1996_GiannatelliR_Don_Vigano_all_UpsOCR


1996_GiannatelliR_Don_Vigano_all_UpsOCR

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A cura di Roberto Giannatelli
rnSÈSS

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DON EGIDIO VIGANÒ
ALL’UNIVERSITÀ SALESIANA
DiscdoerlsiVlIiInSeuecocepsesroarteivde,i dteosntimBoosncioanze
a cura di
R oberto G iannatelli
UPS - ROMA 1996

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Edizione extracommerciale
Stam pa: Tip. Abilgraf - Via Pietro Ottoboni 11 - Roma

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Presentazione
DON EGIDIO VIGANÒ RIFONDATORE DELL’UPS
Il 23 giugno 1995, dopo un brevissimo soggiorno nell’infermeria
della nostra Università, si spegneva nella Casa Generalizia il nostro
Rettor Maggiore e Gran Cancelliere, don Egidio Viganò.
La sua scomparsa ci ha colpiti profondamente; e, pur essendo stati
preparati alla sua perdita dalla sua lunga malattia, ne rimpiangiamo
tuttora l ’assenza. Per 24 anni egli ha preceduto e seguito con la mente
e con il cuore questa nostra istituzione: una lunga presenza in cui con­
tava sì l’assiduita, ma molto più la qualità del suo intervento.
Egli ci ha lasciato una ricca eredità d’insegnamenti. Alcuni di que­
sti sono qui raccolti, e ne potrete ammirare e gustare la ricchezza e la
validità. Egli ci ha lasciato un esempio di vita, m agisterium vita e, co­
me recita il motto dell’Università, che è pure l’incipit del «Motu Pro­
prio» con cui Paolo VI di s.m. nel 1973 aveva elevato a tale grado l’al-
lora Pontificio Ateneo Salesiano. Due cose vorrei dire qui di lui, ri­
chiamandomi a quanto scrissi in occasione della sua scomparsa.
La prima riguarda e tocca da vicino tutti noi, che viviamo in am­
biente internazionale; ed è la sua mentalità, il suo costante atteggia­
mento interiore, universale, soprannazionale più che internazionale,
un’apertura di mente e di cuore a raggio mondiale. Non parlava molte
lingue: in realtà conosceva la lingua della patria di nascita, l’italiano, e
quella della patria di adozione, il Cile, la lingua spagnola. Ma nessuno
di quanti l’hanno anche solo incontrato è andato via senza essersi sen­
tito compreso, magari con il semplice sguardo o la cordiale stretta di
mano.
Don Viganò - ed è la seconda caratteristica che vorrei ricordare -
era un intellettuale, e mostrava con evidenza le tracce della sua for­
mazione mentale e spirituale secondo i vari percorsi e le numerose

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6 Presentazione
esperienze della sua vita di studio, di governo e di servizio ecclesiale e
sociale. L’ultimo ventennio della sua vita nel quale fu Rettor Maggiore
è stato un campo di prova che ha fatto emergere con evidenza il pro­
filo intellettuale originale, inconfondibile, di don Egidio Viganò.
L’originalità gli veniva dal suo carattere, dalla libertà di fondo che
fino alla fine non si è mai lasciata legare, nonostante il posto che oc­
cupava, dalle pur necessarie pastoie burocratiche dell’ufficio: le poche
volte che accettava qualche traccia per i suoi discorsi, interventi od
omelie (l’ultima che ci rivolse fu quella d’inaugurazione dell’anno ac­
cademico 1993-94), lo faceva più per dare soddisfazione ai collabo­
ratori che per necessità. Attingeva ad una ricchezza e ad una vena in­
teriore, ch’egli alimentava di continuo con letture, scelte con un intui­
to che raramente sbagliava; negli ultimi anni rimpiangeva di non ri­
uscire a leggere, con quel suo metodo particolare di lettura che aveva
ben collaudato, tutto quanto aveva messo da parte. Tutto questo era
accompagnato da una certa estrosità, mostrata fin da bambino negli
studi, che affiorava soprattutto nelle improvvisazioni, ma anche tal­
volta nei discorsi ufficiali, caratterizzati sempre da originalità con­
giunta a vivacità.
Ci stupiva, in particolare, la sua capacità di tenersi aggiornato, spe­
cialmente in teologia, e di comunicarci una visione della Chiesa e del­
la Congregazione nuova, fresca e gioiosa. Il temine nuovo era frequen­
te nei suoi detti e nei suoi scritti, massime nei riguardi della prassi e
della mentalità salesiane confrontate con la cultura; ma precisava, an­
che, che non si trattava di uno slogan o di uno specchietto per le allo­
dole, ma di una scommessa sul futuro, della sicurezza che la fedeltà
alla tradizione salesiana è aperta al rinnovamento.
Come Rettor Maggiore aveva la responsabilità dell’Università Pon­
tificia Salesiana in veste di Gran Cancelliere: un compito che prese
sempre sul serio. Egli fu il secondo fondatore dell’Università, che gui­
dò con mano sicura, con intelligenza, con scelte prese d’intuito, ma
che si dimostrarono geniali, con un’apertura mentale e una spinta
promozionale della ricerca scientifica e del dialogo interdisciplinare,
che hanno dato fisionomia e sicurezza alla nostra Istituzione accade­
mica. Sotto la sua guida l’Università è cresciuta non solo nel numero,
ma più ancora nella qualità, e pur conservando l ’ideale e lo stile sale­
siano, è passata ad una missione più universale, davvero cattolica, di
servizio alla Chiesa e alla Società.
I salesiani e la cultura è il titolo del capitolo dedicato all’UPS nel

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Don Egidio Viganò rifondatore dell’UPS 7
libro-intervista Don B osco ritorna, che don Viganò fece pubblicare nel
1992; ed è questo l’ambito in cui si colloca prevalentemente l’UPS
nella concezione ch’egli ne aveva. Perché considerava la cultura un
settore strategico e l’UPS uno strumento primario di tale strategia. Su
questo suo pensiero non ci sono dubbi: ed è il pensiero della sua ma­
turità.
Ma l’UPS era per lui anche formazione; ma non solo in senso ac­
cademico, come una della quattro caratteristiche dell’Università (ri­
cerca, docenza/apprendimento, formazione, servizio alla società),
bensì come formazione istituzionalizzata, destinata alla preparazione
dei quadri formatori dei Salesiani.
In questo contesto s’inseriscono gli obiettivi della riforma dell’Uni­
versità voluta dal Capitolo Generale Speciale (1971-72), da don Viga­
nò attuata per tappe, con un progetto del 1972, fondato sulla sua
esperienza di Consigliere per la Formazione e di Delegato del Rettor
Maggiore per l’Università, avviato poi con la collaborazione di esperti
di fiducia nel Capitolo Generale 21, e finalmente organizzata e pre­
sentata come progetto operativo nella lettera del 24 settembre 1979.
In certi suoi gesti, che hanno aperto strade nuove, c’impressiona la
sicurezza delle scelte. Egli ne accettava a volte con giovanile baldanza
(e qualche volta con palese gusto) la messa in discussione nell’ambito
dei rispettivi organi accademici. Sapevamo bene che nulla di quanto
riguardava l’Università lo lasciava indifferente, e, pur nella consape­
volezza chiara dei limiti delle persone e della stessa istituzione (con
qualche dispiacere e qualche delusione), se ne mostrò sempre orgo­
glioso, con una fiducia e una determinazione che stupiva qualche suo
collaboratore, ma che ci ha tanto confortati e gratificati.
Aveva il convincimento di una missione peculiare della nostra Uni­
versità, non solo perché a servizio della Congregazione Salesiana, ma,
nel concerto delle Università Pontificie, come istituzione originale a
servizio della Chiesa e della Società, che basa la propria identità so­
prattutto sulla condizione giovanile, con specifiche esigenze di pro­
grammazione, di scelte di campo e di coordinamento.
Nella Visita d ’in siem e del giugno 1994 don Viganò ci lasciò il com­
pito di contribuire al p rogetto operativo d ell’UPS p er l ’anno 2000, che
dovrebbe verificare e completare, a 20 anni di distanza, la riforma
dell’Università del 1979.
Questo volumetto, mentre vuol essere l’omaggio devoto e ricono­
scente dell’Università Pontificia Salesiana a don Egidio Viganò, Ret-

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8 Presentazione
tor Maggiore e suo Rifondatore, vuol essere più ancora un mezzo di
riflessione in vista del p rogetto da preparare e realizzare. Mettiamoci
all’opera con quel coraggio e quella dedizione e fedeltà che egli ci ha
insegnato.
Roma, Università Pontificia Salesiana
31 gennaio 1996.
R affaele F arina
Rettore

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L’UNIVERSITÀ PONTIFICIA SALESIANA
«Università di don Bosco per i giovani»
1. Breve storia dell’UPS
L’Università Pontificia Salesiana (UPS) è nata come Pontificio
Ateneo Salesiano il 3 maggio 1940. All’inizio comprendeva le tre Fa­
coltà ecclesiastiche «classiche», e cioè la Teologia, il Diritto Canonico
e la Filosofia e accoglieva in prevalenza studenti provenienti da varie
parti del mondo e appartenenti alla Congregazione salesiana. Durante
la seconda guerra mondiale, sotto la guida dell’allora Gran Cancel­
liere don Pietro Ricaldone, si diede inizio presso la Facoltà di Filoso­
fia ad un «Istituto e Seminario di Pedagogia» in sintonia con la mis­
sione salesiana che continua l’opera educativa di S. Giovanni Bosco
verso i giovani. Il periodo di guerra rese difficile la vita di un’istitu­
zione nettamente a carattere internazionale. Al termine della guerra
l’attività accademica riprese forza con il rinnovato accesso degli stu­
denti da tutto il mondo. E il primitivo progetto riguardante gli studi
pedagogici venne realizzato con il decreto della Congregazione per i
Seminari e le Università degli Studi del 2 luglio 1956, che approvava
l’istituto Superiore di Pedagogia (ISP), annesso alla Facoltà di Filoso­
fia, con l ’autorità di conferire i gradi accademici in Filosofia-Pedago-
gia.
Frattanto l ’Ateneo da Torino si trasferì nella nuova sede di Roma,
nel quartiere detto «Nuovo Salario», nel settembre 1965. Accanto alle
altre Facoltà, durante l ’anno accademico 1965-66 fu costituito il
«Pontificium Institutum Altioris Latinitatis», fondato da Paolo VI
con il Motu Proprio «Studia latinitatis» del 22 febbraio 1964. Il Motu
Proprio di Paolo VI «Magisterium vitae» del 24 maggio 1973 elevava
l’Ateneo al rango di Università Pontificia: l ’Università Pontificia Sale­
siana. Essa venne organizzata attorno a cinque Facoltà: Teologia,

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10 L’Università Pontificia Salesiana
Scienze dell’Educazione, Filosofia, Diritto Canonico e Lettere cristia­
ne e classiche. La frequenza veniva aperta a tutti coloro che avessero
conseguito nel loro Paese un titolo riconosciuto come adeguato per
l’accesso agli studi universitari.
Agli inizi degli anni ’80 l’Università ha costituito un «Dipartimento
di Pastorale giovanile e Catechetica», affidato alla collaborazione co­
ordinata delle due Facoltà di Teologia e di Scienze dell’Educazione,
per promuovere l’unità della formazione degli studenti iscritti a tale
specializzazione e per curare, all’interno dell’UPS, il coordinamento
della ricerca interdisciplinare nei rispettivi settori. Con decreto della
Congregazione per l ’Educazione Cattolica (CEC) del 29 giugno 1986
è stato creato l ’istituto Superiore di Scienze Religiose, per una forma­
zione teologica organica, con i necessari complementi in Filosofia e
nelle Scienze umane, dei Laici, delle Religiose e dei Religiosi non sa­
cerdoti.
Infine, a conclusione dell’anno centenario della morte di San Gio­
vanni Bosco, la Congregazione per l’Educazione Cattolica autorizzava
l’avvio dellTstituto di Scienze della Comunicazione sociale come “isti­
tuzione accademica abilitata al rilascio dei gradi di secondo e terzo ci­
clo nelle scienze della comunicazione sociale” (Lettera del Card. W.
Baum del 17 dicembre 1988). Il decreto di approvazione definitiva
dell’ISCOS reca la data del 9 marzo 1993.
Le comunità salesiane operanti nell’ambito della circoscrizione di
Piazza dell’Ateneo Salesiano 1 di Roma si sono organizzate nel modo
seguente:
- come Ispettoria salesiana fino al CGS 20 (1965-72);
- come Delegazione dell’Opera PAS, retta da un Delegato del Ret­
tor maggiore con facoltà specifiche, analoghe a quelle che competono
ad un Ispettore salesiano (1972-85);
- come Visitatoria salesiana dell’UPS (a partire dal 1985).
2. La fisionomia odierna deil’Università Pontificia Salesiana
Indirizzo:
Piazza Ateneo Salesiano, 1 - 00139 ROMA
Telefono centralino: +39 (06) 872-901
Fax Università: +39 (6) 872-90-318; 872-90-222
Rettore + 39 (06) 872-90-244; Fax (06) 8713.1081

2.2 Page 12

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L’Università Pontificia Salesiana 11
Lingua usata: italiano.
Date dell’anno accademico: dal 5 Ottobre al 30 Giugno (semestri:
Ottobre-Gennaio; Febbraio-Giugno).
Autorità:
Gran C ancelliere: Juan Edmundo Vecchi, Rettor Maggiore dei Sa­
lesiani di Don Bosco
R ettor M agnifico: Raffaele Farina
Vice-Rettore: Michele Pellerey
Economo: Carlo Lievore
Segretario G enerale: Mario Morra
P refetto d elle B iblioteche: Juan Picca
D irettore Ufficio Sviluppo e Relaz. Pubbliche: Roberto Giannatelli
Cappellano Studenti e C oordinatore Segretariato Studenti: Carlo
Chenis
Biblioteca: oltre 650.000 volumi.
Pubblicazioni periodiche:
Salesianum (trimestrale)
O rientam enti P edagogici (bimestrale)
Tuttogiovani Notizie (trimestrale)
Facoltà:
Teologia: Decano Angelo Amato
Scienze d ell’Educazione: Decano Carlo Nanni
Filosofia: Decano Mario Toso
Diritto C anonico: Decano Sabino Ardito
L ettere cristiane e classiche: Decano Enrico dal Covolo
Comunicazione sociale [ISCOS]: Preside Michele Pellerey
Dipartimento: Pastorale Giovanile e Catechetica: Coordinatore Mario
Midali
Istituto Superiore: Istituto Superiore di Scienze Religiose [ISSR]: Di­
rettore Mario Cimosa
Post-laurea: Scuola Superiore di Specializzazione in Psicologia clini­
ca: Direttore Antonio Arto.

2.3 Page 13

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12 L’Università Pontificia Salesiana
Istituti e Centri (per la ricerca):
1. Facoltà di Teologia:
Istituti: 1) Teologia Dogmatica (Direttore D. Valentini)
2) Spiritualità (Dir. G. Zevini)
3) Pastorale giovanile e Catechetica (Dir. R. Tonelli)
Centri: 1) [Studi Liturgici «E. Vismara»]
2) [Studi delle Missioni Salesiane]
3) Studi Don Bosco (Dir. J.M. Prellezo)
2. Facoltà di Scienze d ell’Educazione:
Istituti: 1) Teoria e Storia dell’Educazione e della Pedagogia
(Dir. J.M. Prellezo)
2) Metodologia Pedagogica (Dir. V. Gambino)
3) Metodologia didattica e della Comunicazione sociale
(Dir. N. Zanni)
4) Catechetica (Dir. Z. Trenti)
5) Psicologia applicata all’Educazione (Dir. E. Fizzotti)
6) Sociologia applicata all’Educazione (Dir. G. Malizia)
Centri: 1) [Pedagogia della Comunicazione sociale]
2) Consulenza psicopedagogica (Dir. L. Macario)
3) Osservatorio della condizione giovanile
(Dir. R. Mion)
4) Studi Don Bosco (Dir. J.M. Prellezo)
3. Facoltà di Filosofia:
Istituti: 1) Scienze della Religione (Dir. S. Thuruthiyil)
2) Scienze sociali e politiche (Dir. G. Abbà)
4. Facoltà di Diritto Canonico :
Istituto Storico di Diritto Canonico (Dir. U. Prerovsky)
Gradi accademici conferiti dalle Facoltà:
Baccalaureato, Licenza, Dottorato rispettivamente in Teologia,
Scienze dell’Educazione, Filosofia, Diritto Canonico, Lettere cristiane
e classiche, Scienze della Comunicazione sociale, Psicologia (NB. Il ti­
tolo di Psicologia è riconosciuto equipollente dal Governo Italiano dal
2 gennaio 1990; lo stesso vale per il diploma della Scuola Superiore di
Specializzazione in Psicologia clinica, dal 18 novembre 1994).

