13_anno7_num2_345-375


13_anno7_num2_345-375

1 Pages 1-10

▲back to top

1.1 Page 1

▲back to top
La Patagonia e le terre australi del continente americano pel saco Gio. Basca
345
II
do verso Occidente, la natura va sempre pió immiserendosi e non si trova piú abita-
zione alcuna di gente incivilita. Finito lo stretto, ancora per un poco la natura si tro- 770
va squal[l]ida e smunta, ma, man mano che si ascende verso il Nord, la vegetazione
acquista maggior vigore. Di ció e causa la temperatura la quale va sempre pió rad-
dolcendosi.
Prima di giungere allo stretto di Magellano, sull'Oceano Atlantico, la repubbli-
ca Argentina stá per aprire una colonia, precisamente al porto di Sta Croce circa ai 775
gradi 50 di latitudine[,], e giá si fecero trattative per affidare la direzione spirituale di
quella Colonia ai Salesiani. 11 clima vi e piuttosto rigido, ma siccome e in riva al
mare ed in luogo riparato dai venti molto impetuosi, pare abbastanza salubre ed
abitabile, clima che si puó confare co' Salesiani fin ora tutti dell'Italia settentrionale,
la quale ha essa stessa inverni molto rigidi. /
780
p.61
PARTE TERZA (*)
III
GLI ABITANTI. - LORO CARATTERE E COSTUMANZE
DOMESTICHE E CIVILI
La intenzione della Congregazione Salesiana nelle missioni dell'America del
Sud edi evangelizzare i popoli che o in nulla ricevettero ancora la luce del Vangelo, 5
oppure che giá ricevuta, sono quasi affatto abbandonati. Si accorse ben presto che
specialmente la parte pió meridionale di questa vasta regione rispondeva perfetta-
mente alle sue mire, poiché essa equasi intieramente ancora nelle tenebre dell'errore
e della barbarie, e la parte giá evangelizzata ha pressoché assoluta deficienza di buo-
ni preti e di missionarii.
10
(*) FUENTES de la PARTE III 1-872, la parte más elaborada del Informe y en la que se evidencia
que únicamente Guinnard no depende de D'Orbigny:
Il l 1-15 Don Basca; 15-39 A. GUINNARD, o.c., p. 247 (literalmente); 40-44 F. LACROIX, o.c., p.
5 (al sentido); 54-64 D'ORBIGNY, o.c., p. 415 (al sentido); 67-184 G. FERRARIO, Il costume... , pp.
428-438 (lit.); F. LACROIX, o.c., pp. 17-20 (casi lit.); 187-196 A. GUINNARD, o.c., p. 246 (lit.);
D'ORBIGNY, o.c., p. 420 (lit.); 201-207 LACROIX, o.c., p. 1 (lit.); 207-213 Don Basca; 213-222
LACROIX, o.c., p. 1; 223-245 F. LACROIX, o,c., pp. 21-22 (lit.); DALLY, o.c., p. 161 (lit.): D'OR-
BIGNY, o.c., pp. 401, 412-414 (al s.); 246-252 D'ORBIGNY, o.c., p. 414-415 (al s.); 255-260
DALLY, o,c., p. 162 (lit.): D'ORBIGNY, o.c., pp. 405-406 (lit.); 267-282 GUINNARD, o.c., pp. 250
(lit.); 290-297, 306, 310-327, 337-356, 363-365 LACROIX, o.c., pp. 20-21, 28 (lit.); DALLY, o.c., p.
67 (lit.); D'ORBIGNY, o.c., pp. 401, 405, 455, 479; 366-412 GUINNARD, o.c., pp. 249, 251, 254
(lit.); 447-458 D'ORBIGNY, o.c., pp. 482, 517-518 (lit.); 462-492, 498-515 GUINNARD, o.c., p. 260
(lit.); 552-568 LACROIX, o.c., p. 35 (lit.); DALLY, o.c., p. 169 (lit.): D'ORBIGNY, o.c., p. 412 (lit.);
569-586 DALLY, o.c., p. 168 (lit.); 586-631 LACROIX, o.c., p. 29, 33-34 (lit.); DALLY, o.c., p. 168-
169: D'ORBIGNY, o.c., pp. 409-410, 415 (lit.); 632-649 GUINNARD, o.c., p. 254 (lit.); 650-672 LA-
CROIX, o,c., p. 22 (lit.); DALLY, o.c., p. 161 (lit.): D'ORBIGNY, o.c., p. 406; 673-690 GUINNARD
(libro, no artículo), pp. 181-182 (lit.); 691-777 LACROIX, o.c., pp. 23-25 (lit.); DALLY, o.c., pp.
162-164 (lit.): D'ORBIGNY, O.C., pp. 421,455-457 (lit.); 779-788 GUINNARD, O.C., pp. 258-259
(lit.); 792-800 LACROIX, o.c., pp. 25-26 (lit.); DALLY, o,c., pp. 164-165 (lit.): D'ORBIGNY, O.C., p.
415 (lit.); 800-805 DALLY, O.C., p. 165 (lit.): D'ORBIGNY, O.C., p. 453 (lit.); 806-822 GUINNARD,
O.C., p. 258 (lit.); 823-845 LACROIX, O.C., p. 25 (lit.); DALLY, o.c., pp. 164-165 (lit.): D'ORBIGNY,
O.C., p. 452 (lit.); 846-872 DALLY, o.c., pp. 159-160 (lit.); LACROIX, O.C., pp. 56-58 (casi lit.).

1.2 Page 2

▲back to top
346
III
Jesús Borrego
Volendo dare la relazione piú completa che sia possibile di queste regioni, dopo
desserci occupati della parte fisica e della parte storica, veniamo ora a parlare degli
abitanti. Noi pero non ci occuperemo qui che dei popoli che trovansi a mezzodi del
grado 36 di latitudine meridionale, seguendo la linea dall'Oceano Atlantico al gran-
15 de Oceano. In dette regioni abitano tre distinti gruppi di popolazione, ciascuno dei
quali corrisponde ad una divisione naturale del suelo:
1° - Nella zona dell'Est che va dal Rio Salado al Rio Negro, vivono i Pampe-
ros propriamente detti, cioé gli abitanti delle Pampas i quali non sono ancora sotto-
messi né al Chili né alla Repubblica Argentina, ma vivono intieramente indipen-
20 denti.
2° - La regione boscosa che si estende tra i laghi di Bevedero e d'Urre Lafquen
e e lungo i corsi d'acqua che risalgono da quest'ultimo lago fino al Rio Diamante, la
terra dei Mamuelci, i quali sono divisi in 6 tribu designate coi nomi di Ranqueltci, /
Agnecotci, Catrulé-M amueltci, Ghiné-Vitrutci, Lonqueuil, Uitrutci e Renangnecotci. p. 62
25
3° - A mezzodi del Rio Negro, fiume stretto ma profondo, il cui corso e piú
lungo di quello del Reno o della Loira, si trova la Patagonia propriamente detta,
ove si troyano nove tribu di Patagonia di cui ecco i nomi: i Poijucci, i Puelci, i Cailli-
héchets, i Escienci, i Cangnecauetci, i Esciaotci, i Uilici, i Dilmatci ed i Yakah-nati.
Si capisce che il modo di vivere di tutti i popoli nomadi varia a seconda delle
30 tante differenze della natura, del terreno e del clima. Quelli che abitano nelle piú
temperate regioni deHe Pampas a settentrione, stanno seminudi, e risentono la vici-
nanza delle popolazioni del Chili e di quelle Argentine colle quali sono alternativa-
mente o in pace o in guerra, ma piú in guerra che in pace. Gli altri Patagoni molto
lantano dai primi, non avendo sott'occhio che le rive del mare o l'immensitá delle
35 loro sterili steppe, vivono allo stato nomade in tutta la primitiva rozzezza.
17 va add si 35 rozzezza] rossezza B
14 Lo que indica que se ocupa de los pueblos aborígenes, que ocupaban desde la parte me-
ridional de las provincias de Mendoza, Pampa y Buenos Aires hasta el extremo austral del
actual territorio argentino-chileno, entonces [1870] todavía no bien delimitado.
17-64 Cf Introducción, pp. 274-279, donde se ha ofrecido una breve síntesis de la etnología
indígena sureña, procurando ubicar los caracteres y lugares de la población aborigen, para una
lectura comprensible de la III y IV parte.
21 La Laguna de Urre Lauquén.
23-24 Da en traducción italiana la nomenclatura francesa del original, A. GUINNARD, Trois
ans d'esclavage chez les Patagons. Récit de sa captivité. Paris 1864, p. 36: Mamouelches, nombre
de los araucanos -s-mapuches (III 36)-, ya desde hacía tiempo en terreno argentino. Con sus
tribus: Ranquel-tchets, Angneco-tchets, Catrulé- M amouel-tchets, Quinié-Quinié-Ouitrou-tchets,
Lonqueil-Ouitrou-tchets, Renanque-Cochets, Epougnam-tchets et Motchitoué-tchets.
27-28 A. GUINNARD, o.c., p. 37: Les Payou-tchets, les Puel-tchets, les Caillihé-tchets, les
Tchéouet-tchets, les Cangnecaout-tchets, les Tchao-tchets, les Ouili-tchets, les Dilma-tchets, et
les Yacanah-tchets. Discutida la ubicación, al menos de los puelches y huilices, entonces com-
pletamente al sur del río Negro.

1.3 Page 3

▲back to top
La Patagonia e le terre australi del continente americano pel saco Gio. Bosco
347
¡JI
j¡¡Quasi tutti questi popoli vivono di rapina, especialmente i Pamperos, i Ma-
muelci ed i Puelci. Alle altre restan solo quelle risorse che loro offrono la natura e
I'astuzia: esse sono generalmente povere ma sopportano con coraggio la miseria e le
privazioni imposte dalle cattive stagioni.
Venendo alla Patagonia propriamente detta e da notare che salve pochissime 40
eccezioni, gli abitanti della Patagonia nei loro usi sono quali erano all'epoca della
scoperta di quella parte d' America. Qui solamente potrebbesi ancora studiare l'uo-
mo Americano primitivo in tutta la sua naturale rozzezza; negli altri luoghi piú o
meno sub! giá qualche poco l'impulso della civilizzazione Europea.
Gli abitanti che occupano le varie regioni della Patagonia possono a buon dirit- 45
to considerarsi come divisi in due classi. Quelli della pianura chiamansi Indiani a ca-
vallo o Patagoni propriamente detti, perché vanno a cavallo nell'interno ed occupa-
p. 63 no / la maggior parte della Patagonia, cioé tutto il paese che si trova ad Oriente delle
Cordil[l]iere[,] mentre gli altri che vivono al di la delle Cordiliere, regione tutta aspra
di monti e di roccie e potrebbersi dire abitatori delle montagne, chiamansi Indiani 50
del canotto perché vivono alla spiaggia, vanno da un isola all'altra in canotto. La
maggior parte di questi ultimi appartengono alla medesima razza degli abitanti della
Terra del Fuoco.
Gli abitatori del settentrione che soglionsi chiamare generalmente Arancani e
Puelci, i quali trovansi pure sparsi oltre i confini della vera Patagonia, sono quasi in- 55
tieramente sconosciuti e non sono ancora della vera razza Patagone; cioé sono di
corporatura e statura ordinaria, sebbene quasi intieramente ai Patagoni si assomi-
gliano pei costumi, lingua, religione, tutto. Quella che vera mente si chiama razza Pa-
e tagone, la cui gigantesca corporatura fu tanto decantata dal secolo XVI in qua[,] la
tribu piú numerosa propriamente detta dei Tehuelethi, ma non occupa tutta la regio- 60
ne; anzi essendo nomade non si puó designare con precisione dove abiti sebbene or-
36 Léase mapuches. Para T. FALKNER, Descripción de la Patagonia... , p. 35, son « Moluches,
Aucas o Araucanos».
45-53 El salesiano Maggiorino Borgatello, que vivió años entre los onas y fueguinos, escribe:
« Si dividono specialmente in tre categorie diverse, ed erano conoscuti comunemente coi se-
guienti nomi: l. Tewelce o indii a cavallo. 2. Alakaluf o indii barcaioli. 3. Ona o indii a piedi. 1
primi abitano la parte del continente detto Patagonia Meridionale. 1 secondi solcavano con le
loro leggere canoe (barchette costruite colla sola corteccia d'albero), gli intricati canali dello
Stretto de Magellano, di Smith e di Ultima Esperanza. Gli ultimi abitano nella grande isola de-
lla Terra del Fuoco. Piú tarde si scoperse un'altra razza, che erano un intermedio fra gli Alaka-
luf e gli Ona, perché parte del tempo lo passavano in barca e parte in terra, si denominavano
Ya[h]gán perché abitavano in modo particolare nello stretto Di Murray, il quale divide l'Isola
Navarino dall'Isola Hoste, detta Yaaganasciaga ». M. BORGATELLO, Patagonia Meridionale e
Terra del Fuoco. Memorie di un míssionario ... Torino, SEJ 1929, p. 4. Cf III 864-868.
56 Extraña que afirmen que « sono quasi intieramente sconosciuti » los Araucanos y los
Puelches, cuando D'Orbigny -al que copian- los estudia ampliamente, al igual que a los Pa-
tagones, tanto en la citadísima obra Viaje a la América meridional... , pp. 403-404, 476, 496-499,
como, sobre todo, en L'Homme Américain ... , vol. 1, pp. 388-397.
Queda dicho en Introducción, p. 278, que los patagones pertenecen al grupo pámpido, por tanto
al mismo de los puelches, en lo físico, mientras que los araucanos son del grupo racial ándico.

