410 Recensioni
quelli dedicati nelle edizioni precedenti alla storia delle interpretazioni, alla discus-
sione su don Bosco pedagogista, artista dell’educazione, educatore, autore pedago-
gico ecc.
In sostanza Braido invita tutti, studiosi, pedagogisti, psicologi, magistrati, poli-
tici, operatori sociali, esperti delle scienze umane in genere a non ripetere formule
ormai consunte, ma a mettere in moto fantasia e creatività per raggiungere una serie
di obiettivi, fra i quali: rifondare il Sistema preventivo su solide basi antropologiche
e teologiche, rispetto a quelle fragili e di indole pratico-moralistica dell’800; utiliz-
zare le scienze umane per tracciare itinerari differenziati, qualificati e personalizzati e
diversificazioni qualitative dello stesso fine in base a distinte età, a pluralità di cul-
ture, a svariate condizioni di partenza e di crescita; procedere alla revisione della fi-
gura e dell’azione sia dell’educando (coniugazione del preventivo con forme di atti-
vismo, di autogoverno, di autogestione, di autonomia di gruppo, in relazione della
maturità raggiunta: più spazio alla ragione, meno spazio alla trasmissione di valori
per autorità, ripensamento e rifondazione del classico trinomio) sia dell’educatore
(che cessa di essere il possessore e l’interprete unico del metodo), che dell’ambiente
rispetto a quello del passato; riempire lacune, silenzi e arretratezze già citate, vale a
dire l’approfondimento teorico e pratico dei tre spazi capitali: quello socio-politico,
quello affettivo-sessuale e quello culturale, oltre al rilancio dell’ambiente familiare.
Tutto questo programma di azione potrà avere successo, a nostro giudizio, se ri-
marranno alcune costanti, quali una sincera volontà di educare, la convinzione dell’e-
ducabilità spirituale dei soggetti, la subordinazione del progresso personale e collet-
tivo al registro spirituale-evangelico (trasformazione dell’uomo, del cuore più che
delle strutture), il senso acuto dei ritardi in campo educativo (lunga durata), la priorità
al problema del senso, dei valori, delle ragioni di vita (rispetto ai mezzi per vivere), la
docibilità degli educatori e una cultura non solo funzionale alla professione.
Cambieranno invece necessariamente i destinatari effettivi dell’educazione
(“educazione permanente”), la tipologia delle istituzioni, la rappresentazione psicolo-
gica-antropologica-teologica degli educandi, i programmi concreti, il ruolo della
scuola e delle altre agenzie educative (tempo libero, mass media…), i rischi educativi
e le manifestazioni di devianza giovanile (delinquenza tossicomani, suicidio), l’ideale
spirituale del «buon cristiano» e dell’«onesto cittadino» che si vuole costruire.
Ma la conoscenza delle “radici” e delle “esperienze preventive” di don Bosco,
fermo restando sempre possibili approfondimenti e chiarificazioni – la storia non è
mai scritta una volta per sempre, la storia è sempre attuale – è dunque ormai suffi-
cientemente ampia. Mediante il contatto col passato ormai noto e ricco di «principi
che hanno virtualità illimitate», «suggestioni particolari gravide di sviluppi», di «ger-
mogli che attendono di sbocciare ed espandersi», mediante la presa in attenta consi-
derazione del presente (non facilmente conoscibile) e del futuro (molto difficilmente
prevedibile), ci si può avviare all’opera di “restaurazione, reinvenzione, ricostru-
zione” di un “Nuovo Sistema Preventivo”, dove l’aggettivo sta per “moderno”, “at-
tuale”, “inedito” e il sostantivo indica continuità col passato e permanenza di conte-
nuti e valori.
F. MOTTO