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FONTI
LE RICHIESTE DI FONDAZIONI A DON MICHELE RUA
DAL MEZZOGIORNO D’ITALIA (1888-1901) *
Francesco Casella
34. Vitulano (1894)
Don Orazio Mazzella328, dietro consiglio di don Teodorico Boscia329, il 15 set-
tembre 1894 scrisse a don Rua per chiedere due sacerdoti salesiani per Vitulano (Be-
nevento): un parroco per la chiesa di S. Maria Maggiore ed un cappellano per la
chiesa del S. Spirito. Don Mazzella fece appoggiare la sua richiesta dal card. Camillo
Mazzella330, nativo di Vitulano:
“Sono già più mesi che la più importante Parrocchia di questo paese di Vitulano (Diocesi
di Benevento) trovasi priva del proprio pastore, rapito da morte nel passato Giugno e non
è stato possibile trovare in paese né fuori un sacerdote per si importante ministero...
Però mentre ci trovavamo nel più grande scoraggiamento per questo fatto, vedendoci
preclusa quasi ogni via, la Provvidenza ci ha fatto incontrare un sacerdote del suo istituto
a nome D. Teodorico Boscia, il quale ci ha fatto rinascere le più liete speranze nel cuore
consigliandoci di rivolgerci alla carità sua...
Nella fiducia che vorrà accogliere sì umile preghiera da questo momento le do i seguenti
chiarimenti, che credo più necessari. La rendita di detta chiesa sarebbe di £. 1.000 in
circa, più i diritti di stola e l’elemosina della messa, che non manca mai, a £. 1,30. L’aria
è saluberrima, i prezzi dei viveri mitissimi, l’indole dei cittadini docile e conciliabile. La
* Continua da RSS 34 (1999) p. 150.
328 Mons. Orazio Mazzella, nato a Vitulano (Benevento) il 30 maggio 1860, fu ordinato
sacerdote il 2 settembre 1883; dottore in teologia, insegnò nel seminario di Benevento e svolse
anche una fervida attività pastorale nella fondazione e direzione di istituti di carità, assistenza e
cultura; eletto vescovo titolare di Cyme nell’Asia Minore il 21 febbraio 1896, fu consacrato a
Roma il 23 febbraio e divenne ausiliare dell’arcivescovo di Bari (mons. Ernesto Mazzella, nato
a Vitulano il 10 febbraio 1833, morto il 14 ottobre 1897, vescovo di Bari dal 14 marzo 1887);
fu trasferito prima alla diocesi di Rossano il 24 marzo 1898, poi alla diocesi di Taranto il 14
aprile 1917, infine alla sede titolare dell’archidiocesi di Laodicea il primo novembre 1934;
morì a Benevento il 30 luglio 1939; cf HC VIII 486, 526; EC VIII col. 527.
329 Cf nota 326.
330 Mons. Camillo card. Mazzella, nato a Vitulano (Benevento) il 10 febbraio 1833,
studiò nel seminario di Benevento diretto dai gesuiti; fu ordinato sacerdote nel 1855 ed il 4 set-
tembre 1857 entrò nella Compagnia di Gesù; insegnò teologia e morale a Lione, poi a George-
town ed a Woodstock, quindi a Roma all’Università Gregoriana; papa Leone XIII lo creò car-
dinale il 7 giugno 1886 e ricoprì diversi incarichi nella curia pontificia; il 19 aprile 1897 fu
consacrato vescovo di Palestrina; morì a Roma il 26 marzo 1900; cf HC VIII 32; EC VIII col.
526-527; DE II 919; CC 10 (1900) 91-95.

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290 Francesco Casella
nomina è del Municipio che unanimemente accetterà il nome proposto da Lei, come
posso assicurarle dei grandi desideri e voti del clero e di tutto il popolo, che sospira con
sommo ardore vedere un figlio dell’immortale D. Bosco. Il nostro Ordinario, che è il
Cardinale di Rende di Benevento331 accetterà il proposto nome molto volentieri.
Credo inutile aggiungere che lo stabilimento d’un parroco Salesiano in queste contrade
potrebbe essere un principio assai fecondo per lo svolgimento dell’opera da queste parti
quasi sconosciuta ed in grandi necessità spirituali, specialmente per la gioventù.
Perché poi si potesse rendere più agevole l’amministrazione della Parrocchia al Padre
designato da Lei sarebbe indispensabile mandare un altro sacerdote, che sarebbe nomi-
nato Cappellano in una Chiesa, che ha lire 500 di rendita con l’obbligo della sola cele-
brazione della messa giornaliera senza applicare che una volta la settimana e qualche
altra l’anno...”332.
Il cardinale Camillo Mazzella il 17 settembre trasmise la lettera al procuratore
dei salesiani in Roma, perché la inviasse a don Rua e l’accompagnò con un biglietto
da visita con cui raccomandava la richiesta333. Due giorni dopo, il sindaco di Vitu-
lano, sig. de Martino, si rivolse a nome dell’amministrazione, che aveva il diritto di
nomina per il parroco, al card. Camillo Mazzella per sostenere la richiesta di un par-
roco e di un cappellano salesiani:
“Interprete dei sentimenti di questa cittadinanza mi prendo la libertà di rivolgermi alla
sperimentata cortesia dell’E. V. affinché si compiaccia di trovar modo di far accettare da
un Padre Salesiano l’ufficio di Parroco di S. Maria Maggiore e da un altro Padre an-
ch’esso Salesiano quello di Cappellano di S. Spirito.
L’interesse e la benevolenza che l’E V. ha sempre manifestato verso il suo paese nativo
fanno suggerire che sarà per accogliere questa preghiera.
Non ometto di far presente all’E. V. che quest’Amministrazione ha soltanto il diritto
della nomina del Parroco di S. Maria Maggiore senza corrispondere alcun assegno. Non
ha poi alcuna ingerenza nella nomina del Cappellano di S. Spirito, e se ne fa domanda
per aderire al desiderio espresso dalla generalità dei cittadini...”334.
Il 23 settembre il card. Mazzella trasmise anche questa lettera al procuratore dei
salesiani a Roma335, ma la risposta del primo ottobre 1894 fu negativa.
Durante la prima guerra mondiale l’amministrazione comunale di Vituano
pensò di offrire ai salesiani il convento di S. Antonio che stava restaurando. Per spin-
gere in avanti le trattative fu interessato l’avv. Ludovico Ricciardelli di Caserta.
Questi, che curava gli interessi dell’istituto salesiano della città, a sua volta caldeggiò
l’idea presso il direttore don Federico Emanuel336, che si recò a visitare il luogo ac-
331 Mons. Camillo card. Siciliano di Rende, nato a Napoli il 9 marzo 1847, fu ordinato
sacerdote il 3 giugno 1871; eletto vescovo di Tricarico il 28 dicembre 1877, fu consacrato a
Roma il primo gennaio 1878; trasferito alla diocesi di Benevento il 12 maggio 1879, divenne
nunzio apostolico presso la repubblica francese il 26 ottobre 1882; fu creato cardinale dal papa
Leone XIII il 14 marzo 1887 e nominato amministratore apostolico di Lucera il 3 febbraio
1888; morì il 16 maggio 1897; cf HC VIII 33, 147, 565.
332 ASC G 003 Vitulano, lett. Mazzella – Rua, Vitulano 15 settembre 1894; FDR mc.
3162 B 10/12.
333 Ib., biglietto del card. Camillo Mazzella, [Roma] 17 settembre [1894]; FDR mc. 3162 C 1.
334 Ib., lett. de Martino – Mazzella, Vitulano 19 settembre 1894; FDR mc. 3162 B 8/9.
335 Ib., biglietto del card. Camillo Mazzella, [Roma] 23 settembre [1894]; FDR mc. 3162 C 1.
336 Mons. Federico Emanuel, nato a Pussolino di Gassino (Torino) il 6 settembre 1872,

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 291
compagnato dall’avv. Ricciardelli. Il 26 maggio 1916 don Emanuel fece una rela-
zione scritta che trasmise a don Paolo Albera. Nella relazione il direttore accennava al
restauro in atto, alla rendita, all’attesa della popolazione, alla mancanza di opere sale-
siane nel beneventano, alla possibilità di sviluppo dell’opera. Chiudeva la relazione
così: “Vitulano è un centro intellettuale e religioso e che ha dato molti vescovi tra cui
si ricordano i Giannelli ed i Mazzella (l’attuale Arcivescovo di Rossano, per esempio,
Orazio Mazzella è di Vitulano, come di Vitulano era il noto cardinale Camillo Maz-
zella). Considerato, adunque, quanto sopra, io ritengo che Cotesta Direzione Centrale
non esiterà un momento ad autorizzarmi a promettere al Comune di Vitulano che i
Salesiani accettano di entrare in trattative…”337. Nella stessa data un identico invito
ad iniziare le trattative lo fece l’avv. Ricciardelli338.
Il 27 maggio 1916, però, don Emanuel manifestò la sua perplessità in merito al-
l’iniziativa: “… a parte il momento terribile che si attraversa, esso [convento] non po-
trebbe rispondere alle nostre esigenze. Potrebbe essere un sito di villeggiatura
estiva…, ma chi può pensare a delle vacanze per i Salesiani? Rincresce non poter ap-
pagare il desiderio ardentissimo delle Autorità, dei Parroci e della popolazione che
sono entusiasti per noi”339. Don Luigi Piscetta340 fu incaricato di rispondere a tutti in
modo negativo.
35. Sessa Aurunca (1894)
Il vescovo di Sessa Aurunca (Caserta), mons. Giovanni Battista Maria Dia-
mare341, dopo che alcune persone della città si erano rivolte ai salesiani di Roma per
avere indicazioni circa la fondazione di un’opera in Sessa Aurunca, il 6 dicembre
1894 si rivolse personalmente a don Rua:
“A questo punto anche io, antico Cooperatore, per il bene di questa Città e Diocesi
unisco le mie preghiere direttamente a V. S. R.ma per conoscere se da sua parte si possa
ottenere una tale concessione. In caso affermativo io stesso aprirei le trattative col Muni-
cipio e col Governo per la cessione di un ex Convento dei Cappuccini, locale vasto ed in
parte ridotto ed in parte riducibile.
fu ordinato sacerdote a Torino l’8 giugno 1895; diresse l’istituto di Caserta dal 1906 al 1919;
eletto vescovo il 18 aprile 1929, fu consacrato il 19 maggio e collaborò per otto anni con il
card. Sbarretti, vescovo suburbicario di Sabina e Poggio Mirteto; promosso alla sede di Castel-
lammare di Stabia il 12 novembre 1937, vi rinunciò il 17 aprile 1952 e morì a Genova il 1°
gennaio 1962; cf DBS 116.
337 ASC Sezione Economato Generale Caserta, lett. Emanuel – Albera, Caserta 26
maggio 1916 (testo dattiloscritto). In Allegato, fasc. 143-2, vi è la pianta del “Convento di S.
Antonio in Vitulano” su carta intestata Avv. Ludovico Ricciardelli – Caserta.
338 ASC F 423 Caserta, lett. Ricciardelli – Albera, Caserta 26 maggio 1916.
339 Ib., lett. Emanuel – Albera, Caserta 27 maggio 1916.
340 Luigi Piscetta (1858-1925), sacerdote il 18 settembre 1880, faceva parte del Consiglio
Superiore; cf DBS 223.
341 Mons. Giovanni Battista Maria Diamare, nato a Napoli il 20 aprile 1837, fu ordinato
sacerdote il 30 marzo 1861; vicerettore del seminario urbano di Napoli e segretario dell’arcive-
scovo fu eletto vescovo di Lacedonia il 27 marzo 1885 e consacrato il 7 aprile; trasferito a
Sessa Aurunca il primo giugno 1888, morì il 9 gennaio 1914; cf HC VIII 333, 529.

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292 Francesco Casella
La casa dovrebbe servire esclusivamente per l’educazione dei figli del popolo nelle arti e
mestieri, e col tempo forse anche per l’insegnamento elementare, mentre per il secon-
dario vi sono Liceo e Ginnasio Regio con Convitto Municipale.
Per i mezzi poi io potrei annualmente concorrere con quel piccolo assegno che mi per-
mettono le rendite in sé meschine della Mensa ed i gravissimi bisogni della Diocesi; per
il resto, quella provvidenza che non abbandonò mai D. Bosco di ven. mem. Non abban-
donerà i figli di esso neppure in Sessa...”342.
Don Durando rispose l’11 dicembre: “Ora impossibile; speriamo fra quattro
anni”, ma il vescovo il 20 dicembre rinnovò con insistenza la richiesta:
“Reverendo Sig. Professore, al ritorno in Diocesi dalla visita ad limina, ho trovato la sua
lettera del 10 corrente mese, la quale, a confessarle il vero, mi ha sconcertato un poco nei
miei desideri per il tempo troppo lontano al quale si vorrebbe rimandare l’opera.
Nella quasi certezza di avere una risposta consolante, ne parlai pure al S. Padre all’u-
dienza datami il giorno 14, ed il medesimo, compiacendosene, aggiungeva la Sua Apo-
stolica Benedizione. Confortati da questa non si potrebbero abbreviare i termini ed inco-
minciare l’opera almeno tra un anno, dando subito mano alle trattative?
Oggi avrei il Municipio favorevole, e non s’incontrerebbero difficoltà per il locale; in-
vece chi può sapere quali saranno gli amministratori tra quattro anni?
Solamente però l’opera dovrebbe restringersi agli artigianelli per incontrare sicurissima-
mente favori e non opposizioni; laddove un convitto o istituto per studenti offenderebbe
gl’interessi cittadini per il Convitto Municipale già esistente con annessa scuola regia.
In base alle suesposte considerazioni spero di poter ricevere una ulteriore risposta per me
e per tutta la Diocesi più rassicurante. Ed il S. Bambino, dal quale imploro per Lei, per il
R.mo Sig. D. Rua e per l’intera Congregazione ogni più eletta benedizione, le ispiri ad
abbracciare e stringere colla Carità dell’immortale D. Bosco anche queste povere con-
trade, le quali presentano bisogni non minori delle attese...”343.
La risposta del 28 dicembre 1894: “Rincresce, impossibile” pose fine a questa
richiesta.
Lo stesso vescovo, tuttavia, il 25 agosto 1905 fece a don Rua una nuova pro-
posta: inviare un sacerdote come direttore spirituale per il suo seminario344.
La richiesta non fu esaudita, ma il 9 febbraio 1923 fu rinnovata dal vescovo,
mons. Fortunato De Santa, al Rettor Maggiore don Filippo Rinaldi. Contestualmente
il vescovo chiese anche di fondare un collegio a Sessa Aurunca, che era provvista di
tutte le scuole, ma ancora una volta l’esito fu negativo345.
36. Telese e Cerreto (1895)
Mons. Luigi Sodo346, vescovo di Telese e Cerreto (Benevento), il 9 gennaio
1895 scrisse a don Rua per chiedere educatori salesiani per il suo seminario:
342 ASC F 999 Sessa Aurunca, lett. Diamare – Rua, Sessa 6 dicembre 1894; FDR mc.
3142 C 4/5.
343 Ib., lett. Diamare – Durando, Sessa Aurunca 20 dicembre 1894; FDR mc. 3142 C 6/7.
344 Ib., lett. Diamare – Rua, Sessa Aurunca 25 agosto 1905; FDR mc. 3142 C 8/9.
345 Ib., lett. De Santa – Rinaldi, Sessa Aurunca 9 febbraio 1923.
346 Mons. Luigi Sodo, nato a Napoli il 16 maggio 1811, fu ordinato sacerdote il 20 di-
cembre 1834, rettore della chiesa di S. Maria Vergine Immacolata, detta Egiziaca, ed economo

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 293
“Reverendissimo D. Rua, ammiratore antico e costante delle opere di D. Bosco ed ac-
colto da costui fra i Cooperatori Salesiani, mi è mancato l’animo finora di esporle un
mio desiderio ed umiliarle una mia preghiera.
Compenetrato della vastità delle imprese a cui pone mano cotesta Congregazione, mi
sembrava ardimento chiedere qualche cosa per questa Diocesi, facendo eco così a quei
criteri ora da Lei espressi nella Sua Lettera347.
Ma poiché trattasi di ricorrere non tanto a Lei, quanto alla Divina Provvidenza, che non co-
nosce limiti e che non abbandona menomamente coteste opere anche quando più gravi
sembrino i bisogni, io, dopo essermi raccomandato al Signore caldamente, Le espongo
senza difficoltà il mio progetto e nutro fiducia che, nonostante le riserve e le dichiarazioni,
per altro giustissime fatte nella Sua ultima Lettera, Ella non voglia negarmi questa carità.
Intendo adunque affidare questo mio S. Seminario ai Salesiani. Avrò io questa consolazione
dopo quarantatré anni di Episcopato e nella tarda età di anni ottantaquattro? Lo spero.
Questo mio Seminario, intorno a cui per gloria di Dio ho speso molte mie fatiche, raccoglie
annualmente 150 giovani circa e gode un’opinione non comune. Situato all’ingresso del
paese ed in continuazione della Cattedrale, la quale a sua volta comunica coll’Episcopio,
forma l’ammirazione di quanti lo hanno visitato e sembra destinato dalla Provvidenza alla
completa educazione dei giovani. Il locale è in ottimo stato, tutto in un sol livello e con-
tiene sei grandi camerate e due più piccole, oltre le stanze dei professori e dei Superiori.
Al presente vive di vita propria giacché oltre la retta limitatissima corrisposta dai semi-
naristi, il Seminario ha una rendita propria rivelata, ed un’altra privata che si adibisce per
dare ai più bisognosi i posti gratuiti o semi gratuiti.
Stante la difficoltà dei tempi ho incontrato il maggiore ostacolo per la educazione di
questi giovani che si avviano al Santuario nella mancanza di esperti educatori o prefetti
delle camerate e di professori, specie nel ginnasio, e negli elementi che ad una soda
scienza accompagnino eguale pietà, sì da ispirarla nei discepoli.
Se perciò Ella nella Sua saggezza vorrà far buon viso a questa mia supplica potrà esser
sicura di raccogliere gran frutto dalle fatiche che si spenderanno, senza che la Sua Con-
gregazione abbia a sostenere come che sia spese in proposito. Per le quali intendo io fin
da ora dichiarare che mi credo in debito di provvedere a quanto potrà occorrere persino
in ordine al viaggio.
Mi faccia pertanto sapere che cosa Ella ne pensi innanzi al Signore e se crede di venire
sopra luogo o mandare Suo delegato a prendere dei chiarimenti, non dovrebbe far altro
che tenermene avvisato. Come pure si benigni comunicarmi quali cose speciali siano ri-
chieste per affidare ai Salesiani il Seminario”348.
Don Durando rispose il 26 gennaio: “Ora impossibile. Se ci concede tre o
quattro anni tratteremo”, ma mons. Luigi Sodo morì il 30 luglio 1895. Tuttavia il pro-
blema dell’educazione dei seminaristi rimase vivo, per cui mons. Angelo Michele
Iannacchino349, successore di mons. Sodo, il 12 luglio 1907, dopo il riordino dei se-
minari, chiese a don Rua due salesiani:
“Molto Rev.do Padre, nel riordino dei Seminari imposto dal S. Padre per rialzare la cul-
curato della chiesa di S. Maria alle Catene, entrambe di Napoli, su nomina del Re delle Due Si-
cilie, fu eletto vescovo di Crotone il 18 marzo 1852 e consacrato a Roma il 28 marzo; su no-
mina del Re del 6 aprile 1853, fu trasferito a Telese il 27 giugno 1853; morì il 30 luglio 1895;
cf HC VIII 228, 546.
347 BS 1 (1895) 1-7.
348 ASC G 000 Telese Cerreto Sannita, lett. Sodo – Rua, Cerreto Sannita 9 gennaio 1895;
FDR mc. 3147 D 12 – E 3.
349 Mons. Angelo Michele Iannacchino, nato a Sturno (Avellino) l’8 maggio 1839, fu or-

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294 Francesco Casella
tura letteraria e scientifica non che lo spirito ecclesiastico nel giovane clero, a questa mia
Diocesi è toccato il Seminario Ginnasiale.
Ora il Signore mi ha ispirato di affidare ai benemeriti Figli di D. Bosco l’educazione di
questi miei cari giovanetti. Epperò prego V. R. a voler destinare due soggetti, l’uno a P.
Spirituale, l’altro a Direttore del mio Seminario...”350.
Don Rua fece esaminare la richiesta dal Capitolo Superiore, che si espresse ne-
gativamente:
“Pel Seminario di Telese e Cerreto (Benevento) si risponde che non si può accettare per
mancanza assoluta di personale”351.
Il 17 luglio la risposta negativa fu comunicata al vescovo, che incaricò il suo se-
gretario, don Domenico Amato a rinnovare la richiesta. Questi il 24 luglio scrisse a don
Rua e prospettò anche di “affidare completamente il Seminario ai Salesiani”. In oltre
pose in rilievo che si poteva fare del gran bene nelle province di Benevento e di Cam-
pobasso, che erano del tutto prive “di una casa di educazione cristiana” e soggiunge-
va: “Si va in Patagonia, mentre queste infelici contrade si trovano in condizioni tanto
deplorevoli”352. La risposta negativa del 30 luglio, però, pose fine alla corrispondenza.
37. Anglona Tursi (1895)
In occasione del Congresso dei cooperatori svoltosi a Bologna (23-25 aprile
1895)353, il vescovo di Anglona e Tursi354, mons. Serafino Angelini355, trasmise a don
dinato sacerdote il 19 settembre 1863 e dal 1869 divenne parroco di Sturno; eletto vescovo il
29 novembre 1895 fu consacrato a Roma il primo dicembre; promosso alla sede titolare di
Lorea in Arabia il 12 gennaio 1918, morì a Sturno il 21 gennaio 1920; cf HC VIII 546.
350 ASC G 000 Telese Cerreto Sannita, lett. Iannacchino – Rua, Cerreto Sannita 12 lu-
glio 1907; FDR mc. 3147 E 4/5.
351 ASC D 870 Verbali Capitolo Superiore, Vol. II, pp. 143-144, n. 1143, seduta del 15
luglio 1907; FDR mc. 4247 A 8/9.
352 ASC G 000 Telese Cerreto Sannita, lett. Amato – Rua, Cerreto Sannita 24 luglio
1907; FDR mc. 3147 E 6/8.
353 ASC C 659 Primo Congresso Cooperatori, Bologna 1895; BS 5 (1895) 113-137; [Michele
RUA], Lettere circolari di Don Michele Rua ai Salesiani. Direzione Generale delle Opere Salesia-
ne. Torino 1965, pp. 149-155 (lett. del 30 aprile 1895: I° Congresso Internazionale dei Cooperato-
ri Salesiani in Bologna 23-25 aprile 1895); Atti del Primo Congresso Internazionale dei Coopera-
tori Salesiani tenutosi in Bologna ai 23, 24 e 25 Aprile 1895. Torino, Tipografia Salesiana 1895; An-
gelo AMADEI, Il Servo di Dio Michele Rua. Vol. I. Torino, S.E.I. 1931, pp. 682-693; Annali II 409-
444; Pietro BRAIDO, “Poveri e abbandonati, pericolanti e pericolosi”: pedagogia, assistenza, so-
cialità nell’“esperienza preventiva” di don Bosco, in Annali di Storia dell’Educazione e delle Isti-
tuzioni scolastiche, n. 3. Editrice La Scuola 1996, pp. 212-215; ASSOCIAZIONE COOPERATORI SALE-
SIANI, Educare come don Bosco. Congresso Centenario Mondiale. Atti. 1895 – Bologna – 1995.
354 Anglona era l’antica sede episcopale fondata nel 968; poiché la città fu distrutta più
volte dai Goti e dai Saraceni, la sede fu trasferita a Tursi nel 1545, cf EC I col. 1279.
355 Mons. Serafino Angelini, nato a Carsoli (L’Aquila) il 30 agosto 1848, fu ordinato sa-
cerdote il 21 marzo 1874; parroco al suo paese dal 1874, fu eletto vescovo il 12 giugno 1893 e
venne consacrato a Roma il 18 giugno; trasferito ad Avellino il 30 novembre 1896, morì il 4
febbraio 1908; cf HC VIII 103, 135.

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 295
Rua la sua adesione al Congresso356 inviando due sacerdoti della sua diocesi, che
erano latori anche di alcune proposte:
“Reverendissimo Padre, l’ottimo Monsignor Virgallita Canonico di questa Cattedrale di
Tursi e il molto Rev.do Can.co Don Giuseppe Celano Arciprete-Parroco di Teana [Po-
tenza], pieni di zelo per le opere buone, accolto con amore l’invito loro fatto di rappre-
sentare questa Diocesi al 1° Congresso Salesiano che si terrà a Bologna ne’ giorni 23, 24
e 25 Aprile, vi si recano con animo di prender parte a’ lavori d’esso e far delle proposte
pel bene di questa Diocesi. Il vescovo diocesano li presenta e li raccomanda alla bontà
dell’Eminentissimo Presidente Onorario e del Presidente effettivo facendo voti pel mag-
gior sviluppo ed incremento dell’opera salesiana benedetta da Dio e dagli uomini”357.
Il primo giorno del Congresso don Giuseppe Celano avrebbe dovuto leggere la
relazione con le proposte di fondazione nella diocesi di Anglona e Tursi, ma non fu
possibile a norma dello Statuto, per cui la relazione fu consegnata a don Rua. Trascri-
viamo la parte generale:
“Ill.mo Signore, per quanto amassi la mia terra natia pur altrettanto mi fa orrore lo stato di
abbandono in cui essa rattrovasi. Le mancano mezzi di comunicazione per affratellarla con
i popoli civili, in guisa da potersi dire la Patagonia italiana. Si desiderano istituzioni sagge
e cristiane, tendenti a migliorare il suo incerto avvenire preparando nella crescente gioventù
essere utili al benessere domestico e sociale. Si fa sentire imperiosa la necessità di educare
tanti giovani cuori rendendoli sensibili alla voce della coscienza e del dovere, avvivandoli
al lume della Fede, e temprandoli nel fuoco della più pura carità, inclinandoli all’onestà e
al lavoro. La Religione abbisogna di estremi difensori, e la Chiesa necessita di zelanti Mi-
nistri, i quali educati all’ombra della croce non paventino le guerre, o le insidie dell’attuale
corrente deleteria di materialismo ed indifferentismo. In una parola si abbisogna di tutto.
Come provvedere a sì grandi necessità? Varie soluzioni si sono tentate dare a sì arduo e
difficile problema, ma tutte o quasi tutte sono rimaste sepolte sotto il peso delle diffi-
coltà, che sorgono sempre più forti quando trattasi di dover circoscrivere od indebolire il
patrocinio della causa del Signore.
Un salutare ed opportuno rimedio a tanti mali ci si appresta nelle gloriose opere dell’a-
mato Padre Don Bosco, delle quali conoscendo appieno lo sviluppo, la indole e lo spirito
(avendone avuto prove non dubbie sin nelle lontane Americhe, ove da dieci anni a questa
parte fui ammiratore dello zelo infaticabile di un Cagliero358, di un Costamagna359, di un
Lasagna360, di un Fagnano361, di un Bourlot362 ed altri) ho piena fiducia che possa deri-
vare tutto quel miglioramento morale e materiale, che tanto viene desiderato nella nostra
abbandonata Provincia Lucana.
356 Atti del Primo Congresso..., p. 101.
357 ASC F 966 Anglona e Tursi, lett. Angelini – Rua, (la lettera è su carta intestata, manca
la data); FDR mc. 3023 D 4/5.
358 Mons. Giovanni card. Cagliero (1838-1926), cf DBS 64-66.
359 Mons. Giacomo Costamagna (1846-1921), cf DBS 97-99.
360 Mons. Luigi Lasagna (1850-1895) cf DBS 164; Luigi LASAGNA, Epistolario. Intro-
duzione, note e testo critico a cura di Antonio DA SILVA FERREIRA. Vol. I: 1873-1882. Roma,
LAS 1995; ID., Vol. II: 1882-1892. Roma, LAS 1997. ID., Vol. III: 1892-1895. Roma,
LAS 1999.
361 Mons. Giuseppe Fagnano (1844-1916), cf DBS 119-120.
362 Stefano Bourlot, sacerdote (1849-1910), cf DBS 56.
363 ASC F 966 Anglona e Tursi, relazione, Celano – Rua, Bologna 23 aprile 1895 FDR
mc. 3023 D 6/9.

1.8 Page 8

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296 Francesco Casella
Comprendo, Rev.mo Padre, che ad attuare il mio ideale occorrono mezzi materiali, e vo-
lontà efficace; e sì gli uni, che gli altri non mancheranno fidenti nella Divina Provvi-
denza... [segue una serie articolata di proposte che riportiamo in sintesi in seguito].
Da queste opere preliminari, che formerebbero le basi di un grande edificio salesiano, si di-
ramerebbero tanti altri svariati vantaggi, come l’impianto di Oratori festivi, scuole di Re-
ligione, scuole di Arti e Mestieri, Officine Cattoliche, scuole ed associazioni di giovani
operai e quanto altro potrebbe concorrere a formare una diocesi secondo il cuore di Dio.
Quanto a sperimentare la volontà di quei popoli è un fuor di opera accennarlo, giacché nei
libri di D. Bosco, che sin da’ teneri ebbimo tra le mani nelle scuole del Seminario,
apprendemmo molto, e se verranno tra noi i suoi figli proveranno con i fatti che non fu esa-
gerazione quanto accennai. Vengano dunque, ed il clero li abbraccerà con fraterno amore.
Vengano, ed i fedeli si prostreranno a’ loro piedi. Vengano e le Autorità Ecclesiastiche e
Civili li accoglieranno con entusiasmo, ammirando le loro opere di Religione e di civiltà.
Si fa perciò caldo appello alla carità del R.mo Padre D. Rua acciò interessandosi delle
nostre proposte, poggiate ed avvalorate dall’autorità dell’Eccell.mo Vescovo Monsignor
Angelini, in cui nome parliamo, ci conforti in sì fausta ricorrenza del 1° Congresso Sale-
siano con la sua parola assicurandoci di voler dividere con noi gli affetti del cuor suo ac-
cogliendo le nostre proposte... Bologna 23 Aprile 1895 – 1° giorno del Congresso”363.
L’articolato delle proposte, in sintesi, era il seguente:
“Preghiere che si rivolgono al Superiore Generale dei Salesiani in occasione del 1° Con-
gresso di Bologna.
1°. Accettare la direzione dell’insegnamento del Seminario diocesano di Anglona e
Tursi, ed all’uopo si potrà scrivere al vescovo Mons. D. Serafino Angelini in Tursi (Prov.
di Potenza)364. Questi offre le rendite ed i locali.
2°. Accettare un Convento con annesso giardino e acqua sorgiva presso il Seminario e
Cattedrale di Tursi per fondarvi un Orfanotrofio maschile, ovvero una Scuola di Arti e
Mestieri pe’ figli del popolo. È di proprietà di Monsignor Daniello can. Virgallita, il
quale ha impiantato, non ha molto, anche un orfanotrofio femminile in un altro Mona-
stero anche da lui comprato.
3°. Promuovere una Scuola agraria con riparto di Arti e Mestieri in un vasto locale, già
Monastero, di proprietà della Provincia, sito tra i comuni di Roccanova [Potenza] e
Sant’Arcangelo [Potenza], a favore di cui per il riattamento de’ fabbricati e spese di im-
pianto si deliberava la somma di £. 35.000, le quali si riscuoterebbero appena che si
avrebbe un personale dirigente.
4°. Si spera nella carità del Superiore Generale dei salesiani a voler promuovere almeno
una di queste Opere nella Basilicata, ove i Salesiani faranno molto bene non altrimenti
che in altri luoghi abbandonati. Ivi si ha bisogno di educazione ed istruzione, il terreno è
ancora vergine, ed il clero, che nel Seminario si è formato sui libri scritti da D. Bosco,
coopererà al bene, che faranno i Salesiani.
Il Vescovo insieme all’uso del Seminario offrirebbe ancora l’antico Palazzo Vescovile,
ora Santuario della Madonna di Anglona a pochi chilometri di distanza tra Tursi e la sta-
zione ferroviaria di Policoro.
Si allegano i documenti sì per promuovere la Scuola agraria, che per mostrare la sede di Mons.
Virgallita, che in 5 anni ha speso più di 40.000 lire per fondare l’Orfanotrofio femminile.
Per altri chiarimenti si potrà scrivere al Vescovo Mons. D. Serafino Angelini, o al Can.
Virgallita in Tursi, ovvero al Cooperatore Salesiano Can. Giuseppe Arcip. Celano in
Teana (Prov. di Potenza)”365.
364 Oggi Matera.
365 ASC F 966 Anglona e Tursi, Sintesi delle proposte della diocesi, Bologna 1895; FDR
mc. A 3024 A 8.

1.9 Page 9

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 297
Prima di ripartire da Bologna, il 28 aprile, il can. Daniello Virgallita scrisse a
don Rua una lettera con cui manifestava la commozione che il Congresso aveva su-
scitato in lui e nel suo compagno don Giuseppe Celano e rinnovava la richiesta di ve-
dere presto i salesiani nella diocesi di Anglona e Tursi:
“Reverendissimo Superiore Generale, con l’animo profondamente commosso parto oggi da
Bologna, senza aver potuto aver la grazia di baciarle la mano una con l’altro mio compagno
Can. Celano, perché il treno già già è per muovere e io non ho potuto aver udienza. Quindi
debbo aver la pazienza di rimaner pago di avergliela baciato ieri sera, compiuto il ben riu-
scito Congresso. La bacio intanto in ispirito a Mons. Costamagna, a Don Trione366 e Don
Cerruti, egregie personalità e santi salesiani che potei avvicinare nel Congresso. Parto col-
la viva speranza di presto rivederla e ne vivo sicuro: così sarò a caro prezzo pagato pel più
lungo viaggio fatto tra Congressi etc. e per le spese sostenute in 7 giorni a Bologna.
Spero che negli atti del Congresso si farà un cenno di Monsignor Serafino Angelini ve-
scovo di Anglona e Tursi che ha mandato me a rappresentarlo e con me il can. Giuseppe
arciprete Celano: non abbiamo potuto leggere uno scritterello e pazienza: era tale l’entu-
siasmo e la moltitudine di persone che bisognava far di gomiti ad avere un posticino.
Del resto sono contento di tutto, se avrò la forza di chiudere gli occhi dopo che nel Mona-
stero da me comprato potrò veder i Salesiani e con loro migliorare il mio spirito distratto
nel secolo! Oh mio Dio! ha tanto bisogno il clero tra noi! Dunque verranno?...”367.
Alle proposte consegnate durante il Congresso fu data una risposta a voce, che
fu confermata per iscritto il 15 maggio 1895 da don Durando ed annotata sulla lettera
che aveva inviata il vescovo: “Ringraziamo della bontà. Sentimmo le proposte dei
RR. Speriamo cominciare dal Seminario. V. E. ci dica sue intenzioni. Forse mande-
remo l’anno venturo qualcuno a vedere la località”.
Mons. Angelini il 31 maggio, rientrato nella sede estiva di Chiaromonte (Po-
tenza) dopo le visite pastorali, trovò la lettera di don Durando e si affrettò a chiedere
di prendere subito in considerazione il problema del seminario:
“Ringrazio anzitutto la bontà di D. Rua e gli ottimi Superiori Salesiani, che hanno preso in con-
siderazione la mia preghiera, se non che m’è duopo aggiungere, che le condizioni di questo Se-
minario diocesano sono tali da richiedere in questo stesso anno qualche serio provvedimento.
Venuto da pochi mesi in questa desolata Diocesi, ho trovato le 5 classi ginnasiali dirette
da soli due professori, e le scuole superiori affidate ad un solo; immagini che vuoto.
Dovendo quindi necessariamente pel v. anno scolastico provvedere altri professori, non
vorrei dare altri fissi onde in seguito mi si rendesse difficile il doverli licenziare.
Sottopongo questo stato di cose alla considerazione di codesti ottimi Superiori e mi at-
tendo qualche risultato”368.
Don Durando rispose il 12 giugno e disse che era necessario differire la data:
“Ora impossibile, abbiamo bisogno di tre anni”. Il can. Daniello Virgallita, allora, ri-
corse a don Rua, che lo invitò a scrivere a don Durando che si trovava a Catanzaro
per invitarlo a far vista al vescovo. Il canonico il 17 luglio scrisse a don Durando369,
366 Stefano Trione, sacerdote, segretario generale dei Cooperatori (1856-1935), cf DBS
275-276.
367 ASC F 966 Anglona e Tursi, lett. Virgallita – Rua, Bologna 28 aprile 1895; FDR mc.
3023 D 10 – E 1.
368 Ib., lett. Angelini – Durando, Chiaromonte 31 maggio 1895; FDR mc. 3023 E 3/4.
369 Ib., lett. Virgallita – Durando, Chiaromonte 17 luglio 1895; FDR mc. 3023 E 5/7.

1.10 Page 10

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298 Francesco Casella
che rispose il 21 luglio declinando l’invito e proponendo che la visita fosse fatta dal-
l’ispettore della Sicilia che era don Giuseppe Bertello. La risposta del can. Virgallita
del 27 luglio fu un po’ risentita:
“Reverendissimo Don Durando, la venerata sua lettera da Catanzaro del 21 corrente lu-
glio è venuta a rammaricarmi anzi che no: dunque non avremo i Salesiani quest’anno? È
una vera sventura per noi; avevamo tanto bisogno di loro; il vescovo avrebbe fatto loro
tutti i riguardi possibili, e il popolo li avrebbe accolto con entusiasmo, non essendovi in
questo luogo che due sacerdoti. Del resto ci rassegniamo: è segno che Dio non vuole
usarci ancora misericordia.
Sento che vorrà farci visitare dal Direttore delle case di Sicilia; favorisca con piacere e
dica il giorno che vorrà venire; ma se è ancora lontano il tempo della venuta dei salesiani
tra noi, faccia pure il suo comodo per ora, per non assoggettarlo a disagi, essendovi dalla
stazione a Chiaromonte la distanza di dieci ore di carrozza.
Piuttosto se i Salesiani accetteranno la proprietà che io ho loro offerto nel Congresso di
Bologna venga qualcuno a visitarmi a Tursi nel prossimo inverno, e i lavori di riatta-
zione continuano per bene...
V. S. abbia la bontà di raccomandarmi a D. Rua e a D. Cerruti e non si dimenticassero di
que’ due congressisti che furono i viaggiatori più lontani venuti a Bologna. Pagammo pel
biglietto £. 77,35 per ciascheduno, oltre le spese di 8 giorni a Bologna in albergo”370.
Don Durando l’8 agosto riconfermò che se ne sarebbe parlato con don Bertello,
ma le trattative subirono una battuta d’arresto. In oltre mons. Serafino Angelino il 30
novembre 1896 fu trasferito ad Avellino ed il nuovo vescovo, mons. Carmelo Puja371,
fu eletto solo il 9 gennaio 1898.
Il 22 aprile 1899 anche lui si rivolse a don Rua per chiedere sei salesiani cui af-
fidare il suo seminario:
“R.mo Padre, anche questa diocesi ricorre alla grande famiglia dei Salesiani. Ho un fab-
bricato sopra una collinetta, ad un quarto d’ora di questa residenza, dove sin dal tra-
scorso novembre ho aperto il Seminario nuovo. Bell’aria; tre belle camerate; un bel giar-
dino e acqua salubre.
Ora, per darne un assetto definitivo, io vorrei affidarlo ai salesiani; e ne ho parlato col S.
Padre. Essi terrebbero il Seminario con indirizzo proprio; e qui giù io nel vecchio Semi-
nario aprirei le scuole teologiche.
Ciò posto, io la prego a non dire di no. L’Istituto Salesiano ama tanto lavorare fra’ sel-
vaggi, fra’ barbari: ebbene pianti anche qui le sue tende, qui in Basilicata dove vive un
popolo quasi abbandonato da tutti, senza strade, senza i grandi mezzi delle città. Qui
apriranno tale un Seminario da chiamare giovinetti assai ad amare Gesù Cristo; qui l’Isti-
tuto loro sarebbe davvero benedetto.
E poi siamo a due ore e mezzo dalla stazione di Policoro sul Ionio, su la ferrata del Ionio
che mena a Bova, dove, mi dicono, vi sono già i Salesiani372; ed, occorrendo, potrebbero
370 Ib., lett. Virgallita – Durando, Chiaromonte 27 luglio 1895; FDR mc. 3023 E 8/10.
371 Mons. Carmelo Puja, nato a Filadelfia (Catanzaro) il 25 ottobre 1852, fu ordinato sa-
cerdote il 29 giugno 1875; dottore in teologia presso il Collegio dei teologi di Napoli il 2 set-
tembre 1881, divenne professore nel seminario di Oppido Mamertino (1876-1897) del quale fu
rettore per un biennio; eletto vescovo di Anglona e Tursi il 9 gennaio 1898, fu consacrato a
Roma il 16 gennaio; venne trasferito prima alla diocesi di Santa Severina il 30 ottobre 1905,
divenendo anche vescovo di Crotone il 13 febbraio 1925, e poi alla diocesi di Reggio Calabria
l’11 febbraio 1927; morì il 19 agosto 1937; cf HC VIII 103.
372 I salesiani avevano accettato il seminario di Bova l’anno precedente, 1898.