1.4 Page 4

▲back to top
348
Jesús Borrego
III
dinariamente sia sulla parte Sud-Est[,] cio é sull'Oceano Atlantico fino allo strejto di
Magellan o. Anch 'essi van divisi ancora in due tribu: Theuelches pi ú in alto e gli Ina-
Ken che sono sparsi sulle rive dello stretto di Magellano.
65
:E da notarsi tuttavia che anche le altre tribu Patagone sono di statura pi ú alta e
di corpatura pi ú massiccia di quello che siano ordinariamente gli altri popoli .
Essendo tanto detto e tanto scritto sull'alta statura e corporatura gigantesca di
questi popoli, sia in pro sia in contro, noi crediamo necessario di riferire qui le prin-
cipali relazioni dei viaggiatori che li videro, siano essi dei secoli scorsi o siano anche
70 dei nostri giorni. E prima di tutto eda conoscersi che un'antichissima tradizione del
Per ú colloca nel Sud dell'America un popolo di giganti , e lo storico Peruviano di
nome Garcilasso, sebbene alquanto esagerato nelle particolarit á, ci assicura di / que- p.64
sta tradi zione della regione sua.
Magellano , il primo marinaio che abbia navigato sulle coste di Patagonia, vide
75 coi proprii occhi alcuni di questi abitanti, e gli sembró che avessero dieci palmi d'al-
tezza, cio é sei piedi e mezzo, antica misura francese. Uno di essi era piú grande degli
altri , e gli Spagnuoli non gli arrivavano che alla cintura. Sei di quei Patagoni man-
giavano come venti Spagnuoli, ma a quell'epoca non avevano ancora cavalli, e mon-
tavano sopra animali simili all'asino, probabilmente i Quemuli di Molina . Ma allora
80 come adesso eran vaganti e pastori.
Pigafetta, dopo d'aver riferito quanto sopra, aggiunge: Essi non hanno case sta-
63 Ina-Ken corr ex Ioaken 82 che] cui B
63 En efecto, son las dos tribus p rincipales: los Tehu elches septentrio na les o Guenena-K ene
y los Tehuelches meridionales o Aoni-Ken (J .H. LENZI, o,c., p. 48). Cu ando lo reeditan en BS
(febrero 1883) exponen todo el III 17-64 con mayor precisión , cf Apéndice 2, pp. 433-435.
65 Así lo afirma F . LACROIX, o.c., pp . 27-28 : « La taille des Patagons du Sud ou Ina-Ken
.pa rait étre la méme que celle des indig énes du Nord », siemp re pa tagones, la cual, sin ser 'gi-
gantesca', es superior « a la de los otros pueblos ». Es el juicio complesivo que parece deducir
también don Basca.
70 Copiado literalment e este punto de la estatura de los patagones [Il I 67-184] de G. Ferra-
rio , entre [ ] anoto las referencias bibli ogr áficas del original, omitidas por don Basca en
la transcripción.
72 [Garcilaso: Storia degl'Inca , libro IX , cap. 9]. G arcilaso de la Vega-El Inca (1539-1617) ,
nac ido en Cu zco , hijo del conquistador del mism o nombre y de una pincesa inca, fue historia-
do r y cronista del Perú . Su principal obra es La Florida del Inca.
74 Toda esta descr ipción es debid a a l co noci do A. Pigafett a (cf II 76): « Este - [el nativo]-
era tan grande qu e le lIegabamos a la cin tu ra . Era de buen a disposición . Su rostro era ancho ,
pintado de roj o el contorno y de am a rillo los ojos, co n el tra zo de un corazón en med io de la
mejilla. Los pocos ca bellos qu e tenía , esta ba n pintad os de blanco . Vestía pieles de anima les,
cosidas sutilmente. Los pies los lleva ba cubier tos a modo de botines ». Si el palmo equi vali a
a uno s 2 1 cms ., tend ría 2,10 mets. de altura .
79 Ju an Ign aci o Malina (1737-1829), naturalista chileno, jesuita . Expul sada la Compañí a
en 1767, desde 1774 residi ó en Bolon ia , entra ndo en el clau stro de su un iversidad. Publicó
Compendio della storia geografica , naturale e civile di Chile. Bologn a 1776; Saggio sulla storia
na tura le di Chile. Bol ogn a 1782, a la que siguió un a 2" parte refer ente a la hist ori a civil,
Bol ogn a 1787.

1.5 Page 5

▲back to top
La Patagonia e le terre australi del continente americano pel saco Gio, Bosco
349
III
bili, fanno capanne di pelli che trasportano a loro voglia da un luogo all'altro. Vivo-
no di carne cruda e di una radice appellata capas nella loro lingua. Hanno la testa
legata con una corda di cotone, alla quale attaccano le loro freccie.
Verso l'anno 1592 il cavaliere Cavendisk passó per mezzo lo stretto di Magella- 85
no, ed attestó d'aver veduto sulla costa d' America due cadaveri di Patagoni che ave-
vano quattordici palmi di lunghezza. Misuró sul lido l'orma di un piede duno di
quei selvaggi e la trovó quattro volte piú lunga d'una delle sue; finalmente poco
mancó che tre [de'] suoi marinai non fossero uccisi in mare dai pezzi di rupe che
lanció contro di essi uno di quei giganti.
90
Tutti i viaggiatori che nel XVI secolo percorsero il mare del Sud, parlarono del-
la sussistenza d'uomini di statura straordinariamente alta nel circolo antartico come
di una veritá giá nota.
Il corsaro Spagnuolo Sarmiento ci da questa relazione dei Patagoni: « L'indige-
no preso dai nostri era gigante fra gli altri giganti, e rassomigliava a un ciclope. I 95
suoi compagni erano alti tre vare, grossi e forti in proporzione. Si fece qualehe gior-
no dopo un altro sbarco, ma l'artigleria spaventó i giganti, che fuggirono con gran-
de sveltezza, e parevano correr rapidi quanto una palla di schioppo ». /
p.65
L'Inglese Haw-Kims parla in una maniera assai moderata ma persuasiva:
«Convien diffidare degli abitatori della costa di Magellano, chiamansi Patagoni, 100
sono perfidi e crudeli e di si alta statura che parecchi viaggiatori dan loro i1 titolo di
giganti ».
Tutte queste re1azioni sono da piú a meno veridiche e se v'e qualehe cosa d'esa-
gerato in aleuna; ció non tog1ie che veramente i Patagoni in generale non siano di
statura straordinariamente alta. Siccome peró altre relazioni di chi forse mai non 105
viaggió in quelle terre esagerarono molto le cose, cosi gli storici e geografi posteriori
negarono fede anche a costoro. A ció s'aggiunge che aleuni viaggiatori[,] che paiono
degni di fede, assicurano ayer veduti in qualehe localitá uomini di statura per nulla
superiore alla nostra ordinaria, ma ció non proverebbe altro se non che nella Pata-
gonia vi e anche qualehe tribu di ordinaria statura. Che si direbbe di colui il qua1e 110
vedendo in La[p]ponia Svedesi, Norvegi e Russi, i quali sono di statura ordinaria,
trattasse da visionarii quei viaggiatori, i quali assicurano che i La[p]poni sono i pig-
mei della specie umana? L'argomento e reciproco.
84 alla corr ex nella attaccano emend ex collocano
83 Sin duda que es papa, ya que, descubierta la patata en Quito, no se dió desde el principio
otro nombre que el de papa -su nombre quichua-, generalizado después en toda América.
85 Thomas Cavendisk (cf II 132). G. Ferrario pone en nota: [v. la relazione di Antonio
Knivet nella collezione di Purchass, tomo V, lib. VI]. Verdaderos gigantes con 14 palmos, es
decir, 2,94 mts. de alto.
94 P. Sarmiento de Gamboa [cf II 121]. G. Ferrario halla la cita en [Storia della conquista
delle Moluche di Argensola, lib. III], con esta observación: « le tre vare in Ispania possono
essere ridotte a meno di sette piedi e mezzo », es decir, a unos 2,10 mts.
99 Richard Hawkins (cf II 138). G. Ferrario anota: [Purchass, collezione ecc, tomo IV, lib.
VII, cap. 5].

1.6 Page 6

▲back to top
350
Jesús Borrego
lIT
NUOVE RELAZIONI - Ma i secoli decim'ottavo e decimo nono sommnustrarono
115 nuove e precise testimonianze della statura colossale dei Patagoni. Nel 1704 Harrin-
gton e Carman[,] capitani di due vascelli Francesi, videro una volta sette giganti in
una Baia dello stretto di Magellano, una seconda volta sei, ed una terza volta uno
stuolo di duecento persone miste di giganti e di altre persone di statura ordinaria; i
Francesi s'abboccarono in tutta pace con essi...
120
Il giudizioso Fréz[i]er, che fece nel 1712 il viaggio del mare del Sud, riferisce,
per confermare questo fatto, la testimonianza di una moltitudine di antichi naviga-
tori e termina le sue citazioni con questa semplice e naturale riflessione: « Si puó ere-
dere senza leggerezza che ci ha in questa parte d' America una nazione d'uomini di
statura molto superiore alla nostra; la particolaritá dei tempi e dei luoghi / e tutte le p. 66
125 circostanze che accompagnano ció che se ne disse, sembrano avere un carattere di
veritá bastante per vincere la prevenzione naturale che si ha pel contrario; la raritá
dello spettacolo ha forse prodotto qualche esagerazione nelle misure della loro sta-
tura, ma se si riflette che tali misure furo no prese piú per approssimazione che con
rigore, si yedra ch'esse differiscono di poco[ »],
130
Senza parlare di Shelvak e di alcuni altri capitani meno noti, diremo che il cele-
bre ammiraglio Byron ha veduto i Patagoni. Questo celebre ammiraglio, cosi Men-
telle e Malte-Brun, era d'un carattere grave e tutt'altro che credulo; tale ritratto ci
venne fatto da un vecchio ufficiale del1a marina Danese, che ha servito sotto Byron
in un'altra campagna. Per la qual cosa noi citiamo con molta confidenza la sua testi-
135 monianza la quale porta il carattere della sinceritá, sebbene la relazione del suo viag-
gio non sia stata scritta da lui medesimo. « Nell'avvicinarsi alla costa segni sensibili
di spavento si manifestarono sul viso di quelli che erano nel canotto al vedere alcuni
uomini di prodigiosa statura. Alcuni dei nostri per incoraggiar forse gli altri osserva-
rono che quegli uomini giganteschi sembravano anch'essi spaventati alla vista dei
140 nostri moschetti siccome noi l'eravamo della loro statura. Il comodoro scese aterra
con intrepidezza, fece sedere quei selvaggi e distribui loro qualche cianfrusaglia. Era-
115-116 Harrington y Carman: G. Ferrario lo halla en [v. Histoire des Navigations aux Terres
Australes, du president de Brosses (Paris 1756)]. Uno de tantos viajes, dados alrededor del
mundo, pasando por el estrecho de Magallanes y que ha dejado poca huella.
120 A.F. Frezier (cf 1 427), al que G. Ferrario cita en [Voyage de Frezier ... , ediz. 1732,
pago 76 e seg.].
130 George Shelvocke, siempre bordeando la costa patagónica, atravesó en septiembre de
1719 por el estrecho de Le Maire, continuando al Pacífico.
131 J. Byron, cf 1 419, II 163.
132 E. Mentelle, cf Introducción, nota 79. K. Malte-Brun, cf. Introducción, nota 64.
135 En efecto, sabemos (cf .Il 163) que la relación del viaje de J. Byron fue « redactada por
John Hawkesworth según orden oficial, en base al diario de Byron, que éste entregó al Almi-
rantazgo. el cual controló cuanto luego se publicaría [...] Hawkesworth se reservó el derecho de
hacer, como en nombre de Byron, algunas reflexiones, libertad que se tomó pocas veces, igno-
rándose dónde y cómo añadió alguna idea propia ». J.H. LENZI, O.c., p. 297. F. LACROIX, O.c.,
pp. 18-19, dice que se trata de Don Pernetty, que, junto con Frezier, ha escrito el Viaje alre-
dedor del mundo del comodoro Byron, 1764-1765.

1.7 Page 7

▲back to top
La Patagonia e le terre australi del continente americano pe! sac. Cia. Basca
351
II1
no di straordinaria grandezza; seduti, erano quasi alti come l'ammiraglio in piedi.
Parve che la loro statura media fosse di otto pie di e la maggiore di nove piedi
e piú ».
e La relazione piú precisa e minuta e degna di fede quella che trovasi in seguito 145
al viaggio alle isole Malvine. Il luogotenente di fregata Duelos Guyot, ed il coman-
dante di un bastimento di trasporto la Girandais, non solamente rividero ancora
l'anno 1766 quei giganti, ma soggiornarono tanto tempo fra di essi da potersi som-
ministrare le piú curiose particolaritá sui loro costumi e sulla loro maniera di vivere.
p. 67 Di nuovo poco / prima della meta del nostro secolo sembrando cosa prodigiosa una 150
tanta altezza, si volle porre un dubbio anzi negare, ma relazioni recentissime tolgono
ogni sospetto. - 1 Francesi avendo esaminato i Patagoni con tutto il comodo li tro-
varono della piú alta statura: il piú piccolo aveva quattro piedi e sette pollici d'altez-
za, la larghezza delle spalle era a proporzione anche piú enorme, ció che faceva pa-
rer meno gigantesca la loro statura: cosee e gambe in proporzione assai corte;hanno 155
la testa enorme, la faccia molto larga, bocea grande, dentatura bianchissima e ben
compita, capelli ruvidi e neri che ingrassano ed ungono con olio di balena, occhi ne-
ri, naso schiacciato e largo, labbra grosse, poca barba e fisionomia priva d'espresio-
ne. L'altezza media delle donne edi cinque piedi e mezzo; quella degli uomini di cir-
ca sei piedi; pastori e nomadi vivo no della caccia e della pesca.
160
Un viaggio recente degli Spagnuoli allo stretto di Magellano ha confermato
queste particolaritá. 1 piú grandi fra i Patagoni trovansi alti sette piedi ed un pollice
e di piú di quattro piedi di circonferenza al petto. La statura media era di sei piedi e
mezzo. 1 piedi e le mani hanno piccole a proporzione. La forma del volto e la poca
barba li provano d'origine Americana.
165
Nei nuovi annali dei viaggi leggonsi ancora altre piú recenti particolaritá sulla
155 corte] curte B
162 Patagoni] Patagonia B
146 El original pone Malouine.
Pier N. Guyot Duelos (1722-1794), navegante francés, que acompañó a Bougainville (cfII 163)
-el primero que efectivamente pobló las Ma1vinas- en su célebre viaje alrededor del mundo
(1764-1767), ayudándole a redactar la relación del mismo. Así describen a los siete nativos en-
contrados junto al Cabo Vírgenes: «Son hombres de gran talla; el más pequeño tenía cinco
pies y ocho a nueve pulgadas, más macizos que la proporción natural... » G: Ferrario lo toma
de [Voyage de Don Pernetty, tom. II, pago 124].
147 «Les officiers francais de la flüte royale Goiraudais, qui visita le détroit de Magellan [...]
ont admiré des géants de plus de sept pieds! ». V. de ROCHAS, o,c., p. 210 (nota).
161 E1« viaggio recente degli Spagnuoli »-[que G. Ferrario lo toma de Viaje al Estrecho de
Magallanes. Madrid 1788]- sin duda hace referencia a los dos viajes, realizados entre 1784-
1787, por Antonio de Córdoba, a fin de elaborar « cartas que reflejaran cómo era la costa sur,
que el mar austral pudiera ser navegado con mayor seguridad », al igual que por el estrecho de
Magallanes. Cf J.R. LENZI, o.c., pp. 290-292.
166 Para los «nuovi annali dei viaggi », G. Ferrario se sirve de [Nouvelles Annales des Voya-
ges ecc par Eyríes et Malte-Brun, Paris 1819, tom. III, pago 445]. El «vascello di Liverpool »,
podría referirse al del naturalista inglés Joseph Banks (1743-1820), que en el 1766 acompañó a
S. Wallis (cf II 163) en su viaje en torno al mundo y luego a Cook en su primer viaje (1768-
1771). Cf F. LACROIX, o.c., p. 19.

