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NORME PER L'EDIZIONE DEGLI SCRITTI DI DON BOSCO
E DELLE FONTI SALESIANE
Francesco Motto
01. Si è tentato d'illustrare il significato dell'edizione degli scritti
di D. Bosco e delle fonti salesiane, curata dall'Istituto Storico Salesia-
no.1 Pare ora opportuno aggiungere norme concrete, essenzialmente tecni-
che, atte a favorire quell'intelligibilità ed uniformità delle edizioni qual
è richiesta universalmente dagli studiosi e dai lettori preparati. Saranno
norme indicative, generali, essendo impossibile in questa sede scendere
a tutti i dettagli e a talune particolarità tecniche, che invece si potran-
no o si dovranno adottare sulla base della specificità delle singole fonti
da editare. Del resto la soluzione dei particolari problemi che pone un
testo, richiede sempre, da parte del curatore, doti d'adattamento che
nessuna precettistica o formula precostituita potrà mai soddisfare.
02. Evidentemente non si pretende qui offrire un contributo ori-
ginale. L'Istituto Storico Salesiano, al pari degli editori dei testi mo-
derni, si trova di fronte a problemi sostanzialmente differenti, ma tecni-
camente analoghi a quelli affrontati dagli editori dei manoscritti antichi.
Pertanto si modella su ottime edizioni già esistenti e si adegua a norme
già adottate da altri.2
1 Cfr. pp. 34-40.
2 La metodologia delle edizioni di testi moderni — mutuata per altro da
quella stabilita dalla filologia classica — è ancora molto diversa secondo i paesi, le
scuole, le collane, i singoli autori. Un certo accordo pare esistere circa l'enunciazio-
ne dei principi; chiare disparità, invece, permangono nei criteri esecutivi e nelle
applicazioni pratiche. Difficoltà sorgono dalla mancanza di trattazioni teoriche esau-
stive e dalla non facile reperibilità delle pur brevi pubblicazioni, inserite spesso in
testi i più diversi ed unitamente ad altri argomenti. Resta il fatto che la secolare
esperienza di edizioni di testi classici e medioevali, di edizioni di fonti documen-
tarie, di edizioni diplomatiche o diplomatico-interpretative, può offrire un note-
vole contributo alla edizione di testi moderni, di fonti narrative e quindi anche
delle fonti salesiane. Sarà pertanto utile la consultazione dei principali trattati

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FRANCESCO MOTTO
03. Ogni edizione degli scritti di D. Bosco e delle fonti salesiane
dei secoli XIX e XX dovrà comunque non solo stabilire un testo del
tutto attendibile, riprodotto in maniera chiara e leggibile, col minor nu-
mero possibile di simboli convenzionali, ma anche di permettere al let-
tore di farsi un giudizio sulla costituzione del testo, sulle fonti di esso,
sulle modifiche attraverso le quali l'autore è pervenuto alla redazione-edi-
zione finale. L'accuratezza delle ricerche, l'esattezza delle trascrizioni, la
sicurezza della classificazione, la semplicità, concisione e completezza de-
gli apparati non intendono costituire ingombrante erudizione, bensì of-
frire agli studiosi garanzie e strumenti per ulteriori ricerche e a tutti le
condizioni più favorevoli per leggere, capire e valutare.
di critica testuale, specie per i testi antichi letterari o cronachistici, e delle edizio-
ni più note ed autorevoli.