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 299
giovarsi l’un l’altro Seminario. Un tre o quattro anni dietro in Bologna già i Salesiani ne
davano quasi una parola a questo mio can. Mons. D. Daniello Virgallita. Dunque si deci-
dano a fare del bene anche qui in Basilicata, dove troveranno giovinetti docilissimi.
Potrebbero venire in sei Salesiani. Un Direttore, un Padre Spirituale (cioè un Direttore di
Spirito), un Amministratore, e tre giovini salesiani istitutori, cioè Prefetti nelle tre came-
rate. Questi, per ora, basterebbero per impiantare la Casa.
Quest’anno ho già 73 seminaristi; e se verranno i Salesiani, io potrò fra poco avere un
buon clero timorato di Dio.
Per le scuole i professori li ho in diocesi, ed essi insegnerebbero sotto la direzione sale-
siana. Quindi veda, mio carissimo D. Rua, che questo che io le propongo è un bene che
si può fare.
Me ne attendo risposta; e non mi dica di no, perché la carità non dice mai no...”373.
La risposta del 22 aprile fu negativa, ma il vescovo ricorse ancora per due volte
a don Rua: il 16 novembre 1901374 e, dopo che nel 1904 era stato accettato il semi-
nario di Potenza, il 2 luglio 1905. In questa occasione scrisse:
“Le ho chiesto negli anni passati tre Salesiani ad affidar loro il mio Seminario a farlo un
centro d’istruzione e di educazione per questa abbandonata terra della Basilicata; e fin
ora non ne ho avute che negative. Oggi il cuore mi spinge di nuovo a Lei. Ella che
manda, ogni anno, tanti Missionari nell’America, non sa forse che qui in Basilicata s’è
più bisognosi di Apostoli che non sieno quelle terre lontane? Non sa forse il bene che i
Salesiani potrebbero fare in questa diocesi di Anglona e Tursi?
E poi, oggi che i Salesiani sono già al capoluogo di questa Provincia, a Potenza, non po-
trebbe loro essere, dirò così, questo Seminario quale una seconda loro Casa? Col loro in-
dirizzo, con l’apostolato loro oh! come queste terre ne avrebbero bene! Lo so che è un
sacrifizio starsi in questa deserta Basilicata, in questi squallidi paesi... Ma è perciò che
mi rivolgo ai Salesiani i quali, nati fatti al sacrifizio, si sentirebbero qui apostoli come
nelle Americhe, come fra le tribù che evangelizzano...
Non mi risponda questa volta con un amaro novello “No», dica invece che alla fine del
prossimo Ottobre me li manderà qui i Salesiani. Questa risposta mi attendo; e di questa
prego vivamente il cuore suo di apostolo”375.
Ma la risposta negativa del 17 luglio pose fine per sempre alla trattativa.
38. Oria (1895)
Il 6 maggio 1895 il vescovo di Oria (Lecce)376, mons. Teodosio Gargiulo377,
dopo essersi rammaricato di non aver potuto partecipare al Congresso dei Coopera-
373 ASC F 966 Anglona e Tursi, lett. Puja – Rua, Tursi 22 aprile 1899; FDR mc. 3023 E
11 – A 1.
374 Ib., lett. Puja – Rua, Tursi 16 novembre 1901; FDR mc. 3024 A 2/4.
375 Ib., lett. Puja – Rua, Chiaromonte 2 luglio 1905; FDR mc. 3024 A 5/ 7.
376 Oggi in provincia di Brindisi.
377 Mons. Teodosio Gargiulo, nato a Lecce il 7 ottobre 1845, fu ordinato sacerdote il 18
dicembre 1869 e divenne professore nel seminario di Lecce di cui fu anche Rettore; eletto ve-
scovo della sede titolare di Nicopolis e vescovo coadiutore con facoltà di successione di mons.
Tommaso Montefusco a Oria (1837-1895, vescovo dal 1883), fu consacrato a Roma il 24
marzo; morì il 16 dicembre 1902; cf HC VIII 576.

2.2 Page 12

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300 Francesco Casella
tori salesiani a Bologna, chiese a don Rua un aiuto per la formazione spirituale nel
suo seminario:
“Unisco alla tante congratulazioni fatte alla religiosa Famiglia dei Salesiani per l’ottima
riuscita del Congresso, anche le mie, sebbene un po’ tardive. Semplice Cooperatore Sale-
siano sperava di poter godere delle solenni feste di Bologna; ma consacrato Vescovo a’
24 di marzo, e costretto a tornar presto a Lecce mia patria, per recarmi poi qua per la Pa-
squa, dovetti deporre il pensiero.
Or dunque che sono qua vedo il bisogno dell’appoggio dei buoni Figli di D. Bosco.
Trovo questo Seminario molto addietro per quel che riguarda spirito ecclesiastico: in ge-
nerale i giovani (circa 80) sembrano di buona indole, ma non vi è un Direttore spirituale,
non sanno nulla di cerimonie; e per colmo di sventure la Diocesi non mi offre soggetti
capaci di ciò. Penso quindi affidare l’indirizzo ai Salesiani che conosco tanto da vicino e
a Torino e a Roma; e perciò anticipo sin d’ora a V. R. la preghiera di provvedermi pel
prossimo ottobre d’un Vice Rettore e di un Direttore spirituale, che possa anche far da
Maestro di Cerimonie e di Liturgia.
Quanto al Rettore forse sarà meglio che su le prime ne conservi a me il titolo facendomi
rappresentare dal Vice Rettore, ma in seguito lo destinerò anche a Rettore. Anche un
altro che insegni, o faccia da Economo, o da Prefetto d’Ordine potrebbe giovarmi e ne
sarei obbligatissimo a V. R. Io gliene scrivo sin d’ora, raccomandandole questa mia pre-
ghiera caldamente...”378.
Don Durando rispose il 13 maggio: “Don Rua ringrazia benevolmente. Per ora
ci manca il personale. Intanto consideri il malcontento del suo Clero se vedesse fore-
stieri nell’impiego che Ella desidera”, ma il 30 settembre il vescovo rifece la stessa
domanda, facendo osservare che del suo progetto ne aveva parlato al clero e che
aveva “fatto buona impressione” e che si erano “fatti voti perché si attuasse”379. La ri-
sposta negativa dell’8 ottobre pose fine alla richiesta.
Quattro anni dopo, il 14 agosto 1899, l’arciprete Cosimo Ferretti chiese a don
Rua, ma inutilmente, la fondazione di una casa salesiana in Oria. Il sig. Giacomo Sa-
lerno Mele di Oria, diceva l’arciprete, avrebbe messo a disposizione un Convento,
che dallo stesso era stato acquistato dal demanio circa 30 anni prima e che era abitato
da un solo “Padre vecchio e due laici”. Il vescovo, che aveva già chiesto i salesiani,
“si reputerebbe fortunato”, diceva don Ferretti, che concludeva:
“Da mia parte non le nascondo che mi reputerei fortunato anch’io, non meno di questo
Monsignor Vescovo, se venissi fatto degno di tale grazia. Le condizioni morali di questo
popolo, a causa della strettezza del clero, della mancanza di Comunità religiose e l’ab-
bandono de’ ragazzi reclamano davvero l’opera dei Salesiani...”380.
39. Trani (1895)
Il 9 luglio 1895 mons. Domenico Marinangeli381, da due anni vescovo di Trani
(Bari), chiese a don Rua di assumere la direzione del suo seminario:
378 ASC F 989 Oria, lett. Gargiulo – Rua, Oria 6 maggio 1895; FDR mc. 3102 D 1/3.
379 Ib., lett. Gargiulo – Durando, Oria 30 settembre 1895; FDR mc. 3102 D 4/6.
380 Ib., lett. Ferretti – Rua, Oria 14 agosto 1899; FDR mc. 3102 D 7/9.
381 Cf n. 99.

2.3 Page 13

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 301
“Reverendissimo Padre, è desiderio di questo Capitolo Metropolitano che io affidi la di-
rezione del Seminario ai benemeriti PP. Salesiani de’ quali Ella trovasi a capo, Succes-
sore illustre del tanto stimato ed amato D. Bosco.
Non si richiede per ora l’insegnamento, ma si sarebbe contenti della sola direzione te-
nuta da 2 o 3 Padri... Favorendoci è pregata di farci conoscere le condizioni con le quali
accoglierebbe le nostre preghiere...”382.
La risposta fu negativa, ma il vescovo, come abbiamo già visto, nel 1896 inter-
venne anche per il seminario della diocesi di Bisceglie della quale era amministratore
apostolico383.
La corrispondenza da Trani riprese il 4 maggio 1907, quando l’arciprete
Alfonso Gentile, segretario dell’arcivescovo mons. Francesco Paolo Carrano384,
chiese ai salesiani tramite don Bellia di fondare una scuola di arti e mestieri385. Lo
stesso arcivescovo il 26 dicembre intervenne personalmente in merito alla proposta
fatta dal suo segretario, indicando che a Trani era in vendita un palazzo che era adatto
per le scuole di arti e mestieri e chiedendo se si era disponibili386. La richiesta fu di-
scussa il 30 dicembre dal Capitolo Superiore:
“D. Piscetta risponda all’Arcivescovo di Trani che non possiamo accettare la sua pro-
posta di una nuova casa per mancanza di personale”387.
L’arcivescovo, però, il 13 febbraio 1908 ritornò sulla proposta, dichiarandosi di-
sposto a comperare il palazzo che era in vendita388 e dinanzi ad un nuovo rifiuto il 3
agosto chiese l’intermediazione del cardinale di Torino Agostino Richelmy389. La ri-
chiesta il 17 agosto fu esaminata dal Capitolo Superiore:
“Per Trani si risponda per mezzo del Card. di Torino che non possiamo accettare per
mancanza assoluta di personale”390.
La proposta di fondare una scuola di arti e mestieri fu riproposta, anche a nome
dell’arcivescovo, il 3 luglio 1914 dal quaresimalista sac. Domenico Corigliano391, ma
l’esito non fu positivo.
382 ASC G 001 Trani, lett. Marinangeli – Rua, Trani 9 luglio 1895; FDR mc. 3150 B 6/7.
383 Cf n. 100.
384 Mons. Francesco Paolo Carrano, nato a Benevento il 2 aprile 1841, fu ordinato sacer-
dote a Roma il 24 settembre 1864 ed esercitò il ministero pastorale a Benevento; eletto ve-
scovo di Isernia e Venafro il 4 giugno 1891, fu consacrato a Roma il 7 giugno; fu trasferito
prima alla diocesi di L’Aquila il 16 gennaio 1893 e poi alla diocesi di Trani e Barletta il primo
settembre 1906; morì il 18 marzo 1915; cf HC VIII 114, 326.
385 ASC G 001 Trani, lett. Gentile – Bellia, Trani 4 maggio 1907; FDR mc. 3150 B 8/11.
386 Ib., lett. Carrano – Rev.mo Sig. Procuratore Generale, Trani 26 dicembre 1907; FDR
mc. 3150 B 12.
387 ASC D 870 Verbali Capitolo Superiore, Vol. II, p. 170, n. 1351, seduta del 30 di-
cembre 1907; FDR mc. 4247 C 11.
388 ASC G 001 Trani, lett. Carrano – Ill.mo e Rev.mo Signore, Trani 13 febbraio 1908;
FDR mc. 3150 C 1.
389 Ib., lett. Carrano – Richelmy, Trani 3 agosto 1908; FDR mc. 3150 C 2/3.
390 ASC D 870 Verbali Capitolo Superiore, Vol. II, p. 194, n. 1552, seduta del 17 agosto
1908; FDR mc. 4247 E 11.

2.4 Page 14

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302 Francesco Casella
Da Trani giunsero ancora due proposte. Il 24 aprile 1918 l’arcivescovo mons.
Giovanni, dopo aver ricordato la sua richiesta a don Bosco di entrare nella congrega-
zione salesiana, domandò a don Albera di accettare una parrocchia con l’uso anche
dei locali del seminario che erano liberi, poiché i seminaristi erano stati trasferiti nel
seminario di Bisceglie392.
Infine il 12 settembre 1923 l’arcivescovo Cesare Boccolieri domandò al Rettor
Maggiore don Filippo Rinaldi di appoggiare la richiesta avanzata dal canonico De Si-
mone di fondare un’opera salesiana a Trani393, ma la risposta fu ancora negativa394.
40. Nocera (1895)
Suor Maria Consiglia, superiora delle Figlie della Carità del Preziosissimo
Sangue395, il 16 luglio 1895 scrisse a don Rua da Napoli perché inviasse due salesiani
a Nocera (Salerno) per prendersi la cura spirituale delle educande e delle opere ge-
stite dalle “Figlie di Maria”:
“Sono ormai 24 anni da che per la misericordia di Dio mi trovo di aver fondata una Casa
religiosa in Nocera de’ Pagani, nella quale vengono ricoverate ed educate delle ragazze.
Questa Casa non essendo sufficiente pel numero delle ricoverate, vi è stato bisogno
aprirne delle altre.
Però la sensibile mancanza dei sacerdoti che si prestassero per la cura dello spirito e di
quanto concerne la parte religiosa, massime nei paesi, mi hanno decisa rivolgermi alla R.
V. per pregarla di volermi usare la carità di farmi sapere se sarebbe possibile poter avere
uno o due Padri Salesiani, non solo come Cappellani, ma che avessero anche la cura di
predicare e dirigere l’opera delle Figlie di Maria ed altre opere pie che si esercitano dalle
Suore...”396.
Un appunto autografo di don Rua sulla lettera: “con rincrescimento non c’è pos-
sibile” servì per formulare la risposta negativa del 29 luglio 1895.
41. Foggia (1895)
Il vescovo di Foggia, mons. Carlo Mola397, il 28 luglio 1895 chiese a don Rua
un salesiano come moderatore per la disciplina nel seminario o come rettore della
chiesa annessa al seminario:
391 ASC G 001 Trani, lett. Corigliano – Albera, Trani 3 luglio 1914.
392 Ib., lett. Giovanni – Albera, Trani 24 aprile 1918.
393 Ib., lett. Boccolieri – Rinaldi, Genova 12 settembre 1923.
394 Ib., lett. Segreteria generale – Boccolieri, Torino 17 settembre 1923.
395 DIP III col. 1537.
396 ASC F 988 Nocera, lett. Consiglia – Rua, Napoli 16 luglio 1895; FDR mc. 3100
A9/10.
397 Mons. Carlo Mola, nato a Napoli il 30 agosto 1832, entrato nell’Istituto dell’Oratorio
di S. Filippo Neri, fu ordinato sacerdote il 20 dicembre 1856; eletto vescovo il 12 giugno 1893,
fu consacrato a Roma il 18 giugno; morì il 18 gennaio 1914; cf HC VIII 273.

2.5 Page 15

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 303
“Reverendissimo Padre, da un anno sono al governo di questa mia diocesi di Foggia. Fi-
lippino dell’Oratorio di Napoli so bene apprezzare l’opera benefica de’ suoi Padri sale-
siani e desiderarla in vantaggio spirituale ancora di questa mia sede, che è il centro delle
Puglie.
Il terreno qui è assai adatto per ricevere il seme del suo istituto. Il laicato è buono; il
clero assai favorevole ai sacerdoti zelanti, quantunque forestieri.
Anche un solo de’ suoi Padri per ora, cioè pel prossimo ottobre, sarebbe il bene accetto.
Potrebbe, come moderatore della disciplina, stare nel Seminario, piccolo Seminario, ma
ora tutto rinnovellato. O potrebbe avere uffizio di rettore della bellissima Chiesa, an-
nessa al Seminario, la quale è frequentata dalla parte più eletta della città.
Vorrei però che, o nell’uno uffizio o nell’altro, sapesse di canto da insegnare ai semina-
risti. Attendo un suo riscontro nel quale voglia compiacersi indicarmi ancora a quali con-
dizioni può esser fatto pago questo mio desiderio...”398.
La risposta negativa del 6 agosto non scoraggiò il vescovo che un anno dopo,
l’11 luglio 1896, ripropose la domanda:
“Reverendissimo Padre, questa volta mi induco a scriverle con più coraggio e con mi-
gliore speranza che le mie reiterate insistenze possano avere un migliore effetto che non
ebbero nel passato anno.
Tenga conto che questa città è il centro delle Puglie, è popolosa, agiata, piena di fede, e
facile ad entusiasmarsi per tutto ciò che è bello, buono e santo. E però il suo benemerito
istituto qui sarebbe opportunissimo.
Per ora mi mandi almeno due de’ suoi Padri. Uno lo vorrei ben formato alla disciplina
dell’Istituto e piuttosto maturo degli anni. Gli affiderei la direzione spirituale del Semi-
nario, che è già ben costituito, e quella della Chiesa del Seminario stesso, la quale è
aperta al pubblico ed è frequentatissima. Un zelante operaio dedito alla predicazione e al
confessionale potrebbe farvi un gran bene.
L’altro, ancorché fosse giovane, ne sarei contento. Dovrebbe però essere sacerdote, ca-
pace ad insegnare il ginnasio superiore, cioè la quarta e la quinta classe nel Seminario; lo
costituirei ancora mio segretario.
Entrambi o dimorerebbero nel Seminario, ovvero nella mia stessa abitazione, che è an-
nessa al Seminario, ampio e bellissimo locale.
Se questi due Padri riusciranno, come è da sperare, a far conoscere ed amare l’Istituto,
sarà facile ancora trovare i mezzi e l’opportunità ad impiantarlo in questa importantis-
sima città, che conta più di 50 mila abitanti. È qui scarso il numero dei preti, e di reli-
giosi non ve ne hanno in tutto che cinque, due alcantarini e tre cappuccini vecchi.
È Foggia città tranquilla; nulla in casa manca. Ciò che si dice del gran caldo e del gran
freddo è una esagerazione.
Se ella Rev.mo Padre, questa volta aderirà al mio desiderio, io riterrò ciò come un segno
che mi dà il Signore di essere già venuta la sua ora, l’ora della benedizione per questa
mia diletta Diocesi.
Si compiaccia rispondermi, dopo essersi consultata col Signore, e dopo avervi pensato
maturamente. Voglia anche considerare che sono filippino e che tra l’istituto salesiano e
il nostro vi hanno attinenze strettissime”399.
Un autografo di don Rua sulla lettera recita: “D. Durando studii e ne parli”, ma
la risposta del 17 luglio fu negativa.
398 ASC F 978 Foggia, Mola – Reverendissimo Padre, Foggia 28 luglio 1895; FDR mc.
3065 B 1/3.
399 Ib., lett. Mola – Reverendissimo Padre, Foggia 11 luglio 1896; FDR mc. 3065 B 4/7.

2.6 Page 16

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304 Francesco Casella
42. Gallipoli (1895)
Il sindaco di Gallipoli (Lecce) G. Ravenna il 2 agosto 1895 scrisse a don Rua
per chiedere l’impianto di una casa salesiana nel suo comune:
“Prego V. S. R.ma di farmi conoscere con cortese sollecitudine se sarebbe disposta a trat-
tare la istituzione in questa Città, Capoluogo di Circondario, di una Casa Salesiana, la
quale dovrebbe assumere l’obbligo di provvedere all’impianto e funzionamento di un re-
golare Corso Ginnasiale mediante un annuo sussidio, da convenirsi, a carico del Muni-
cipio.
Oltre al sussidio l’Amministrazione Comunale cederebbe l’uso gratuito di tutto il mate-
riale scolastico occorrente e delle suppellettili, e di un ampio fabbricato, recentemente
messo a nuovo, nel quale vi sarebbero la sede e la Casa e le Scuole e vi potrebbe essere
istituito un Convitto.
Assicuro la S. V. R.ma che non solo questa rappresentanza Comunale, ma l’intero paese
vedrebbero qui sorgere volentieri uno di quegli Istituti Salesiani che hanno tanto meri-
tato della Religione, della Patria e della Civiltà...”400.
Questa richiesta instaurò tra il 1895 ed il 1901 una considerevole corrispon-
denza con don Rua, che interessò diverse volte della questione il Capitolo Superiore.
Alla lettera fu risposto l’8 agosto: “se concedono 3 anni volentieri tratteremo”,
ma lo stesso giorno il sindaco con un telegramma chiese l’adesione in massima per
avviare urgentemente i preliminari401. Le trattative proseguirono, infatti don Fran-
cesco Cerruti e un altro salesiano, che il 5 febbraio 1896 stese la relazione senza fir-
marsi402, andarono a visitare Gallipoli ed ebbero colloqui sia con la giunta municipale
che con il vescovo, mons. Enrico Carfagnini403. In particolare si diceva che la giunta
faceva “viva istanza perché si accettasse il ginnasio per l’anno scolastico 1896-97”
dovendosi avviare la chiusura del ginnasio regio per motivi finanziari, mentre il ve-
scovo, che li aveva accolti “favorevolmente, mostrò desiderio che non si apra il con-
vitto, avendo egli il suo Seminario”404.
400 ASC F 979 Gallipoli, lett. Ravenna – Rua, Gallipoli 2 agosto 1895, prot. n. 2181;
FDR mc. 3069 B 3/4.
401 Ib., telegramma Ravenna – Rua, Gallipoli 8 agosto 1895; FDR mc. 3069 B 5.
402 Certamente era l’ispettore della Sicilia don Giuseppe Bertello, che ebbe questo inca-
rico dal 1894 al 1898. In un passo della relazione si legge: “... partiremo per Napoli e domani
mi toccherà dividermi dal caro Sig. D. Cerruti, il quale prende la via di Roma, mentre io mi ri-
volgerò dalla parte di Messina”. Nel 1897, come si vedrà, si farà esplicitamente il suo nome e
ancora nel 1900 il sindaco di Gallipoli, ricordando la visita, menzionerà sia don Cerruti che
don Bertello.
403 Mons. Enrico Carfagnini, nato a Scanno (L’Aquila) il 23 maggio 1823, entrò nell’Or-
dine dei frati Minori Riformati e dall’anno 1856 fu missionario nella diocesi di Harbour Grace
(Canada); fondò nella città di S. Giovanni in Terra Nuova il collegio di S. Bonaventura che
resse per molti anni, insegnando anche teologia e filosofia; eletto vescovo di Harbour Grace il
13 maggio 1870, fu consacrato a Roma il 22 maggio; venne prima trasferito alla diocesi di Gal-
lipoli il 27 febbraio 1880 e poi alla sede titolare di Cius nella Bitinia il 24 marzo 1898; morì
nell’anno 1905; cf HC VIII 204, 281, 465.
404 ASC F 979 Gallipoli, lett. [manca il mittente] – Rua, Bari 5 febbraio 1896; FDR mc.
3069 B 6/8.

2.7 Page 17

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 305
Il 14 febbraio 1894 il sindaco Ravenna rinnovò la richiesta, aggiungendo che al
“fabbricato che sarebbe sede e della Casa e delle Scuole e del Convitto va annessa
una Chiesa”405. La domanda, corredata dalla relazione fu discussa dal Capitolo Supe-
riore: “Si presentano le domande per l’apertura di nuove case a Marino, Galli-
poli...”406, ma la risposta del 9 marzo fu: “Ora impossibile; necessari 3 anni”.
“Non posso nascondere alla S. V. R. che una certa sorpresa mi ha destata la let-
tera del 9 corrente”, scrisse il sindaco il 15 marzo, che tra l’altro aggiungeva: “Nel ri-
volgerle pertanto viva e calda preghiera per la prosecuzione delle trattative... la prego
di presentarmi in ogni caso il progetto di convenzione che è sempre bene venga su-
bito conosciuto quand’anche dovesse essere attuato fra un paio d’anni”407. Poiché non
giunse alcuna risposta, il 5 aprile 1896 il sindaco richiese nuovamente un progetto di
convenzione408, per cui da Torino, il 12 dello stesso mese, mentre si provvedeva ad
inviare copia della convenzione che si era attuata per l’istituto di Randazzo (Catania),
si ribadiva che erano necessari tre anni di attesa.
Trascorse, però, poco più di un anno senza ulteriori trattative e solo il 14 giugno
1897 il sindaco di Gallipoli si rivolse nuovamente a don Rua:
“Con l’anno scolastico in corso va a cessare in questo Comune il Ginnasio Regio.
Conformemente alle pratiche iniziate con la S. V. R.ma sarebbe d’uopo che, con il nuovo
anno scolastico, potesse aver qui luogo l’impianto dello Istituto Salesiano per l’insegna-
mento Ginnasiale e Tecnico e forse più in là per il corso liceale.
Questo Municipio è disposto ad accettare fin d’ora tutte le condizioni già accettate dal
Municipio di Randazzo, salvo la misura dell’annuo corrispettivo, non rimanendo qui af-
fidato all’Istituto l’insegnamento elementare.
Essendo poi decorsi già due anni dalle prime trattative, io confido che la S. V. R.ma non
vorrà sollevare altrimenti la questione dei tre anni di tempo, e che vorrà appagare final-
mente il desiderio di questa rappresentanza ed i voti di questi Cittadini.
Io assicuro la S. V. R.ma che l’Istituto Salesiano riuscirà in Gallipoli fiorentissimo,
specie se alle scuole verrà unito un Convitto.
Sono in attesa di un pronto e favorevole riscontro; e ripeto che l’Amministrazione Comu-
nale è disposta a divenire al più presto alla stipulazione di una formale convenzione”409.
Don Rua il 25 giugno fece discutere di nuovo la richiesta al Capitolo Superiore:
“Si legge la lettera del Sindaco di Gallipoli che vorrebbe una casa Salesiana. Si ri-
sponde che aspetti il secolo nuovo”410. Questa risposta fu comunicata il 29 giugno:
“Se concedono 3 anni di tempo volentieri tratteremo; se non avessero sospeso le pra-
tiche forse sarebbesi già conchiuso; ora manca il personale”.
405 Ib., lett. Ravenna – Rua, Gallipoli 14 febbraio 1896, prot. n. 395; FDR mc. 3069 B
9/10.
406 ASC D 869 Verbali Capitolo Superiore, Vol. I, f 149v, seduta del 20 febbraio 1896;
FDR mc. 4242 A 2.
407 ASC F 979 Gallipoli, lett. Ravenna – Rua, Gallipoli 15 marzo 1896, prot. n. 692;
FDR mc. 3069 B 11/12.
408 Ib., lett. Ravenna – Rua, Gallipoli 5 aprile 1896, prot. n. 919; FDR mc. 3069 C 1.
409 Ib., lett. Ravenna – Rua, Gallipoli 14 giugno 1897, prot. n. 1705; FDR mc. 3069 C
2/3.
410 ASC D 869 Verbali Capitolo Superiore, Vol. I, f 157v, seduta del 25 giugno 1897;
FDR mc. 4242 B 6.

2.8 Page 18

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306 Francesco Casella
Il sindaco Ravenna cercò di ricorrere al riparo con un telegramma del 30
giugno: “Riferendomi lettera del 14 giugno invoco sua bontà adesione in massima
impianto Gallipoli Istituto Salesiano”411, ma la decisa risposta telegrafica del primo
luglio, che si ricava da un biglietto autografo di don Rua incollato sul telegramma, fu:
“Siam disposti trattare della fondazione istituto salesiano pel 1901. Prima impossi-
bile. Rua”. Il sindaco, allora, il 14 agosto cercò di rettificare, ma inutilmente, il com-
puto dei tre anni:
“La S. V. R.ma non potrà non ammettere, nel suo alto discernimento, che, in verità, i tre
anni di tempo, per l’impianto di un Ginnasio Convitto in questo Comune, dovrebbero ra-
gionevolmente decorrere dal 1896; e che è certo che le trattative non furono sospese da
questo Municipio, il quale ha anzi sempre insistito affinché il termine dei tre anni fosse
abbreviato...
Tanto più che non può assolutamente essere impedito alla S. V. R.ma di poter provvedere
in un breve tempo all’impianto in Gallipoli di un Ginnasio Convitto, e, comunque all’a-
pertura dell’Istituto Salesiano.
Nella molteplicità appunto delle proposte, che vengono fatte dai Comuni per l’affida-
mento della istituzione ai Salesiani, deriva a mio avviso la possibilità di aderire alle trat-
tative di questo Municipio, perché è indubitato che non tutte quelle proposte vengono
poi, per motivi diversi, tradotte in atto...
Le confermo che il Ginnasio Regio fu soppresso, e che il fabbricato in cui funzionava
potrebbe essere subito ceduto per l’immediata apertura dell’Istituto Salesiano e pel più
sollecito ed agevole impianto, per tale mezzo, del Ginnasio Convitto”412.
In seguito alla risposta negativa del 12 settembre, il sig. S. Conti, a nome del
sindaco, chiese a don Rua, il 6 ottobre 1897, di confermare la fondazione per il 1901
e aggiungeva:
“E siccome non è a dubitarsi che tale conferma abbia luogo, così le rivolgo preghiera perché
mi siano fatte conoscere le basi delle trattative, ritenuto che il Collegio Convitto dovrebbe
avere annesse delle Scuole Ginnasiali e Tecniche pareggiate.
Attendo dalla bontà della S. V. R.ma tali dichiarazioni e proposte che mi consentiranno di
poter subito promuovere su di esse le definitive risoluzioni di questo Consiglio Comunale”413.
Alla richiesta, il 14 ottobre, si diedero queste indicazioni: “Si tratterà pel 1901 e
sarà incaricato D. Bertello; non si desiderano le scuole tecniche; pel pareggiamento si
vedrà più tardi se sarà conveniente; si desidera il consenso del vescovo”. Il risultato
fu che le trattative s’interruppero nuovamente per il problema delle scuole tecniche e
per la questione del pareggiamento.
Dopo alcuni mesi il municipio interpose la richiesta del nuovo vescovo, mons.
Gaetano Müller414, che era stato eletto il 20 agosto 1898. Questi infatti il 14 febbraio
1899 si rivolse a don Rua:
411 ASC F 979 Gallipoli, telegramma Ravenna – Rua, Gallipoli 30 giugno 1897; FDR
mc. 3069 C 4.
412 Ib., lett. Ravenna – Rua, Gallipoli 14 agosto 1897, prot. n. 3243; FDR mc. 3069 C 5/6.
413 Ib., Lett. Conti – Rua, Gallipoli 6 ottobre 1897, prot. n. 3802; FDR mc. 3069 C 7.
414 Mons. Gaetano Müller, nato a Napoli l’8 gennaio 1850, fu ordinato sacerdote il 20 di-
cembre 1873; dottore in teologia presso il collegio dei teologi di Napoli il 5 ottobre 1876, insegnò
teologia in diversi seminari della Campania; fu eletto vescovo di Gallipoli il 20 agosto 1898 ed il
13 agosto 1927 divenne anche vescovo di Nardò; morì l’8 febbraio 1935; cf HC VIII 281.

2.9 Page 19

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 307
“Reverendissimo Superiore, entrato da pochi giorni in Diocesi, mi si è detto di trattative
corse tra codesta rispettabilissima Comunità e questo Municipio per l’impianto d’un
Collegio in questa cittadina aggiungendomisi che poi queste trattative furono interrotte.
Ora sembra che questo Municipio voglia riprenderle, e per me l’avrei come grazia spe-
cialissima concessami da Dio negli inizi del mio episcopato.
È perciò che oso rivolgermi alla Signoria Sua R.ma, umilmente supplicandola che ove il
Municipio di Gallipoli si decidesse a riprendere tale pratica, Lei voglia far di tutto onde
dare a questa mia cara Diocesi il conforto e l’aiuto d’una sua Comunità, sicuro del bene
che ne verrebbe a questa gioventù”415.
La risposta del 19 febbraio fu che sarebbe stato impossibile per alcuni anni, ma
il vescovo nel mese di maggio si incontrò a Roma con il procuratore generale dei sa-
lesiani e gli chiese di assumere la direzione del seminario di Gallipoli. Don Cesare
Cagliero disse che la cosa era difficile, ma che comunque ne avrebbe parlato con don
Rua e che poi ne avrebbe fatto conoscere la risposta al vescovo; ma mons. Gaetano
Müller attese invano, come vedremo, tale risposta. Nel frattempo il sindaco Ravenna
il 20 giugno 1900 scrisse a don Rua per richiamare la promessa che lui aveva fatto il
14 ottobre 1897 di trattare l’apertura di un Ginnasio Convitto in Gallipoli nel 1901416.
Il sindaco inviò in allegato anche la lettera di consenso del vescovo richiesta da don
Rua. Mons. Gaetano Müller aveva fatto pervenire questa lettera all’assessore delegato
sig. Emmanuele Rossi417. Don Rua il 27 giugno fece discutere la domanda al Capitolo
Superiore:
“Il Sindaco di Gallipoli domanda che prendiamo la direzione del collegio civico, se-
condo le promesse fatte e trasmette la lettera di approvazione del Vescovo. Don Rua nota
che si disse di cominciare le trattative nel 1901. Dietro alcune osservazioni di D. Cerruti
il Capitolo delibera: si mandi a quel Municipio il programma di Randazzo; si esiga che il
locale possa contenere almeno 100 convittori; si escluda assolutamente ogni idea di pa-
reggiamento”418.
Queste annotazioni furono inviate a Gallipoli il 4 luglio con l’aggiunta che si
aveva ancora bisogno di dilazionare il tempo, che si sarebbe iniziato solo con le classi
di prima e seconda ginnasiale e che si sarebbe recato in visita l’ispettore della Sicilia,
don Giuseppe Monateri419.
Il sindaco Ravenna il 20 luglio comunicò a don Rua: “le determinazioni di V. S.
R.ma furono qui apprese con generale soddisfazione”420, e il 27 dello stesso mese fa-
ceva scrivere: “Le faccio le più vive premure per un cenno di assicurazione che l’E-
gregio Professore Monateri sarà qui quanto prima per le note trattative”421.
415 ASC F 979 Gallipoli, lett. Müller – Rua, Gallipoli 14 febbraio 1899; FDR mc. 3069 C 8.
416 Ib., lett. Ravenna – Rua, Gallipoli 20 giugno 1900, prot. n.1550; FDR mc. 3069 C 9:
417 Ib., lett. Müller – Rossi, Gallipoli 20 giugno 1900; FDR mc. 3069 C 10.
418 ASC D 869 Verbali Capitolo Superiore, Vol. I, f 180v, seduta del 27 giugno 1900;
FDR mc. 4243 A 4.
419 Giuseppe Monateri (1847-1914) fu ispettore della Sicilia dal 1898 al 1901; cf DBS
193.
420 ASC F 979 Gallipoli, lett. Ravenna – Rua, Gallipoli 20 luglio 1900, prot. 1816; FDR
mc. 3069 C 11.
421 Ib., lett. Municipio di Gallipoli – Rua, Gallipoli 27 luglio 1900; FDR mc. 3069 C 12.

2.10 Page 20

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308 Francesco Casella
Il 2 agosto don Durando comunicava: “D. Monateri passerà quando dovrà ve-
nire a Torino”, ma il giorno seguente il sindaco con un telegramma chiedeva di affret-
tare tale visita422 ed il 6 agosto chiese l’indirizzo di don Monateri per mettersi in cor-
rispondenza diretta con lui423.
Ricevuto l’indirizzo, il sindaco scrisse all’ispettore della Sicilia per sollecitarne
la visita, ma don Monateri il 25 agosto rispose:
“Ricevetti la sua pregiata lettera colle annesse dei venerati miei Superiori Sig.ri Sac. Rua
e Durando, ed il suo gentile invito di recarmi tosto costì, onde trattare del Coll[egio]
Convi[tto], che da cotesto illustre Municipio si vorrebbe fondare o far rifiorire.
Mi dispiace assai che le mie occupazioni al presente ed il probabile mio ritorno a Torino
m’impediscano di appagare il mio e loro desiderio. Più tardi, cioè da qui a qualche mese,
quando potrò fare una visita al nostro Istituto di Bova Marina e al nascente di Corigliano
d’Otranto, sarò ben lieto e mi resterà a dovere di prolungare il viaggio fino a Gallipoli, e
farmi a disposizione di V. S. Ill.ma”424.
Il 29 agosto il sindaco sollecitò l’ispettore della Sicilia a compiere la visita
entro il mese di settembre, ma non ricevendo risposta, copia di questa lettera fu in-
viata, il 2 settembre, a don Rua da parte del sig. Bianchi, delegato del sindaco, che
chiedeva di sollecitare il Monateri perché espletasse la visita entro il mese di set-
tembre. La lettera inoltre diceva:
“Questa Amministrazione, che ha fondata simpatia per l’Istituto Salesiano, confida che
non si vorrà negare a Gallipoli quella premura che si è spiegata per Taranto e Corigliano
i quali furono meno solleciti di questa Città nel promuovere le pratiche”425.
Il 7 settembre giunse a Gallipoli la lettera di don Giuseppe Monateri, che non
faceva ben sperare per il prosieguo delle trattative:
“Con mio rincrescimento devo rispondere alla sua ultima del 29 agosto u. s. che mi è im-
possibile per vari motivi recarmi entro il corrente Settembre, né in Ottobre prossimo,
costì pel noto fine.
Del resto sono assicurato da Torino che non è intenzione dei miei Superiori aprire co-
desto Civico Collegio o Istituto dentro quest’anno, sebbene al termine del 1901, o più
probabilmente nell’ottobre del 1902”426.
Anche copia di questa lettera il 19 settembre fu inviata a don Rua dal delegato
del sindaco che aggiungeva:
“Nel comunicare il tenore dell’unita lettera sono costretto, mio malgrado, nell’interesse
di questo paese, di insistere presso V. S. R.ma affinché, in relazione alle ripetute pro-
messe, si determini a mantenere almeno il promesso termine del 1901 per l’apertura in
questo Comune di un Istituto o Collegio Salesiano”427.
422 Ib., telegramma: Ravenna – Rua, Gallipoli 3 agosto 1900; FDR mc. 3069 D 1.
423 Ib., lett. Ravenna – Rua, Gallipoli 6 agosto 1900, prot. 1939; FDR mc. 3069 D 2.
424 Ib., copia lett. Monateri – Ill.mo Signore, Catania 25 agosto 1900; FDR mc. 3069 D 3.
425 Ib., lett. Municipio di Gallipoli – Rua, Gallipoli 2 settembre 1900, prot. n. 2257; FDR
mc. 3069 D 4.
426 Ib., copia lett. Monateri – Illustrissimo Signore, Catania 7 settembre 1900; FDR mc.
3069 D 5.
427 Ib., Municipio di Gallipoli – Rua, Gallipoli 19 settembre 1900, prot. n. 2746; FDR
mc. 3069 D 6.

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 309
Don Durando il 19 settembre rispose che era impossibile per il 1901 e invitava
ad accettare prima le condizioni proposte. A tal proposito il 9 ottobre il sindaco Ri-
vera scrisse:
“Per l’impianto o l’esercizio in questa città di un Ginnasio Convitto, questa Amministra-
zione cederebbe l’uso dell’intero e Convento e Chiesa di San Domenico, obbligandosi a
tutte le occorrenti spese di riduzione e di riparazione ed a quelle di manutenzione dei lo-
cali.
Si obbligherebbe al pagamento di un contributo annuo di Lire quattromila nelle spese di
esercizio, e di Lire millecinquecento per un settennio per le spese di arredamento.
Si fa notare che l’ex Convento di San Domenico è un vasto fabbricato che, conveniente-
mente ridotto, potrebbe essere capace anche di 150 convittori.
Questo Municipio del resto è disposto ad ogni possibile agevolazione: solo desidera che
si formuli ed al più presto un progetto concreto; e ciò anche al fine che si possa da que-
st’Amministrazione provvedere subito al riordinamento dei locali.
Confido che la S. V. R.ma nel suo illuminato criterio vorrà riconoscere che è nel reci-
proco interesse, e dell’Istituto Salesiano e di questa Cittadinanza, che la cosa sia quanto
prima attuata”428.
Poiché la risposta tardava il sindaco fece scrivere nuovamente il 28 ottobre:
“Attendo dalla esperimentata cortesia di V. S. R.ma un categorico riscontro alle proposte
formulate nella mia Nota 2678 del 9 corrente...
Non tralascio di far presente... che per il personale insegnante si potrebbe fare assegna-
mento su di alcuni di questa Scuola Tecnica Comunale Pareggiata e su di altri insegnanti
privati meritevoli della più estesa fiducia e per capacità e per ottime qualità morali”429.
Don Rua, intanto, il 27 ottobre aveva presentata la lettera del sindaco Rivera del
9 ottobre al Capitolo Superiore:
“Quei di Gallipoli insistono perché si accetti quel collegio. D. Rua propone di rispondere
che non si potrà fino al 1906 e che la somma offerta di 4.000 lire annue sia portata a
6.000”430.
In base alla delibera del Capitolo Superiore don Durando scrisse il 29 ottobre,
mitigando la data proposta da don Rua: “sino al 1903 o 1904 non ci sarà possibile” e
facendo osservare che il fabbricato era ristretto. Il sindaco rispose a stretto giro di
posta il 31 ottobre. Dopo aver richiamato la lettera del 28 precedente in merito al per-
sonale insegnante, che don Durando non aveva potuto tenere presente, continuava:
“In quanto al fabbricato, i signori Cerruti e Bertello videro l’ex Convento di Santa
Chiara, ma non videro l’ex Convento di San Domenico che può essere ridotto, in breve
tempo e con una spesa non grave, a splendida sede di un Collegio Convitto di oltre cento
alunni.
Per dimostrarle, del resto, che questo Municipio vuole sul serio in Gallipoli una Casa Sa-
lesiana, e che è solo dolente di non trovare altrettanta corrispondenza di propositi nel-
428 Ib., lett. Rivera – Rua, Gallipoli 9 ottobre 1900, prot. n. 2678; FDR mc. 3069 D 7/8.
429 Ib., lett. Municipio di Gallipoli – Rua, Gallipoli 28 ottobre 1900, prot. n. 2831; FDR
mc. 3069 D 9.
430 ASC D 869 Verbali Capitolo Superiore, Vol. I, f 185, seduta del 23 ottobre 1900;
FDR mc. 4243 B 1.