1.8 Page 8

▲back to top
352
Jesús Borrego
III
Patagonia. Tra gli altri un vascello di Liverpool, che trafficava lungo le coste della
Patagonia, vi fece non a guari naufragio. Era il solo battello inglese che vi si era ve-
duto, benché ogni anno vi giunga una ventina di bastimenti per la maggior parte
170 Americani. L'equipaggio del vascello inglese, e specialmente un luogotenente della
marina inglese, sono ritornati e ci hanno date sulla Patagonia alcune relazioni che
confermano le giá accennate. Il detto luogotenente vide due capi o Cacichi che ave-
vano certamente otto piedi inglesi di altezza: erano qualche volta accompagnati da
un giovane probabilmente sui quindici anni, la cui statura era almeno di sei piedi e
e 175 due pollici (misura / d'Inghilterra). Quella delle donne in proporzione. Sembra p.68
adunque provato che i Patagoni, da tre secoli in qua, conservino una statura consi-
derabilmente maggiore del consueto. Se il piú piccolo di essi ha piú di cinque piedi e
mezzo d'altezza, la loro statura mezzana deve accostarsi ai sette piedi d'altezza od
almeno ai sei piedi e mezzo, né v'ha inverosimiglianza alcuna nei racconti di chi rap-
180 presenta taluno di quegli individui alto otto piedi. Altre parti del mondo furo no for-
se abitate anticamente da tribu di non men alta statura. L'incivilimento ed illusso
gli avrá fatti degenerare, mentre i Patagoni isolati in mezzo al paese piú isolato del
mondo conservano i semplici loro costumi, il grossolano loro cibo e quindi l'immen-
sa loro statura.
185 COSTUMI DEI PATAGONI Vivano essi nelle vicinanze degli Ispano-Americani, op-
pure nelle solitudini della Patagonia; e sotto le prime giogaie boscose della Cordi-
177 Cf Introducción, nota 83. Y el problema de la estatura de los patagones se extiende a
todo el siglo XIX y también al actual, como lo manifiesta don Basca al reeditar este capítulo
en el BS (aprile 1883): Apéndice 2, pp. 435-439. Parecía que la leyenda de los indios « gigantes»
había perdido definitivamente terreno con Fitz-Roy (cf Il 753), quien, a fines de 1832, en la ba-
hía de S. Gregario y bahía Otway « el más alto de los indios, excepto un anciano que no se
apeó, era de algo menor de seis pies. Todos tenían aspecto robusto [...] eran de tamaño gigan-
tesco [...] estando a caballo o sentados en un bote [...pero] estando de pie su talla no parecía
pasar de moderada », aunque « en región alguna hallé un conjunto de hombres cuyo promedio'
de estatura y corpulencia se aproxime al de los patagones» (l.H. LENZI, o.c., pp. 47, 306). Por
esas mismas fechas D'ORBIGNY, o.c., p. 403 confesaba que «no vi entre ellos gigantes, sino
sólo hombres fornidos », con lo que LACROIX, o.c., p. 20, ve « le probleme de la taille du Pata-
gons [...] aujourd'hui [1840] définitivement résolu: M. D'Orbigny, que a vu un grand nombre
de Patagons de différentes localités, aprés des observations rigoureuses et répétées, aprés une
étude approfondie de cette race, a fixé la taille de plus grands él cinq pieds onze pouces, et la
moyenne él cinq pieds quatre pouces » (Cf D'ORBIGNY, L'Homme Américain... , vol. 1, pp. 77-
107; vol. Il, pp. 27-56, 64-67 trata ampliamente este tema). Luego, cuando el viaje del buque
inglés Nassau, 1866-1869, también fueron medidos los indígenas patagones, estableciéndose
que el más alto tenía 2,10 metros. El capitán inglés George Musters (cf Introducción, nota 57)
anotó una máxima de 1,92, al igual que el naturalista chileno Enrique Ibar Sierra, que en 1877
estuvo en contacto con ellos. Por lo que l.H. LENZI, o.c., pp. 46-47 deduce que «la estimación
pigafettiana de la estatura de los patagones no es una expresión que se encuentra solitaria [...]
No hay porque considerar fantasioso a Pigafetta. Nos quiso dar una imagen sugestiva del
indio, consiguiéndolo. El patagón era, después de todo un gigante »... en comparación con
todos los demás.

1.9 Page 9

▲back to top
La Patagonia e le terre austra/i del continente americano pel saco Gio, Basca
353
III
gliera o sul suolo nudo od alcalino delle Pampas, il genere di vita di tutti questi no-
e madi quasi uniforme; le loro occupazioni sono: la caccia, la rapina, la sorveglianza
ai loro animali domestici, l'andar continuamente a cavallo, il maneggio della lancia,
delle palle, della fionda e del lazo.
190
Nulla di piú tristo e bizzarro dell'aspetto di queste esseri seminudi, montati so-
pra cavalli ardenti che essi maneggiano con selvaggia prestezza; del colore fuliginoso
dei loro robusti corpi, dalla fitta ed inculta capigliatura che loro casca sul volto non
lasciando intravvedere ad ogni loro rapido movimento se non un insieme di linea-
menti schifosi ai quali 1'aggiunta di vistosi colori con cui sono soliti dipingersi, da 195
un'espressione d'infernale ferocitá.
Abbandonansi ad una gioia feroce al vedere i patimenti dei proprii nemici,
emettono grida selvaggie e brandendo le loro lancie, le fionde e i lazos li circondano
da ogni parte. Uomini, donne, fanciulli contemplano chi soffre con feroce curiositá
senza che nessuno cerchi di procurargli il minimo sollievo.
200
G1'indigeni troppo occupati, dice il Lacroix, dal procurarsi la loro sussistenza
p. 69 non ebbero mai tempo d'iniziarsi ai principii di / civilizzazione come fecero i Peru-
viani, i Guaraní ed i Chileni. D'altra parte l'imprudenza e la condotta essenzialmen-
te impolitica dei primitivi Spagnuoli stabiliti al loro settentrione, fece loro venire in
odio in modo singolare tutto ció che sa d'Europeo; e la condotta di sterminio che 205
ancor presentemente verso loro esercita la Repubblica Argentina fa odiare quanto
dei popoli inciviliti potrebberc imparare con loro grande interesse. II solo missiona-
rio colla sua condotta di pace potrebbe a poco a poco far deporre 1'odio che si ha
contro quanto sa d'Europeo, ed insieme colla religione introdurre in quei paesi la ci-
viltá, ma il crudele strazio che le ripetute volte fecero di tan ti missionari, i quali a 210
loro se ne venivano per evangelizzarli, spaventó talmente ogni corporazione religio-
sa, che da oltre un secolo piú nessuna, per quanto consta, s'incaricó della evangeliz-
zazione di quei selvaggi. « Aggiungiamo, continua il Lacroix, che lo spettacolo della
pretesa civilizzazione di cui van gloriosi i popoli limitrofi, non dovette incoraggiare
guari i Patagoni a seguir l'esempio delle popolazioni indigene dei Pampas molti dei 215
quali si lasciarono inoculatamente innestare i vizii delle nostre societá, senza pren-
derne nulla delle virtú e dell'incivilimento. In yero poi in tutta l' America Meridiona-
216 inocula[ta add snmente 217 in add sI
195 Esta costumbre de pintarse « di visto si colori » no se halla únicamente en la parte austral
de América, sino, en general, en todo el continente y aún entre casi todos los pueblos primi-
tivos, especialmente entre los belicosos.
201-222 Es, en efecto, todo él de LACROIX, o.c., p. 1, menos las líneas 247-254, interpolación
de don Bosco: cf VI 89, carta de don Cagliero a don C. Chia1a, 4.4.1876.
205 Amplía esta idea en VI 50-77.
212 Cf Introducción, nota 105.
213 Aquí insertan: BS (gennaio 1884). Apéndice 2, p. 439; G. BARBERIS, o,c., pp. 69-70: « Se,
come da tanti indizi pare, il Signore si degna servirsi dei Salesiani, essi si riputeranno ben fortu-
nati di poter consumare le loro forze e ben anche dare la loro vita per tentare novella prova.
Dico novella prova, perche il metodo proposto e nuovo e pei missionari assai piú sicuro, come
diremo a suo luogo ».

1.10 Page 10

▲back to top
354
Jesús Borrego
III
le la razza bianca ha introdotta l'anarchia e l'immoralitá. Le storie del Brasile, Boli-
via, Perú, Chili, Plata, non sono che la storia di sanguinose lotte, strazi continui ed
220 altre violenze esercitate contro la barberie e l'ignoranza. Non reca dunque sorpresa
che gl'Indi del Sud non siano ancora stati tentati di ayer la loro parte nei tristi van-
taggi che arreca una tale civilizzazione ».
LORO CARATTERE MORALE - Non si e d'accordo su carattere morale dei Patagoni;
gli uni li dicono umani e maneggevoli, altri li accusano di crudeltá e di perfidia. Ma
225 questo popolo e atto all'incivilimento perché malgrado alle poche relazioni che esi-
stono tra gli indigeni del Nord e gli Spagnuoli, si osserva giá una notevolissima dif-
ferenza tra questi e gl'indigeni del Sud. Ordinariamente peró si rimprovera loro d'es-
sere falsi, arroganti, inclinati al furto, ma la loro discrezione e, dicono, a tutta pro va
massime trattandosi di / un secreto che interessi tutta la tribu.
p. 70
230
Ció che pare piú accertato si e che i Patagoni sono di una estrema indolenza;
non si occupano se non che della caccia e delle loro armi ed anche di questo assai ri-
messamente, e passano il resto del tempo in uno stupido ozio. Non hanno alcuna at-
titudine alla pesca od alla navigazione; gli abitanti della Terra del Fuoco sono gli
unici navigatori indigeni dell' America Meridionale. Cacciatori e nomadi non hanno
235 alcuna industria, mentre gli Araucani sono molto piú innanzi da questo lato, e sorn-
ministrano loro quei pochi tessuti di lana di cui fanno uso.
La conseguenza della loro infingardaggine e di questa specie di disdegno per
ogni industria euna sconcezza indefinibile. Non puliscono mai le loro capanne o tol-
dos, fabbricate di rami piantati in tondo, stretti insieme sull'alto, coperti di pelli
240 d'animali e specialmente di guanaco, e se vedono un Europeo disegnarle o scrivere,
lo sturbano reputando questa una operazione magica e paurosa.
Quando le sozzure li incomodano, tolgono le loro capanne e le portano altrove.
235 Araucani corr ex Arancani
223 En el original no existe « morale ».
224 He aquí dos pareceres contradictorios que don Bosco pudo cotejar para formular su
juicio. Mientras para D'ÜRBIGNY, L'Homme Américain... , vol. I, p. 180, son «ces peuples les
plus insociables, les plus intraitables, les plus fiers, comme les Patagons, les Puelches », para el
ANONIMO de la Galleria Universale ... , vol. III, p. 103, « sono essi di carattere dolce, pacifici,
ospitali, ma eziandio nelle circostanze accidenta1i sono vendicativi e terribili ».
225 Al reeditarlo en BS 8 (1884) n. 4, aprile, p. 61 -después de haber hablado de costuinanze
(BS, settembre 1883), indole (BS, gennaio 1884), abitazioni (BS, aprile 1884)- concluye:
« Conchiudiamo questo capo osservando che la Patagonia possiede generalmente quanto occo-
rre alla vita dell'uomo; quindi si presta alla civilizzazione. Per questo giova sperare che tempo
Yerra, in cui i1 yero progresso si fará pure strada in quelle lande e tra quelle tribu; ma tocca alla
re1igione cattolica l'aprirgliene la porta e fargli da guida e da maestra. Voglia Iddio asseconda-
re i desiderii e gli sforzi dei Missionarii Salesiani cola recatasi aquesto nobilissimo scopo; e vo-
gliano eziandio i nostri Cooperatori e le nostre Cooperatrici confortarli nell'ardua impresa e
colla preghiera e coi pecunarii sacrifizi ».
235 Se refiere a los araucanos argentinos, tan diversos de los araucanos chilenos, cf Intro-
ducción, pp. 276-277.
240-241 «e se vedono ... e paurosa », no existe en el original.

2 Pages 11-20

▲back to top

2.1 Page 11

▲back to top
La Patagonia e le terre australi del continente americano pe! saco Gio, Basca
355
nI
Non hanno cura, dice d'Orbigny, che della loro faccia, e dei loro capelli: della prima
per coprirla di colore e di grasso onde sentire meno il freddo, dei secondi per petti-
narli con una specie di spazzuola fatta con radici.
245
I Patagoni imitano colla facilita delle scimmie e sono mentitori superlativi, la
falsitá e universale ed inveterata con uomini, donne e fanciulli. A ció suolsi aggiun-
gere una perfidia profonda, una grande vanitá ed un desiderio smodato di lode.
Sono estremamente sudici e non si lavano mai, si che le loro faccie e le mani sono
spesso coperte di una crosta di sporcizia. Gli uomini si tingono talvolta la faccia con 250
una specie di terra rossa, le donne si rendono, se epossibile vieppiú brutte degli uo-
mini mediante un intonaco di creta, di sangue e di grassa.
CIBO - In Patagonia non si conosce l'agricoltura né si semina il grano, perció non
p. 71 fanno uso di pane. Illoro cibo consiste quasi / esclusivamente in carne che per lo piú
mangiano cruda, sebbene alcune volte anche arrostita o cotta. Adesso il cibo piú co- 255
mune equello di carne di cavalla; solo di rado mangiano altra sorta di carne, come
di vigogna e di guanaco, sebbene esse prima dell'introduzione dei cavalli formassero
il loro cibo indispensabile. Eglino mangiano enormemente: si conta in media come
sei di noi, ma sono anche capaci di sostenere un lungo digiuno. Il grasso ed il sevo
piú rancido sono per loro le vivande piú delicate. Trovasi su alcuni punti delle coste 260
Patagoniche una sorta di crostacei che servono durante una parte dell'anno per cibo
principale degli abitanti.
Ridotti alle strettezze mangiano anche erbe o radici d'erba sebbene di gusto
nauseante. Nell'isola Guajaneros, una dell'Arcipelago di Chonos sul Grande Ocea-
no[,] cresce una specie di patata selvatica molto sostanziale, che serve benissimo di 265
cibo per quegli isolani.
Al giorno d' oggi la maggior parte dei Pamperos e degli abitatori del settentrio-
ne della Patagonia posseggono utensili di cucina provenienti dalle loro spedizioni di
rapina e che loro servono alla preparazione delle carni. Le donne incaricate di que-
sta cura evitano di far molto cuocere gli alimenti; mettono dell'acqua in un vaso e 270
dopo d'averla fatta scaldare, v'immergono dei pezzi di carne, che appena imbianchi-
249 sudici] sucidi B
243 D'ORBIGNY, o.c., p. 40l.
253 Así lo declara D'ORBIGNY, o.c., p. 517: « La agricultura, siempre restringida en el país a
causa de los ataques diarios [1829] de los indígenas, sólo se extiende, a 10largo del río Negro, a
cinco leguas arriba o abajo de Carmen. Son terrenos de aluvión compuestos de una tierra ne-
gruzca de lo más fértil [...] Si se pudiera sacar partido de las tierras hoy no utilizadas que bor-
dean el río [...] el establecimiento del río Negro sería uno de los más ricos de la República Ar-
gentina [...] El trigo constituye la base de la agricultura [...] Todas nuestras hortalizas se desa-
rrollan maravillosamente, así como todos nuestros árboles frutales [...] aunque ese género de
cultivo ha aumentado poco desde la época de la fundación [...], la indiferencia de los criollos a
ese respecto ha llegado a la Patagonia. La agricultura está abandonada... ».
265 Se debe tratar del yahu-yehuin araucano, fruto similar a la patata.
267 En el original de Guinnard no existe « e degli abitatori del settentrione della Patagonia ».