2.4 Page 14

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L’Università Pontificia Salesiana 13
Nella Facoltà di Teologia si può conseguire il titolo di M agistero in
Scienze R eligiose. Nelle Facoltà di Teologia e Scienze dell’Educazione
ci sono le specializzazioni, di cui qui di seguito.
Specializzazioni (menzione nel titolo di Licenza e di Dottorato)
Facoltà di Teologia'.
1. Teologia Dogmatica (Direttore: D. Valentini)
2. Spiritualità (Direttore: G. Zevini)
3. Pastorale giovanile e Catechetica (Direttore: R. Tonelli)
Facoltà di Scienze d ell’Educazione:
1. Metodologia pedagogica
2. Pedagogia per la Scuola e la Comunicazione sociale
3. Psicologia dell’Educazione
4. Pastorale giovanile e Catechetica
Statistiche
1. D ocenti: 157, di cui 86 Salesiani (Ordinari, Straordinari e Ag­
giunti) e gli altri 71 sono Docenti invitati
2. Studenti: 1285
Nazioni: gli studenti provengono da 94 Nazioni diverse (alcune ci­
fre: 690 dall’Italia, 78 dalla Polonia, 54 dal Brasile, 35 dalla Spagna,
47 dallTndia, ecc.).
Studenti: 717; S tudentesse: 568.
Sacerdoti diocesani: 159, provenienti da 133 Diocesi.
Gli Ordini e le Congregazioni religiose da cui gli Studenti proven­
gono sono 150; i Religiosi in tutto sono 552 (di cui 226 Salesiani pro­
venienti da 64 Ispettorie, 12 FMA, 314 provenienti da altre Famiglie
religiose).
I Laici sono 574, di cui 137 Studenti e 437 Studentesse.
Teologia 367; Scienze dell’Educazione 731; Filosofia 58; Diritto
Canonico 28; Lettere cristiane e classiche 31; Comunicazione sociale
[ISCOS] 70.
3. Gli A ggregati e Affiliati. 1 Sezione della Facoltà di Teologia (To­
rino); 3 Istituti Aggregati (Messina, Shillong e Bangalore) e 20 Istituti

2.5 Page 15

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14 L’Università Pontificia Salesiana
Affiliati alle Facoltà di Teologia e Filosofia. Gli studenti si iscrivono
in Teologia all’ultimo anno, in Filosofia al primo e al secondo dei due
anni di studi. Le iscrizioni sono solo di coloro che intendono conse­
guire il Baccalaureato (o la Licenza per gli Aggregati, come Messina).
I dati in possesso della Segreteria Generale al 22 aprile 1995 danno
la cifra complessiva di 381 studenti iscritti.
4. Il num ero com plessivo degli studenti iscritti all’UPS alla data del
31 gennaio 1996 è dunque di 1.666.
ISTITUTI SUPERIORI fuori Roma AFFILIATI alle Facoltà dell’UPS
1. Facoltà di Filosofia
1. Philosophische-Teologische Hochschule der Salesianer [Facol­
tà di Teologia]-. D-83671 Benediktbeuern, Germania; Preside Josef
Privoznik.
2. Estudiantado Filosòfico Salesiano «Manuel E. Piñol»: 10 Ave­
nida 36-73, Zona 11, Guatemala, Guatemala, CA; Preside Daniel E.
Morales Urbina.
3. Filosofado Salesiano «Domingo Savio»: Avda E1 Liceo, Apdo
43, Los Teques, Venezuela; Preside Marino Menini.
4. Salesian Institute of Philosophy «Divya Daan»: College Rd,
Nasik 422.005, India; Preside Albano Fernandes.
5. Salesian College The Retreat: Yercaud 636.601, India; Preside
Susai Amalraj.
6. Centro Salesiano di Studio «Paolo VI»: Via S. Giovanni Bosco
1,1-25075 Nave, Italia; Preside Pier Luigi Cameroni.
7. Centro Salesiano de Estudios «P. Juvenal Dho»: Avda. Lo Ca­
ñas, Casilla 53, La Florida, Santiago, Chile; Preside Antonio Castel­
lano.
8. Institut de Philosophie «Saint-Joseph-Mukasa»: B.P. 339, Ya­
oundé, Cameroun; Preside Josef Bockenhoff.
9. Centre Saint-Augustin: Villa contigiie au Village S.O.S., B.P.
15222 Dakar, Sénégal; Preside John Bolduc.
10. Départment de Philosophie de l ’Université Catholique de l’A-
frique Centrale: B.P. 11628, Yaoundé, Cameroun; Preside Claude
Peirault.

2.6 Page 16

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L’Università Pontificia Salesiana 15
2. Facoltà di T eologia
1. Istituto Internazionale «Don Bosco» [Sezione della Facoltà R o­
mana di Teologia]: Via Caboto 27,1-10129 Torino; Preside Francesco
Mosetto.
2. Istituto Teologico «S. Tommaso d’Aquino» \\Istituto aggregato]:
Via Del Pozzo 43, C.P. 256, 98100 Messina, Italia; Preside Nunzio
Conte.
3. «Sacred Heart» Theological College [Istituto aggregato]: Maw-
lai, Shillong 793.008, Meghalaya, India; Preside George Kottuppallil.
4. Salesian Studentate of Theology «Kristu Jyoti College [Istituto
aggregato]: Krishnarajapuram, Bangalore 560.036 India; Preside Do-
minic Veliath.
5. Centro Salesiano de Estudios Eclesiásticos «Martí-Codolar»:
Avenida Card. Vidal i Barraquer 1, E-08035 Barcelona, Spagna; Pre­
side Jordi Latorre I Castillo.
6. Studio Teologico Salesiaíio «San Paolo»: POB 160, Bethlehem-
Cremisan, Israel; Preside Giovanni Caputa.
7. Instituto Teológico Salesiano: 20 Avenida 13-45, Zona 11, Gua­
temala, Guatemala, CA; Preside Alejandro Hernández.
8. Instituto Superior de Teología Don Bosco: Ronda Don Bosco,
3 interior, E-28044 Madrid, Spagna; Preside Paulino Montero.
9. Instituto Teologico «Pio XI»: Rua Pio XI 1100 (Lapa), Sâo
Paulo, SP, Brasile; Preside Ronaldo Zacharias.
10. Don Bosco Center of Studies: POB 1756, MCC PO 1299,
Makati, Manila, Philippines; Preside John Cabrido.
11. Instituto de Teología para Religiosos-ITER: Avda Romulo
Gallegos, Apdo 70.913, Los Ruices, Caracas 1071-A, Venezuela; Pre­
side José C. Ayestarán.
12. Instituto Teológico Salesiano «Cristo Resucitado-ITS»: To-
nalá 344 - Ap. p. 66, Tlaquepaque, Jal. 45500 México; Preside Juan
Bosco Jiménez.
13. Institut de Théologie «S. François de Sales»: B.P. 372, Lub-
umbashi, Zaïre; Preside Jean-Luc Van De Kerkhove.
14. Instituto Santo Tomás de Aquino: Rua Itutinga 240, BR-30350
Belo Horizonte, MG, Brasile; Preside Cleto Caliman.

2.7 Page 17

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16 L’Università Pontificia Salesiana
3. Facoltà di Scienze d ell’Educazione
[Instituto Superior «Juan XXIII»: C.C. 402, 8000 Bahia Bianca,
Argentina; Preside José Del Col].

2.8 Page 18

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LE VISITE UFFICIALI
DI DON EGIDIO VIGANÒ ALL’UPS
Nessun Rettor Maggiore dei Salesiani (salvo il fondatore, don Pie­
tro Ricaldone, con i suoi “discorsi programmatici” all’inizio di ogni
anno accademico) aveva visitato così frequentemente e avuto un rap­
porto così assiduo con le autorità accademiche e l’intera comunità
universitaria come don Egidio Viganò. Era solito presiedere, almeno
una volta all’anno, il Senato accademico; si intratteneva familiarmente
con la comunità dei Salesiani residenti all’UPS nella vicinanza del Na­
tale, informando sui suoi viaggi attraverso il mondo e la Famiglia sale­
siana o sulla sua partecipazione ad avvenimenti ecclesiali (Sinodi e as­
semblee dei Vescovi); quando poteva accettava di tenere una relazio­
ne ai Convegni che le diverse Facoltà dell’UPS organizzavano lungo
l’anno accademico; partecipava con il suo ottimismo e il suo stile fra­
terno, con le sue doti di animazione e la sua “visione di futuro” alle
“giornate di studio” dei Decani dell’UPS e alle “visite d’insieme”,
quando, accompagnato da un buon numero di Superiori del Consi­
glio generale, si incontrava con le Autorità religiose e accademiche
per valutare i progressi raggiunti dalTUniversità, esaminare i problemi
emergenti, dare orientamenti, sempre di grande apertura e coraggio,
per lo sviluppo dell’«Università di don Bosco per i giovani».
Ricordiamo ora le visite più significative e ufficiali di don E. Viga­
nò all’UPS.
17 marzo 1978: Si è concluso da poco più di un mese il CG 21 che ha
eletto don Egidio Viganò Rettor Maggiore dei Salesiani e 7° suc­
cessore di don Bosco. In qualità di Gran Cancelliere dell’UPS, don
E. Viganò compie la sua prima visita ufficiale all’Università.
3 m aggio 1978: Don E. Viganò ritorna all’UPS per presentare perso­
nalmente il documento del CG 21 sull’Opera PAS e sull’Università

2.9 Page 19

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18 Le visite ufficiali di don E. Viganò all’UPS
che impegna i Salesiani “in missione speciale” per la Chiesa e la
Congregazione.
31 gennaio 1981: Don E. Viganò accoglie il Santo Padre Giovanni
Paolo II nella sua memorabile visita alTUniversità Pontificia Sale­
siana.
19-20 giugn o 1981:11 Rettor Maggiore presiede la “visita d’insieme”
all’UPS.
13 dicem bre 1982: Don E. Viganò, in qualità di Gran Cancelliere del-
l’UPS, presenta ai Docenti e officiali dell’UPS gli Statuti e ordi­
namenti rinnovati dell’Università.
13 maggio^ 1983: Il Rettor Maggiore partecipa, neU’Aula magna del-
l’Università, alla manifestazione per festeggiare i novelli Beati Sale­
siani, Mons. Luigi Versiglia e don Callisto Caravario, martiri in Ci­
na.
17 novem bre 1983: Il Gran Cancelliere presiede nell’Aula magna del-
l ’UPS il solenne atto accademico con il conferimento del Dottora­
to honoris causa in Scienze dell’Educazione al cardinale salesiano
Raul Silva Henriquez, arcivescovo emerito di Santiago del Cile.
10 m aggio 1984: Il Rettor Maggiore prende parte al solenne atto ac­
cademico per ricordare i 50 anni della canonizzazione di san Gio­
vanni Bosco (1 aprile 1934) e il centenario del suo manifesto peda­
gogico o “lettera da Roma” (10 maggio 1884).
2 luglio 1984: Unitamente a don Paolo Natali, Consigliere generale
per la formazione e a Adriaan van Luyn, Superiore della Delega­
zione Opera PAS, don E. Viganò condivide con i Decani dell’UPS,
presso il Sacro Speco di Narni, la “giornata di studio” in prepara­
zione al “Don Bosco ’88”.
15 ottobre 1984: Don E. Viganò presiede la solenne concelebrazione
eucaristica per l’inizio del nuovo anno accademico.
20 marzo 1985: Unitamente al Card. Francis Arinze, Presidente del
Segretariato per le religioni non cristiane, il Gran Cancelliere pre­
senzia l’atto accademico per il conferimento del Dottorato honoris
causa in filosofia a Nichiko Niwano, Presidente designato dell’As-
sociazione laica buddista Rissho Kosei-kai di Tokyo.
25 marzo 1985: Conferenza del Rettor Maggiore a tutto il personale
salesiano dell’UPS per la presentazione delle Costituzioni rinnova­
te della Società Salesiana (8 dicembre 1984).
16 giu gn o 1985:11 Gran Cancelliere presiede nell’Aula magna del-
l’UPS il solenne atto accademico per i neo-cardinali salesiani, Ro-

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Le visite ufficiali di don E. Viganò all’UPS 19
salio José Castillo Lara e Alfons Stickler.
5 ottobre 1985: Partecipa alla “giornata di studio” (a Montefiolo di
Casperia) dei Decani dell’UPS. Tema: Criteri per la revisione degli
Statuti e ordinamenti dell’UPS, già approvati dalla CEC “ad expe-
rimentum” l’8 dicembre 1982.
14 ottobre 1985: Concelebrazione eucaristica per l’inizio del nuovo
anno accademico.
15 ottobre 1986: Concelebrazione eucaristica per l’inizio del nuovo
anno accademico.
23 dicem bre 1986: Concluso il periodo sperimentale previsto, il Gran
Cancelliere si congratula con la comunità universitaria per i nuovi
Statuti dell’UPS approvati dalla CEC il 21 novembre 1986.
11-12 giugno 1987:11 Rettor Maggiore, accompagnato dai 7 membri
del Consiglio generale, presiede la “visita d’insieme” alla Visitato-
ria dell’UPS.
20 giugn o 1987: “Giornata di studio” a Bracciano con le Autorità ac­
cademiche dell’UPS.
17 gennaio 1989: Nel quadro del I Congresso Internazionale di studio
su san Giovanni Bosco (16-20 gennaio 1989) promosso dall’UPS, il
Gran Cancelliere conferisce il Dottorato honoris causa in Scienze
dell’Educazione al Card. Carlo M. Martini, arcivescovo di Milano.
25 gennaio 1989: Il Rettor Maggiore presiede all’UPS la solenne Eu­
caristia a conclusione dell’anno centenario della morte di san Gio­
vanni Bosco, durante la quale benedice la “prima pietra” per la
nuova “Biblioteca don Bosco” dell’Università.
8 dicem bre 1989: Partecipa all’inaugurazione ufficiale dell’ISCOS.
20 dicem bre 1991:11 Gran Cancelliere presenta alla comunità acca­
demica il nuovo Rettore, don R. Farina.
4 dicem bre 1992: Conferenza di don E. Viganò sulla sua partecipazio­
ne all’Assemblea generale dei Vescovi dell’America latina (Santo
Domingo).
20 gennaio 1993: Solenne concelebrazione in onore di san Giovanni
Bosco con la partecipazione dei Docenti e studenti dell’UPS.
11 marzo 1993: Partecipazione e intervento conclusivo alla tavola ro­
tonda promossa dall’UPS per la presentazione del “Catechismo
della Chiesa cattolica”.
15 ottobre 1993: Concelebrazione per l’inaugurazione del nuovo anno
accademico.
10-13 giugno 1994: Accompagnato da dieci Superiori del Consiglio

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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20 Le visite ufficiali di don E. Viganò all’UPS
generale, il Rettor Maggiore presiede la “visita d’insieme” all’UPS.
La decisione più importante, dietro impulso di don E. Viganò, sarà
quella di approntare un “progetto operativo delTUniversità per
l’anno duemila”.
15 ottobre 1994: Il Gran Cancelliere presiede l ’atto di apertura del
nuovo anno accademico e consegna i premi agli studenti che si so­
no distinti per i voti ottenuti e la partecipazione alla vita dell’Uni-
versità.
5 dicem bre 1994: Conferenza del Rettor Maggiore in merito al Sinodo
dei vescovi sulla vita consacrata al quale aveva partecipato.
E questo l’ultimo intervento pubblico di don E. Viganò all’UPS.
Durante la sua malattia sosterà ancora alcuni giorni nella “sua”
Università, ma nell’infermeria, assistito con grande amorevolezza
dalle suore Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, fondate in Co­
lombia dal salesiano Venerabile don Luigi Variara.
26 giugn o 1995: l’Università Salesiana rende omaggio al suo Gran
Cancelliere nel giorno delle esequie solenni nel Tempio di don Bo­
sco a Roma-Cinecittà. Il coro degli studenti dell’UPS esprimerà
con il canto la gratitudine e l ’affetto dell’intera comunità universi­
taria al suo Amico, Benefattore e “Rifondatore”.