3.2 Page 22

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310 Francesco Casella
l’Amministrazione dell’Istituto Salesiano, Le dichiaro che il contributo, per l’esercizio
del Ginnasio, lo si accetterà pur nella somma di lire cinquemila annue...
Ho piena fiducia che si possa e si debba dar corso, senza ulteriore indugio, ad una con-
venzione, della quale si attende lo schema, convenzione che convincerà quest’Ammini-
strazione che l’Istituto Salesiano rammenta e non vien meno alle esplicite promesse fatte
vari anni or sono”431.
Don Rua il 9 novembre 1900 portò anche questa lettera al Capitolo Superiore:
“Quei di Gallipoli continuano ad insistere per avere i Salesiani. Accrescerebbero a 5.000
lire la provvisione. Il locale che si giudica non adatto non essere quello visto da D. Cer-
ruti, se non abbiamo tutto il personale, i professori che sono in città potrebbero supplire.
Il Capitolo risponde mancare di tutto il personale e i Salesiani studenti universitari non
potranno avere la laurea prima di cinque anni”432.
Don Durando l’11 novembre comunicò che bisognava dilazionare il tempo del-
l’impianto dell’opera, ma il sindaco il 4 dicembre, come aveva promesso, inviò le
piante dell’ex Convento di San Domenico e aggiunse:
“Sebbene ci fosse stato promesso che nel 1901 il Ginnasio Convitto avrebbe potuto es-
sere aperto, tuttavia, aderiamo che lo sia almeno nel 1902.
E mantenendo ferme tutte le altre condizioni espresse nell’antecedente Nota 2864 siamo
senz’altro in attesa dello schema di convenzione.
Confidiamo che la S. V. R.ma riconoscerà che, in considerazione degli antecedenti, è do-
veroso tanto per il Municipio quanto per l’Istituto Salesiano procedere alla stipulazione
della convenzione”433.
La risposta di don Durando del 16 dicembre rinviava, però, al 1904. Intanto a
Gallipoli avevano appreso che a Corigliano d’Otranto era presente don Antonio Buz-
zetti, che dirigeva i lavori del nascente istituto, per cui il sindaco Ravenna il 22 feb-
braio 1901 scrisse a don Rua, formulando un’altra proposta:
“Constandomi che in Corigliano d’Otranto il rappresentante della Casa Salesiana è pre-
sentemente il padre Antonio Buzzetti, così troverei opportuno che s’incaricasse delle
trattative con questo Municipio circa le condizioni della convenzione per l’impianto...
A questa Giunta preme che sia intanto stabilita la convenzione, sia pure che la esecu-
zione debba aver luogo nel 1903 o nel 1904...
Prego di scusare le insistenze, le quali hanno d’altro canto una giustificazione nella ne-
cessità che tra le parti siano concretate al più presto le reciproche obbligazioni”434.
Ancora una volta don Rua, il 28 febbraio, presentò la lettera al Capitolo Superiore:
431 ASC F 979 Gallipoli, lett. Ravenna – Rua, Gallipoli 31 ottobre 1900, prot. n. 2864;
FDR mc. 3069 D 10/12. Il 10 novembre il sindaco, facendo riferimento a questa lettera, pro-
mise di inviare la pianta dell’ex convento San Domenico con l’indicazione delle modifiche che
si volevano apportare per l’impianto del ginnasio convitto; cf FDR mc. 3069 E 1.
432 ASC D 869 Verbali Capitolo Superiore, Vol. I, f 185v, seduta del 9 novembre 1900;
FDR mc. 4243 B 2.
433 ASC F 979 Gallipoli, lett. Ravenna – Rua, Gallipoli 4 dicembre 1900, prot. n. 3253;
FDR mc 3069 E 2/3.
434 Ib., lett. Ravenna – Rua, Gallipoli 22 febbraio 1901, prot. n. 641; FDR mc. 3069 E
4/5.

3.3 Page 23

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 311
“Il Capitolo accetta le continue istanze di quei di Gallipoli che si rassegnano ad avere i
Salesiani nel 1904”435.
Nonostante che da Gallipoli era stata accettata anche l’idea di iniziare nel 1904,
dopo la risposta di don Durando del 3 marzo: “Nel corrente anno si aprirà la casa di Co-
rigliano; un superiore potrà allora andare a trattare”, le trattative si bloccarono definiti-
vamente. A Torino si pensava solo ad aprire l’opera di Corigliano d’Otranto ove si sa-
rebbe impiantata una scuola agricola. La località, inoltre, era stata visitata dallo stesso
don Rua nell’aprile del 1900. Vi fu, tuttavia, ancora una lettera scritta dal vescovo.
Mons. Gaetano Müller aveva atteso invano per oltre un anno una risposta alla
sua proposta di affidare il seminario di Gallipoli ai salesiani, che per il vescovo do-
veva essere il preludio di una presenza più consistente, per cui il 9 luglio 1901 scrisse
a don Rua una lettera pacata nel tono ma chiara circa il suo stato d’animo:
“Rev.mo Signore, sento il dovere di ringraziarla di tutto cuore del gentile pensiero avuto
di regalarmi il Diploma di Cooperatore Salesiano. Lei non può immaginare quanta stima
e venerazione io abbia per l’Istituto Salesiano e per le opere da esso create; questo
stesso, però, mi perdoni se glielo dico in tutta franchezza, m’è di pena all’anima.
Convinto fino all’evidenza del gran bene che fanno i PP. Salesiani alla gioventù, appena
entrato in Diocesi, feci riprendere le pratiche che questo Municipio aveva un tempo ini-
ziato e poi interrotte non per sua volontà. Visto però che la cosa pigliava un po’ troppo
per le lunghe, per giuste difficoltà esposte da cotesto Venerabile Istituto, mi decisi affi-
dare almeno ad Essi questo Seminario diocesano, sicuro che venuti sopra luogo, ogni
difficoltà sarebbe svanita e tutte le Scuole municipali sarebbero state affidate a cotesta
Comunità, che mi avrebbe salvata questa povera gioventù.
All’uopo nel maggio dell’anno scorso mi recai a Roma ed ebbi la fortuna di parlare di
questa faccenda col Procuratore Generale, chiedendo fossero stati anche solamente due
Padri a venire a prendere la direzione di questo Seminario; io avrei affidato perfetta-
mente ad essi l’educazione de’ miei giovani chierici. Non Le dico le espressioni che usai
al proposito col detto Padre Procuratore, il quale, pur dicendomi che era difficile ottener
questo per mancanza di soggetti, mi assicurò che ne avrebbe fatto parola con V. S. R.ma
per darmi poi una risposta definitiva. Che anzi mi dette i comandi perché la domenica
seguente avessi celebrato Messa nell’Oratorio interno, comunicando i giovanetti, ed io
fui fortunatissimo rendere quell’umile servizio alla benemerita Comunità dei Salesiani.
Ora il crederebbe? È un anno e due mesi e non sono stato onorato d’alcuna risposta. Non
ne fo lamento, perché convinto di nulla meritare, ma non Le nascondo che un po’ di pena
l’ho avuta: Lei, tipo di vero Santo, saprà compartirmi”436.
Don Rua vergò questi appunti sulla lettera del vescovo: “Bella lettera di scusa e
rincrescimento per l’impossibilità... Speriamo però che fra qualche anno se vi sarà
ancora bisogno...” e affidò la risposta a Don Durando, che scrisse il 16 luglio 1901.
Nel novembre dello stesso anno si aprì la casa di Corigliano d’Otranto e di Gal-
lipoli non si parlò più per molti anni. Infatti solo nel novembre del 1955, in un con-
testo profondamente diverso, è stata aperta una casa salesiana a Gallipoli. Dopo il re-
scritto della Santa Sede del 5 dicembre 1955, prot. n. 13599/55, il Rettor Maggiore
435 ASC D 869, Verbali Capitolo Superiore, Vol. I, f 188v, seduta del 28 febbraio 1901;
FDR mc. 4243 B 8.
436 ASC F 979 Gallipoli, lett. Müller – Rua, Gallipoli 9 luglio 1901; FDR mc. 3069 E 6/7.

3.4 Page 24

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312 Francesco Casella
don Renato Ziggiotti437 la eresse canonicamente il 15 dicembre 1955 prot. n. 758, ma
ha avuto un’esistenza travagliata, per cui l’opera, alla fine dell’anno 1964, è stata
soppressa438.
43. Nola (1895)
Il vescovo di Nola (Napoli), mons. Agnello Renzullo439, il 15 settembre 1895
chiese a don Rua un salesiano come direttore spirituale del suo seminario:
“Stimat.mo D. Rua, Le sarà nota l’importanza di questo Seminario Nolano, nel quale at-
tualmente si educano 250 giovani. Importantissima cosa è poi provvedere per la scelta
d’un Direttore spirituale. Quanto bene dipende da un buon Direttore? Quanti non chia-
mati allo stato ecclesiastico potranno così evitare certi passi che sono la rovina di intieri
paesi? È però ch’io mi rivolgo a Lei, perché in vista del gran bene che ne verrebbe a tutta
questa nostra Diocesi, voglia assegnare a tale ufficio un membro della famiglia Sale-
siana. Tanto più che per lui si potrebbero istituire in questa Diocesi gli oratori festivi ed
altre opere Salesiane che sono una vera provvidenza di Dio.
Quanto sarei contento se potessi ottenere il compimento di questo mio desiderio, quanto
Le sarei grato, quanta fortunata questa terra tanto ben disposta, ma poco coltivata!
Il soggetto scelto starebbe in Seminario ne’ dieci mesi dell’anno scolastico; avrebbe tutti
i trattamenti e lo stipendio annuo di £. 500; potrebbe anche essere provveduto di Messe
se ne avesse bisogno”440.
Don Durando rispose il primo ottobre in forma negativa. Bisogna registrare,
però, che anche il 5 ottobre 1931 il vescovo di Nola chiese all’ispettore dei salesiani
don Arnaldo Persiani di assumere la direzione del Collegio convitto vescovile che
ospitava 130 alunni, ma inutilmente.
44. Laino Borgo (1895)
L’arciprete della parrocchia di Santo Spirito in Laino Borgo (Cosenza), sac.
Giuseppe Gioia cooperatore salesiano, il 7 novembre 1895 domandò a don Rua di
fondare un istituto nel suo paese:
“Ill.mo e Rev.mo Rettore Generale, la lettura del Bollettino Salesiano offrendomi tanti
esempi bellissimi di impianto di Case Salesiane in città cospicue e borgate di provincia,
437 Renato Ziggiotti (1892-1983 ), è stato Rettor Maggiore della Congregazione Sale-
siana dal 1952 al 1965, cf Morand WIRTH, Don Bosco e i Salesiani. Centocinquant’anni di
storia. Torino, Elle Di Ci 1969, pp. 284-290.
438 ASC F 688 Gallipoli, per la documentazione della casa salesiana.
439 Mons. Agnello Renzullo, nato a Napoli il 2 aprile 1836, fu ordinato sacerdote il 24
marzo 1860; vice rettore del seminario urbano di Napoli e parroco dal 1872, fu eletto vescovo
di Isernia e Venafro il 27 febbraio 1880; venne trasferito alla diocesi di Nola il 23 giugno 1890
e poi alla sede titolare di Philadelphia l’11 aprile 1924; morì a Nola il 20 ottobre 1925; cf HC
VIII 326,417.
440 ASC F 988 Nola, lett. Renzullo – Rua, Nola 15 settembre 1895; FDR mc. 3100 B 3/4.

3.5 Page 25

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 313
e a considerazione che anche in questa mia borgata natale con mezzi facili potrebbe sor-
gere, con immensi benefici anche di questa contrada, un Istituto diretto dai tanto bene-
meriti PP. Salesiani, mi spingono finalmente a venire a fare a Vostra Paternità Ill.ma e
Rev.ma una proposta analoga.
Qui esiste nel miglior punto della strada carrozzabile un vecchio monastero domenicano
chiuso sin dal 1809, e la proprietà dei fondi rustici fu venduta. Del monastero esistono
ora solo le mura essendo rovinata ogni copertura, e furono vendute dal demanio per 4
mila lire nel 1882. Il proprietario lo cederebbe: potrebbesi riuscire a comprare i due po-
deri che stanno attaccati alle mura e che un tempo erano gli orti del monastero. Si po-
trebbe pure facilmente ottenere l’acquisto di un vasto podere, pure un dì della cennata fa-
miglia religiosa, a un chilometro di distanza dal paese, sito stupendo per impiantare un
casino estivo.
Io opino che con cinquantamila lire in due anni l’Ordine Salesiano si troverebbe di pos-
sedere qui casa, chiesa e proprietà rustica da vivere con comodità e lustro; miglioramenti
se ne potrebbero fare in proporzione dei mezzi pecuniari sempre di bene in meglio; qui
sotto un cielo dolcissimo in una valletta amena, qui per tale impianto non esistono osta-
coli di nessuna specie.
V. P. Ill.ma e Rev.ma è pregata a benignarsi di darmi una risposta attorno a questa pro-
posta; le manifesto che sono al caso di poterle mandare anco una fotografia di questo
mio paese”441.
La proposta non fu accolta perché era molto fragile ed onerosa.
45. Polla (1895)
Il presidente del Comitato Cattolico Diocesano di Polla (Salerno) per l’Opera
dei Congressi, Alessandro Wancolle, il 24 novembre 1895 chiese a don Rua di fon-
dare una casa salesiana nel comune di Polla:
“Rev.mo Superiore, in qualità d’indegno Presidente di questo Comitato Cattolico per
l’Opera dei Congressi ardisco molestare la S. V. colla seguente preghiera.
Da più tempo, interpretando il sentimento dei miei Soci e confratelli vagheggio l’idea di
stabilire in questo Comune una Casa di Padri Salesiani, edotto dagli innumerevoli van-
taggi che la stessa potrebbe produrre nel campo religioso e civile.
Ciò posto prego la S. V. indicarmi quali siano le pratiche a farsi, quali le condizioni per
l’impianto della Casa in parola. Si compiaccia pertanto farmi tenere il relativo Regola-
mento corredandolo di tutti gli schiarimenti che crederà opportuno. Comprendo benis-
simo che per la riuscita del mio progetto abbiansi a superare non poche difficoltà, ma
con la protezione del filantropo S. Francesco, con non poco di buona volontà e colla coo-
perazione della S. V. tutto potrà essere possibile.
La prego inoltre ascrivermi nel numero dei Cooperatori Salesiani, nella speranza che
Iddio mi dia forza e costanza a contribuire col mio granello di sabbia alla diffusione di
un’Opera tanto sublime, quale è quella che la S. V. sì degnamente dirige, seguendo le
orme dell’immortale D. Bosco”442.
441 ASC F 982 Laino Borgo, lett. Gioia – Rua, Laino Borgo 7 novembre 1895; FDR
mc. 3079 A 8/9.
442 ASC F 992 Polla, lett. Wancolle – Rua, Polla 24 settembre 1895; FDR mc. 3113
C 3/4.

3.6 Page 26

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314 Francesco Casella
Don Durando nel richiedere, il 28 novembre, notizie più esatte, rinviava le trat-
tative “a più tardi”, ma non vi fu seguito.
46. Minervino Murge (1896)
Tra la corrispondenza per la richiesta di fondazione della casa di Andria si trova
anche questa domanda del vescovo, mons. Federico Galdi443, fatta a don Rua il 24
febbraio 1896, per l’affidamento di una chiesa-santuario in Minervino Murge (Bari):
“Rev.mo Padre Superiore, nella città bastantemente popolosa di Minervino mia Diocesi
sta una chiesa che per la concorrenza dei fedeli di varie città della Puglia passa come
speciale Santuario. Essa chiesa è di mia esclusiva amministrazione, ed io attiguo ad essa
chiesa ho fabbricato una casa bene ordinata a due piani la quale casa esce in una spianata
alberata di olivi che deve rendere al culto della medesima chiesa. Intanto son risoluto di
allocarvi in essa casa e chiesa i celebri operai regolari salesiani, contentandomi anche di
un solo sacerdote salesiano al quale sottoporrei due sacerdoti di quella città come coope-
ratori in obbedienza di esso Padre Superiore salesiano.
Prego V. S. Rev.ma a farmi sapere se potete promettermi almeno un solo sacerdote sale-
siano perché avuta questa promessa faremmo tra lei e me un foglio di convenzione sul
possesso ed uso di essa chiesa, casa, ecc. almeno per un triennio durante il quale po-
tremmo fare approvare la convenzione dalla S. Sede per la perpetuità”444.
47. Galatina (1896)
Il parroco don Michele Scaramella di Salerno, per incarico del quaresimalista
mons. Emanuele Murino di Galatina (Lecce), il 27 febbraio 1896 scrisse a don Rua
perché assumesse il convitto ginnasio pareggiato di quella città:
“Stimat.mo e Rev.mo Padre D. Rua, un mio amico, Mons. Emanuele Murino, già Vicario
Generale in diverse Diocesi, ed attualmente Oratore Quaresimalista in Galatina, presso
Lecce, m’incarica con vivo interesse di domandare a V. R. se potrà disporre di un
qualche numero de’ suoi Confratelli, benemeriti figli del provvidenziale D. Bosco, i
quali dovrebbero farsi carico di un Convitto Ginnasio pareggiato, che una volta apparte-
neva agli Scolopi, e che adesso tiene il Municipio, avendone rivendicato le rendite.
L’Amministrazione, dietro suggerimento del detto Monsignore, intenderebbe chiamarvi
alla Direzione i Salesiani, aprendovi anche la Scuola di arti e mestieri. Nel caso che V. R.
vorrà onorare la tomba del loro santo fondatore con questa nuova casa, che tanto bene
farebbe nelle Puglie, potrebbe dirigersi direttamente al prelodato Monsignor Murino a
Galatina (Lecce) il quale gli darebbe tutti gli schiarimenti e notizie analoghe...”445.
In merito al convitto la lettera conteneva i seguenti appunti vergati su altro
foglio:
443 Cf n. 48.
444 ASC F 966 Andria, lett. Galdi – Rua, Andria 24 febbraio 1896; FDR mc. 3023 C 5/6.
445 ASC F 979 Galatina, lett. Scaramella – Rua, Salerno 27 febbraio 1896; FDR mc.
3069 A 6/7.

3.7 Page 27

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 315
“Convitto ginnasio “Pietro Galatino” in Galatina con professori secolari desidera Padri
Salesiani per Direzione Convitto, Censore, Direttore spirituale.
Lauto stipendio oppure cessione intera rendita, locali, mobili, arredi, manutenzione
gratis oltre ad un sussidio da convenirsi.
Convittori 40 suscettibili di grande aumento.
Ginnasio popolatissimo”446.
Il parroco chiudeva la lettera richiedendo “una copia della vita di S. Francesco
di Sales scritta dal Teologo D. Barberis”447, ma in merito alla richiesta di fondazione,
il 10 marzo, gli fu risposto che non era possibile.
Ricevuta la risposta negativa, inviatagli da don Michele Scaramella, mons.
Emanuele Murino il 17 marzo scrisse a don Rua per invitarlo ad assumere la dire-
zione inviando un solo salesiano, ma inutilmente:
“M. R.do Signore, dal parroco Scaramella ricevo la spiacevole notizia di non potere, al-
meno per ora, la benemerita Congregazione Salesiana accettare la offerta che le si faceva del
Collegio di questa città. Come ne sia rimasta addolorata la intera cittadinanza ben lo può im-
maginare. Quindi rassegnata, ma col cuore pieno tuttavia di un residuo di speranza, per mio
mezzo prega il Sig. D. Rua a volere, pel novello anno scolastico, mandare almeno un solo Re-
ligioso che assuma la direzione e prenda possesso del Collegio, salvo poi, quando lo crederà e
lo potrà, a mandare altri soggetti per il migliore progresso dell’opera. E creda pure che non
sarà questa sola città a risentirne i salutari vantaggi, ma tutta intera una regione la quale offre
terreno adattissimo ad essere coltivato da tali apostolici operai”448.
48. Angri (1896)
Il canonico Luigi d’Antuono di Angri (Salerno), già in contatto con i salesiani
di Roma S. Cuore e di Castellammare di Stabia, il 20 settembre 1896 chiese al procu-
ratore generale don Cesare Cagliero l’apertura di un oratorio festivo nella sua città:
“Preg.mo D. Cagliero, avuta occasione del ritorno del neosacerdote Abate449, le mando
un ossequio di cuore, pregandola che li passi a D. Laureri450 ed agli amici di costà.
Ora senta: amerei si aprisse un Oratorio festivo qui in Angri a bene di questi bambini alla
lettera abbandonati. Io darei all’uopo il mio cortile ove si potrebbero costruire i giuochi
446 Ib., FDR mc. 3069 A 9/10.
447 Giulio BARBERIS, Vita di Sales, vesc. e princ. Di Ginevra. San Benigno Canavese,
Tipografia Salesiana 1889.
448 ASC F 979 Galatina, lett. Murino – Rua, Galatina 17 marzo 1896; FDR mc. 3069 A 8.
449 Aniello Abate, nato ad Angri (Salerno) il 20 febbraio 1871, entrò prima nel seminario
di Nocera, facendo la vestizione chiericale il 17 ottobre 1886, poi chiese di far parte della con-
gregazione salesiana e fece il noviziato a Foglizzo (1889-1890); emise la professione perpetua
a Torino Valsalice il 14 settembre 1895 e fu ordinato sacerdote a Firenze il 30 maggio 1896;
morì a Soverato (Catanzaro) il 28 febbraio 1950.
450 Tommaso Laureri, nato a Savona (Genova) il 6 marzo 1859, entrò nel collegio di
Alassio il 3 settembre 1873 e fece il noviziato all’Oratorio (1874-1875) ricevendo la vestizione
chiericale per le mani di don Rua; emise la professione perpetua a Lanzo il 2 ottobre 1878 e fu
ordinato sacerdote a Casale il 24 settembre 1881; laureato in lettere (1885) e filosofia (1886) fu
direttore a Roma S. Cuore (1890-1898), poi ispettore della Ligure (1907-1913) quindi direttore
di Mogliano Veneto (1913-1915); morì a Roma S. Cuore il 21 dicembre 1918.

3.8 Page 28

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316 Francesco Casella
ginnastici. Me ne apersi col Direttore di Castellammare D. Bilieni451, ed Egli mi disse
che sarebbe stato pronto a condizione che Vossignoria gliene desse il consenso e le
braccia all’uopo, ché coll’attuale personale non potrebbe.
Ne parlai col Vescovo452, e lo trovai consenziente all’uopo, anzi desideroso che la cosa si
facesse. Dica la sua parola, se può, affermativa e forse la faccenda si aggiusterà”453.
Don Cagliero il 22 settembre spedì la lettera a don Durando, annotando sulla
quarta facciata della stessa un parere negativo: “Carissimo D. Durando, che le pare di
quanto scrisse D. d’Antuono? Non credo che pel momento sia il caso”454.
Don Durando il 24 settembre rispose al canonico Luigi d’Antuono, dicendo che
se ne sarebbe parlato nel settembre 1897, ma dell’oratorio da fondarsi in Angri non se
ne parlò più, pur restando vivo il desiderio di avere i salesiani. Infatti il 10 marzo
1902 il professore sacerdote Gerardo Mosca propose a don Rua di aprire presso il
santuario di Bagni, località tra Pompei ed Angri, una casa salesiana per la gioventù:
“Veneratisimo Padre, in nome della Madonna e del santo Don Bosco, le domando un fa-
vore, che ella non deve negarmi. È desiderio mio e della duplice Autorità, che debba
aprirsi presso questo rinato Santuario dei Bagni una Casa salesiana, che sarà certamente
di grande spirituale vantaggio per la gioventù, che cresce quasi dimentica di ogni suo do-
vere religioso.
Nelle sue fervide preghiere ella può vedere in Dio quanto è cara a Gesù Cristo e alla
Madre di Lui Maria l’opera, che io le presento; e quanto bene è capace di produrre.
Ella, diletto padre, che è un miracolo vivente di carità; ella che riceve per dare; ella che
fa della felicità degli altri l’unica forma della felicità propria, deve farmi questa elemo-
sina, che ridonda a bene morale di tutti.
Non mi dica che i soggetti sono pochi, perché un solo salesiano, per ora, basta ad aprire
la piccola Casa della Provvidenza...”455.
Don Durando pur rispondendo il 13 marzo che non era possibile, incaricò don
Giovanni Marenco, procuratore generale dei salesiani dal 1899, di prendere contatto
con il Mosca e di visitare la località. Questi, il 28 marzo, dopo il sopralluogo,
espresse un parere negativo a don Durando ed al Mosca:
“R.mo Sig. D. Durando, ad Angri sono già stato. Trattai di presenza e per lettera col
Prof. Gerardo Mosca intorno alla possibilità di aprire colà una Casa. Si offrirebbe l’uffi-
ciatura e l’amministrazione di un bel Santuario distante circa quattro chilometri da
451 Luigi Bilieni, nato a Lugano (Svizzera) il 9 maggio 1859, entrò nel seminario e fu or-
dinato sacerdote a Como il 30 maggio 1885; entrò poi tra i salesiani a Torino Valsalice ove fece
il noviziato (1891-1892), che completò con la professione perpetua il 22 aprile 1892; fu diret-
tore a Castellammare di Stabia (1894-1898), a Biella (1898-1901) ed a Lugano (1905-1906);
uscito dalla congregazione il 14 gennaio 1906 mentre era a Lugano, fu riammesso il primo no-
vembre 1912, per uscire in modo definitivo nel 1914, incardinandosi nella diocesi di Coira in
Svizzera (ASC D 879 Morti e usciti al 1908, p. 152).
452 Mons. Luigi Del Forno, nato a Napoli il 24 agosto 1842, ordinato sacerdote il 17
marzo 1866, fu eletto vescovo di Nocera dei Pagani (Salerno) il 27 luglio 1885 e consacrato a
Roma il primo agosto; è morto il 4 gennaio 1914; cf HC VIII 420.
453 ASC F 966 Angri, lett. d’Antuono – Cagliero, Angri 20 settembre 1896; FDR mc.
3024 B 9/10.
454 Ib., lett. Cagliero – Durando, Roma 22 settembre 1896; FDR mc. 3024 B 11.
455 Ib., lett. Mosca – Rua, Angri 10 marzo 1902; FDR mc. 3024 B 12 – C 2.

3.9 Page 29

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 317
quello di Pompei. Le esibizioni sarebbero accettabili per Religiosi totalmente dediti al
ministero sacro e alla vita contemplativa, non convenienti per noi. Del resto riuscirebbe
una di quelle case, che occupano individui che in altre circostanze farebbero il doppio e
il triplo. Per questo ho già risposto di rivolgersi ad altri”456.
Ricevuta la risposta negativa il sac. Gerardo Mosca, il primo aprile 1902, tentò,
ma inutilmente, di riproporre la fondazione457.
49. San Marco dei Cavoti (1896)
Il notaio Biagio Ricci, consigliere provinciale, il 9 novembre 1896 scrisse a don
Rua per chiedere insegnanti salesiani per le scuole di San Marco dei Cavoti (Bene-
vento):
“Ill.mo e Rev.mo Padre, questo Municipio, col concorso di molti padri di famiglia, in-
tende aprire una scuola elementare superiore e ginnasiale inferiore, affidandole ad uno o
più insegnanti di sperimentata probità ed idoneità. Conoscendo io, per relazione di per-
sone illuminate, che non mancano in codesto Ven. Ordine Salesiano giovani disposti ad
accettare incarichi di tal genere, mi rivolgo a V. S. Ill.ma per sapere se ed a quali condi-
zioni si possano avere per l’anno scolastico 1896-97, salvo aumento d’insegnanti, uno o
due Religiosi.
È bene pertanto che Ella sappia essere S. Marco in una bella posizione topografica, sulla
strada provinciale, a poco più di 600 metri sul livello del mare, a tre ore da Benevento,
con una popolazione reale di circa 6.000 abitanti; fornito di quanto occorre per vivere
comodamente, ed avente altresì strade rotabili che lo mettono in comunicazione con i
Comuni circostanti.
Ha pochi Sacerdoti, alcuni dei quali lasciano a desiderare in quanto a correttezza di vita.
Si sente, perciò, la necessità di elevare, con buoni esempi, il livello morale del ceto ec-
clesiastico.
La popolazione è agiata e cattolica, donde le molti richieste di messe ed altre sacre fun-
zioni. E poiché nel Circondario mancano istituti educativi, si potrebbe altresì pensare
allo impianto di un Convitto.
Mi auguro che la S. V. voglia aderire in massima. E ritenga per primo che Ella rende-
rebbe alle nostre famiglie ed alla Religione grandi benefici, educando cristianamente le
tenere piante che sono la nostra speranza, e migliorando, col salutare esempio e con la
parola divina, i costumi viziati”458.
Il notaio Ricci il 12 novembre precisò che la scuola era privata e che alle spese
avrebbe provveduto “un’associazione di famiglia col sussidio municipale, dando fa-
coltà agli insegnanti di ricevere anche alunni forestieri”459, ma la risposta di don Du-
rando, 14 novembre, fu negativa, dicendo che si sarebbe potuto parlare nel 1899.
456 Ib., lett. Marenco – Durando, Roma, Venerdì Santo [28 marzo] 1902; FDR mc. 3024
C 3.
457 Ib., lett. Mosca – Durando, Angri 1 aprile 1902; FDR mc. 3024 C 4/5.
458 ASC F 996 San Marco dei Cavoti, lett. Ricci – Rua, San Marco dei Cavoti 9 no-
vembre 1896; FDR mc. 3133 E 7/10.
459 Ib., lett. Ricci – Rua, San Marco dei Cavoti 12 novembre 1896; FDR mc. 3133 E 11.

3.10 Page 30

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318 Francesco Casella
Trascorsi i due anni, il notaio Biagio Ricci l’11 giugno 1899 avanzò la stessa
proposta a don Rua, sostenendola con motivazioni articolate:
“Memore della Sua cortese promessa, mi rivolgo a Lei novellamente pregandola di farmi
sapere se ed a quali condizioni si potrebbero avere i medesimi Insegnanti. E perché V. S.
sia in grado di giudicare della convenienza di siffatta proposta, stimo opportuno renderle
noto:
che qui si vorrebbe impiantare una Scuola per le classi elementari superiori e per le
prime tre, almeno del ginnasio, procedendo gradatamente secondo l’entità dei mezzi pro-
venienti da un’associazione di padri di famiglia e dal Municipio; creando in seguito
anche un Convitto se sarà possibile;
che questo Comune, sebbene contasse circa seimila abitanti, non ha che le Scuole ele-
mentari inferiori;
che in tutto il Circondario di S. Bartolomeo in Galdo, di cui fa parte S. Marco, non si
hanno istituti, né convitti educativi, onde i padri di famiglia sono costretti a collocare i
loro figliuoli, dalla tenera età, in città lontane sopportando ingenti spese;
che il numero dei Sacerdoti di questo Comune è insufficiente al bisogno e quindi i
Rev.di Padri Salesiani potrebbero essere aggregati al nostro Clero dividendone gli utili;
che, infine, una società di fedeli ha assunto l’impegno di costruire una chiesetta in onore
di Maria SS. Del Rosario di Pompei, ed amerebbe di affidarne l’amministrazione ai sul-
lodati Religiosi Salesiani;
che, sebbene il popolo fosse di buona indole, la classe dirigente, non escluso il Clero, la-
scia alquanto a desiderare; in conseguenza l’opera dei Padri riuscirebbe proficua anche a
pro di tale classe”460.
La risposta negativa del 14 giugno bloccò per allora la trattativa. Però dopo
nove anni, il 20 luglio 1908, il notaio Biagio Ricci, nella qualità di sindaco di San
Marco dei Cavoti, chiese a don Rua la fondazione di una casa salesiana per il miglio-
ramento del paese e per il “trionfo della nostra sacrosanta Religione”. Per questo
scopo diede ancora una volta la descrizione del paese, sottolineando tra l’altro che da
poco era stato “impiantato un servizio automobilistico a mezzo del quale si fanno
quattro corse postali giornaliere, due da Benevento (Capoluogo della Provincia) e due
da S. Bartolomeo (Capoluogo di Circondario)” e che il paese si stava dotando di un
acquedotto. Per la realizzazione dell’opera una famiglia era disposta a cedere gratui-
tamente un convento diroccato del quale era entrato in possesso461. La risposta del 3
luglio fu negativa, ma il Ricci il 15 settembre 1910, non più sindaco, scrisse anche a
don Paolo Albera, successore di don Rua, per innovare la richiesta462, ma la risposta
negativa del 28 settembre pose fine alle richieste che erano iniziate nel 1896.
50. Montefalcione (1897)
Dopo essersi rivolto alla diocesi di Napoli, per avere dei religiosi per l’educa-
zione dei fanciulli, il sig. Antonio Capone di Montefalcione (Avellino), il 3 giugno
460 Ib., lett. Ricci – Rua, San Marco dei Cavoti 11 giugno 1899; FDR mc. 3133 E 12 – A 2.
461 Ib., lett. Ricci – Rua, San Marco dei Cavoti 20 luglio 1908; FDR mc. 3134 A 3/4.
462 Ib., lett. Ricci – Albera, San Marco dei Cavoti 15 settembre 1910; FDR mc. 3134
A 5/6.

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 319
1897, su indicazione del vescovo de Martinis463, domandò a don Rua di inviare i Sa-
lesiani, ma inutilmente:
“Stimatissimo Superiore, avendo parlato con Monsignor de Martini, vescovo di Napoli,
per aprire un monistero di religiosi in Montefalcione per insegnare i fanciulli, mi ha di-
retto a voi.
Perciò vi prego dirmi se volete accettare di mandare dei religiosi e dirmi le vostre condi-
zioni per metterci d’accordo col Municipio, essendo il monistero del Municipio”464.
La proposta di fondare un collegio a Montefalcione in un convento abbando-
nato fu avanzata ancora il 22 gennaio 1924 dal sac. Angelo Raffaele Martignetti.
Questi, nativo di Montefalcione, si trovava a Buenos Aires, aveva 60 anni ed era mal-
concio in salute. Per realizzare la sua idea si rivolse a don Esteban [Stefano] Pa-
gliere465, direttore del collegio salesiano “S. Caterina” di Buenos Aires. Il direttore
scrisse a don Pietro Ricaldone, prefetto generale della congregazione, manifestando
le idee di don Angelo Raffaele Martignetti, che si dichiarava disponibile a mettere a
disposizione una rendita ed indicava come luogo l’antico convento di Montefalcione,
del quale già si era parlato nel 1897. La proposta, però, non fu accettata466.
51. Bovino (1897)
Il vescovo di Bovino (Foggia), mons. Michele De Iorio467, il 24 giugno 1897
chiese a don Rua di assumere le scuole elementari del Municipio e le classi ginnasiali
del seminario:
“Rev.mo Padre, ammirato delle virtù dei figli dell’immortale D. Bosco, e del grande
bene che producono nel mondo, a vantaggio della Religione e della Civiltà cristiana; nel
desiderio di partecipare anch’io ai frutti preziosi e salutari dell’opera loro, quale vescovo
di questa diocesi, vengo ad esporle un progetto, sperando che Maria Ausiliatrice, per in-
tercessione del nostro Santo Padre D. Bosco, voglia farlo attuare.
463 Mons. Raffaele de Martinis, della Congregazione della Missione di S. Vincenzo da
Paolo, nato a Napoli il 2 maggio 1828, fu eletto vescovo della sede titolare di Laodicea e con-
sacrato a Napoli il 5 luglio 1896 dal card. Camillo Siciliano Rende; morì a Napoli il 15 feb-
braio 1900; cf HC VIII 332.
464 ASC F 986 Montefalcione, lett. Capone – Rua, Montefalcione 3 giugno 1897; FDR
mc. 3094 C 6.
465 Stefano [Esteban] Pagliere, nato ad Almagro (Argentina) il 14 agosto 1868, fece la
professione perpetua dei voti religiosi il 2 febbraio 1889 e fu ordinato sacerdote a Buenos Aires
l’11 giugno 1892; fu direttore delle case salesiane di Buenos Aires: PIO IX (1911-1921), S. Ca-
terina (1921-1926), Boca S. Giovanni (1926-1929) e, infine, a Ramos Mejia (1929-1936); è
morto a Buenos Aires il 4 novembre 1941.
466 Ib., lett. Pagliere – Ricaldone, Buenos Aires 22 gennaio 1924.
467 Mons. Michele De Iorio, nato a Colli a Volturno (Isernia) il 10 ottobre 1845, fu ordi-
nato sacerdote a Napoli il 14 novembre 1869 e divenne dottore in teologia presso il collegio
dei teologi della stessa città il 2 gennaio 1874; incardinato nella diocesi di Penne, insegnò teo-
logia, morale e diritto canonico nel seminario, divenendo anche rettore; eletto vescovo di Bo-
vino il 25 novembre 1887, fu consacrato a Roma l’8 dicembre; trasferito prima a Castellam-
mare di Stabia il 4 febbraio 1898 e poi alla sede titolare di Dorylaeum il primo dicembre 1921,
morì il 4 aprile 1922; cf HC VIII 155, 191.

4.2 Page 32

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320 Francesco Casella
Si avrebbe in animo di affidare ai R. Padri di codesta illustre e benemerita Congrega-
zione salesiana le cinque classi elementari di questo comune di Bovino e le cinque classi
ginnasiali del Seminario diocesano. All’uopo si cederebbe tutto il locale del Seminario e
porzione dell’Episcopio, sia per l’alloggio dei Padri, che pel convitto e scuole. Lo sti-
pendio per le Scuole Elementari sarebbe quello stabilito dalla Legge, e per le Scuole
Ginnasiali da convenire. Siccome si mirerebbe a pareggiare il Ginnasio del Seminario,
almeno sulle prime, quello inferiore, così tutti i Professori, Elementari e Ginnasiali, do-
vrebbero essere forniti di patente legale, secondo i vigenti Regolamenti scolastici.
Giova avvertirla che, non avendo Ella disponibili tutti i Professori, si potrebbe supplire
al bisogno con giovani Sacerdoti che sono qui, specialmente per le Scuole Elementari,
essendovi di quelli già forniti di patente. Per le Scuole, poi, Ginnasiali vi ha sì dei buoni
Maestri Sacerdoti, ma non muniti di patente. Ove non le fosse possibile di abbracciare
anche le Scuole Ginnasiali, non potrebbe, Rev.mo Padre, restringersi alle Scuole Ele-
mentari Municipali ed al Ginnasio inferiore con Professori patentati?
Di tutto ciò si piaccia, nella sua bontà farmi un cenno di risposta, per sapere se possiamo
metterci in relazione sull’oggetto e stabilire quindi tutti i particolari; nell’intelligenza,
che la proposta dovrebbe effettuarsi non per questo prossimo anno scolastico 1897-98,
ma pel seguente 98-99, piacendo a Dio…”468.
La domanda fu portata al Capitolo Superiore il 12 luglio:
“Si risponde al vescovo di Bovino (FG) che domanda cinque maestri elementari per le
scuole comunali e cinque professori pel ginnasio del Seminario, non poter noi prenderci
questo impegno”469.
In seguito alla delibera del Capitolo, don Durando, 17 luglio, scrisse al vescovo
affermando che era necessario dilazionare la richiesta al “secolo futuro”. Poco dopo
mons. Michele De Iorio, il 4 febbraio 1898, fu trasferito alla diocesi di Castellam-
mare di Stabia e in sua vece fu eletto vescovo di Bovino mons. Giuseppe Padula470,
che il 7 luglio 1899 chiese a don Rua di anticipare l’andata dei salesiani nella sua dio-
cesi per assumere le classi elementari municipali e quelle del seminario, anche perché
si era creata una situazione favorevole per le classi del Comune, mentre per il semi-
nario vi era il rischio di chiudere alcune classi:
“Rev.mo Padre, al mio antecessore vescovo di Bovino, Mons. Michele De Iorio, attual-
mente vescovo di Castellammare di Stabia, con lettera (firmata sac. Celestino Durando)
in data 17 Luglio 1897, si fece sperare da V. Paternità Rev.ma che i benemeriti figli di D.
Bosco sarebbero venuti a Bovino per prendere la direzione delle cinque classi elementari
municipali e del Seminario Diocesano. Prego ora V. Paternità, con le lagrime agli occhi,
di voler affrettare questa venuta...
Lo so, Rev.mo Padre, che le domande rivolte a cotesto benemerito Istituto sono molte;
ma io propongo un mezzo pratico per venirsi a capo della spedizione. Si benigni V. P. di
468 ASC F 969 Bovino, lett. De Iorio – Rua, Bovino 24 giugno 1897; FDR mc. 3037
A 7/9.
469 ASC D 869 Verbali Capitolo Superiore, Vol. I, f 158, seduta del 12 luglio 1897; FDR
mc. 4242 B 7.
470 Mons. Giuseppe Padula, nato a Potenza il 22 marzo 1842, fu ordinato sacerdote nel
1867; dottore all’Università Gregoriana di Roma, divenne professore nel seminario di Tursi dal
1871; eletto vescovo il 24 marzo 1898, fu consacrato il 25 marzo a Roma; trasferito ad Avel-
lino il 2 agosto 1908, morì il 18 novembre 1928; cf HC VIII 156.