2.2 Page 12

▲back to top
356
Jesús Borrego
III
scono.Ti ritirano come sufficientemente cotti, mangiandoli al momento con un po'
di sale, essendo pure sconosciuto da loro l'uso di questo condimento... Nelle tribu
degli Indi sottomessi e quasi inciviliti si veggono mangiare carne ben cotta ed arro-
275 stita, ma, come quelli dell'interno, si credono a banchetto divorando crudi i polmo-
ni, il fegato, ed i rognoni d'ogni animale di cui anche tutti bevono il sangue caldo e
rappresso. Nelle regioni selvaggie, quando la carne non si mangia cruda, si fa sem-
plicemente arrostire un poco sopra la bragia. Alberi da frutta quasi non hanno intie-
ramente, perció gli indigeni non hanno aItro che aleune frutta selvatiche e disgu-
280 stose.
Nella primavera vanno alla caccia nel doppio scopo di riportare giovane selvag-
gina ed uova di pernice, di struzzo. Il selvaggiume I edestinato specialmente ai fan- p. 72
ciulli, le uova sono mangiate in comune; essi le aprono, come si fa di un uovo al lat-
te, lo pongono sopra un bragiere preparato con dello sterco di cavallo, mischiando il
285 giallo al bianco di mano in mano che va cuocendo. Gustano grandemente il biscotto
che in certe occasioni possono avere aleune tribu finitime, ma piú che tutto bramano
i liquori spiritosi che gli Spagnuoli fecero loro gustare qualche voIta. Quando ne
possono avere ne bevono quantitá immense in una volta tanto da ubbriacarsi e bru-
ciarsi le intestina.
290 ABITAZIONI - Le loro abitazioni consistono in tende di cuoio, che portano seco
quando emigrano. I toldi degli Inachen sono di forma rettangolare di circa dieci pie-
di di lunghezza, dieci di larghezza, da sette ad otto sul davanti e sei solamente di die-
tro. Questi toldi sono formati da pertiche pian tate nel suolo e biforcate alla loro
estremitá superiore per sostenere i travicelli che formano il tetto. Queste sucide case
295 sono ricoperte di pelli cosi bene connesse le une colle aItre, che paiono cucite e rie-
scono quasi impenetrabili all'acqua ed al vento. Gli indigeni le portano e le strasci-
nano seco nelle loro escursioni.
La maggior parte dei loro toldos pero sono di forma circolare del diametro di
circa 10 piedi, formati con rami d'albero piantati in terra e riuniti alla cima a guisa
300 di pergolato; e dove fa meno freddo e neIla buona stagione, la maggior parte di que-
ste loro capanne non sono coperte che di fronde d'alberi. Le loro dimore eraro che
siano agglomerate in modo da formare come presso di noi un grosso villaggio od
una cittá. Case murate non esistono affatto in tutta l'estensione deIla Patagonia,
fuori che in quei rarissimi luoghi dove gli Argentini ed i Chileni vi posero qualehe
305 colonia.
In queste loro specie di case il centro viene occupato dal focolare. Raramente
276 post bevono del anche 286 finitime] finittime B
274 «Indi sottomessi » o «Indi ridotti », de los que se habla en III 516-523.
291 Inachen o « Ina-ken », o modernamente « Aóine-ken », cf III 63.
292 Medida de las tiendas en metros: «di circa quattro metri di lunghezza, quattro di lar-
ghezza, ed altri circa tre e mezzo sul davanti, e appena tre di dietro », BS 8 (1884) n. 4, aprile,
p.60.

2.3 Page 13

▲back to top
La Patagonia e le terre australi del continente americano pel saco Gio. Basca
357
IJI
alimentano il fuoco con legna; per lo piú adoperano a quest'uopo spini che in gran
quantitá ingrombano il suolo, sterco degli animali bovini e piú specialmente sterco
dei cavalli che in numero sterminato lasciano andar vagando presso i loro abituri.
p.73 Hanno poi i Patagoni il singolare costume di non volgere mai gli / occhi al fuoco, 310
ma gli volgono sempre la schiena per veder meglio ció che accade intorno a loro.
VESTI ED ORNAMENTI DELLA PERSONA - Gli abiti dei Patagoni compongo[n]si qua-
si esclusivamente di pelli d'animali e adoperano di preferenza la pelle del guanaco.
Sono soliti a servirsi solamente delle parti al di sotto del eolIo e delle gambe, peroc-
che la lana ne e piú morbida. Riuniscono poi questi pezzi con tendini di struzzo di 315
cui si servono a guisa di filo e pervengono a comporre vesti e mantelli a quadretti,
molto ben connessi. Veste principale[,] e per molti anche unica, e il mantello formato
da una gran pelle, i cui lembi superiori fermano sulle spalle con una correggia. La
pelle della volpe forma i loro abiti di lusso. Sotto quell'aspro clima tutto dovendosi
riferire all'utilitá, la parte del pelo o la parte della pelle sono a volta a volta al dentro 320
o all'infuori secondo la temperatura. 1 Patagoni ornano la pelle dei loro mantelli di
disegni di color rosso onde il loro aspetto sia meno ributtante. Indipendentemente
dal mantello portano un abito composto del paro di pelliccie, il quale circondando
la persona termina in punta sul davanti; lo fan passare fra le coscie e lo ripiegano al-
l'indietro dove lo appuntano col resto delle vesti.
325
Questo semplice vestito viene compiuto da certe specie di stivali formati da un
pezzo di pelle rialzato da tutte le parti e legato intorno alla caviglia.
Verso il settentrione, - dove giá un poco penetró l'incivilimento, ed in cui per
mezzo di continui rubarizi i selvaggi sono provvisti d'ogni cosa che posseggano gli
e Argentini - , il vestito fatto di stoffe e si compone come di una specie di sciallo 330
qualunque in mezzo al quale praticano un 'apertura onde farvi passar la testa e due
altre aperture piú piccole qua e la da cui escono le braccia, e poi onde mantenersi
saldo il vestito, se lo stringono ai fianchi con una cintura di cuoio ornata di disegni a
colori variati.
p. 74
Quest'abbigliamento copre generalmente dalle spalle fin sotto / al ginocchio ed 335
assomiglia ad un fodero donde escono testa, braccia e gambe senza arte ed armonia.
1 Patagoni non portano cappello propriamente detto. Gli uni legano i loro ca-
pegli sulla testa con un cordoncino di cuoio e con un nastro di lana; altri, e sano la
maggior parte, se li lasciano crescere senza tagliarli mai e li fan cadere sulla schiena
312 abiti dei emend ex abitanti
314 Sano corr ex sano
331 in emend ex i
313 En el original de Lacroix: «di pellice » en lugar de « di pelli d'animali ».
327 Cuando 10 reeditan en BS 8 (1884) n. 4, aprile, p. 60, tras «intorno alla caviglia », aña-
den: «ció che li fece dai primi viaggiatori [cf II 38] chiamare Patagoni, che significa zampe
d'orso ».
329 rubarizi, puede traducirse por malones -incursiones de los indios para robar-, bien
descrito en VI 54-72.
330-334 Perfecta descripción del poncho (del araucano, pontho, ruana).

2.4 Page 14

▲back to top
358
Jesús Borrego
III
340 ed anche sul davanti, specialmente quando sono arra[b]biati O in guerra. Li stringo-
no poi alla testa con una benda, nella quale piantano le freccie andando alla caccia.
Benché non conoscano il modo di dipingersi il corpo, la loro figura rimane di
rado nel suo naturale colore, verniciandola sovente con terre vulcaniche portate loro
dagli Araucani, nelle loro visite autunnali. 1 colori impiegati variano secondo i gusti;
345 i piú dominanti sono: il rosso, il nero ed il bianco. Il rosso occupa qua si sempre lo
spazio compreso tra gli occhi e la bocea ad eccezione dello spazio di un pollice al di
sotto della palpebra inferiore consacrata al nero; il bianco forma una macchia al di
sopra di ciascun occhio. - Le donne fanno uso degli stessi colori ad eccezione del
bianco. Elleno hanno col mantello e l'abito[,] che non fanno risalire pel di dietro[,]
350 un altro abito che si estende dalle ascelle ai ginocchi fermato dinanzi da una spilletta
o fermaglio d'argento largo un mezzo piede. 1 loro capelli ora ondeggiano sulle spal-
le, divisi solamente sul mezzo della testa, ora riuniti in due treccie cado no da una
parte e dall'altra, e aqueste treccie sono sospesi piccoli pezzi di vetro frammisti a
piccole lastrine di rame. L'acconciamento di loro gusto si completa con grandi oree-
355 chini d'argento, se ne hanno, adorni di pezzetti dello stesso metallo, quadrati ed
enormemente pesanti. Portano armille alle braccia ed alle mani. Le piú giovani por-
tan o anche ai polsi ed al disotto delle caviglie, dei braccialetti stabili, fatti di grosse
perle a varii colori, infilate su fibra di carne ed allorché cavalcano copronsi la testa
con un cappello fregiato di piastre di rame. Portano eziandio certe collane formate
360 di squame di tarbo. / Le donne cingono la vita con una fascia da loro medesime fab- p.75
bricata con lana di montone, quando pero nonhanno qualche lembo di stoffa pro-
veniente dai latronecci dei mariti.
Nessuno tra i Patagoni porta la barba, anzi generalmente hanno per usanza di
strapparsi con cura tutti i peli del corpo, senza risparmiar neppure le sopraciglia. Ec-
365 cettuano solo i capelli.
DEL FUMARE - UBBRIACHEZZA - Il Guinnard[,] che stette tre anni prigioniero dei
Patagoni[,] riguardo al fumare ed alla ubbriachezza si esprime cosi: «Il Patagone,
dopo ayer mangiato, si prepara del tabacco con dello sterco di cavallo o di vacca,
riempie una piccola pipa in pietra, scavata da lui stesso, ed accosciandosi sul ventre,
370 sorbe sette od otto stuffate una dietro l'altra, non rendendole dalle narici se non
quando gli e proprio impossibile di piú a lungo tenersele in bocea. In tal momento
344 Araucani corr ex Arancani 353 dall' corr ex dallo
344 O'ORBIGNY, o.c., p. 418 ofrece la noticia explícita: Los araucanos lo extraen de una plan-
ta --pelcura y reIvun (Galium relbun y Galium chilensis)-, hierba perenne con pequeños fru-
tos carnosos, cuya raiz se usa en tintorería. El color, que parece bermellón por la vivacidad de
su tinte, se halla en las sierras de la Tinta y del Tandil, donde los indios van a buscarlo, y, en
saquitos, lo venden a los puelches y patagones que, todos los años, llegan a las orillas del río
Negro a cambiar pieles.
364 Esta costumbre de depilarse, difundida entre los aborígenes americanos -confiesa O'Or-
bigny- ha hecho creer erróneamente a muchos viajeros que esos pueblos eran imberbes, como
10 afirma, de los araucanos, el conde de Segur, o,c., p. 35.

2.5 Page 15

▲back to top
La Patagonia e le terre australi del continente americano pel saco Gio. Bosco
359
e III
esso orribile a vedersi. Straluna gli occhi, non lasciandone scorgere che il bianco,
dilatandoli a tal punto che si teme vederli uscire dalla loro orbita; la pipa gli sfugge
dalle labbra, che piú non resta loro forza sufficiente a tenerla; le forze l'abbandona-
no, lasciandolo in un'ubbriachezza che si potrebbe chiamare estasi, ed agitato da 375
moti convulsivi che lo fanno sbuffare rumorosamente, mentre la saliva gli sfugge a
flutti dalle labbra semiaperte, e i piedi e le mani sono agitati da un movimento simile
a quello del cane che nuota.
e Tale stato abbominevole di volontario ebetismo forma la felicita degli Indi ed
oggetto delle loro rispettose simpatie, e si guardano bene di disturbare il fumatore, 380
al quale anzi portano dell'acqua in un corno di bue che gli infiggono al fianco nel
terreno. Secondo essi illoro Dio ha partecipato a tal godimento, essendogli state of-
ferte anteriormente tre o quattro aspirazioni di fumo accompagnate da una preghie-
ra mentale.
Rinvenuto in se, il fumatore beve l'acqua, fa un mezzo giro sopra se stesso, si 385
stende sul dorso per abbandonarsi momentaneamente al sonno. Le donne ed i fan-
p. 76 ciulli partecipano aquesto orrido costume / senza che alcuno vi si opponga[ »].
Senza eccezioni di tribu, di grado, di sesso o di etá, tutti gli Indiani amano l'ub-
briachezza; coloro che possono procurarsi bevande alcoliche, ne fanno frequente
uso, senza soffrirne minimamente nella salute. Si sottomettono anche ad un viaggio 390
di dieci o quindici giorni per recarsi al piú vicino stabilimento Americano, ove prov-
vedersi di tabacco (pulque) e di bevande spiritose (pitrem), dando in cambio pelli e
penne di struzzo. Pel trasporto dei liquori adoperano le pelli di montone che essi
spogliano destramente dal collo, in modo da farne degli otri, dai quali non puó sfug-
gire una stilla di liquido. Si servono anche delle pelli di coscia di struzzo, ma preferi- 395
scono quelle di montone, perché sono molto capaci e resistono di piú al galoppo del
cavallo su! quale sono attaccate con forti cinghie preparate prima.
Quando sono di ritorno, appena le donne hanno scaricato i cavalli, si forma
una folla numerosa ande partecipare all'orgia ed alla distribuzione del tabacco.
e L'abitudine pero di dividere quanto posseggono, non legge; alcuni non si mostra- 400
no tanto genero si, e non sono rimproverati. Uomini e donne bevono di sovente, col-
me tazze di frequente reiterate. Quando sono ubbriachi fradici, diventano furibondi
e si battono fra loro, senza distinzione di sesso, se vien pronunziata la parola uiñcaés
381 anzi add sI 401 ante Uomini del Ad anta del caldo soffocante di quei paesi
corr ex uomini
Uomini
388 Pero todos los autores están de acuerdo que el alcoholismo creció entre los patagones
conforme se ponían en contacto con los civilizados. Cf J.H. LENZI, o.c., 53-54; ASC 9.126 carta
de mons. G. Fagnano a don Rua, 15.11.1894; ASC 275 Giuseppe M" Beauvoir (por muchos
años misionero salesiano en la zona de Santa Cruz) dice en sus Memorias, p. 65: « Presente-
mente [hacia 1900] quedan muy pocos [tehuelches] ...] Los vicios de las malas costumbres y de
la embriaguez, que unos foragidos en forma de negociantes ambulantes [...] les inculcaron, son
los que los han perdido con sus bebidas venenosas ».
392 «di tabacco (pitrem) e di bevande spiritose (pulque) 11•••
403 En el original francés de Guinnard dice: ouignecaé

