Atti_1925_030.ACS_


Atti_1925_030.ACS_

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I.
ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
IL GIUBILEO D’ ORO DELLE NOSTRE MISSIONI.
J. M. J.
Carissimi figli in Gesù Cristo,
1. — Dalle relazioni verbali e scritte degl'ispettori e Direttori
rilevo con particolare compiacenza l'impegno grande con cui in
quasi Urite le Case si è commemorato il Centenario del primo sogno
di Don Bosco: ciò mi prova che ciascuno di voi ha cercato di
mettere in pratica il Ricordo degli ultimi Esercizi spirituali,
approfondendo con più assidila meditazione la pagina paterna
che ci descrive l’origine soprannaturale, la natura intima, la forma
specifica e la realtà luminosa della nostra vocazione all'apostolato
salesiano.
Commemorando quel primo sogno del Ven. Padre, noi abbiamo
implicitamente festeggiato il centenario dell'inizio di tutta l'Opera
Salesiana; fu in quella prima visione ch’egli venne, si può dire,
consacrato apostolo della gioventù, padre d’una nuova famiglia
religiosa, missionario dei popoli selvaggi; essa infatti gli suscitò
in cuore anche un vivissimo desiderio di vita religiosa e di evange­
lizzazione degl’infedeli; e in questo duplice desiderio erano contenuti
in germe i due mezzi atti a perpetuare e ad estendere dappertutto
il suo nuovo apostolato: cioè la Società Salesiana e le Missioni.
Le illustrazioni celesti ch’ egli ebbe in seguito non fecero che chia­
rire sempre meglio quello che gli era stato indicato nella prima.
L ’ anno scorso, celebrando il Giubileo d’oro dell’approvazione
delle nostre Costituzioni, abbiamo avuto campo di studiare l’ori­
gine e lo sviluppo progressivo della Società Salesiana, che Don Bosco

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iniziò verso il 1850, e fondò palesemente nel ’59, e che, approvata
dalla S. Sede nel ’ 69, otteneva la sanzione definitiva delle sue Costi­
tuzioni nel ’ 74.
Quest'anno ricorre il 50° anniversario del principio delle nostre
Missioni, precisamente il giorno 11 novembre prossimo. Nella mia
circolare dello scorso ottobre vi ho già invitati a prepararvi alla
solenne commemorazione di questa data; ora è tempo, o miei cari,
ch'io vi parli un po' più a lungo di questo argomento, perchè le
Missioni tra i popoli selvaggi, come furono una delle più ardenti
aspirazioni del cuore di Don Bosco, così sono e saranno sempre
uno dei più preziosi gioielli dell'Opera Salesiana.
2. — Le Missioni sono l'opera divina per eccellenza: Gesù
Cristo l'affidò alla sua Chiesa allorché, prima di salire al cielo, le
impose di predicare il suo Vangelo per tutto il mondo, a tutte le
genti e fino alla consumazione dei secoli. E d'allora in poi la Chiesa
non ha mai cessato d'inviare dappertutto i suoi evangelizzatori,
dolendosi solo di non averne mai a sufficienza per l'abbondante
mèsse che le si offre di continuo in ogni plaga della terra. Perciò
essa pone ogni studio a suscitare e accrescere nelle nazioni civili
l'amore alla vita missionaria, affine di avere soggetti e mezzi in
quantità proporzionata ai crescenti bisogni.
In questi ultimi tempi quest'apostolato missionario si è fatto
più intenso, al che ha contribuito non poco l'opera del nostro Ven.
Padre, sia per l'impulso straordinario dato alle vocazioni religiose
e sacerdotali coi suoi Oratorii e Istituti, sia anche per il nuovo
metodo educativo che i suoi figli hanno pure applicato alla conver­
sione dei selvaggi. Man mano che progrediva negli anni e negli
studi, egli venne a capire sempre meglio che il comando ricevuto
nel sogno, di lavorare a pro della gioventù, doveva riferirsi anche
ai giovani selvaggi, ch'erano i più infelici di tutti. Sospirava perciò
di farsi missionario, si deliziava a leggere i varii Annali delle
Missioni Cattoliche, e si approfondiva nello studio della geografia
e delle lingue. Sacerdote, continuò a studiare le lingue in vista
delle Missioni, e vagheggiò l'idea d'entrare fra gli Oblati di Maria,
che in quel tempo avevano aperta una fiorente Missione nell'In­
docina. Non diminuì in lui questo vivo desiderio neppure dopo
che il suo confessore gli ebbe detto chiaramente ch’ egli non doveva
andare nelle Missioni. F in dal 1848 Don Rua con altri condi­
scepoli d'allora, e più tardi anche Don Bonetti, lo videro p iù