4.3 Page 33

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 321
mandare a Bovino un religioso salesiano, che potesse, sul luogo, osservare tutte le condi-
zioni dei locali, delle scuole, della affettuosità dei cittadini per i religiosi, e riferirne, a
ragion veduta, a Vostra Paternità, e con cognizione di causa si tratterebbero le cose. Il
Municipio insiste per avere i salesiani, e molto più ora che deve licenziare due maestri
elementari, per non dare a loro il diritto alla nomina a vita.
Non faccia sfuggire V. P. a me povero vescovo, la propizia occasione di avere nelle mani
la educazione dei giovani; anche perché adesso il Consiglio è formato da ottimi ele-
menti, e si possono ottenere vantaggiose condizioni. E perché V. Paternità possa formarsi
un’idea dell’affetto della cittadinanza per la istruzione cristiana, debbo dirle che, da
vent’anni, ha affidato qui alle suore di S. Anna la istruzione delle scuole femminili, e
tutti ne sono contentissimi, al segno che, se non si hanno i religiosi, intendono dare
anche le due classi maschili alle suore anziché ai laici.
Sono infine a pregare Vostra Paternità di voler mandare a Bovino un religioso patentato
nella 3 e 4 elementare, giacché, in questo caso, io potrei nel Seminario diocesano collo-
carlo, per questi tre ultimi mesi dell’anno scolastico, all’insegnamento di dette classi, che
sono costretto a licenziare, sol perché il maestro è patentato, ma non ha fatto il tirocinio
regolare, e quindi il Provveditore ha intimato o la chiusura, o la provvista di un maestro
con i requisiti richiesti dalla legge. Venga Vostra Paternità in mio soccorso e mi liberi
dallo schianto che proverei pel licenziamento delle classi. Si farebbero due cose buone
col religioso patentato; la prima si è quella di trattare sul luogo le condizioni per l’im-
pianto dei religiosi, e la seconda, di dare a me un sollievo nelle strettezze in cui sono
stato messo dal Provveditore. Si comprende poi che al religioso patentato darei, per
questo scorcio di tempo, alloggio, trattamenti e compenso proporzionato. Si muova V. P.
a mio soccorso e non mi privi dell’aiuto richiesto.
Il Municipio, più e più volte ha fatto istanze per avere i salesiani; ed oggi sono venuti i
componenti da me perché ne avessi scritto, ed io profittando della circostanza, scrivo per
comporre l’una e l’altra cosa.
Padre Reverendissimo, io desidero un religioso, oggi, come nunzio presso Vostra Pater-
nità delle cristiane disposizioni di tutti i Bovinesi a favore dei figli di D. Bosco, e quando
dico tutti non ne eccettuo neppure uno. È questo un requisito negli attuali tempi di non
piccolo vantaggio per i religiosi”471.
La risposta negativa del 10 aprile pose termine a questa richiesta. Tuttavia da
Bovino giunsero altre due richieste, rispettivamente nel 1911 e nel 1921. Della prima
vi è una traccia nei verbali del Capitolo Superiore: “Vorrebbero una fondazione a Bo-
vino; non possiamo per mancanza di personale”472. Della seconda vi è la lettera del
sindaco di Bovino del 9 gennaio 1921, con cui si chiedeva a don Paolo Albera, Rettor
Maggiore, di assumere il santuario di Valleverde con la possibilità di istituire anche
un convitto per scuola media inferiore, poiché il comune aveva solo le scuole elemen-
tari473. Ma don Albera il 15 gennaio diede una risposta negativa:
“Mi spiace molto di doverLe significare che per mancanza di personale disponibile
(avendo perduto molti dei nostri nella guerra e per le malattie epidemiche di questi ul-
timi anni), ci è assolutamente impossibile intraprendere nuove fondazioni”474.
471 ASC F 969 Bovino, lett. Padula – Rua, Bovino 7 aprile 1899; FDR mc. 3037 A 10/11.
472 ASC D 870 Verbali Capitolo Superiore, Vol. II, p. 347, n. 3092, seduta del 3 ottobre
1911.
473 ASC F 969 Bovino, lett. Sindaco – Albera, Bovino 9 gennaio 1921, prot. n. 145.
474 Ib., lett. Albera – Sindaco, Torino 15 gennaio 1921.

4.4 Page 34

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322 Francesco Casella
52. Conversano (1897)
Il vescovo di Conversano (Bari), mons. Antonio Lamberti475, poco dopo la sua
nomina, il 3 luglio 1897, scrisse a don Rua chiedendogli di assumere la direzione del
seminario, frequentato anche da esterni, perché il rettore era ammalato:
“Rev.mo Padre, prima di scrivere la presente mi sono raccomandato al Signore affinché
toccasse il suo cuore e facesse esaudire i miei desideri pel maggior bene della Chiesa e
della Diocesi che mi è stata affidata.
Esistono nella mia Diocesi due Seminarii, il piccolo destinato esclusivamente per i chie-
rici di provata vocazione ecclesiastica, ed il grande che accoglie secolari e chierici, che è
pareggiato, con facoltà cioè di dare le licenze ginnasiali e liceali. Questo Seminario-Col-
legio grande, che conta un 170 interni e maggior numero forse di esterni, facilmente
l’anno prossimo 1897-98 lascerà senza Rettore, il quale è infermo piuttosto seriamente.
Ora potrebbe la sua benemerita Congregazione assumerne la direzione? Dovrebbero ri-
manere gli attuali professori che posso assicurarla essere tutti patentati e buonissime per-
sone, salvo però quel cambiamento che il nuovo Rettore penserà attuare pel 1898-99,
dopo presa notizia degli uomini e delle cose. Il nuovo Rettore (che naturalmente oltre le
indispensabili qualità di mente e di cuore dovrà essere un po’ esperto nei programmi go-
vernativi) potrà seco condurre il suo Vice-Rettore, Economo ecc. Le condizioni finan-
ziarie non gliele notifico per ora, ma l’assicuro che saranno convenientissime e si con-
tenteranno i suoi desiderii.
V. R. tanto impegnata pel bene della sua Congregazione, che tanto bene fa nella Chiesa,
si raccomandi pure al Signore e mi mandi una risposta, che mi auguro sia affermativa.
Sarà una grande consolazione per me affidare il mio fiorente Seminario ai bravi Sale-
siani. E credo che qualche vantaggio potrà venire alla sua Congregazione con l’aprire
questa prima casa nelle nostre Puglie, di cui anche qualcuno dei suoi studenti potrà pro-
fittare, quelli, cioè, che avesser bisogno delle licenze.
Per ora le nostre trattative restino segrete, fino a che non si sarà ottenuta l’annuenza delle
autorità scolastiche governative...”476.
Non ricevendo risposta e preoccupato per il futuro dell’istituzione, il vescovo
pregò il rettore, mons. Morea, di conservare l’incarico di direttore e preside, mentre i
Salesiani durante l’anno avrebbero avuto modo di farsi apprezzare dalle autorità go-
vernative e dai padri di famiglia. Il 13 luglio diede notizia a don Rua di questa risolu-
zione:
“Rev.mo Signore, ho atteso con vivo desiderio un riscontro alla mia lettera di alcuni
giorni dietro riguardante il mio Seminario-Collegio di Conversano, ed alla proposta di
affidarne la direzione ai RR. Padri Salesiani, nessuna notizia mi perviene di costì.
Intanto siccome si viveva in grande ansia dai padri di famiglia circa il futuro andamento
del Collegio e si temeva che molti lo abbandonassero dei giovani che ora ne frequentano
le scuole, così ho dovuto insistere per far rimanere (nonostante le sua infermità) l’attuale
degnissimo Rettore Mons. Morea, Prelato Domestico di S. S. ecc., almeno fino a che sa-
ranno avviate le scuole nel p. v. ottobre.
475 Mons. Antonio Lamberti, nato a Bari il 29 aprile 1859, fu ordinato sacerdote l’8 otto-
bre 1882; dottore in filosofia e teologia, insegnò nel seminario di Bari; fu eletto vescovo di
Conversano il 19 aprile 1897 e morì il 13 agosto 1917; cf HC VIII 224.
476 ASC F 975 Conversano, lett. Lamberti – Rua, Bari 3 luglio 1897; FDR mc. 3055 D 2/5.

4.5 Page 35

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 323
Tale provvedimento anziché pregiudicare, a me sembra che torni opportuno al mio pro-
getto, che supplico Iddio e prego V. R. a voler realizzare. Se infatti si aprissero le scuole
ed il Convitto sotto il nome dei Salesiani, non avrebbe forse sollevata qualche eccezione
l’autorità scolastica governativa? E forse alcuno tra i padri di famiglia avrebbe dubitato
se il collegio avesse continuato a godere il medesimo prestigio. Invece continuando il
Morea ad avere il nome di Direttore e Preside, ma i Salesiani la direzione effettiva, in un
anno avrebbero avuta tutta l’opportunità di conquistare la fiducia delle autorità civili e
delle famiglie degli alunni, sinché svanirebbe qualsiasi opposizione col solo conoscere ai
fatti quanta sia l’accortezza, la prudenza, lo zelo dei valorosi figli di D. Bosco.
Di nuovo prego caldamente V. R. a considerare coram Deo il gran bene che cotesta Con-
gregazione farebbe alla mia Diocesi con l’accettare la mia proposta, ed il vantaggio che
ne deriverebbe alla medesima, dirigendo uno dei primi Istituti delle nostre Puglie. I gio-
vani della medesima avrebbero il vantaggio di dare gli esami in casa propria, ed io spero
che molte vocazioni si manifesterebbero fra i giovani che frequentano l’Istituto…”477.
Un appunto autografo di don Rua, vergato sulla prima lettera, fu la base per la
risposta del 13 luglio: “D. Dur[ando] esprima rincrescim[ento]. Impossib[ile] sino al
secolo fut[uro]”.
Lo stesso vescovo il 31 luglio 1903 da Roma scrisse ancora una volta a don Rua
per chiedere un Salesiano come prefetto di disciplina e come docente di italiano nel
liceo pareggiato:
“Rev.mo Padre, le raccomando caldamente, per amore di Dio, la preghiera che le espri-
merà in mio nome il Rev.mo Ispettore generale e Superiore qui di Roma478.
Quale gran bene farà a me ed alle anime col concedermi un padre prefetto di disciplina e
possibilmente professore di italiano pel mio liceo pareggiato! Egli darà il nuovo indi-
rizzo secondo i metodi moderni, e condurrà a Dio le anime dei miei giovani. L’Istituto si
avvantaggerà assai per l’opera sua.
Egli poi potrà sorvegliare (per la vicinanza di Conversano a Bari) i lavori di quella casa
di prossima apertura479. Per compenso accetterò qualunque condizione Ella mi notifi-
cherà…”480.
La risposta fu negativa, ma nel 1906 vi fu ancora un’altra richiesta da parte di
mons. Antonio Lamberti. Don Rua il 24 agosto fece esaminare la richiesta al Capitolo
Superiore, ma lui stesso espresse un parere negativo, che fu affidato all’ispettore di
Napoli Giuseppe Scappini481:
477 Ib., lett. Lamberti – Rua, Bari 13 luglio 1897; FDR mc. 3055 D 6/9.
478 Era don Arturo Conelli (1864-1924); cf DBS 95-96.
479 La casa di Bari fu aperta nel 1905.
480 ASC F 975 Conversano, lett. Lamberti – Rua, Roma 31 luglio 1903; FDR mc. 3055
D 10/12.
481 Giuseppe Scappini era l’ispettore dell’ispettoria napoletana, che era stata eretta cano-
nicamente il 20 gennaio 1902. Nato a Mezzanabigli (Pavia) il 17 gennaio 1845, fece la vesti-
zione chiericale a Mezzanabigli il 16 ottobre 1864 per le mani di don Bosco; emise la profes-
sione perpetua dei voti religiosi il 18 settembre 1874; venne ordinato sacerdote a Torino il 16
marzo 1872; fu direttore a Lanzo Torinese (1877-1885), a Penango (1885-1894) a La Spezia
(1894-1900), a Torino Oratorio (1900-1903), a Portici (1903-1905) a Napoli Vomero (1905-
1909); fu ispettore dell’Ispettoria Napoletana dal 1903 al 1910; fu nuovamente direttore a Por-
tici dal 1910, ove morì il 3 marzo 1918.

4.6 Page 36

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324 Francesco Casella
“L’Arcivescovo di Conversano desidererebbe una fondazione salesiana. Rispose il Sig.
D. Rua stesso che non era possibile per mancanza di personale, facendo passare la lettera
pel tramite di D. Scappini”482.
53. Altamura e Acquaviva delle Fonti (1897)
Il professore e canonico Luca De Bellis il 4 luglio 1897 propose a don Rua un
suo progetto del quale gli aveva già parlato: accettare la direzione del ginnasio-con-
vitto di Acquaviva delle Fonti (Bari), situato in un ex convento dei Cappuccini. Il
Municipio, che aveva rescisso il contratto governativo, ne voleva fare un ginnasio
municipale ed aveva nominato una commissione di cui faceva parte anche il canonico
De Bellis, che aveva l’incarico di reperire i professori. Questi allora si rivolse a don
Rua, fornendo delle utili indicazioni:
“Gentilissimo D. Rua, sin dall’anno scorso le faceva noto una mia proposta, se cioè i Sa-
lesiani avessero voluto accettare la direzione del nostro Ginnasio. Lei a riguardo mi ri-
spondeva “che per mancanza assoluta di personale, non potevano prendere alcuno im-
pegno; ma se mai fra qualche anno non si facesse sentire tale penuria, allora sarebbe
conveniente che il Municipio si rivolgesse al nostro Superiore Generale D. Rua”. Come
vede ho trascritto le parole della sua pregiata lettera, che conservo gelosamente. Ora io
ho fiducia che il personale si sia accresciuto e che non faccia difetto, ma ancorché si fa-
cesse ancora sentire la penuria, volentibus nihil difficile. Non è necessario che venga
tutto il personale occorrente per un Ginnasio completo, m’accontenterei del solo Diret-
tore e di qualche altro professore, al resto ci penserei io nella scelta, cercando sempre sa-
cerdoti secondo lo spirito di Dio. Stimo ora opportuno farle una breve esposizione dello
stato delle cose.
Sino a tutto quest’anno 96-97 il nostro Ginnasio è stato Governativo, pagando il Muni-
cipio al Governo un annuo canone di £. 17.000. Ora e perché il Ginnasio non dava quei
frutti che tutti s’impromettevano, e perché il Convitto andava a rotoli, così il Municipio
ha creduto sciogliersi dal contratto col Governo, e cercare di fare un Ginnasio Munici-
pale. Darebbe a riguardo un sussidio di £. 7.000, somma che riceve per contratto dal-
l’Amministrazione delle Chiese palatine per le scuole secondarie. Il Municipio ha nomi-
nato una commissione di 5 individui fra cui il Sindaco, e l’umile loro servitore per la no-
mina e scelta di professori. Tale commissione ha tutto a me affidato, ed io per la buona
riuscita dell’opera gitto la soma sui Salesiani. N’ho già parlato in commissione di tale
mia proposta e prima di parlarne in commissione ho avuto un lungo discorso col mio Su-
periore ecclesiastico483, il quale ha approvato di tutto cuore la mia idea, e mi ha pregato
di farla consapevole della sua approvazione e del suo aiuto in tutto e per tutto.
Il Ginnasio col convitto è situato su una collinetta a mezzo chilometro dalla città, è un
convento di Cappuccini che sapevano scegliere luoghi salubri, ha una palestra, un giar-
dino fatto a piazza per ricreatori festivi ecc. ecc. È fornito di tutti gli arredi necessari per
un Ginnasio; in mia parola qui non manca nulla tranne che il personale. La prevengo
però di serbare due cattedre, una per il Professore di francese, che sino a quest’anno è
482 ASC D 870 Verbali Capitolo Superiore, Vol. II, p. 97, n. 753, seduta del 24 agosto
1906; FDR mc. 4246 B 10. Nell’ASC non c’è la lettera di richiesta del vescovo.
483 Dal 1848 Acquaviva Delle Fonti e Altamura, entrambe nell’ambito della diocesi di
Bari, costituivano una arcipretura nullius soggetta immediatamente alla S. Sede; cf DHGE I
coll. 363-364.

4.7 Page 37

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 325
stato il Sindaco, il quale desidererebbe mantenersi tale posto, e l’altra per un figlio di
Consigliere che studia a Roma, il quale per timore di non ottenere un posto governativo,
desidererebbe occupare una cattedra provvisoria in Acquaviva. Tranne questi due Profes-
sori per gli altri ci pensi lei e mi faccia i nomi per far subito tenere la nomina per quel
tempo che lei crederà. Se lei vuole dare a me l’incarico potrei scrivere a qualche mio col-
lega. È inutile poi dirle che qui ci sono 4 o 5 giovani Sacerdoti, che hanno studiato a
Roma nel Collegio Capranica, che presterebbero gratuitamente l’opera loro, come an-
cora il sottoscritto cercherà anche debolmente di portare la sua pietruzza all’edificio che
staranno per innalzare in Acquaviva i Salesiani.
Di tale mio progetto parlai a viva voce a D. Cagliero a Roma, ed a D. Luigi Versiglia a
Genzano quando a Novembre accompagnai un mio discepolo per il noviziato. Non trovi
difficoltà, gentilissimo D. Barberis; D. Bosco non ne trovava mai quando si trattava di
far bene alla gioventù e quindi alla Società.
M’attendo da lei una pronta risposta ed affermativa, e nel contempo le condizioni ch’io
dovrei imporre al Municipio. Non mi faccia scrivere per raccomandazioni a Vescovi o ad
altre persone influenti per indurre i Salesiani ad accettare. Mi perdoni la libertà un po’
troppo confidenziale che mi prendo…”484.
Don Rua fece discutere la richiesta nella seduta del 12 luglio del Capitolo Supe-
riore, che espresse un parere negativo:
“Il Municipio di Acquaviva delle fonti vicino a Bari, avendo tolto dal suo collegio il gin-
nasio governativo, vuole mutarlo in municipale e consegnarlo a noi. Il Capitolo risponde
che non possiamo”485.
Don Durando comunicò la risoluzione negativa il 18 luglio accennando alla
mancanza di personale ed agli impegni che la congregazione salesiana aveva già as-
sunti sin oltre il 1900. Il canonico De Bellis, tuttavia, il 29 luglio scrisse a don Du-
rando per insistere in merito alla proposta, dicendo che si accontentava anche solo di
due sacerdoti, un direttore-rettore e un professore:
“Ill.mo Sig. D. Durando, con mio sommo dispiacere ho appreso la loro impossibilità
nell’accondiscendere al mio vivo desiderio di vedere diretto dai R. Salesiani il nostro
Collegio-Convito, che è per aprirsi nel prossimo Ottobre. L’unica ragione che Lei mi ad-
duce a riguardo è l’estrema scarsezza del personale. Se è questa la sola causa del diniego
io confido che saranno per accettare la mia proposta per il bene della gioventù, della
Chiesa, della Patria. Io non pretendo che tutto il personale necessario per la direzione e
l’insegnamento sia salesiano, m’accontento solamente di 3 o 4 padri, e se ciò è ancora
impossibile, mi sono sufficienti 2 soli padri, del Direttore-Rettore, cioè, e di un Profes-
sore; al resto ci penserei io. Che se la Società Salesiana trovasi impegnata sin oltre il
1900, ciò non nuoce alla bontà della mia causa, perché molto bene possono sottrarre
dalle molte case qualche soggetto e mandarlo in Acquaviva. A supplire tale soggetto si
potrebbe mandare da queste parti qualche professore provvisto nell’insegnamento, s’in-
tende sacerdote, ed io ne assumerei la responsabilità.
Come ben vede Sig. D. Durando, a me non fan difetto i Professori, ma semplicemente lo
spirito salesiano, che vorrei, per così dire, inoculare nei giovani in queste contrade. Oh!
quanto bene faranno! quanta messe raccoglieranno! quanti operai formeranno nella mi-
484 ASC F 964 Acquaviva Delle Fonti, lett. De Bellis – Rua, Acquaviva delle Fonti 4 lu-
glio 1897; FDR mc. 3019 A 11 – B 2.
485 ASC D 869 Verbali Capitolo Superiore, Vol. I, f 158, seduta del 12 luglio 1897; FDR
mc. 4242 B 7.

4.8 Page 38

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326 Francesco Casella
stica vigna del Signore! Il loro Padre e Maestro D. Bosco non trovava mai difficoltà; per
lui l’orologio del teologo Vola486 fu il granello di senapa, che doveva germogliare e
spandere per tutta la terra il grand’albero della cooperazione salesiana. Le nostre Puglie,
o per meglio dire il napoletano, eccettuate Castellammare e Caserta487, devono essere
prive dell’opera salesiana. Ciò è un’ingiustizia, mi perdoni la frase Sig. D. Durando; il
nostro divin Maestro non in una sola parte mandò i suoi discepoli, ma li disperse in tutte
quante le parti del mondo; e così faran loro a sua imitazione.
Credo aver perorato benino la causa mia, del resto se non son riuscito, ciò non devesi at-
tribuire alla bontà di essa, ma a Lei, perché dalla sua letteratura488, che ho studiato nel 74
(sono scarsi 23 anni) non ho appreso l’arte oratoria. Facciano quindi la prova a venire
nella nostra Puglia, fertile, ricca di progetti, ma sventuratamente povera di spirito ed
operazione ecclesiastica, sia un semplice esperimento per un anno solo, ed il buon Dio
benedirà le loro fatiche.
Se l’arte oratoria, che non ho, ma non per i suoi ottimi precetti di letteratura, ma per il
poco studio da me fatto sui suoi libri, non ha raggiunto il suo intento di persuaderla, ho
un altro argomento che muoverà i giudici per il buon esito della mia causa, ed è la pre-
ghiera. Mi raccomanderò caldamente a Maria Ausiliatrice, e son sicuro che la vittoria
sarà mia. Veggo Sig. D. Durando, che mi son reso seccante, ma mi perdonerà, perché l’a-
more verso i Salesiani mi fa prendere tanto ardire. Conchiudo per non tediarla. Son si-
curo che accetteranno, ma se per mala mia ventura persisteranno nel rifiuto, la prego per
quanto sa e posso a volermi proporre un nome, cui io possa affidare la direzione delle
scuole e del convitto. Lei già comprende che desidero un sacerdote pieno dello spirito di
Dio, operoso e provetto nell’insegnamento. Non aggiungo altro, abbiamo sottocchio che
il collegio un giorno sarà loro…”489.
Poiché la risposta tardava, il canonico De Bellis il 9 agosto scrisse nuovamente
a don Durando:
“Gentilissimo D. Durando, ho atteso invano una sua risposta alla mia seconda lettera d’invito.
Il ritardo mi fa ben sperare, ma comprendete bene che Ottobre s’avvicina e bisogna pensare
sul da farsi, mandare inviti, programmi ecc. ecc. Nell’ultima mia le dicevo più chiaramente i
motivi che mi muovono a far venire codesti Padri…
Il nostro Superiore ecclesiastico è informatissimo e se desidera qualche sua lettera gliela farei
pervenire. Io non mi stancherò di seccarla, farò capo al Barone De Matteis, ed a qualche altra
persona più ragguardevole per indurli ad accettare. Con la loro venuta oh! quanto bene si
farà, oh! come si aprirà il campo all’azione cattolica, comitati casse rurali…”490.
La risposta negativa di don Durando dell’11 agosto 1897 pose fine alla tratta-
tiva. Tuttavia in seguito vi furono altre richieste.
Il 13 settembre 1912 il vescovo mons. Adolfo Verrienti, prelato palatino di Alta-
mura ed Acquaviva, domandò ai Salesiani l’apertura di una casa religiosa in Alta-
mura, perché non vi era “nelle due diocesi di Altamura ed Acquaviva altra Istituzione
Religiosa” ed “il popolo ne sente il bisogno”491.
486 MB II 527-528: il teologo Giovanni Vola Iuniore regalò un orologio a don Bosco che
ritornava a Valdocco insieme a sua madre (1846).
487 Fondate rispettivamente nel 1894 e nel 1897.
488 Celestino DURANDO, Precetti elementari di letteratura.
489 ASC F 964 Acquaviva Delle Fonti, lett. De Bellis – Durando, Acquaviva 29 luglio
1897; FDR mc. 3019 B 3/6.
490 Ib., lett. De Bellis – Durando, Acquaviva 9 agosto 1897; FDR mc. B 7.
491 Ib., Fondo Sacro Cuore, lett. Verrienti – Rev.mo Padre, Veglie (Lecce) 13 settembre 1912.

4.9 Page 39

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 327
Il 25 aprile 1934 il vescovo mons. Domenico Dell’Aquila, chiese al Rettor Mag-
giore don Pietro Ricaldone di fondare un’opera salesiana ad Acquaviva, dove era libero
l’ex convento dei Cappuccini492. Don Ricaldone rispose l’11 maggio dicendo che
avrebbe interessato l’ispettore don Giovanni Simonetti493, ma che difficilmente avrebbe
accettato, perché nella regione erano state fondate recentemente alcune opere494.
In seguito all’istituzione da parte del Ministero degli Interni, in un ex campo per
prigionieri nei pressi di Altamura, di un centro raccolta di profughi italiani, il prefetto
Magris di Bari, il 4 luglio 1951, chiese al Rettor Maggiore don Pietro Ricaldone un
sacerdote salesiano per l’animazione e l’assistenza spirituale del campo profughi, con
la possibilità di farvi sorgere laboratori e corsi di istruzione tecnica495. Il vescovo sa-
lesiano mons. Salvatore Rotolo496, prelato palatino di Altamura ed Acquaviva delle
Fonti, il 10 luglio sostenne la richiesta del prefetto Magris con una sua lettera497. Don
Renato Ziggiotti498, prefetto generale della congregazione salesiana dal 1950, rispose
negativamente a nome di don Ricaldone sia a mons. Rotolo il 17 ed il 29 luglio, che
al prefetto di Bari Magris il 30 luglio 1951499.
54. Pescopagano (1897)
L’arcivescovo di Conza (Avellino) e Campagna (Salerno), mons. Antonio Bu-
glione500, il 7 luglio 1897 scrisse a don Cesare Cagliero, procuratore generale, per
492 Ib., lett. Dell’Aquila – Ricaldone, Altamura 25 aprile 1934.
493 Giovanni Simonetti fu ispettore dell’ispettoria napoletana dal 1929 al 1935.
494 Ib., lett. Ricaldone – Dell’Aquila, Torino 11 maggio 1934; lett. Ricaldone – Simo-
netti, Torino 11 maggio 1934. In Puglia nel 1933 erano state fondate le opere di Andria (ora-
torio) e di Palagianello (colonia agricola) e nel 1934 si aprirono le opere di Brindisi (oratorio e
chiesa pubblica) e di Cisternino (aspirantato e oratorio).
495 ASC F 965 Altamura, lett. Magris – Ricaldone, Bari 4 luglio 1951, prot. n.
15279/I.M.8.
496 Mons. Salvatore Rotolo, nato a Scanno (L’Aquila) l’8 luglio 1881, entrò nel collegio
di Roma S. Cuore il 15 settembre 1894 e fece il noviziato a Genzano (1897-1898), che terminò
con la professione perpetua (1-10-1898); dopo gli studi a Foligno ed a Roma fu ordinato sacer-
dote a Roma il 10 agosto 1905; fu direttore a Roma S. Cuore (1917-1926), a Torino-Oratorio
(1926-1929), a Roma Mandrione e Pio XI (1929-1935) e parroco del tempio di Maria Ausilia-
trice a Roma (1932-1937), eletto vescovo della sede titolare di Nazianzo fu consacrato il 31 ot-
tobre 1937 e divenne ausiliare del card. Enrico Gasparri a Velletri; il 5 aprile 1948 fu eletto
prelato nullius di Altamura ed Acquaviva delle Fonti; è morto a Roma il 20 ottobre 1969.
497 ASC F 965 Altamura, lett. Rotolo – Ricaldone, Altamura 10 luglio 1951.
498 Renato Ziggiotti (1892-1983 ), è stato Rettor Maggiore della Congregazione Sale-
siana dal 1952 al 1965, cf Morand WIRTH, Don Bosco e i Salesiani…, pp. 284-290.
499 ASC F 965 Altamura, lett. Ziggiotti – Rotolo, Torino 17 luglio 1951 e 29 luglio 1951;
lett. Ziggiotti – Magris, Torino 30 luglio 1951.
500 Mons. Antonio Buglione, nato a Monteverde (Avellino) il 6 agosto 1853, fu ordinato
sacerdote il primo aprile 1876; insegnò lettere nel seminario di Conza, divenendone rettore; già
vicario generale dell’archidiocesi di Conza, fu eletto vescovo titolare di Daulia in Grecia e au-
siliare di Conza il primo giugno 1891 e consacrato a Roma il 7 giugno; trasferito al titolo arci-
vescovile di Cesarea l’11 settembre 1894, divenne coadiutore con facoltà di successione a
Conza; vi successe il 18 ottobre 1896; morì il 20 febbraio 1904; cf HC VIII 166, 219, 240.

4.10 Page 40

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328 Francesco Casella
chiedere una fondazione salesiana a Pescopagano (Potenza), poiché un benefattore, il
magistrato Giovanni Pinto, aveva lasciato per disposizione testamentaria una rendita
per realizzare un istituto di beneficenza nel suo paese. Il vescovo chiedeva ai Sale-
siani di occuparsi della scuola elementare superiore:
“Non manca il Signore con tratti della sua infinita bontà [per] confortare il cuore dei po-
veri Vescovi, purtroppo amareggiati dalle tristi condizioni dei tempi.
Fu oggetto di grande consolazione pel cuor nostro la disposizione testamentaria del Sig.
Giovani Pinto, integerrimo magistrato e fervente cattolico, il quale legava tutto il suo pa-
trimonio di oltre £. 20.000 di rendita annua per fondare un istituto di beneficenza pel suo
paese nativo Pescopagano, appartenente alla nostra Archidiocesi.
Tra le opere designate dal testatore vi è quella delle Figlie della Carità per la educazione
delle giovanette, e di uno o più ecclesiastici pei giovanetti. Altre legava per promuovere
arti e mestieri sempre all’ombra salutare della religione e della retta morale. All’opera
veramente benefica che già prestano le Figlie della Carità, è vivo desiderio dell’animo
nostro si unisca quella dei figli di quel grande D. Bosco, la cui opera è divenuta ormai
benemerita nell’Italia e fuori.
In sul principio saremmo contenti avere due o tre soggetti appartenenti alla Congrega-
zione Salesiana, ai quali oltre il locale è assegnata una rendita annua di £. 2.000 con l’in-
carico dell’istruzione elementare superiore diurna e serale. Pertanto ci rivolgiamo alla S.
V. Rma facendogliene formale domanda sicuri che spenderà i suoi buoni uffici acciò sia
accettata dalla Casa Madre di Torino.
In questo mentre stimiamo opportuno ch’Ella quale Procuratore Generale faccia venire
qui persona di sua fiducia, affinché de visu possa persuadersi della convenienza dell’im-
pianto e di quanto altro concerne il gran bene che i Salesiani potrebbero fare in questa
vasta regione Salernitano-Lucana.
Qualora poi per quest’anno non fosse assolutamente possibile averne tre, se ne mandi al-
meno uno in via eccezionale, munito del titolo per la quarta e quinta, a preparare il ter-
reno per gli altri appena potranno venire”501.
La risposta del 27 luglio fu negativa, ma il 9 novembre il presidente del “Pio
Monte S. Giuseppe”, fondato dal sig. Giovanni Pinto nel 1888, scrisse a don Rua per
sollecitare l’invio dei Salesiani che si sarebbero dedicati all’educazione ed all’istru-
zione popolare. L’arciprete Antonio Maria Santoro, presidente dell’istituzione, tra
l’altro, diceva:
“L’Amministrazione dell’Opera Pia, fondata dal compianto magistrato Sig. Giovanni
Pinto…, non discute sulle condizioni che a cotesta Spett. Direzione piacerà dettare, pur
di vedere tra noi accanto alle Figlie della Carità i Figli di D. Bosco associati alla educa-
zione del nostro popolo.
Ed un campo propizio qui li aspetta, ove larga messe di bene sarà loro dato di racco-
gliere. La ignoranza, la superstizione e la miseria spesso mettono i nostri contadini in
condizioni poco dissimili da quei popoli barbari che le loro missioni van conquistando
alla religione ed alla civiltà nelle lande americane.
Le scuole spesso affidate a persone che vi attendono come all’esercizio di un mestiere ad
un tanto per ora, se riescono a fabbricare qualche volta macchinette da leggere o scri-
vere, non sono intese mai ad educare il cuore del ragazzo, sviluppandone le qualità
buone, informandolo a quei principi di moralità che gli servissero di guida salutare nel
501 ASC F 990 Pescopagano, lett. Buglione – Cagliero, S. Andrea di Conza 7 luglio
1897; FDR mc. 3108 A 11/12.

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 329
cammino della vita, e non danno neppure al povero contadino od artigiano quel corredo
di cognizioni pratiche che gli fossero di sprone a migliorare la propria condizione,
traendo vantaggio dai progressi dello incivilimento.
In questo campo il loro apostolato educativo potrà recare una salutare trasforma-
zione…”502.
Don Durando il 18 novembre rispose: “Non ricordiamo promessa; rincresce;
ora impossibile”, per cui la corrispondenza ebbe termine. Tuttavia il 20 marzo 1916
vi fu ancora un’altra richiesta. L’arcivescovo di Conza, mons. Nicola Piccirilli, da
Chieti ove si trovava per motivi di salute, chiese al Rettor Maggiore don Paolo Albera
di assumere la direzione della scuola di arti e mestieri che si stava per istituire a Pe-
scopagano503, ma non fu possibile.
55. Fuscaldo (1897)
Il sac. Silvio Iannuzzi, regio provveditore agli studi a riposo, già in relazione
con don Bosco quando con tale incarico nel 1887 era a Siracusa504, il 18 luglio 1897
scrisse a don Rua da Fuscaldo (Cosenza) per proporre la fondazione di un convitto e
di un ginnasio nel convento edificato dall’abate Gioacchino da S. Spirito nel comune
di S. Giovanni in Fiore (Cosenza), che era già stata proposta da lui agli amministra-
tori comunali quando era regio provveditore agli studi di Cosenza505.
È lecito supporre anche in questo caso che una certa corrispondenza dovette
continuare, fino a che il 14 maggio 1901 il provveditore Silvio Iacomuzzi propose a
don Rua la fondazione a Fuscaldo, in un ex convento dei frati Minimi, di un “istituto
d’orfani da avviarsi ai mestieri”506. La risposta del 28 maggio fu negativa, ma le trat-
502 Ib., lett. Santoro – Rua, Pescopagano 9 novembre 1897; FDR mc. 3108 B 1/3.
503 Ib., lett. Piccirilli – Albera, Chieti 20 marzo 1916.
504 ASC A 155 Bollettino Salesiano, lett. Iannuzzi – Bosco, Siracusa 27 dicembre 1887;
FDB mc. 1728 C 12 D 1. Si tratta di un biglietto da visita che lascia presupporre altri contatti e
che dice: “ All’illustre e degnissimo Sig. Giovanni Sac. Bosco fondatore e Direttore di sante
istituzioni umanitarie tanto benemerite della religione e della vera civiltà, Silvio Sac. Iannuzzi,
Regio Provveditore agli Studi, fa sapere d’aver ricevuto il supplemento al bollettino salesiano
dello scorso novembre e d’aver celebrato secondo la intenzione di lei a beneficio delle missioni
salesiane dodici messe. Con profonda stima e sentita ammirazione”.
505 ASC F 979 Fuscaldo, lett. Iannuzzi – Rua, Fuscaldo 18 luglio 1897; FDR mc. 3068 B
8/9. Il testo del biglietto dice: “ R.do Superiore Generale dei Salesiani, in S. Giovanni in Fiore,
popoloso comune di questa provincia, esiste ancora il convento fabbricato dall’abbate Gioac-
chino da S. Spirito, profetico dotato secondo Dante, e si vorrebbe fondare un convitto ed un
ginnasio da affidarsi a Religiosi, giusta la proposta fatta da me a quel Municipio quando fui
Provveditore a Cosenza. Vuole Ella mandarvi per ora un bravo Direttore e Rettore con un paio
di Padri? Sa bene che in inizio non vi saranno alunni che di 1ª e 2ª ginnasiale. Ma se pure ve ne
saranno di 3ª si potrà ricorrere all’aiuto d’un insegnante secolare che io stesso potrò provve-
dere. L’istituto ha una rendita di cinque o seimila lire che crescerà d’anno in anno. Mi favorisca
una sollecita risposta e gradisca i sensi della mia considerazione”. La risposta del 21 luglio fu:
“Rincresce, impossibile”.
506 Ib., lett. Iannuzzi – Rua, Fuscaldo 14 maggio 1901; FDR mc. 3068 B 10.

5.2 Page 42

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330 Francesco Casella
tative continuarono come si ricava da una nota databile probabilmente nel mese di
novembre del 1901:
“Il Rev. Sig. D. Silvio Iannuzzi, R. Provveditore agli studi a riposo propone una fonda-
zione a Fuscaldo presso Paola in un convento che fu già dei Minimi.
Risposto 26-11-901, può fare le pratiche preso il Municipio anche per farci avere
qualche scuola elementare. Fra qualche anno si spererebbe ecc.
Fuscaldo è un comune di diecimila anime, molto centrale. La Chiesa pubblica darebbe
un provento. Trovasi a circa metà strada tra Napoli e Messina”507.
Il provveditore Iacomuzzi si incontrò con don Rua a Roma agli inizi di di-
cembre e stabilirono le idee fondamentali per una possibile convenzione in 10 arti-
coli: il comune cedeva per sempre il convento ai Salesiani con l’obbligo per questi di
tenere un oratorio festivo, mentre il comune si sarebbe dichiarato contento dell’utile
che l’istituto salesiano avrebbe recato al paese; il restauro del convento si sarebbe
eseguito con le offerte della cittadinanza; il comune avrebbe portato l’acquedotto al
convento; le offerte dei devoti e dei proventi della chiesa annessa al convento sareb-
bero state tutte per i Salesiani; il ginnasio avrebbe dovuto impegnare all’inizio solo
due insegnanti; nel convento si sarebbero ospitati solo i convittori che potevano es-
sere contenuti nelle celle esistenti dei monaci; se i due insegnanti non potevano es-
sere inviati per il prossimo ottobre, sarebbe andato il solo direttore per prendere pos-
sesso del convento e della chiesa; al secondo piano si sarebbero costruiti due o tre
dormitori, ma uno all’anno e con i risparmi o le sottoscrizioni; se le scuole elementari
maschili fossero rimaste senza insegnanti, l’incarico doveva essere affidato ai Sale-
siani; in seguito si sarebbe pensato ad un educandato per fanciulle da affidarsi alle Fi-
glie di Maria Ausiliatrice e queste sarebbero state preferite nella circostanza di
qualche vuoto per le scuole elementari femminili508.
Il 10 gennaio 1902, ricordando l’incontro e ciò di cui si era parlato, il provvedi-
tore Iannuzzi chiese a don Rua l’invio nel suo paese di un suo incaricato per le tratta-
tive e annunciò una lettera del sindaco di Fuscaldo C. Grossi509, che in effetti lo
stesso 10 gennaio 1902 scrisse a don Rua, offrendo delle utili notizie sia sul paese che
sul progetto:
“Il concittadino Sig. Commendatore Iannuzzi Sacerdote Silvio, R. Provveditore a riposo,
ha riferito, nel recente ritorno da Roma, a questa Amministrazione comunale il discorso
tenuto nel principio del passato dicembre colla S. V. Ill.ma, e la quasi certezza dell’im-
pianto in questo comune d’un istituto salesiano ha destato un grande entusiasmo.
A dar principio alle opportune trattative, mi sento ora interprete dei desideri di tutti i
miei amministrati e degli abitanti dell’intiero Circondario di Paola, ed offro alla S. V.
Ill.ma questo convento di S. Francesco, lo spazio adiacente e la Chiesa annessa con tutti
i proventi che vengono a questa dalla pietà dei divoti e che posson superare le annue lire
2.000. Le prometto pure, giusto i desideri espressi, che, rendendosi vacante una o più di
queste quattro classi elementari maschili del Comune, saranno affidate ai Padri Salesiani
suoi dipendenti.
507 Ib., Nota senza data; FDR mc. 3068 B 11.
508 Ib., Condizioni che si potran fissare per la cessione ai PP. Salesiani del convento di
Fuscaldo, FDR mc. 3068 C 1/3.
509 Ib., lett. Iannuzzi – Rua, Fuscaldo 10 gennaio 1902; FDR mc. 3068 B 12.