3.2 Page 22

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INTERVENTI DI DON EGIDIO VIGANÒ

3.3 Page 23

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3.4 Page 24

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1. LETTERA DI DON E. VIGANÒ
CONSIGLIERE PER LA FORMAZIONE
AL GRAN CANCELLIERE DEL P.A.S., DON L. RICCERI
(24 agosto 1972)
All’indom ani d el C oncilio Vaticano II si era celebrato un Capitolo
G enerale Speciale (10 giugn o 1971 - 5 gennaio 1972) in cu i i Salesiani
di tutto il m ondo si erano im pegnati a m ettere la C ongregazione di don
B osco al passo con i nu ovi orientam enti conciliari. Il CGS 20 aveva ap­
profondito, in un m om ento di crisi generale delle Università civili ed ec­
clesiastiche, l’identità e la m issione d el «Pontificio A teneo Salesiano»,
dando mandato ai nuovi Superiori del Consiglio generale di verificarne
l ’adem pim ento e di presentare una relazione al CG successivo.
Nel periodo 1972-78 don E. Viganò, in qualità d i C onsigliere g en e­
rale della form azione, collaborerà con il R ettor M aggiore don L. R icceri
all’adeguam ento d el PAS alle direttive capitolari e alla preparazione del­
la «sintesi valutativa e prospettica» ch e sarà presa in esam e dal CG 21.
La lettera d el 24 agosto 1972, a p o ch i m esi dalla con clu sion e d el CGS,
esprim e quello ch e sarà l’orientam ento di fo n d o di don E. Viganò che
troverà applicazione n ei suoi successivi interventi com e Gran Cancellie­
re p er la revision e e la « rifondazione» d ell’Università Salesiana.

3.5 Page 25

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24 Interventi di don E. Viganò
Reverendo
Don Luigi Ricceri
Gran Cancelliere del P.A.S.
ROMA
Roma, 24 agosto 1972
Signor Gran Cancelliere,
Si avvicina per il nostro Pontificio Ateneo l’inizio del nuovo anno
accademico.
Si tratta, penso, di un anno decisivo per il rinnovamento che ci è
stato richiesto, a quel livello, dal Capitolo Generale Speciale.
Finora si sono realizzate solo alcune condizioni previe, decise dal
Consiglio Superiore in ottemperanza al mandato delì’Assemblea capi­
tolare.
Ho ammirato la serietà e il coraggio con cui Lei ha assunto la re­
sponsabilità del mandato capitolare e ho meditato sulla magnanimità
e la prudenza con cui lo ha attuato, sopportando anche interrelazioni
curiose, che stanno a provare le difficoltà reali della situazione e l’ur­
genza di un impegno concreto.
Tra le iniziative già avviate c’è l’«Organo di coordinamento» (il
«Curatorium»), che dovrà aiutare a compiere nel nuovo anno accade­
mico un lavoro di ripensamento organico.
Pensando ai compiti di tale «Organo» e alle responsabilità del
Consiglio Superiore per collaborare con Lei in questo delicato lavoro,
ho approfittato di questi giorni di agosto qui a Roma per presentarLe
alcune riflessioni sui problemi da affrontare. Spero servano per avvia­
re un dialogo sulle grandi linee di riforma dell’ambito accademico.
Il compito è complesso e delicato: queste mie riflessioni riguarda­
no solo il punto di vista globale di applicazione del Capitolo Generale
Speciale.
Mi perdonerà se sarò un po’ lungo e se dovrò usare uno stile che si
allontana alquanto dall’epistolare.
Mi sono soffermato a considerare i seguenti aspetti:
• Impegno universitario.
• Interdisciplinarità.

3.6 Page 26

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1. Lettera a don Luigi Ricceri 25
• Specificità salesiana.
• Importanza del P.A.S.
• Compiti immediati da affrontare.
Ognuno di questi aspetti fa convergere delle luci sulla possibilità
di programmazione, di sperimentazione e di decisioni per il rinnova­
mento.
1. Impegno universitario
Nella comunicazione che, a nome del Consiglio Superiore, ho fatto
ai Confratelli del P.A.S. nello scorso giugno, ricordavo che il Capitolo
Generale Speciale ha voluto che il nostro Ateneo avesse una vera di­
mensione «universitaria»: aggiungevo che assumere tale dimensione
significava «concepire il P.A.S. in un modo distinto dal tipo di orga­
nizzazione propria di uno “Studentato istituzionale”».
Se si poteva in anni passati pensare il P.A.S. (e mi riferisco qui solo
alla sua sede romana) come il più importante e il più grande dei nostri
«Studentati» di formazione salesiana, a cui era annesso come distinti­
vo qualificante il titolo e la condizione universitaria, adesso bisogna
capovolgere tale visione e pensare questo nostro P.A.S. come l ’impe­
gno universitario della Congregazione secondo la sua missione nella
Chiesa.
Il P.A.S. è oggi a Roma propriamente un centro universitario con
le sue strutture accademiche, economiche e giuridiche; ad esso acce­
deranno, da distinte «comunità di formazione», i nostri confratelli
studenti ed altri alunni che vogliano approfondire scientificamente
quei valori educativi e cristiani per i quali vive ed ha la sua ragione di
essere la nostra Vocazione Salesiana.
Ora, volere che tale Istituzione si organizzi ed agisca «universita­
riamente» implica non solo accettare lealmente certe modalità struttu­
rali proprie di ogni centro universitario, ma entrare nella responsabili­
tà e nell’evoluzione viva della realtà universitaria di oggi, più dinamica
e più esigente di ogni «statuto», con le profonde necessità di cammi­
no che in tale ambito esigono la storia dell’uomo, la vita della Chiesa e
la vocazione della Congregazione.
E quali potrebbero essere queste esigenze vive?
Mi permetta di indicarne qualcuna tra le più oggettivamente il­
luminanti.

3.7 Page 27

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26 Interventi di don E. Viganò
1.1. V'incolazione organica con la vita
Il motore che muove una Università è la scienza; e la scienza, di
per sé, è disinteressata.
Però la superiore preoccupazione di una vera Università è la cultu­
ra umana, e il carattere disinteressato della scienza non risulta tale
perché prescinde dalle situazioni concrete e dalle esigenze vitali del­
l’uomo. Al contrario: lo sforzo scientifico deve essere incorporato alla
cultura umana come un servizio alla persona e alla sua vocazione; pre­
cisamente per questo, il nascere e lo svilupparsi della scienza è sempre
in relazione con la cultura e le realtà storiche dell’uomo.
Ogni Università viva, infatti, fa il suo lavoro scientifico sotto lo
stimolo di circostanze concrete e di bisogni umani dell’ora.
Questo è specialmente vero, e diviene ancor più esigente, quando
si tratta di istituti universitari che si dedicano allo studio della presen­
za salvatrice di Dio nella storia e della partecipazione umana in tale
mistero.
Se si pensa, poi, che l’attività universitaria ha un doppio compito:
l’investigazione e la docenza in forma mutuamente complementare, si
percepirà ancor meglio che non è autentica l’Università senza una vin-
colazione organica con la vita.
Anche le «Normae Quaedam» ci dicono che una struttura univer­
sitaria ecclesiastica deve ottenere simultaneamente questi due fini:
«approfondire» la Rivelazione e «preparare competenti» nella docen­
za e nell’apostolato (cfr. NQ a,b; nota 1).
Se «investigazione» e «docenza» sono funzioni complementari e
inseparabili dalla realtà universitaria, questa dovrà svolgersi al servizio
di persone vive, impegnate in contingenze concrete.
Quando poi la specificità di un centro universitario, come il nostro
P.A.S., è al servizio di una comunità di persone che si muovono nel­
l ’ambito pastorale, allora tale centro dovrà curare con più forte ragio­
ne la sua vincolazione organica con la vita.
In una Università, dunque, se non si vuole ridurre la scienza ad
una semplice erudizione o a una tecnica, bisognerà che la preoccupa­
zione di «scientificità» si inserisca nella problematica viva della Co­
munità viva a cui serve. E la problematica viva della Famiglia Salesia­
na è oggi particolarmente esigente.
Secondo il Concilio, «oggi» vuol dire un’ora di forte novità: «le
condizioni di vita dell’uomo moderno, sotto l’aspetto sociale e cultu­

3.8 Page 28

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1. Lettera a don Luigi Ricceri 27
rale sono profondamente cambiate, così che è lecito parlare di una
nuova epoca della storia umana» (GS 54).
Quindi «oggi» la vincolazione organica con la vita riveste certa­
mente obblighi nuovi ed esige che una Università assuma con lealtà
l’atteggiamento di revisione di sé stessa.
1.2. Originalità di specializzazione
Il Concilio ci ricorda che le Università della Chiesa dovranno di­
stinguersi «più che per il numero, per l’impegno culturale» (GE 10).
Eccoci di fronte ad un altro criterio di rinnovamento: il P.A.S. do­
vrà riesaminare se stesso soprattutto sotto l’aspetto qualitativo.
Non credo interessi, specialmente qui a Roma, un maggior numero
di Atenei pontifici; invece c’è bisogno e si richiede una migliore e più
differenziata presenza nell’attività scientifica e culturale (cfr. NQ 13).
Il nostro centro superiore di studi non può contentarsi di essere un
Ateneo in più, magari con maggior esigenza di altri, ma deve apporta­
re all’impegno universitario pontificio la originalità di interessi della
missione salesiana, assicurando una presenza qualificata e specializza­
ta nell’ambito della realtà giovanile e popolare.
La Congregazione ha fondato e vuole sostenere il P.A.S. non sem­
plicemente per motivo di prestigio e a titolo esclusivo di servizio in­
terno, ma come una espressione qualificata di fedeltà alla propria Vo­
cazione nelle alte responsabilità della Chiesa. Bisognerà assicurare,
quindi, al P.A.S. una originalità di specializzazione in consonanza con
la nostra missione nel mondo.
Non c’è bisogno qui di una dimostrazione per affermare che tale
specializzazione dovrà stabilirsi alla luce dell’impegno pastorale della
Famiglia Salesiana.
Anche le «Normae Quaedam» insistono sull’urgenza di un rinno­
vamento specializzato delle Facoltà Pontificie (cfr. NQ 26-30).
Tra i punti di vista scientifici di possibili specializzazioni, il docu­
mento enumera anche la «theologia pastoralis» (cfr. NQ 30, nota 12).
1.3. C oncentrazione di sforzi sul 2° Ciclo universitario
Uno dei mezzi concreti per assicurare al P.A.S. un suo volto speci­
fico penso sia la programmazione originale delle attività accademiche

3.9 Page 29

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28 Interventi di don E. Viganò
del 2° Ciclo. È questo, a mio avviso, un impegno urgente che deve es­
sere affrontato solidariamente da tutte le Facoltà e Istituti in conver­
genza organica di sforzi. Infatti il nostro P.A.S. ha un fine specifico
globale che deve guidare la totalità degli sforzi di rinnovamento.
Perché concentrare la nostra specificità sul 2° Ciclo piuttosto che
sul 1°?
Secondo le «Normae Quaedam» il 1° Ciclo deve dedicarsi ad una
iniziazione scientifica piuttosto generale: «In primo cyclo quaedam
generalis initiatio (seu substantialis institutio) alumnis traditur, in qua
conspectus syntheticus principalium disciplinarum et quaedam prima
initiatio in methodum scientificam praebentur» (NQ 5; cfr. 6,a).
Inoltre, per i nostri alunni di Filosofia e di Teologia, in tale Ciclo si
deve tenere speciale conto anche della loro «institutio ad sacerdo-
tium» (NQ 33; cfr. nota 13 e 14; cfr. 44, nota 18). Compito, questo,
assai importante e particolarmente delicato oggi. Ciò implica una
stretta collaborazione, a quel livello, tra il centro accademico, gli
Ispettori e Superiori interessati.
Nel 1° Ciclo, infatti, l ’organizzazione degli studi filosofici e teolo­
gici deve conformarsi alle prescrizioni contenute nel decreto concilia­
re «Optatam totius» e nella «Ratio fundamentalis institutionis sacer-
dotalis», tenendo anche in conto, per quanto sia possibile, le indica­
zioni delle principali Conferenze Episcopali interessanti gli alunni
iscritti.
D’altra parte, varie Ispettorie non italiane preferiscono, per ragioni
note, far frequentare ai loro chierici il 1° Ciclo filosofico e teologico in
centri locali, sperando di poter inviare posteriormente alcuni, più
concretamente maturi e durante uno spazio di tempo non troppo lun­
go, al P.A.S. per approfondimento o specializzazione.
Penso, dunque, che la fisionomia specifica del nostro centro uni­
versitario dovrà situarsi nella programmazione rinnovata del 2° Ciclo
di studi. Questo non è a scapito, ma a vantaggio dello stesso 1° Ciclo.
Nel 2° Ciclo dovrebbero concentrarsi gli sforzi dell’Organo di co-
ordinamento e degli strumenti accademici per aggiornare la nostra
presenza nell’ambito universitario della Chiesa e per offrire alla Fami­
glia Salesiana degli speciali servizi culturali urgentemente richiesti dai
cambiamenti sociali e dalla problematica dell’azione tra i giovani
d’oggi.
Nello studio di tale programmazione avrà importanza la conside­
razione deU’interdisciplinarità universitaria.

3.10 Page 30

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1. Lettera a don Luigi Ricceri 29
2. Interdisciplinarità
La crescente specializzazione delle scienze può portare a disgrega­
re un organismo universitario in compartimenti quasi ermetici senza
comunicazione tra loro. In tal caso, una Facoltà o un Istituto organiz­
za unilateralmente i suoi programmi e svolge il suo lavoro senza
preoccuparsi dell’insieme dell’impegno universitario globale e del­
l’importanza di convergere tutti verso una visione di sintesi.
Può una «Università Cattolica», e quindi, ancor di più un Ateneo
pontificio, ridursi a una semplice somma di Facoltà e Istituti?
L’impegno della Chiesa nell’ambito universitario va più in là della
scienza e si sforza di costruire centri organici capaci di elaborare una
cultura cristiana; perciò cerca di assicurare istituzionalmente nelle sue
Università un dialogo aggiornato tra scienze, filosofia e teologia.
E questo un criterio illuminante e mi permetterò di insistere sul
tema, con l’aiuto di alcuni documenti pertinenti.
2.1.11 p rogetto di docum ento su ll’Università Cattolica o g gi
Nello scorso febbraio si è riunito a Grottaferrata il Consiglio o Co­
mitato della Federazione Internazionale delle Università Cattoliche
(FIUC) per preparare un progetto di documento sulla natura e mis­
sione di tali Università.
Lei stesso me ne ha offerto una copia, accompagnata da importanti
osservazioni della S. Congregazione per l’Educazione Cattolica e da
un questionario per preparare il prossimo convegno di Novembre.
Senza dubbio c’è una non piccola diversità di tipologia tra le tante
Università Cattoliche esistenti, come fa notare assai bene il Documen­
to. Non si può parlare di «Università Cattolica» se non in forma ana­
loga. Non c’è univocità neppure tra gli stessi Atenei ecclesiastici.
Ogni Istituzione universitaria ha il compito grave e l’obbligo di
precisare la sua propria tipologia: come concepisce se stessa, quale
missione specifica intende realizzare e in che modo si dispone a rag­
giungere i suoi obiettivi.
Secondo il documento, ciò che caratterizza l’Università, in con­
fronto con altre istituzioni d’insegnamento superiore a livello acca­
demico, sarebbe la «pluridisciplinarità».
Gli statuti della FIUC stimano che una Università, per essere tale,

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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3 0 Interventi di don E. Viganò
deve constare almeno di tre Facoltà o sezioni equivalenti di livello su­
periore. Evidentemente non ci sono, in questo campo, criteri rigorosi
e fissi; però resta chiaro che un centro superiore di studi, se vuol esse­
re realmente universitario, ha bisogno di poter istituzionalizzare un
dialogo fra varie discipline e, soprattutto in quanto cattolico, tra le
scienze, la filosofia e la teologia: si tratta di promuovere una ispirazio­
ne cristiana non solo individuale ma comunitaria e istituzionale.
Se così è per una Università Cattolica in genere, quanto più lo sarà
per un centro universitario ecclesiastico come il P.A.S., il quale, seb­
bene abbia un compito ed una problematica delimitati, dovrà però
sentire una più qualificata responsabilità culturale cristiana nell’ambi­
to della sua finalità specifica.
2.2. O rientam enti d elle «Normae Quaedam»
Uno dei 4 grandi principi proposti dalle «Normae Quaedam» per
il rinnovamento dei centri universitari ecclesiastici è la partecipazione
organica di tutti alla vita interna e al fine proprio dell’istituzione ac­
cademica nella sua globalità: «... non tantum singulorum, sed etiam
ipsarum Facultatum cooperatio»; si esige il massimo aiuto «ut finis
proprius Universitatis Catholicae efficacius attingi valeat» (NQ Prin­
cipia III et Normae generales 111,7).
A tale scopo si suggerisce l’interscambio di docenti delle diverse
Facoltà, il dialogo tra i Professori, la soppressione di certi doppioni,
ecc.
Parlando della diversità e della coordinazione dei corsi e delle di­
scipline, il documento ricorda l’urgenza e l’importanza della collabo-
razione «inter professores variarum facultatum ad fovendam novarum
scientiarum vivam coniunctionem cum aliis scientiis; exemplo sit...
Paedagogia Christiana, quae a philosophia, theologia psycologia aliis-
que disciplinis plurima mutuetur oportet» (NQ nota 15). Anzi il do­
cumento parla di una collaborazione ancor più vasta: la apertura al
dialogo tra le differenti Università, sia ecclesiastiche che civili, perché
«efficacius problematibus nostri temporis occurratur» (NQ Principia,
IV).