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volte guardare a lungo la carta del globo terrestre e poi dire sospi­
rando: Oh se avessi molti preti e molti chierici! vorrei mandarli
ad evangelizzare la Patagonia e la Terra del Fuoco, perchè questi
popoli finora furono i più abbandonati!
3. — Di tratto in tratto poi, misteriose illustrazioni gli rende­
vano più vive e palpabili queste sue aspirazioni missionarie. Nel
1854, chiamato per amministrare gli ultimi Sacramenti a un suo
giovane moribondo, una subitanea visione prima d'una risplen­
dente colomba, poi di strane figure di selvaggi, dall'aspetto orrido,
color del rame, che, curvi sul morente, sembravano implorarne il
soccorso gli fece intuire, oltre al futuro di quel giovane, quali
fossero i selvaggi che aspettavano la salvezza da lui, come riconobbe
più tardi.
Un'altra volta gli parve di trovarsi in un'immensa pianura,
tutta incolta. Turbe d'uomini, di statura più che ordinaria, di colore
abbronzato, di aspetto feroce, vestiti solo con pelli d'animali, e ar­
mati di lance e fionde, la percorrevano in ogni senso, ora cacciando,
ora combattendosi tra loro, e ora azzuffandosi accanitamente con
soldati vestiti all'europea, per cui il terreno era sparso di cadaveri.
Molti missionari, a lui affatto sconosciuti, tentavano l'un dopo
l'altro di avanzarsi in mezzo a quei barbari per mansuefarli con
la religione di Gesù Cristo, ma erano tosto uccisi e fatti a pezzi.
Mentre Don Bosco provava gran pena per il ripetersi di così
orribili scene, e pensava come fare a convertire quegl'infelici, giron­
serò, preceduti da una schiera di giovanetti, altri missionari dal
volto ilare, ch'egli riconobbe tosto i primi anche personalmente
come chierici e preti salesiani. Avrebbe voluto farli tornare indietro
per sottrarli alla sorte dei precedenti, ma con sua gran meraviglia
vide che i barbari sorridendo abbassavano le armi, li ricevevano
con deferenza, si lasciavano poco per volta istruire, rispondevano
alle preghiere, e insieme con loro cantavan lodi alla Madonna.
Il Venerabile Padre ritenne questo sogno, fatto poco dopo l'ap­
provazione definitiva della sua Società, come un avviso celeste che
lo sollecitasse a dar principio anche all'Opera missionaria tra i
popoli selvaggi. Si pose subito a studiare l'indole e la natura di
varii tra questi popoli, e finalmente nel 1874 si convinse che le note
caratteristiche di quelli veduti nei sogni si riscontravano con chia­
rezza solo negli abitanti della Patagonia, regione allora quasi sco­
nosciuta della Repubblica Argentina. I pressanti inviti fattigli