Norme concrete e precise si possono reperire in varie pubblicazioni. Ne diamo
qui un elenco in ordine cronologico di apparizione: Norme per la pubblicazione del-
l'Istituto storico italiano, in « Bullettino dell'Istituto storico italiano», n. 28 (1906),
VII-XXIV; O. STÄHLIN, Editionstechnik. Teubner, Lipsia 19422; Règles pour édi-
tions critiques par L. HAVET. Bude, Parigi [1925] pp. 1-22; Norme per le pubbli-
cazioni documentarie della Società storica subalpina, in « Bollettino storico-bibliogra-
fico subalpino», XXXV (1933) 542-545; J. BTDEZ-A.B. DRACHMANN, Emploi des si-
gnes critiques, disposition de l'apparat dans les éditions savantes de textes grecs et
latins. Conseils et recommandations, éd. nouvelle par A. DELATTE et A. SEVERYNS,
Bruxelles-Paris 1938; C. BALIC, La tecnica delle edizioni critiche, in II libro e le
biblioteche. Atti del primo congresso bibliologico francescano internazionale, 20-27
febbraio 1949, Romae 1950, pp. 188-219; BONAVENTURA A MEHR, Auxilium scripto-
rum. Officium libri Catholici, Romae 1953, pp. 18-21; G. CENCETTI, Progetti di uni-
ficazione delle norme per la pubblicazione delle fonti medioevali, in Atti del con-
vegno di studi sulle fonti del medioevo europeo in occidente in occasione del 70°
della fondazione dell'Istituto storico italiano (Roma 14-18 aprile 1953), Comunica-
zioni, Roma 1957, pp. 25-34; A. PRATESI, Una questione di metodo: l'edizione del-
le fonti documentarie, in «Rassegna degli Archivi di Stato», XVII (1957), n. 3,
pp. 312-333; C.J. FUERST, Normae scriptis edendis in disciplinis ecclesiasticis. Ro-
mae 1961; [J. WICKI], Normae pro edendis monumentis historicis societatis Iesu.
Romae 1962; E. FALCONI, L'edizione diplomatica del documento e del manoscritto.
Studium Parmense - Ed. Opera Universitaria, Parma 1969; [SOURCES CHRETIENNES],
Directives pour la préparation des manuscrits. Institut des Sources Chrétiennes. Lyon
1971; M. ANGLADE, Problèmes et techniques de l'édition des textes modernes. Esquis-
se d'une typologie des appareils de variantes, in «Études germaniques» 27 (1972);
M.L. WEST, Textual criticism and editorial technique. Teubner, Stuttgart 1973,
72-102; E. FALCONI, L'edizione critica del documento. Studium Parmense, Parma
1975.
Un'ottima rassegna di edizioni autorevoli e meglio riuscite è presentata da
B. BASILE, Letteratura e filologia. Zanichelli, Bologna 1975, pp. 235-237 e da M. AN-
GLADE, o.c., pp. 78-82 [per la sola lingua tedesca].

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NORME PER L'EDIZIONE DEGLI SCRITTI DI DON BOSCO
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04. In breve, ogni edizione dovrà essere composta, in linea di mas-
sima, da un'introduzione, dal testo critico, dall''apparato delle varianti e
delle fonti, dagli indici e dalle eventuali note illustrative, appendici, carte
o tavole riassuntive.
1. Introduzione
L'introduzione sarà la sede naturale per le informazioni sui mano-
scritti e sulle stampe, per la soluzione dei problemi di datazione, per
l'illustrazione delle circostanze in cui i testi furono composti, per una
rapida ambientazione storica, culturale, religiosa, per l'esplicitazione del-
le modalità di lavoro dell'autore o del copista, per la verifica di pater-
nità ed ascendenze, insomma per una completa, anche se sintetica, pa-
noramica del testo e del campo in cui si colloca. Redatta in uno stile
sobrio, conciso, senza amplificazioni non pertinenti, più proprie di studi
successivi, l'introduzione è costituita essenzialmente dalle seguenti parti
(fermo restando che, a seconda del testo da editare e dei particolari pro-
blemi che pone, può configurarsi diversa o in altro ordine):
1.1. Presentazione dettagliata dei singoli manoscritti e/o testi a
stampa contenenti lo scritto da editare.3 Tale descrizione codicografico-di-
plomatica è così articolata:
1.1.1. segnatura di collocazione attuale e ubicazione d'archivio o di
biblioteca; le collocazioni precedenti possono essere indicate fra paren-
tesi quadre;
3 Esempi di tali presentazioni si possono trovare in ogni pubblicazione di testi
critici. Per abbondanza di documenti descritti vogliamo menzionare ABÉLARD, Histo-
ria calamitatum, par J. MONFRIN, 2 ed. Librairie philosophique J. Vrin, Paris 1962,
9-61. Suggerimenti per la descrizione dei documenti sono offerti da E. COEN PIRA-
NI, Il manoscritto, in Problemi ed orientamenti critici di lingua e di letteratura ita-
liana I/1: Notizie introduttive e sussidi bibliografici. Marzorati, Milano 19582,
pp. 1-84; E. CASAMASSIMA, Note sul metodo della descrizione dei codici, in « Ras-
segna degli Archivi di Stato» 23 (1963) 181-205; A. DAIN, Les manuscrits. Les
belles lettres, Paris 19642; P. RAJNA, Testi critici, in G. MAZZONI, Avviamento allo
studio critico delle lettere italiane. Sansoni, Firenze 19662; G. PIERSANTELLI, Il ma-
noscritto. Fratelli Bozzi, Genova 1972; E. ESPOSITO, Manoscritto, libro a stampa.