4.2 Page 32

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1. Lettera a don Luigi Ricceri 31
2.3. Una particolare indicazione d el docum ento di Buga
Come Lei sa, a Buga in Colombia, si realizzò nel febbraio 1967 un
convegno di esperti e di Vescovi per studiare la missione dell’Univer-
sità Cattolica, soprattutto nell’America Latina.
Il principale documento redatto in tale occasione ha elementi utili
per tutti ed ha meritato uno speciale elogio della S. Sede: «Ci è parso
- dice la lettera della S. Congregazione - di grande importanza e de­
gno di sincero elogio... Abbiamo il piacere di farLe sapere che il no­
stro giudizio è altamente positivo».
Ebbene: anche in questo documento si insiste sulla necessità di un
dialogo interdisciplinare delle scienze fra loro e di queste con la filo­
sofia e la teologia in modo che si convenga verso una visione di sintesi
cristiana.
Ciò che trovo particolarmente interessante nel documento è l ’im­
portanza che si assegna, in questa elaborazione di sintesi, alla funzione
orientatrice di una teologia viva ed aggiornata. «Urge la necessità - di­
ce il documento di Buga - di uno studio scientifico della Teologia non
solo a partire dai suoi metodi propri, ma anche con l’aiuto della storia
delle scienze, della filosofia, della filologia, ecc.». In altre parole, que­
sto studio deve essere interdisciplinare...
L’apporto originale della Teologia non sopprime né diminuisce
l’importanza delle altre discipline del sapere. Al contrario, arricchen­
dosi con i loro apporti, le illumina più profondamente, inglobandole
in una visione d’insieme...
La fede involucra le strutture antropologiche fondamentali di una
Chiesa pellegrina nella storia, in tal forma che seguendo la spontanei­
tà dell’intelligenza e della sua costituzione razionale, la fede si prolun­
ga in un sapere scientifico che costituisce la Teologia (DV 24; OT
16,3; GE 11,1; GS 43,1); data in una comunità, tale Teologia è elabo­
rata in comunione e collaborazione docente e investigatrice; compito
di una comunità itinerante nel tempo, la Teologia deve adattarsi ad
ogni momento storico, mediante un costante rinnovamento del suo
linguaggio, mediante una nuova impostazione dei problemi ed una re­
visione della sua sintesi, pur conservando lo stesso contenuto» (GS
62,2). In questa forma la Teologia compie la sua responsabilità di far
presente «in modo più appropriato» la luce della fede scientificamen­
te elaborata (GS 62,2; CELAM, Bogotá, 1967: 3o «Los Cristianos en
la Universidad», pagg. 15-17).

4.3 Page 33

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32 Interventi di don E. Viganò
Ho voluto trascrivere questa lunga citazione perché invita a riflet­
tere sulla straordinaria importanza di una buona Teologia; nel nostro
P.A.S., il dialogo interdisciplinare, la sicurezza di sintesi cristiana, l’e­
liminazione del sospetto di naturalismo, l ’assicurazione di una origi­
nalità salesiana e la programmazione di un 2° Ciclo specifico e distin­
tivo a sfondo globale di pastoralità, sono possibili e tanto più autentici
e validi, in quanto ci sia una profonda capacità scientifica di Teologia
aggiornata e agile.
2.4. P ericoli di una carenza di interdisciplinarità
La mancanza di interdisciplinarità nell’Università porta come con­
seguenza i cosiddetti compartimenti-stagno, che costituiscono un gra­
ve difetto per l’integrità dell’istituzione.
Forse è utile cercare di descrivere qualcuno dei possibili pericoli
per rendere più concreta la riflessione.
Se per il rinnovamento del P.A.S. non si curasse la mutua coordi­
nazione delle sue Facoltà e Istituti e un dialogo organico di interdisci­
plinarità, si potrebbe cadere nelle seguenti incongruenze:
• Perdita della coscienza del fine specifico dell’Ateneo in quanto
unità istituzionale; e ciò comporterebbe a poco a poco l’adulterazione
del suo carattere «universitario», «pontificio» e «salesiano», anche
quando sussistessero delle zone di scientificità con fine a se stesse.
• Unilateralità di formazione intellettuale, squilibrio culturale, sen­
so di naturalismo in certe zone antropologiche, incapacità di una tra­
duzione scientifica della fede nell’elaborazione di una visione di sintesi.
• Alienazione e anacronismo della teologia e della filosofia, le quali
se non entrano in un dialogo con le scienze nuove e se non si sentono
relative ai problemi concreti dell’uomo di oggi possono svisare il rea­
lismo della fede e della ragione divenendo elaboratrici di semplice
erudizione e di concettualismi astratti.
• Dispendio inutile di energie, doppioni, chiusura in posizioni
ideologiche difensive ed aggressive senza apertura al dialogo, incapa­
cità di collocarsi al di sopra delle cosiddette correnti «conservatrici» o
«progressiste» con la conseguente pratica di lasciar perdurare lo «sta­
tus quo».
• Formalismo giuridico di una autonomia mal interpretata, che
porta alla indipendenza dalla Congregazione e, in definitiva, anche
dalla Chiesa.

4.4 Page 34

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DON EGIDIO VIGANÒ
GRAN CANCELLIERE DELL’UPS (1978-1995)
AMICO BENEFATTORE RIFONDATORE
DELL’UNIVERSITÀ PONTIFICIA SALESIANA
(a conclusione della Visita d’insieme - 13 giugno 1994 - Foto G. Dominguez)

4.5 Page 35

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Le ultime presenze di
don E. Viganò all’UPS:
(dall’alto in basso)
Conversazione sul
Sinodo dei Vescovi sulla
vita consacrata
(5 dicembre 1994);
il Rettor Maggiore riceve
la promessa delle giovani
Cooperatrici dell’UPS e
consegna il premio agli
studenti meritevoli
(15 ottobre 1993).

4.6 Page 36

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1. Lettera a don Luigi Ricceri 33
Se nel piano di rinnovamento del P.A.S. non si riuscisse ad ottene­
re un forte irrobustimento e una vera organizzazione dell’interdisci-
plinarità, io penso che non si potranno realizzare le richieste del Capi­
tolo Generale Speciale.
3. Specificità salesiana
Il nostro centro superiore di studi dovrà irrobustire come sua nota
caratteristica la dimensione di «pastoralità».
Io penso questa pastoralità come una speciale visione di sintesi cri­
stiana concepita a livello del fine del P.A.S. per essere luce di conver­
genza alle varie discipline e fermento animatore del loro dialogo in­
terdisciplinare.
A mio avviso non si può limitare la pastoralità né a una disciplina
complementare né a un programma parziale né semplicemente a un
Istituto «ad hoc» né a una sola Facoltà.
La pastoralità dovrebbe essere un criterio di totalità o una unità di
misura per l ’Ateneo, come una bussola a cui guardano tutte le disci­
pline, come una norma di programmazione per tutte le Facoltà e Isti­
tuti, come la ragione motrice delTinterdisciplinarità, come l’anima del
dialogo scientifico, come la forza agglutinante delle molteplici attività
universitarie e dell’impegno comune verso una visione di sintesi.
Così la pastoralità sarebbe concretamente la coscienza e l ’influsso
dell’unico fine specifico del P.A.S. in ognuna delle sue attività.
Infatti: Perché esiste il P.A.S.? Che cosa si è voluto ottenere con la
sua fondazione? Che spera oggi dalla sua attività la Famiglia Salesia­
na? la stessa Chiesa?
Sarebbe interessante raccogliere i dati storici e gli argomenti ogget­
tivi che rispondono a queste domande.
Io non ho né il tempo né la competenza per farlo; voglio, però, ri­
cordare due momenti di speciale interesse al riguardo.
3.1. Don Pietro R icaldone
Risaliamo alla fondazione del P.A.S.
Si possono cercare i suoi inizi nella preoccupazione della Congre­
gazione di avere «Studentati» per giovani chierici (cfr. il Capitolo
Generale del 1901).

4.7 Page 37

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34 Interventi di don E. Viganò
Tale considerazione, però, si riferisce piuttosto a degli inizi sem­
plicemente materiali: non credo si possa sostenere che il primo grup­
po di studenti salesiani a Foglizzo nel 1905, con i loro professori,
avessero la coscienza di un impegno universitario specifico della Con­
gregazione. Penso che l’idea formale di una responsabilità accademica
ecclesiale la si deve cercar soprattutto nella mente e nelle iniziative di
fondazione del 4° successore di San Giovanni Bosco, don Pietro Ri-
caldone.
Ne abbiamo la manifestazione esplicita nel maggio del 1936, con le
conseguenti iniziative concrete di organizzazione.
L’originalità salesiana del piano di don Ricaldone sembra non sia
stata capita immediatamente da tutti i collaboratori. Leggiamo nel
numero commemorativo dei primi 25 anni di esistenza del nostro cen­
tro universitario di studi, che già al principio ci fu ambiguità di inter­
pretazione «... eo quod Rectoris Majoris voluntates non recto intei-
ligerentur ab omnibus... Serius tamen omnes perspexerunt quid Pe­
trus Ricaldone reapse vellet, pastoralem scilicet institutionem Faculta-
tis Theologicae: attamen sero erat, nec quisquam de emendanda stu-
diorum ratione, de immutationibus priori adumbrationi adiiciendis
ultra satagere ausus est».
Ci si può spiegare il perché di tale incomprensione pensando alla
mentalità generale dell’epoca e alle preoccupazioni degli inizi, quando
si può dire che tutto si concentrava nella organizzazione delle classi­
che facoltà ecclesiastiche, con la preponderanza delle esigenze acca­
demiche generali sull’originalità dell’apporto salesiano; il quale, per
altro, non doveva essere benviso da tutti i colleghi di altri centri uni­
versitari paralleli.
Mi hanno impressionato alcune espressioni di don Ricaldone nel
suo «Don Bosco Educatore» e le riporto. Egli ha scritto quest’opera
all’età di 82 anni, quasi come testamento della sua profonda fedeltà
salesiana: «... ho sentito tutta la mia grave responsabilità anche di
fronte al problema pedagogico, essendo la pedagogia il campo preciso
dell’attività salesiana» (voi. I, pag. V ili).
Don Ricaldone parla sovente della pedagogia come zona più
espressiva della missione della Congregazione: «Non si è forse misura­
ta abbastanza l’importanza e l’estensione dell’attività pedagogica di
don Bosco, ... silenziosamente ma intensamente metteva in azione una
pedagogia che, da pochi ma saldi principi, veniva operando un mon­
do di bene nel campo pedagogico pratico... Educatore moderno, egli

4.8 Page 38

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1. Lettera a don Luigi Ricceri 35
non si scostò un apice dalla tradizione cristiana, che certe nuove teo­
rie pedagogiche avrebbero voluto sopraffare.
Ecco nei suoi semplici e veri termini la missione provvidenziale di
don Bosco» (voi. I, pagg. 12-13).
Si tratta di una pedagogia che incarna tutta una missione pastorale
e che don Ricaldone vede chiaramente estendersi non solo all’azione
concreta, ma anche allo studio e alla investigazione fino al livello
scientifico della serietà universitaria.
Davanti alla minaccia di ideologie che portano a una visione mate­
rialista ed atea nel campo del lavoro pedagogico per i giovani, «gli
umili figli di don Bosco, consci della loro responsabilità - scrive don
Ricaldone - si faranno un dovere di alzare essi pure, chiara ed ammo­
nitrice, la loro modesta voce... per combattere con animo risoluto e
mezzi adeguati questa grande battaglia; (proprio per questo) abbiamo
voluto che sorgesse nel seno del P.A.S. l ’istituto Superiore di Pedago­
gia, con la specifica missione di approfondire e diffondere la pedago­
gia cattolica in generale e il pensiero e le norme educative insegnateci
da S. Giovanni Bosco in particolare» (voi. I, pagg. 57-58).
Questa preoccupazione di presenza salesiana nel mondo pedago­
gico implica, a livello scientifico, tutto un insieme di discipline e di
iniziative universitarie: «La nostra pedagogia la vogliamo poggiata sul­
le granitiche basi della “filosofia perenne” e della “teologia cattolica”
e insieme sui dati che ci offrono le altre scienze, quali la psicologia, la
biologia, la sociologia e via dicendo...» (voi. I, pag. 56).
A ragione don Bosco parlava di «Pedagogia Sacra» e volle che don
Giulio Barberis, dottore in teologia, frequentasse i corsi di pedagogia
all’Università di Torino per poter organizzare ciò che chiamò «Scuola
di Pedagogia Sacra» per la formazione dei futuri salesiani.
E doveroso, afferma don Ricaldone, fare due considerazioni su ciò
che ci ha lasciato scritto don Barberis in merito:
- Anzitutto, quando don Bosco vide la sua Società Salesiana defi­
nitivamente stabilita ed approvata dalla Chiesa, si affrettò a dare for­
ma, diremo legale e stabile alla Scuola di Pedagogia, appunto perché
egli - come affermò don Barberis - «non ebbe altro che gli stesse più
a cuore quanto l ’educar bene i giovanetti che la Divina Provvidenza
gli mandava».
- In secondo luogo, il Santo determinava subito e senza ambagi la
differenza specifica della sua «Pedagogia» chiamata «Sacra»...
Gli premeva «alzare il vessillo di una pedagogia che, nei suoi prin­

4.9 Page 39

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36 Interventi di don E. Viganò
cipi, nelle sue norme e nelle sue pratiche attuazioni, attingesse larga­
mente alle fonti della Divina Rivelazione e della Tradizione cattolica»
(voi. I, pag. 92-93).
Queste citazioni ci fanno percepire la mente del fondatore del
P.A.S. riguardo alla sua specificità salesiana.
3.2. Il nostro Capitolo G enerale Speciale
La Congregazione a raggio mondiale sta sperimentando da tempo
una crisi d’identità a causa dei cambiamenti culturali. Le risposte dei
Capitoli Ispettoriali Speciali all’istanza 6 del così detto libro verde
(Problemi e Prospettive) sono un insieme notevole e quasi deprimen­
te di svariate critiche, che il Capitolo Generale Speciale ha esaminato
pazientemente per dare una risposta sulla nostra identità vocazionale.
In tale clima di oggettività critica e di ricerca di rinnovamento si
sono mossi i lavori capitolari sul P.A.S.; le conclusioni approvate ven­
gono a riconfermare e a determinare la specificità salesiana che deve
avere il nostro centro superiore di studi.
Il Capitolo Generale Speciale ratifica che il P.A.S. deve impegnarsi
ad agire nell’ambito universitario della Chiesa;
• «per diffondere il pensiero cristiano e promuovere la cultura nel
campo specifico della missione salesiana» (CGS 702, b,a);
• «per promuovere, a livello di insegnamento e di ricerca scientifi­
ca, la missione e l’unità della Congregazione» (CGS 702, c,b);
• «per essere un centro di promozione, insegnamento e ricerca nei
campi: dell’educazione, con una speciale sottolineatura per quanto si
riferisce al sistema educativo di don Bosco; della Pastorale giovanile e
Catechesi; della Spiritualità salesiana, specialmente secondo l ’incarna­
zione fatta da don Bosco» (CGS 702, c,d).
Il Capitolo Generale Speciale dichiara, poi, esplicitamente e in
modo formale quale vuole sia la finalità propria del P.A.S. e cioè: La
presenza salesiana a livello universitario nello studio «della realtà gio­
vanile, principalmente nei suoi aspetti teologico-pastorali, catechetico,
educativo, psico-sociale ecc. Perciò ogni Facoltà e Istituto del P.A.S.
nei suoi contenuti, metodi e impostazione, deve indirizzarsi chiara­
mente a questa finalità» (CGS 703).
Penso che questa dichiarazione del Capitolo Generale Speciale
debba essere il perno su cui si muova tutto l’impegno e la program­
mazione di rinnovamento che si vuole realizzare.