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proprio quello stesso anno dall'Arcivescovo di Buenos Aires perchè
mandasse in quella Repubblica i suoi figli, lo confermarono pie­
namente in tale convinzione; sicché non gli restava più altro che
preparare e disporre con sollecitudine tutte le cose necessarie
per iniziare l'opera da tanto tem,po vagheggiata.
4. — Qui, miei cari figli, vorrei che richiamassimo alla nostra
mente tutte le fatiche, le premure, le pene e i sacrifizi del nostro buon
Padre nel 1875 per fare quei preparativi. Non dimentichiamo che
nel silo gran cuore erano accumulati da anni ed anni gli ardori
apostolici d'un Francesco Saverio, alimentati da una fiamma su­
perna che gli andava rischiarando l'avvenire attraverso i sogni;
e ci sarà facile comprendere com'egli in quell'anno rivolgesse tutta
la sua straordinaria attività di pensieri, parole e opere alle Missioni
d'America; per me, penso che forse nessun missionario è stato pro­
pagandista più zelante e infaticabile di lui. Lo riveda il Padre
amatissimo, nei lontani ricordi della mia vocazione salesiana,
proprio negli anni del suo maggior fervore missionario; e l'impres­
sione che me n'è rimasta è indelebile; era un vero missionario, un
apostolo divorato dalla passione delle anime.
La sua prima cura fu di suscitare nei suoi figli l'ardore delle
Missioni. « Ascolto una voce che viene da lontano e grida: Veni­
teci a salvare! Sono le voci di tante anime che aspettano chi vada a
tórle dall'orlo della perdizione e le metta per la via della salvezza.
Io vi dico questo perchè parecchi di voi sono chiamati alla carriera
ecclesiastica, al guadagno delle anime. Fatevi animo: ve ne sono
molte che vi attendono! » Tanto calda e persuasiva era la sua pa­
rola, che, si può dirlo senza esagerazione, tutti i suoi figli avrebbero
voluto essere i prescelti a diventar missionari.
I componenti però del primo drappello gli erano già stati in­
dicati chiaramente nella visione: erano i migliori sostegni dei suoi
fiorenti Oratori e Collegi d'allora, sicché il privarsene per inviarli
nelle Missioni fu per lui un grave sacrifizio, dato che aveva pochis­
simo personale: ma lo fece serenamente e senza esitazione alcuna.
Non vi parlo qui delle fatiche e dei sacrifizi che sostenne per
condurre a termine le complesse trattative in America e a Roma;
per preparare ed addestrare alla vita apostolica gli eletti; per racco­
gliere il danaro necessario e provvedere tutto l'occorrente alla spe­
dizione: c'era lavoro per parecchie persone, ma da ciò non sì la­
sciava spaventare Don Bosco.

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Compreso inoltre di tutta la grandezza dell'opera che stava per
iniziare e per inserire effettivamente tra le finalità della sua Con­
gregazione, egli dinanzi al Signore andava pure pensando al modo
più efficace per assicurarle una vita rigogliosa anche in avvenire.
A tal fine occorrevano soprattutto due cose: moltiplicare le vocazioni
religiose-sacerdotali, e assicurarsi una falange numerosa, stabile
e attiva di benefattori che gli fornissero i mezzi materiali. D i qui
la necessità di due altre opere, da lui presentita fin d'allora. Le
linee generali del programma per la futura Unione dei suoi Coo­
peratori si erano andate maturando nella sua mente fin dal 1845;
ma non vedeva ancora come poter rimediare alla scarsità delle
vocazioni. Assillato da questi pensieri, fece ricorso, com'era solito
nelle cose di maggior momento, alle preghiere e alle mortificazioni;
e non tardò ad essere dal Signore esaudito. Proprio nei primi mesi
del 1875 ebbe nuove illustrazioni dall'alto, che lo indussero a dar
l'ultima mano alla P ia Unione dei Cooperatori e a fondare in
quell'anno stesso l'Opera di Maria Ausiliatrice per le vocazioni
degli adulti allo stato ecclesiastico e religioso, dopo aver invocato
e ottenuto sopra entrambe le imprese la benedizione più ampia
del S. Padre.
Ho accennato a queste due opere perchè la loro origine si collega
intimamente coll'inizio delle nostre Missioni; ma essendo esse
state approvate solo il 9 maggio 1876, avrò agio di parlarvene meglio
durante l'anno venturo, che sarà il cinquantesimo della loro appro­
vazione.
5. — Intanto, più si avvicinava la data della partenza dei suoi
primi missionari, e più il Ven. Padre intensificava la sua attività
per disporre bene ogni cosa, e le sue tenerezze materne verso quei
figli che gli eran divenuti doppiamente cari. Li inviò a Roma a
ricevere la benedizione del Vicario di Gesù Cristo e il mandato di
predicare il Vangelo. Desidero che cresciate in numero disse
il Papa nel vederli perchè grande è il bisogno, copiosissima è
poi la mèsse tra le tribù selvagge.
Alla funzione di addio, celebrata l'’11 novembre nel Santuario
di Maria Ausiliatrice, la parola del Padre rivelò il suo immenso
affetto verso i partenti, e la profonda commozione ch'egli provava
nel veder realizzato il suo ardente desiderio. Dopo aver ripetuto il
comando divino, e accennato che il granellino di senapa, ch' egli
in quel momento lanciava oltre l'Oceano, si sarebbe esteso a poco

