Bosco, senza appiattirsi su proposte generiche e non
contraddistinte dalla ricchezza del Sistema Preventivo.
Penso alle sempre più numerose presenze universitarie, che
permettono ai confratelli della Regione di diventare accompagnatori e
amici di giovani adulti che si apprestano ad entrare nella pienezza
di esperienza della vita e che spesso manifestano una grande
attenzione alle proposte autentiche sul piano culturale e
cristiano.
C’è dunque motivo, cari confratelli, per fare una seria revisione
e ritrovare gli elementi più genuini della nostra spiritualità e
missione, rinnovando il nostro servizio ai giovani.
Questo percorso di riqualificazione della nostra proposta educativa e
pastorale, unitamente a tutte le iniziative specifiche, porterà
certamente ad una forte animazione dal punto di vista
vocazionale.
2. Ridefinire
con coraggio la presenza salesiana in Italia
Tutto ciò che si potrà attuare in questa linea sarà certamente un
buon investimento per la missione dei Salesiani in Italia e nel Medio
Oriente, nel prossimo futuro.
Nel cammino di ridimensionamento e ricollocazione, tra i criteri
guida che ci devono ispirare, pur in un saggio e ponderato
discernimento che già si sta attuando nei vari Capitoli
Ispettoriali, indico i seguenti:
*
L’attenzione agli ambiti umani e alle zone più povere della
Regione, sotto il profilo ecclesiale e civile. Dovendo lasciare
qualche opera (qualche parrocchia, ad esempio) è meglio cominciare a
lasciare i contesti sociali più ricchi…
*
La cura di opere ed iniziative intese a promuovere una riproposta di
fede nell’ambito della nuova evangelizzazione.
*
Il mantenimento di opere e strutture che meglio ci permettono di
esprimere il carisma salesiano, sia dal punto vista educativo che
dell’evangelizzazione. Le opere dunque che ci danno un contatto più
vivo con i giovani, come gli Oratori, le Scuole, i Centri di
formazione professionale, le residenze universitarie, gli ambienti di
volontariato e servizio… Attenzione soprattutto a non appiattire il
carisma sulla “parrocchialità”.
*
Difendere la presenza di quelle “iniziative di qualità” che sono
rappresentate dai Centri di studio, dalle Editrici, dai Centri
catechistici, équipes di formazione permanente, Centri pedagogici o
culturali, Case di formazione… Essi rappresentano luoghi di
espansione e diffusione della nostra spiritualità e della nostra
pedagogia salesiana…
* Per
le opere che hanno anche una ricchissima storia centenaria il
criterio dominante resta il servizio ai giovani… Talora una
reimpostazione del servizio (una ricollocazione interna) può essere
rigenerante. Quando neanche questo è possibile, allora appare chiaro
che il Signore ci chiama altrove.
Anche
a livello di Ispettorie è necessario procedere nel discernimento e
far maturare delle scelte che diano all’Italia Salesiana una
configurazione giuridica più rispondente alla situazione attuale. È
bene che tutti i Confratelli sappiano che queste scelte si debbono
fare per mantenere viva e forte la nostra presenza nell’Italia. E
questo deve essere un interesse di tutti. Come ho detto in altre
occasioni, è questione di profezia e non di sopravvivenza! Il vero è
questo, che il non prendere decisioni su questo punto significa
camminare senza futuro, destinati a una morte naturale. Il cambiare,
a volte perdendo una certa “sicurezza”, manifesta vitalità e
voglia di lasciarsi guidare dallo Spirito, che “rinnova la faccia
della terra”.
Un ultimo aspetto importante resta il
collegamento tra le varie Ispettorie, che deve essere ispirato a
criteri di solidarietà e di collaborazione. Deve dunque crescere la
visione d’insieme, migliorando tutto ciò che può contribuire a
iniziative unitarie e collegate, con uno scambio generoso di
personale e di risorse.
3.
Qualificare il cammino di
formazione per i nostri collaboratori laici
Ho
già accennato sopra all’importanza che dobbiamo dare alla
formazione dei nostri collaboratori. Sono molto numerosi in tutti i
contesti del nostro servizio educativo salesiano. La loro
qualificazione è indispensabile per mantenere l’identità delle
nostre opere. Molte sono le iniziative già in atto, ma forse va
curato maggiormente lo specifico della nostra azione salesiana,
legato essenzialmente alla conoscenza e all’approfondimento del
nostro Sistema Preventivo.