4.10 Page 40

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1. Lettera a don Luigi Ricceri 37
Io vedo in tutto quest’insieme di elementi come un doppio campo
di scelta preferenziale, due poli tra cui si dovrebbe muovere l ’attività
universitaria salesiana: la scelta «pedagogica» al servizio dei giovani, e
il punto di vista della fede cristiana attraverso un giudizio sintetico di
«teologia pastorale».
4. Importanza del P.A.S.
Abbiamo sentito tante critiche contro il P.A.S. e anche delle pro­
poste radicali circa la sua stessa esistenza.
Non è, quindi, una stravaganza che io mi permetta di riportare una
domanda come la seguente: Non sarebbe meglio che, in quest’ora di
decentramento, la Congregazione prescindesse dal mantenere un Ate­
neo internazionale? A che cosa serve di fatto, sul piano mondiale?
Se si dimostrasse che è impossibile realizzare ciò che ha stabilito il
Capitolo Generale Speciale, la risposta potrebbe essere senz’altro af­
fermativa. Ma dalle riflessioni anteriori si deduce che la domanda pro­
posta è superficiale e improvvisata; la questione da porre dovrebbe
essere piuttosto la seguente: Può la Congregazione rinunciare a com­
piere nella Chiesa un servizio specifico proprio della sua missione e
particolarmente urgente a livello universitario? Ha senso invocare per
questo la ragione del decentramento?
Per me la risposta è qui assolutamente chiara: a cento anni dalla
sua fondazione sarebbe deleterio per la Congregazione fare un gesto
di involuzione. Bisogna, invece, far di tutto per rinnovare il P.A.S.; la
fedeltà alla nostra missione nella Chiesa lo esige !
Un centro universitario vivo, specificamente salesiano, solidale con
gli orientamenti del Vaticano II, è uno degli strumenti più efficaci in
un’ora di decentramento, per il rinnovamento della Famiglia Salesiana
e per una presenza rinnovata della stessa Chiesa tra i giovani. Il com­
pito di ripensare ciò che deve essere il P.A.S. è certamente uno dei
nostri impegni più strategici. D’altra parte il P.A.S. esiste già, ha molti
elementi positivi ed offre grandi possibilità.
a) Esiste un Istituto di Pedagogia ben organizzato e fiorente, con
un insieme di discipline soprattutto antropologiche e di prospettiva
metodologica, che può assicurare nel rinnovamento la serietà del con­
tatto scientifico con la realtà giovanile e la capacità di suscitare per­
manentemente un dialogo interdisciplinare di attualità.

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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38 Interventi di don E. Viganò
b) Esistono le Facoltà di Filosofia e di Teologia, con un insieme di
discipline preoccupate soprattutto dei grandi contenuti e dell’appro­
fondimento dei dati della fede, delle profondità dell’essere e delle
esperienze della storia, che possono assicurare l’orientazione dottrina­
le e il senso cristiano della sintesi universitaria da elaborare.
c) C’è una Facoltà di Diritto, con discipline che approfondiscono
certi aspetti personali e sociali della convivenza umana e possono ga­
rantire alcune esigenze di serietà ecclesiologica in tanti problemi pa­
storali.
d) C’è, infine, l ’istituto di Alta Latinità, che potrebbe magari colti­
vare delle possibilità di contatto con i grandi patrimoni storici dei Pa­
dri, della Liturgia, del Magistero, della cultura cristiana medioevale,
ecc. apportando l’illuminazione dell’esperienza della Chiesa Latina ai
problemi in istudio.
Perché non si potrebbe sostenere, migliorare e rinnovare una così
concreta possibilità di presenza cristiana nell’ambiente universitario?
Certo, la spina dorsale del dinamismo di una Università si trova
nella sua équipe di investigatori e di professori.
Se nel corpo docente del P.A.S. si fosse indebolita l ’identità uni­
versitaria della vocazione salesiana e la solidarietà con la vita della
Congregazione chiaramente espresse nel Capitolo Generale Speciale,
se non apparisse lo sforzo di un rinnovamento della loro mentalità
professionale, se indulgessero a schieramenti ideologici con la conse­
guente incapacità di dialogo, se non facessero esercizio di autocritica
e non mostrassero sensibilità ai cambi culturali, ci sarebbe da temere
un insuccesso.
Lo spirito e la mentalità di questo gruppo di confratelli hanno una
priorità d’attenzione perché essi costituiscono il centro vitale che
anima e organizza un nostro impegno qualificato.
In loro la Congregazione desidera scoprire una convinta adesione
alla Vocazione Salesiana, la competenza scientifica e l’attualità nella
rispettiva specializzazione.
Non sono dei soci alienati dalle esigenze della nostra missione e ri­
vestiti di privilegi d’indipendenza, ma dei fratelli scelti in tutta la
Congregazione per portare avanti la nostra vocazione a un livello e
con dei compiti particolarmente delicati e di vasta incidenza.
E consolante poter affermare che anche qui troviamo tanta positi­
vità di elementi; giustamente si sente aprire il cuore alla speranza, an­
che se oggi diviene ineludibile un esame di revisione e di aggiorna­

5.2 Page 42

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1. Lettera a don Luigi Ricceri 39
mento nel corpo docente del nostro come di qualsiasi altro centro
universitario.
L’esito del rinnovamento del P.A.S. dipende in massima parte dal­
la competenza ed attualità, dallo spirito salesiano e dalla capacità di
autocritica dei suoi professori, sia come singole persone, sia come
gruppi accademici e come comunità universitaria.
5. Compiti concreti da affrontare
Dopo queste riflessioni, che credo orientatrici, è conveniente far
convergere la nostra volontà operativa di rinnovamento sui principali
compiti concreti da affrontare nell’anno che si inizia.
Le indico quelli che, a mio avviso, sono i più importanti e urgenti.
5.1. Specificità salesiana n el S econdo Ciclo
L’«Organo di coordinamento» dovrebbe muovere le migliori
energie accademiche del P.A.S. e collaborare con loro, dal suo ambi­
to, per la revisione e ristrutturazione di un 2° Ciclo che rappresenti:
• una originalità di specializzazione salesiana che orienti lo sforzo
scientifico del P.A.S. al servizio della nostra peculiare missione nella
Chiesa;
• una interdisciplinarità organizzata che porti il P.A.S. a un vero
organismo unitario di promozione scientifica nell’ambito pedagogico
e pastorale;
• una considerazione permanente della realtà viva, che dia alla
«scientificità» un senso di correlazione con l’azione e la problematica
attuali;
• un forte irrobustimento della riflessione scientifica sulla fede cri­
stiana, che guidi le differenti discipline a svilupparsi in un clima di
mutua fecondazione tra Pedagogia e Teologia.
La programmazione di un 2° Ciclo veramente originale ed attuale
assicurerà dal punto di vista accademico, la vita e la fisionomia carat­
teristica di tutto il nostro Ateneo e della sua rinnovata funzione.
In riferimento a questo primo compito da esaminare, trascrivo il
parere della Commissione postcapitolare circa l’urgenza di una col­
laborazione inter-facoltà del P.A.S. (cfr. NQ A, III, pag. 14):

5.3 Page 43

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40 Interventi di don E. Viganò
«La Commissione:
• prende atto delle dichiarazioni dei Consigli di Facoltà impegnati
a una più aperta collaborazione;
• attende che nel testo delle «Ordinationes» delle Facoltà, come
nella «Ratio studiorum» e nei piani di studio, si attui coraggiosamente
l ’interdisciplinarità;
• ritiene fondamentale che il P.A.S., attraverso i suoi organi acca­
demici responsabili e usando tutti gli strumenti necessari, studi e gra­
dualmente attui un piano di ridimensionamento interno delle Facoltà
e degli Istituti, per la trasformazione delle attuali strutture troppo
chiuse e autonome, in «Dipartimenti universitari» che abbiamo come
prima preoccupazione la centralità dell’allievo e i piani di studio ad
esso riferiti e non l’autonomia del singolo Istituto;
• segnala all’autorità accademica l ’inconveniente della coesistenza
di Istituti e cattedre parallele nelle diverse Facoltà, e crede sia urgente
risolvere adeguatamente questa situazione anomala».
5.2. Corpo d ocen te e Comunità d el personale addetto al P.A.S.
Il compito di migliorare sempre più il personale del P.A.S. com­
porta vari problemi, dei quali due sono particolarmente urgenti: la re­
visione del quadro dei docenti e il ridimensionamento della Comunità
addetta al Centro studi.
a) R evisione d el quadro d ei docenti. E questo un compito necessa­
rio oggi in qualunque Università. Bisognerà studiare una seria appli­
cazione degli Statuti circa le differenti categorie di professori; stabilire
i criteri di scelta e di permanenza del personale; aprire la ricerca dei
docenti all’ambito di tutta la Famiglia Salesiana; considerare l’interna­
zionalità e le possibilità di collaborazione delle Ispettorie, ecc.
E importante affidare istituzionalmente a qualche membro diretti­
vo del P.A.S. (forse al Vice-Rettore?) il compito di programmazione
per la ricerca, preparazione e perfezionamento dei docenti.
In questo lavoro di programmazione l’incaricato dovrà operare in
stretto collegamento, da una parte, con il Rettor Magnifico e con i
Consigli di Facoltà e, dall’altra, con il Gran Cancelliere e il Consiglie­
re della Formazione.
b) R idim ensionam ento della Comunità addetta al P.A.S. Si tratta di
una Comunità speciale e assai importante per la Congregazione. Non

5.4 Page 44

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1. Lettera a don Luigi Ricceri 41
è facile dare ricette sul suo ridimensionamento dal di fuori di essa.
Dovrà sapersi articolare convenientemente per realizzare il rinnova­
mento comunitario voluto dal C.G.S.
Certamente c’è da rivederne il numero per non appesantirla di
troppo; e c’è da far superare antagonismi ideologici alieni al nostro
spirito di famiglia. Tra persone di alta e differente preparazione, spe­
cializzazione e mentalità è normale e positivo che sorgano delle diffe­
renze; esse, però, dovrebbero tradursi al massimo in tensioni di dialo­
go, se si vuole, vivace ma non in atteggiamenti stabilizzati di conflitto.
5.3. G estione amministrativa
Il Capitolo Generale Speciale (CGS 705, 8,e) prescrive di «studia­
re il modo per la ristrutturazione della gestione amministrativa del
P.A.S.».
Il Consiglio Superiore ha già stabilito, come ho riferito io stesso
nella comunicazione fatta a giugno, che «sarà ristrutturata e unificata
la gestione amministrativa del Centro studi in forma separata e indi-
pendente dalle gestioni amministrative delle singole comunità religio­
se, anche di quella dei professori, con economi distinti in ognuna di
esse».
Questa ristrutturazione è alla base dei cambi fatti e da farsi. Non è
un compito semplice; abbisogna dello studio di esperti ed è urgente
attuarla. La programmazione di tale nuova forma di gestire il P.A.S.
dovrà essere attuata al di dentro delle strutture universitarie.
Così l’autonomia economica del Centro studi si poggerà più facil­
mente su una corresponsabilità pratica, su una solidale iniziativa dello
stesso personale addetto.
Il Capitolo Generale Speciale stabilisce che bisogna «cercare i
mezzi più idonei per garantire al P.A.S. una autonomia atta a sostene­
re i suoi scopi specifici» (CGS 705, 8,e).
Certamente la Congregazione, attraverso il suo Economato Gene­
rale, si sforzerà di assicurarne il bilancio; però è importante che nello
stesso P.A.S. si istituzionalizzi non solo una competente amministra­
zione ma anche che si crei qualche organo di ricerca di fonti di con­
tributo da parte di Stati, di Istituzioni e di privati.

5.5 Page 45

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42 Interventi di don E. Viganò
5.4. Primo Ciclo F ilosofico e T eologico
Un altro compito da affrontare accuratamente è quello del Primo
Ciclo Filosofico e Teologico.
Il Consiglio Superiore ha deciso di mantenere un solo Primo Ciclo
per semplificare lo sforzo, concentrare le energie e curare meglio tutto
il senso di speciale formazione che tale periodo comporta.
Questa decisione esige un ridimensionamento delle due Facoltà di
Filosofia e di Teologia e una programmazione adeguata degli studi e
delle possibilità accademiche.
Nell’attuale crisi di Seminari e di Studentati in tante regioni del
mondo e nella conseguente ricerca di soluzioni, sarebbe assai utile che
il P.A.S. potesse offrire, almeno nell’ambito degli studi, dei servizi di
orientamento, di critica e di soluzioni concrete.
5.5. «Centro Studi don B osco»
a) Il Capitolo Generale Speciale richiede che si pianifichino «i
mezzi più idonei per garantire lo sviluppo del “Centro Studi don Bo­
sco”» (CGS 705).
Sarà necessario potenziare ciò che si è già fatto al riguardo, dare a
questo Centro uno Statuto proprio, assicurandogli da parte dell’am­
ministrazione centrale un finanziamento sufficiente, collegarlo con gli
studiosi salesiani di tutta la Famiglia e spingerlo ad approntare con
urgenza elementi di risposta a tanti interrogativi attuali.
b) C’è, inoltre, da studiare la richiesta capitolare di un’analisi sulla
«convenienza della creazione di un Istituto Superiore di Spiritualità
Salesiana al P.A.S.» (CGS 705, 8d).
Forse sarebbe più realistico, per ora, rispondere a tale esigenza con
qualche iniziativa portata avanti dal Dicastero della Formazione colla
collaborazione dei docenti del P.A.S.
5.6. R evisione d egli «Statuti» ed elaborazione d elle « O rdinationes»
La Commissione postcapitolare ha informato il Consiglio Superio­
re al riguardo dicendo che «gli Statuti si presentano ben redatti e ag­
giornati; si permette solo di indicare alcuni rilievi con riferimento alle
precisazioni del Capitolo Generale Speciale (CGS 705, 8b) e alle so­

5.6 Page 46

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1. Lettera a don Luigi Ricceri 43
luzioni prospettate ai problemi studiati dalla Commissione e a diverse
osservazioni raccolte tra le persone interessate del P.A.S.»
Bisognerà riunire e far conoscere tali osservazioni alT«Organo di
coordinamento» per procedere alla revisione degli Statuti indicata dal
Capitolo Generale Speciale.
Inoltre, e precisamente a norma degli stessi Statuti, c’è il dovere di
elaborare le «Ordinationes» di applicazione regolamentare.
5.7. Collaborazione extra-accademica
Infine, un altro compito importante è quello di impegnare il P.A.S.
in attività extra-accademiche nell’ambito dei servizi dell’educazione
permanente.
La missione educativa di una Università riveste molteplici forme
anche non accademiche.
Il P.A.S. ne ha già realizzate varie. Sono da lodare e potenziare.
Sarà particolarmente utile studiare la possibilità di incrementare
questo tipo di attività (alcune organizzate possibilmente in collabo-
razione con il Dicastero della Formazione) soprattutto per rispondere
alle necessità di aggiornamento di tanti confratelli e apostoli impegna­
ti in servizi pedagogici e pastorali a favore della gioventù.
Ho finito.
Mi scusi la lunghezza, ma il tema non è né semplice né di poco ri­
lievo.
D’altra parte, i colleghi del Consiglio Superiore e i membri del-
l’«Organo di coordinamento» sono persone pazienti ed abituate a
trattare problemi difficili e a riflettere su documenti anche lunghi e
complicati.
Mi sono sforzato di interpretare la mente del Capitolo Generale
Speciale sul rinnovamento del nostro Ateneo.
Se Lei crede, il testo di questa lettera potrebbe essere consegnato
ai Consiglieri e ai membri del «Curatorium». E un testo senz’altro cri­
ticabile; anzi, la sua critica potrebbe servire come un aiuto per avviare
il dialogo che dovremo fare più volte durante l’anno sui compiti con­
creti da affrontare.
Voglia la Vergine Ausiliatrice intercedere presso il Signore per ot­
tenerci di saper aumentare la fedeltà al nostro Fondatore e Padre don

5.7 Page 47

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44 Interventi di don E. Viganò
Bosco, prolungando il suo amore alla gioventù e imitando la sua ma­
gnanimità nelle iniziative di servizi pastorali.
Le assicuro la mia preghiera per la sua particolare responsabilità di
Gran Cancelliere delTAteneo Salesiano.
Accetti la collaborazione e i più cordiali ossequi di chi si professa
suo aff.mo
E gidio V igan ò
Consigliere per la Formazione

5.8 Page 48

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2. PRESENTAZIONE
DEL DOCUMENTO DEL CG21 SULL’UPS
(3 maggio 1978)
II Capitolo G enerale 21, in cu i don E. Viganò vien e eletto R ettor
M aggiore d ei Salesiani e S uccessore di don Bosco, offrirà alla C ongre­
gazione Salesiana e all’UPS, forse, il docum en to più am pio e organico
sullo sviluppo deU’Università.
Il neo Rettor M aggiore illustra un docum ento che conosce in prima
persona e che costituirà uno dei punti strategici del suo lungo rettorato.
Dopo aver presentato don G iovenale Dho, C onsigliere generale per
la Formazione d ei Salesiani e suo D elegato p er l ’UPS, don E. Viganò co­
sì prosegue (il testo ripreso dalla registrazione è stato rivisto dallo stesso
Rettor Maggiore).
Il significato di quest’incontro è chiaro e fatto con semplicità, sen­
za una speciale solennità né attraverso una conferenza coi fiocchi;
vengo a presentarvi fraternamente il Documento Capitolare sulla no­
stra Università.
Il fatto che sia il Rettor Maggiore a presentarlo, anche se non ag­
giunge nessun contenuto nuovo, intende dare a questo documento
una concreta importanza in vista di impegnarsi con buona volontà da
parte di tutti per metterlo in pratica.
Ecco ciò che io vorrei sottolineare. Non porto delle aggiunte nuo­
ve né faccio un commento di studio al documento; neppure mi ferme­
rò su tutti i suoi paragrafi; ma punterò sulla sua importanza globale,
sottolineando alcuni aspetti dal punto di vista del ministero che il Ret­
tor Maggiore deve ai suoi Confratelli di tutto il mondo, e in particola­
re ai suoi Confratelli inviati a lavorare all’UPS.