Longo editore, Ravenna 1973.

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FRANCESCO MOTTO
1.1.2. tempo e luogo di composizione: qualora essi non si trovino
espressi nel testo da editare, devono essere ricostruiti dall'editore col
concorso d'altre fonti; in tal caso si pongono fra parentesi quadre;
1.1.3. caratteri estrinseci del documento:
1.1.3.1. materia scrittoria: tipo e qualità della carta, presenza o
meno della calandratura e della filigrana, composizione del fascicolo-qua-
derno-libro, dimensioni in altezza e larghezza (in mm.), rigatura, margi-
natura, legatura, stato di conservazione (fori, abrasioni, strappi ecc.);
1.1.3.2. scrittura: identificazione delle diverse mani, qualità e co-
lore dell'inchiostro, caratteristiche della grafia (facilità di decifrazione,
punteggiatura, direzione, usus scribendi), natura e numero delle corre-
zioni, delle abbreviazioni, delle postille, descrizione del frontespizio e del
dorso, incipit ed explicit, disposizione delle parti, delle aggiunte, delle
soppressioni e delie eventuali raschiature, numerazione delle pagine e
dei fogli, larghezza dei margini, segni particolari (decorazioni, sigilli di
autorità, timbri di cancelleria, di tassazione, di spedizione), note del tra-
scrittore o del possessore (anche a tergo) ecc.
1.1.4. caratteri intrinseci:
1.1.4.1. discussione critica del documento: genuinità, autenticità, va-
lore critico (archetipo, autografo, originale, copia apografa, copia sem-
plice, copia imitativa); non è insignificante la verifica se la pubblicazio-
ne è avvenuta sotto il controllo dell'autore, o a sua insaputa, se l'autore
l'ha riconosciuta come corrispondente al suo pensiero e ne ha rivendicato
o meno la paternità, se l'edizione si basa su un testo considerato defini-
tivo o provvisorio, se è preceduto immediatamente da bella copia o da
« copia di servizio » fitta di correzioni e emendamenti;
1.1.4.2. breve analisi dello scritto: contenuto, struttura, articolazio-
ne, genere letterario;
1.1.5. sintetiche informazioni bibliografiche sull'autore, utili alla mi-
gliore comprensione del testo;
1.1.6. breve ed obiettiva esposizione di notizie e del contesto sto-
rico, politico, religioso, culturale, ecclesiale, sociale, opportuni per illu-
minare l'intelligenza del testo che si pubblica;
1.1.7. indicazioni bibliografiche indispensabili:
1.1.7.1. fonti dello scritto;

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NORME PER L'EDIZIONE DEGLI SCRITTI DI DON BOSCO
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1.1.7.2. edizioni anteriori e loro valore critico (recensione);
1.1.7.3. bibliografia di valore;
1.1.7.4. motivo della presente edizione.
1.2. Numerazione e classificazione di tutti i singoli documenti, com-
presi quelli che non verranno utilizzati nel corso dell'edizione. La rela-
zione fra gli stessi — sia che costituiscano testimonianze sicure ed inin-
terrotte del processo redazionale sia che l'editore debba far uso di con-
getture per la perdita di alcune stesure-redazioni — può essere pure
evidenziata dalla rappresentazione grafica, detta stemma.