Oltre alla conoscenza teorica,
l’acquisizione di questi contenuti è legata ad una vera
condivisione di ideali e di vita che noi dobbiamo far crescere con
questi “salesiani esterni”. Perciò, assieme alle iniziative
specifiche va qualificato lo stile di accoglienza e condivisione che
noi dobbiamo instaurare con i laici collaboratori, facendoli
partecipi spesso anche dei momenti specifici della nostra vita, come
la preghiera e la condivisione fraterna.
4.
Il sostegno all’Ispettoria del
Medio Oriente
All’inizio del
sessennio ho chiesto esplicitamente di inserire questo punto nella
programmazione del sessennio per la Regione Italia e Medio Oriente.
Intendevo proporre all’Italia di farsi promotrice di un Progetto
che aiuti l’Ispettoria MOR a superare le attuali difficoltà legate
alle condizioni sociali e politiche con le quali si trova a
confrontarsi, dando anche aiuti in personale. Naturalmente questo è
un invito che oggi rivolgo a tutti e non solo ai confratelli
italiani.
Concretamente penso al dono di un (almeno uno) giovane
confratello che ogni Ispettoria Italiana può fare all’Ispettoria
MOR. Sono certo che ciò sarà una vera benedizione per lo stesso
movimento vocazionale dell’Italia.
Coraggio dunque, giovani
confratelli dell’Italia, mi rivolgo a voi perché queste nostre
presenze hanno bisogno di persone giovani che possano apprendere bene
le lingue locali e inculturarsi in questo ambiente, facendo dono
della propria vita nel carisma salesiano. Con Don Bosco, continuo
sognatore di nuove presenze in cui i Salesiani si facciano amici ed
educatori dei giovani, io stesso sto sognando di realizzare presto
una nuova presenza nell’Iraq, a Bagdad. Il contesto politico e
sociale di questo paese ci chiama a donare un segno del nostro
impegno per chi è più debole e povero. E forse il Signore, con il
dono anticipato dei primi novizi iracheni, sta già facendo percepire
in maniera esplicita la sua chiamata a realizzare questo sogno.
5.
Valorizzazione dei luoghi
salesiani
Un’ultima urgenza vorrei sottoporre a
voi, carissimi confratelli d’Italia. Ed è la valorizzazione piena
di quelli che noi consideriamo i “luoghi santi” della nostra
spiritualità e del nostro carisma: i luoghi salesiani. Intendo
riferirmi direttamente al Colle Don Bosco, alla cittadella di
Valdocco, ai luoghi di Domenico Savio e degli altri nostri Santi
Salesiani, ma anche agli altri luoghi che portano ancora viva la
memoria di Don Bosco, anche in altre città, come Genova
Sampierdarena, o il “Sacro Cuore” di Roma.
Questi luoghi vanno custoditi e curati con amore, non solo dal punto
di vista materiale, ma anche per quanto concerne le proposte di
pellegrinaggio, di animazione, di formazione. Essi sono infatti
“scuola di spiritualità e cenacolo di preghiera”.
È questo un patrimonio affidato all’Italia, ma che interessa tutta
la realtà mondiale della Congregazione. È una ricchezza spirituale
non ancora valorizzata appieno. Anche questo impegno si collega ad un
movimento di rinnovamento spirituale e pastorale che stiamo più
direttamente perseguendo in questi anni.
Sono
vicino a tutti voi
Nel
chiudere questa lettera, mentre so di rivolgermi a tutti i
confratelli del mondo, permettetemi di esprimere la mia vicinanza
particolare ai confratelli di questa Regione Italia e Medio Oriente.
Molte volte ho detto che le persone dei confratelli sono il bene più
grande della Congregazione e, oggi, lo dico, lo ripeto con maggior
convinzione dopo aver visitato più di cinquanta Ispettorie nel
mondo.
In questo momento vorrei dire, innanzitutto, la mia
vicinanza ai confratelli anziani e malati. Hanno dato tutta la vita
per il bene dei giovani, per la crescita dell’Opera Salesiana. Oggi
offrono il loro straordinario apporto attraverso la preghiera,
l’offerta quotidiana delle loro situazioni di infermità e di
anzianità.
Un saluto particolare anche ai più giovani.
Ogni giorno mi ricordo di voi e vi presento al Signore perché vi dia
coraggio, entusiasmo, capacità di comunione e di iniziative
apostoliche, perseveranza. Le generazioni che vi hanno preceduto vi
consegnano un’Italia Salesiana ricca di opere ed iniziative e, di
più, ricca soprattutto di una grande fedeltà a Don Bosco ed al suo
spirito. Siate degni continuatori, affrontando le sfide del presente
con serenità e responsabilità, ma soprattutto abbiate il cuore
pieno di una grande “passione per Dio” e di una grande
“compassione per l’uomo”, per i giovani di oggi che sono i
vostri destinatari. Se questa carità pastorale arderà dentro di
voi, sarete veri salesiani secondo il cuore di Don Bosco e dalla
vostra vita certamente scaturiranno altre vocazioni.
