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ai Superiori Generali o Maggiori degli Ordini, Congregazioni ed Istituti,
che si dedicano alle Missioni, la presente lettera, per insistere su alcuni
punti di somma importanza per le Missioni stesse.
I. Ed anzitutto, sarebbe assai utile che i Missionari venissero debita
mente preparati al lavoro evangelico, sia in qualche casa, in Europa od al
trove, espressamente a ciò destinata (come già lodevolmente si pratica da
qualche Istituto), sia in appositi stabilimenti o residenze nei territori stessi
delle Missioni.
Tale preparazione, che dovrebbe essere la più perfetta possibile e variare
col variar delle Missioni, potrebbe venir impartita ai giovani da Missionari
provetti, e dovrebbe consistere nello studio della lingua, o lingue, della Mis
sione a cui i detti Missionari sono destinati; nel rendersi, già fin da prima,
familiari cogli usi e costumi della regione a cui si recheranno; nell’appren-
dere quei metodi che, tutto considerato, sembrano più atti all’evangelizza
zione in ciascun paese.
A questo si aggiunga anche una preparazione pratica, a fine di raggiun
gere una certa capacità di attendere da sè soli a tutto quanto può riuscire
utile o necessario allo sviluppo materiale delle Missioni.
II. Curino i Superiori che in ogni Missione vi siano uomini capaci di
prendere, al bisogno, le redini della Missione stessa, affinchè, venendo a
mancare il Vicario o il Prefetto Apostolico, non si abbiano gravi difficoltà
per la scelta del successore, nè si sia costretti di nominare a tale ufficio
un ecclesiastico che non abbia conoscenza della Missione stessa e ne ritardi
il progresso.
III. Di sommo interesse è che i Superiori veglino, affinchè nelle Mis
sioni ai loro Istituti affidate si attenda alla formazione del Clero indigeno.
Ed invero ciò è necessario, poiché i vari territori furono propriamente a loro
commessi a fine di fondarvi e stabilirvi la Chiesa. Orbene la conversione
degli infedeli è soltanto il principio, la prima pietra di tale stabilimento;
ad. essa deve seguire la formazione delle cristianità con proprie cappelle o
chiese, coll’istituzione (e, possibilmente, con la dotazione) di scuole, orfa
notrofi, asili, ospedali ed altre opere; a ciò deve seguire, o andare di pari
passo, la formazione di Clero indigeno e di Religiosi indigeni di ambo i sessi.
Se non si ha premura di pensare a tempo alla formazione del Clero indi
geno, accadrà che presto il Missionario, il cui scopo è la predicazione del
Vangelo ai pagani, si fermerà in una cristianità, abbandonando quasi del
tutto gli altri infedeli, e lasciando il grande ministero della loro conver
sione a semplici catechisti. Il Clero indigeno invece può, e deve essere, al
meno al principio, ottimo aiuto al Missionario, il quale, reso più libero,
avrà il modo di dedicarsi esclusivamente, o quasi, alla sua altissima voca
zione, la conversione cioè degli infedeli.
La Missione non va considerata come una proprietà dell’ istituto; essa
è un territorio affidato dalla Chiesa di Gesù Cristo a zelanti apostoli, perchè
ivi introducano, stabiliscano e rendano vitale tutta l’ammirabile istituzione
del Nostro Redentore.
Solo allora può dirsi fondata la Chiesa in una regione, quando essa ivi
si regga da sè, con proprie chiese, con proprio Clero nativo del luogo, con
propri mezzi; in una parola, quando essa non dipenda ivi che da se stessa.
Alle quali considerazioni se ne possono aggiungere anche altre, di ordine
assai pratico e assai evidenti. Ed infatti se, in seguito ad una guerra (e di