1.2.1. Ciascun documento è contrassegnato da una lettera alfabetica
maiuscola latina, in ordine cronologico di composizione. Gli interventi
correttivi del medesimo estensore del testo sono indicati da una cifra
arabica in esponente: A1, A2 ecc.
1.2.2. Qualora sul medesimo documento siano intervenute due ma-
ni diverse — posto che la lettera maiuscola latina indichi sempre il do-
cumento nel suo insieme, cioè senza la specificazione delle eventuali
mani — per tutte le volte in cui si debbano distinguere fra loro, si
adottano lettere minuscole accanto alla maiuscola sopracitata (Ab, Ac).
Ovviamente in caso di due o più correzioni del medesimo amanuense,
il numero arabico in esponente viene applicato sulla lettera minuscola,
anziché sulla maiuscola: Ab1, Ab2.
1.2.3. Nel caso di un solo documento con varianti, si possono con-
trassegnare con le lettere A, B, C ecc. i diversi interventi, siano dovuti
o no allo stesso autore.
1.3. Criteri di edizione. Nell'introduzione viene pure specificato il
metodo seguito nella ricostruzione e trascrizione del testo, nella stesura
degli apparati, nelle note esplicative. Si giustifica l'espunzione di deter-
minati manoscritti o stampe nella ricostruzione della storia del testo, si
precisano i problemi ortografici ed interpuntivi affrontati, le divisioni e
le suddivisioni apportate ecc.
Le tavole delle sigle indicanti i vari manoscritti o testi a stampa,
l'elenco delle abbreviazioni e dei segni diacritici utilizzati, il sommario,
saranno già stati messi, per comodità d'uso del lettore, ancor prima del-
l’introduzione.

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FRANCESCO MOTTO
2. Testo
2.1. Il testo « critico » ovvero quello prescelto come base — stam-
pato in tondo — deve essere riprodotto quanto più fedelmente possi-
bile mediante un accuratissimo e scrupoloso confronto con quello mano-
scritto o a stampa che si intende editare. Non sono ammesse modifiche,
eccetto quelle contemplate più avanti in 2.7, 2.8 e 2.9.
2.2. L'esigenza d'una lettura corretta del testo, senza eccessivo in-
gombro di segni speciali, deve essere conciliata il più possibile con quel-
la della presentazione rigorosamente esatta del testo « critico » sicuro.
2.3. Le righe del testo sono numerate di 5 in 5, fino al termine,
oppure capitolo per capitolo in caso di eccessiva lunghezza, o anche pa-
gina per pagina.
2.4. Per gli scritti di cui ci è pervenuto solo un autografo o una
copia, oppure un'unica edizione curata dall'autore, si riproduce l'unico
esemplare, con la sola liberazione da errori materiali in cui l'autore-co-
pista-editore può essere incorso.4
2.5. Nel caso invece che di un testo si disponga di due o più reda-
zioni-edizioni, si può pubblicare:
2.5.1. la redazione-edizione ultima o definitiva, ed in apparato tutte
le varianti delle fasi precedenti. Tale sistema è da preferirsi quando
nelle varie fasi redazionali non si presentino tali complicazioni da ren-
dere incomprensibile un unico apparato delle varianti;
4 E' importante notare che neppure l'autografo è al riparo da errori e con-
fusioni. In esso si possono riscontrare deformazioni, latenze, inevitabili distrazioni,
alterazioni semiinconsce, travisamenti, qui pro quo particolari che lo « inquinano »,
sia nel caso in cui l'autore ha vergato un'unica stesura sia quando si è fatto copista
di se stesso. Tali perniciosi errori dovranno essere notificati e, con estrema cautela,
corretti perché offrendo al pubblico un'edizione critica o genetico-evolutiva ci si è
impegnati ex professo a ridare all'opera una fisionomia più vicina a quella che l'au-
tore aveva in mente e non sempre quella che, per ragioni puramente accidentali o
esteriori, ci ha trasmesso. Tutte le lezioni d'autore sono « autentiche » ma non tutte
sono « legittime ». La fenomenologia della copia è descritta ed esemplificata da J.