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a poco, operando un gran bene, insistè principalmente sul metodo
da usarsi, a base di mansuetudine e di carità, occupandosi di
preferenza della gioventù, tanto dei connazionali emigrati colà,
quanto degli indigeni ancora da convertire. — « Voi troverete un
grandissimo numero di fanciulli, e anche di adulti, che vivono
nella più deplorevole ignoranza del leggere, dello scrivere, e di
ogni principio religioso.
» Andate, cercate questi nostri fratelli, citi la miseria o la sventura
portò in terra straniera, adoperatevi per far loro conoscere quanto
sia grande la misericordia di quel Dio che ad essi vi manda per il
bene delle loro anime... Nelle regioni poi che circondano la parte
civilizzata vi sono grandi orde di selvaggi tra cui non penetrò an­
cora la religione di Gesù Cristo. Questi paesi sono le Pampas, la
Patagonia e alcune isole che vi stanno attorno... Ora tutte quelle
vastissime regioni sono ignare del Cristianesimo, ed ignorano af­
fatto ogni principio di civiltà, di commercio e di religione. Oh! noi
dunque preghiamo, preghiamo il Padrone della vigna, che mandi
operai nella sua mèsse, che ne mandi molti; ma che li mandi se­
condo il suo cuore, affinchè si propaghi sii questa terra il regno di
Gesù Cristo ».
Con voce soffocata dalle lagrime disse in seguito tutto il dolore
che provava per la loro partenza; li animò a star sempre attaccati
alla S. Chiesa e uniti al suo Capo supremo, ad affrontare corag­
giosamente i pericoli, le fatiche, gli stenti d'ogni genere, fidando
n el' indefettibile assistenza divina. A ll'addio e all'abbraccio finale,
dopo la benedizione di rito, una profonda commozione s'impos­
sessò di tutti. E da quel tempo la cara funzione si andò ripetendo
ogni anno sempre nello stesso modo commoventissimo.
Quella sera medesima il Venerabile accompagnò i missionari
a Sampierdarena, e stette con loro ancora due giorni, nella più
grande intimità d'unione; il 14 li accompagnò sul bastimento,
visitò le loro cabine, e pareva proprio che non sapesse staccarsene.
Negli ultimi istanti confuse le sue lagrime con quelle dei figli, e
dopo averli benedetti ancora una volta, ridiscese a terra, portando
seco il loro cuore, e lasciando a loro il suo.
6. — E veramente quei dieci primi missionari si ebbero tutto
il cuore del Padre, perchè egli, nei 13 anni che rimase ancora quag­
giù dopo la loro partenza, parve non pensasse più ad altro che a
preparar nuovi missionari, a farne annuali spedizioni, e a cercare

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i mezzi per i viaggi e per le necessarie provviste. Con la sua meravi­
gliosa attività egli provvedeva pure a tutte le altre opere della Con­
gregazione a prò delle anime, ma le Missioni occupavano il primo
posto nel suo cuore, ed erano il tema favorito delle sue conversazioni
con Dio e con gli uomini.
Il Signore poi, continuando le grandiose illustrazioni notturne,
ora gli faceva intravedere moltitudini sterminate di ragazzi e ra­
gazze, e con loro popoli immensi condotti dai suoi missionari; ora
gli additava, in un viaggio fulmineo, l'immensa eredità riserbata
ai Salesiani nelle Americhe, i sudori e il sangue con cui avrebbero
fecondato quelle terre, e la futura prosperità di esse; e ora gli mo­
strava in un punto solo il presente, il passato e l'avvenire delle
Missioni Salesiane, i pericoli, i successi, i momentanei disinganni,
e da ultimo il trionfo finale, raffigurato in un gran convito, al quale
partecipavano tutti i missionari con le innumerevoli turbe da loro
guadagnate alla Chiesa e alla civiltà. Era il pieno avverarsi della
trasformazione degli animali selvaggi in agnelli e in pastori, da
lui veduta nel primo sogno; ed egli n'era così certo, che, dopo aver
narrato il meraviglioso sogno avuto a S. Benigno la notte del 30 ago­
sto 1883, concludeva con queste memorande parole: Colla
dolcezza di S. Francesco di Sales, i Salesiani tireranno a Cristo
le popolazioni dell'America. Sarà cosa difficilissima moralizzare
i primi selvaggi; ma i loro figli obbediranno con tutta facilità alle
parole dei missionari, e con essi si fonderanno colonie; la civiltà
prenderà il posto della barbarie, e così molti selvaggi verranno a
far parte dell'ovile di Gesù Cristo.
Per qual ragione, del resto, il Signore nel 1854 gli aveva risa­
nato miracolosamente colui che sarebbe stato il condottiero del suo
primo drappello di missionari, l'apostolo intrepido della Patagonia,
poi Vescovo e infine Cardinale di S. Romana Chiesa, se non per
fargli toccar con mano che quelle Missioni erano proprio volute da
Lui, e per confermarlo nella fiducia che poco per volta si sarebbero
pure avverate tutte le altre cose mostrategli nei sogni? Con quale
commozione, la vigilia della consacrazione episcopale di Monsignor
Cagliero, egli narrò quanto aveva veduto attorno al letto di lui mo­
ribondo nel 1854! La luce s'era convertita in realtà, e il Signore gli
riserbava ancora la consolazione di vedere coi propri occhi alcuni
di quei poveri selvaggi della visione prostrarsi ai suoi piedi per
ringraziarlo di aver loro inviato i suoi missionari.

