Intervista della “Voce del Popolo”
al Rettor Maggiore dei Salesiani,
don Pascual Chávez Villanueva
Problemi di pastorale giovanile più urgenti e linee di intervento
Don Bosco si trovò ad operare nella Torino in pieno sviluppo dell’800, agli albori dell’industrializzazione. 150 anni dopo la città si trova in una fase di declino e profonda ristrutturazione. Anche la gioventù, al pari di quella di altre città italiane, illusa da decenni di consumismo risente di questa situazione, ritrovandosi disoccupata, senza mete ed ideali. In questo contesto così mutato quali sono i problemi di pastorale giovanile più urgenti e quali linee di intervento si rendono necessarie ?
Non c’è dubbio che il contesto in cui ha vissuto e lavorato Don Bosco è molto diverso del nostro, però i problemi continuano ad essere gli stessi: i bisogni fondamentali per rendere degna la vita dell’uomo sulla terra, e le aspirazioni più profonde. Mentre i primi hanno a che vedere con il benessere a cui ha diritto qualsiasi persona (casa, lavoro, salute, educazione), le seconde sono quelle che rispondono alle domande più importante sul senso della vita e la qualità di questa, cose che sono inseparabile dalla vita spirituale della persona. Questi sono i problemi che sfidano la pastorale giovanile, e ai quali si deve rispondere con l’impegno sul campo educativo, con forte valenza sociale, e con la capacità di portare ai giovani all’incontro con Dio, fino a scoprire il loro posto nella società e nella Chiesa.
Significato dei Movimenti Laicali – Risposta da dare al calo progressivo delle vocazioni – Impegno dei laici nella Chiesa
Quando nacque la Congregazione, le vocazioni sacerdotali erano in numero sensibilmente maggiore di quello attuale. A fronte del loro calo i movimenti laicali (ad esempio i Focolarini o Comunione e Liberazione) registrano un considerevole numero di aderenti. Qual è il significato di questo diverso modo di vivere la fede cristiana, analizzato nella vostra ottica da sempre proiettata verso il mondo dei giovani ? E quale risposta può dare al progressivo calo delle vocazioni ? Fin dove si può spingere l’impegno dei laici nella vita della Chiesa ?
Le statistiche rivelano sì che, da una parte, c’è un calo delle vocazioni sacerdotali e religiose, e, dall’altra, una crescita non indifferente di aderenti ai Movimenti Laicali. Questo può significare che la loro identità è più chiara, più rispondente alle nuove sensibilità, più consone con la vita moderna. Se vengono dallo Spirito questo vuol dire che sono un dono di Dio per la Chiesa di oggi. Ad ogni modo, preti e religiosi sono indispensabili nella vita del Popolo di Dio. I primi perché svolgono un servizio ministeriale vincolato al carattere sacerdotale, al agire in persona Christi. I secondi perché evidenziano il primato assoluto di Dio, l’impegno per il Regno, quei valori trascendenti che Gesù ha vissuto, oltre al fatto che la presenza della Chiesa nel campo dell’educazione, della salute, dell’emarginazione, delle missioni, ecc. viene garantita dai religiosi. Certo, si deve ripristinare la loro identità nei confronti con gli altri membri dell’unico Popolo di Dio e riproporre con convinzione la propria vocazione. Da parte loro, i laici devono impegnarsi fino in fondo all’interno della Chiesa ma soprattuto all’interno della società in virtù della loro condizione battesimale.
Risposte e interventi che si aspettano gli strati della popolazione più bassi
Don Bosco insieme al Cafasso, al Cottolengo e al Murialdo è uno dei grandi santi sociali torinesi. Oggi nella nostra società, in particolare nelle grandi città, assistiamo al riacuirsi di gravi problemi sociali: disoccupazione, progressiva riduzione della classe media, disgregazione familiare per motivi economici. Quali risposte e quali interventi si aspettano (non solo dalle istituzioni) gli strati della popolazione più bassi ?
La globalizzazione sta portando, almeno finora, un accuimento dei gravi problemi sociali, come quelli espressi nella domanda. Io penso che la popolazione, quella che più subisce questi mali, si aspetta dallo Stato, dalle istituzioni civili, ma anche dalla Chiesa e dalle istituzioni religiosi un impegno per trovare un modello sociale che possa garantire meglio i diritti fondamentali della persona umana, senza escludere nessuno, promuovere uno sviluppo sostenuto di tutti, e nel fratempo rendendo visibile forme nuove di solidarietà.
Significato per una famiglia iscrivere il proprio figlio in una scuola non statale, in particolare in una scuola salesiana
Mentre negli ultimi anni a livello politico si è molto discusso sul finanziamento pubblico alla scuola non statale, numerose scuole cattoliche hanno dovuto chiudere per mancanza di iscrizioni. Le scuole salesiane si sono da sempre rivolte indifferentemente a tutti gli strati sociali. Quale significato ha per una famiglia con normali entrate economiche iscrivere il proprio figlio ad una scuola non statale, ed in particolare ad una scuola salesiana ?