FROGER, La critique des textes et son automatisation. Dunod, Paris 1968, pp. 11-19;
H. FRÄNKEL, Testo critico e critica del testo, trad. it. Le Monnier, Firenze 1969,
pp. 72-79; L. PESCATORE, Metodologia delle fonti (Appunti per le lezioni). Arti gra-
fiche Adriana, Napoli 1971, pp. 20-21; A. BALDUINO, Manuale di filologia italiana.
Sansoni, Firenze 1979, pp. 50-60. Utile il volume di S. TIMPANARO, Il lapsus freu-
diano. Psicanalisi e critica testuale. La Nuova Italia, Firenze 1974.

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NORME PER L'EDIZIONE DEGLI SCRITTI DI DON BOSCO
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2.5.2. due (o più) redazioni-edizioni: una accanto all'altra sulla stes-
sa pagina o su pagine a fronte, oppure una dopo l'altra nel medesimo
volume. Ogni testo edito avrà a pie' pagina l'apparato delle proprie
varianti.
2.6. In margine sono segnalate le pagine del documento trascritto
oppure i fogli con la specificazione del retto (r) o del verso (v). All'in-
terno del testo, il segno di rimando è limitato ad una barra verticale |.
2.7. L'ortografia è quella voluta dall'autore, propria del manoscritto
o testo a stampa che si trascrive. Solo per l'uso delle maiuscole ci si
può adeguare ai criteri moderni, previo il rimando nei criteri di edizione
(cfr. 1.3). La j, davanti a vocale, normalmente diventa i nel testo. Quan-
to all'ortografia degli altri documenti, utilizzati o meno, è sufficiente
trattarne nell'introduzione, dove si possono portare esempi caratteristici
del modo con cui l'autore o l'amanuense verga il proprio scritto (si ve-
da pure 3.10).
2.8. L'interpunzione è quella seguita dall'autore, dal copista o dal
testo a stampa, a meno che la si debba modificare per esigenze di chia-
rezza. Casi particolari, come pure un'eventuale divisione per capoversi,
devono essere segnalati nei criteri di edizione (Cfr. 1.3).
2.9. I segni diacritici più comunemente usati sono:5
[ ] parentesi quadre: indicano che quanto in esse è compreso (sil-
labe, parole, frasi) manca nel testo che si pubblica, a motivo di guasto
meccanico, macchia, errore dell'autore o del copista, refuso tipografico,
altre cause; le parentesi quadre, pertanto, racchiudono le restituzioni con-
getturali dell'editore.
[..] [...] parentesi quadre con due, tre o più puntini: i puntini
indicano presumibilmente le lettere che non è possibile ricostruire; qua-
lora le lettere mancanti fossero numerose, è preferibile limitare a tre i
puntini ed indicare in nota il numero delle lettere non supplite.
[***] parentesi quadre con tre asterischi: segnalano una lacuna sol-
tanto probabile.
*** tre asterischi: denotano una lacuna certa, manifesta.
5 Elenchi di segni diacritici e di abbreviazioni si possono reperire in R. FARINA,
Metodologia. Avviamento alla tecnica del lavoro scientifico. LAS, Roma 19783,
pp. 195-197.

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FRANCESCO MOTTO
uncinetti superiori: includono le parole che l'editore corregge
da altre parole, ad es. versus dove si legge rursus.
!"#$ puntino sotto una lettera: la lettera sottopuntata è dubbia, potendosi
prestare ad ambiguità di lettura, ad es. domand!-domande.
+ + doppia crocetta: racchiude una lezione inemendabile, un testo
corrotto ma non sanabile.
2.10. La soppressione di parole o di frasi, l'indicazione di corre-
zioni, di rasure e simili, la segnalazione della collocazione delle lezioni
sui vari margini o interlinea, sono registrate nell'apparato delle varianti,
non nel testo.
3. Apparato delle varianti
3.1. La forma dell'apparato delle varianti obbedisce a tre criteri
fondamentali: la chiarezza (eliminata ogni ambiguità), la completezza (ogni
documento è incluso o identificabile ex silentio), la facilità di confronto.