2.6 Page 16

▲back to top
360
Jesús Borrego
III
(cristiani); e tal disordine cessa a grande stento, quando qualcuno meno ebbro e piú
405 ragionevole, riesce a disarmare i sediziosi, che al certo finirebbero coll'uccidersi.
Hanno l'abilitá di continuare a bere in tal modo per piú giorni senza muoversi dal
posto, finché rimane loro dellíquore.
Accade spesso che gli Indiani non possono per lungo tempo procurarsi del uiñ-
caes-pulque o bevanda dei cristiani; ció non impedisce loro di ubbriacarsi, poiché se
410 la natura del suolo li priva di certi frutti che pur si crederebbe trovare in si vasti
campi, ve n'ha due molto strani: il piquinino e l' algarrobe molto conosciuti in Ameri-
ca, dai quali si trae un liquore inebriante quanto presso di noi l'acquavite. /
e CACCTA - Principale occupazione loro la caccia; vi si dedicano tutto l'anno, ma p. 77
con piú ardore nei mesi di Agosto e di Settembre, primavera nell'emisfero del sud,
415 nel doppio scopo di riportare giovane selvaggina e uova di pernice e di struzzo. Per
la caccia dello struzzo e del capriolo selvatico, si riuniscono in gran numero accer-
e chiando uno spazio di due o tre miglia. Quando ognuno al suo posto, a un dato se-
gnale marciano lentamente verso il centro del circolo che formano, fino a che la di-
stanza che separa gli uni dagli altri non sia piú di sette od otto passi di cavallo. Allo-
420 ra si fermano colle palIe alla mano. Alle grida i cani che gli accompagnano si slan-
ciano per inseguire gli struzzi ed i caprioli per tal modo accerchiati, i quali cercando
sfuggire, passano fra i brevi spazi che i cacciatori si sono preparati onde poter loro
lanciare una quantitá di palle che ben di rado falliscono. Glí animali presi vengono
spogliati con incredibile destrezza, ció che permette ai cacciatori di continuare illoro
425 esercizio fino al momento in cui il circolo ristretto, mette in presenza la massa degli
Indiani. E ben raro che essi ritornino alla famiglia senza aver preso sette od otto
capi di selvaggina ed alcune volte assai piú. Gli Indiani Caelchi, una delle tribu Pata-
gone, benché non abbiano a loro disposizione l'aiuto dei cavalli, sono pure abili cae-
ciatori, ed operano a piedi la stessa manovra degli altri, sebbene in piú piccola pro-
430 porzione.
Gli uomini e le donne in etá avanzata sono incaricati di spogliare e trasportare
sul dorso il prodotto della caccia, che consiste in piccoli cammelli, struzzi e gamas
presi al lazo o colpiti dalla palla od anche dalla freccia.
POSSIBILITÁ DI COMMERCTO - Ecco come un viaggiatore inglese da relazione della
406 Hanno l'abilitá di add sl continuare corr ex Continuano 427 Caelchi corr ex Cuelchi B
409 En el original francés de Guinnard dice: ouignecaé poulcou.
411 Cf I 298-319.
4] 5 Repite la caza del avestruz, descrita aquí por Guinnard y en I 470-486 por D'Orbigny.
427 Guinnard, en el original francés, escribe: Cheuelches. Al reeditarlo en BS (febbraio 1883)
ya afirman que el habitat « dei Che-huel-ches si trova al sud della Patagonia e arriva fino allo
stretto di Magellano ». Cf Apéndice 2, p. 391.
434-455 No es fácil identificar el « viaggiatore inglese », que parece ser « il Signor Giraudais »
(l. 451), nombre que pudiera, escrito mal, coincidir con el del conocido barco « la Giraudois »
(III 147). Este párrafo se asemeja a este otro de D'ORBIGNY, o.c., p. 517: « Las embarcaciones

2.7 Page 17

▲back to top
La Patagonia e le terre australi del continente americano pel saco Gio. Basca
361
111
Patagonia, specialmente in riguardo alla sociabilitá ed incivilimento di cui sono ca- 435
paci. Hanno tutti bellissimi lineamenti, vivono unicamente di cacciagione e se gli
Europei formassero in quel paese mercato centrale, esso vi recherebbe una gran
quantitá di pelli preziose, in specie di" guanachi la cui lana sarebbe di grandissimo
p. 78 vantaggio per la manifattura degli scialli / e dei panni fini. 11 Iuogotenente ne tra-
sportó qualche poco in Inghilterra e venne stimata dai 15 ai 16 scellini alla libbra. I 440
Patagoni riceverebbero volentieri in cambio liquori spiritosi, tabacco del Brasile,
grossi panni rossi od azzurri, grandi speroni di ferro, 1unghi coltelli, lancie, conchi-
glie, vetro ed a1tre simili mercanzie. Non usano argento monetato, né armi a fuoco.
La loro condotta fu assai pacifica verso l'equipaggio del vascello inglese. Allorché
entrano nello stabilimento di Rio Negro depongono sempre le armi e non le ripren- 445
dono se non dopo la partenza.
Le tribu dei Pampas hanno abitudini piú sedentarie; coltivano giá un poco
l'agricoltura e molto la pastorizia, né trascurano di occuparsi in alcune manifatture.
Recano alla costa bestiami, panni grossolani, carne secca, ecc., e ricevono in cambio
liquori spiritosi e tabacco. I viaggiatori (seguita la relazione Inglese) ne parlano 450
come d'una tribu molto numerosa e tranquilla. 11 Signor Giraudais ha voluto dona-
re a' suoi ospiti alcuni berretti di lana rossi, ma nessuno di essi ha potuto farvi entra-
re la propria testa, essendo tutti per loro troppo piccoli. Si donaron loro altresi alcu-
ne coperte da letto, accette, caldaie ed altri utensilio I Patagoni diedero in cambio
archi, freccie e collane di conchiglie.
455
Parlando di Carmen e di Punta Arena, noi abbiam giá visto con che attivitá gli
abitanti dei dintorni cercavano di procurare ai coloni di quei paesi, bestiami, pelli e
quanto desiderassero. Questo, se non altro, prova la possibilitál.] e direi la facilita di
iniziare con i Patagoni qualche relazione, la quale fatta con lo scopo che possono
prefiggersi i missionari, puó in poco d'ora produrre frutti eccellenti di evangelizza- 460
zione e di civilizzazione.
CRUDELTA - Chiunque incontrino dei bianchi, immediatamente lo uccidono o lo
fanno schiavo. 11 Guinnard racconta cosi il modo con cui fu preso esso ed il suo
444 fu] fa B 461 civilizzazione corr ex civi[li add snzzazione
aportan algunas mercancías [a Carmen], que los comerciantes venden a: menudeo a los pobla-
dores y a los indios, o emplean como medios de trueque [...] Así, la importación consiste en ro-
pas, en objetos de primera necesidad, en brujerías de vidrio, en objetos de quincalla para los in-
dios, en tabaco, en rodillos del Brasil y, sobre todo, en aguardiente [...] Los mercaderes son to-
dos pulperos o taberneros, que venden al menudeo las bebidas y mercancías... ».
462-515 Conviene recordar que todo este punto sobre la crueldad es de A. Guinnard, prisio-
nero no de los patagones sino de tribus pampas araucanizadas. Se ha viuto que viajeros, explo-
radores, fueron bien acogidos por los patagones, aunque, a veces, hubiese recelos naturales.
463 «La esclavitud fue común entre los araucanos. Se trataba generalmente de mujeres y
muchas veces recibían un pésimo trato, sobre todo si eran cautivas blancas» [Y. DIEZ... , La
Pampa... , p. 57]. Con la araucanización argentina la esclavitud se hizo aún más común. Cf R.
TAVELLA, o,c., pp. 30-31. El compañero de Guinnard -según propia confesión- era « un ita-
liano llamado Pedritto ».

2.8 Page 18

▲back to top
362
Jesús Borrego
lIT
compagno: « lndiani in gran numero, avuto sentore che due bianchi si trovavano nei
465 / contorni, sorsero come per incanto da tutti i punti del terreno ed abbandonandosi p. 79
ad una gioia feroce, emettendo grida selvaggie e brandendo le lancie, le fionde ed i
lazos ci circondarono da ogni parte. Il risultato di una lotta fra noi due e quella ban-
da non poteva essere dubbio. Facemmo fuoco sul piú avanzato dei nostri nemici.
Venne ferito, ma ció non arrestó i suoi compagni, che in massa ci piombarono ad-
470 dosso; il mio camerata ferito da ogni parte, oppresso dal numero cadde per non piú
rialzarsi.
lo pure vivamente incalzato aveva il braccio sinistro trapassato da un colpo di
lancia, quando una di quelle palle di pietra che essi attaccano in cima ad una lunga
correggia, mi colpi nella testa facendomi rotolare inanimato al suolo. Ricevetti altre
475 ferite e contusioni delle quali non ebbi conoscenza se non al cessare del mio sveni-
mento; tentai rialzarmi senza riuscirvi. Gli lndiani da cui era ancora circondato, ve-
dendo i miei movimenti convulsivi, si disponevano a porvi un fine, togliendomi la
vita. Ma uno di essi, pensando certamente che un uomo che stentava tanto a morire,
sarebbe stato un utile schiavo, s'oppose al disegno de' suoi compatrioti. Dopo
480 d'avermi totalmente spogliato, mi legó le mani dietro il dorso, ponendomi sopra un
cavallo nudo al par di me, al quale mi legó strettamente per le gambe. Fu questo un
viaggio veramente terribile per me, che ad un secolo d'intervallo e all'altro capo del
mondo, sempre mi resterá impresso nella memoria. La continua perdita del sangue
mi procuró una successione continua d'angoscie e di sfinimenti durante i quali mi
485 trovai palleggiato da una parte all'altra come inerte fardello, ed abbandonato al ga-
loppo sfrenato del cavallo selvaggio, che i miei barbari padroni spronavano di conti-
nuo. Ogni notte veniva deposto aterra senza slegarmi, temendo al certo che, mal-
grado il misero mio stato, tentassi qualche mezzo di fuga o di suicidio. Giunti alla
meta, mi tolsero alfine quegli stretti legami che mi avevano torturato le mani e i pie-
490 di al/punto da non potermene piú servire. lncapace di muovermi, restai disteso a p. 80
terra in mezzo ai miei rapitori: uomini, donne, fanciulli mi contemplavano con fero-
ce curiositá, senza che alcuno mi procurasse il minimo sollievo ».
D. Cagliero[,] capo dei nostri missionari in Buenos Ayres, in una sua lettera ci
racconta similmente d'aver assistito in morte da una signora, la quale presa schiava
495 era stata cosi maltrattata da non essersi piú potuto rifare in sanitá dopo la sua fuga;
e mostrava ancora nei piedi e nelle maní i segni dei ferri con cui era tenuta inca-
tenata.
Ecco ancora il racconto con cui il Signor Guinnard, testimonio di veduta, de-
scrive un supplizio dei Patagoni ad alcuni Argentini: « Un orribile e tragico inciden-
500 te mi convinse esser duopo usare la massima prudenza e simulazione. Dei giovani
478 stentava corr ex stenta[va add sn
480 spogliato corr ex slogiato
493 La carta de don Cagliero en VI 85-88.
500 A. GUINNARD, Trois ans d'esclavage chez les Patagons [libro]..., p. 174, coloca este hecho
de los « giovani Argentini » en 1858.

2.9 Page 19

▲back to top
La Patagonia e le terre australi del continente americano pel saco Gio. Basca
363
III
Argentini furono, come io, fatti prigionieri, destinati a seguire perció la mia sorte; la
maggior parte fra essi, fidenti nella loro abitudine d'orientarsi nelle Pampas vicine
alle loro provincie natie, e nella destrezza di domare i cavalli, tentarono di ricupera-
re la liberta, ma sventuratamente furono ripresi dagl'Indiani, che gli avevano accani-
tamente inseguiti, e ricondotti presso i loro padroni condannati a morire, furono po- 505
sti in mezzo ad un circolo d'Indiani a cavallo, che li assassinarono a colpi di lancia.
Vidi gli assassini, urlando di gioia, immergere e rigirare la punta delle loro armi in
ognuna delle ferite di cui crivellavano i colpi delle loro vittime. Sfilarono in seguito a
me davanti mostrandomi con affettazione quelle armi da cui colava ancor fumante il
sangue di quegl'infelici, e minacciandomi con la stessa sorte se avessi tentato fuggire. 510
Mi fu forza sopportare tacitamente il cupo dolore che l'impossibilitá in cui mi trova-
vo di soccorrere i miei compagni di sventura, mi faceva soffrire; e l'enormitá del de-
litto a cui dovetti forzatamente assistere accrebbe in me l'odio e l'orrore per quei
carnefici... Mostrandomi sempre calmo ed impassibile in viso, non dava sfogo al
mio dolore se non quando mi trovavo solo con Dio », /
515
p.81 GOVERNO - Il gran tratto di continente da noi prima con precisione indicato ha
varie sorte di governi. Degli antichi abitatori delle Pampas, i quali chiamano Pampe-
ros, gli uni sono soggetti a Buenos-Ayres, obbediscono alle sue leggi e si chiamano
ridotti: questi sono i piú vicini alle cittá ed ai paesi abitati dagli Argentini, e vivono
anche nei paesi, nella cittá ed alla campagna in possessioni vicine a quelle degli Ar- 520
gentini, ma non sono in numero straordinario. Tra di essi comincia a penetrare la ci-
viltá e la religione, ma pochi sono i sacerdoti che di loro si possano curare e non si
troyano che di paese in paese a grande distanza. La maggior parte dei Pamperos
non sono ridotti; vivono senza leggi, sotto il comando di Cacicchi o capi di tribu;
ogni tribu poi eindipendente dalle altre. Queste occupano la maggioranza delle terre 525
che si estendono fino al Río Negro e per la maggior parte sono gli stessi che i Pata-
goni, poiché come migratorii vivono parte del tempo in un luogo e parte in un altro.
Non pare pero che nelle loro migrazioni vadano in paesi molto lontani, ma solo a
poche giornate di distanza e che poi per lo piú tornino nei luoghi giá da loro abban-
donati. Questi sono qua si sempre in ostilitá cogli Argentini ed ora si fan guerra ac- 530
canita piú che mai; e il Teologo D. Cagliero ci scrive che pel momento sará inutile
tentare relazioni con loro, perché troppo esasperati coi bianchi di qualunque genere
essi siano.
Scopo principale delle frequenti invasioni degli Indi su tutte le frontiere delle re-
pubbliche della Plata e del Chili, equello d'impedire il commercio dei Cristiani e di 535
saccheggiarli per arricchirsi di animali, senza la fatica di domarli e cosi vendicarsi
516-525 Precisan este punto de los pampas ridotti y non ridotti en BS (ottobre 1884): Apéndice
2, p. 440. La zanja de A1sina, construida en 1876, habla de la frontera meridional, que natural-
mente se confundía con los ríos Colorado y Negro. Cf Introducción, pp.279-280.
522 Cf V 561-571.
531-533 Cf VI 110-112.