La scuola salesiana, como d’altronde tutta l’opera salesiana che non si riduce alla scuola ma ha un ricco ventaglio di presenze, ha come destinatari preferenziali i ragazzi più poveri e bisognosi, ma è aperta a tutti. Certo, quando lo Stato finanzia l’educazione – sia quella statale che quella non statale – diventa molto facile raggiungere questo obiettivo. Quando, invece, lo Stato non finanzia la scuola non statale, per forza i genitori devono pagare il servizio educativo dei propri figli. Questo non sarebbe giusto, dal momento che tutti hanno diritto non soltanto all’educazione ma alla libertà di una educazione che sia in sintonia con le proprie convinzioni e credo, però capita così. In un caso simile, una famiglia che fa questa scelta, anche se sovente con grandi sacrifici – quando ha la possibilità di permettersela – vuole dire che è convinta che il dono migliore che può fare al figlio è la educazione e perciò cerca di ofrirgli l’educazione che ritiene migliore.
Priorità della formazione professionale nell’opera di Don Bosco – Il suo ruolo in una società in cui il sapere è sempre più diffuso
La formazione professionale era al centro dell’opera di don Bosco, soprattutto come forma di servizio alle classi più povere e disagiate. Questa esigenza rimane una priorità anche oggi ? E qual è il ruolo della formazione professionale in una società in cui il sapere è sempre più diffuso ?
Dicevo prima che la scuola non è l’unico tipo di presenza dei salesiani. Difatti, nell’area della educazione formale si trovano i Centri di Formazione Professionale, che sono stati sempre il fior all’occhiello della Congregazione dai tempi di Don Bosco fino ai nostri. La formazione professionale è stata prioritaria per noi come una forma di servizio ai giovani poveri e disagiati, ma anche come un modo di essere vicini al mondo del lavoro, oltre al fatto di collaborare nello sviluppo industriale dei Paesi. E non pensare che questo sia soltanto nei così detti “paesi del terzo mondo”. Anche nei paesi più sviluppati abbiamo istituti tecnologici di alto livello. Forse quello che tutti quanti apprezzano di più dei nostri centri di formazione professionale è la competenza tecnica e scientifica e la formazione umana. Senza la prima restiamo fuori del mondo. Senza la seconda, non diamo il contributo che ci si attende da noi.
Validità oggi dell’oratorio di Don Bosco
La formula dell’oratorio di don Bosco come può mantenere la sua freschezza anche ai nostri giorni, pur subendo il confronto con forme di svago rivolte ai giovani, ma slegate da un progetto formativo ?
L’oratorio di Don Bosco conserva tutta la sua validità, perché più che una struttura è un tipo di rapporto tra l’educatore e il ragazzo. Certo, è anche una struttura di educazione non formale, un ambiente di ampia accoglienza, dove tutti, senza distinzione, possono trovare luogo perché le porte sono aperte. Don Bosco lo caratterizava da quattro elementi: “casa che accoglie, parrocchia che evangelizza, scuola che avvia alla vita e cortile per incontrarsi da amici e vivere in allegria”. Oggi i ragazzi hanno altre offerte di svago, che potrebbero far pensare ad alcuni che l’oratorio è un vestigio del passato. Questo ci costringe a qualificare la nostra presenza e la nostra proposta, convinti che i ragazzi hanno bisogno soprattutto di persone che vogliano dedicare loro attenzione e tempo, che vogliano interessarsi ai suoi problemi e temi, che vogliano accompagnarli nel cammino della loro crescita e maturazione.
Ruolo della dimensione missionaria all’interno della FS
Siamo a Cuorgnè, paese natale di san Callisto Caravario, martire in Cina. Oggi la dimensione missionaria che ruolo assume all’interno della famiglia salesiana ?
Più che mai la dimensione missionaria sta sviluppandosi all’interno della Famiglia Salesiana. La si vive diversamente, con gruppi di supporto ai missionari, con esperienze di volontariato missionario, con il lavoro delle procure missionarie. Già d’anni, le espedizioni missionarie che si fanno l’ultima domenica di settembre a Valdocco vedono sempre tra i missionari giovani e membri della Famiglia Salesiana.
Possibilità di arrivare a coniugare le esigenze economiche dello sviluppo economico con un’autentica giustizia sociale
Restando sempre in tema missionario: da più parti negli scorsi anni si sono levate proteste verso i sempre maggiori squilibri tra le società occidentali (sempre più opulente) e quelle del Terzo Mondo (sempre più povere). E’ possibile arrivare a coniugare le esigenze economiche dello sviluppo economico con una autentica giustizia sociale ?
Personalmente sono convinto che sì è possibile un mondo alternativo, in cui a poco a poco si possa superare il grande divario che attualmente c’è tra le società opulente del Primo Mondo e le società pauperrime del Terzo Mondo. Questo richiede però di un nuovo ordine sociale internazionale che regoli l’economia, il mercato e che metta rendini al liberismo economico. Non so se ci sarà la volontà politica necessaria per far diventare realtà questo ‘sogno’, ma dobbiamo impegnarci tutti a livello locale a creare e promuovere queste forme alternative di vita. Se non si fa questo sforzo, ci troveremo con un aumento del terrorismo, della violenza e il crime nelle città, della guerra. Basta. È arrivato il tempo della pace, ma questa richiede libertà, giustizia, verità, perdono e amore. Impegniamoci ad essere costruttori di pace.
Pascual Chávez V.