3.2. Nell'apparato delle varianti viene evidenziata la successione dei
testi. Le sigle dei documenti che riportano la medesima lezione del testo
edito appaiono in apparato unicamente nel caso in cui quella lezione sia
frutto di correzione, di aggiunta o di qualsiasi altro intervento succes-
sivo alla prima stesura del documento (Cfr. 3.13).
3.3. Ogni unità critica è separata dall'altra da un congruo spazio
bianco.
3.4. Il carattere corsivo è usato per tutti gli interventi dell'editore
(didascalie, sigle); il carattere tondo per le lezioni dei vari documenti.
3.5. I segni di interpunzione — eccetto che siano parte integrante
della lezione che postula una variante — non sono mai segnalati in ap-
parato, né per le abbreviazioni didascaliche dell'editore (om del ecc.) né
al termine d'ogni unità critica (Cfr. 3.13).
3.6. Ogni unità critica normalmente è composta di due parti, sepa-
rate, quando occorre, dal segno ] oppure : .
3.6.1. La prima parte comprende:
3.6.1.1. il numero della riga di rimando al testo, che non viene
ripetuto se due varianti sono situate sulla medesima linea di testo; qua-

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NORME PER L'EDIZIONE DEGLI SCRITTI DI DON BOSCO
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lora la lezione occupasse due o più righe, si indicano la prima e l'ultima, unite da
trattino (ad es. 5-7);
3.6.1.2. la lezione critica esattamente come è riprodotta nel testo
soprastante, compresa l'ortografia e la punteggiatura posta al suo inter-
no; una lezione lunga viene segnalata mediante la prima e l'ultima pa-
rola, unite da tre puntini (ad es. 5-7 causa...sit, o anche, 5 causa ...7 sit).
3.6.2. La seconda parte contiene:
3.6.2.1. le lezioni che, nei testi considerati utili, corrispondono alla
lezione posta nella prima parte;
3.6.2.2. le abbreviazioni in lingua latina: om, add, corr ecc.;
3.6.2.3. le sigle dei documenti.
3.7. Per maggiore chiarezza, la lezione adottata nel testo si ripete
ad ogni unità critica, eccetto quando sia facilmente rintracciabile nel te-
sto soprascritto.
3.8. Due lezioni identiche poste sulla stessa riga del testo vengo-
no identificate mediante un numero arabico in esponente; ad es. 5 in2
significa che si tratta della lezione « in » che si trova nella riga 5 del
testo, ma che vi appare per la seconda volta.
3.9. Le varianti sono sempre collocate in ordine cronologico, dal
primo abbozzo (sul documento A) alla prima redazione-edizione identica
a quella del testo pubblicato; ad ognuna seguirà la sigla del documento
che la testimonia (Cfr. 3.13).
3.10. Tutte le varianti sono documentate. Quelle grafiche prive di
valore linguistico o critico, quelle che non hanno alcun interesse per la
conoscenza del testo, della sua costituzione, e quelle conseguenti ad evi-
denti errori dell'amanuense, che non abbiano avuto seguito, si possono
espungere dall'apparato, però con la massima prudenza e previa la loro
presentazione nell'introduzione.
3.11. Le parentesi angolari < > racchiudono termini che, scritti
da un precedente amanuense o stampati, sono poi stati riutilizzati in un
secondo tempo da un altro o dal medesimo copista. Ovviamente tali pa-
rentesi angolari sono maggiormente usate per le lezioni critiche com-
poste di più parole.

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FRANCESCO MOTTO
3.12. Le abbreviazioni più comunemente usate in apparato sono le
seguenti:
a
ante
add addit, addunt, addendum
cap caput, capita
cf confer, conferantur
corr correxit, correctum
del delevit (con tratto di penna)
emend emendavit, emendatum (completa sostituzione di parola)
ers erasit (mediante gomma, raschietto)
exp expunxit (con segni diversi: linee marginali, linee circolari...)
it
iteravit
mrg margo
mrg s margo superior
mrg i margo inferior
l
linea
ls linea subducta
om omittit, omittunt, omittendum
p
post
res rescripsit, rescripserunt
sl supra lineam
trsp transposuit, transposuerunt
trsp a transposuit ante
trsp p transposuit post
* lettera cancellata (sopra)
3.13. Si riportano alcuni esempi, appositamente complessi ma con-
venientemente spiegati, che possono chiarire la tecnica dell'apparato del-
le varianti.6 Si suppone l'edizione di un testo E, che utilizza i documenti
contrassegnati dalle lettere A, B, C, D.