2.10 Page 20

▲back to top
364
Jesús Borrego
III
della povcrtá, alla quale gli Europei, impadronendosi del loro territorio, li hanno
condannati. Odiano ferocemente tutti i bianchi e li uccidono nel modo piú bar-
baro, non risparmiando che i fanciulli e le donne giovani, che destinano ad igno bile
540 schiavitú.
Vi sono poi gli Araucani d'altra razza e che nei tempi antichi formavano un im-
pero a parte: Ora sono anche essi distinti in due, / alcuni ridotti, ed obbediscono p.82
parte al Chili e parte a Buenos Ayres. Altri non ridotti, e perché il Chili continuava
a perseguitarli traversarono le Cordiliere e si riunirono coi Pamperos, coi quali van-
545 no per lo piú confusi e di cui acquistarono molti costumi ed usanze.
Piú al mezzodi, di tutti questi popoli fino allo stretto di Magellano, i Patagoni e
gli Spagnuoli furo no costretti ad abbandonare persino quegli stabilimenti che piú in
antico giá avevano fondato. Non si ha da eccettuare che Carmen sul Rio Negro di
cui non sussistono piú tuttavia che gli avanzi di uno stabilimento Argentino i cui
550 abitatori vanno ad ogni anno diminuendo, e Punta Arena stabilimento Chileno fon-
dato che non e gran tempo.
Nelloro interno i Patagoni hanno un sistema politico dei piú semplici. Essi sono
governati da un Capo che chiamano Caciken, e il cui potere non si esercita che in
tempo di guerra. In pace viene rispettato, ma non gode di alcun privilegio. Questa
e 655 carica non ereditaria di diritto; importa che il figlio per succedere al padre dia pro-
ve di coraggio e di eloquenza, altrimenti il posta e conferito ad un altro.
e Questi popoli non hanno leggi. Ognuno vive a suo modo, e il piú ladro il piú
stimato come il piú destro. Non conoscono divisione di terreno fra i membri della
loro societá. Le richezze non possono essere appo' loro che mobiliari e l'uso di di-
541 Araucani corr ex Arancani
541 Ciertamente en el siglo XVI el grupo étnico predominante en Chile era el araucano, sito
entre los paralelos 30 y 40 S., Yque para el conquistador español fue por antonomasia el indio
chileno, inmortalizado en el poema épico de Alonso de Ercilla, La Araucana. « A estas fechas
formaba el grupo araucano una confederación de las indicadas subtribus en cuatro goberna-
ciones militares [... que] pudo oponer fuerte resistencia a la capacidad conquistadora de Espa-
ña » por más de trescientos años (Cf A. de EGAÑA, o,c., vol. II, p. 202). « Su resistencia conti-
nuó igual contra el gobierno republicano de Chile. En 1860, y en sola la provincia de Arauco
que contaba 71.901 habitantes civilizados, había en los valles del interior de 25 a 30.000 indios
independientes ». R. TAVELLA ..., o.c., p. 21. Cf Introducción, p. 276.
547 Cf II 183-186.
553 Al Caciken D'Orbigny lo llama Ganac, Lacroix y DaIly 10 denominan Caracas-ken. Los
tehuelches al faltarles el elemento de unión -de relativa unión- formaban distintos campa-
mentos. Eran agrupaciones aisladas. « El gobierno de la toldería estaba a cargo de un cacique,
función hereditaria, siempre que el hijo indicado al efecto reuniese las condiciones de coraje,
fuerza, habilidad e inteligencia que se consideraban esenciales ». J.H. LENZI, o.c., p. 49.
557 « Se ha dicho que el tehuelche era afecto al latrocinio. Realmente, no tenía idea de la
propiedad y estaba acostumbrado a quedarse con todo lo que era de otros agrupamientos; en
los toldos no se robaban entre sí [...] El derecho a la propiedad también se diferenciaba según
se tratase del pariente o amigo, en dilatada convivencia, y el misterioso conductor de las carre-
tas sin caballos, que iban por el mar, apareciendo por el norte y perdiéndose después por
el sur ». J.H. LENZI, o.c., pp. 50-51.

3 Pages 21-30

▲back to top

3.1 Page 21

▲back to top
La Patagonia e le terre australi del continente americano pel saco Gio. Bosco
365
III
struggere alla morte d'ognuno tutto ció che gli appartiene nel mondo, li mette nella 560
necessitá di trovare nuovi mezzi d'esistenza.
e e Ogni tribu governata da un capo particolare detto Cacico. Questo capo di-
stinto dagli altri per un berretto di pelli d'uccello colle loro penne, cui pone in capo
quando riceve visite, per dimostrare senza dubbio l'alta sua dignitá,
1 Patagoni propriamente detti, siccome non ebbero ancora molto da fare cogli 565
Europei e perció non ebbero da loro a patire martori e rubarizi, non odiano tanto
accanitamente i bianchi, e sebbene feroci per loro natura, pare non perseguitino di-
rettamente coloro da cui ancora non ricevettero ingiurie. /
p. 83 LINGUA E SCIENZE. INTELLIGENZA - Tutte le tribu di quelle regioni da noi descrit-
te, compresi anche gli Araucani, parlano la stessa lingua dallo stretto di Magellano 570
fino ai dintorni di Mendoza, S. Luigi, Rosario, Buenos Ayres. Tuttavia succede nel
loro dioma come di tutti gli altri, cioé vi si incontrano diversi dialetti molto facili a
comprendersi quando si conosce la madre lingua, che si conservó quasi pura nelle
Pampas, presso gli Araucani ed i Mamuelchi (popolazioni dei paesi boscosi). Questa
lingua[,] sebbene parlata per una estensione molto vasta di territorio[,] per quanto 575
e pare non scritta in nessun luogo e al certo non possiede grammatiche e dizionarii;
pare tuttavia lingua ricca ed immaginosa, né di tanta difficoltá nell'impararsi. La
e difficoltá piú grossa sará nel parlarla, poiché essa molto gutturale ed ha gran nu-
mero di aspirazioni piú simile in questo alle nostre lingue slave-germaniche che non
e alle indo-latine. Quest'unitá di lingua pei missionari un bene straordinario, poiché 580
giá molti delle famiglie dei selvaggi abitano nelle popolate cittá e nei paesi; e noi
574 Y 594 Araucani corr ex Arancani
570-574 La unidad lingüística debió tomarla de Guinnard (IV 31) Y de C. CANTO, o.c., p.
351: « Casi tutte le tribu del Chili e dei Pampa, di Buenos-Ayres e della Patagonia s'intendono
per mezzo del puelscio, e pel guarani quelle del Paraguai e del Chaco orientale ». Confirmada
por don Cagliero que en carta del 7 de octubre 1876 asegura a don Basca creerse única la len-
gua de los patagones -el guaraní, con diversos dialectos-: « bastante dificil de hablar y de la
que no existían gramáticas ni diccionarios» (ASC 126.2). Pero también podía colegir que exis-
tían diversas lenguas, ya que el conde Segur, o.c., p. 47 avanza que los patagones « sano d'altra
razza diversa da quella de' Puelci chieliesi (araucanos chilenos), dacché hanno altra lingua ».
Y, sobre todo, D'ORBIGNY, L'Homme Américain..., vol. II, pp. 57, 69-70, habla de cuatro len-
guas: la de los Fueguinos, Patagones o Téhuelches, Puelches y Aucas o Araucanos. Cf Intro-
ducción, pp. 275-278.
580 Y serán los misioneros los que más sufrirán con la diversidad de lenguas. Ya el jesuita
FALKNER, O.C., p. 54 confesará que « son diversas las lenguas de estos indios [Araucas o Arau-
canos] y yo solo pude aprender el moluche ». Más de un siglo después, del salesiano Domenico
Milanesio escribirán que «domina maravillosamente la lengua araucana o chilena» (ASC 38
Bahía Blanca, carta de mons. G. Cagliero a mons. D. Jacobini, 1.2.1887), mientras los salesia-
nos, también misioneros, anotan: G. M" BEAUVOIR, Memorias ..., p. 180: « Cada una de tas tres
razas, a saber los onas [...] los yahaganes [...] y los alacalufes, se diferencian las unas de las otras
en tener cada una su propia lengua y sus diversos usos y costumbres ». [...] «Tuttavia le lingue
degli Ona e dei Tewelce hanno fra di loro molte affinitá e appartengono a uno stesso gruppo
linguistica ». M. BORGATELLO, O.C., p. 4.

3.2 Page 22

▲back to top
366
Jesús Borrego
III
stessi nel collegio di S. Nicolas giá abbiamo dei giovani di famiglie selvaggie, i cui
genitori vissero ancora buona parte della vita tra loro. Questo fa si che la lingua si
potra senza tanta difficoltá imparare prima d'inoltrarsi nei paesi deserti, ed anche
585 col tempo si potranno comporre grammatiche e dizionarii in questa lingua a grande
aiuto dei futuri missionarii.
D'Orbigny aggiunge: «1 Patagoni non mancano d'intelligenza, e il loro genio
nazionale merita di essere preso in considerazione. 1 loro discorsi hanno un carattere
rimarchevole d'energia; sono eloquentissimi ed hanno sovra tutto il talento di parla-
590 re a lungo senza esitare o deviare dall'argomento. Ció che in particolar modo li di-
e stingue si l'uso frequente del paragone. Questa tendenza li fa somigliare ai popoli
e orientali, che, come noto, fanno consistere la poesia nell'uso smoderato della
metafora.
e La loro lingua piú gutturale che quella degli Araucani, difficile a pronunciare
e 595 e piena di suoni che le nostre lettere non / saprebbero esprimere. Essa ricchissima p.84
di combinazioni. Gli Indigeni possono contarne fino a centomila; que sta quantitá di
designazioni numeriche attesta la molteplicitá delle combinazioni di calco lo di cui
si possono servire]»].
L'abitudine della caccia, il bisogno di potersi dirigere nelle loro lunghe escursio-
600 ni, secondo il sole e le stelle, fecero nascere fra gli indigeni di quelle contrade, idee
astronomiche. Eglino trasformarono la parte del firmamento da loro conosciuto in
un immenso quadro rappresentante la caccia degli Indiani. Cosi la Via Lattea non e
per loro il cammino percorso dalla Capra Amaltea, ma quel del vecchio Indiano che
cacciava lo struzzo. 1 tre re furono le palIe (tapolec) che egli gettava a quell'uccello, i
605 cui piedi sono la Croce del Sud, mentre le macchie Australi che accompagnano la
Via Lattea, non sono ai loro occhio che mazzi di piume formati dal cacciatore. Que-
ste allegorie non isviarono gli Indigeni dallo scopo pratico dell'astronomia. Cosi
e 602 add sI 605 Sud corr ex sud
585 En efecto, estos tres misioneros publicaron gramáticas y diccionarios, no « in questa lin-
gua », sino « en estas lenguas ». D. MILANESIO, La Patagonia. Lingua, industria, costumi e reli-
gione dei Patagoni. San Benigno Canavese, Tip. Salesiana 1892. Idiomas comparados de la
Patagonia. Lecturas y frasario araucano. Buenos Aires, Talleres gráficos del Estado Mayor del
Ejército 1915; G. BEAUVOIR, Pequeño Diccionario del idioma Fueguino-Ona. Buenos Aires, Tip.
Salesiana 1900; M. BORGATELLO, Notizie grammaticali e glossario della lingua degli Indi Alaka-
luj. Torino, SEI 1928. y cf Introducción, nota 93.
593 Al reeditarlo en BS 7 (1883) n. 9, settembre, p. 156, concluye con esta apreciación: «Del
e tutto risulta che l'indo1e dei Patagoni non cosi rozza, cosi sdegnosa d'ogni socievo1ezza,
come da alcuni si crede; che anzi usando loro la vera carita, cioé un affetto evidentemente sce-
yero da ogni interesse e da qualsiasi ombra di egoismo, facilmente si affratellano e ricevono
con riconoscenza quelle cognizioni, da cui possono trarre vantaggio ».
594 Suena así en C. CANTO, o.c., p. 253: La lengua de los araucanos « spoglia di suoni guttu-
rali, variatissima nell'accento, questa lingua riesce armonica, regolarissima nella formazione,
con una sola declinazione di nomi, semplicissima e costante coniugazione del verbo, e infinita
abilita di formare composti ».
603 « Capra Amaltea », en mitología es la cabra que crió a Jupiter.

3.3 Page 23

▲back to top
La Patagonia e le terre australi del continente americano pel saco Gio. Basca
367
III
adottarono una divisione di tempo ragionevolissima, partendo l'anno in dodici mesi.
Alla primavera, quando le piante cominciano a rifiorire, eglino rettificano e regola-
no i giorni supplementari. Questo prova che le nazioni, le quali abitano l'estremitá 610
del Sud del Continente Americano, non sono certamen te prive d'intelligenza.
1 Patagoni del Sud sono piú affabili e famigliari di quelIi delIe altre parti delIa
contrada, perché non imparano a loro spese come la vicinanza degli Europei sia pe-
ricolosa. Eglino accolgono pure cordialmente gli stranieri, ma quando sono in gran
numero impongono loro un gran tributo di tabacco, di pane, di fucili, di polvere e di 615
altri articoli di cui vanno pazzi. Eglino sono indifferenti e apatici.
A proposito di questa apatia, citeremo il seguente fatto riferito dal Capitano
WalIis, che nel suo viaggio allo stretto di MagelIano, fece condu[r]re parecchi indige-
ni a bordo delIa sua nave, e non pote far nascere in loro il minimo senso di sorpresa.
p. 85 lo li condussi in tutte le parti del vascelIo, dice egli, ed eglino non guardavano 620
con attenzione che gli animali vivi, che avevamo a bordo. Esaminavano con molta
curiositá i porci e i montoni, e si divertivano infinitamente a vedere i polIi e le galIine
di Guinea. Non parvero desiderare di ció che vedevano fuorché i nostri abiti e un
vecchio fu il solo che ne dimandasse. Noi offerimmo loro sigari, ne fumarono al-
quanti, ma non parvero prendervi piacere; io diedi loro bue, porco, biscotto ed altre 625
provvisioni del vascelIo, essi mangiarono indistintamente di tutto ma non volIero
bere che acqua. lo additava loro i cannoni e non parevano conoscerne l'uso. Feci
mettere i solda ti sotto le armi ed eseguire qualche evoluzione. AlIa prima scarica di
artiglieria i nostri Americani furo no colpiti da maraviglia e da terrore; ma vedendo
che noi eravamodi buon umore e non avevano ricevuto alcun male, ripigliarono la 630
loro tranquilitá e sentirono senza commoversi una seconda ed una terza scarica »,
GmOCHI - 1 solIazzi degli Indiani sono pochissimi. In certe tribu vicine agli Ispa-
no-Americani giuocano alIe carte Spagnuole e sono coscienziosi quanto i bari di
professione. Fanno dei segni impercettibili agli angoli delIe carte, e grazie ad una vi-
sta eccelIente, mischiando semplicemente il giuoco, distinguono le buone dalle catti- 635
ve e son casi destri nel distribuirle che si riservano sempre le migliori. Colui che ha la
supremazia, crede d'aver guadagnato coscienziosamente, in ragione delIe difficoltá
612 «En cuanto a costumbres, los tehuelches [patagones] difieren algo de los araucanos. Me-
nos belicosos, huyen al rumor de la guerra y van a esconderse [...] De buena índole, son incli-
nados a las obras de caridad». ASC 9.126, carta de don Milanesio a don Rua, 14.11.1895.
« Los patagones eran solidarios, serviciales, humanos, para expresarlo con un solo vocablo [...]
Si no hubieran sido objeto de tratos duros, violentos, ya por excesiva curiosidad, científica o
no, también por servicio -que el europeo no se encadenaba a sí mismo, considerándose dueño
y señor de cada cosa- siempre sin excusa suficiente ». J.H. LENZI, o.c., pp. 50-51.
618 Samuel Wallis (cfIl 163), dos años antes (1764) que el comodo Byron, tuvo la misma im-
presión: En medio de una multitud de pacíficos tehuelches, sin acompañantes, los indios se fue-
ron sentando, a veces donde él les indicó, y se quedaron ahí, quietos, hasta indiferentes a los
obsequos que fue ofreciéndo. Cf J.H. LENZI, o.c., pp. 297-298.
623 La gallina de Guinea, originaria del país de su nombre ---de cabeza pelada y cresta
ósea- se ha domesticado en Europa, y su carne es muy apreciada.