5.9 Page 49

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46 Interventi di don E. Viganò
1. Parlo a confratelli scelti e inviati per una missione
Qual è l’angolatura di fondo con cui vi presento questo documen­
to? Basti pensare a chi siete voi come destinatari delle mie parole: dei
Confratelli scelti a portare avanti un impegno universitario della Con­
gregazione.
Così il mio discorso parte dalla stessa visuale propria di un Capi­
tolo Generale: quella di parlare a dei Confratelli nella loro specificità
di «Salesiani».
Voi certamente svolgete un compito universitario. Però siete stati
inviati dalla Congregazione a fare questo; ossia alla radice del vostro
impegno universitario c’è la vostra condizione di persone consacrate.
Questo dato di fatto sta alla base di tutto ciò che dirò. E questa la
prima e fondamentale realtà che tutti noi dobbiamo avere presente,
per portare alla pratica qualunque documento del CG e, in particola­
re per voi, per assumere fattivamente questo documento sull’UPS.
Quindi permettetemi di parlare alla vostra coscienza di salesiani. E
l’angolatura che scelgo per la lettura più autentica del documento. Il
discorso sarà serio, perché focalizza il motivo vero, esistenziale, prim o,
per cui siete all’UPS.
La spiegazione fondamentale della vostra presenza e del vostro la­
voro qui è la vostra professione religiosa. Lasciatemelo sottolineare,
magari con frasi un po’ paradossali: l’atteggiamento principale per la
nostra giusta lettura del Capitolo non è la scienza ! Il «primum» non è
la scienza; il «primum» è la nostra consacrazione religiosa, la quale è
la radice dell’interpretazione di tutta la nostra esistenza.
Evidentemente devo aggiungere che questa vostra speciale missio­
ne non funziona senza una robusta e crescente dimensione scientifica.
Perché non si può inviare e mantenere un salesiano in questo impe­
gno universitario, senza la dovuta competenza, senza la serietà di ri­
cerca, senza la specializzazione, senza la capacità accademica.
Però ecco: io credo che è importantissimo partire da tale condi­
zione radicale. Altrimenti, non ci sarebbe neppur bisogno che io ve­
nissi a presentarvi questo testo capitolare. Il documento lo può legge­
re sia un salesiano per interesse vocazionale, e sia anche un altro per
curiosità. Ma la lettura del salesiano è diretta a trovare degli orienta­
menti e dei propositi per la sua condizione concreta.
Se voi non foste salesiani, non sareste qui. Non sareste universitari
di questo tipo. La struttura universitaria alla quale appartenete non è

5.10 Page 50

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2. Presentazione del documento del CG21 sull’UPS 47
«indipendente». Certo, essa è autonoma nel suo proprio ordine; ma la
sua autonomia non è il valore supremo ed ultimo, anche se è assai im­
portante e da non manipolare. E un’autonomia ordinata ad obiettivi
ecclesiali e salesiani (cfr. CG21 358, 2.5.2).
M’interessa moltissimo insistere sulla vostra responsabilità di
«salesiani»! Perché? Perché solo se siamo d’accordo su questa impo­
stazione, solo se convergiamo su questa impostazione fondamentale,
io potrò affermare, come dirò più avanti, che senza il vostro impegno
e la vostra responsabilità non si cambierà nulla. «Voi», qui, dovete es­
sere «tutti noi», ossia, i rappresentanti dell’intera Congregazione; per­
ché siete veri salesiani che hanno gli stessi obiettivi e le stesse preoc­
cupazioni delineate dal Capitolo Generale. Il Consiglio Superiore e
Voi devono assumere insieme i grandi ideali e i grandi orientamenti
che il CGS e il CG21, interpreti della nostra vocazione nella situazio­
ne storica postconciliare, hanno approvato per rinnovare adeguata-
mente la nostra comune missione.
2. Un Capitolo di verifica
Il Capitolo CG21 è stato un Capitolo di verifica della vita e del­
l ’attività salesiana, nei suoi diversi aspetti. E ha dato delle prospettive
concrete di rinnovamento, in conformità all’analisi fatta e alle valuta­
zioni discusse. La verifica presentata, sia circa l ’Opera PAS che circa
l’UPS, è stata seria e oggettiva.
Il Consigliere per la Formazione, con un lavoro paziente e analiti­
co, ha preparato, innanzitutto, una relazione dei Consiglio Superiore
per tutti i Capitolari (relazione che, spero, avrete letto), facendo co­
noscere il processo di trasformazione degli ultimi sei anni, dal CGS in
poi. Una fatica di trapasso coraggiosa e sofferta, presentata ai Capito­
lari con una visione di apprezzamento sostanzialmente positivo, in cui
si enumerano gli aspetti acquisiti, ma anche i punti problematici e le
indicazioni di rotta per il futuro, come si è fatto con qualunque altra
situazione della Congregazione.
Nell’elaborare alcuni orientamenti dedotti dalla verifica sull’insie­
me dell’Opera PAS e dell’UPS, il CG21 ha centrato la sua preoccupa­
zione di preferenza sul settore accademico dell’UPS. La spiegazione
di questa scelta preferenziale sta nel fatto che i Capitolari, esaminan­
do il settore dell’Opera PAS, avevano considerato il processo portato

6 Pages 51-60

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6.1 Page 51

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48 Interventi di don E. Viganò
avanti da voi, e coronato con l’ultimo Capitolo della vostra Delega­
zione, come un lavoro sostanzialmente riuscito. Abbisognava sempli­
cemente di conferma e di intelligente continuazione. Perciò gli orien­
tamenti si riferiscono piuttosto all’UPS-.
Quindi, ecco una prima osservazione assai pertinente: lo scopo
centrale del presente documento capitolare è chiaramente quello di
un rinnovamento a fondo e di una crescita armonica e aggiornata nel
campo della strutturazione, dell'organizzazione e delle attività accade­
m ich e d ell’UPS.
Una delle principali finalità del documento è proprio quella di re­
visione e di crescita del settore accademico. Non è un documento in­
quisitorio e giudiziale al riguardo. Forse prima e dopo il documento
del CGS si sentiva nell’aria un po’ di questo tipo di clima riguardo ai
cambiamenti del PAS: un intervento (si poteva pensare) venuto quasi
«dal di fuori», dall’alto, sollecitato da accuse e da critiche, per sanare
dei gravi difetti. Invece, qui, si percepisce subito da tutti che il pre­
sente documento è piuttosto in linea di solidarietà, di convergenza, di
convinzione dell’importanza di questa attività, sì da voler migliorarla,
accrescerne l ’utilità, rafforzarne la credibilità già meglio sviluppata in
questi sei anni, dopo averla forse un po’ persa, come voi sapete, per
tanti motivi, più o meno discutibili. Il documento vuole assicurare il
rinnovamento e la crescita dell’UPS nel genuino senso delle origini.
Infatti, come in tutte le istituzioni che si rinnovano, urge ripensare
con chiarezza il significato primigenio delle origini della nostra Uni­
versità. Il documento cita, a ragione, lo stesso don Ricaldone (CG21
353), con alcune sue frasi assai indicative per far ripensare appunto le
finalità di esistenza di questa Università ed i criteri con cui bisogna
orientare le sue attività.
Allora, in questo clima, io sottolineerò alcuni aspetti del testo capi­
tolare che considero più significativi. I punti che vorrei che voi appro­
fondiste sono i seguenti:
a. Il fine specifico di questa Università.
b. I Docenti.
c. La riorganizzazione unitaria dell’Università.
d. L’importanza della ricerca scientifica.
e. Qualche richiamo sugli Studenti.
Spero di finire a tempo per lasciare la possibilità di conversare un
po’ se qualcuno vorrà porre delle domande.

6.2 Page 52

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2. Presentazione del documento del CG21 sull’UPS 49
3. Il fine specifico di questa Università (cfr. CG21 343)
Perché scelgo come primo aspetto quello del fine specifico di que­
sta Università? Perché è lì che troviamo i motivi della sua fondazione e
della sua esistenza e la ragione degli sforzi e dei sacrifici non piccoli
che si fanno per sostenerla.
Non si tratta qui di fare uno studio sul fine; l’avete chiaro negli
Statuti, e ve ne ha parlato il Rettor Maggiore precedente, don Ricceri,
nella importante lettera che ha inviato al Rettore don Pietro Braido il
10 gennaio 1977. Vorrei più che altro dire di alcune conseguenze di
questo fine, che vedo sottolineate nel documento.
3.1. Una prima osservazione che scaturisce dalla considerazione
del fine e che illumina la natura di questa istituzione accademica è che
essa costituisce una «Università Ecclesiastica» nel senso tecnico di que­
sta espressione.
Conviene ricordare che esiste una differenza tra «Università Eccle­
siastica» e «Università Cattolica»; con la prima denominazione si vuo­
le indicare una Università della cui strutturazione e guida si fa garante
la stessa gerarchia suprema della Chiesa, attraverso la responsabilità,
le direttive e gli orientamenti della Sacra Congregazione per l’Educa-
zione Cattolica. Basti pensare, ad es., che il Gran Cancelliere attua in
essa «de mandato Sacrae Congregationis» {Stat. a.6) e che il Rettore è
nominato, in definitiva, dalla stessa S. Congregazione (Stat. a.11,4).
Ecco: qui noi dovremmo convincerci subito di una cosa molto
chiara: di non nutrire utopie nell’orientare l’Università, o una sezione
dell’Università, o una Facoltà, o un Istituto, a un tipo di autonomia o
a un compito di ricerca e di attività accademica assolutamente indi-
pendenti e con fine a se stesso, sganciato dalla preoccupazione vitale
della comunità ecclesiale attraverso la vocazione salesiana, e dall’o­
rientamento del Magistero del Papa e dalla vita della nostra Società.
Ossia: non ci dovrebbe essere spazio per portare avanti un atteg­
giamento accademico sul tipo di un supposto neutralismo laicista.
Capisco bene che voler sottolineare l’idea di una «Università con­
fessionale» può essere interpretata antiscientificamente, nel senso che
la confessionalità rovini l’autenticità scientifica. Sappiamo a memoria
che la scienza deve essere autonoma, che ha i suoi metodi, ecc.
Però sappiamo anche, e per esperienza vissuta, che, quando si sta­
bilisce un campo di ricerca attraverso appropriati metodi, guardando

6.3 Page 53

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50 Interventi di don E. Viganò
il tutto alla luce del fine (e io sto sottolineando un fine specifico), si
devono fare delle scelte fondanti. Ci sono tanti orizzonti a cui aprire
un’attività scientifica. Ora, la confessionalità, nel senso peggiorativo
del termine, può essere chiusura agli orizzonti; e in questo è arretra­
tezza. Ma il Vaticano II non è venuto a sopprimere la confessionalità,
ma a criticarne e purificarne il senso negativo e a rinnovarla nella sua
più nobile genuinità.
La «confessione della fede» è in noi un atteggiamento di profonda e
radicale convinzione, una angolatura di vertice che ci orienta nell’in­
terpretazione più oggettiva di tutta la realtà, specialmente dell’uomo e
della sua storia. Sappiamo anche che una delle difficoltà più grandi
che ha la Chiesa oggi (che sentite anche voi, e che sentono tutti gli
studiosi credenti) è la promozione di un dialogo autentico tra le scienze
dell’uomo con i loro metodi (in sintonia con lo sviluppo e la crescita dei
segni dei tempi) e il vasto ambito della fede.
Ecco: un’Università Ecclesiastica, per le esigenze della sua confes­
sionalità (ossia per natura sua), cerca instancabilmente oggi di realiz­
zare questo dialogo. Non intende di scappar via. Cerca di orientare i
suoi vari discorsi scientifici per vedere (anche se non la trova subito)
la maniera più oggettiva di realizzare questo dialogo. E difficile, ma è
nel sangue, nella preoccupazione, nella certezza del credente investi­
gatore, del credente docente, che questo dialogo è possibile, che la fe­
de non si oppone alla scienza, ma le assicura l’orizzonte più vasto e
più vero.
Penso che questa prima osservazione sia per voi fondamentale: do­
vrebbe percepirsi con chiarezza che nel dialogo, diciamo così, tra i va­
lori antropologici studiati dalle scienze umane e le ricchezze di Cristo
approfondite della disciplina della fede, appaia la certezza che ogni
studio dell’uomo è, in definitiva, profondamente vincolato con Gesù
Cristo, e che l’orizzonte della fede non è chiuso per le scienze antro­
pologiche, ma anzi aiuta a percepirle, a illuminarle e a orientarle per
una loro più autentica ricerca della verità.
3.2. In questo dialogo noi operiamo con una specifica caratterizza­
zione salesiana. E questa una seconda osservazione su cui desidero ri­
chiamare la vostra attenzione. E un aspetto intimamente legato con la
fede che deriva pienamente da essa.
L ’orientamento di ricerca di dialogo tra scienze dell’uomo e fede
va fatto dal di dentro della nostra opzione fondamentale per Cristo,
con una visione genuinamente salesiana.

6.4 Page 54

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2. Presentazione del documento del CG21 sull’UPS 51
Ma cosa significa «visione salesiana»? Non siamo qui a dire delle
cosette da bambini: mancherebbe altro! Il fatto che il Rettor Maggio­
re stesso sia venuto a parlare con gente competente esige la scelta di
un argomento molto serio. Si tratta di insistere su una visuale di fede
da parte vostra che sappia dare speciale attenzione, nel dialogo delle
scienze, alla realtà giovanile e popolare: proprio perché in essa si tro­
va il campo umano in cui noi ci proponiamo di servire la;società.
Quindi la visione salesiana esige globalmente una speciale atten­
zione a un determinato settore dell’umanità. Nel settore giovanile e
popolare c’è da cent’anni una presenza di servizio* inventata, diciamo
così, da don Bosco, o voluta dal Signore attraverso don Bosco, che ha
un certo spirito, una certa criteriologia pastorale, un certo metodo di
approccio. Allora la visuale salesiana deve saper riattualizzare e svi­
luppare uno speciale stile di confessare la fede e, quindi, di leggere la
realtà.
E poi non si può trascurare un dato di fatto non indifferente. Si
fanno venir qui degli allievi salesiani, per formarsi intellettualmente
secondo la loro vocazione apostolica. Il saper curare la visione salesia­
na comporterà la creazione di un orientamento scientifico e di un cli­
ma di vita che privilegiano (parlo di «privilegiare» non nel senso di
escludere gli altri, ma nel senso di una originalità e di una caratteriz­
zazione specifica che, mentre attrae anche tanti altri interessati, aiuta i
nostri a crescere nei loro ideali di servizio giovanile e popolare) i de­
stinatari della Famiglia Salesiana come i soggetti che meglio esprimo­
no il tipo di ricerca scientifica e di formazione intellettuale che inten­
de offrire a tutti questa Università.
3.3. E una terza osservazione, che traspare dalla considerazione
della specifica finalità della nostra Università, è l’originalità ecclesiale
e il particolare impegno che deve disimpegnare in essa la Facoltà di
Scienze dell’Educazione (CG21 2.2.3.).
Però ecco: il fatto che il documento presenti questa osservazione
in riguardo della Facoltà di Scienze dell’Educazione può, a prima vi­
sta, provocare delle reazioni... Subito salterà su qualcuno a dire: ma
qui c’è una parzialità di predilezione a favore delle prospettive portate
avanti dalla Facoltà di Scienze delTEducazione.
Il testo non intende certo formulare dei giudizi di valore sull’in­
dirizzo concreto (manifestato negli scorsi anni) in questa o quella Fa­
coltà; formula piuttosto una direttiva di conversione e di rinnovamen­