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7. Ora, o miei cari, noi vediamo quanto quest'opera sia stata
benedetta da Dio! Nell'Argentina, in meno di cinquant'anni, i
Salesiani han fondato 57 Case, e 33 le Figlie di Maria Ausiliatrice.
Dall'Argentina son passati in tutte le altre nazioni d'America,
poi in Africa, in Asia, in Australia! E i nostri festeggiamenti
giubilavi sono destinati a lumeggiare questa meravigliosa espan­
sione, non per fini umani, ma unicamente perchè il bene fatto ri­
dondi a gloria del Padre: ut videant opera vestra bona, et glori­
ficent Patrem (Matth ., 5 , 16). La divina Maestra di lui, la potente
nostra Ausiliatrice, che gli fece intravedere qualche barlume di
queste meraviglie, e gli additò il luogo donde sarebbero uscite: Hic
domus mea! hinc gloria mea!, vuole da noi questa cinquantenaria
glorificazione delle nostre Missioni, che sono pure le sue.
Noi l'abbiamo già cominciata da due anni, questa glorificazione,
mediante il più intenso sviluppo dato all'azione missionaria, sia
col creare un apposito periodico, sia coi numerosi Comitati missio­
nari (locali, regionali, nazionali), sia col partecipare all'Esposi­
zione Vaticana, sia finalmente col suscitare tra i Cooperatori, tra
gli Ex-Allievi, e in modo particolarissimo tra gli allievi, un vivo
entusiasmo per le nostre Missioni. Quante consolazioni ci hanno
procurato e ci procurano col loro zelo missionario gli alunni degli
Oratorii festivi, dei Collegi e dei Pensionati! Si son fatti promotori
di congressi, comitati, lotterie, collette, recite di beneficenza, sotto­
scrizioni rateali, numeri unici, conferenze con proiezioni, e via
dicendo. E quanto commuove, visitando le Case, il vedere quei gio­
vanetti deporre nelle mani del Superiore, con gli occhi scintillanti
di gioia, il gruzzolo industriosamente raccolto a prò delle Case di
formazione missionaria!
Questo entusiasmo giovanile aumenta di anno in anno, con
frutti sempre più copiosi, con sempre nuove geniali industrie e
gradite sorprese. Se molti Direttori mi scrivessero in breve i tratti
più salienti di tale apostolato missionario dei loro giovani, si po­
trebbe formare in poco tempo un'antologia commovente di azione
missionaria. Perchè non tutti lo fanno? Perchè non indire qualche
concorso a premio, per incitare i giovani stessi a scrivere bozzetti
sulle Missioni e sul modo di aiutarle?
L'educazione missionaria, se ben diretta, è pur fonte di nume­
rose vocazioni tra i nostri giovani. Un direttore di Oratorio festivo
che la sappia trasfondere nei catechismi, nelle conferenze, nelle