3.4 Page 24

▲back to top
368
Jesús Borrego
III
superate per iscroccare al proprio avversario un paio di staffe o gli speroni d'ar-
gento.
640
Il giuoco dei dadi[,] o piuttosto il giuoco del bianco e del nero, si compone di
otto piccoli cubi d'osso anneriti da una parte, e si fa in due. Una pelle e posta tra i
giuocatori onde essi possano pigliare in una sol volta quei piccoli dadi che lasciano
ricadere, gridando altamente, battendosi le mani in modo da stordirsi reciprocamen-
e te. Ogni volta che il numero dei neri pari, il giuoca- / tore puó ricominciare finché p.86
645 sia dispari, ed allora tocca all'altro a giuocare. La partita andrebbe all'infinito, ma,
stanco, stordito, uno dei due diventa preda dell'altro, che dotato di maggior sangue
freddo, segna sovente doppio all'insaputa del compagno e lo vince. La fine della
e partita sempre seguita da una lite poiché il perdente si oppone a cedere l'oggetto
perduto.
650
Hanno un altro giuoco riserbato esclusivamente ai giovani e che i Francesi desi-
gnano col nome di pilma. Eccone la descrizione: i giuocatori si collocano su due ale,
di fronte gli uni agli altri. Il campione di ogni ala emunito di una palla di pelle piena
d'aria. L'uno la tiene dalla sinistra, l'altro della destra e cominciano a gettare insie-
me la loro palla, non di fronte come si fa ordinariamente, ma di dietro, di modo che,
655 perché ritorni liberamente davanti debbono alzare immediatamente la gamba sini-
stra. Ricevono la palla nella mano e la rinviano all'avversario, cui debbono colpire
nel corpo sotto pena di perdere un punto: ció che obbliga coloro che stanno di fron-
te a far mille contorsioni per evitarla, chinandosi, saltando onde la palla non li toe-
chi, ed esca dal circolo. In questo caso il primo giuocatore perde due punti ed eob-
660 bligato ad uscire di fila per cercare la palla. Se al contrario il secondo viene toccato,
bisogna che egli afferri la palla e la rimandi al primo, cui debbe pure colpire sotto
pena di perdere un punto. Quindi tocca a colui che viene dopo il ricominciare. Si ca-
pisce che una tale combinazione deve produrre i piú singolari movimenti, tanto dalla
parte di coloro che gittano la palla sotto la gamba, come di coloro che cercano di ri-
665 piegarsi a guisa di serpenti per evitarla; locché fra loro prende le piú grottesche posi-
zioni con grandi risata dell'opposto partito. Gli Indiani spiegano aquesto giuoco la
gioia fragorosa dei nostri scolari. Nulla di piú piacevole che il vedere da una certa
lontananza le contorsioni dei giuocatori, i loro salti e le loro movenze: questo eserci-
zio potrebbe prendersi per un ballo. Esso fu senza dubbio inventato, onde riscaldare
670 la persona nell'inverno, / fra quelle regioni gelate, cui alcune delle loro tribu abitano. p. 87
Peró non efacile concepire come vi possano essi resistere nel meriggio degli eccessivi
caldi di Febbraio.
L'altro giuoco piú usitato e piú in yoga tra Patagoni eil uignú, detto piú comu-
nemente giuoco del tscioécak. In questo giuoco ogni uomo armato d'una canna ri-
675 curva ad una delle estremitá, col corpo intieramente variopinto, coi capelli rialzati
643 stordirsi] scordirsi B
650 D'ORBIGNY, o.c., p. 406 dice que son los aucas los que lo denominan pilma y no los
franceses.
674 tchouekah, es decir, la chueca.

3.5 Page 25

▲back to top
La Patagonia e le terre australi del continente americano pel saco Gio. Basca
369
III
ed affrancati con un lembo di stoffa, cerca per avversario uno dei suoi congeneri,
che gli metta contro una posta equivalente alla sua; un partito depone la messa da
una parte e l'altro all'opposta. La lunghezza dello spazio e caleolata a seconda del
numero dei giuocatori che prendon parte in copie d'associati, l'uno di contro all'al-
e tro. Una piccola palla di legno collocata fra i due formanti il centro della linea. In- 680
crociano questi le loro canne, posando a terra le estremitá in modo che tirandole
fortemente a loro fanno saltar la palla presa fra le partí ricurve. Una volta slanciata,
sta a chi la riprenderá al yola sia per darle nuovo slancio colla canna di cui si servo-
no come di racchetta, sia per voltarla e farle prendere una via opposta a quella che il
partito opposto cerca di darle. Se quegli che ha interesse di spingere a destra, la vol- 685
ge a sinistra, eimmediatamente obbligato ad azzuffarsi col primo che capita di colo-
ro ai quali ha recato torto.
E ben raro che questo divertimento succeda senza rottura di gambe o di braccia
o di gravi ferimenti alla testa, non caleolando le scudisciate che i giudici del campo
dall'alto dei loro cavalli distribuiscono sugli affaticati combattenti onde rianimarli. 690
CAVALLI E BARDATURE - Or fa meno d'un secolo, i Patagoni combattevano ancora
a piedi. Difatto il cavallo non epunto originario d' America: esso vi fu naturalizzato
dagli Europei, da cui gl'Indiani imitarono con una superioritá meravigliosa il modo
di domare questi superbi animali e di servirsene utilmente. 1 Patagoni del Nord sono
p.88 pressoché inseparabili dalle loro / cavaleature, al punto che la maggior parte dei 695
viaggiatori non li videro che a cavallo.· Le selle, di cui usano, nulla hanno di partico-
lare. Le staffe sono di legno ed appena capaci di contenere il pollice del piede; esse
sono talvolta sostituite da un nodo, che serve di punto d'appoggio ed in cui passano
il pollice ed il dito vicino. Gli speroni sono sovente fatti di piccoli pezzi di legno mo-
bili, riuniti da una coreggia. La sella delle donne consiste in due rotoli di giunchi, ri- 700
coperti di una pelle sottilissima ed adorni di svariate pitture. Quando un'Indiana
vuole andare a diporto, non mette sul cavallo che un pezzo di cuoio, su cui siede. La
sua staffa e delle piú singolari e in essa sfoggia tutto il lusso che la sua posizione le
concede. Questa staffa, chiamata kekakenohuéi.i e comune a tutte le Indiane delle
partí Australi del Pampas: essa si compone di un forte pezzo di tessuto di lana, or- 705
nato di colori vivaci e largo da tre a sei pollici, di cui le due estremitá, riuníte insieme
e formate dal tessuto medesimo, vengono a separarsi in seguito per formare aleune
frange al di fuori nel punto della congiunzione. La staffa passa attorno al collo del
cavallo e pende sul SUD petto. Quando l'Indiana vuol montare, vi posa un piede, af-
ferrando una ciocca dei crini dell'animale e spiccato un salto si trova sul SUD dosso 710
681 Incrociano] Incrocciano B
692 Sólo « a mediados del siglo XVIII los aborígenes patagónicos comenzaron a utilizar el
caballo, para andar en sus jornadas, para cazar y también para el transporte de sus implemen-
tos ». J.H. LENZI, o.c., p. 44. «Fue en 1764 -en la expedición del comodoro Byron [cf II
163]- cuando se vió por primera vez a los patagones a caballo, y fue entonces también cuando
se les oyó pronunciar las primeras palabras en español ». D'ORBIGNY, o.c., p. 482.

3.6 Page 26

▲back to top
370
Jesús Borrego
III
su cui rimane pressoché incastrata dai due rotoli coi ginocchi molto sollevati e le
gampe penzolanti sul davanti; posizione delle piú incomode, che pero non toglie
loro di galoppare velocemente quanto gli uomini. Sovente in queste passeggiate la
donna si copre col cappello da viaggio, che rassomigliasi ad un largissimo piatto ca-
715 povolto, formato di giovani rami di salid e di lana, con singolar arte intrecciati, e
che ella adorna talvolta di lastre di argento o di rame. Questo singolare cappello,
chiamato jva, quasi sempre riservato pei viaggi, efermato al di dietro sulla testa da
due piccoli fili attaccati ai capelli, e da un barbozzo che passa sotto il mento.
ARMI E STRATEGIA MILITARE - Le armi offensive / compongonsi d'arco e di frecce. p.89
720 L'arco[,] lungo novanta centimetri[,] non ha ornamento alcuno: esso efabbricato di
legno bianco incurvato fortemente e munito di corde fatte con tendini di animali. Le
frecce, di legno e fortissime, sono guernite ad una delle loro estremitá di piume bian-
che di uccelli di mare, corte e ruvide: l'estremitá opposta earmata di un frammisto
di selce o pietra focaia, con molta arte tagliata a punta con due uncini ricurvi in sen-
725 so inverso. Questa punta aderisce debolmente cosicché quando si vuole estrarre la
freccia dalla ferita, essa si allarga considerevolmente e la punta rimane nella carne.
Quegli indigeni si servono con destrezza dell'arco. Fanno pure uso di un giavellotto
molto breve e di una fionda delle piú semplici, fatta di pelle, allargata verso la meta
della sua lunghezza per ricevere la pietra che essi slanciano ad una grande distanza e
730 con una destrezza quasi senza esempio. Ma di tutte le loro armi, la piú formidabile e
quella che essi chiamano bolas: essa consiste in due pietre dette lacayo, del peso circa
di una libbra ciascuna, ricoperte di cuoio ed attaccate ai due capi di una corda di
sette od otto piedi di lunghezza. Onde servirsene, tengono una delle pietre in mano,
fanno girare l'altra al disopra della loro testa, finché abbia ricevuto una forza baste-
735 vole e la dirigono lanciando la prima. Furono veduti colpire colle due pietre ad un
tratto e ad una distanza molto ragguardevole, il segno non piú grande d'un pollice a
quindici linee di diametro. Eglino se ne servono pure per la caccia. 1 bolas sono dop-
pi e anche tripli. Illazos o laccio ealtr'arma che adoperano specialmente nella caccia
per prendere gli animali, ma se ne servono anche in guerra e nelle scaramuccie per
740 prendere gli uomini e tirarli a se avvincolati, nel che riescono mirabilmente.
Le armi difensive dei Patagoni sono appropriate ai mezzi d'attacco, e contribui-
717 joa lo llama D'ÜRBIGNY, O.C., p. 457.
724 Silex o piedra de fusil, por ser pedernal con ayuda del cual se disparaba el fusil en
aq uella época.
726 Piedra semejante a la que queda en la herida, que hace decir a Pigafetta que los patago-
nes usan flechas envenenadas. Dichas flechas eran usadas también por los habitantes de Tierra
del Fuego.
731 « dette locayo »: Es decir, «boleadoras, boules -en indien locayos- ». GUINNARD, Trois
ans d'esclavage chez les Patagons ..., p. 29.
738 Conviene tener en cuenta que mientras « los tehueIches de la Patagonia saben montar a
caballo, manejan bien el lazo [...], los onas, en cambio, sólo utilizan el arco y la flecha ». ASC
9.126, carta de mons. Fagnano a don Rua, 15.9.1891. Sobre el lazo, cf 11 669-677.

3.7 Page 27

▲back to top
La Patagonia e le terre australi del continente americano pel saco Gio. Bosco
371
III
scono singolarmente a rendere que sto popolo deforme. Nel giorno della bataglia,
dice D'Orbigny, rimangono pressoché nudi, colla loro specie di cintura di cuoio, da
p. 90 cui pendono le loro anni, ma i grandi guerrieri e i capi sono coperti I d'una armatu-
ra molto originale, che essi imitarono dagli Ancas. Indossano una lunga corazza a 745
maniche, somigliante ad una camicia e composta di sette od otto doppi di una pelle
morbida perfettamente preparata, dipinta al disopra di giallo e munita di una lunga
fascia rossa sulla linea mediana; il collo di questa corazza innalzasi fino al mento e
copre una parte della faccia. Con questa armatura portano una specie d'elmo for-
mato di due pelli cucite insieme, nella forma di un gran cappello ad ali larghe, ador- 750
no di lastre d'argento o di rame, attaccato al di dietro al collo della corazza e ratte-
nuto sul davanti con una barbozza di cuoio. La corazza discende fino ai ginocchi ed
emolto incomoda a cavallo. Coloro che non ne hanno o non hanno il diritto di por-
tarla, lasciano ondeggiare i capelli sulle spalle. Malgrado di que sta bellicosa appa-
renza, i Patagoni sono lungi dall'essere formidabili quanto gli Araucani. Essi furono 755
il terrore dei popoli di queste contrade, ma decimati da una ma1attia epidemica che
regnó dal 1809 al 1811, assaliti quindi dagli Araucani, che ne fecero un flagello orri-
bile, perdettero ad una volta la loro importanza naziona1e e il loro coraggio, e non
sono piú temuti dai loro vicini.
1 Patagoni spiegano in guerra molta astuzia come tutti i selvaggi dell' America. 760
Non corrono mai all'assalto, senza che il Capo abbia fatto prima una lunga arringa
per eccitare l'ardore dei suoi soldati. Importa pure anzitutto che riconoscano la po-
sizione del nemico, e mandano a quest'uopo esploratori a dieci o didici leghe lonta-
no. Questa precauzione e l'uso delle sorprese costituiscono per loro tutta l'arte della
guerra. 1 Patagoni mostrano una pazienza e una destrezza maravigliosa, quando vo- 765
gliono assalire i loro nemici all'improviso. Attaccano i loro cavalli ad alberi lontani
per non lasciare alcuna traccia del loro passaggio, si trascinano sovente con piedi e
con mani, e camminano talvolta a carpone per temor di essere veduti. Onde sentire il
p. 91 minimo rumore, applicano illoro orecchio I contro terra, e distinguono approssima-
tivamente il numero dei guerrieri che avranno a combattere. Quando vi sono baste- 770
755 Y 757 Araucani corr ex Arancani
742-759 D'ORBIGNY, O.C., p. 421.
745 En el original dice Aucas.
755 Sin duda que esta descripción « guerrera» de los patagones -hecha por D'Orbigny- se
refiere a los puelches, pues acabamos de ver (l. 612) que los tehuelches, « menos belicosos» que
los araucanos, « huyen al rumor de la guerra y van a esconderse [oo.] Lo cual no quita que, en la
ocasión, sean valientes y que sepan combatir y defenderse con intrepidez ». « En los tiempos
que ocupan nuestra historia [oo.[ no hubo acción bélica en Santa Cruz, con participación indí-
gena. Los indios fueron gente de paz, como 10 documentan Viedma, G. Ch. Musters, Moyana
y Francisco P. Moreno, hasta nuestros días ». J.R. LENZI, o.c., p. 52.
756-757 La enfermedad epidémica fue la viruela, D'ORBIGNY, o.c., p. 411. « Con la derrota
de los payas o mechanúekenk hacia 1820 en Languiñeo (Lugar de la Muerte), roto el dique de
contención, se produce la invasión masiva de las huestes mapuches, que conquistan la pampa
hasta el río Negro» [R. TAVELLAoo., o.c., p. 54], por lo que en 1829, durante su estancia en
Carmen de Patagones, D'Orbigny vivirá 'invasiones' de aucas. Cf JI 246, 397.