5.3 Page 43

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 331
Fuscaldo è quasi nel centro del vasto Circondario di Paola solcato dalla ferrovia, siede
sovra collina amenissima con aria ed acqua eccellenti, vi si vive a buon mercato, ha una
popolazione divota e rispettosa, è di fronte il mare ed [ha] un orizzonte vastissimo. Il
convento poi dista dal paese circa un quarto di chilometro e trovasi nel punto più tran-
quillo e più ameno.
Nessun Circondario come questo è del tutto sprovvisto di istituti educativi, e per l’educa-
zione dei figli sono costretti i suoi abitanti a varcare l’appennino od i confini della pro-
vincia. I Padri Salesiani quindi, tanto benemeriti dell’educazione popolare ed ovunque
avuti in gran pregio, saran salutati con gioia e si avran subito numerosi alunni.
Per le officine necessarie ai piccoli artigiani qui troveranno tutti quei coadiutori che vor-
ranno, essendo Fuscaldo abbastanza civile e ben provveduta di fabbri d’ogni sorte, d’e-
banisti, d’orefici, d’orologiai e persino di qualche fotografo, qualche scultore e qualche
insegnante di disegno.
Io ho già annunziato ai colleghi del Circondario la lieta novella pregandoli a confermare
il contributo deliberato circa dieci anni dietro per un ginnasio consortile, che poi non
venne istituito. Ma anche non confermandolo, io sono certo che l’istituto Salesiano potrà
acquistare subito una florida esistenza coi proventi propri ed essere indipendente da
qualsivoglia ingerenza. Fra i proventi saran pure le applicazioni delle messe a £. 1,25 od
1,50 nei dì feriali ed a £. 3,00 festivi. Le aggiungo da ultimo che per raccogliere le of-
ferte dei divoti nel paese e nei villaggi troveranno un individuo molto affezionato al con-
vento, che ne ha la custodia e gode la generale fiducia a nome D. Pietro De Seta.
Ad ogni modo la S. V. Ill.ma mandi quanto più presto può in questo paese un suo incari-
cato a vedere lo stato delle cose, ed a prendere gli accordi opportuni e faccia in modo
che la novella Casa dei PP. Salesiani possa aprirsi nel principio del venturo anno scola-
stico. Mi onori d’una sollecita risposta”510.
La risposta di don Durando del 14 gennaio precisò questi elementi: “Per alcuni
anni non sarà possibile; volentieri tratteremo e manderemo visitatore; mandi la pianta
del fabbricato ed adiacenze; ottenga l’approvazione del Vescovo”.
Alla trasmissione della pianta provvide lo stesso Iannuzzi, dato il ritardo del co-
mune, con lettera del 10 giugno 1902, richiedendo anche la visita a Fuscaldo di don
Marenco511, procuratore generale, che aveva conosciuto a Roma512. La risposta del 29
giugno diceva che don Marenco era stato avvertito, ma la visita promessa per no-
vembre, dopo un sollecito fatto dallo stesso Iannuzzi, non solo non ebbe luogo, ma
questi si sentì rispondere da don Arturo Conelli, che nel frattempo era stato eletto
ispettore dell’ispettoria romana (1902-1917), che nulla si sapeva delle trattative, per
cui il provveditore il 13 novembre scrisse a don Durando: “Ella compiacciasi ripetere
gli ordini del R.do Superiore Generale a chi crede e faccia presto, perché è desiderio
di tutta questa popolazione”513.
Il provveditore Iannuzzi ebbe un altro incontro con don Rua a Roma, che lo
munì di un biglietto con cui presentarsi a don Giuseppe Scappini, ispettore dell’ispet-
toria napoletana eretta canonicamente il 20 gennaio 1902. L’incontro, racconta lo
510 Ib., lett. Grossi – Rua, Fuscaldo 10 gennaio 1902; FDR mc. 3068 C 4/7.
511 Giovanni Marenco (1853-1921), procuratore generale (1899-1909), vescovo dal 29
aprile 1909; cf DBS 177.
512 ASC F 979 Fuscaldo, lett. Iannuzzi – Rua, Fuscaldo 10 giugno 1902; FDR mc. 3068
C 8/11.
513 Ib., lett. Iannuzzi – Durando, Fuscaldo 13 novembre 1902; FDR mc. 3068 C 12.

5.4 Page 44

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332 Francesco Casella
stesso Iannuzzi in una lettera del 6 febbraio 1904 a don Rua, avvenne a Napoli nei
primi giorni di dicembre del 1903 e si concluse con una promessa di una visita che
non avvenne, nonostante il sollecito che il provveditore fece il 15 gennaio 1904. Nel
chiedersi perché la visita a Fuscaldo non fosse stata effettuata, visita che “avrebbe do-
vuto adempiere Don Marenco nel novembre 1902” e perché le trattative non anda-
vano avanti, il provveditore Iannuzzi ravvisò la risposta a questi interrogativi in al-
cune notizie che aveva appreso da qualche giorno e che si riferivano alle trattative
iniziate dal comune di Cetraro (Cosenza) in concorrenza con quelle del suo paese:
“Alcuni del vicino Cetraro hanno da più tempo appreso le trattative di Fuscaldo coi Padri
Salesiani, ed in maniera sleale si sono fatti innanzi colla offerta del loro vecchio con-
vento e di alcuni terreni, chiedendo d’esser preferiti nell’impianto in questi luoghi d’un
suo istituto. Non so perché, mentre Fuscaldo aspetta e si attende una visita d’un incari-
cato del Superiore Generale da gran tempo, Cetraro ha già ottenuto l’intento suo e,
benché la richiesta non è che d’un paio di mesi, il Superiore dei Salesiani di Messina è
già nella scorsa settimana andato a conferire con quei signori ed a vedere il convento ed
i terreni offerti. Ciò è regolare? E perché non è venuto anche in Fuscaldo, passando per
questa stazione, per fare il confronto delle due offerte e poi preferire la migliore?”514.
Dopo aver elencato puntigliosamente le differenze tra Fuscaldo e Cetraro ed
aver rilevato che l’iniziativa del comune di Cetraro era stata “fatta per invidia contro
Fuscaldo”, il provveditore Iannuzzi, dicendosi pronto a pagare di persona il viaggio,
concludeva: “Io non intendo che mi si presti cieca fede. Venga, giusta la ripetuta pro-
messa, un suo incaricato e vedrà egli la condizione delle cose coi propri occhi”.
La risposta del 23 febbraio a questa lettera assicurò che l’ispettore dell’ispet-
toria sicula si sarebbe recato in visita a Fuscaldo. Don Francesco Piccollo515, prima di
recarsi in visita al comune, il 10 aprile 1904, scrisse a don Durando le sue perplessità
in merito alle proposte di fondazione:
“Rev.mo Sig. D. Durando, le proposte fatte a Cetraro e Fuscaldo sono a base di grettezza
e spilorceria… Tuttavia trattandosi delle Calabrie è bene non trascurare anche quelle of-
ferte, che altrove non si terrebbero in considerazione.
Per Fuscaldo studio la pianta del fabbricato per vedere di quanto sarà capace il locale of-
ferto e poi le scriverò; a Cetraro (come proposi) il Sac. De Carlo, già ottantenne, ceda
con atto di vendita ad un fiduciario quello che offre (cioè terreni per 20 mila lire e un
convento diruto) e poi quando altri aggiungeranno altri mezzi, come fanno sperare, si
concluderà qualche cosa. Però se a Fuscaldo si farà collegio a Cetraro bisognerà pensare
solo ad esterni, scuole agricole od altro.
Però per giustizia e perché io prima devo pensare alle case che in qualche modo danno
speranza di sostenere il noviziato, bisogna prima risolvere le trattative riguardanti Ara-
gona, Cammarata [entrambe in provincia di Agrigento] e forse Caltagirone [Catania] che
D. Cerruti vide.
Case che non possono tirare avanti ne abbiamo già troppe. Scriverò presto e più a
lungo”516.
514 Ib., lett. Iannuzzi – Rua, Fuscaldo 6 febbraio 1904; FDR mc. 3068 D1/4.
515 Francesco Piccollo (1861-1930), ispettore della sicula dal 1901 al 1907; cf DBS
221-222.
516 ASC F 979 Fuscaldo, lett. Piccollo – Durando, Catania 10 aprile 1904; FDR mc.
3068 D 5.

5.5 Page 45

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 333
La visita ebbe luogo in aprile come si ricava dalla lettera a don Rua del 3
maggio 1904 del provveditore Iannuzzi, che mentre sintetizzava l’impressione posi-
tiva che aveva avuta don Piccollo, il quale aveva promesso l’apertura dell’istituto per
il venturo mese di ottobre, sollecitava anche l’invio delle indicazioni promesse per
avviare la necessaria ristrutturazione517.
Don Piccollo tra la fine di aprile e l’inizio di maggio inviò a don Durando una
relazione della sua visita a Fuscaldo con le osservazioni che, secondo lui, bisognava
tenere presenti prima di accettare la nuova fondazione:
“Ho esaminato la pianta del locale offertoci dal Municipio di Fuscaldo: il locale è pic-
colo ed al massimo capace di 25 convittori se però si fabbricasse un 2° piano potremmo
arrivare a farne stare dentro un centinaio.
Ma per il riattamento occorreranno almeno 12.000 lire e per fabbricare il 2° piano ci vor-
ranno un 30.000 lire: chi farà questa spesa? Il Municipio non pare abbia intenzione; con
mons. Iannuzzi spera nelle offerte del popolo, ma la cosa è oscura! Poi per compenso del
fabbricato che ci cede il Municpio vorrebbe un compenso o in denaro o coll’opera no-
stra: o scuole serali e agricole o altro.
Secondo me bisognerebbe rispondere che noi accettiamo a patto:
1° che il locale ci venga consegnato riattato completamente;
2° che non più tardi di tre anni sia costruito il 2° piano;
3° che il contratto di cessione duri almeno 29 anni;
4° fatte queste cose resti in facoltà nostra o di prestar l’opera nostra (a titolo di com-
penso) facendo per es. una scuola serale, o una scuola agricola domenicale con oratorio
festivo, o qualche cosa di simile, oppure di pagare un affitto annuo non superiore a 500
lire.
Solo a questi patti noi possiamo accettare, e non mancano le speranze che il collegio
possa riuscire numeroso. So però che queste mie proposte non saranno accettate, perché
a Fuscaldo non si ha intenzione di spendere e vorrebbero far spendere a noi.
Vorrei che in base a queste mie considerazioni il Sig. D. Durando facesse la proposta a
mons. Iannuzzi”518.
Il 9 maggio don Durando inviò queste condizioni al provveditore Iannuzzi, ag-
giungendo che l’apertura della nuova casa a Fuscaldo non era possibile per l’ottobre
1904, ma questi il 19 maggio replicò, rifacendosi all’accordo raggiunto tra don Pic-
collo e l’amministrazione comunale:
“1° Che l’istituto si sarebbe aperto nel fabbricato attuale ripulito ed adattato allo scopo
nel miglior modo possibile, essendo capace di contenere dai 30 ai 40 alunni interni, oltre
degli esterni.
2° Che la cessione, per non trovare difficoltà presso i superiori che dovranno approvarla,
si sarebbe fatta ad enfiteusi coll’obbligo pei Salesiani d’aprire un oratorio festivo ed una
scuola pei contadinelli.
3° Che l’istituto da fondarsi nella nuova casa sarebbe stato quello più corrispondente alle
esigenze di questo paese e dell’intiero circondario di Paola sprovvisto intieramente d’i-
stituti educativi.
4° Che sarebbe rimasto al servizio dei Salesiani l’attuale collettore delle offerte dei di-
voti, offerte che posson superare le lire 200 mensili e delle quali il collettore, esatto fino
allo scrupolo, non sottrae neppure un centesimo. E notisi che quando la chiesa si riavrà
517 Ib., lett. Iannuzzi – Rua, Fuscaldo 3 maggio 1904; FDR mc. 3068 D 6.
518 Ib., Piccollo – Durando (senza data); FDR mc. 3069 A 1/2.

5.6 Page 46

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334 Francesco Casella
le sue funzioni, già da gran tempo cessate per la mancanza di sacerdoti e l’infermità del
Rettore, le pie offerte si raddoppieranno e forse triplicheranno, non mancando neanche
l’applicazione delle messe a lire 1,50 nei giorni feriali ed a tre o quattro nei festivi.
5° Che il secondo piano si sarebbe costruito un po’ per volta dai Salesiani stessi coi ri-
sparmi annuali e come crescerà il numero degli alunni ed il bisogno della comunità…
Come va ora ch’ella mi fissa altre condizioni inaccettabili? Queste equivalgono ad un li-
cenziamento, e credo che vi abbian dato motivo le nuove insistenze di Cetraro fattosi in-
nanzi dopo sapute le trattative di Fuscaldo ed invidiose del bene altrui…
L’istituto più desiderato in questi luoghi è il ginnasio, e non si pretende che si apra subito
col numero degli insegnanti al completo. L’ottimo D. Rua con cartolina del 4 scorso
marzo mi ha scritto: “fino ad ottobre non è possibile mandare costà neppure un solo sale-
siano, essendo tutti occupati”. Dunque per l’ottobre ha in mente di mandarli…”519.
Don Durando prima di rispondere inviò la lunga lettera del provveditore Ian-
nuzzi a don Piccollo, il quale, sui fogli liberi della stessa lettera, confermò quello che
già aveva comunicato in precedenza:
“Rev.mo Sig. D. Durando, per fortuna arrivò qui la risposta di mons. Iannuzzi, quindi
posso aggiungerle qualche osservazione.
Sempre così in questi paesi, anche il tacere ed ascoltare viene interpretato come una pro-
messa! Osservo:
1° Non è vero il primo punto, perché mi sono riservato di avere qui la pianta per stu-
diarla e vedere di quanti giovani era capace il locale; avutala risulta capace appena di 25
convittori.
2° Ha ragione mons. Iannuzzi nel secondo punto, perché il Municipio non può cedere un
fabbricato demaniale ma di suo uso, senza che nel bilancio compaia un compenso o in
denaro o in lavori prestati, quindi o l’oratorio festivo o una scuola serale sarebbero ne-
cessarie da parte nostra come compenso.
3° Non ho fatto osservazioni sul servizio del collettore (quarto punto), perché trattandosi
di uno zio del sindaco colà presente, non credei opportuno parlare per non offenderli.
4° Non è assolutamente vero che io abbia fatto credere possibile la costruzione del se-
condo piano coi risparmi dei Salesiani: anzi ho fatto osservazioni in contrario, e mons.
Iannuzzi propose persino di chiedere il concorso dei paesi vicini e poi con sempre in
ballo la storia del collettore.
In conclusione (come sempre in Calabria) a Fuscaldo si vorrebbero i Salesiani, ma senza
spendere un centesimo; hanno belle parole, accoglienza dell’altro mondo, quando però si
vuole entrare nel concreto evitano di rispondere e danno risposte evasive.
Si tenga duro in tutte le condizioni eccetto che sulla 2ª, essendo una dura necessità che
per godere un fondo municipale si dà un compenso, se no la Provincia non approva.
Per il resto io non ho promesso nulla, ho cercato di essere ben guardingo nel parlare, ap-
punto perché volevo prima venir in chiaro di tutto. Basta questo che non hanno nem-
meno pagato le 80 lire che io spesi di viaggio.
Tutto questo per sua norma: e sappia che tutte le volte che ci domanderanno fondazioni
in queste parti, ma specie in Calabria, sarà sempre così: di una mezza parola evasiva fa-
ranno una promessa ecc. D. Cerruti lo sa per esperienza…”520.
Il primo giugno il provveditore Iannuzzi scrisse a don Piccollo, sicuro che don
Durando avesse trasmesso la sua del 19 maggio allo stesso, inviando le condizioni
che si potevano inserire nel contratto, dichiarando che si era disponibili a qualche
519 Ib., lett. Iannuzzi – Durando, Fuscaldo 19 maggio 1904; FDR mc. 3068 D 7/11.
520 Ib., lett. Piccollo – Durando (non datata); FDR mc. 3068 D 12 E 2.

5.7 Page 47

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 335
modifica, ma che era necessario avviare il ginnasio. La lettera si concludeva con il
solito contrasto nei confronti del comune di Cetraro e con la quantificazione in
100.000 lire di ciò che offriva il comune di Fuscaldo per la cessione del convento e
delle offerte. Don Rua, sottolineava Iannuzzi, “per sole lire 30.000 di offerte ha ini-
ziato in Napoli un grandioso fabbricato che verrà a costare più di lire 200.000”,
mentre “sono lire 100.000 che offre Fuscaldo ai Padri Salesiani e per portare i loro
beneficii in luoghi privi di qualsivoglia istituto e desiderosi della loro opera bene-
fica”521.
Don Durando, dopo la risposta di don Piccollo, rispose al provveditore Iannuzzi
il 2 giugno dicendo di attenersi a ciò che si era stabilito in precedenza. Questi, allora,
il 15 giugno espose anche a don Durando il ragionamento che aveva fatto a don Pic-
collo con la lettera del primo giugno. Non ricevendo notizie, il provveditore da Na-
poli, dove si trovava, il 10 luglio scrisse a don Rua:
“Veneratissimo D. Rua, per norma mia e di tutta Fuscaldo, abbia la compiacenza di far
rispondere a D. Durando alle due mie ultime lettere, la seconda delle quali è di circa un
mese dietro. Mi dica egli le condizioni definitive che esigonsi per la fondazione di Fu-
scaldo e se esse superano le forze del paese, si rinunzierà al piacere ed al gran bene che
avrebbe accolto colà un istituto salesiano…”522.
Don Durando, però, con lettere del 4 e 13 luglio confermò che occorreva atte-
nersi alle indicazioni date il 9 maggio precedente. Le trattative si raffreddarono. Tut-
tavia il provveditore Iannuzzi il 9 ed il 30 settembre 1904 chiese ancora a don Du-
rando di tenere presente la promessa di don Rua del 4 marzo di aprire l’istituto per ot-
tobre523, ma in data 18 settembre e 8 ottobre don Durando fu irremovibile.
Dopo circa quattro anni, il 14 gennaio 1908, il provveditore Iannuzzi tentò di
nuovo di riproporre la fondazione di Fuscaldo scrivendo al segretario di don Rua, ma
senza indicare nulla di nuovo524. Don Rua incaricò per la risposta don Gusmano, che
il 17 gennaio scrisse: “Non Possiamo; si rivolga ad altri”.
56. Altavilla Silentina (1897)
Il suddiacono Francesco Paolo Cantalupi di Altavilla Silentina (Salerno), d’ac-
cordo con il parroco don Vincenzo Mottola, il primo agosto 1897 scrisse a don Rua
per proporre la fondazione di una casa salesiana con l’oratorio nel monastero del
paese, ma inutilmente, e per esprimere il suo desiderio di farsi religioso:
“Rev.mo Padre D. Rua, l’azione meramente cattolica e civilizzatrice che va con tanto
plauso e benedizioni del cielo compiendo l’opera del Benedetto D. Bosco, ha fatto pur
521 Ib., lett. Iannuzzi – Piccollo, Fuscaldo 1 giugno 1904; FDR mc. 3068 E 2/3.
522 Ib., lett. Iannuzzi – Rua, Napoli 10 luglio 1904; FDR mc. 3068 E 9.
523 Ib., lett. Iannuzzi – Durando, Fuscaldo 9 settembre 1904; FDR mc. 3068 E 10; la se-
conda del 30 settembre 1904; FDR mc. 3068 E 11/12.
524 Ib., lett. Iannuzzi – Segretario del Superiore Generale, Fuscaldo 14 gennaio 1908;
FDR mc 3069 A 3.

5.8 Page 48

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336 Francesco Casella
qui nella modesta mia patria sentire la sua eco potente, ed in più una santa ambizione di
non vedersi seconda alle tante città paesi e borgate del mondo provviste di così accorti
agricoltori.
Stamane il mio Rev. Parroco (D. Vincenzo Mottola) mi parlava appunto d’una sua frene-
tica passione di vedere qui istallato un Oratorio e Casa salesiana, e vedendo simile sua
idea rispecchiarsi genuinamente nel mio cuore, m’incaricava a voler con lei Rev.mo
Padre aprire un carteggio, che avesse per iscopo lo scorgere quali siano le condizioni per
durre a termine sì santa opera.
Da parte mia le dico: è questo un paesello del Principato Citra, sito su di una deliziosa
collina abitato da un 3.000 e poco più caritatevoli cittadini. Avvi un bel Monasterio offi-
ciato un dì dai MM. SS. ed oggi di proprietà municipale, provvisto di bellissima chiesa
ed avente adiacente un modesto podere. Gli accorti Amministratori dalla data della sop-
pressione degli ordini religiosi per non far perdere la spinta nei fedeli, han sempre ivi
mantenuto un frate o un prete che l’avesse officiato e raccolta l’abbondantissima elargi-
zione dei fedeli.
Al presente essendo sprovvisto, il Rev. Parroco d’accordo col Municipio avrebbero (sic!)
in cuore di veder ivi la sede di una Società Salesiana. Piaccia a Dio benedire sì nobile
aspirazione. Voglia Rev.mo Padre avere a cuore questa santa impresa e coronarla del suo
assenso. Desidero conoscere quali le sue decisioni e le condizioni.
Le esterno pure un mio privato desiderio: è da più anni che mi sento nel cuore una voce
che mi chiama a vita regolare e mi para dinanzi all’occhio il Missionario Salesiano. Però
l’amore di due vecchi genitori e soli mi tiene ancora a loro avvinto. Desidererei se è pos-
sibile entrare presentemente in religione sottomettendomi così alle regole e quando che
sia, deposto questo santo dovere che mi lega, abbracciare il chiostro e la missione che mi
chiamano. Prego pertanto che accolga di buon cuore pure questa mia aspirazione. Riceva
gli ossequi del Rev. Parroco e la mia profonda stima”525.
57. Cerignola (1897)
Il sig. Francesco Cirillo, cavaliere di S. Gregorio Magno, il 2 agosto 1897
scrisse a don Rua per chiedere la fondazione di una casa salesiana a Cerignola
(Foggia) per l’istruzione civile e religiosa dei giovani:
“Veneratissimo P. Generale, da più tempo volea sottometterle una mia volontà, che
da molto carezzo, quella cioè di avere fra noi in questa città alcuni suoi Padri per la
istruzione religiosa e civile della gioventù che si perde: ciò a richiesta di molti padri di
famiglia.
Fo noto alla V. S. che ci ho una Chiesa di mia proprietà con sette altari, nella quale si of-
ficia da diversi sacerdoti giovani, che ho tenuto in Seminario, costituendo loro il patri-
monio: sono dei giovani senza direzione. Al dorso di detta Chiesa vi ho un suolo della
estensione di circa mille metri quadrati, atto per un fabbricato ad uso della istituzione.
Se V. S. accoglie questo mio progetto, potrei dare principio alle fondamenta e con l’aiuto
di altri. Amerei da V. S. una risposta congruente, stante che in questa faccenda fa anche
premura il nostro vescovo della Diocesi di Ascoli-Cerignola, Monsignor Cocchia526,
525 ASC F 965 Altavilla Silentina, lett. Cantalupi – Rua, Altavilla Silentina 1° agosto 1897;
FDR mc. 3021 E 2/4.
526 Mons. Domenico Cocchia, nato a Cesinali (Avellino) il 10 luglio 1843, entrò nell’Or-
dine dei Frati Minori Cappuccini e fu ordinato sacerdote il 21 gennaio 1866; prima missionario
per tre anni nella diocesi di Savannah nell’America settentrionale, poi per nove anni padre

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 337
perché il suo Seminario non è capace di altri posti, mentre si danno indietro molte do-
mande…”527.
La risposta del 14 agosto di don Durando diceva che fino al 1901 non era possi-
bile prendere in considerazione la proposta, ma mons. Domenico Cocchia il 7 set-
tembre con una sua lettera appoggiò la richiesta che era stata fatta:
“R.mo Signore, è ardentissimo desiderio mio e di altri non pochi avere una comunità di
salesiani in questa città. Un ricchissimo Signore mi ha promesso più volte il suo valevole
appoggio ed ora domanda uno schizzo di quanto si richiede in proposito, anche per
estensione di terreno a fabbricarvi. Ecco l’oggetto della presente, con preghiera di vo-
lermi significare quando, più o meno, la S. V. potrà esaudire i nostri voti. Iddio ne ab-
brevi il tempo!”528.
Don Durando il 13 settembre ribadì la risposta precedente ed invitò a tenersi in
relazione con don Cesare Cagliero, procuratore generale. Il cavaliere Francesco Ci-
rillo allo scadere del 1899, il 23 dicembre, scrisse ancora a don Rua, precisando che
la fondazione era per istruire i ragazzi nella religione e nei mestieri:
“Veneratissimo Padre Generale, ricorderà che nell’anno scorso dietro le mie premure e
preghiere le facea intendere che qui a Cerignola sarebbe stata grande grazia dell’Altis-
simo ottenere l’impianto della santa missione di alcuni suoi padri, offrendo una rendita
fissa con una chiesa annessa ad un fabbricato iniziato per collocare detti padri, che
avrebbero educato i bambini di questa città nel culto e nell’arte.
Ella mi fece intendere che né per il 98 e né per il 99 poteva aderire alle mie brame, veri-
ficandosi invece nel 1900, nel quale anno già ci siamo, per cui le sottometto le più fer-
vide suppliche, onde a gloria dell’Altissimo vedasi scosso il languido cammino della
spostata e povera gioventù.
Le assicuro, Padre Santo, che qui si farebbe immenso vantaggio, essendo la città di circa
40 mila abitanti, e che una istituzione educativa-morale manca positivamente, mentre poi
una quantità di giovanetti del popolino ambisce al sacerdozio, restando come tanti tapini
per difetto di numerario: Ella godrebbe della quantità di sacerdoti sotto il suo prodigioso
ordine.
Ho detto che il fabbricato attiguo alla Chiesa è iniziato; se però col divino aiuto, Ella
s’inducesse a mandare alcuni padri nel prossimo anno 1900, potrei allora per l’Agosto
offrire un caseggiato piuttosto spazioso con giardinetto e pozzo d’acqua sorgiva, comin-
ciandosi le sante opere, giacché vi sono due lunghi saloni a pianterreno e cinque camere
soprane pei padri.
Umilio la preghiera di un sollecito riscontro, poiché per trovarsi libero detto fabbricato
pel 10 agosto 1900, occorre fare la disdetta agli inquilini non più tardi della fine del cor-
rente e spirante anno.
Presentandole felicissimi gli auguri pel S. Natale, mi spero che Gesù Bambino l’ispiri a
far buon viso al mio esposto...”529.
guardiano e rettore della chiesa dei Cappuccini di Southwark in Inghilterra, fu eletto vescovo
titolare di Theveste nella Numidia l’8 agosto 1884 e consacrato a Napoli il 23 settembre; tra-
sferito alla diocesi di Ascoli Satriano e Cerignola il 23 maggio 1887, morì il 18 novembre
1900; cf HC VIII 125, 538.
527 ASC F 973 Cerignola, lett. Cirillo – Rua, Cerignola 2 agosto 1897; FDR mc. 3050
B1/2.
528 Ib., lett. Cocchia – Rua, Cerignola 7 settembre 1897; FDR mc. 3050 B 3.
529 Ib., lett. Cirillo – Rua, Cerignola 23 dicembre 1899; FDR mc. 3050 B4/6.

5.10 Page 50

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338 Francesco Casella
La risposta di don Durando del 26 dicembre fu ancora una volta negativa. Il ca-
valiere Francesco Cirillo scrisse per l’ultima volta l’8 settembre 1901, sollecitando
l’istituzione del collegio di arti e mestieri per i ragazzi:
“Veneratissimo P. Superiore, ritorno per la terza volta a supplicarla onde ottenere da V.
R. la grazia di mandare qui in Cerignola alcuni Padri ad istituire il collegio d’arti e me-
stieri pei ragazzi (e ve n’ha una quantità) i quali dopo le scuole restano senza andare in-
nanzi, non potendo i genitori per mancanza di mezzi farli istruire altrove, o rinchiuderli
in Seminario, giacché molti sono inclinati al sacerdozio.
Questo Municipio mi approvò il progetto della fabbrica, mentre già esiste la Chiesa a tre
navi, che cederei per uso dei Padri. Ricorderà che altre volte mi prometteva mandare pel
1900 mentre siamo nel 1901. Si degni perciò ascoltare il petente, che non cessa di ese-
guire tale progetto, assicurando anche una rendita o in fondo o sul Gran Libro.
Dunque la supplico darmi questa consolazione, giacché tutti di questa città, non che gli
ecclesiastici, desiderano tale opera santa…”530.
La risposta negativa di don Durando del 19 settembre 1901 pose fine per allora
alla trattativa. Ma dopo sette anni giunse a Torino la richiesta di poter dare il nome di
don Bosco ad un istituto che si stava per aprire a Cerignola. Di ciò, il 27 maggio
1908, si interessò il Capitolo Superiore:
“A Cerignola vogliono aprire un Istituto dandovi il nome del Ven. Don Bosco. Si dice di
stare attenti a concedere simili permessi ed anzi potendo s’impedisca per l’equivoco che
ne può venire, i più supporranno che sia Salesiano”531.
La proposta si bloccò, ma non venne meno il desiderio di avere i Salesiani a Ce-
rignola. Il 26 settembre 1945 il vescovo di Ascoli Satriano e Cerignola, mons. Vit-
torio Consigliere, dopo i preliminari svolti dal vicario generale mons. Antonio De
Santis, scrisse all’ispettore Giuseppe Festini532 dell’ispettoria napoletana per affidare
ai Salesiani la parrocchia di “Cristo Re”, situata “nella zona che nella toponomastica
locale si diceva “senza Cristo””. Il vescovo comunicava che vicino alla chiesa aveva
“ottenuto dal Sindaco un appartamento”, ove in un primo tempo potevano alloggiare i
religiosi533. L’ispettore, il 3 ottobre, inviò la lettera a don Pietro Berruti, prefetto ge-
nerale della congregazione salesiana534, ma espresse un parere negativo, perché era
necessario, diceva, che insieme alla parrocchia “Cristo Re” fosse “dato un appezza-
mento di terreno adiacente alla Chiesa dell’estensione di oltre seimila metri quadrati”.
Il terreno, concludeva l’ispettore che allegava anche una pianta iniziale dell’opera,
“di proprietà del Bar “Sezza”… è indispensabile per l’Oratorio Festivo”535.
530 Ib., lett. Cirillo – Rua, Cerignola 8 settembre 1901; FDR mc. 3050 B 7/8.
531 ASC D 870 Verbali Capitolo Superiore, Vol. II, p. 184, n. 1455, seduta del 27 maggio
1908; FDR mc. 4247 E 1.
532 Giuseppe Festini, nato a Candile (Belluno) il 12 maggio 1878, entrò nel collegio di
Este (Padova) il 15 ottobre 1894 e fece il noviziato a Foglizzo (1895-1896), ricevendo la vesti-
zione chiericale per le mani di don Rua il 7 novembre 1895; ordinato sacerdote a Torino il 28
maggio 1904, fu direttore a Este (1920-1924), ispettore dell’ispettoria veneta (1924-1930),
della romana (1930-1936), direttore di Caserta (1936-1938), ispettore della napoletana (1938-
1946), della ligure-toscana (1946-1953); morì il 21 agosto 1953 a Genova-Sampierdarena.
533 ASC F 973 Cerignola, lett. Consigliere – Festini, Cerignola 26 settembre 1945.
534 Pietro Berruti (1885-1950), prefetto generale dal 1932; cf DBS 37.
535 ASC F 973 Cerignola, lett. Festini – Berruti, Napoli 3 ottobre 1945.

6 Pages 51-60

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6.1 Page 51

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 339
Il terreno, però, non si rese disponibile per l’opposizione del contadino che l’a-
veva in fitto. Per cui, dopo un anno, il 14 settembre 1946 il vicario generale, mons.
Antonio De Santis, si rivolse direttamente a Torino per avere l’invio dei Salesiani a
Cerignola e aggiungeva: “Qui il popolo ci verrebbe molto incontro, a cominciare
dalle Autorità, che quantunque del Partito Comunista, pure fortemente incitano per la
realizzazione di tutto quel gran beneficio, che sicuramente ci verrà dai zelanti e bene-
meriti Salesiani. Il Sindaco ha già fatto eseguire a spese del Comune dal proprio In-
gegnere un bellissimo progetto…”536. La proposta, tuttavia, non andò in porto.
I Salesiani sono andati a Cerignola solo nel 1963, aprendo un’opera compren-
dente un centro di formazione professionale, la parrocchia e l’oratorio.
58. Salerno (1897)
Il canonico Eugenio Reppucci della chiesa metropolitana di Salerno, ammira-
tore delle opere di don Bosco e già in contatto con don Giovanni Battista Lemoyne,
direttore del Bollettino Salesiano537, come risulta da una lettera del 2 ottobre 1886
con la quale indicava altri abbonati alla rivista ed ordinava dei libri538, il 3 ottobre
1897 scrisse a don Rua per chiedere la fondazione di un oratorio salesiano a Salerno,
dopo aver ricordato le conferenze di don Stefano Trione539 nella città ed il gran nu-
mero dei cooperatori ivi esistenti:
“Veneratis.mo e Stimatis.mo D. Rua, come tutti i paesi del mondo, eziandio questa Sa-
lerno fu sempre ammiratrice e devota delle Opere dell’immortale D. Bosco, ora con
tanto zelo e sapienza dalla S. V. continuate e dirette.
E ciò di fatto ha Salerno dimostrato sì col gran numero di Cooperatori di essa, sì con le
affettuose accoglienze fatte al Chiarissimo D. Trione, le due volte che ci ha qui onorato,
perché popolo e clero con a capo il nostro Monsignor Arcivescovo è (sic!) accorso in
folla alle sue conferenze540. Tanto che ognuno, preso e rimastone commosso, mentre,
guardandosi intorno, non ha potuto non vedere il grandissimo bisogno che, sopra le altre
senza forse, ha dell’opera de’ Salesiani questa città, di presso a 40 mila anime, Capo-
luogo centrale della Provincia ed Archidiocesi, non ha potuto non sentirsi destare in
cuore un vivissimo desiderio di vederli ancora qui stabiliti a pro della ben numerosa in-
fanzia e gioventù abbandonata, massime nell’attualità!
Il perché da gran tempo già è che tutti i buoni, ciascuno alla meglio che poté, presero a
studiare e cercar modo di vedere effettuato un sì pio ed universale desiderio, e per effetto
di che eccoci, la Dio mercé, venuti al punto in cui sono io incaricato di pregare la S. V.
536 Ib., lett. De Santis – Rev.mo Padre, Cerignola 14 settembre 1946.
537 Lemoyne Giovanni Battista (1839-1916), fu direttore del Bollettino Salesiano dal
1883-1896; cf DBS 166.
538 ASC A 159 Bollettino Salesiano, lett. Reppucci – Ragguardevole Sig. Direttore,
Salerno 2 ottobre 1886; FDB mc. 1788 E 6/7.
539 Stefano Trione (1856-1935) segretario generale dei cooperatori salesiani; cf DBS
275-276.
540 In data precedente a questa lettera nel Bollettino Salesiano, a firma del sac. Nobile
Transillo, si accenna per due volte alla festa di Maria Ausiliatrice organizzata dai cooperatori
salesiani, rispettivamente in BS 7 (1896) 187-188; BS 8 (1897) 199.

6.2 Page 52

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340 Francesco Casella
R.ma, e con tutto calore, a voler mettere pensiero di contentarci al più presto in base a
parecchie offerte all’uopo, rilevanti e sicure, fra le quali una di lire 15 mila già pronte a
sua disposizione; e la quale, a mio credere, potrebbe bastare ad impiantare, almeno prov-
visoriamente, un Oratorio festivo, essendosi già designato un locale all’uopo acconcio e
spazioso, di facile acquisto, più una Chiesa vicina, opportuna e adatta, di cui potrebbe di-
sporsi.
Se non che badi bene la S. V. che la cosa urge, sia pel sovraccennato bisogno, sia molto
più per la età cadente della suddetta principale offerente, la quale perciò appunto vor-
rebbe con gli occhi suoi impaziente vedere realizzata la pia opera, prima del suo decesso,
dopo di cui d’altronde non potremo essere troppo sicuri della sua offerta, come al pre-
sente ch’ella si vive.
Faccia dunque la S. V. d’ispirarsi nel Signore ed in Maria Ausiliatrice per disporre pel
momento anche di un soggetto solo con qualche aiutante ad incominciare l’opera di Dio,
qui tanto necessaria, per profittare della propizia occasione, perché determinandosi l’af-
fermativa, come si spera ed ama, coloro da parte di cui la sto pregando si presentereb-
bero immantinente a questo benemerito nostro Arcivescovo541, ora del concerto affatto
inconsapevole, affinché Egli la invitasse direttamente in proposito, precisandogli meglio
le analoghe cose…”542.
In seguito alla risposta negativa del 10 ottobre, intervenne la cooperatrice Te-
resa Rinaldo Granozio, che il 18 ottobre scrisse a don Rua per avere i Salesiani a Sa-
lerno. La cooperatrice descrisse anche in che modo il benefattore, di cui aveva parlato
il canonico Reppucci, si era “innamorato” delle opere salesiane attraverso la lettura
del Bollettino Salesiano:
“Io sono un’antica Cooperatrice Salesiana di Salerno ed ho avuto qualche altra volta l’o-
nore di scriverle, mandandole qualche sussidio o impetrando qualche grazia dalla Ma-
donna e da D. Bosco.
Padre santo, io le scrivo perché ho un desiderio vivissimo di avere i Salesiani a Sa-
lerno… Possibile che Lei si rifiuti per mancanza di personale…
Un giorno io fantasticando fra me, come trovare il denaro occorrente per la casa, mi
venne in mente un’ottima e santa persona che io conosco e che s’entusiasma per tutte le
cose attinenti alla religione, e scrivendo a loro dissi di mandare un giornale del Bollettino
a questa persona in Napoli. Loro mandarono il Bollettino ed il diploma di Cooperatore. Il
Signore fecondò questo seme con la sua grazia, perché questo signore s’innammorò a
poco a poco delle opere salesiane fino a voler dare 15.000 lire e anche qualche cosa di
più…; questa persona è di età e iniziando la cosa vita durante, man mano che ci sarà bi-
sogno sarà sempre un aiuto…
Qui vi è un numeroso giovine clero che ha bisogno di direzione; quanto bene potrebbero
fare! Qualche giovine Sacerdote potrebbe farsi pure figlio di D. Bosco. Vi sono tanti e
tanti monelli vispi che la domenica sarebbe tanto bisognevole d’istruirli…
Vede, loro non hanno nessuna casa da queste parti, chissà che una loro casa qui in Sa-
lerno non diventi col tempo la madre di tante altre case? Chi sa i fini di Dio?…
541 Mons. Valerio Laspro, nato a Balvano (Potenza) il 22 luglio 1827, fu ordinato sacer-
dote a Napoli il 16 marzo 1850; dottore in teologia all’Università di Napoli il 5 aprile 1851, fu
per tre anni rettore e docente nel seminario di Caiazzo (Caserta) e per sei anni vicario generale
della diocesi di Venafro e rettore del seminario; su proposta del Re delle Due Sicilie del 17 ot-
tobre 1859, fu eletto vescovo di Gallipoli il 23 marzo 1860 e consacrato a Roma il 25 marzo;
fu trasferito prima a Lecce il 6 maggio 1872 e poi a Salerno il 20 marzo 1877; morì il 22 no-
vembre 1914; cf HC VIII 280-281, 342, 492.
542 ASC F 995 Salerno, lett. Reppucci – Rua, Salerno 3 ottobre 1897; FDR mc. 3129 C 2/5.

