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lità di fare gli esercizi spirituali, una grazia che chissà quanti nel
mondo c’invidiano; sappiamo quindi approfittarne. Ispettori e
Direttori veglino perchè nessun confratello ometta l'adempimento
di questo dovere; e, per guanto si può, mandino ciascuno di essi
al corso che gli è più confacente. A gl'Ispettori poi ricordo, facen
dola mia, la raccomandazione del mio venerato predecessore Don
Albera: « (L'Ispettore) faccia il possibile per presiedere tutte le
mute, almeno per alcuni giorni; è cosa utilissima, dare agio in
quei giorni ai, confratelli di poter aprire il loro cuore ». (C irco-
lari, pag. 72). E tutti vadano agli esercizi col sincero desiderio di
farli iene, e di cavarne il frutto che sono destinati a produrre, cioè
la riforma della propria vita e condotta.
Si dia per ricordo degli Esercizi lo spirito di mortificazione,
prendendo occasione dal Centenario di San Luigi, del quale ho
parlato nel numero precedente degli Atti; si dimostri soprattutto
guanto esso sia necessario per conservare la bella virtù, come c'in
culca lo stesso Don Bosco nelle Costituzioni (art. 39), e ancor più
chiaramente nell'Introduzione (pag. 43); e si richiamino gli esempi
che il nostro buon Padre e molti santi confratelli ce ne hanno
lasciati.
Ancora una raccomandazione vorrei fare ai predicatori. Ho
parlato della speciale necessità che abbiamo noi, religiosi di vita
attiva, di fare gli esercizi spirituali. Ma, per quanto grande sia
il giovamento che se ne ritrae, essi tuttavia non durano che pochi
giorni, e non potrebbero bastare da soli a mantenere in noi la vita
interiore per tutto l'anno. V'è un altro gran mezzo che ci aiuta a
ciò, un mezzo quotidiano, indispensabile alla vita religiosa pre
cisamente come lo è il cibo alla vita del corpo: la meditazione.
Sopra questo mezzo io avevo già richiamato la vostra attenzione,
miei buoni confratelli, con la Strenna dell'anno scorso: « Fare
bene quotidianamente la meditazione. Essa deve illuminare le
opere, le parole, i pensieri di tutta la giornata ». Era la Strenna
per il 1925, ma non vuol dire che dovesse praticarsi solo in quel
l'anno: questa è una cosa da farsi sempre, se si vuol conservare lo
spirito religioso. Si domandò una volta al venerando Don R ua
come facesse a star raccolto, in mezzo a tanti viaggi, occupazioni
e visite, ed egli rispose: ‹ ‹ Vedo d'ingegnarmi: una buona medita
zione al mattino, pensieri forti, volontà ferrea... ». Così facessimo
noi pure! Dobbiamo essere persuasi che senza la meditazione ben