Atti_1926_034.ACS_


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I.
ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
Carissimi in Gesù Cristo,
1. Avrei un gran desiderio di parlarvi a lungo dei viaggi che
ho fatto recentemente, di questi viaggi che furono un vero trionfo
per il nostro Venerabile Padre Don Bosco e per l'Opera sua, poiché
a lui si rivolgevano gli entusiastici applausi e le feste indimenti
cabili con cui venivo accolto dalle autorità e dalla folla, dai grandi
e dai piccoli, dovunque andassi.
Come mi tratterrei volentieri con voi, miei figli carissimi, in­
torno alle meraviglie che la Divina Provvidenza va dappertutto
compiendo per il sempre maggiore incremento delle nostre Opere!
V i direi del prodigioso moltiplicarsi di esse, del crescente favore
che godono presso il popolo, del generoso appoggio che ricevono
mài Cooperatori, del consolantissimo diffondersi dello Spirito del
Signore tra i nostri allievi ed ex-allievi!
M a sono costretto a rinunziare a questa cara consolazione, e a
lasciare che di tutte queste cose v'informi il nostro Bollettino, do-
vendo adesso parlarvi d'un altro argomento che non soffre ulteriore
ritardo; perciò vi invito soltanto a unirvi a me nel render grazie
al Signore e alla Madonna Santissima Ausiliatrice, per le benedi­
zioni che fanno scendere così copiose sulle fatiche dei Salesiani,
prendendole fruttuose a vantaggio delle anime e di tutta la Chiesa
nostra Madre.
2. Col 31 dicembre di quest'anno si compiranno due secoli
dalla Canonizzazione di San Luigi Gonzaga. In alto si desidera
che la fausta ricorrenza sia degnamente commemorata in tutta la
Cristianità, e che si metta in rilievo lo spirito di pietà austera e

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di singolarissima purezza onde l'angelico giovane ha lasciato sì
mirabili esempi, per promuovere in tal modo nella gioventù del
mondo intero, della quale egli è specialissimo Patrono, un felice
ritorno a quella santità di costumi, che è l'unica base solida e
sicura per ogni elevazione, sia dei singoli individui, come della
società in generale.
Ma se anche non vi fosse questa ragione di doverosa obbedienza
verso Chi regge la Chiesa, i Salesiani non potrebbero certo lasciar
passare inosservato questo Centenario, senza allontanarsi dallo
spirito del loro Padre e Fondatore. Sappiamo infatti quanto Don
Bosco fosse devoto di San Luigi Gonzaga, e con quale ardore ne
zelasse la devozione. F in dai primi tempi del suo sacerdozio, tro­
vandosi per qualche mese ad aiutare il suo prevosto nel ministero
parrocchiale, nel battezzare i bambini imponeva a quasi tutti i
maschi il nome di Luigi. Quando ebbe il suo primo Oratorio a
Valdocco, vi istituì la Compagnia di San Luigi, ora estesa a tutte
le nostre Case, e molte altre ne fece sorgere in sèguito, anche nei
paesi dove andava a predicare, parecchie delle quali sono tuttora
fiorenti. A questo Santo volle intitolare il suo secondo Oratorio; e,
fondata la Società Salesiana, lo pose tra i Patroni principali di
essa, come ci lasciò scritto nelle Costituzioni (art. 39); volle inoltre
che confratelli e alunni lo invocassero quotidianamente con una
apposita preghiera. Pubblicò anche un libretto per diffondere la
pia pratica delle Sei Domeniche in suo onore; e si adoperò con la
più amorosa sollecitudine a instillare nei suoi giovani la devozione
a questo Santo, facendone sempre celebrare la festa con grande
solennità ed esortandoli a proporselo come modello.
3. Ora io vorrei che in questa occasione noi ci sforzassimo di
operare tra i nostri giovani un santo risveglio di bene, soprattutto
per quanto riguarda quella che il nostro buon Padre chiamava
« la bella virtù »; perchè, lasciate ch'io ve lo ricordi, miei cari figli,
era principalmente per animarci alla pratica di essa, ch'egli ci
additava a modello San Luigi e promuoveva tra di noi la sua devo­
zione. Quel che più gli piaceva in questo Santo, era il candido giglio
della santa purità, che egli avrebbe voluto vedere risplendere anche
in tutte le nostre parole e azioni; e lo attraeva pure, come naturale
conseguenza, il suo straordinario spirito di mortificazione, quale
mezzo indispensabile per custodirne immacolato il candore.