6 et]ii add A B1 del B2
alla riga del testo pubblicato, dopo la parola « et » il documento A
vede la parola « ii », così come la prima stesura del copista di B;
la medesima lezione « ii » è poi cancellata da un secondo intervento
dell'amanuense di B; i documenti C D non riportano più tale parola.
6 La vasta produzione critica esistente ne offre i più diversi modelli. In am-
bito salesiano citiamo: J. BORREGO, Giovanni Battista Baccino. LAS, Roma 1977,
pp. 323-407; P. BRAIDO, L'inedito «Breve Catechismo» pei fanciulli ad uso della
Diocesi di Torino di Don Bosco. LAS, Roma 1979; C. ROMERO, I sogni di Don
Bosco. LDC, Torino 1978; ID., Le Costituzioni dell'Istituto delle Figlie di Maria Au-
siliatrice. LAS, Roma 1982; F. MOTTO, Le Costituzioni della Società di S. France-
sco di Sales. Testi critici. LAS, Roma 1982.

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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NORME PER L'EDIZIONE DEGLI SCRITTI DI DON BOSCO
91
6 et add ii A B1 del B2
la medesima variante, che abbiamo visto sopra può essere presentata
nel seguente modo: alla lezione «et » segue la parola « ii » sui do-
cumenti A e B prima stesura; B in un secondo tempo cancella la
precedente « ii ».
9 et om A B add Cb1 del Cb2 add mrg Cr om D [b = Bosco;
r = Rua]
la lezione « et » che manca sui documenti A B, appare invece per
mano di Bosco sul documento C; lo stesso Bosco però in seguito la
cancella, mentre dopo di lui Rua l'aggiunge nuovamente in mar-
gine; la medesima lezione è poi assente sul documento D; ovvia-
mente E, cioè il testo edito, la contiene.
5 causam trsp a suam A B1 trsp p suam B2
la lezione « causam » del testo edito è situata prima del termine
« suam » nei documenti A B, quest'ultimo in prima stesura; ma poi
B, in un secondo tempo, la trasporta dopo « suam »; ovviamente
C D la conservano come nel testo edito.
5 causam suam A B1 suam causam corr B2
la precedente variante può essere resa in apparato in modo diverso
e cioè: « causam suam » [riferita ovviamente alla lezione del testo
edito « suam causam », che non appare in quanto facilmente iden-
tificabile] si legge sui documenti A e B1; « suam causam » invece
su B2, a motivo d'una correzione o trasposizione; è logico che C D
hanno la stessa lezione di B2 e di E.
1 sicut A B C1 del C2 add D
la lezione « sicut » (del testo edito) presente pure in A B C1, è can-
cellata da C2, ma poi è nuovamente scritta da D.
4 illius Ab1 ipsius corr si Ab2 om B add Cx sui < ipsius > corr
mrg Cb ipsius D [b = Bosco; x = copista non identificato]
alla lezione « ipsius » del testo edito [che non appare in apparato
perché facilmente identificabile mediante la riga 4] corrisponde
« illius » sul documento A per mano del primo intervento di D. Bo-
sco; questi poi sopra la linea corregge con « ipsius » la medesima
lezione, che invece viene a mancare su B ma che riappare da parte
di un anonimo su C; D. Bosco riutilizzando il già redatto « ipsius »
vi aggiunge in margine la lezione « sui »; infine il documento D ha
la lezione « ipsius » come il testo edito E.

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92
FRANCESCO MOTTO
8-9 forse...o] come tu forse avrai già udito o A1 <tu ...già> sen-
tito <o> corr sl A2 forse avrai già sentito C D
al posto della lezione iniziante con « forse » e che si conclude con
« o » (vedi sulla riga 8 e 9 i due termini estremi), sul documen-
to A si legge « come tu forse avrai già udito o »; lo stesso ama-
nuense di A, in seconda istanza, cancella il « come », riutilizza « tu
forse avrai già », modifica « udito » in « sentito », e adopera nuo-
vamente la precedente « o »; i documenti B C D contengono la le-
zione « forse avrai già sentito ». [NB. Il testo edito E non ha la
medesima lezione di D probabilmente in relazione a un documen-
to intermedio scomparso o alle bozze di stampa].