6.5 Page 55

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52 Interventi di don E. Viganò
to in vista dell’accurata revisione fatta, anche con l’aiuto vostro, nella
preparazione capitolare (CG21 344-345).
Ciò che veramente intende è «porsi in sintonia con le intenzioni
che sono all’origine della fondazione del massimo Centro di Studi del­
la Congregazione e con la sua storia, già autorevolmente interpretata
dal Rettor Maggiore-Gran Cancelliere don Luigi Ricceri nella lettera
al Rettore dell’UPS del 10 gennaio 1977» (CG21 353). Il CG ha guar­
dato all’Università come a un tutto armonico e unitario in cui è inseri­
ta la nostra originalità salesiana. Perciò l’UPS deve essere concepita
come una istituzione la più organica possibile, con una natura di vera
«Università Ecclesiastica», ma caratterizzata da una sua originalità. E
l’UPS è originale perché i salesiani con la loro missione pedagogico-
pastorale le imprimono una fisionomia inconfondibile.
Questa originalità delle strutture, del modo di realizzare tutto l’in­
sieme del lavoro universitario, si manifesta particolarmente nel campo
pastorale e pedagogico. E, nello spirito della fondazione, questo cam­
po è rappresentato piuttosto dalla Facoltà di Scienze dell’Educazione.
Tra l’altro, finora, nessuna delle Università Ecclesiastiche di Roma ha
avuto come caratteristica questo tipo di impegno scientifico.
Quindi il campo pedagogico e pastorale dovrebbe essere sentito
non come il settore di un gruppo che si affianca ad un altro, ma come
il vertice di tutto. E come dire che ogni Facoltà ed ogni ricerca deve
orientarsi verso questo vertice, che è l’espressione della nostra voca­
zione.
Una simile osservazione richiede con urgenza almeno i seguenti
impegni:
a. Una revisione a fondo della Facoltà di Scienze dell’Educazione,
soprattutto da parte di coloro che vi appartengono direttamente e do­
vrebbero essere i primi responsabili della caratterizzazione e originali­
tà salesiana dell’Università.
b. Un’apertura speciale degli interessi di questa Facoltà verso quelli
delle altre Facoltà: ce n’è urgente bisogno! Come si può far progredire
un dialogo veramente interdisciplinare sull’uomo senza la Teologia?
senza la Filosofia? senza gli apporti del Diritto e senza le luci di sag­
gezza contenuti nella Patristica cristiana?
c. Ma, poi, è altrettanto urgente che le altre Facoltà aprano sempre
più la loro sensibilità alla crescita delle scienze dell’uomo e a iniziative
di interdisciplinarità. C’è tanto da ripensare e da ristrutturare!

6.6 Page 56

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2. Presentazione del documento del CG21 sull’UPS 53
3.4. Ecco: io non saprei come spiegarmi meglio. Però guardate: co­
loro che considerano questa istituzione universitaria nella globalità
della sua esistenza in ordine alle finalità da perseguire, vedono l’ur­
genza di una sua maggiore organicità unitaria e la preoccupazione pe-
dagogico-pastorale come l’aspetto caratterizzante il tutto.
Si sa che il centro vitale di una Università Ecclesiastica è la Facoltà
di Teologia. Però se si vuole individuare il vertice della caratterizza­
zione salesiana della nostra Università, non lo si può situare se non
nella missione pedagogica e pastorale, che esige un particolare colle­
gamento tra le scienze dell’uomo e le discipline della fede. Ecco per­
ché devono sentirsi esplicitamente interessate tutte le discipline che si
studiano nella nostra Università, per far crescere l’originalità che la
caratterizza.
Certo: io non parlo qui in prospettiva di strutturazione tecnica, che
forse potrebbe far sorgere nelle vostre mentalità una qualche risonan­
za di ripicca, di rivalità, o che so io; questo discorso lo dovrete porta­
re avanti voi con coraggio. Io parlo in prospettiva di rinnovamento
globale, in cui urge guardare un po’ disinteressatamente alla costru­
zione di \\m Università che sappia presentare come suo aspetto caratteri­
stico l’originalità della vocazione salesiana nella Chiesa.
Una tale meta, però, non potrà mai essere raggiunta con mentalità
e con progetti settoriali. Sarà frutto del concorso di tutti: tutte le Fa­
coltà verso un vertice pedagogico-pastorale!
Ci sarebbe ancora molto da dire; è sufficiente non dimenticare
quanto affermava già don Ricaldone. Nel num. 354 del documento
leggiamo: «Tale chiarezza ecclesiale e salesiana, che è richiesta per
tutte le Facoltà, diventa ancor più impegnativa per la Facoltà di
Scienze dell’Educazione. Infatti essa caratterizza in modo particolare
la nostra Università nella Chiesa; ed è sorta, secondo l’espressa volon­
tà di don Pietro Ricaldone, anzitutto per “preparare... sempre meglio
i Soci Salesiani all’alta missione di educatori secondo il Sistema Pre­
ventivo lasciatoci in preziosa eredità dal nostro Santo Fondatore” e
“valorizzare e diffondere sempre più i principi della Pedagogia Catto­
lica”».
Queste parole sono un programma e una sfida; vorrei che servisse­
ro per far convergere, non per dividere; per far costruire, per rag­
giungere una maggior organicità, per rinnovare, per ristrutturare.

6.7 Page 57

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54 Interventi di don E. Viganò
4 . 1Docenti
Il fine illumina tutta la caratterizzazione dell’Università. Però il fi­
ne potrebbe anche rimanere una formula astratta, una etichetta ester­
na o un giustificativo formale.
Il centro motore per raggiungere il fine e la piattaforma sostanziale
per costruire l’UPS siete voi. L ’Università, in definitiva, la costituite
voi ! Capisco che ci sono gli allievi, ci sono i programmi, ci sono tante
iniziative. Però il punto nodale, la possibilità di portare avanti l’iden­
tità e la crescita universitaria sono i Docenti e gli Studiosi: siete voi.
Nelle vostre mani è posta la responsabilità-chiave per fare funzionare
bene il tutto.
E qui voglio sottolineare ancora meglio ciò che esprimevo al prin­
cipio: intendo dirigermi proprio alla vostra coscienza di Salesiani. Vi
invito a leggere il documento capitolare tramite la vostra coscienza di
confratelli. Perché se voi portate avanti un discorso da convinti in
questo campo, appaiono più risolvibili alcune delle più significative
difficoltà del vostro rinnovamento universitario.
Certo, ci sono anche dei delicati problemi strutturali, accademici
ed economici. Però le deficienze che hanno eroso la fiducia, che han­
no suscitato critiche, che hanno fatto apparire certi interventi del
CGS forse alla stregua di un tribunale, che hanno provocato dubbi e
tentennamenti circa la stessa esistenza dell’UPS, sono venuti da una
situazione di disorientamento sulle finalità e di mancanza di chiarezza
nell’ambito della missione salesiana.
Dunque, la responsabilità-chiave del rinnovamento è proprio ripo­
sta in voi come confratelli competenti.
4.1 .Inviati per obbedienza (CG21 364c). Conviene ripetere qui
quanto esprimevo al principio. Nel dire «voi», non mi riferisco in pri­
mo luogo alla vostra competenza scientifica. Certamente non la esclu­
do, perché se non l’aveste a sufficienza non dovreste per lealtà rima­
nere qui.
Quando dico «voi», intendo parlare, innanzitutto, alla vostra co­
scienza di consacrati. Voi siete inviati qui dall’obbedienza nel senso
positivo della parola: state realizzando un mandato che sgorga dalla
vostra stessa professione religiosa.
Anch’io, per il mio ministero, debbo saper fare la medesima rifles­
sione. In definitiva, perché un salesiano (io e voi) si trova nella tale

6.8 Page 58

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2. Presentazione del documento del CG21 sull’UPS 55
comunità e s’impegna in quel determinato compito? Sia egli prete o
coadiutore, potrebbe fare tante altre cose. Perché sta facendo questa?
Alla radice, si arriva a toccare un motivo iniziale di tipo religioso; si
tratta di un mandato che viene dall’obbedienza, professata pubblica­
mente nella Chiesa con voto !
Ah, lasciatemelo dire così, da fratello! Se uno non ha questo con­
vincimento, anche se ha competenza scientifica, è fuori posto, e do­
vrebbe avere la lealtà di tirarne le conseguenze del caso.
Siete qui perché inviati a realizzare la missione salesiana attraverso
una speciale competenza. E ciò che ha voluto sottolineare il CG21 nei
nn. 363 e 364.
Questo principio fondamentale vale, evidentemente, per ogni sale­
siano e... anche per me. Oggi ho ricevuto una lettera che mi dà dei
consigli su due o tre dei molti difetti che ho per aiutarmi (mi si dice) a
disimpegnare meglio il ministero di Rettor Maggiore. Io domani chia­
merò colui che mi ha scritto la lettera, lo ringrazierò e ne commente­
remo insieme i contenuti.
Forse a voi non scrivono delle lettere in questo senso. Però io vi
direi che la lettera ve l’ha scritta il Capitolo. Leggete il n. 364; trovere­
te nel paragrafo c) quanto segue: «Si renda più esplicita negli Statuti
(o nelle “Ordinationes”) la condizione “religiosa” del professore sale­
siano, sicché sia ritenuta normale la sua disponibilità ad altri incarichi
nella Congregazione».
In questo momento non sottolineo la seconda affermazione del pa­
ragrafo, che è, d’altra parte, tanto realista e utile al rinnovamento; ma
vorrei concentrare la vostra attenzione sulla prima affermazione di
una specifica sensibilità di coscienza, preoccupata di essere fedele a
una missione e di voler realizzare un impegno religioso (certo, sempre
secondo le competenze e le esigenze universitarie). Se non si coltiva e
non si accresce questa coscienza, si corre il grave rischio di svuotare il
significato ecclesiale dell’Università. Ed essendo, questa, una conse­
guenza nociva, si capisce la logica della seconda parte del paragrafo.
Non vorrei essere frainteso, quasi che il documento stesse insi­
nuando di approfittare, con pretesti religiosi, per rinnovare qualche
docente indesiderato senza chiarezza fraterna e senza motivazioni og­
gettive: assolutamente no. Però non dovrebbe esserci nessuna meravi­
glia che si possa giungere anche alla conclusione religiosa indicata,
anche per motivi non necessariamente accademici. Nella mia vita ho
dovuto fare anch’io dei «salti mortali» di destinazione, tre o quattro

6.9 Page 59

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56 Interventi di don E. Viganò
volte. Non perché mi dispiacesse quello che stavo facendo, ma per di­
sposizione religiosa. Io ho sempre pensato che tale è stato l’atteggia­
mento di tanti altri confratelli assai benemeriti (senza dirlo, come lo
sto dicendo io); essi neppur pensavano, obbedendo, che stessero fa­
cendo degli atti eroici. L ’hanno fatto semplicemente con la logica del
buon salesiano.
Dunque: i Docenti coltivino generosamente una simile convinzio­
ne di coscienza.
4.2. Mandati a «questo compito», non ad altro (CG21 365). E im­
portante e pratico mettere in luce un aspetto del vostro impegno che
è stato oggetto di considerazione nella verifica realizzata. I docenti sa­
lesiani non solo sono inviati qui dall’obbedienza; ma sono anche in­
caricati di svolgere un compito ben determinato. L ’obbedienza ha de­
finito il loro compito. Non li ha lanciati in orbita per cercarsi uno spa­
zio individuale di loro gusto. Li ha mandati a un determinato compito
universitario, a tempo pieno.
CG21 num. 365: «Il professore salesiano dell’UPS non assumerà
incarichi di carattere continuato e stabile in altre Università - civili o
ecclesiastiche - o in altra organizzazione extra-salesiana senza il pre­
vio ed esplicito consenso del Gran Cancelliere».
Eh, lasciamo stare adesso il Gran Cancelliere! Non vengo a riven­
dicare diritti. Nel suddetto paragrafo troviamo un senso di orienta­
mento pratico, e anche un certo aspetto disciplinare. Non lo escludo;
ma desidero piuttosto parlare alla vostra coscienza. Ognuno di voi è
stato mandato qui per un compito ben definito ed esigente, collocato
prima di ogni altra sua iniziativa individuale.
Io capisco che bisogna avere una mentalità aperta, certo! C’è la
necessità e la convenienza di collaborazione con Università e Centri di
Studio soprattutto ecclesiastici. Anche noi abbiamo bisogno degli al­
tri, non solo materialmente, ma anche qualitativamente. Però dobbia­
mo dire che di fatto, per ragioni differenti (senza dar giudizi, ora, sul
valore di questi motivi) abbiamo visto disperdere delle forze che risul­
tano indispensabili qui, per promuovere il discorso della nostra Uni­
versità. E il Capitolo ci dice che bisogna rivedere con serietà questo
punto. Non si può andare avanti con una dannosa permissività! Voi
programmate degli organici, e ci chiedete del personale. Con tanto
piacere faremo tutto quel che è possibile per soddisfare le richieste.
Però non è che il Rettor Maggiore abbia il personale a disposizione;

6.10 Page 60

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2. Presentazione del documento del CG21 sull’UPS 51
deve andarlo a chiedere di qua e di là; deve far vedere che c’è proprio
bisogno, e che le forze mandate qui sono già pienamente impegnate.
Perché se le forze valide inviate qui sono impegnate in altre incom­
benze, allora non si vede né la ragionevolezza né l’urgenza della ri­
chiesta. Sarebbe una contraddizione che qualcuno pensasse di fare
della sua permanenza al PAS una specie di campo-base per altre
escursioni, senza vero interesse e senza piena dedizione alla nostra
Università.
Io non vorrei essere malinteso: non è che si chiuda la possibilità e
l’opportunità di collaborazione esterna. Essa è un’esigenza conciliare.
Però le scelte di collaborazione siano valutate proprio partendo dal
mandato ricevuto: di venir qui a far crescere questa nostra Università
per il servizio della Chiesa. Ora, se per qualche colpa, incominciando
magari dai Superiori Maggiori, si fosse lasciato adito a un po’ di situa­
zione confusa e ambigua in questo campo, urge far marcia indietro e
riconsiderare le situazioni. La miglior forma per realizzare questa veri­
fica è che incominciate voi stessi a farla, sia individualmente sia col­
legialmente. Il ricorrere a estremi rimedi per una simile revisione do­
vrebbe applicarsi solo a dei casi eccezionali.
L ’importanza della vostra dedizione a tempo pieno viene illumi­
nata anche da quanto il documento stabilisce nel numero 364: «La di­
retta responsabilità della Congregazione nell’intera vita dell’UPS ri­
chiede che si stabilisca per Statuto (o nelle “Ordinationes”) che il
Collegio dei Docenti sia costituito da soli Salesiani. Collaborazioni di
altri avverranno attraverso la figura del professore “invitato”».
La determinazione è assai chiara. La Congregazione vuol contare
su una Università che sia genuinamente Salesiana, perché i punti ne­
vralgici di conduzione, di pensiero, di organizzazione, di crescita, so­
no fondati su confratelli fedeli e competenti. Mi sembra, questa, una
disposizione intelligente e positivamente concreta in un momento di
processo di identificazione sommerso in un complesso pluralismo.
4.3. Esigenze della responsabilità assunta. Tutti voi, dunque, siete
impegnati nella missione concreta di questa nostra Università. Ma ci
sono in essa delle funzioni svariate.
Vorrei, qui, sottolineare la speciale responsabilità dei Docenti Or­
dinari e Straordinari e dei Decani. Non si tratta di semplici titoli onori­
fici! Implicano dei compiti delicati definiti dagli Statuti. I Decani, gli
Ordinari e gli Straordinari sono chiamati a portare il peso delle re­