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istruzioni, nel teatro, con azione collettiva e individuale, può stai­
sicuro che ogni anno avrà parecchie vocazioni sode.
8. — Eccovi adesso, o miei cari, il piano generale per i nostri
festeggiamenti:
A Torino inizieremo le feste in novembre, con la consa­
crazione del tempio a Gesù Adolescente in Borgo S. Paolo, e con
la commovente funzione della partenza d'ima numerosa schiera di
missionari. Più tardi s'inaugurerà solennemente la nostra Espo­
sizione Missionaria, e s'indiranno altri festeggiamenti religiosi
e civili.
2° In tutto il mondo poi si promuovano Congressi missionari.
Gl'Ispettori dispongano le cose in modo che entro i mesi di novembre,
dicembre e gennaio prossimo, si tenga in ogni Casa e Oratorio fe­
stivo un piccolo Congresso missionario, con Comitato Promotore
composto di Superiori e Comitato Esecutivo composto di alunni.
Gli Atti di questi Congressini, con lo svolgimento dei temi i
quali, non occorre dirlo, dovranno essere adattati alla capacità gio­
vanile potranno essere coordinati in modo da formare un'utile
pubblicazione di propaganda. Nei mesi di febbraio, marzo e aprile
poi si tengano Congressi regionali promossi e attuati dai Coopera­
tori ed Ex-Allievi, a cui interverranno, coi rispettivi vessilli, rap­
presentanze dei Collegi e Oratorii festivi della regione ove ha luogo
il Congresso. E nel maggio si terrà a Torino e in qualche altro luogo
lontano un Congresso generale. In America e nell'Oriente si scel­
gano i mesi più opportuni.
Il periodico « Gioventù Missionaria », che si stampa già
in italiano e polacco, si pubblicherà pure in castigliano per i 14
Stati di lingua spagnuola. Esso proporrà qualche nuova Casa di
formazione missionaria, prima in Ispagna, possibilmente, poi
dove a Dio piacerà disporre.
Il 24 di ogni mese sia per tutti giornata di speciali fun­
zioni e preghiere missionarie. Alla Benedizione del SS.mo, prima
del Tantum ergo si canterà o reciterà tre volte: Ut omnes errantes
ad unitatem Ecclesiae revocare et infideles universos ad E v an-
gelii lumen perducere digneris: Te rogamus audi nos.
Vorrei che da questi festeggiamenti venisse anche a noi lo zelo
e la carità del nostro Ven. Padre: sì che c'infervorassimo a seguirlo
più da vicino nella stia passione di suscitare sempre nuove voca­
zioni missionarie e sempre più numerosi Cooperatori alle nostre

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373
Missioni. Questo è il fine che tutti debbono proporsi nei Congressi
negli speciali festeggiamenti che si crederà opportuno di indire.
Ogni cosa deve riuscire come un inno di gloria a Dio e alla Ver­
gine Ausiliatrice, per i benefizi largiti alla Società Salesiana, e un
potente stimolo per noi a corrispondere meglio alle grazie che il
Signore ci ha fatte, a renderci più degni strumenti delle sue miseri­
cordie, e ad essere più generosi nell'imitare il nostro Padre e F on­
datore, il quale per le Missioni non risparmiò fatiche nè sacrifizi.
La materna benedizione di Maria Ausiliatrice ci aiuti nella
santa impresa di condurre le anime al suo Divin Figliuolo! I o la
imploro sopra ognuno di voi, mentre mi raccomando tanto alle
vostre preghiere, e vi sono sempre
aff.mo in C. J.
Sac. FILIPPO RINALDI.
P.S. 1. Prego i carissimi Ispettori a sollecitare i Direttori della
loro Ispettoria perchè mandino qui il miglior lavoro fatto sul primo
sogno di Don Bosco, sia esso in prosa, in versi o in musica. I l
Capitolo Superiore farà pubblicare i tre migliori, a edificazione di
tutti. Per la scelta verrà creata una Commissione mista di Profes­
sori di letteratura e di musica.
2. Quali ricordi degli esercizi spirituali suggerisco: Fare bene
quotidianamente la meditazione. E ssa deve illuminare le opere, le
parole e i pensieri di tutta la giornata. Colui che chiude gli esercizi
farà quelle applicazioni e commenti che crederà opportuni.
3. Tanto per il giorno della festa di S. Filippo, quanto e so­
prattutto per il giorno 24 Giugno festa di S. Giovanni, ho ricevuto
molte bellissime lettere di augurii con assicurazioni di preghiere
e con propositi di tendere sempre a più grande perfezione.
Potete immaginare quanto mi son tornati graditi e se un rin­
crescimento ho, è quello di non aver potuto rispondere o rispon­
dere lungamente come avrei desiderato ai singoli. Valga questa
mia di sentito, paterno ringraziamento.
4. Infine ho la grande consolazione di comunicarvi che la
Congregazione antipreparatoria per la Causa di Beatificazione
e Canonizzazione del nostro V en. Padre, tenutasi in Rom a il
30 Giugno, ebbe esito felicissimo. Dobbiam o di cuore ringra­
ziare il Signore per questo segnalato favore, e allo stesso tempo

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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374
continuare a pregare con sempre crescente fervore per il buon
esito delle altre Congregazioni che, giusta le prescrizioni, do­
vranno ancora tenersi.