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Oh! quanto gli stava a cuore che questo giglio fiorisse rigoglioso
nel giardino della sua Congregazione, ne fosse il più bell’ornamento,
costituisse quasi il distintivo dei Salesiani e dei loro alunni!
Rileggete, miei cari figli, il capitoletto ch'egli dedica a questa virtù
nella sua prefazione alle Regole: sembra che non trovi parole ba­
stanti a esaltarne il pregio. E non la chiama, anche nelle Regole
stesse, virtù angelica, virtù più di tutte cara al Figliuolo di Dio?
(art. 34).
Ben sapendo poi che questo giglio cresce solo tra le spine, con
non minore insistenza raccomandava la mortificazione dei sensi.
Volete togliervi i pensieri disonesti? diceva: mortificate
gli occhi, la lingua, le orecchie; astenetevi da certi discorsi, da certe
letture. Solo a questa condizione farete tacere le vostre passioni,
avrete la vittoria, sarete più tranquilli. E non erano le grandi
austerità ch'egli consigliava ai suoi giovani (sebbene per se le pra­
ticasse di nascosto), ma le piccole mortificazioni di cui si hanno
ogni giorno mille occasioni, sol che si sappia approfittarne: quelle
mortificazioni che non danno nell'occhio, che non nuocciono alla
salute e non appagano l'amor proprio.
In quest'arte di approfittare delle piccole occasioni per morti­
ficarsi, egli era maestro impareggiabile. Seduto non si appoggiava
alla spalliera della seggiola, nè mai cercava una posizione più
comoda che disdicesse sia pur poco alla modestia e dignità del
contegno. Punzecchiato dalle zanzare non se ne difendeva, e dopo
ci scherzava sopra dicendo: Vedete come le zanzare vogliono
bene a Don Bosco! Soffrendo molto il freddo ai piedi, non volle
mai usare lo scaldino. Frenava il naturale desiderio di vedere o
sapere cose che non concernessero la sua missione; e pur avendo
anima d'artista, non andava mai a visitare monumenti, pinaco­
teche, musei. Teneva per lo più gli occhi bassi, non vedendo perciò
nemmeno chi lo salutava. Non odorava mai fiori. E quanto era
mortificato nel mangiare e nel bere! E nei rapporti coi giovani, quale
delicatezza, quale riserbo, pur amandoli teneramente nel Signore!
la sola carezza che si permetteva, era di appoggiare un momento
la mano sul loro capo, dicendo: Dio ti benedica!
4. Rileggeteli, questi esempi, miei cari figli, nella vita di Don
Bosco; imprimetevi bene nella mente le norme ch'egli ci ha lasciate,
rivedendole spesso nei nostri Regolamenti e nel trattatello sul Si­

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stema preventivo; e coltivate poi nei giovani la bella virtù secondo
il suo spirito: sarà questo uno dei più graditi omaggi che potrete
rendere a San Luigi Gonzaga nel 2° centenario della sua Cano­
nizzazione.
Ah! se avessimo tutti la parola efficace del nostro buon Padre,
per ispirare ai nostri alunni l'amore a questa virtù, e l'orrore al
vizio contrario! Ma egli, dal Cielo ci aiuterà senza dubbio a raggiun­
gere l'intento, se dal canto nostro ci sforzeremo di mettere in pratica
i suoi principii, non lasciandoci sedurre da certe teorie moderne,
che pretendono di preservare la gioventù dal vizio con l'istruirla
in certi misteri. Nel parlare di queste cose usiamo sempre il metodo
e il linguaggio riserbato di Don Bosco, e il Signore benedirà le
nostre fatiche e sollecitudini. E predichiamo questa virtù soprat­
tutto coll'esempio, che è la più efficace delle prediche: Don Bosco
sapeva farci amare la purità anche solo colla sua maniera di trat­
tare con noi: pareva che dalla sua persona, dal suo contegno spi­
rasse un'aura santificatrice, che faceva dileguare dalle menti e dai
cuori ogni pensiero, ogni affetto men che puro.
Permettetemi altresì di raccomandarvi una grande e oculata
vigilanza sulle films del cinematografo: che nessuno dei nostri
giovani abbia a trovare in una di tali rappresentazioni la tomba
della sua innocenza! Guerra quindi alle films che non siano più
che castigate, e che Don Bosco non permetterebbe; ciò è necessario
soprattutto per gl'interni, i quali, come insegna l'esperienza, hanno
per certe cose una sensibilità molto più accentuata e direi quasi
morbosa. E si bandiscano dal teatrino i vestiari poco modesti, e i
drammi truci e passionali: Don Bosco voleva cose semplici ed al­
legre, e che commovessero santamente con la rappresentazione del
bene, non con quella del male, fosse pur fatta per buon fine.
Grande vigilanza anche sulle letture dei nostri giovani: teniamo
lontano da loro con la cura più premurosa ogni periodico che per
il testo o per le illustrazioni sia poco corretto; e così si faccia anche
per i libri di scuola, secondo che prescrivono i nostri Regolamenti.
Mettiamo insomma in pratica il sistema preventivo in ogni sua
parte, e non tarderemo a vederne i più benefici e consolanti frutti.
5. Ecco quello ch'io desidero soprattutto che facciamo per ono­
rare San Luigi in questo suo centenario: sforzarci di praticare
meglio le idee di Don Bosco nell'educazione dei giovani, principal-

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mente per quel che riguarda la bella virtù di cui il Santo fu mirabile
modello. Ciò non toglie però che a suo tempo si abbia a segnalare
la fausta ricorrenza all'attenzione degli alunni interni ed esterni
con feste solenni in chiesa e fuori, specie dove esiste la Compagnia
di San Luigi, la quale naturalmente dovrà essere pars magna nel-
l'organizzarle. Tali feste forse non potranno più farsi nel corrente
anno scolastico, avendosi già da pensare al Giubileo delle nostre
Missioni; ma è mio desiderio che si facciano in ogni Casa, non
appena sia possibile e opportuno.
La Vergine Santissima Ausiliatrice, in onor della quale ab­
biamo testé cominciato il mese, vi aiuti a rinnovarvi nello spirito
del nostro Venerabile Padre, e a tradurre in atto con sempre maggior
impegno e fedeltà i suoi preziosi insegnamenti. Io vi benedico nel
Suo nome, e raccomandandomi alle vostre preghiere mi confermo
a tutti
aff.mo in C. J.
Sac. FILIPPO RINALDI.
P. S. Come avrete visto nel Bollettino, il nostro Don Ceria
ha recentemente pubblicato, sotto il titolo: La vita religiosa
negl'insegnamenti di San Francesco di Sales, un utilissimo estratto
delle opere del nostro Patrono. Vi esorto a mettere questo bel
libro tra quelli che usate per la lettura spirituale in comune:
qui si attinge il vero spirito salesiano.