6.3 Page 53

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 341
Vede, a Cava, cittadina vicino Salerno, hanno fatto venire i Filippini e noi non potremmo
far nulla? Anche Cava tiene molti Sacerdoti Cooperatori Salesiani, potremmo forse avere
anche aiuto di là. Il nostro paese è in amena posizione, ricco di tutti i doni della natura,
vicino a Napoli dove vi è il l’Arcivescovo Sarnelli, tanto amico dei Salesiani.
Qui comprendiamo il bene, ma non abbiamo energia e iniziativa; ci vuole un Settentrio-
nale, un uomo di Dio che carichi la macchina, ché dopo poi sapremo seguirla. È questa
la semplice verità… La prego caldamente di un riscontro”543.
Don Rua fece rispondere che prima del 1900 non era possibile, ma tra la fine
del 1897 e gli inizi di maggio del 1898 il benefattore Raffaele Capone con sua moglie
sig.ra Emilia, che come aveva detto il canonico Eugenio Reppucci aveva già messo a
disposizione la somma di 15.000 lire, si mise in relazione con don Rua ed offrì
20.000 lire per la fondazione di un oratorio a Salerno. Don Rua il 19 maggio fece di-
scutere la proposta al Capitolo Superiore:
“A Salerno si vorrebbe un oratorio. Il Sig. Capone ha pronto 20.000 lire. Altre 2.000 ci
offre un altro benefattore per comprare l’area. Si spera ottenere altri soccorsi. Il Capitolo
non risolve di accettare, aspettando informazioni da D. Cagliero”544.
L’offerta del sig. Cristoforo Capone era a conoscenza anche del vescovo mons.
Valerio Laspro e dei cooperatori di Salerno, come si rileva da una lettera del 23
maggio 1898 del canonico Reppucci,545. Questi nel 1899 continuò a domandare a don
Rua se vi erano novità546 ed il 30 settembre comunicò che il benefattore metteva a di-
sposizione 40.000 lire:
“Ieri è da me tornato il bravo Commendatore D. Cristoforo Capone, il quale tutto soffe-
rente in salute…, m’incarica pregarla con tutta sollecitudine a non voler porre più tempo
in mezzo per la fondazione della lor casa in questa città… Ed affinché la S. V. avesse una
nuova spinta a determinarsi… per mandarne a collocar la prima pietra pel prossimo en-
trante Ottobre, eziandio a costo di far un miracolo per trovar tra i suoi figli chi venga a
cominciar l’opera santa, Egli non più venti né trenta, ma ben quarantamila lire mette a
disposizione di Lei pel bisognevole, non restio già ad aggiungere altri sussidii pel tratto
successivo.
Ed è questa l’ultima sua parola, alla quale non aderendo la S. V. Egli si risolverà a di-
sporre per altre opere pie, giacché cresciute le sue sofferenze Egli dice, ed ha ragione di
credere, che i suoi giorni sono purtroppo brevi…”547.
La risposta di don Durando, però, dell’8 ottobre 1899 fu molto decisa: “Rin-
cresce, impossibile. Si rivolga ad altra Congregazione”. Tuttavia, ancora una volta in-
tervenne la cooperatrice Teresa Rinaldo Granozio, che l’8 novembre 1899 scrisse a
don Rua confermando in pieno il tenore della lettera precedente548, ma inutilmente.
543 Ib., lett. Rinaldo – Rua, Salerno 18 ottobre 1897; FDR mc. 3129 C 6/11.
544 ASC D 869 Verbali Capitolo Superiore, Vol. I, f 166, seduta del 19 maggio 1898;
FDR mc. 4242 C 11.
545 ASC F 995 Salerno, lett. Reppucci – Rua, Salerno 23 maggio 1898; FDR mc. 3129 C
12 – D 2.
546 Ib., lett. Reppucci – Rua, Salerno 7 agosto 1899; FDR mc. 3129 D 3/5.
547 Ib., lett. Reppucci – Rua, Salerno 30 settembre 1899; FDR mc. 3129 D 6/8.
548 Ib., lett. Rinaldo – Rua, Salerno 8 novembre 1899; FDR mc. 3129 D 8/12.

6.4 Page 54

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342 Francesco Casella
In seguito a sollecitazione di un altro canonico, che non conosciamo, il Capitolo
Superiore l’11 dicembre si interessò ancora di Salerno:
“Un altro canonico scrive da Salerno per mezzo di D. Marenco che il Sig. Capone è
pronto a dare 30.000 lire per la fondazione di una casa salesiana. L’Arcivescovo di Sa-
lerno chiede che non si dia una negativa perché non si perda simile offerta che potrebbe
servire anche per la Diocesi. Il Capitolo fa rispondere che i mezzi offerti non corrispon-
dono allo scopo. Fonderemo la casa quando si possa e che si procuri di accrescere i
mezzi materiali. Le 30.000 lire si depongano in Curia”549.
La morte tanto paventata del benefattore Cristoforo Capone avvenne il 23 di-
cembre 1899. La vedova, signora Emila Ferrari, il 15 gennaio 1900 scrisse a don Rua
per comunicargli la volontà testamentaria che il marito le aveva lasciato:
“Reverendissimo Sig. D. Rua, con profondissimo dolore annunzio la dipartita del mio
ottimo consorte Cristoforo Capone, cooperatore Salesiano, passato a miglior vita il 23
Dicembre 1899. Era vissuto da giusto e qual giusto moriva nel bacio del signore. La
prego inserirlo fra i cooperatori defunti per godere dei suffragi che gli spettano.
Prima di morire m’incaricava di un’elemosina per le missioni di Patagonia; ed in tal
uopo le invio con questa un vaglia postale di lire 50 pregandolo a dedurre il prezzo pei
libri di cui accludo la noticina. Il resto lo riterrà per le missioni.
Debbo ora manifestarle a V. R. che il detto mio defunto marito mi ha lasciato un capitale
fiduciariamente da consegnarlo nelle mani di V. R. appena sarà stabilita l’opera salesiana
o a Salerno o a Napoli.
Fin dal 1897 mio marito fece delle pratiche per ottenere i Salesiani in Salerno; ora mi si
scrive di là che pare che V. R. abbia risposto in modo negativo. Vuol dire che saremo più
fortunati a Napoli, se Iddio lo vuole.
Aggiungo che egli metteva 4 anni di dilazione dal suo decesso, sicché V. R. ha il tempo
di stabilire le sue cose fino a tutto il 1903 se piace al Signore di conservarmi in vita.
È buono che V. R. sappia che non parlerò ad alcuno sul da farsi prima di sapere la sua in-
tenzione e però attendo con ansia la sua risposta. Le dico pure che spirato il termine su
indicato sono obbligata a farne altro uso.
Mi faccia sapere se sono tenuta a restituire il diploma di cooperatore conservato da mio
marito, o posso ritenerlo presso di me. Se mi accetta per cooperatrice farò anch’io
qualche cosa per l’opera salesiana anno per anno, secondo le mie forze.
La prego gradire questo ricordo di mio marito e metterlo nel suo breviario, acciò se ne
sovvenga spesso. Mi raccomandi al Signore…”550.
Don Durando scrisse a don Marenco, perché si mettesse d’accordo con la ve-
dova Capone per utilizzare la somma “per qualsiasi fondazione”. Una nota apposta
sulla lettera informa che la somma di 40.000 lire, sottratta la tassa di successione, fu
ricevuta nel 1901 e che fu spesa nel 1902-1903 per Napoli Vomero.
Quando a Salerno si apprese come era stato utilizzato la somma del sig. Cristo-
faro Capone, vi fu una vibrata protesta da parte del canonico Eugenio Reppucci, che
il 10 giugno 1904 scrisse a don Rua una lunghissima lettera nella quale ricapitolò
tutta la storia della trattativa che era stata fatta per Salerno551, ma non si ottenne nulla.
549 ASC D 869 Verbali Capitolo Superiore, Vol. I, f 176, seduta dell’11 dicembre 1899;
FDR mc. 4242 E 7.
550 ASC F 500 Napoli Vomero, lett. Ferrari – Rua, Napoli 15 gennaio 1900; FDR mc.
3313 A 11 – B 2.

6.5 Page 55

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 343
Le pratiche per avere i Salesiani a Salerno, dopo qualche tentativo degli anni
trenta, ripresero nel 1941 grazie alle iniziative del dott. Arturo Rinaldi (1892-
1968)552 e dei vescovi mons. Nicola Monterisi (1929-1944) e mons. Demetrio Mo-
scato (1944-1968), ma le operazioni belliche della seconda guerra mondiale le ral-
lentarono nuovamente per riprendere, poi, con rinnovato vigore tra il 1949 ed il
1952. Mons. Demetrio Moscato, in particolare, il 25 marzo 1949 scrisse al Rettor
Maggiore don Pietro Ricaldone, perché desiderava affidare ai Salesiani anche la par-
rocchia 553.
I Salesiani hanno iniziato la loro attività a Salerno il primo gennaio 1951; la
casa è stata eretta canonicamente il 12 marzo 1951.
59. Grumo Appula (1897)
Il canonico Vincenzo Scippa, dopo aver appreso dalla stampa cattolica il bene
che facevano Salesiani nel mondo, il 4 ottobre 1897 scrisse a don Rua per avere i
Salesiani anche a Grumo Appula (Bari) per l’educazione morale e civile del po-
polo:
“Molto Rev. Padre, avendo appreso da vari giornali cattolici il gran progresso morale e
civile in varie parti della terra prodotto da cotesti R.di Padri Salesiani, si è eccitata nel-
l’animo di molti sacerdoti di questo nostro comune di Grumo Appula, Provincia di Bari,
la voglia, se fosse possibile, d’avere due o tre sacerdoti con uno o due laici al loro ser-
vizio, affine d’eccitare in questo nostro buon popolo uno sviluppo maggiore nella morale
con la virtù di Dio.
Se ciò sia fattibile, la prego di farmi capire preventivamente tutto ciò che vi occorrerebbe
per il loro mantenimento personale e come, ed il corredo intero della casa, perché prepa-
rate le cose, pregheremo Sua Ecc.za Rev.ma, nostro Arcivescovo di Bari554, di sentirsela
direttamente con la S. V. Tale è il nostro dovere.
Ascriverò pertanto a mio sommo onore ricevere qualsiasi subita risposta per appagare
questo moto dell’animo nostro che ritengo venuto da Dio…”555.
La risposta dell’11 ottobre fu stesa in base ad un appunto autografo di don Rua
sulla lettera che recita: “D. Dur[ando] spieghi quel che occorre; lodi la buona volontà,
ma noti che per alcuni anni non ci sarà possibile ecc.”.
551 ASC F 995 Salerno, lett. Reppucci – Rua, Salerno 10 giugno 1904; FDR mc 3129 E
1/12.
552 Ib., appunti su una lettera del dott. Arturo Rinaldi del 30 luglio 1941; lettera del dott.
Rinaldi all’economo dell’ispettoria napoletana don Corrado Pepe.
553 Ib., lett. Moscato – Rettor Maggiore, Salerno 25 marzo 1949.
554 Mons. Ernesto Mazzella, nato a Vitulano (Benevento) il 10 febbraio 1833, fu ordinato
sacerdote il 22 settembre 1855; rettore del seminario di Benevento fu eletto vescovo di Bari il
14 marzo 1877 e consacrato a Roma il 20 marzo; morì il 14 ottobre 1897; cf HC VIII 141.
555 ASC F 979 Grumo Appula, lett. Scippa – Molto Rev. Padre, Grumo Appula 4 ottobre
1897; FDR mc. 3071 E 6/7.

6.6 Page 56

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344 Francesco Casella
60. Muro Leccese (1897)
Da Muro Leccese (Lecce) si era già in corrispondenza con Torino vivente don
Bosco, come si evince da una lettera dell’arciprete don Vincenzo Metto del primo di-
cembre 1886 con la quale inviava, grazie alle continue notizie che forniva il Bollet-
tino Salesiano, un’offerta per le missioni della Patagonia e del Brasile:
“M. R. Signore, le accludo un vaglia di lire 18 con le quali io ed alcune persone concor-
riamo alla caritatevole opera delle Missioni della Patagonia e del Brasile da lei tanto cal-
deggiate. La prego far raccomandare al Signore me, la mia famiglia e i miei filiani per i
gravi bisogni che ci assillano. Le auguro lunga vita e costante zelo per le opere a gloria
di Dio che ella dirige”556.
Il 14 dicembre 1897 il parroco di Giuggianello (Lecce) don Metto Raffaele,
probabilmente fratello di don Vincenzo, richiamandosi ad una lettera di don Rua del
1895, chiese la fondazione di una casa salesiana a Muro Leccese:
“Molto Rev.do D. Michele, rispondendo anch’io all’ultimo suo invito del dì 1° c. m.
fatto ai Cooperatori Salesiani, Le mando lire cento in vaglia postale, le quali bramo che
siano dalla S. V. R.ma impiegate in primo luogo per sopperire alle spese delle effettuate
spedizioni di Missionari Salesiani, poscia per l’opere tutte di D. Bosco, da ultimo per la
celebrazione di una Santa Messa piana secondo la mia intenzione all’altare di Maria SS.
Auxilium Christianorum.
Con sua riverita lettera dei 9 luglio 1895 mi dava speranza che in appresso mi avrebbe
detto qualche parola sull’impianto di una piccola casa dei Rev.di Padri Salesiani nella
mia patria Muro Leccese: Mi auguro che, dopo due anni e mezzo, mi vorrà consolare
con una lieta nuova.
Le dico ora che Muro Leccese, mia patria, è lontana un dieci chilometri da Corigliano
d’Otranto, dove il defunto Signore D. Nicola Comi, grande Benefattore della sua Con-
gregazione Salesiana, ha lasciato tanta eredità per la fondazione di un Istituto Salesiano.
Io ed i miei fratelli e sorelle non abbiamo tanta fortuna per un grande Istituto, ma pure
vorremmo fare un bene alla nostra patria. Ci consoli, per carità, e mi voglia accennare
quello che si richiede per l’impianto di una piccola Casa Salesiana”557.
Don Rua il 29 dicembre fece discutere la richiesta nella seduta del Capitolo Su-
periore:
“Un parroco nativo di Muro Leccese chiede si apra un collegio in sua patria. Darebbe a
questo fine tutte le sostanze sue. Al Capitolo non arride questa proposta. Fa scrivere che
quando noi saremo a Corigliano d’Otranto, distante 10 km da Muro Leccese, tratteremo
allora il negozio. La casa che vuol donare sarebbe piccola”558.
Don Raffaele Metto continuò a restare in relazione con don Rua ed il 17 agosto
1907, nell’inviare un’offerta di 7 lire, espresse anche i suoi rallegramenti per l’intro-
duzione della causa di beatificazione di don Bosco:
556 ASC A 157 Lettere al Bollettino Salesiano, lett. Metto – M. R. Signore, Muro Leccese
1 dicembre 1886; FDB mc. 1754 A 7.
557 ASC F 987 Muro Leccese, lett. Metto – Rua, Giuggianello 14 dicembre 1897; FDR
mc. 3097 C 3/4.
558 ASC D 869 Verbali Capitolo Superiore, Vol. I, f 161v, seduta del 29 dicembre 1897;
FDR mc. 4242 C 2.

6.7 Page 57

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 345
“Mando a V. R. £. 5 per l’opera di D. Giovanni Bosco. Godiamo assai dell’introduzione
della causa di beatificazione del medesimo grande Servo di Dio… Delle altre 2 lire vo-
glia mandare medaglie di Maria Ausiliatrice”559.
61. Lucera (1898)
Il canonico Alfonso Venditti di Lucera (Foggia) il 10 marzo 1898 inviò a don
Rua un’offerta di £. 5 “ in segno di gratitudine per grazia ricevuta da Maria Ausilia-
trice” e con la stessa lettera domandò la fondazione di un oratorio festivo nella sua
città:
“Una mia zia rimasta nubile, ora conta circa ottant’anni di vita, non tiene altri eredi e pa-
renti più prossimi che me ed una mia sorella anche nubile, che sta per toccare la cin-
quantina. Questa mia zia vorrebbe lasciare a me ed a mia sorella (non avendo noi altri
eredi ascendenti e discendenti) l’usufrutto di ogni suo avere, che oltrepassa le ottanta-
mila lire e restare alla Congrega di Carità tutta la proprietà da congiungersi all’usufrutto
alla morte nostra, per farne quindi opere di beneficenza.
Io sia perché non ho molta fiducia nella Congrega della Carità, che viene amministrata
da persone secolari, sia perché ho vivo desiderio che s’impianti in Lucera un Oratorio fe-
stivo, ho persuasa ed indotta mia zia a voler piuttosto lasciare ai Padri Salesiani di D.
Bosco la detta proprietà da congiungersi all’usufrutto in morte nostra, affinché i detti Sa-
lesiani, che ovunque fanno tanto bene, aprano in Lucera un Oratorio festivo, del quale vi
è grandissimo bisogno, tanto più che in queste Puglie, per quanto mi sappia, non è an-
cora penetrata la benefica opera di D. Bosco.
Prego quindi umilmente e caldamente la S. V. R.ma a volermi suggerire un mezzo e
darmi dei lumi con cui io possa far pervenire ai Salesiani detta proprietà, senza che il
Governo con le sue leggi sovversive ed ostili ai legati pii ci metta lo zampino…”560.
Don Rua, si apprende da un appunto autografo sulla lettera, invitò don Durando
a studiare il problema e questi il 13 marzo inviò questo tipo di soluzione: “Proposto
vendita conservando l’amministrazione, oppure ricevendo interessi vita natural du-
rante; dopo si aprirà l’oratorio”.
Il canonico Alfonso Venditti, afflitto da gravi problemi familiari, solo il 16
maggio 1899 manifestò a don Rua che era sua intenzione seguire la prima strada indi-
cata da don Durando: vendere cioè “ogni cosa ad alcuni Salesiani” e conservarne
l’amministrazione561. Ritornò ancora sull’argomento il 2 marzo 1900 sempre con le
stesse intenzioni, ma indicando a don Durando la consistenza della rendita e aggiun-
gendo un legato:
“L’intera proprietà è composta di due casamenti e di alcuni piccoli appezzamenti di ter-
reno seminatorio che in complesso danno un’annua rendita di oltre £. 2.600 lorda di fon-
diaria. Con questa rendita oltre all’Oratorio Festivo si desidererebbe anche un’annua ce-
lebrazione di cento messe con un funerale…
559 ASC A 274 Don Bosco, fama di santità, Vaglia postale: Metto – Rua, Muro Leccese
17 agosto 1907; FDB mc. 2096 D 7/8.
560 ASC F 983 Lucera, lett. Venditti – Rua, Lucera 10 marzo 1898; FDR mc. 3083 A
11/12.
561 Ib., Venditti – Rua, Lucera 16 maggio 1899; FDR mc. 3083 B 1/3.

6.8 Page 58

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346 Francesco Casella
V. S. avrà la bontà di parlarne col R.mo D. Rua, cui tanto ossequio, esporgli il tutto e
dirmi se egli accetta le condizioni su espresse, e così darei principio alle pratiche, invian-
dole anche copia dello strumento di vendita da redigersi”562.
Don Durando rispose il 6 marzo: “Non accettiamo obblighi perpetui; quando ri-
tornerà il Sig. D. Rua delibereremo”563. Non ricevendo, però, ulteriori comunicazioni,
il canonico Venditti il 19 giugno 1900 scrisse nuovamente a don Durando e questi
il 25 giugno rispose: “Si tenga in relazione con D. Marenco, che potrà andare a vi-
sitare”.
Trascorsero quattro anni per la ricerca di un luogo idoneo e solo il 20 ottobre
1904 il canonico poté comunicare a don Durando che tale ricerca era terminata e che
si poteva realizzare il progetto dell’eredità; invitava, pertanto, ad inviare un Salesiano
che avrebbe dimorato nel seminario come direttore spirituale degli alunni, “così
avrebbe l’agio di infondere nel loro animo i sentimenti di D. Bosco, perché diventino
utili operai ed attivi nella vigna del Signore, e non piante parassite che non danno
frutto alcuno di buone opere, come disgraziatamente si deplora in molti Sacerdoti dei
giorni nostri”564 .
In seguito alla risposta negativa del 24 ottobre “per mancanza di personale”, il
canonico riscrisse il 29 dello stesso mese:
“È vero che le Missioni estere hanno bisogno di aiuto e che esse dimandano nuovi Padri,
ma è pur vero che la carità esige che si provveda prima ai nostri bisogni e poi a quelli
degli altri. Per le Americhe vogliam noi tralasciare gli urgenti bisogni dell’Italia nostra?
Io sono un assiduo lettore del Bollettino [Salesiano] e scorgendo in esso il bene che co-
testi ottimi Salesiani fanno all’estero tra barbare nazioni, preso da santa invidia, esclamo:
guarda un poco i selvaggi diventano cristiani, e noi da cristiani diverremo selvaggi e bar-
bari!”565.
Nel concludere, poi, in prospettiva allargava il discorso: a Lucera era necessario
non solo l’oratorio festivo, ma anche un istituto con scuola di arti e mestieri e scuola
agraria, perché dell’istruzione letteraria non c’era bisogno in quanto vi era “un con-
vitto governativo con scuole tecniche, ginnasiali e liceali [che aveva] 200 alunni in-
terni ed altrettanti esterni. Poi [c’era] il Seminario Diocesano con cento alunni tra in-
terni ed esterni”.
Per sostenere la richiesta il giorno seguente scrisse di nuovo, accludendo anche
un biglietto del vescovo mons. Giuseppe Consenti566, che univa le sue “suppliche a
562 Ib., lett. Venditti – Durando, Lucera 2 marzo 1900; FDR mc. 3083 B 4/7.
563 Don Rua stava compiendo il suo viaggio per la Sicilia e per Tunisi; cf BS 4 (1900)
99-102; BS 6 (1900) 165-166; BS 7 (1900) 186ss.
564 ASC F 983 Lucera, lett. Venditti – Durando, Lucera 20 ottobre 1904; FDR mc. 3083
B 12 – C 2.
565 Ib., lett. Venditti – Durando, Lucera 29 ottobre 1904; FDR mc. 3083 C 3/6.
566 Mons. Giuseppe Consenti, nato a Galatina (Lecce) il 25 aprile 1834, entrò nella con-
gregazione dei redentoristi della provincia napoletana con la professione religiosa del primo
novembre 1852; ordinato sacerdote ad Amalfi (Salerno) il 25 marzo 1859, divenne consultore
della sua provincia per tre anni e poi missionario per 30 anni; superiore della casa di Angri (Sa-
lerno), il 23 giugno 1890 fu eletto vescovo titolare di Nilopolis nell’Arcadia e coadiutore con
facoltà di successione del vescovo di Nusco, mons. Giovanni Acquaviva (1818-1893, vescovo

6.9 Page 59

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 347
quelle dell’ottimo canonico D. Alfonso Venditti”567. La risposta negativa del 12 no-
vembre, però, pose fine alle trattative.
62. Limosano (1898)
Don Silvio Petrone, arciprete curato di Limosano (Campobasso), d’accordo con
il comune il 3 agosto 1898 scrisse a don Rua per chiedere la fondazione di un istituto
con scuole di arti e mestieri, per cui si poneva a disposizione il convento del paese:
“Veneratissimo Padre, questo Municipio sarebbe disposto a cedere ai benemeriti Sale-
siani un magnifico convento, abitato un dì dai P. Conventuali.
Questo convento, lustro del paese e dei dintorni, giace in mezzo all’abitato (che conta
tremila anime, ma circondato da molti altri paesi anche più grossi) nel miglior sito di
esso. Ha vasti corridoi, molte belle stanze, grandi ed arieggiate, tre cisterne ed un bellis-
simo chiostro. Limosano, che è paese buono e religioso, sarebbe lietissimo d’accogliere i
Salesiani nel suo seno, che godrebbero cordiale ospitalità.
I Salesiani dovrebbero insegnare ogni arte all’infuori di quelle che già si praticano in
paese, appunto per non muovere concorrenza ed animosità tra i cittadini. Le arti che
hanno qui vigore sono quelle di sarto, calzolaio, fabbro legnaio e ferraro, stagnino, ra-
maio e simili, comuni a tutti i paesi.
Se V. R. crederà mandare oltre i Salesiani artisti, anche gl’insegnanti di lettere pei fan-
ciulli (che affluirebbero altresì dai vicini paesi) ovvero solamente questi ultimi, si regoli
e me ne dia certezza. Purché mandi un bravo manipolo de’ suoi Salesiani; il Municipio e
la popolazione sono contentissimi.
V. R. potrà mandare qui qualcuno de’ Salesiani, specie da Caserta, luogo più vicino, per
constatare de visu la bontà dell’aria, de’ cittadini, del locale, e se, tutto considerato, con-
venga insediare qui i figli del grande D. Bosco.
Il Municipio non è ancora libero degli antichi inquilini, i Carabinieri, che occupano una
parte del Convento, ma probabilmente questi andranno ad installarsi in altro paese; ad
ogni modo nell’ipotesi probabile che questi andranno via tra breve, da noi si desidera
conoscere il suo animo in proposito dello stanziamento de’ Salesiani in questo luogo”568.
La risposta del 10 agosto fu negativa, ma il desiderio di avere i Salesiani a Li-
mosano perdurò nel tempo. Infatti il sac. Giannantonio Domenico il 26 agosto 1940
domandò al Rettor Maggiore don Pietro Ricaldone di inviare i Salesiani non solo a
Limosano, ma anche a Campobasso, perché nel Molise la congregazione era as-
sente569. Lo stesso sacerdote tornò ad insistere il 10 settembre, proponendo anche che
il Molise fosse incorporato con l’ispettoria romana, anziché con la napoletana, perché
“Molti più legami di affinità più consona esistono tra il Molise e l’Abruzzo, anziché
col Beneventano. Dal Molise si ha molto commercio con Roma, e la gioventù stu-
dal 22 dicembre 1871); successe il 26 gennaio 1893, ma fu trasferito alla diocesi di Lucera il
12 giugno 1893; morì a Galatina il 16 novembre 1907; cf HC VIII 351, 415, 421.
567 ASC F 983 Lucera, lett. Venditti – Durando, Lucera 30 ottobre 1904; FDR mc. 3083
C 7/9; biglietto da visita del vescovo Giuseppe Consenti, FDR mc. 3083 A 10.
568 ASC F 982 Limosano, lett. Petrone – Rua, Limosano 3 agosto 1898; FDR mc. 3081
E 3/5.
569 Ib., lett. Ginnantonio Domenico – Ricaldone, Limosano 26 agosto 1940.

6.10 Page 60

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348 Francesco Casella
diosa in maggioranza va a Roma, dove esiste, per tale grande affluenza, una forte As-
sociazione Molisana. Dato che non si è aperta ivi alcuna casa, si è in tempo a definire
o a rettificare”570.
63. Serra San Bruno (1898)
Nella certosa di Serra San Bruno (Catanzaro) è custodita una lettera originale
allografa con firma autografa di don Bosco indirizzata il 17 giugno 1884 a Giovanni
Battista Martini571, che in quel tempo, prima di passare ai Certosini, era chierico nella
congregazione salesiana e si trovava nella casa di Mathi (Torino). Questi stava ope-
rando un discernimento circa la sua vocazione e, in risposta ad una sua probabile let-
tera, don Bosco gli aveva scritto:
“Carissimo Martini, mi riuscì di grande consolazione la tua lettera. Sai quanto io amo i
miei diletti figli e quanto io desideri il bene loro spirituale e anche temporale. Mi ral-
legro dunque con te e della pace interna ed esterna e dell’affetto che serbano per te i tuoi
superiori, i tuoi confratelli e i tuoi dipendenti, insomma di tutto il bene di cui ti gratifica
per sua misericordia il Signore.
Non ho che a dirti e a raccomandarti caldamente di perseverare nel bene con invincibile
coraggio. E questo coraggio, fiacco sempre in noi, lo possiamo acquistare invincibile, se
entriamo nel Cuore Sacratissimo di Gesù. Oh! là nascosti, quante delizie possiamo trovare
nelle nostre prove, nei nostri dolori. Là, le spine si cangiano in gigli purissimi, le lacrime
nostre in perle preziosissime, l’assenzio in latte e miele. Oh! Cuore del nostro Gesù,
perché non possiamo farvi amare da tutti? E noi stessi, perché vi amiamo così poco?
Tienti sotto il manto di Maria Ausiliatrice, questa cara Madre di misericordia, questa Re-
gina dei vergini, e sarai sempre invitto nelle pugne che potrebbe apprestarti, e certo ti ap-
presterà l’inferno. Coraggio adunque e perseveranza.
Io ti benedico e benedico tutti codesti miei amati figli, che il Signore mi diede per con-
durli meco in Paradiso. Così Iddio ci conceda la grazia a tutti che nessuno manchi all’ap-
pello. Sta allegro sempre in Domino, prega per me, com’io non cesso di pregare per te e
credimi sempre il tuo aff.mo in G. e M. Sac. Giovanni Bosco.
P. S. Benedico d’una maniera tutta speciale i miei diletti Figli di Maria. Dì loro che li
amo tanto, che spero tanto da loro; che preghino per me, com’io prego per loro tutti”572.
Il chierico Martini, però, il 17 giugno 1885, dalla casa di Torino di S. Giovanni
Evangelista manifestò a don Bosco il desiderio di farsi trappista:
“Molto R.do D. Bosco, dopo un lungo tempo di esperienza mi pare di essere giunto a co-
noscere abbastanza evidentemente che io non sia fatto per lo scopo salesiano.
570 Ib., lett. Ginnantonio Domenico – Ricaldone, Gualdo Tadino 10 settembre 1940.
571 Giovanni Battista Martini, nato il 6 maggio 1849 a Sampeyre (Cuneo) da Giovanni e
Maria Berardi, fece prima parte della congregazione salesiana, ma poi da suddiacono ne uscì
nel 1887; entrò tra i certosini di Védane nel 1890 e prese il nome di Giuseppe; emise la profes-
sione solenne dei voti il 26 dicembre 1895; fu ordinato sacerdote a Belluno il 21 marzo 1896;
morì nella certosa di Serra San Bruno (Catanzaro) il 3 novembre 1913; cf Archivio Certosa
Serra San Bruno, scheda anagrafica.
572 ASC A 182 Lettere in fotocopia, lett. Bosco – Martino, Torino 17 giugno 1884; l’ori-
ginale è nell’Archivio Certosa Serra San Bruno.

7 Pages 61-70

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7.1 Page 61

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 349
Non sono capace né per l’assistenza, né per la scuola, né per la predicazione; neppure mi
va il conversare coi giovani, perché non so che dire per trattenerli; per conseguenza
neanco il zelo del bene altrui, perché mi conosco incapace di farlo.
Quindi, se V. S. approvasse il mio parere, io avrei intenzione di ritirarmi in qualche casa
di trappisti per passare il rimanente della vita in pace col Signore. Io sono del parere che
in quei santi ritiri si possa godere molta pace e morire più tranquilli e senza tante respon-
sabilità sulla coscienza per l’anima degli altri, perché si ha solo da pensare per sé.
12 anni fa scrissi ai trappisti di Roma, i quali mi posero avanti tanto rigore e difficoltà
per l’insalubrità dell’aria, che io, atterrito, deposi il pensiero per qualche tempo, ma ora
avendo inteso che essi hanno altre case in Francia, dove il clima è migliore, mi venne di
nuovo il desiderio più ardente di prima. Ora, se ella giudica questo essere bene per me,
non desidero altro che il suo consenso”573.
Un appunto autografo di don Bosco sulla lettera ci fa intendere la risposta: “D.
Barberis dica che pensi a stud[iare] e guada[gna]re anime e salvarsi”; ma, dopo aver
trascorso altri due anni di prova nella congregazione salesiana, il chierico Giovanni
Battista Martini uscì nel 1887, quando era suddiacono e si trovava a Torino Oratorio.
Il 23 ottobre 1887 scrisse a don Rua per descrivergli il suo stato d’animo e per
chiedere il diploma di cooperatore ed il dizionario italiano-francese. Don Rua rispose
il 5 novembre:
“Car.mo G. B. Martini, mi fu molto gradita la tua lettera del 23 ottobre p. p. e mi rallegro
che tu sia pienamente soddisfatto della tua nuova condizione, sicché prego dal Buon Dio
il gran dono della perseveranza.
Ti ringrazio poi cordialmente della preghiera che fai per me, e ti raccomando di pregare
anche pel nostro amatissimo Padre Don Bosco, assicurandoti che noi non ci dimenti-
chiamo di te al S. Altare.
Secondo il tuo desiderio ti spediamo nella ventura settimana il diploma di Cooperatore
Salesiano col Dizionario Italiano–Francese. Qui unito troverai il certificato delle Ordina-
zioni per cui dovemmo pagare in Curia £. 5,00.
Del resto il Signore ti conceda di essere sempre esemplare nell’osservanza della regola e
nell’ubbidienza ai tuoi Superiori, con questo darai gloria a Dio, santificherai le anime ed
assicurerai la salvezza tua eterna. Addio, prega per noi ed il Signore ti benedica”574.
Don Giovanni Battista Martini nel 1890 entrò nell’ordine dei certosini a Vé-
dane, prendendo il nome di Giuseppe, e morì in Calabria nel 1913 nella certosa di
Serra San Bruno. Questo fatto costituisce il precedente di una relazione che don Rua
doveva avere con i Certosini, in particolare con quelli calabresi della provincia di Ca-
tanzaro.
Il priore della certosa di Serra San Bruno, padre J. Ambroise M. Bulliat, già in
relazione con don Rua, il 21 agosto 1898 espresse il desiderio che la congregazione
salesiana aprisse una casa anche a Serra:
“Très Révérend Père Supérieur Général, j’ai reçu hier avec un profond sentiment de re-
connaissance votre lettre qui nous permet d’espérer qu’un jour ce pays pourra, avec la
573 ASC A 133 Lettere a Don Bosco, lett. Martini – Bosco, Torino 17 giugno 1885; FDB
mc. 1418 E 7/8.
574 ASC A 182 Lettere in fotocopia, lett. Rua – Martini, Torino 5 novembre 1887; l’origi-
nale è nell’Archivio Certosa Serra San Bruno.

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350 Francesco Casella
grâce de Dieu, jouir du bienfait inappréciable de la présence de votre famille religieuse.
Je viens vous en remercier au nom de tous, en vous priant de ne point nous oublier, et de
nous placer dans quelque petit coin de votre coeur apostolique.
Veuillez agréer, Très Révérend Père, mes respectueuses salutations”575.
Ma non fu possibile esaudire il desiderio espresso dal padre priore della certosa.
Un’altra proposta di una fondazione salesiana a Serra S. Bruno fu inviata al Consiglio
Superiore dall’ispettore della Sicilia don Giovani Minguzzi, ma anche questa non si
realizzò576.
64. Canosa di Puglia (1898)
Il parroco di Canosa di Puglia (Bari), don Luigi De Salvia, il 20 settembre 1898
scrisse a don Rua per chiedere la fondazione di una casa salesiana per educare i ra-
gazzi attraverso la scuola:
“R.mo Padre Superiore Generale, Iddio, che me ne ispira il pensiero, voglia esaudirlo.
Ma ho ferma speranza che la S. V. R.ma me ne la farà pago pel bene di questa popola-
zione.
Canosa di Puglia (Prov. di Bari) contiene una popolazione di circa 27 mila abitanti e non
ha scuole cristiane; anzi manca di scuole elementari e di tecniche. Ora sapendo, che i
R.di Padri, di cui ne è Superiore Generale, possono soddisfare pienamente a questo
vuoto, con fiducia mi rivolgo alla S. V. R.ma, perché impianti in questa città una casa di
salesiani. Le nostre province mancano addirittura di case di Padri insegnanti cristiani.
La città promette di poter dare un buon numero di alunni ed anche di convittori.
L’esempio potrà richiamare dai paesi limitrofi e lontani molti altri.
Nell’aspettarmi una risposta affermativa dell’impianto della casa, potrò alacremente
mettermi a trovare una casa ed a formare un [gruppo] di ragazzi, che accettino la scuola.
La risposta, che mi indicherà tutte le condizioni richieste per tale impianto, me lo spero,
sarà uniforme ai desideri ardenti del mio cuore e allo scopo per cui Iddio suscitava l’or-
dine dei Salesiani in questi tristissimi tempi”577.
Un appunto autografo di don Rua sulla lettera fu alla base della risposta del
26 settembre: “Rincresce, non abbiamo personale e ci mancano i mezzi”. Il parroco
Luigi De Salvia scrisse di nuovo il 7 gennaio 1901 avanzando una proposta più
concreta:
“Illustrissimo Signore, un sacerdote di qui, volendo beneficare questa popolazione, che
manca di sacerdoti operai, vuole che in Canosa s’impianti una casa dei PP. Salesiani. A
maggiormente agevolare la cosa, vorrebbe anche lasciare se non tutta, gran parte della
sua proprietà.
Pare che la proposta sia accettabilissima. Solo vuol conoscere 1° se si accetti, 2° la ma-
niera di fare la fondazione, 3° se vi siano altre condizioni.
575 ASC F 998 Serra San Bruno, lett. Bulliat – Rua, Chartreuse de Serra S. Bruno 21
Août 1898; FDR mc. 3142 B 3.
576 Vedi nota 267.
577 ASC F 971 Canosa di Puglia, De Salvia – Rua, Canosa di Puglia 20 settembre 1898;
FDR mc. 3043 E 3/4.

7.3 Page 63

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 351
Porto fiducia che la V. S. faccia buon viso alla richiesta e voglia farmi subito tenere una
risposta”578.
Don Durando rispose il 9 gennaio: “Mandi più esatte notizie; per 5 anni non
sarà possibile”. Il parroco, il 16 gennaio, confermò la proposta del 1898, per cui i Sa-
lesiani avrebbero dovuto dedicarsi all’insegnamento:
“Molto Rev.do, rispondo alla lettera del 9 [gennaio] 1901 e subito dico, che i Padri si
vorrebbero qui per l’insegnamento. Quale somma potrà impiegare il donatore non saprei
dirla con precisione. Conosco però che non è indifferente. Solo è dispiaciuto che bisogna
aspettare cinque anni sonati…”579.
La proposta di Canosa di Puglia, quindi, non ebbe più seguito.
65. Cetraro (1898)
Il sac. Leopoldo De Carlo di Cetraro (Cosenza), avendo appreso che i Salesiani
avrebbero potuto fondare una casa in Calabria, in effetti si stava trattando per Fu-
scaldo paese vicino a Cetraro con cui si entrò in concorrenza come abbiamo visto, il
15 novembre 1898 scrisse a don Rua per presentare una sua proposta:
“Reverendissimo P. Generale, avendo appreso dai periodici cattolici che il tanto della
Chiesa Cattolica benemerito Istituto Salesiano di cui ella è il degnissimo Superiore vor-
rebbe impiantare in Calabria una Casa di educazione, mi affretto a farle noto quanto
segue.
In questa mia religiosa patria di Cetraro esiste un antico convento cinque volte secolare
che apparteneva ai PP. Osservanti e che fu chiuso nella prima soppressione del 1809. Fu
riaperto nel 1833 per cura di un nostro dotto e S. Arciprete De Vito Cechiuzzi, che do-
tandolo di alcuni beni v’impiantò un Istituto di Sacerdoti secolari sotto il titolo di Mis-
sionari di Rende. Chiuso nell’ultima soppressione, il Demanio ne incamerò i beni ed io
fui nominato dal nostro Vescovo, e da questo Municipio a Cappellano e vi abito da 39
anni, facendo accomodi non pochi nella Chiesa ed al convento. Nel 1885 comprai da
persona privata un esteso oliveto sito nel nostro territorio. Nel 1893 comprai all’asta
pubblica il vasto giardino attaccato al convento che si apparteneva allo stesso, impiantato
anche di ulive e di altre colture, quasi tutto rigabile e tutto del valore di circa lire dicias-
sette [mila], col disegno, auxiliante Deo, di richiamarvi una casa di religiosi, sia ma-
schile, sia femminile, per la soda e cattolica istruzione di questa mia patria, con la spe-
ranza d’ingrandire questa sua dotazione, se il Signore mi concedeva altri anni di vita,
mentre ne conto ora 79. Perciò la Reverenza Vostra potrà mandare qualche Padre visita-
tore per vedere il tutto”580.
Don Rua il 28 novembre fece discutere la proposta nella seduta del Capitolo
Superiore:
578 Ib., lett. De Salvia – Rua, Canosa di Puglia, 7 gennaio 1901; FDR mc. 3043 E 5.
579 Ib., lett. De Salvia – Molto Rev.do, Canosa di Puglia, 16 gennaio 1901; FDR mc.
3043 E 6.
580 ASC F 974 Cetraro lett. De Carlo – Rua, Cetraro 15 novembre 1898; FDR mc. 3051
B 8.

7.4 Page 64

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352 Francesco Casella
“A Cetraro (Cosenza) vogliono darci un vasto convento per mutarlo in casa di educa-
zione. Non si accetta”581.
La risposta negativa fu comunicata il 5 dicembre, ma la trattativa continuò.
Dopo una visita di don Francesco Piccollo, il sindaco di Cetraro, F. Vaccari, il 23
marzo 1904 ripropose a don Rua la fondazione di un istituto salesiano:
“Umile, ma insistente si sprigiona dal cuore di questi amministrati una preghiera fer-
vente, un ardentissimo desiderio, che io mi fo’ graditissimo dovere di presentare rispetto-
samente all’espansiva carità della R. V. Ill.ma.
Questi cittadini, che tanto vivo hanno nel cuore il sentimento religioso, consci di quanto
bene morale apportino le scuole salesiane in quei paesi, che han la fortuna di vederle sor-
gere in essi, col più vivo dell’animo sospirano il fausto giorno d’una tanta grazia ed
umilmente supplichiamo la R. V. Ill.ma di benignarsi appoggiare i loro voti.
Il R.do Ispettore siculo D. Francesco Piccollo, ha certamente tenuto informato la R. V.
dell’offerta fatta da questo sacerdote De Carlo D. Leopoldo di cedere i suoi beni (valuta-
tosi circa £. 20.000) a cotesta spettabile Casa con atto di vendita in formula tontenaria
per la fondazione in questo Comune d’un Istituto Salesiano di educazione: proposta fatta
da detto De Carlo anche a V. R. Ill.ma fin dal 1898, ma che non ha potuto allora effet-
tuarsi benché accettata, mancando i PP. Salesiani obbligati per altri luoghi.
Al dono del Rev. De Carlo quest’Amministrazione aggiunge un fontanino gratuito all’I-
stituto, la promessa di far tutti gli sforzi perché la superiore autorità amministrativa ap-
provi un sussidio annuo da stanziarsi nel bilancio comunale e l’impegno di cooperarsi
con tutte le sue forze per un’offerta di più migliaia di lire da raccogliersi fra i cittadini
tutti, i quali si dimostrano entusiasti per una fondazione così santa, ed alla quale concor-
reranno anche con prestazione gratuita di mano d’opera.
Cetraro situata su ridente collina volta a sud-ovest, pochissimo distante dalla stazione
ferroviaria e dal Tirreno, ha una popolazione di oltre 8 mila abitanti, buon’aria, ottima
acqua potabile, due opportune fiere annue ed il mercato settimanale più importante di
tutto il circondario: mercato che la rende di molta maggiore importanza per essere fre-
quentato dagli abitanti di un largo numero di comuni, che le fanno corona: importanza
suscettibile di serio aumento con la costruzione di strade di comunicazione – in parte
eseguite – fra i comuni circostanti ed interni e per il prossimo appalto della breve strada
rotabile di accesso alla stazione.
E tale nostra fondatissima speranza ed erezione dell’Istituto diverrà, di sicuro, certezza
assoluta in considerare la larghissima messe spirituale, che gli zelanti Padri Salesiani po-
tranno raccogliere qui, ove, se ben radicato è il sentimento religioso, mancano i fanti
operai, che possano mietere e largamente nella vigna del Signore, con l’aiuto e per l’o-
nore del suo Cuore Divino e della sua amorevolissima Madre.
E qui credo opportuno il dirle che la Chiesa Sacramentale del “Ritiro”, attaccata all’ex
convento ed ai beni che, fra gli altri, il De Carlo cederebbe, è la meta di un continuo pel-
legrinaggio di questi cittadini, i quali a tutte le ore del giorno, vi si recano, oltre che per
adorare il Divin Cuore di Gesù (che ha un altare speciale) a venerare la Madre Divina,
le cui sembianze si ammirano artisticamente scolpite in pregevole marmo ed in altre
statue dell’Immacolata e della “Mater derelictorum”.
La fortuna d’un simile Istituto educativo in questo Comune dipende dalla R. V. Ill.ma, e
questa cittadinanza, pienamente sicura dello zelo ardentissimo della R. V. per la gloria di
Dio ed il maggiore incremento della religione cattolica, ha piena fede che ella accoglierà
581 ASC D 869 Verbali Capitolo Superiore, Vol. I, f 169v, seduta del 28 novembre;
FDR mc. 4242 D 6.