Un
saluto pieno di affetto anche a voi, salesiani adulti o maturi
nell’età, che portate quotidianamente il grande peso del lavoro
nelle nostre opere. Grazie per la vostra fedeltà, per le vostre
fatiche, per la vostra speranza che non viene meno, per la fede che
anima la vostra vita, per l’amore che investite nella missione
giovanile. In Don Bosco vi dico la mia vicinanza, la mia stima ed il
mio affetto.
A voi tutti, cari Confratelli, di qualunque
Regione o Ispettoria, il mio invito a lodare Dio per il bene che il
Signore, attraverso il Carisma Salesiano, ha operato in questa
Regione dell’Italia e del Medio Oriente. È proprio il caso di dire
che «grandi cose ha fatto il Signore e santo è il suo nome…».
Così è stato in Italia e così è stato ormai in moltissimi paesi
del mondo, “fino agli estremi confini della terra”.
Per
concludere
Affido ognuno di
voi alla cura materna di Maria Ausiliatrice, la Madonna di Don Bosco,
quella che è stata la sua madre e maestra e continuerà ad esserlo
per tutti noi, quella che lo ha guidato in tutte le sue imprese a
favore dei giovani che Dio gli aveva affidato, e che continuerà a
guidare anche noi.
La festa dell’Annunciazione, nella
quale sto inviando questa lettera, ci ricorda gli atteggiamenti da
coltivare per saper ascoltare Dio e rispondere a Lui, che non cessa
di parlarci e chiamarci nella storia. Si potrebbero riassumere in tre
grandi atteggiamenti:
* La
ricerca del piano di Dio per la propria
vita, sapendo che Dio ha un piano per
ciascuno di noi e ce lo va rivelando a misura che noi ci chiediamo
cosa Egli vuole da noi a favore degli altri. La parola di Dio, la sua
“annunciazione”, arriverà attraverso avvenimenti, persone e la
S. Scrittura. Di qui la necessità di convertirci in ascoltatori
attenti della Parola e in lettori credenti della storia. In questo
senso mi sembra molto eloquente vedere Maria che viene rappresentata
in molti quadri dell’Annunciazione con la Sacra Scrittura in mano o
sulle ginocchia, meditandola, quasi come se volesse accoglierla nel
suo cuore. Maria ci insegna in primo luogo a prestare attenzione:
«Ella si domandava che cosa volesse dire un tale saluto», dice il
vangelo (Lc 1, 29).
*
L’accettazione della volontà di Dio
come progetto di vita, riconoscendo che
il progetto di Dio sarà sempre migliore del nostro. Aprirsi a Dio
significa ammettere la propria situazione di creatura, limitata,
propensa a fabbricarsi idoli e dei su propria misura. Ammettere Dio
nella propria vita implica di riconoscere la sua signoria, non
dipendere da nessun altro, non avere altre priorità nella nostra
vita, identificarci con la sua volontà, in modo tale da farla
veramente nostra. Non si può essere vero credente e pretendere di
disporre di Dio, volere che sia piuttosto Lui a fare la nostra
volontà e compiere i nostri desideri. Maria ci insegna, in
secondo luogo, a credere a Dio, fidarci di Lui, farGli spazio nella
nostra esistenza come Colui che è amato perché ci ha amati per
primo, perché ha pensato a noi. «Ecco la serva del Signore. Si
compia in me il suo progetto» (cfr Lc 1, 38).
*
La docilità allo Spirito di Dio,
che rende possibile in noi l’impossibile. Il racconto evangelico ci
dice che per la forza di Dio, che è lo stesso Spirito Santo, Maria
poté essere Madre di Dio. È la docilità allo Spirito che rende
feconda la Vergine Maria. Lo dimostra il fatto che, visitando
Elisabetta, questa risponde al saluto di Maria: «Benedetta tu fra le
donne e benedetto il frutto del tuo grembo» (Lc 1, 42). Il vissuto
profondo di questa energia divina permette a Maria di sentirsi libera
per poter disporre di sé e farsi schiava del suo Dio. Tale è il
senso profondo della “verginità” di Maria, che più che una
affermazione di un elemento fisico è la totale disponibilità per il
suo Dio: «Nulla è impossibile a Dio» (Lc 1, 36).
Maria ci
insegni ad accogliere il disegno di Dio e a collaborare con Lui per
portare a compimento la sua opera di salvezza.
A tutti
auguro un fecondo cammino quaresimale e Buona Pasqua!
Don Pascual Chávez V.
Rettor Maggiore