Recensioni 173
Potrà, forse, stimolare, ad un'accuratezza ancora maggiore a beneficio di iniziative
simili, del resto esplicitamente programmate nell'ambito dell'ISS.
Ha suscitato istintiva diffidenza un'affermazione perentoria fatta a proposito del
primo manoscritto conosciuto, l’Ar: « La redazione Rua, databile con molta
probabilità verso il 1858, porta i segni di due ben noti colloqui chiarificatori di D.
Bosco: quello con Urbano Rattazzi e quello con Pio IX » (p. 17; v. ancora p. 25, n. 8),
seppure parzialmente relativizzata in seguito (p. 21). Solo o principalmente con
Rattazzi e con Pio IX oppure anche con altri e, probabilmente, con priorità non solo
cronologica? Non esclusivamente sul tema della datazione ma anche sulle suggestioni
e sulle riflessioni che portarono alla configurazione della Società, presente nel
documento, sarebbe forse desiderabile una più meditata sintesi critica delle varie
testimonianze disponibili (MB, BS, Don Bosco stesso) e della letteratura esistente. Sul
colloquio con Rattazzi nel 1857 riferiscono BS 7 (1883) 97; MB 5, 696-699 e MB
12,10; su quello con Pio IX nell'anno successivo BS 7 (1883) 118-120 e MB 5, 859-
860; a rievocazioni del colloquio con Pio IX da parte di Don Bosco accenna lo stesso
Motto (p. 23, n. 8; vengono citate tra l'altro MB 7, 563, 621 e OE 25, 329); si
potrebbero aggiungere E 1, 304-305, 591; OE 25, 235-237, 389. Ma ammesso che
MB costituiscano una testimonianza ineccepibile non si dovrebbe sorvolare su MB 5,
692-693, dove si parla di letture, di consulenze, di contatti ricercati da Don Bosco
negli stessi anni e in quelli immediatamente precedenti, in particolare con Rosmini e
con il suo successore P. Pagani (cfr. anche P. STELLA, Le Costituzioni salesiane fino
al 1888, in Fedeltà e rinnovamento. Roma, LAS 1974, pp. 20-29). Don Bosco e i
primi salesiani avevano delle buone ragioni per ricondurre l'inizio, sul piano «
giuridico », a due personaggi autorevoli nei rispettivi campi. Era anche tanto
interessante il loro intervento « a freddo » quasi di identico stampo: « Io fo voti che
Lei, signor D. Bosco, viva molti anni alla coltura di tanti poveri giovanetti; ma lei è
mortale come ogni altro, e se venisse a mancare che cosa ne sarebbe dell'opera sua? »
(BS 7 [1883] 9); «Ma se voi veniste a morire che cosa ne sarebbe dell'opera vostra? »
(BS 7 [1883] 119). Che ne sarebbe se si dicesse che quelle o altre domande sono state
in realtà risposte a interrogativi di Don Bosco, già prima da lui rivolti a se stesso e ad
altri con abbozzi di soluzione non del tutto problematici?
Un'altra osservazione. Le motivazioni addotte per la datazione dei documenti
talvolta suonano generiche e insufficienti; talora mancano del tutto (a meno che non si
ritengano implicitamente contenute nella descrizione del documento stesso). Nessuna
ragione esplicita è rilevabile, per esempio, nella datazione dei documenti B (p. 24), C
(p. 25), J (p. 32), Ka (p. 32), U (p. 39). Generica appare la motivazione per la
datazione di H (« la trascrizione di Berto, da dati di critica interna, si ha motivo di
collocarla verso gli anni 1863-1864 », p. 27); E (« il ms è indirettamente datato, cioè
secondo la copia fattasi nel 1861 », p. 28); G (« da motivi di critica interna... », p. 29);
I (« motivi di critica interna depongono a favore... », p. 32); M «ragioni di contenuto
permettono...», p. 33); X («motivi di critica interna...», p. 40).
Così pure conveniva mantenere costanza di significato ad alcuni termini tecnici,
quali redazione, stesura, trascrizione, stampa, edizione, usati talora con accezioni
intercambiabili. Si parla di « due redazioni, una allografa ed una di Rua » (p. 18, n.
18), mentre si tratta semplicemente di due copie manoscritte del testo latino stampato
nel 1867 e autenticate dalla firma di Don Bosco. La « stesura di mano di D. M. Rua»
(p. 17, 22) di A sembra meglio intendersi come «la trascrizione»