7.5 Page 65

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 353
benevolmente, per amore di Gesù e di Maria, la proposta che mi onoro di farle e che darà
all’uopo le opportune disposizioni per la realizzazione dei nostri ardentissimi voti”582.
Poiché l’ex provveditore Iannuzzi di Fuscaldo, come abbiamo visto, protestava,
don Rua appose su questa lettera una sua nota: “Don Durando può rispondere che
aspettiamo lettera da D. Piccollo. (Intanto assicuri quale fra Fuscaldo e Cetraro ha la
priorità di data)”. L’ispettore della sicula si recò in visita nei due paesi ed inviò la sua
relazione, ma entrambe le proposte non si poterono realizzare.
In seguito alla morte del sac. Leopoldo De Carlo, la sua eredità fu affidata al
sac. Francesco Saverio Panfili “con l’obbligo di fondare in Cetraro un Istituto per l’e-
ducazione religiosa e letteraria della gioventù”. Ma poco dopo morì anche l’esecutore
testamentario e l’eredità passò al dottor Giuseppe Panfili, fratello del sac. Francesco
Saverio e nipote di don Leopoldo De Carlo. Tramite il parroco di Acquappesa (Co-
senza), don G. De Pasquale decurione dei cooperatori salesiani, il 20 luglio 1917 il
dott. Panfili si rivolse al Rettor Maggiore don Paolo Albera per dare esecuzione al le-
gato, ma la risposta fu negativa583.
66. Pietramelara (1898)
Il parroco di Pietramelara (Caserta), don Giuseppe Salomone, che da semina-
rista desiderava entrare nella congregazione salesiana, il 27 dicembre 1898 chiese a
don Rua la fondazione di un’opera educativa per i giovani studenti delle prime classi
ginnasiali:
“Rev.mo Padre, il sottoscritto umilissimo servo suo ed indegno ministro di Dio, appas-
sionato sempre per le opere del D. Bosco, tanto da volere mentre era in Seminario in-
camminarsi per codesta via, piuttosto che per quella del Seminario (sebben fanciullo), e,
sconsigliato dai superiori, è rimasto però sempre a quello e suoi successori affezionatis-
simo; e volendo ora far qualche piccola cosa nel suo paese natio delle tante opere dei Sa-
lesiani, tanto più che è parroco di una numerosa parrocchia, una con diversi gentiluomini
di suoi filiani, bramerebbe avere almeno uno dei tanti padri di S. Francesco di Sales nella
sua parrocchia, per iniziare qualche opera e prima di tutto quella dell’educazione dei gio-
vani studenti delle prime scuole ginnasiali; e perciò si rivolge alla S. V. R.ma per sapere
se è possibile oppure no per le pratiche iniziative con la Congregazione e bramerebbe
pure sapere qual via da tenersi all’uopo”584.
La risposta negativa del 3 gennaio 1899 bloccò l’iniziativa, ma è da rilevare che
nel 1897 era stato inaugurato l’istituto di Caserta585.
582 ASC F 974 Cetraro, lett. Vaccari – Rua, Cetraro 23 marzo 1904; FDR mc. 3051 B
9/12.
583 Ib., lett. De Pasquale – Albera, Acquappesa 20 luglio 1917.
584 ASC F 991 Pietramelara, lett. Salomone – Rua, Pietramelara 27 dicembre 1898; FDR
mc. 3108 C 2.
585 F. CASELLA, Marie Lasserre e la fondazione dell’Istituto Salesiano di Caserta, in RSS
30 (1997) 115-197.

7.6 Page 66

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354 Francesco Casella
67. Rossano (1899)
L’arcivescovo di Rossano (Cosenza), mons. Orazio Mazzella586, il 13 gennaio
1899 scrisse a don Rua per chiedere la fondazione, con l’aiuto anche del comune, di
un collegio con ginnasio e liceo per alunni interni ed esterni, che sarebbe stato fre-
quentato anche dai seminaristi:
“Ill.mo e Rev.mo D. Rua, forse si ricorderà che trovandomi a Bari in qualità di ausiliare
avevo aperto trattative per far fondare in quella città una casa di Salesiani. Venuto poi in
questa Archidiocesi delle Calabrie, in cima ai miei pensieri avrei appunto quest’opera
della fondazione di un Collegio Salesiano.
Qui è un grande fabbricato appartenente al Municipio che anni orsono fu adibito ad uso
di collegio. Ora il locale avrebbe bisogno di qualche restauro, ma sarebbe certamente ot-
timo allo scopo. Io desidererei iniziare trattative col Municipio per far cedere l’uso di
questo locale non solo, ma altresì per far dare una somma che occorrerebbe pei restauri,
ed un appannaggio di almeno 6 mila lire annue per il mantenimento del collegio. Però
prima di fare un passo qualsiasi dovrei essere sicuro che da parte di V. P. l’opera così
come è proposta si accetterebbe.
Tratterebbesi quindi di fondare qui in Rossano un collegio per alunni interni con gin-
nasio-liceo anche per alunni esterni e fra questi gli alunni del Seminario. Per quest’opera
si avrebbe il locale ed un appannaggio di lire 6 mila, che però avrei speranza di far giun-
gere anche ad otto. Naturalmente la nomina dei professori e la disciplina non dovrebbe
essere soggetta al giudizio del Municipio, ma si affiderebbe alla Direzione.
Se V. P. mi dirà che la cosa in questi termini è possibile comincerò a spingere le cose e
spero che potrò riuscire ad ottenere ciò che si desidera. Fò osservare alla P. V. che un col-
legio in questa città richiamerebbe molta gioventù della Calabria. Una casa salesiana qui
potrebbe essere un vero focolare, perché il terreno è vergine. Io mi aspetto dalla P. V. una
consolante risposta”587.
Don Rua il 30 gennaio fece discutere la proposta al Capitolo Superiore: “L’Ar-
civescovo di Rossano propone un ginnasio. Non si accetta per mancanza di perso-
nale”588.
La risposta negativa fu comunicata a mons. Mazzella il 5 febbraio. Ma il 31
maggio 1900 il sac. Teodorico Boscia, che era uscito ad tempus dalla congregazione
salesiana589, per incarico dell’arcivescovo, il quale quando era sacerdote a Vitulano
già si era servito dei suoi consigli590, scrisse a don Rua per chiedere l’invio di un sale-
siano che avrebbe dovuto insegnare nel collegio e curare l’oratorio festivo:
“Rev.mo Sig. D. Rua, le scrivo a nome di questo veneratissimo Arcivescovo Orazio
Mazzella… Il sullodato Monsignore desidera impiantare un vero Oratorio Salesiano in
questa città tanto bisognosa di istruzione religiosa, ed ha poi in mente di affidare ai Sale-
siani un Collegio. Per questo sin dal pros. v. anno scolastico desidererebbe avere insieme
586 Cf nota 328.
587 ASC F 994 Rossano, lett. Mazzella – Rua, Rossano 13 gennaio 1899; FDR mc. 3123
D 5/8.
588 ASC D 869 Verbali Capitolo Superiore, Vol. I, f 170v, seduta del 30 gennaio 1899;
FDR mc. 4242 D 8.
589 Cf nota 326.
590 Cf nota 332.

7.7 Page 67

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 355
con me un altro confratello, che dovrebbe fare scuola ad una classe elem. Superiore ed
accudire all’Oratorio festivo. Col tempo poi si penserebbe a cose più importanti e van-
taggiose alla Congregazione.
L’Arcivescovo intanto è così desideroso di ottenere ciò, che per mio mezzo Le fa sapere
essere lui disposto a seguire in tutto e per tutto i consigli, i suggerimenti e le condizioni
d’ogni sorta che V. S. R.ma piacerà d’imporgli pur d’ottenere per quest’anno almeno un
altro socio Salesiano.
Qui poi potremmo fare del bene immenso; la città conta circa 22 mila ab. E può conside-
rarsi come il centro della Calabria citeriore; è fornita poi d’acqua, aria e viveri eccellenti.
Sarebbe buono che V. S. R.ma incaricasse qualche Superiore della Prov. Romana a ve-
nire qua per vedere come stanno le cose e le ottime disposizioni dell’Arcivescovo. Par-
tendo la mattina da Napoli si arriva qua la sera verso le ore 18 circa.
Io poi per tante ragioni prego V. S. R.ma a fare buon viso alle preghiere di mons. Maz-
zella, sicuro che ne verrà gloria a Dio e bene alle anime”591.
Un appunto autografo di don Rua suggerì la risposta del 3 giugno: “D.
Dur[ando] dica impossibile”. Trascorsero otto anni e nel maggio 1908 don Rua, ritor-
nando dalla Palestina, fu in Calabria ed a Rossano si incontrò con l’arcivescovo
mons. Orazio Mazzella, che gli rinnovò il desiderio di avere i Salesiani592 e il 18
giugno precisò che voleva loro affidare la direzione del seminario:
“Rev.mo D. Rua, nel rivolgerle ancora una volta i ringraziamenti più sentiti pel grande
onore concesso a me ed all’intera Diocesi con la sua venuta qui nello scorso Maggio,
rinnovo per iscritto la domanda di avere alla Direzione di questo Seminario i Rev.di
Padri Salesiani, di cui la pregai personalmente”593.
La risposta dell’8 luglio, però, fu negativa: “Con molto rincrescimento non pos-
siamo per mancanza di personale”.
Da Rossano giunse ancora un’altra richiesta nel 1925. L’arcivescovo mons.
Giovanni Scotti594 l’11 giugno scrisse al Rettor Maggiore don Filippo Rinaldi per do-
mandare la fondazione di un orfanotrofio, o di una scuola di arti e mestieri, o di una
scuola tecnica595, ma don Rinaldi il 17 giugno fece rispondere negativamente dal se-
gretario generale don Calogero Gusmano596. La richiesta dell’arcivescovo, però il 18
giugno fu raccomandata da una lettera del card. Gaetano Lai597, ma don Rinaldi pur
comprendendo quanto la Calabria fosse “bisognosa di aiuti spirituali e quanto bene vi
si potrebbe fare”, il 23 giugno rispose che non era possibile598.
591 ASC F 994 Rossano, lett. Boscia – Rua, Rossano 31 maggio 1900; FDR mc. 3123 D 9/11.
592 ASC A 431 Viaggi di don Rua, vedi: viaggio del 1908; cf anche Angelo AMADEI, Il
Servo di Dio Michele Rua…, Vol. III, p. 407; Pio del PEZZO, Don Bosco mette radici in Cala-
bria…, pp. 87-89.
593 ASC F 994 Rossano, lett. Mazzella – Rua, Rossano 18 giugno 1908; FDR mc. 3123 D
12 – E 1.
594 Mons. Giovanni Scotti, nato il 18 marzo 1874 a Barano d’Ischia (Napoli), fu eletto
vescovo il 21 febbraio 1911; promosso a Rossano il 13 dicembre 1918, è morto il 16 ottobre
1930; cf Annali Pontifici, 1912-1931.
595 Ib., lett. Scotti – Rinaldi, Rossano 11 giugno 1925.
596 Ib., Gusmano – Scotti, Torino 17 giugno 1925 (copia dattiloscritta).
597 Ib., lett. Lai – Rinaldi, Roma 18 giugno 1925, prot. n. 574/25.
598 Ib., lett. Rinaldi – Lai, Torino 23 giugno 1925 (copia dattiloscritta).

7.8 Page 68

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356 Francesco Casella
L’arcivescovo, tuttavia, continuò ad insistere per affidare ai Salesiani il pensio-
nato di giovani studenti aperto nel seminario, ma da una relazione dell’ispettore sale-
siano di Napoli don Arnaldo Persiani, del 25 giugno 1927, si apprende che la pro-
posta benché fosse conveniente, non era praticabile soprattutto per l’urgenza posta
dall’arcivescovo di Rossano599.
68. Marcianise (1899)
L’arciprete di Marcianise (Caserta), canonico Pasquale Mangiacapra, aveva
chiesto al procuratore generale don Cesare Cagliero la fondazione di un’opera sale-
siana. Questi il 15 gennaio rispose che si doveva fare un progetto concreto, che si sa-
rebbe presentato al Capitolo Superiore della congregazione salesiana. In seguito a ciò
il 17 gennaio 1899 il presidente della congregazione di carità di Marcianise, sig. Ciro
Faglia, scrisse a don Cesare Cagliero per domandare la fondazione di un orfanotrofio
e dell’oratorio, per la cui realizzazione offriva i locali:
“Il Reverendo Sig. Canonico D. Pasquale Mangiacapra mi ha reso ostensiva la cortese
sua cartolina del 15 a lui diretta. Da essa traspare, con grande soddisfazione dell’animo
mio, come la S. V. si benignerebbe di favorire un desiderio universale in questa Città col
far risplendere un raggio di quella luce civilizzatrice, che emerge dalla Istituzione co-
tanto rinomata dell’immortale D. Bosco, in pro di questi nostri concittadini; gente onesta
e laboriosa la quale intende progresso vero solo quello che emana dal frutto del lavoro,
di conserva con l’ordine. Ed io interprete dei sentimenti di questa cittadinanza, qual Pre-
sidente di questa cospicua Congregazione di Carità, le manifesterò francamente l’inten-
dimento nostro.
Quest’Opera Pia, che con istituti di previdenza largamente provvede come Ospedale,
Mendicicomio, Asili d’Infanzia e Casa di previdenza a lenire i purtroppo duri bisogni
delle classi diseredate, sente il bisogno ora di estendere la sua previdenza eziandio alle
altre classi sociali col favorire loro mezzi graduali educativi per istruirle e produrle nel
cammino della vita, ed ambirebbe che una Istituzione, qual è quella dei Salesiani, vol-
gesse benigno lo sguardo a questa terra, e si cooperasse con la istituzione di beneficenza
locale a raggiungere l’umanitaria meta.
Se la S. V. vorrà essere tanto buona prestare il suo aiuto presso il Reverendissimo Gene-
rale dello Istituto, Ella potrebbe assicurare lo stesso che io volentieri promuoverei da
questa Amministrazione la concessione di vasti locali muniti di spaziose aree in sito cen-
trale, ma riservato, della Città, di proprietà dell’Ente e provenienti dall’eredità del cano-
nico Novelli, gratuitamente, col solo compenso di avere cura di pochi orfani pel loro in-
dirizzo.
I locali, oltre a prestarsi per Oratorio, potrebbero adibirsi per stabilimento educativo ed
essere un vero faro di civiltà per questo popolo tanto meritevole di protezione.
Questo su per giù l’intendimento generale, ma se la S. V. si benignasse d’inviare qui un
Salesiano, si potrebbe concretizzare un piano che, cominciando dal poco, man mano po-
trebbe svolgersi in più vasti orizzonti con l’obbiettivo santo dell’allevamento del puro e
dell’onesto.
L’indirizzo e la religione dei Salesiani è appunto quello della purificazione sociale,
599 Ib., Relazione di don Arnaldo Persiani, [Napoli] 25 giugno 1927 (il testo è dattilo-
scritto; la conclusione è vergata a mano).

7.9 Page 69

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 357
quindi nutro speranza che ancora questo paese potrà ricevere da Essi una particella di
quel bene che prodigano all’umanità. Ed in tale lusinghiera previsione, mi auguro l’an-
nunzio di vedere accolta questa mia, ed i Salesiani troveranno da noi il meritato riscontro
nel fatto e nell’affetto”600.
Nell’inviare la lettera a Torino don Cagliero scrisse: “All’occasione posso an-
dare sul luogo, che non dev’essere distante da Caserta”, ma la risposta del 4 febbraio
di don Durando fu: “Non pare conveniente”.
69. Rocca d’Evandro (1899)
Il sig. Antonio Starace, che aveva una tenuta a Rocca d’Evandro (Caserta), il 2
febbraio 1899 chiese i Salesiani per istruire i contadini, ma inutilmente:
“Reverendissimo Signore, mi permetto indirizzarle la presente nella lusinga che si vorrà
benignare di prendere in esame una proposta che le sottometto.
Ho una tenuta in Provincia di Caserta e precisamente a Rocca d’Evandro dove, benché
terreni fertilissimi, manca non solo qualsiasi istruzione agraria, ma anche civile e morale
fra quei contadini. Se fra le tante opere umanitarie e benefiche che la loro Istituzione fa
in tante parti del mondo, volesse aggiungere anche quella che vado a dirle, certo non sa-
rebbe di minore importanza ed utilità, anche per il buon esempio che si spanderebbe
nelle campagne vicine.
Si tratterebbe d’insegnare religione e le buone pratiche di agricoltura a contadini perfet-
tamente ignoranti, poveri ed infelici, sia moralmente che materialmente, arrecando loro
un gran bene, tenendo qui un sacerdote e degli orfanelli.
Questi nel mentre s’imparerebbero una delle migliori industrie, l’agricoltura, potrebbero
rimanere come coloni sul posto, dove non mancano terreni da coltivare a mezzadria ed
avere tutti quegli aiuti che per solito si concedono a coloni meno intelligenti, cioè abita-
zione, terreni ed anticipi di semi e materiali agrari.
Nell’affermativa preparerei l’alloggio, una chiesetta ed un terreno mezzadria con tutto
ciò che occorre per coltivarlo”601.
70. Castrovillari (1899)
Il sac. Nicola Scorsa, cooperatore salesiano, di Castrovillari (Cosenza) il 14
aprile 1899 scrisse a don Rua per chiedere aiuto per un suo fratello che voleva entrare
congregazione salesiana, ma che era “privo di mezzi materiali a poter raggiungere il
suo nobile fine in un seminario”; per avvisare che aveva “celebrato le 5 messe per
l’associazione del Bollettino” e per domandare se poteva assumere la chiesa ed i lo-
cali del Regio Ginnasio con l’obbligo di non far mancare i professori:
“R.mo P. D. Michele Rua, vengo colla presente per manifestare alla P. V. R.ma che qui in
paese ci sarebbe la probabilità di ottenere la cessione del locale vastissimo e della chiesa
600 ASC F 984 Marcianise, lett. Faglia – Cagliero, Marcianise 17 gennaio 1899; FDR mc.
3088 A 5/6.
601 ASC F 994 Rocca d’Evandro, Starace – Reverendissimo Signore, Rocca d’Evandro 2
febbraio 1899; FDR mc. 3121 E 8/11.

7.10 Page 70

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358 Francesco Casella
del R. Ginnasio ad una corporazione religiosa, e a tale scopo sono stato invitato da alcuni
consiglieri municipali a farne la rispettiva domanda al Municipio del tale locale.
Ora, dovendo portare io a conoscenza il programma migliore alla giunta Municipale, ho
creduto valermi del programma della grande e pia istituzione Salesiana, come il migliore
e più adeguato alle esigenze moderne, e per ciò chiedo alla P. V. R.ma il detto pro-
gramma. Ma siccome i padri di famiglia non vorrebbero perdere la comodità delle scuole
ginnasiali nel proprio paese, Lei dovrà assumersi l’obbligo di non far mancare i profes-
sori adeguati a tale scopo”602.
La risposta del 17 aprile di don Durando, “Rincresce ora impossibile”, bloccò
l’iniziativa, ma dopo 23 anni da Castrovillari giunsero altre richieste.
Il parroco Giuseppe Bellizzi, cooperatore salesiano, che già altre volte aveva
scritto a don Rua, ricevendone in risposta l’affermazione che “avrebbe preso a cuore
le sorti della Calabria”, il 25 novembre 1922 scrisse al Rettor Maggiore don Filippo
Rinaldi domandandogli di prendersi cura delle scuole tecniche. Il parroco lo suppli-
cava “di prendere a cuore le sorti di questa terra abbandonata e di questi giovinetti
pieni di intelligenza e di cuore, cui nessuno provvede. Il grido di D. Bosco “Da mihi
animas, cetera tolle”, qui troverebbe la più alta rispondenza”603.
Don Calogero Gusmano, segretario generale604, rispose il 12 dicembre 1922 con
le seguenti motivazioni:
“Rev. Signor Don Giuseppe Bellizzi… sono spiacente di doverle dire che pur compren-
dendo appieno le necessità di codesta buona popolazione, non ci è affatto possibile pen-
sare a nuove fondazioni, perché ci troviamo stremati di personale, e abbiamo già dovuto
ricusare in questi ultimi anni centinaia di proposte di tal genere… Aggiunga che non ci
occupiamo di scuole tecniche, ma solo scuole classiche, ovvero di scuole professionali
(arti e mestieri). Per le scuole tecniche mi pare facciano molto i Fratelli delle Scuole
Cristiane, a cui potrebbe, se crede, provare a rivolgersi…”605.
Dal 1923, però, il vescovo di Cassano Ionio, mons. Bruno Occhiuto606, iniziò a
fare continue istanze, affinché i Salesiani fondassero un’opera a Castrovillari. Il ve-
scovo offriva un convitto pensionato fondato da lui, per i giovani che frequentavano
il Regio Ginnasio e le Regie Scuole Industriali; inoltre era disposto ad offrire anche
un suolo edificatorio e la somma di £. 20.000 per la costruzione di un istituto, con la
condizione che in seguito si costruisse una chiesa che sarebbe diventata parrocchia e
per la quale dava £. 30.000. Lo stesso vescovo proponeva ancora di accettare un
grande palazzo con chiesa pubblica, con 26 ettari di terreno, 6 coltivabili e 20 a pa-
scolo, per una colonia agricola a Rotonda (Potenza) paese di 4.000 abitanti a 30 Km
da Castrovillari, a cui era unita con un servizio di autobus, località a 600 m. sul li-
vello del mare e saluberrima. Tutto questo lo si rileva da una relazione del 25 giugno
1927 dell’ispettore don Arnaldo Persiani che annotava:
602 ASC F 973 Castrovillari, lett. Scorsa – Rua, Castrovillari 14 aprile 1899; FDR mc.
3048 E 2/4.
603 Ib., lett. Bellizzi – Rinaldi, Castrovillari 25 novembre 1922.
604 Calogero Gusmano (1872-1935), cf DBS 150.
605 ASC F 973 Castrovillari, lett. Gusmano – Bellizzi, Torino 12 dicembre 1922 (copia
dattiloscritta).
606 Mons. Bruno Occhiuti, nato a San Procopio (Reggio Calabria) il 29 febbraio 1884, fu
eletto vescovo di Cassano Ionio l’11 novembre 1921; morì nel 1937.

8 Pages 71-80

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 359
“Castrovillari conta 10.000 abitanti, sede di Distretto militare, di Tribunale e Corte d’As-
sise, già Circondario, è una cittadina che si presta ad ogni sviluppo religioso, educativo,
sociale. In tutto il Circondario non vi sono altri Convitti di nessun genere; in tutta la pro-
vincia non c’è Congregazione Religiosa che si occupa dell’educazione cristiana della
gioventù. V’è linea ferroviaria che giungerà a Lagonegro…
Un’opera nostra colà sarebbe quanto mai opportuna perché Castrovillari si trova tra la Ba-
silicata e l’alta Calabria nell’interno. Converrebbe l’accettazione dell’opera, ma S. E. si
trova nella necessità che noi rileviamo pel prossimo anno scolastico il Pensionato, mentre
l’Ispettoria per assoluta mancanza di personale non è nella possibilità di farlo”607.
Nonostante che l’ispettore aggiungeva nella relazione al Rettor Maggiore che
per Castrovillari erano sufficienti per l’agosto 1927 due sacerdoti ed un chierico, la
proposta non fu accettata, come non lo fu quella di Rossano già esaminata.
71. San Giorgio Morgeto (1899)
Il sindaco di San Giorgio Morgeto (Reggio Calabria), G. Oliva, il 23 giugno 1899
chiese a don Rua di fondare un istituto salesiano nel paese per il bene della gioventù e
per la sua realizzazione poneva a disposizione un ex convento dei padri Domenicani:
“Essendo venuto a conoscenza che i Molto Reverendi Padri dell’ordine di V. S. R.ma
avrebbero intenzione di fondare in questa Provincia un istituto ed all’uopo andavano in
cerca di un locale, ci siamo fatto premura offrire un vasto edificio scrivendo al Sig. Di-
rettore del Real Collegio Capizzi in Bronte608. Quell’egregio Signore gentilmente si
compiacque risponderci che ogni trattativa bisognava farla con V. S. Rev.ma Superiore
generale dell’Ordine e perciò mi rivolgo a Lei.
Il paese più alto di questa provincia è S. Giorgio; si gode aria mite e saluberrima; tutti gli
agi necessari della vita si trovano ed a prezzi piuttosto miti; si è uniti al resto del Circon-
dario con viabilità comodissime.
L’Amministrazione Comunale è proprietaria di un vasto convento dei soppressi Padri
Domenicani. Era sede provinciale con studentato e noviziato, e quindi il locale è addirit-
tura immenso, mantenuto relativamente bene; è annesso inoltre un bel giardino e nel
gran cortile del chiostro scorre l’acqua potabile in una apposita fontana.
L’Amministrazione sarebbe dispostissima a cedere tale stabile se avesse la fortuna che i
Padri dell’Ordine di V. S. Rev.ma volessero impiantarvi un qualsiasi istituto. Io a nome
dell’intera cittadinanza, di cui mi sento interprete, la prego vivamente voler prendere a
cuore tale proposta pel bene della gioventù di questo Comune e del paese intiero.
Se potrà disporre che un qualche suo dipendente di fiducia venisse a vedere il locale ed il
sito specialmente di esso, senza dubbio ne resterebbe contento. Sono certo che mi ono-
rerà di un riscontro”609.
Il riscontro del 26 giugno, però, fu negativo: “Rincresce; impossibile”.
607 ASC F 973 Castrovillari, Relazione di don Arnaldo Persiani, [Napoli] 25 giugno 1927
(il testo è dattiloscritto con aggiunte vergate a mano).
608 I Salesiani erano giunti nel 1892 e si ritirarono nel 1916. Nel 1899 il direttore era don
Bartolomeo Fascie (1861-1937), per cui cf DBS 121-122. Per Bronte (Catania) vedi ASC F
675 Bronte; Annali II 214-216.
609 ASC F 996 San Giorgio Morgeto, lett. Oliva – Rua, San Giorgio Morgeto 23 giugno
1899; FDR mc. 3131 D 11/12.

8.2 Page 72

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360 Francesco Casella
72. Amalfi (1899)
Il sindaco di Amalfi (Salerno), avv. Nicola Camera, il 14 agosto 1899 chiese a
don Rua la fondazione di un istituto per l’educazione della gioventù e possibilmente
una scuola di arti e mestieri:
“Molto Rev. Signore, è dovere di un amministratore pensare non solo al miglioramento
fisico dei suoi amministrati, al bene materiale del proprio paese, ma ancora più al mi-
glioramento morale. Convinto che una saggia e buona educazione, massime religiosa, sia
il mezzo più efficace per combattere il dilagarsi delle idee sovversive contro Dio e
contro ogni potere costituito ed entusiasta dell’ordine da lei diretto, che la Provvidenza
ha fatto sorgere mercé lo zelo dell’immortale D. Bosco in questo secolo per il bene della
umanità ho vagheggiato sempre l’idea di poter aver la fortuna di arricchire Amalfi di una
istituzione così benemerita.
A capo oggi dell’amministrazione, benché giovane di anni e di esperienza, l’idea di poter
avere in questa nostra città un istituto salesiano, che possa pensare all’educazione fisica,
morale e religiosa della nostra gioventù si fa sempre più strada nel mio pensiero, com-
prendendo di quanto vantaggio sarebbe per Amalfi.
Mi dirigo perciò a lei, degno successore del non mai compianto D. Bosco, perché voglia
con la usata sua cortesia favorirmi coll’indicarmi quali pratiche sarebbero necessarie
perché questa mia idea divenisse realtà, cioè quali sarebbero le richieste di cotesto Or-
dine, quali gli scopi che si prefiggerebbe per Amalfi, dove all’educazione ed istruzione
intellettuale dovrebbe andare congiunta una scuola di arti e mestieri.
Le assicuro fin d’ora che questa popolazione d’indole buona, mite, dedita al lavoro rica-
verebbe gran bene da una tale istituzione, massime la gioventù che avrebbe il mezzo
d’imparare un’arte o mestiere e che Sua E. l’Arcivescovo610 appoggerebbe di tutto cuore
una tale proposta.
Fa d’uopo perciò che mi favoriate con un riscontro che mi sarà graditissimo con le più
minute e dettagliate notizie fiducioso di riuscire nell’intento e lieto che la mia ammini-
strazione avrà potuto arrecare tanto bene a questa diletta città nativa”611.
Don Durando rispose il 28 agosto: “Ora non è possibile; speriamo più tardi, si
metta in corrispondenza con D. Cagliero”. La richiesta della fondazione di una
scuola, in effetti, venne ripresa dal nuovo sindaco di Amalfi, V. Di Salvi, che il 31
maggio 1901 scrisse a don Rua:
“Rev. mo D. Michele Rua, questa amministrazione è intenzionata d’impiantare in questa
città una scuola diretta dai PP. Salesiani.
Non conoscendosi le norme di codesta spettabile nobile istituzione, La prego vivamente
di compiacersi comunicarmi i regolamenti in proposito e che occorre per la istituzione
della scuola su indicata.
In attesa d’un gradito cortese riscontro la ossequio, anticipandone i ringraziamenti”612.
610 Mons. Enrico De Domenico, nato ad Avellino il 12 febbraio 1828, fu ordinato sacer-
dote il 5 aprile 1851; dottore in teologia insegnò nel seminario di Avellino e fu rettore della
chiesa di S. Andrea per 25 anni; eletto vescovo della diocesi di Marsi il 10 novembre 1884, fu
consacrato a Roma il 16 novembre; trasferito alla sede di Amalfi il 21 maggio 1894, morì il 17
giugno 1908; cf HC VIII 92, 369.
611 ASC F 965 Amalfi, lett. Camera – Rua, Amalfi 14 agosto 1899; FDR mc. 3022 A 4/6.
612 Ib., lett. Di Salvi – Rua, Amalfi 31 maggio 1901; FDR mc. 3022 A 7.

8.3 Page 73

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 361
Ancora una volta però si rispose negativamente e si dilazionò il tempo: “Rincresce,
ora impossibile. Si tenga in relazione con D. Marenco”, per cui da Amalfi non si scrisse più.
73. Gioia del Colle (1899)
La signora Grazia Sabato, vedova Cassano, di Gioia del Colle (Bari) il 4 set-
tembre 1899 chiese informazioni a don Rua per la fondazione di un’opera:
“Stimatissimo Direttore, si compiaccia V. S. R.ma farmi sapere se due Padri del loro Or-
dine potrebbero venire a Gioia del Colle a stabilirsi ed aprire una piccola Casa qui.
Si desidera conoscere quali sarebbero le condizioni per i detti due Padri spirituali. Come
pure qual è il loro ufficio che esercitano, infine si vorrebbe un programma.
Sarà compiacente ancora mandarmi il loro indirizzo per mettermi in corrispondenza. Mi
attendo un sollecito riscontro e per non incomodarla le racchiudo un francobollo…”613.
La risposta di don Durando dell’8 settembre fu negativa, ma un cooperatore sa-
lesiano di Terlizzi (Bari), il sig. Giacomo Marinelli, il 10 aprile 1903 scrisse a don
Rua riprendendo la proposta della signora Grazia Sabato, precisando anche la finalità,
il tipo di opera, il locale e la rendita:
“M. Rev.do D. Michele Rua, mi permetto di scriverle questa letterina, con la speranza
che la S. V. R.ma vorrà onorarmi di un breve riscontro.
Una pietosissima Signora di Gioia del Colle, in questa Provincia di Bari, cui è noto quale
prezioso coefficiente di bene rendono all’umanità ed alla nostra Cattolica Religione gli
Oratori Salesiani, per secondare una aspirazione intima dell’animo suo vorrebbe istituire
a sue spese un piccolo Oratorio nella sua patria per maggiormente animare il sentimento
della Fede, alquanto affievolito in questi tempi tristissimi. La predetta Signora vorrebbe
istituire una rendita annua di lire mille e fornire una casa col necessario per ospitare due
sacerdoti, i quali si occuperebbero di spiegare il S. Vangelo nelle feste domenicali, il Ca-
techismo e recassero i conforti religiosi a qualche moribondo, che purtroppo spesso tra-
passa senza alcuna assistenza.
Se la S. V. R.ma vorrà degnarsi rispondere a questa lettera io ne informerò subito la Si-
gnora, e nel caso che Ella trovasse accettabile la proposta io mi affretterò a metterla in
relazione diretta, onde stabilire tutte quelle modalità, che verranno a garantire nell’avve-
nire la continuazione dell’Opera pietosa.
Accludo a questa letterina il mio piccolo obolo come antico cooperatore e prego V. S.
R.ma di gradire i miei rispettosi ossequi e gli auguri migliori per queste SS. Feste”614.
Da un appunto autografo di don Rua sulla lettera si evince che don Durando fu
incaricato di esporre la proposta al Capitolo Superiore prima di rispondere. La seduta
si tenne il 27 aprile:
“Sono presentate le domande per varie case. Da Gioia del Colle presso Bari di un Si-
gnore che vuole istituire un Oratorio festivo. Da Sulmona che vorrebbero cederci un
grosso convento. Si risponde che non si può”615.
Don Durando comunicò la notizia negativa il primo maggio 1903.
613 ASC F 979 Gioia del Colle, lett. Sabato – Rua, Gioia del Colle 4 settembre 1899;
FDR mc. 3071 A 12 – B 1.
614 Ib., lett. Marinelli – Rua, Terlizzi 10 aprile 1903; FDR mc. 3071 B 2/3.
615 ASC D 869 Verbali Capitolo Superiore, Vol. I, f 207v, seduta del 27 aprile 1903; FDR
mc. 4343 E 10.

8.4 Page 74

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362 Francesco Casella
74. Sepino (1900)
Il sig. Amante Volpe di Sepino (Campobasso), che faceva parte dell’ammini-
strazione comunale, il 30 gennaio 1900 scrisse a don Rua per chiedergli di riaprire il
ginnasio, chiuso ormai da cinque anni, che funzionava nell’ex convento dei France-
scani, sede che ora l’amministrazione comunale poneva a disposizione della congre-
gazione salesiana:
“Ill.mo Sig. Direttore, conoscendo quale sviluppo morale e materiale codeste scuole Sa-
lesiane impartiscono alla gioventù studiosa e lavoratrice, mi è sorta una idea; mi prendo
perciò la libertà di comunicarla a Lei, nella piena fiducia che vorrà farvi buon viso.
Esiste in questo paese un vasto Convento [dei Frati Minori] con distanza dall’abitato per
due chilometri circa, ed avente un giardino attiguo, esteso per due moggia circa. Fino a
cinque anni fa vi si tennero le scuole ginnasiali a cura di professori del luogo, ma poscia
le vicissitudini dei tempi concorsero a far rimanere quel fabbricato quasi disabitato, es-
sendovi alla custodia di esso uno o due Laici.
E poiché l’unico ginnasio di questa vasta [contrada] è solo quello di Campobasso, viene
di conseguenza reclamata la riapertura di questo di Sepino. Senonché i professori d’una
volta, inoltrati negli anni, non vogliono più occuparsi della bisogna.
Non potrebbe Lei installarvi le scuole Salesiane? Tutto daremmo gratis, locali, giardino,
Chiesa; questo da parte del Municipio; da parte poi della cittadinanza, questa sarebbe
pronta ad imporsi dei sacrifici qualora tutto riuscisse per bene.
Se quindi la S. V. Ill.ma potesse darmi la speranza per la realizzazione del mio sogno mi
onori di un cenno di risposta”616.
La risposta del 2 febbraio di don Durando mentre da una parte diceva che per
allora era impossibile, dall’altra offriva una lontana speranza per un impianto dopo
l’anno 1905. Il sig. Amante Volpe, tuttavia il 26 luglio 1900 scrisse nuovamente a don
Rua:
“… Mi perdonerà se io torno ancora a parlarle dell’oggetto della mia lettera, giacché
un’idea fissa mi dice che questo mio sogno deve realizzarsi presto. Sarà ispirazione di-
vina che mi procura questi bei sogni, certa cosa è che oggi il pensiero che assurge sugli
altri in me è la scuola Salesiana.
Né creda che io mi sia dato per vinto dopo la sua lettera d’una lontana speranza, che anzi
mi sono dato vieppiù da fare, tanto da poterle offrire migliorata la nostra offerta colla
cessione completa del Convento, giardino e Chiesa da parte del Municipio e coll’ag-
giunta di un sussidio annuo da parte di quest’ultimo. Il locale che noi offriamo non
manca di nulla, ciò che ci affida a ben sperare…”617.
Don Rua annotò sulla lettera: “D. Durando ringrazi della buona notizia e dica
che ciò che potrebbe facilitare sarebbe l’affidamento delle scuole, tutte o parte,
a qualche Salesiano”. Nella risposta del 28 settembre don Durando aggiunse nuo-
vamente che bisognava attendere qualche anno, ma il 14 ottobre il sig. Volpe ripro-
pose la sua istanza, dopo avere portato a conoscenza dell’amministrazione comunale
la sua idea, che era stata “accolta benevolmente”. Nel chiudere la lettera il sig. Volpe
scriveva:
616 ASC F 998 Sepino, lett. Volpe – Rua, Sepino 30 gennaio 1900; FDR mc. 3142 A 8/9.
617 Ib., lett. Volpe – Rua, Sepino 26 luglio 1900; FDR mc. 3142 A 10/11.

8.5 Page 75

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 363
“E perché Lei possa determinarsi di farci contenti, nel più breve tempo possibile, ho
fatto rilevare la località con fotografie che mi onoro d’inviarle, perché possa formarsi
una idea della sua bella posizione.
La prego a non indugiare nel volerci dare una decisiva, di fronte alla buona disposizione
di questa cittadinanza che aspetta con ansia febbrile la istituzione delle scuole da Lei di-
rette e che tanto vantaggio apportano”618.
Don Rua il 23 ottobre portò la richiesta nella seduta del Capitolo Superiore:
“Sono lette le proposte per aprire case… A Sepino Diocesi di Benevento dove i notabili
del paese ci offrono un convento di Francescani. Il Capitolo non le accetta specialmente
per mancanza di personale”619.
La risposta negativa, comunicata da don Durando il 28 ottobre, pose fine per al-
lora alla richiesta. Tuttavia l’amministrazione non depose del tutto l’idea di far sor-
gere il ginnasio con un convitto nel convento dei Francescani, tanto che agli inizi
degli anni 20 esercitò delle pressioni sui frati perché abbandonassero il convento e
contemporaneamente, tramite don Francesco Antolisei620 e l’ispettore della napole-
tana don Arnaldo Persiani621, rinnovò l’offerta al Rettor Maggiore dei Salesiani.
In seguito a ciò il 31 gennaio 1923 il Ministro Generale dell’Ordine dei Frati
Minori, padre Bernardino Klumper, di fronte alla paventata minaccia che “quella Am-
ministrazione pare che si voglia avvalere del movimento fascista per obbligare i Reli-
giosi miei ad abbandonare il Convento se non bonariamente almeno con la forza”,
scrisse una vera e propria diffida al Rettor Maggiore don Filippo Rinaldi, affinché
non accettasse l’offerta del comune di Sepino:
“Ora credo bene notificare alla S. V. R.ma che il menzionato Convento, stato sempre
pertinenza del mio Ordine e passato in possesso del Municipio a causa della legge di
soppressione, presentemente è abitato dai miei Religiosi in forza di un regolare contratto
di affitto per 29 anni, ond’è che l’Ordine dei Frati Minori può vantare sul medesimo di-
ritti di ordine canonico e civile; diritti ai quali non intende né può rinunziare.
Laonde se da parte dell’Amministrazione Comunale di Sepino Le perverranno offerte e
richieste al riguardo saprà regolarsi, senza esporsi al pericolo di offendere in nulla il di-
ritto dell’Ordine che io debbo difendere”622.
Da una lettera del 7 febbraio 1923 del procuratore generale don Francesco To-
masetti623 al segretario generale don Calogero Gusmano si apprende che la risposta
del Rettor Maggiore fu comunicata anche al comune di Sepino ed all’ispettore sale-
siano di Napoli ed aggiungeva: “Può assicurare i Capitolari tutti che né lo scrivente,
né D. Persiani, né altri hanno preso in seria considerazione l’offerta”624.
618 Ib., lett. Volpe – Rua, Sepino 14 ottobre 1900; FDR mc. 3142 A 12.
619 ASC D 869 Verbali Capitolo Superiore, Vol. I, f 18, seduta del 23 ottobre 1900; FDR
mc. 4243 B 1.
620 Raffaele Antolisei (1872-1950), cf DBS 19-20.
621 Arnaldo Persiani (1874-1943), cf DBS 218.
622 ASC F 998 Sepino, lett. Klumper – Rinaldi, Roma 31 gennaio 1923, prot. n. 3 (testo
dattiloscritto su carta intestata).
623 Francesco Tomasetti (1868-1953), cf DBS 271-272.
624 ASC F 998 Sepino, lett. Tomasetti – Gusmano, Roma 7 febbraio 1923.

