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Cronaca
«stato dei lavori» storiografici sulla congregazione salesiana in quanto tale, sull'Istitu-
to delle Figlie di Maria Ausiliatrice, per non dire dei Cooperatori e degli altri
gruppi della Famiglia Salesiana, salvo lodevolissime eccezioni, è praticamente ai
primi passi: in varie aree geografiche ci si trova all'anno zero. Non si possono infatti
considerare opere di storia vera e propria le decine e decine di fascicoli, album, li-
bretti e libri, anche voluminosi e lussuosi, che continuamente vengono pubblicati in
occasione di anniversari: una cultura piuttosto da fast food, con finalità apologeti-
che, «delizia» sovente dei membri devoti della Famiglia Salesiana ma più spesso
«croce» degli studiosi di professione. Se infatti la retorica celebrativa non serve mol-
to, anzi può essere controproducente sul piano del mondo laico che non vi presta
alcuna attenzione e sul piano del mondo salesiano che si illude che non ci sia altro
da scrivere al riguardo, — è stato detto — la documentazione, la cronaca e le testi-
monianze sono solo il punto di partenza per lo studioso che deve interpretarle se-
condo canoni o modelli ben determinati, in un quadro di riferimento più ampio di
quello semplicemente salesiano. La strada è difficile: ma non v'è avventura intellet-
tuale degna di questo nome che si svolga su di un'autostrada.
Nel dibattito che è seguito, P. Stella, F. Desramaut, E. McDonald, C. Heyn ed
altri, confermando e completando, dal versante delle singole nazioni di provenienza,
le indicazioni date dal Wynants, hanno ulteriormente sottolineato l'importanza della
storiografia congregazionale non solo ad intra per il mantenimento dell'identità
vocazionale e per il superamento del rischio di smarrire il carisma, ma anche ad
extra, per l'impatto che la vita religiosa in tutte le sue dimensioni (culturali, econo-
miche, caritative, spirituali ecc.) ha avuto sulla società civile.
Nella mattinata del 2 novembre si sono succedute le relazioni di Giuseppe Brac-
co (Torino) sulla fondazione dell'Oratorio di Torino-S. Paolo fra le due guerre mon-
diali, di Giorgio Rossi (Roma) sulle scuole professionali dei salesiani a RomaCa-
pitale (1888-1930), di Gioachino Barzaghi sul significato della fondazione e del
primo sviluppo dell'Istituto S. Ambrogio di Milano (1895-1915) e di Yves Le Carre-
ros sulle colonie e gli orfanotrofi agricoli tenuti dai salesiani in Francia dal 1878 al
1914. Diverse le metodologie adottate dai relatori: chi ha privilegiato il quadro so-
cio-economico in cui l'opera si è inserita evidenziando gli usuali due livelli di lettura
storica: quello tradizionale fatto di precisi schemi eroici e educativi (poca storia,
molta cronaca, molta tradizione orale), e quello «nuovo» interessato anche ad altri
moduli di interpretazione; chi ha posto l'accento sulla necessità di una storia compara-
tiva, fatta di confronti con analoghe esperienze non salesiane; chi ha insistito sul-
l'impatto dell'opera salesiana nel territorio circostante e sulla significatività storica,
socio-religiosa, professionale, pedagogico-formativa, economica della medesima;
chi, dopo un inquadramento generale del tema nel contesto di una nazione e della
storia della congregazione salesiana, ha optato per una microstoria di qualche opera
di cui ha reperito sufficiente documentazione.
Gli interventi in aula hanno poi messo in rilievo sia la specificità della storio-
grafia religiosa italiana — molto interessata alla ricerca di una spiritualità come
forza civile che ha operato sul territorio, in rapporto dinamico con le problematiche
affrontate nell'ambito del «Movimento Cattolico» e delle altre forze cattoliche — sia
l'urgenza di far uscire gli istituti religiosi dal loro ghetto mediante l'apertura dei loro
archivi e la collaborazione con centri laici di studi, sia la necessità di una miglior
preparazione metodologica da parte di chi scrive storia salesiana, che sappia distin-
guere fra fonti primarie e secondarie a secondo della natura del soggetto trattato,