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qualche vantaggio, a lungo andare ha finito per non recare altro che
danni. Infatti, continuava Sua Santità, i missionari che lavorassero
per un’altra bandiera che non sia quella di Gesù G. si renderebbero
incapaci di fare proseliti al Cristianesimo, perchè, mentre lo spirito
del vero missionario è spirito di carità che attrae, lo spirito del naziona
lismo, essendo egoistico, contiene in sè una forza di ripulsione che
allontana. Si stia perciò attenti, insisteva il S. Padre, a non lasciarsi
vincere nè dall’amor patrio smoderato, nè dalla protezione delle A u to
rità, nè dal miraggio di facilitazioni terrene e soccorsi pecuniari, ma si
miri unicamente e solo alle anime per guidarle al cielo.
La seconda raccomandazione è quella che le missioni e i missionari
si devono occupare sopratutto e unicamente delle cose di D io, per
chè, come dice l’Apostolo, nessuno di coloro che militano per Iddio
deve immischiarsi negli affari secolari: nem o militans D eo, im plicat
se negotiis saecularibus (I I T im ., 24). I missionari abbiano sempre
dinanzi la mente che essi si son recati nelle lontane regioni per guada
gnare anime a Cristo e non per dedicarsi alla cura degli affari e delle
cose terrene. Anim e, anime e non denari vuole Nostro Signore!
N on molte cose aggiungeva il S. Padre su questo punto perchè con
fidava che i suoi ascoltatori ben comprendevano il suo pensiero, citando
il proverbio italiano: a buon intenditor p o che parole. E riconfermava
quanto aveva detto, ricordando l’altra frase evangelica che nessuno può
servire a due padroni (Matt., V II, 24), perchè se si ama l’uno, ne
cessariamente si deve odiare l’altro.
La terza raccomandazione infine era che le missioni, le opere mis
sionarie, i missionari debbono aver presente quello che fu l’ultimo
pensiero, l’ultima raccomandazione, l’ultima preghiera di Gesù al P a
dre, prima di chiudere la sua vita su la terra, cioè l’unità. Gesù anzi
più che una raccomandazione, ne fece addirittura una preghiera al
Padre Suo, quasi a significare che questo spirito di unità è veramente
un dono di D io: U t omnes unum sint, sicut Tu, Pater in Me et Ego
in Te, ut et ipsi in Nobis unum sint! (G iov., X V I I , 21). Si dice anche
comunemente che l’unione fa la forza e che la forza derivante dall’u
nione conduce alla vittoria.
Questa unione, ha soggiunto il Papa, deve esistere non solo tra i
religiosi di una medesima casa e Congregazione, ma anche tra Congre
gazione e Congregazione, affinchè non avvenga che i religiosi di una
Congregazione impediscano i lavori dei religiosi di un’ altra Congrega
zione. Emulazione a chi più o a chi meglio produce nella vigna del
Signore, va bene; gelosia o invidia, no.
Il S. Padre pertanto raccomandava con tutta la Sua più paterna
premura che tutte le M issioni, e tutti i missionari abbiano sempre di
mira l’unione dei pensieri, l’unione dei cuori, l’unione delle volontà,
affinchè questa unione di sentimenti possa produrre quella unione di
opere nella quale è il segreto di ogni successo.
Con queste raccomandazioni il S. Padre impartiva l’Apostolica
Benedizione, estendendola a tutte le Congregazioni con tutte le loro opere,