8.6 Page 76

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364 Francesco Casella
75. Sorrento (1900)
L’arcivescovo di Sorrento (Napoli), mons. Giuseppe Giustiniani625, cooperatore
salesiano, il 23 aprile 1900 scrisse a don Rua, affinché accettasse l’offerta di un suo
canonico per la quale aveva espresso un parere favorevole don Tommaso Chia-
pello626, direttore dell’istituto salesiano di Castellammare di Stabia:
“Rev.mo D. Rua, il Canonico Sig. Giuseppe di Maio, mio diocesano e Canonico di
questa Metropolitana, avendo intenzione di lasciare la sua casa, ampia di tre piani, collo-
cata nel centro di questa città, per opere di carità di natura educativa, donò essa casa e
giardini annessi alle Figlie della Carità. Ma queste hanno dovuto rinunziare alla dona-
zione non trovandovi convenienza.
Ora il Can. di Maio, uomo di vita edificantissima, torna al medesimo proposito spinto
dalla sua gran carità. Quindi invitò, è oggi un bel mese, il P. Chiapello di codesto bene-
merito Istituto Salesiano in Castellammare627; gli mostrò la casa ed i giardini, disposto a
donare ai Suoi Salesiani il fondo, quando lo trovassero adatto alle opere in cui Dio si
degna di fare tanto bene per il mondo. Venuto di persona esso P. Ciapello stimò buona la
casa ed adattabile uno dei due giardini all’opera di Oratorio festivo per i bambini del po-
polo, di che si sente stremo bisogno qui. Disse però che avrebbe a V. P. domandato fa-
coltà di accettare la donazione e nei modi e regole da determinare. Sin ora niuna deter-
minazione.
A me importa sapere se V. P. accetta, perché non vada perduto quel bene e non rimanga
infruttuosa la generosa offerta del Can. di Maio. E però prego V. P. nella carità di Gesù
C. di decidersi per l’affermativa, perché abbia pur io, antico Cooperatore Salesiano, a
sperimentare i salutari successi dei Suoi eroici figliuoli”628.
Don Durando con lettera del 24 aprile disse che la proposta sarebbe stata presa
in considerazione verso la fine del mese di maggio, poiché don Rua era assente. In
realtà la richiesta dell’arcivescovo di Sorrento fu discussa nella seduta del 29 maggio
1900 del Capitolo Superiore:
“Si legge una lettera dell’Arcivescovo di Sorrento il quale ci espone come un suo cano-
nico abbia fatta donazione alle Figlie della Carità di una sua bella casa a tre piani con
giardino. Avendo queste suore creduto bene rinunciare alla donazione, il canonico l’offre
625 Mons. Giuseppe Giustiniani, nato a Napoli il 19 marzo 1835, fu ordinato sacerdote il
18 settembre 1858; dottore in teologia presso il Collegio dei teologi napoletani il 6 dicembre
1875 divenne lettore di teologia nel liceo arcivescovile di Napoli, quindi parroco per 7 anni
della chiesa di S. Caterina, poi vicario curato della chiesa metropolitana per due anni, infine
canonico e rettore del seminario arcivescovile; eletto vescovo di Sorrento il 7 giugno 1886, fu
consacrato a Roma il 13 giugno; morì il 2 luglio 1917; cf HC VIII 530.
626 Tommaso Chiapello, nato a Bernezzo (Cuneo) il 17 luglio 1864; fece la vestizione
chiericale a Cuneo il 28 giugno 1878; emise la professione perpetua dei voti religiosi il 12 set-
tembre 1885 a Valsalice; fu ordinato sacerdote a Torino il 24 settembre 1887; fu direttore a Fra-
scati Villa Sora (1896-1898), a Castellammare di Stabia (1898-1904), a Caserta (1904-1906);
morì tragicamente per mano dei nazisti vicino Caserta il 28 settembre 1943; cf Nicola NAN-
NOLA, Nella luce di don Bosco. Don Tommaso Chiapello. Caserta 1988.
627 La casa era stata aperta nel 1894.
628 ASC F 999 Sorrento, lett. Giustiniani – Rua, Sorrento 23 aprile Anno Santo [1900];
FDR mc. 3144 C 1/2.

8.7 Page 77

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 365
ai Salesiani, desideroso dopo tanti anni che è cooperatore di vedere esauditi i suoi voti.
D. Chiapello direttore di Castellammare è andato, per suo invito, a visitare il locale. In
tutti i modi desidera che le trattative si svolgano in modo che in caso di nostro rifiuto,
questo stabile rimanga almeno a vantaggio della Diocesi.
Il Capitolo non è propenso all’accettazione, tuttavia per deferenza fa scrivere a D. Chia-
pello per avere una relazione. È un progetto che non ci conviene avendo vicini altri col-
legi”629.
Don Durando scrisse a don Tommaso Chiapello il 31 maggio e questi rispose il
2 giugno:
“Rev.mo Sig. D. Durando, si trova qui da ieri sera il nostro venerato Ispettore D. Ma-
renco di ritorno da Taranto. Quando mi arrivò la carissima sua del 31 p. maggio io già
avevo accennato a Lui, come pure al Sig. D. Rua, quando fu qui di passaggio, la conve-
nienza di fare una gita fino a Sorrento per dare una soddisfazione all’ottimo Can. di
Maio, che offre la sua casa per una fondazione Salesiana, ed a quel benemerito Arcive-
scovo che la caldeggia; quantunque in due nuove visite precedenti già mi sia persuaso
che la convenienza non vi sia per simile affare. Il Sig. Ispettore vedrà e riferirà al Sig. D.
Rua al più presto”630.
La visita a Sorrento dell’ispettore don Marenco non avvenne, per cui il canonico
di Maio il 3 luglio 1900 scrisse personalmente a don Rua per invitarlo ad accettare la
donazione a favore “dei figli del popolo”, proponendo nello stesso tempo le condizioni:
“Rev.mo Signore, il Sacerdote Giuseppe di Maio, Canonico della Cattedrale di Sorrento,
espone alla S. V. R.ma quanto segue.
Nella città di Sorrento, per quanto abbondino gl’Istituti diretti alla educazione religiosa e
civile delle fanciulle e giovanette povere, per altrettanto si fa desiderare un Istituto di
simil natura in pro dei figli del popolo, i quali tutto dì si veggono vagare per la città. Per
tale motivo l’esponente è venuto nella determinazione di adibire allo scopo summenzio-
nato un fabbricato di sua assoluta proprietà sito in città, e composto di tre piani con an-
nesso giardino, affidando la direzione dell’opera ai benemeriti Padri Salesiani dalla Si-
gnoria Vostra dipendenti.
L’esponente pertanto prega la S. V. R.ma ad accettare la proprietà in parola a titolo di do-
nazione fra vivi, la quale verrebbe regolata dai seguenti patti e condizioni:
1° Il donante si riserva il secondo piano del fabbricato per uso di sua abitazione, durante
la sua vita naturale, facendo notare che egli già conta anni 72.
2° Si riserva una metà dell’annesso giardino, con facoltà ai donatarii di poter spiantare
l’altra metà a loro piacimento.
3° Si riserva una pensione di £. 800,00 annue; la quale pensione alla morte del donante,
si risolverebbe nell’onere della celebrazione in perpetuo di due messe mensili.
4° Il contributo fondiario e le spese del rogito rimarrebbero tutte a carico dei donatarii.
Queste sarebbero le condizioni sommarie. L’esponente spera che la Signoria Vostra vorrà
benignarsi di accettare la proposta nel modo espresso di sopra, per passare così immedia-
tamente, coll’aiuto del Signore, all’attuazione della pia opera cotanto reclamata dalla
condizione del paese”631.
629 ASC D 869 Verbali Capitolo Superiore, Vol. I, f 179, seduta del 29 maggio 1900;
FDR mc. 4243 A 1.
630 ASC F 999 Sorrento, lett. Chiapello – Durando, Castellammare 2 giugno 1900; FDR
mc. 3144 C 3.
631 Ib., lett. di Maio – Rua, Sorrento 3 luglio 1900; FDR mc. 3144 C 4/6.

8.8 Page 78

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366 Francesco Casella
Un appunto autografo di don Rua sulla lettera dice: “D. Durando combini ri-
sposta con D. Rua”, intanto il 12 luglio don Tommaso Chiapello con una sua lettera
accompagnò quella del canonico, esprimendo le sue perplessità dopo aver conosciuto
le condizioni:
“Rev.mo e carissimo Padre in G. C., accompagno con questa mia la proposta che fa il
Rev. Can. di Maio di Sorrento.
Quando fu qui l’Ispettore D. Marenco per la visita, il tempo cattivo impedì anche a lui di
poter visitare il locale in parola. Quanto a me non saprei dirle se vi sia o no la conve-
nienza. Ella potrà quindi far rispondere all’Arcivescovo di Sorrento e al Can. di Maio
come Le parrà meglio. Io sentito le condizioni non ho lasciato molte speranze che si
possa concludere l’affare”632.
In seguito a ciò don Durando il 28 luglio rispose al canonico: “Rincresce; pro-
posta non accettabile”. Tuttavia il 25 gennaio 1906 l’arcivescovo di Sorrento, mons.
Giuseppe Giustiniani, dopo avere ricordato che aveva inviato la sua adesione per il
congresso di Lima dei cooperatori salesiani633, rinnovò la richiesta per la fondazione
dell’oratorio, usufruendo della donazione che voleva fare il canonico di Maio. L’arci-
vescovo, poi aggiungeva:
“Voglia Dio che qui fatta una Casa Salesiana, vi si possa aprire un Collegio per Corsi
Tecnici e così tirarsi i duecento giovani che, da tutti i Comuni dell’Archidiocesi, vanno
all’Istituto Nautico governativo, ove perdono la fede ed il buon costume; né noi è mai
riuscito di farvi penetrare un prete per impiantarvi la Croce. Le madri ne tremano, io ne
piango, ma che farci se non vi è un Istituto buono che lo surroghi?
È pur vero, noi a Sorrento non si è un gran centro; siamo in meno che diecimila; ma ora
inaugurata la tranvia elettrica, si può facilmente avere i lontani ogni dì alla scuola. Siamo
però una città gentile, deliziosa, visitata da 60 mila forestieri ogni anno; incantevole ri-
viera, aria eccellente, che trae mezzo mondo a deliziarsi. Perché non farne un centro Sa-
lesiano, come Dio ha fatto per tante altre città?”634.
A questa lettera fu risposto il 2 febbraio, cercando probabilmente di prendere
tempo, perché la corrispondenza dovette continuare. Infatti l’11 agosto mons. Giu-
seppe Giustiniani sollecitava ancora una risposta dall’ispettore di Napoli don Giu-
seppe Scappini in merito alla donazione del canonico, “per avere libera la proprietà
per Novembre”635 da coloro che l’avevano in fitto.
La proposta non ebbe seguito, tuttavia, da parte del sac. Nicola Gargiulo vi fu
ancora una proposta di fondazione, il 9 agosto 1941, in località S. Agnello, vicino a
Sorrento, che fu rimessa il 14 dello stesso mese all’ispettore di Napoli don Giuseppe
Festini636.
632 Ib., lett. Chiapello – Rua, Castellammare 12 luglio 1900; FDR mc. 3144 C 7.
633 Annali, III 625-631.
634 ASC F 999 Sorrento, lett. Giustiniani – Rua, Sorrento 25 gennaio 1906; FDR mc.
3144 C 8/11.
635 Ib., lett. Giustiniani – Scappini, Sorrento 11 agosto 1910; FDR mc. C 12.
636 Ib., Appunto dattiloscritto, che non specifica la richiesta.

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 367
76. Spilinga (1900)
Il chierico salesiano Michele Purita637, dopo aver trascorso un periodo di va-
canze nel suo paese natale, il 17 ottobre 1900, dalla casa di Alvito che era stata ap-
pena aperta, scrisse a don Rua sia in merito alla richiesta che veniva fatta dalla dio-
cesi di Tropea (Catanzaro): “… un Collegio Salesiano sarebbe la salvezza di Tropea e
di tutta la diocesi”, sia per sostenere la fondazione di un istituto salesiano a Spilinga
(Catanzaro):
“Un’altra proposta viene da Spilinga mio paese. Anche là vogliono un Istituto Salesiano
e per averlo concorre il Municipio, il Clero e il popolo. Riguardo a questo il Consiglio
Municipale m’incaricò di esporre a Lei le condizioni che esso offre e fargli poi sapere
che cosa Lei ne pensa; che se Lei darà almeno una possibilità che a Spilinga si possa
aprire una casa, il Municipio ne farà formale domanda a Lei; vuole però certezza o al-
meno probabilità che questa sua domanda venga accettata.
Le condizioni sono queste. Un privato, il Cav. Micchi, offre il terreno necessario pel Col-
legio; il Municipio offre £. 2.000 annue per sempre, che forse potrebbero aumentarsi
fino a 3.000 annue, e di più £. 1.000 annue per tutto il tempo che durano i lavori di co-
struzione e d’impianto. Il popolo ed il clero concorrerà (sic!) certamente e non poco,
perché nelle opere di carità, quando vogliono, sono generosi. Da parte nostra dobbiamo
dare gratis le sole tre prime classi elementari.
Spilinga, a cinque o sei chilometri ad oriente di Tropea, è posta in una bellissima posi-
zione: aria ottima, acqua buona, mercato buono e a prezzo discreto; conta più di 3.000
abitanti, la maggior parte contadini, ma ha pure molti studenti ed è circondata da molti
villaggi grossi e piccoli.
Secondo me si potrebbe fare così: mettere un Collegio col ginnasio a Tropea e una suc-
cursale colle sole classi elementari a Spilinga. La ferrovia dista da Spilinga non più di
un’ora di carrozza.
Qualunque sia la sua intenzione, abbia la bontà di rispondermi, Sig. D. Rua, special-
mente per ciò che riguarda Spilinga, perché io stesso ho promesso al Sig. Sindaco che
avrei dato loro una qualche risposta. Se l’unica difficoltà derivasse dalle condizioni, può
dirmi che cosa desidererebbe di più nella pensione annua o in altro ed io lo scriverò loro,
affinché provvedano, se davvero vogliono il Collegio Salesiano.
Come sarei fortunato se potessi ottenere che nel mio paese vi fosse una Casa Salesiana!
Abbia compassione, amato Padre, di quei paesi abbandonati da tutti, cattivi solo perché
nessuno si prende cura di educarli, istruirli e farli buoni!”638.
Un appunto autografo di don Rua sulla lettera: “D. Durando, manca il personale
sia per Tropea, sia per Spilinga”, fu la base della risposta del 21 ottobre, che rinviava
637 Michele Purita, nato a Carciadi di Spilinga (Catanzaro) il 21 gennaio 1878, entrò nel
collegio di Roma S. Cuore il 13 ottobre 1894 e fece il noviziato a Foglizzo (1895-1896), rice-
vendo la vestizione clericale per le mani di don Rua; emise la professione perpetua dei voti re-
ligiosi a Torino-Valsalice il 17 aprile 1898 e fu ordinato sacerdote a Smirne il 25 febbraio
1905; fu direttore a Bari (1910-1911), Adalia in Turchia (1914-1915), Perosa Argentina in pro-
vincia di Torino (1917-1919), Cagliari (1920-1931), Perugia (1931-1937) e L’Aquila (1937-
1945); è morto a Gualdo Tadino (Perugia) l’11 aprile 1960.
638 ASC F 999 Spilinga, lett. M. Purita – Rua, Alvito 17 ottobre 1900; FDR mc. 3151 C
7/10, e mc. 3144 D 12 – E 1 (testo in fotocopia). La lettera originale si trova in ASC G 001
Tropea.

8.10 Page 80

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368 Francesco Casella
la proposta per quattro anni. Ma il parroco di Fitili (Catanzaro), don Antonio Purita,
decurione dei cooperatori salesiani, del quale il chierico Michele Purita era il cugino,
il 15 novembre 1900 scrisse a don Rua sia per descrivere il modo con cui era sorta
l’idea di un collegio a Spilinga che per sollecitarne l’attuazione:
“Rev.mo Signore, conosco che è disposta contentare i santi desiderii di tutto il popolo di
Spilinga, mia patria d’origine, e ne godo immensamente, tanto maggiormente che ispira-
tore della buona idea di fare domanda alla Congregazione Salesiana per istituire un col-
legio in Spilinga sono stato io stesso.
Però mi duole sentendo, che differisce ad altri quattro anni tale opera. Sua Signoria
Rev.ma si benigni di sentire com’è sorto tal desiderio e giudichi se venne proprio da Dio.
E ciò che viene da Dio, la S. S. Rev.ma m’insegna, non devesi procrastinare.
Non le parlo dei Cooperatori Salesiani che primi in queste parti fiorirono in Spilinga,
donde alle opere Salesiane ne sono venute in pochi anni un migliaio di lire e se si diffu-
sero in Parghelia, Zaccanopoli, Fitili ed altri paesi vicini a questi fu da Spilinga che partì
l’abbrivo. Non parlo come cinque o sei figli di Spilinga bevono alle sorgenti Salesiane
nei collegi di Catania, Roma e Torino e due o tre ne resteranno in Congregazione per ac-
crescere, speriamo con buon frutto, il numero dei figli di D. Bosco. E le dico solo che ar-
rivato io là per una visita di congedo al mio cugino Salesiano Michele Purita, accennato
appena che si avrebbe potuto avere un Collegio in Spilinga ai capi del Comune, dap-
prima ne dubitarono come di cosa impossibile, ma poi rassicuratisi della possibilità della
cosa, in meno di mezz’ora si diffuse l’idea, tutti accogliendola favorevolissimamente. Si
radunarono i componenti la giunta Municipale, il dottore Medico, il Segretario Munici-
pale, l’Ufficiale postale e telegrafico, molti consiglieri e molti Signori; si mise mano a
fare proposte, offerte e piani… [elenca quindi le condizioni già esaminate con l’aggiunta
di porre l’istituto e la chiesa, che si sarebbero costruiti, sotto il patrocino di S. Michele
Arcangelo, particolarmente venerato a Spilinga].
Rev.mo Sig. D. Rua è il Santo di cui Ella porta il nome, che vuole quest’opera in sua
glorificazione e a salvamento di questo paese che Egli predilige. Accetti quindi benigna-
mente la domanda del Municipio, abbrevi il termine per accontentarli questi buoni fedeli
e se ne troverà contento; anzi solleciti l’opera mandando qualche incaricato per esami-
nare il locale e le proposte e gioverà pure ad infervorare il gran numero di cooperatori
che già si trovano”639.
La risposta del 28 novembre fu negativa, ma il parroco di Fitili scrisse di nuovo
il 18 dicembre, elencando i motivi che secondo lui consigliavano l’installazione del-
l’opera a Spilinga:
“Rev. mo Padre, permetta che ancora la disturbi con parlarle dello stabilimento di case
dei suoi in queste parti.
In Spilinga starebbero contenti che accettasse di aprire la Scuola per le sole classi ele-
mentari per adesso. Con ciò contentasse quel fervente popolo, facendo un po’ di bene in
queste abbandonate plaghe d’Italia; vigilasse per l’incremento dell’opera, che principie-
rebbe in un momento assai opportuno; potesse attirare colla presenza dei suoi alquanti di
questi aspiranti al clericato che militassero nelle file della sua Congregazione; e anco per
le Missioni potesse fare qualche acquisto. Questi mi sembrano giusti motivi, perché si
decida ad affrettare l’opera in parola.
La avverto che i buoni, con a capo il Vescovo, desiderano presto i Salesiani in Tropea
anco per l’installazione dell’oratorio festivo, aggiungendo poi il resto a poco a poco,
come sarà possibile ed opportuno.
639 ASC F 999 Spilinga, lett. A. Purita – Rua, Fitili, 15 novembre 1900; FDR mc. 3144 E 2/5.

9 Pages 81-90

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9.1 Page 81

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 369
Il Santo Bambino la conforti di tutte le sue benedizioni in queste prossime feste e la de-
termini a contentare i santi nostri desiderii.
Riguardo al Bollettino Salesiano debbo dirle che da un anno e più non viene quantunque
un po’ mi sia impegnato per l’incremento delle opere Salesiane e mi abbia il diploma di
Decurione. Le altre copie dirette qua in Fitili, la Direzione può meglio impiegarle,
perché quasi tutti e cinque emigrati in America”640.
La risposta del 30 dicembre: “Rincresce, impossibile”, pose fine alla corrispon-
denza.
77. Manfredonia (1900)
Il vescovo di Manfredonia (Foggia), mons. Pasquale Gagliardi641, già in corri-
spondenza con don Stefano Trione, il 15 dicembre 1900 gli propose una fondazione
salesiana a Manfredonia, perché si dedicasse alle scuole di arti e mestieri ed al mini-
stero pastorale:
“R.do Padre, di riscontro all’ultima Sua del 17 novembre u. s. dopo maturo esame, sarei
a proporle quanto segue.
Avrei presso questo mio Sacro Seminario un locale di un ex Convento di Francescani,
che dovrebbe essere solo riattato per la istallazione di una Famiglia religiosa. Ivi sono tre
ampi vani scoperti da poter servire per officine, laboratorio, o altro uso che Loro cre-
dono, cinque stanzette, il refettorio e la cucina; vi è altresì annessa la Chiesa con sacre-
stia e comunicazione interna, che sarebbe a Loro disposizione.
Se credono di poter accettare l’invito di cui La prego, potrebbero istituire quivi delle of-
ficine di arti e mestieri, o laboratori, o quel che Loro meglio parrebbe per la salvezza
delle anime, cui senza dubbio anche qui, come altrove, con apostolico zelo sarebbero in-
tenti.
Se inoltre con un contratto perpetuo o temporaneo potessero somministrarmi l’insegna-
mento nelle cinque classi ginnasiali del Sacro Seminario, conforme ai programmi appro-
vati dal Governo (giacché frequentano dette classi anche secolari esterni che alla fine
dell’anno danno gli esami in Ginnasi governativi), sarei tanto più lieto, facendo però rile-
vare che la loro Casa sarebbe distante dal Seminario per il breve spazio di una piazzetta,
che quindi Loro sarebbe menomo l’incomodo, e che Loro sarebbe assegnato per questo
una soddisfacente retribuzione annua, sulla quale potrebbero fare insegnamento.
Aggiungo che in questi paesi ed in particolare in questa mia Archidiocesi vi è da fare
molto bene e mancano operai che lavorino nella vigna del Signore, e ciò è senza dubbio
Loro di maggiore sprone ed incoraggiamento al lavoro apostolico, all’opera della sal-
vezza delle anime; perciò officiando nella Chiesa che è in ottimo stato in Città e potendo
prestare l’opera del Loro ministero nei vicini paesi, si avrebbe un altro considerevole
mezzo di sussistenza dagli introiti che per dette opere si ricaverebbero; finalmente la
640 Ib., lett. A. Purita – Rua, Fitili 18 dicembre 1900; FDR mc. 3144 E 6/7.
641 Mons. Pasquale Gagliardi, nato a Tricarico (Matera) il 10 dicembre 1859, fu ordinato
sacerdote a Roma il 22 dicembre 1883; dottore in teologia e diritto divenne rettore della chiesa
di S. Maria delle Grazie di Benevento e professore di filosofia nel locale seminario; eletto ve-
scovo di Manfredonia il1 9 aprile 1897, fu consacrato a Roma il 25 aprile; trasferito alla sede
titolare arcivescovile di Lemnos nelle isole Stalimene il primo ottobre 1929, morì l’11 di-
cembre 1941; cf HC VIII 522.

9.2 Page 82

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370 Francesco Casella
Casa, di cui sopra, sarei disposto a cederla in perpetua proprietà dell’Istituto, come pure
l’uso dell’annessa Chiesa.
In attesa di Suo gentile riscontro, mi fo ad ossequiare distintamente il Suo Rev.mo Supe-
riore, disposto a mandare ulteriori schiarimenti occorrendone”642.
Don Trione consegnò la lettera a don Rua con questo appunto: “R.mo Sig. D.
Rua, eccole proposta più concreta di Mons. Arcivescovo di Manfredonia. Favorisca
far rispondere qualche cosa”. La richiesta dell’arcivescovo fu esaminata nella seduta
del 14 gennaio 1901 del Capitolo Superiore, che espresse parere negativo: “Da Man-
fredonia si offre l’apertura di una casa: meglio da Bari facesse la domanda”, per cui il
15 gennaio fu comunicato a mons. Pasquale Gagliardi che non era possibile.
Tuttavia tra il 1939 ed il 1940 l’arcivescovo di Manfredonia, mons. Andrea Ce-
sarano, tornò ad insistere per avere i Salesiani, cui voleva affidare la chiesa “Stella
del Mare” da erigersi in parrocchia, nell’attesa della costruzione della nuova chiesa
parrocchiale da dedicare a San Michele Arcangelo. La trattativa si concluse positiva-
mente, perché dopo il consenso di mons. Cesarano del 18 novembre 1940 e il re-
scritto della Santa Sede dell’8 gennaio 1941, il Rettor Maggiore don Pietro Ricaldone
eresse canonicamente la casa di Manfredonia il 22 gennaio 1941, che si dedicò alla
parrocchia ed all’oratorio.
Non tardarono, però, a manifestarsi gravi problemi per il mantenimento e lo svi-
luppo dell’opera, per cui l’ispettore don Giuseppe Festini il 27 luglio 1943 rimise la
parrocchia nelle mani dell’arcivescovo, il quale si oppose alla restituzione con lettera
del 15 agosto 1943. Si sviluppò allora una complessa ed articolata vicenda, che durò
fino al 1945, anno in cui la casa di Manfredonia fu soppressa643.
78. Santa Maria Capua Vetere (1901)
Il canonico Giacomo Cantone di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), già in re-
lazione con don Rua, ma la documentazione non si è trovata, il 31 gennaio 1901
scrisse ancora una volta per la fondazione di una casa:
“Reverendissimo Padre, quattro anni fa promise che dopo due anni mi avrebbe fatto co-
noscere qualche cosa per l’opera de’ Salesiani da impiantarsi in S. Maria Capua V.
Ora mi si presenta una occasione di un casamento lo più spazioso edificato sopra due
moggia di terreno con annesso giardino di mezzo moggio. Se V. R. vuole accettarlo ab-
biamo pronto il danaro per farlo comprare”644.
In seguito alla risposta negativa del 4 febbraio la proposta non ebbe più seguito.
642 ASC F 701 Manfredonia, lett. Gagliardi – Trione, Manfredonia 15 dicembre 1900.
643 Per la documentazione relativa agli anni 1939-1945, cf ASC F 701 Manfredonia.
644 ASC F 997 Santa Maria Capua Vetere, lett. Cantone – Rua, S. Maria Capua V. 31
gennaio 1901; FDR mc. 3137 D 7.

9.3 Page 83

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 371
79. Laurino (1901)
L’arciprete curato della chiesa di S. Biagio in Laurino (Salerno), cooperatore sa-
lesiano, il canonico Pasquale Gandiani, il 16 maggio 1901 scrisse a don Rua per la
fondazione di un ospizio per il quale si poneva a disposizione un ex convento delle
carmelitane:
“Molto R.do Signore, molto si conosce in queste parti meridionali d’Italia quanto bene
arreca ai popoli, massime alla gioventù, la Congregazione fondata da D. Bosco, di cui
Lei fu degnissimo successore; e poiché nei tempi che volgono specialmente per la grossa
indifferenza in religione, il Parroco sente preciso bisogno di cooperatori zelanti…; pen-
savo ieri l’altro fra me che i soli figli di D. Bosco potrebbero qui immensamente giovare.
Mi apersi col Sindaco riservatamente ed egli approvò la mia idea non solo, ma mi fa vive
premure di farne formale invito alla S. V. R.da, promettendomi che qualora Lei accet-
tasse di portare anche fra noi la ricchezza religiosa, scientifica e morale, che sparge fra
tanti popoli, farebbe offrire gratis dal Municipio il Monastero delle soppresse monache
carmelitane dal titolo di S. Spirito.
Questo monastero, s’intende si dovrebbe ridurre a Ospizio, ma con poca moneta. Occupa
il punto più bello ed elevato del paese e lo domina; respira aria purissima ed ha due giar-
dini ai fianchi. L’acqua dal fonte pubblico potabilissima vi si potrebbe facilmente por-
tare…
R.do Padre accolga benevolmente questa mia idea, molto caldeggiata ancora da questo
Sindaco, e vedrà che una grand’opera di carità verrebbe a comparire a vantaggio di
questi popoli, massime di questa gioventù, a preferenza della città ove trovasi altro per-
sonale che lavora a benefizio delle anime…”645.
Da un appunto autografo di don Rua si rileva che fu incaricato don Durando di
studiare la proposta. Nel frattempo il parroco il 30 maggio 1901 sollecitò da don Rua
una risposta646. La richiesta di Laurino fu discussa nella seduta del primo giugno del
Capitolo Superiore:
“A Laurino presso Salerno un parroco vorrebbe che occupassimo un piccolo convento di
Carmelitane, riducendolo ad uso ospizio. Non si può accettare”647.
Don Durando comunicò l’esito negativo il 3 giugno, ma il parroco di Laurino il
22 ottobre 1901, pressato anche dalla giunta municipale, rinnovò la richiesta648, alla
quale si rispose negativamente il 24 dello stesso mese.
Un ultimo tentativo, con la richiesta di una visita del luogo da parte di un inca-
ricato della congregazione, fu fatto dal parroco il 31 maggio 1905 “per disperdere un
po’ le tenebre da questi luoghi oscurati per la distanza dei grandi centri”649. La ri-
sposta negativa del 6 giugno, però, pose fine alla corrispondenza.
645 ASC F 982 Laurino, lett. Gandiani – Rua, Laurino 16 maggio 1901; FDR mc. 3080 B
3/5.
646 Ib., lett. Gandiani – Rua, Laurino 30 maggio 1901; FDR mc. 3080 B 6.
647 ASC D 869 Verbali Capitolo Superiore, Vol. I, f 190v, seduta del 1 giugno 1901; FDR
mc. 4243 B 12.
648 ASC F 982 Laurino, lett. Gandiani – Rua, Laurino 22 ottobre 1901; FDR mc. 3080 B
7/9.
649 Ib., lett. Gandiani – Rua, Laurino 31 maggio 1905; FDR mc. 3080 B 10 – C 1.

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372 Francesco Casella
80. Mesoraca (1901)
L’arcivescovo di Santa Severina, mons. Nicola Piccirillo650, il 22 dicembre 1901
scrisse a don Rua, affinché assecondasse la richiesta del sindaco di Mesoraca (Catan-
zaro), che domandava due Salesiani per il paese e per i quali poneva a disposizione
un “Ritiro”. L’arcivescovo, poi, non nascondeva il suo desiderio di veder sorgere un
istituto salesiano nella sua diocesi:
“Rev.mo Padre, non è guari il Sig. Sindaco di Mesoraca, paese della mia giurisdizione
Episcopale, mi dava la lieta novella che avendo questi, per mie ripetute esortazioni, di-
retta una domanda a V. Paternità, ovvero al Suo rappresentante in Roma, allo scopo di
veder destinati almeno per ora due Padri in un Ritiro, tenuto fino a due anni addietro dai
PP. Pii operai, si ebbe la seguente risposta “Noi non saremmo alieni da una fondazione
nelle Calabrie, tanto più che sappiamo essere pure tale il desiderio degli Ecc.mi Vescovi
Calabresi”.
Mio vivissimo desiderio sarebbe quello di avere in Diocesi un Istituto Salesiano, trovando
ora disposto il Consiglio Comunale di Mesoraca a cedere locali e porzioni di rendite. Ella
si benigni di disporre nella maniera che meglio crederà opportuna, mentre dal canto mio
non ometto di assicurarLa che da parte dei PP. Filippini non deve domandarsi rinunzia di
sorta, essendo il Ritiro in parola sin dalla sua fondazione, giusta risulta da Bolla Vesco-
vile, una corporazione secolare autonoma, dipendente dall’Ordinario Diocesano...”651.
La risposta del 13 gennaio 1902 fu: “Ora impossibile; si tenga in relazione con
D. Marenco”. L’arcivescovo, divenuto anche amministratore apostolico di Cariati, il
20 dicembre 1902, tornò ad implorare una fondazione salesiana:
“Reverendissimo Signore, mi rivolgo a Lei per proporle di aiutarmi a fare un po’ di bene
a queste disgraziate regioni che appartengono all’Italia, ma che hanno troppi punti di
contatto con l’Africa e con le altre grandi regioni dove i Suoi missionari vanno spar-
gendo tanta benedizione.
Il bene che Ella potrebbe fare, sarebbe quello di aprire una Sua casa nella mia Archidio-
cesi e per questo fine, a nome di uno dei miei comuni, Mesoraca, io posso offrirle un
vasto fabbricato attiguo a un bel corpo di chiesa che verrebbe pure ceduta, nonché una
rendita che, pur non molto forte, potrebbe essere successivamente accresciuta. Io credo
poterle assicurare che in questo luogo un collegio tenuto dai Suoi padri verrebbe ad es-
sere molto frequentato, sia perché in queste parti se ne sente la mancanza, sia perché la
bontà del sistema, se pure vi ha qualcuno che non lo conosca, non tarderebbe d’imporsi e
ad affermarsi vittoriosamente.
Io confido, Padre mio, che Lei potrà e vorrà contentarmi. Mi faccia balenare un raggio
solo di speranza e io Le darò tutti gli schiarimenti e tutte le indicazioni che Le potessero
bisognare, per accertarsi che il mio desiderio potrà essere appagato, senza timore di un
danno avvenire...”652.
650 Mons. Nicola Piccirillo, nato a Chieti il 16 ottobre 1855, fu ordinato sacerdote il 15
giugno 1878, divenendo parroco della cattedrale di Chieti; eletto vescovo di Santa Severina il
30 novembre 1896, fu consacrato a Roma il 6 dicembre; venne trasferito prima alla diocesi di
Conza il 14 novembre 1904 e poi a quella di Lanciano il 25 aprile 1918; morì il 4 marzo 1939;
cf HC VIII 515.
651 ASC F 985 Mesoraca, lett. Piccirillo – Rua, Santa Severina 22 dicembre 1901; FDR
mc. 3091 A 8/9.
652 Ib., lett. Piccirillo – Rua, Santa Severina 20 dicembre 1902; FDR mc. A 10/12.

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 373
La risposta negativa del 25 dicembre pose termine alla corrispondenza, ma il 23
ottobre 1907 l’iniziativa per la fondazione fu presa dal sindaco di Mesoraca, T.
Mauro, che si rivolse al nuovo arcivescovo di Santa Severina, mons. Carmelo Pujia:
“Come desumerà dall’acchiusa copia di deliberazione questo Consiglio Comunale di-
spose già di accomodare il fabbricato del Ritiro per adibirsi ad edificio scolastico. L’Am-
ministrazione è bene intenzionata di dare esecuzione alla suddetta deliberazione, con-
traendo un mutuo colla Cassa Depositi e prestiti, giovandosi delle disposizioni della
legge portante provvedimenti a favore del mezzogiorno d’Italia653.
L’Eccellenza Sua farà cosa meritoria se vorrà, come si parlò interessarsi seriamente per
l’istituzione di una Scuola retta dai Padri Salesiani”654.
L’arcivescovo il 30 ottobre 1907 si rivolse a don Rua, per domandare la fonda-
zione di una scuola di arti e mestieri e insieme tecnica o ginnasiale nel comune di
Mesoraca:
“Rev.mo Signore, il momento della prova Dio lo ha fatto passare ed i Salesiani hanno ri-
cominciato la loro via di bene655. Io congratulandomi con loro, vengo con questa lettera
ad offrirle una grande opera di bene per questa Archidiocesi e per tutto il Circondario di
Cotrone [oggi: Crotone].
Ecco, noi possiamo averci per i Salesiani il Ritiro di Mesoraca (un paese di questa Dio-
cesi, con 4.000 anime, presso la stazione di Cutro, da cui dista un tre ore di carrozza) a
farne un centro di movimento salesiano. Vi si potrebbe aprire una Scuola di arti e me-
stieri e insieme una Scuola tecnica o ginnasiale. Il Comune restaurerebbe parte del
grande edifizio, il quale è da anni abbandonato. Per farsene un’idea Le accludo una car-
tolina illustrata… Mandi un Sacerdote Salesiano da Soverato656 o da Messina per vedere
l’edifizio e intendersela col Sindaco di Mesoraca… I Salesiani con queste popolazioni
abbandonate farebbero un gran bene, massime a’ giovanetti del popolo. Mi auguro che
Ella accetterà il mio invito: potremmo cominciare dal poco e di poi far qui cose di
sommo utile religioso e sociale. Non mi dica che ha pochi Salesiani: quando c’è del bene
da compiere i Salesiani non debbono dire di no. Vi è il V.bile D. Bosco che li assiste e li
moltiplica…”657.
Dopo che furono trascorsi due mesi senza ricevere alcuna risposta, l’arcive-
scovo Carmelo Pujia il 4 gennaio 1908, ripetendo quanto scritto nel precedente mese
di ottobre, scrisse nuovamente a don Rua658, ma il 26 febbraio la risposta fu: “Non
possiamo per difetto di personale. L’enorme ritardo fu causato dal non aver avuto
prima conoscenza e ordine a rispondere”.
653 Nel 1906 erano state approvate le leggi speciali per la Calabria, la Sicilia e le pro-
vince meridionali.
654 ASC F 985 Mesoraca, lett. Sindaco – Sua Ecc. mons. Arcivescovo, Mesoraca 23 ot-
tobre 1907; FDR mc. 3091 B 1.
655 Annali III 729-749: I fatti di Varazze.
656 I Salesiani avevano dato inizio a Soverato (Catanzaro) ad una presenza più costante
proprio dal 1907, mentre dal 1905 vi si recavano per il sabato e la domenica dalla casa di
Borgia, paese vicino, che nel 1927 fu soppressa.
657 ASC F 985 Mesoraca, Pujia – Rua, Santa Severina 30 ottobre 1907; FDR mc. 3091
B2/4 (è allegata una cartolina illustrata di Mesoraca, nella quale si vede il “Ritiro”).
658 Ib., lett. Pujia – Rua, Santa Severina 4 gennaio 1908; FDR mc. 3091 B 5/7 (è allegata
un’altra cartolina illustrata di Mesoraca); il 5 gennaio l’arcivescovo inviò un’altra cartolina il-
lustrata, con gli auguri per il nuovo anno.

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374 Francesco Casella
Dopo 12 anni, il 19 novembre 1920, l’arcivescovo Pujia si rivolse al Rettor
Maggiore don Paolo Albera per ottenere la fondazione nel comune di Mesoraca, esor-
dendo con questa motivazione:
“Da questo Circondario di Cotrone (Catanzaro), ormai guasto dal socialista bolscevico
Enrico Mastrocchi, divenuto Sindaco di Cotrone e arbitro di tanti paesi di questa e delle
vicine Diocesi, Le viene una preghiera vivissima da un Arcivescovo che solo in qualche
opera Salesiana spera la salute di queste terre abbandonate da tutti!… Ella dovrebbe
mandare qui i de’ Suoi Salesiani, come li manda nelle Missioni presso le terre più biso-
gnose del Vangelo e della Civiltà Cristiana…”659.
Don Albera il 29 novembre, suo malgrado (“È certo doloroso vedere che c’è
tanto bene da fare nel mondo, che i cattivi lavorano con impegno a propagare il male
e non potere far nulla!”), rispose:
“Pur comprendendo appieno le necessità di codeste popolazioni, e commuovendomi
sopra di esse, mi trovo purtroppo nell’assoluta impossibilità di fare qualche cosa in loro
sollievo. La guerra e le malattie hanno in questi ultimi anni talmente diradato le file dei
Salesiani, che ci è giocoforza rinunziare ad ogni nuova fondazione…”660.
659 Ib., lett. Pujia – Albera, Santa Severina 19 novembre 1920.
660 Ib., lett. Albera – Pujia, Torino 29 novembre 1920 (copia dattiloscritta).