4. Apparato delle fonti
4.1. Contiene l'indicazione delle citazioni letterali o parafrasate dei
passi biblici, dei brani di autori antichi o moderni.
4.2. L'indicazione delle citazioni è sempre preceduta dal numero del-
la riga in cui si trova nel testo edito. Seguono poi, in genere, la prima
ed ultima parola della citazione, che vengono riprodotte in apparato così
come si trovano stampate nel testo edito.
4.3. Le didascalie dell'editore vengono stampate in caratteri diver-
si da quelli adottati per la citazione del testo della fonte.
4.4. L'apparato delle fonti è situato al di sotto di quello delle va-
rianti, separato da un « filetto » tipografico (Cfr. inoltre 5.6).
4.5. Il carattere del testo da editare e l'intenzione dell'editore re-
golano l'estensione e l'esaustività delle fonti evidenziate in apparato.
5. Note storico-esplicative
5.1. Rinvii bibliografici, notizie su persone, cose, istituzioni, loca-
lità direttamente o indirettamente richiamate dal testo, errori manifesti,
spiegazione di termini rari possono essere messi a pie' pagina se, a giu-
dizio dell'editore, favoriscono al lettore moderno l'intelligibilità del testo
edito.
5.2. Il loro numero, la lunghezza ed il contenuto variano in fun-
zione delle caratteristiche del testo edito. Prevale comunque sempre il
principio che lo scopo dell'edizione genetico-evolutiva è di offrire un

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NORME PER L'EDIZIONE DEGLI SCRITTI DI DON BOSCO
93
testo attendibile, ricostruito nella sua storia redazionale, e non di farne un
commento, più o meno ampio ed approfondito.
5.3. Sono assolutamente da bandire le osservazioni d'indole parene-
tico-moralistica e le note di carattere soggettivo-personale, intese più ad
esprimere sentimenti che a dare luce al testo.
5.4. Eventuali interpretazioni o spiegazioni utili, ma eccessivamen-
te lunghe, e note di commento veramente importanti ma limitate nel
numero si possono meglio collocare nell'introduzione, rimandando a pie'
pagina solo il numero della pagina o del paragrafo di detta introduzione.
5.5. Il richiamo nel testo edito viene effettuato con le medesime
modalità seguite per l'apparato delle varianti oppure mediante un nu-
mero arabico in esponente.
5.6. L'apparato delle note storico-esplicative può essere unificato
con quello delle fonti, nel caso in cui l'insieme non risulti eccessivamen-
te ampio. In caso contrario, essi vengono fra loro separati da un « fi-
letto » tipografico.
5.7. Il carattere tipografico delle note storico-esplicative è quello
tondo, ovviamente più piccolo di quello del testo sopra pubblicato.
6. Appendici
Documenti significativi attinenti il testo edito, scritti afferenti alla
storia e alla ricostruzione del testo, specimina di particolare interesse,
stesure-redazioni-edizioni che s'intende offrire al lettore nella loro com-
pletezza e non sminuzzate nell'apparato critico delle varianti, possono
essere collocati, dopo la trascrizione del testo, in Appendice.
7. Illustrazioni
Possono essere inseriti in luogo opportuno fac-simili di testi, pa-
gine d'indubbia validità, disegni, figure, fotografie, cartine, ecc.
8. Indici
Il numero e i tipi di indici saranno suggeriti dal carattere del te-
sto pubblicato. Normalmente non dovrebbero mancare i seguenti:

2.4 Page 14

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FRANCESCO MOTTO
8.1. indice dei nomi propri (personaggi storici, biblici, località geo-
grafiche ecc.)
8.2. indice analitico (delle cose notevoli secondo la natura del testo)
8.3. indice delle opere citate e degli autori antichi e moderni
8.4. indice delle fonti
8.5. indice generale.