Il salesiano don Ottavio Tempini... 199
gliere della Società Operaia Cattolica di Mutuo Soccorso di Valle Camonica, Giambat-
tista fu redattore del periodico “Il risveglio camuno” che si batteva per la realizzazione
del progettato ed atteso prolungamento valligiano dell’importante direttrice ferroviaria
Brescia - Iseo 4. La madre era Erminia (1853-1887) dei Fiorini di Gianico, famiglia ca-
ratterizzata da soggetti distintisi per cultura e santità di vita, tra cui Egidio (1825-1897)
e Girolamo (1856-1931), personalità molto in vista nell’organizzare — sotto il profilo
sociale e politico — l’allora nascente movimento cattolico indigeno; tra l’altro, i Fiori-
ni avevano agganciato parentela con il ramo dei Montini di Sarezzo cui, poi, apparten-
ne Paolo VI. Erminia morì molto giovane lasciando il marito con il carico di sei figli in
tenerissima età: oltre ad Ottavio, Egidio (1876-1928), cui toccherà il compito di man-
dare avanti l’azienda farmaceutica, Marino Ottavio (1878-1954), che divenne clinico
diagnostico assai quotato in Milano, Orsola Lucia (1886-1967), Maria Lucia (1883 -
1924) e Luigino (1874-1892), quest’ultimo deceduto dopo aver trascorso parte consi-
derevole della breve esistenza “fra le strette di una irrimediabile artrite”.
Ottavio, compiuti con merito nelle scuole di grado medio-superiore di Bergamo
e di Pavia i normali corsi scolastici di ginnasio e liceo, si iscrisse (nell’anno accade-
mico 1899-1900) alla facoltà di lettere e filosofia dell’università di Pavia; nel 1901
passò a quella analoga di Bologna. Qui ebbe l’occasione di seguire le lezioni di lette-
rati di grande valore, fra i quali Giosuè Carducci e Giovanni Pascoli, nonché di diven-
tare intimo dell’insigne grecista Francesco Acri, uomo di profondo sapere e di fede
rocciosa, ancorato saldamente alla durevole tradizione spiritualistico-catttolica in tem-
pi di imperante positivismo. Il Tempini conseguì la laurea presso l’ateneo felsineo nel
1903, discutendo un’esemplare dissertazione in linguistica avente per oggetto Saggio
intorno ad alcune varietà dialettali della Valcamonica media (che ottenne un lusin-
ghiero giudizio finale espresso dalla commissione esaminatrice composta dai profes-
sori Pullè, Puntoni e Beltrami sottolineante i “pregi notevoli di metodo, di diligenza e
di preparazione”) 5, ripresa e pubblicata a Brescia nel 1908 dalla tipografia Luzzago
con il titolo Il dialetto camuno a Capo di Ponte e nei dintorni (Saggio linguistico). Il
lavoro, che andava ad inserirsi in un filone da pochi decenni timidamente avviato gra-
zie ad alcuni fondamentali contributi in materia portati avanti — per l’area locale —
dai bresciani Gabriele Rosa (Iseo 1912-1997) e da Bonifacio Favallini (Ponte di Le-
gno 1852 - Edolo 1921), riscosse generalmente indirizzi di plauso e precisi consensi,
anche se non mancarono osservazioni critiche come quelle formulate, in una recensio-
ne piuttosto severa apparsa sulle colonne della rivista “Archivio Trentino”, dal lingui-
sta Carlo Battisti, brillante futuro docente di glottologia all’università di Firenze.
4 L’area camuna visse — a partire dal tardo Ottocento — una movimentata stagione di
sviluppo senza precedenti nei più disparati settori. Vennero realizzate infrastrutture di assoluta
portata, si installarono le comunicazioni telefoniche, prese forma un intenso piano di lavori
idraulici, vennero tracciati nuovi collegamenti e migliorati quelli esistenti. Le trasformazioni
in senso industriale di alcune zone furono accompagnate da una fiorente attività aggregativa
che permise la nascita di una miriade di organizzazioni sociali e culturali. Si diffusero le so-
cietà operaie di mutuo soccorso sia di indirizzo cattolico che di tendenza a laica; prese piede un
timido fenomeno cooperativistico a livello di singoli paesi ed opifici; pullularono le associa-
zioni ed i comitati che si battevano per la qualificazione della montagna.
5 Archivio Storico dell’Università degli Studi di Bologna.