3.8 Page 28

▲back to top
372
nI
Jesús Borrego
volmente disposti, attendono il ritorno delle tenebre, e appena si alza la luna, piom-
bano con furore sopra il nemico e lo sgozzano senza compassione. Queste sorprese
non hanno mai luogo che nei plenilunii, perché gli assalitori non hanno a temere er-
rori funesti, e, in caso di sconfitta, hanno due giorni e due notti di marcia non inter-
775 rotta. In queste astuzie guerriere si riconoscono le abitudini ed il meraviglioso istinto
degli Americani dell'emisfero boreale, ma questi spingono la destrezza a l'abilitá ad
un grado assai ragguardevole.
LA DONNA - Molteplici sono le occupazioni delle donne tra i Patagoni e la loro
condizione edurissima. Elle sono che tutto fanno, ad eccezione della caccia e della
780 guerra. Non si risparmia loro lavoro alcuno, neppur nell'epoca di loro gravidanza; e
quelle donne si vedono incessantemente occupate, mentre l'uomo riposa tutto il tem-
po ch'esso non impiega alla caccia ed alla sorveglianza del bestiame. Quando slog-
giano e sempre la donna che s'incarica di fare o disfare le tende e che porta le armi
del marito.
785
La Provvidenza pero, sostegno dei miseri, accorda a quelle povere donne un'in-
credibile facilita di partorire senz'alcun aiuto. Appena dato alla luce il bambino, si
bagnano con esso nell'acqua fredda, riprendono immediatamente le loro occupazio-
ni giornaliere senza menomamente soffrirne sul fisico.
Le Indiane seguono sovente i mari ti alla guerra, dandosi cura di prestamente
790 riunire, aiutate dai figli, il loro gregge mentre i mariti sono alle prese coi soldati o
cogli affittaiuoli.
Le Patagone non vanno mai nude, come in molti luoghi, a malgrado del freddo
intenso, fanno gli uomini, nemanco prima dell'etá nubile e sono di una castitá rag-
guardevole.
795
La poligamia non ein uso fra loro come fra gli Araucani. Il marito non abban-
777 No ha de extrañar, pues, que -según la concepción guerrera atribuida a los patagones-
tehuelches-, al reeditarlo en BS 8 (1884) n. 7, luglio, p. 101, concluya enfáticamente: «Voglia
il Cielo fare si che l'ardore guerriero, che anima quelle tribu selvaggie, si cangi presto nello spi-
rito di santa emulazione per le arti del1apace, mediante quel1a fede e carita cristiana, che affra-
tella tutti i popoli e li stringe insieme come membri de una stessa famiglia. I Missionari Salesia-
ni sembrano aver ricevuto da Dio il glorioso compito di far risplendere la face di questa fede e
di far sentire l'ardore di questa carita, e il risultato finara ottenuto fa aprire il cuore a speranze
ognora piú felici ».
795 Los autores consultados por don Basca -D'Orbigny, Lacroix, Dal1y, Guinnard (a.c.,
pp. 250-251)- están de acuerdo en que, tanto los pampas como los araucanos, admitían la po-
ligamia. Respecto a los patagones hay discrepancia: D'ORBIGNY, o.c., p. 415, sin más, asegura
que «no aceptan la poligamia », mientras que Lacroix (o.c.. p. 28) Y Dal1y (a.c., p. 168) confie-
san que «la poligamia efrequente [solo] presso i Patagoni del Sud ». Juicio confirmado por los
misioneros salesianos: « Los onas de la Tierra del Fuego [...] viven sólo con sus familias y ob-
servan la honestidad natural, mientras que los tehuelches son polígamos» (ASe 9.126, carta
de mons. Fagnano a don Rua, 15.11.1891). J.H. LENZI, o.c., p. 49, puntualiza: «Los pata-
gones, por lo común, eran monógamos: los caciques solían tener más de una mujer; ciertos
hombres, que disponían de riquezas suficientes, poseían más de una también, pero eran
excepción ».

3.9 Page 29

▲back to top
La Patagonia e le terre australi del continente americano pel saco Gio, Basca
373
nI
dona mai la legittima sua moglie; un uomo non puó nemmeno lasciare una concubi-
p. 92 na se non / quando non abbia prole. Se fa alcune prigioniere in guerra, elle divengo-
no le ancelle, non le rivali[,] della moglie.
Le donne godono una perfetta liberta prima del matrimonio. L'infedeltá coniu-
e gale punita severamente. Allorché una donna per seguire il suo drudo ed andare a 800
e vivere con lui, abbandona il tetto coniugale, lo sposo, se di un grado elevato, o se
ha amici piú potenti del suo rapitore si fa restituire la moglie. Al contrario, se questa
appartiene ad una classe superiore, il marito debbe vedersi pazientemente togliere la
moglie senza lagnarsene. Il piú delle volte le parti vengo no a trattato e transigono
per mezzo d'un indennitá a profitto dello sposo oltraggiato.
805
DIVORZIO - Se gli sposi dopo piú o meno lunga coabitazione, non possono simpa-
tizzare, possono separarsi di comune accordo senza che i parenti si oppongano alla
restituzione dei doni avuti dallo sposo, e questi pure non esita a lasciargliene qual-
cuno in compenso, ma ció avviene di raro, poiché gli sposi quasi sempre si con-
vengono.
810
e Nei casi eccezionali in cui la separazione reclamata dalla moglie per violenza o
cattivi trattamenti del marito, i parenti della ricorrente si armano di comune accor-
do onde riprenderla a viva forza, causa questa d'implacabile odio tra le due parti,
poiché in tal caso il marito, non solo perde la moglie, ma anche i due terzi degli
oggetti da lui donati per ottenerla.
815
Se peró le cause dei mali trattamenti sono basate sull'infedeltá, egli ha diritto di
conservare la sua autoritá; puó mettere a morte lei ed il complice, senza che gli ven-
ga fatta la menoma opposizione; preferisce peró quasi sempre conservare la sposa e
mettere a prezzo la vita del delinquente, che, se ne ha i mezzi, ha diritto di riscattar-
la. Sovente poi accade, ed io ne fui testimonio, dice il Sigo Guinnard, che l'accusa era 820
fatta senza motivo alcuno per solo calco 10 e cupidigia, ed allora l'accusato ben di
rado si puó salvare. /
p. 93 PUBERTA NELLE FANCIULLE - «Dacché una fanciulla, dice il dotto viaggiatore
D'Orbigny, s'accorge dei primi indizi della pubertá, ne previene la madre o la paren-
te piú prossima. Questa ne avverte il capo della famiglia, il quale sceglie immediata- 825
mente la cavalla piú grassa onde regalarne i suoi amici. La fanciulla vien collocata in
fondo ad un toldo (tenda) detto puetenuca, separato dagli altri ed adornato aquesto
uopo: quivi sur una specie d'altare riceve le visite succesive di tutti gli Indiani e In-
817 También entre los tehuelches «existe la pena de muerte contra la mujer sorprendida
en adulterio». ASC 9.126, carta de don Milanesio a don Rua, 14.11.1895.
823-845 D'ORBIGNY, o.c., p. 452. Con diversidad de rito, todos estos pueblos -pampas,
araucanos, patagones- celebraban la entrada de la niña a la pubertad con «una fiesta, en su
honor, que se desarrollaba en torno a la 'casa bonita', en la que se hallaba aquélla, con grandes
fuegos, que tornaban fantasmagóricas las danzas. Desde ese día la joven patagón podía con-
traer matrimonio ». J.H. LENZI, o.c., p. 49; Violeta DIEZ..., o.c., pp. 43, 56.

3.10 Page 30

▲back to top
374
lIT
Jesús Borrego
diane della toldería, che vengono a felicitarla d'esser donna ed a ricevere da lei un
830 pezzo della giumenta, proporzionato al loro grado o alla loro parentela. Quando
tutti i visitatori fecero il loro dovere, e nessuno della tribu ignora che la fanciulla e
inubile, viene fatta sedere sur una specie di paniere di lana, che sua madre prende
dalla parte davanti, e la parente piú vicina da quella di dietro, e in questo modo sol-
levata, vien fatta passeggiare, mentre che una vecchia donna, che fa le veci di indovi-
835 na o di sacerdotessa, cammina in capo cantando, onde scongiurare lo spirito mali-
gno. II corteggio s'avvia lentamente verso un lago vicino, senza che alcuno lo segua.
La Sacerdotessa entra per la prima nell'acqua, ne prende nella mano e la getta in
aria parlando lungamente, onde pregare senza dubbio il Dio del male, di proteggere
la giovane Indiana nella sua nuova situazione. Le altre donne entrano anche esse
840 nell'acqua, e finito lo scongiuro, vi immergono la fanciulla a tre diverse riprese,
l'asciugano, stendono sulla riva alcuni panni, ve la coricano e la coprono di ció che
hanno di meglio. Quindi piú tardi, allorché la sacerdotessa ha finite e recominciate le
sue preghiere, la neofita ritorna alla toldería, dove ella acquista considerazione.
Quest'uso e generale fra i popoli dell'America meridionale, solamente di paese in
845 paese variano le ceremonie.
1 FUEGUANI - Si chiamano Fueguani gli abitatori della Terra del Fuoco posta a
mezzodi della Patagonia, al di lá dello stretto di Magellano. 1 Fueguani sono tenuti
pei piú miserabili / uomini che esistono sulla terra. Sono piú piccoli, piú deformi, p. 94
piú sucidi dei Patagoni, ma hanno maggior dolcezza nella fisionomia. Una mistura
850 di carbone pesto, d'ocra rossa e d'olio di foca di cui ungono talvolta il loro corpo
per ripararsi dal freddo, esala un odore talmente insopportabile che si puó appena
avvicinarli.
Illoro vestito consiste in pelli di guanachi o di foche; tutti si dipingono la faccia
e le altre parti del corpo in guisa grottesca. Le donne copronsi in parte di pelli e si
855 adornano il collo di collane fatte di denti di pesci. Gl'indigeni della Terra del Fuoco
abitano capanne coniche ricoperte o di pelli, o di scorze, o di foglie d'alberi. Coloro
che il capitano Weddel ha visitati, avevano l'aspetto dolce e timido e vivevano in un
stato d'abbrutimento profondo, non occupandosi che di pescare quando lo permet-
teya la stagione. A quest'uso han no certe barche le quali dirigono con destrezza
860 grande, ma che non sono neppure ben lavorate come quelle dei Samojedi. Gli abi-
tanti della costa meridionale sono selvaggi, traditori, crudeli. Tutti vanno armati
848 Dally, tras « terra », incluye: « Hanno la testa grossa, le gote prominenti, il naso stiac-
ciato >l.
857 Jacob Weddel, marino inglés de la primera mitad del siglo XIX, encargado en 1822 por
una casa de Edimburgo de recoger pieles de focas (vacas marinas) en los mares australes, des-
cubrió las Oreadas Meridionales, franqueando el círculo polar antártico y avanzando hacia el
Polo a través de un mar, libre de hielos, que llamó 'mar de Jorge IV' (1823), y que hoyes el
mar de Weddel.
860 Los Samoyedos: pueblo del norte de Rusia.
861 Tal descripción de los fueguinos se la ha ofrecido A. BALBI, Compendio di Geografía ... ,
vol. 11, p. 456.

4 Pages 31-40

▲back to top

4.1 Page 31

▲back to top
La Patagonia e le terre australi del continente americano pel saco Gio. Bosco
37:;
IJI
d'arco, di fionda e d'una specie di lancia munita di un osso a punta. Eglino non sem-
brano avere nessun capo, né alcuna specie di credenza religiosa.
Si dividono i Fueguani in varie tribu: i Yacana-Kumy, che abitano il Nord-Est
del gruppo, e che sono conosciuti assai poco. 1 Tekinica, piccoli, mal fatti e la cui 865
tinta varia tra il colore del rame e quello del bronzo. Gli Alikoulip che sono meno ri-
buttanti, i Pecheraisj] poveri e malvagi. Finalmente quei del Porto Merie, la cui
fisionomia non ha espressione.
1 Fueguani in generale sono antropofagi; eglino mangiano le loro donne piú
vecchie quando temono di mancare di provvigioni. Malgrado ció il sentimento della 870
e famiglia sviluppato tra loro ad un alto grado e accolgono bene il viaggiatore che
li visita. /
869 le add sl
863 Carecían, en efecto, de caciques, de dioses y de religión organizada. Cf R.N. PROSSER,
O.C., p. 27.
864-868 Cf Introducción, p. 278. También ver III 45-53. Los Yacana-Kunny eran Onas shelk-
nam; los Tekinica debían ser los Yahgan; los Alikhoulip, uno de los varios nombres de los Ala-
kaufes. Los Pecheray, según Fitz Roy, « serían una ramificación de los indígenas que viven en
los canales occidentales de la Patagonia [...] en el temido golfo de Penas» (S. KUZMANICH, O.C.,
p. 89). Y que para ROCHAS, O.C., p. 235, « Ces une race d'hommes fort inférieure aux Patagons,
peut-étre expulsée par eux, dans les temps antiques, du continent américain et réfugiée au-
jourd'hui dans ces arides régions que les premiers dédaignaient d'habiter... ». CANTU, O.C.,
p. 377 dice de ellos: «1 Pesceresi vivendi di sole conchiglie e d'altri moluschi, e perció disposti
in famiglie dove possono trovarne ». Cf III 45-53.
867 Debe referirse al estrecho de Le Maire.
869 Cf Introducción, nota 94. El original de DALLY, o.C., p. 160 advierte: « Pretendesi che i
Fueguiani... » ect. (Apéndice 3, p. 442); LACROIX, o,c., p. 57 sospecha: « Les officiers du Beagle
[cf 1 420] avaivent quelche raison de soupconner des Fuéfiens de cannibalisme ». V. de Ro-
CHAS, o.c., p. 236 niega rotundamente: « J'ai vu beaucoup de sauvages et méme d'authropop-
hages, j'en ai vu dont le territoire n'avait jamais encore été foulé par des étrangers [...] eh bien!
nulle part je n'ai vu d'hommes aussi misérables, aussi ignorants, aussi grossiers que les Peche-
rais qui pourtant, soit dit en passant, se contentent de la chair des animaux et respectent celle
de leur prochain ». Al reeditarlo en BS (febrero 1883), ya mejor informados, no citan el caniba-
lismo, ofreciendo una descripción muy real de los fueguinos, cf Apendice 2, pp 434-435.