7 Pages 61-70

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7.1 Page 61

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58 Interventi di don E. Viganò
sponsabilità accademiche e organizzative delTUniversità. È importan­
te, allora, che, partendo dal documento capitolare, si proceda a una
seria revisione di coscienza personale e anche di funzionamento con­
creto, non temendo di affrontare certe situazioni anormali. E possibile
che ci siano tra gli Ordinari e gli Straordinari degli inconvenienti; di
doppio incarico di ordinariato o straordinariato in Università o Facol­
tà Ecclesiastiche e civili; di doppio incarico all’UPS o fuori di essa, in­
compatibili di fatto perché tolgono la disponibilità per l’impegno as­
segnato dall’obbedienza.
Scusatemi, se credo bene aggiungere anche un’altra osservazione.
Siccome non si arriva presto a Ordinario, e siccome l’impegno scienti­
fico esige molte energie, a una certa età è necessario che i Confratelli
che sono arrivati a questi alti gradi di responsabilità sentano normal­
mente il piacere e sappiano prendere le misure del caso per cedere il
passo ai più giovani. Prepararsi con saggia previdenza dei successori,
consultare i Colleghi, indirizzare l’individuo adatto a proseguire, ecc.
Mi sembra che tale atteggiamento ridondi a vantaggio dell’Opera e
dimostri un amore pratico all’impegno salesiano nell’UPS. Ci dovreb­
be essere, tra voi, un clima fraterno di sincerità che rendesse possibile
e facile un simile avvicendamento.
Guardate: io mi sono convinto durante questi sei anni in cui sono
stato qui un po’ con voi, che quanto più si lavora dal di dentro, con
voi stessi, tanto più si progredisce; quanto più, invece, ci si vede ob­
bligati a interventi che procedono in certa maniera dal di fuori, si cor­
re il rischio di creare un clima negativo per il progresso.
Portate, dunque, avanti con cura una volontà di rinnovamento dal
di dentro, se no, tutti i Capitoli dovranno fare un qualche altro do­
cumento per voi. E invece io vi faccio l’augurio che questo sia l’ultimo
documento capitolare sull’UPS, nel senso che non ce ne sia più biso­
gno, perché voi porterete avanti, seguendo le direttive della prossima
nuova Costituzione Apostolica della Sacra Congregazione per le Uni­
versità, un discorso di rinnovamento e di crescita veramente positivo.
5. La riorganizzazione unitaria dell’Università
Su questo argomento non ho da intrattenermi molto. Nel num.
350 si fa vedere il significato di questo problema. Che cosa dovete
procurar di fare? Impegnarvi a rendere l’Università un organismo più

7.2 Page 62

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2. Presentazione del documento del CG21 sull’UPS 59
unitario, anche se dovutamente articolato. Non semplicemente una
somma di cinque Facoltà parallele, ciascuna per conto suo, ma
un’Università organicamente unitaria, con una maggior manifestazio­
ne strutturale del fine comune, con maggior coscienza della limitazio­
ne dei mezzi di collaborazione interdisciplinare per una caratterizza­
zione originale del tutto.
Il Capitolo ha preso conoscenza del lavoro fatto negli anni antece­
denti. Voi avete ridimensionato non solo l’Opera PAS, ma avete ini­
ziato uno studio molto delicato e non facile, per portare avanti anche
in quest’altro campo delle proposte; ma rimane molto da fare. Dice il
num. 350: «Lavoro di discussione e approfondimento di problemi
concernenti una migliore funzionalità delle strutture accademiche sor­
te in base ai nuovi Statuti. Tale lavoro fu condotto dall’UPS in costan­
te dialogo con i Superiori del Consiglio portando ad evidenziare
ormai possibili soluzioni» (possibili soluzioni! E questo un orizzonte
aperto) «che per essere consolidate attendono le indicazioni contenu­
te nella nuova Costituzione della Chiesa sugli studi ecclesiastici» (che
sembra sia d’imminente pubblicazione).
Ora, considerando lo spirito del documento capitolare, bisogne­
rebbe saper stimolare un discorso più avanzato e concreto per una
miglior realizzazione della finalità pedagogico-pastorale che dovrebbe
caratterizzare tutta l’Università.
Sappiamo che la progettazione di questo lavoro è già stata iniziata.
10 ho sentito, nei dialoghi con la commissione incaricata dal Gran
Cancelliere di allora, alcune possibilità concrete con delle ipotesi co­
raggiose.
Urge, dopo il CG21, portare a conclusione questo discorso: una
vera convergenza unitaria di tutte le Facoltà, la revisione degli indiriz­
zi e specializzazioni, la definizione degli organici (questo interessa
molto anche noi del Consiglio, perché prima di richiedere del perso­
nale bisogna vedere le cose con chiarezza), la redazione degli Ordi­
namenti.
Il Capitolo, come vedete, ha voluto indicare un cammino che por­
tasse a una maggior coesione di tutte le forze, a un risparmio di ener­
gie e a un miglior profitto del personale dell’UPS. Al num. 360 stabi­
lisce: «sia reso effettivo anche sul piano strutturale', e quindi statutario,
11 principio di interdisciplinarità e dipartimentalità. Mentre le Facoltà
resteranno organismi accademici di programmazione e amministrazione,
la gestione dipartimentale garantirà l’unità della formazione».

7.3 Page 63

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60 Interventi di don E. Vigano
Ecco: questo è un orientamento fondamentale da assumere. Un
impegno non facile, che però il Capitolo vi chiede. Io aggiungerei a
questa sottolineatura una osservazione. Alla base del principio di in-
terdisciplinarità e di dipartimentalità si deve porre un elemento vitale
che è da considerarsi previo: la necessità di coltivare di più tra di voi il
senso di fiducia e di stima reciproca. Perché se per il fatto d’appar­
tenere a un’altra Facoltà si è già in qualche modo emarginati, allora
non c’è possibilità di organicità unitaria. Se un docente è già emargi­
nato perché è psicologo, o perché è teologo, o perché è giurista, o
perché è latinista, allora non si fa più niente.
Io capisco che si esiga in ognuno una competenza scientifica ag­
giornata. Però io credo che allo stesso tempo dev’essere coltivato di
più questo mutuo senso di fiducia, di stima, che porta a collaborare, a
rendere possibile la interdisciplinarità e la dipartimentalità. Come vo­
lete che si faccia un dialogo interdisciplinare fra due che non si ap­
prezzano tra di loro anche se sono competenti e aggiornati entrambi,
ognuno nel suo ramo? Noi auspichiamo che alla base di una relazione
strutturale ci sia la presenza viva di relazioni concrete tra persone, tra
progetti, tra programmi di collaborazione. Carissimi, vogliatevi bene
tra voi, non solo come confratelli, ma anche come specialisti e come
membri di una stessa ed unica Università, facendo comunione non
solo dei vostri affetti, ma anche delle vostre competenze, dei vostri
servizi e delle vostre iniziative universitarie. Che l’UPS divenga una
testimonianza di comunione salesiana di alto e originale livello!
6. Importanza della ricerca scientifica
6.1. I Docenti sono il cuore, il fondamento dell’Università. Però
quando dico Docenti, non mi limito a coloro che fanno regolarmente
le loro lezioni magistrali, e poi si eclissano. Qui chiamo Docente an­
che colui che, al limite, non fa nessuna ora di scuola, per motivi acca­
demici giustificati o programmati, e che si dedica a fare dei lavori di
ricerca in vista del fine dell’Università, a favore magari anche di altra
Facoltà che non è la sua, oppure che si impegna (per elezione o per
disposizione) a dei compiti di responsabilità specificamente accade­
mica (per es. Rettore, Decani, Segretari di Facoltà, ecc.).
Esorto tutti coloro che sono impegnati nel compito della docenza,
della ricerca e del funzionamento accademico a non sottrarsi ai con­

7.4 Page 64

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2. Presentazione del documento del CG21 sull’UPS 61
tatti personali con gli altri Colleghi o con i singoli studenti, soprattut­
to quando gli studenti sono arrivati a una certa maturazione di prepa­
razione, e stanno lavorando alla loro tesi di laurea. Si dedichino con
generosità alla direzione di Seminari e di Tirocini, e soprattutto allo
studio continuo e aggiornato della propria disciplina.
6.2. Anch’io ho fatto un po’ d’esperienza in questo campo; so che
le varie discipline corrono oggi con incredibile velocità. Il professore
che credesse di poter vivere di rendita sarebbe un superato. E se non
ci si impegna quotidianamente si corre il rischio di non compiere ade­
guatamente la propria missione universitaria.
Il mandato religioso di appartenenza all’UPS esige dal docente an­
che il dovere di essere aggiornato e competente nel suo settore scien­
tifico. Quindi egli non può accontentarsi di fare tre o quattro lezioni,
magari nel Primo Ciclo, che si potrebbero anche dettare brillante-
mente (a quel livello), ma senza una seria e continuata dedizione per
un approfondimento della sua disciplina.
Considerate come una dimensione a voi caratteristica la ricerca
scientifica, l’aggiornamento e lo studio continuato di tutto ciò che vi
aiuta a portare un servizio universitario all’attualità della vostra Mis­
sione.
6.3. È poi necessario avviare (o incrementare: perché si sta già la­
vorando in questo campo) un tipo di programmazione interdisciplina­
re, anche là, dove non si danno ancora delle strutture interdisciplinari.
Iniziative comuni su problemi vivi, anche per un’opera di divulgazio­
ne ad alto livello.
Io ho assistito qui, negli anni scorsi, a giornate e settimane di stu­
dio di questo tipo; e mi congratulo con i promotori ed organizzatori.
Date importanza a tali iniziative! Approfondite insieme certi temi
d’interesse vitale, sia per la Congregazione che per la Chiesa, come
avete fatto per la Penitenza, per il Matrimonio, per il Sistema Preven­
tivo, ecc.! Tali iniziative fanno del bene a voi, servono alla Congrega­
zione ed alla Chiesa, e costruiscono una figura rinnovata del vostro
impegno universitario.
Incrementate anche le vostre pubblicazioni con serietà di ricerca e
di attualità di alta divulgazione considerando con intelligenza le ne­
cessità concrete della nostra vocazione salesiana.
Oggi, nel generale trapasso di rinnovamento, c’è bisogno di studi

7.5 Page 65

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62 Interventi di don E. Viganò
non superficiali fatti con responsabilità, anche se non si tratta sempre
di vere ricerche scientifiche.
6.4. La prassi pastorale della Chiesa e la vita concreta della Con­
gregazione siano base ispiratrice della vostra attualità. Guardate che,
se voi vi distaccate dalla realtà della vita ecclesiale, non riuscirete a
percepire l’importanza che vanno assumendo certi temi, con nuova
tonalità d’interesse e con nuovi apporti oggettivi di crescita. D ’altra
parte anche il rinnovamento della vita religiosa è una realtà viva che
comporta una presenza animatrice dello Spirito Santo nella storia.
Non si tratta di teorie; la pastorale, come espressione concreta della
natura dinamica della Chiesa, non è un campo di iniziative di attivisti
e di ignoranti, ma lo svolgimento concreto del mistero di salvezza che
implica il dinamismo della «ricchezza di Cristo» in un’intensità vitale
che precede e deve interessare i vari livelli scientifici dello studioso
credente. Se non scrutate con interesse questa viva realtà, correte il ri­
schio di scegliere dei temi che non sono strategici e che toglieranno
interesse a una Università che ha per fine di illuminare scientificamen­
te una missione ecclesiale.
Mi sembra molto importante che voi portiate avanti simili iniziati­
ve. Magari concordatele con coloro che sono immersi nella preoccu­
pazione e responsabilità pastorale e religiosa, anche proprio per ob­
bligarvi a pensare con maggior certezza, secondo il movimento della
vita, piuttosto che pretendere di mettere la vita al servizio di qualche
elucubrazione ideologica e astratta. La scienza si china su di essa per
studiarla e approfondirne i dinamismi e le possibilità.
Guai se la Chiesa, e i carismi, e le Congregazioni religiose avessero
dovuto essere fondate contando su delle conclusioni scientifiche ! Don
Bosco bisognerebbe ancora aspettarlo! Dunque: il sottolineare l’im­
portanza della ricerca scientifica, o dell’impegno di alta divulgazione,
vi mette in sintonia con l’attualità del processo di liberazione e pro­
mozione umana nel mistero della nostra vocazione cristiana e salesia­
na. E una simile raccomandazione non vi preclude certamente nessun
orizzonte.
Guardate: abbiamo una vocazione che è di massima attualità: mis­
sione giovanile e popolare, vasta ed esigente, nell’area culturale di una
visione antropologico-cristiana. Nessun Superiore, quindi, pensa di
restringere la possibilità delle vostre ricerche e delle vostre pubblica­
zioni; anzi, vi si chiede più intelligenza e più coraggio.

7.6 Page 66

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2. Presentazione del documento del CG21 sull’UPS 63
7. Gli studenti
Il documento capitolare ricorda anche alcune esigenze per gli stu­
denti. Sappiamo tutti che l’Università non è fatta solo per studenti
salesiani. Il Capitolo, però, si riferisce agli studenti salesiani e vi ricor­
da che sono allievi preferenziali perché in particolare sintonia con le
finalità stesse dell’Università (come ho già detto poco fa).
7.1. La loro presenza non è solo oggetto di volontà di destinazione
da parte dei Superiori, ma anche richiamo ed esigenza per voi, per il
vostro stile di vita e di docenza e per le vostre programmazioni nelle
discipline e nelle iniziative universitarie.
Non sono i possibili studenti disinteressati delle finalità specifiche
della nostra Università quelli che devono dettare le esigenze di un
programma o di un curricolo. Dev’essere proprio il contrario, in mo­
do tale da far scegliere la nostra Università precisamente in vista delle
caratteristiche del suo fine e della sua originalità. Se qualche candida­
to studente non si interessa per il tipo di curricolo programmato da
una Università con finalità pedagogico-pastorali, se ne andrà ad altri
Centri. Però vedrete anche che una chiara caratterizzazione e origina­
lità ve ne attirerà parecchi.
Quindi ecco: è importante che voi curiate una scelta in questo sen­
so. Noi Superiori ci preoccupiamo di cercare un maggior numero di
studenti salesiani, trattando con gli Ispettori, ecc.; non crediate, però,
che sia oggi cosa facile, soprattutto per il Primo Ciclo di candidati che
escono dal noviziato.
7.2. Penso, inoltre, che sia una raccomandazione molto salesiana (e
qui ci sono i direttori dei Convitti) quella di esortare tutti i Docenti, i
Decani, le Autorità accademiche, ecc., ad avere un contatto sincero e
facile con i responsabili degli studenti: sia con i Superiori delle comu­
nità formatrici qui a Roma, sia con gli Ispettori e con gli altri respon­
sabili, Vescovi o Provinciali che siano. Un tale contatto assicura l’a­
spetto di serietà di una Università ecclesiastica.
In particolare si dovrebbe avere una cura speciale per gli studenti
laureandi, che stanno maturando l’ultimo sforzo per la conclusione
dei loro studi. Che si sentano sempre accompagnati con sincera soli­
darietà nella scelta e nell’elaborazione delle loro tesi dottorali. Aiuta­
te, poi, i laureandi salesiani a scegliere temi in vera sintonia con l’at­
tualità della nostra missione. Capisco che ci sono delle esigenze scien­

7.7 Page 67

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64 Interventi di don E. Viganò
tifiche, e che in fondo una tesi dottorale è solo per imparare ad essere
uomo seriamente abilitato alla ricerca; però le due cose non si esclu­
dono.
Conclusione
Ecco: vi ho esposto fraternamente alcune mie riflessioni per sotto-
lineare sia l’importanza sia vari aspetti di questo documento capitola­
re, che io considero tanto positivo e tanto amichevole per la nostra
Università.
Vorrei concludere dicendo che il Consiglio Superiore e i Confra­
telli dell’UPS, noi e voi, dovremmo capirci mutuamente sempre me­
glio. Voi e noi ci stiamo sacrificando, ciascuno nel proprio campo,
con sincerità, con generosità, e anche con mutua complementarità, a
portare avanti il compito assegnatoci.
Prendiamo sul serio le nostre più profonde convinzioni religiose.
Facciamo funzionare bene la coscienza della nostra consacrazione.
Forse per noi Superiori, in quanto animatori delle Comunità, ci sono
più elementi che interpellano la nostra sensibilità di salesiani, perché
siamo stati messi a servire proprio alla radice stessa della nostra voca­
zione. Voi, Confratelli dell’UPS, forse siete più esposti a una tentazio­
ne facile di sopravvento della professionalità nei riguardi dell’opzione
fondamentale di radicalismo evangelico. Cerchiamo di sentirci vera­
mente fratelli in un comune e complementare impegno di fedeltà a
don Bosco, coltivando una chiara e approfondita coscienza della no­
stra professione religiosa, che ci impegni esistenzialmente, ciascuno
nel suo campo, ad agire con retta generosità.
Non so se sono un illuso. Ma io sento che stiamo vivendo un’ora di
speranza, nell’aurora di un mondo nuovo e di una Chiesa più genuina;
che ci stiamo avvicinando a tempi migliori per la vita della Congrega­
zione e, quindi, di ricupero e di crescita anche per un’opera così
espressiva della vocazione salesiana come è questa nostra Università.
La nostra Vocazione salesiana ha già 100 anni di esistenza. Noi
non potremmo oggi essere buoni discepoli di don Bosco, senza uno
sviluppo intellettuale che ci aiuti a pensare, ad approfondire, a valuta­
re e a programmare con competenza la nostra missione. L ’UPS non
può prescindere da questa esigenza; anzi, ne deve essere un poco il
«cervello».

7.8 Page 68

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Momenti della vita delle
Facoltà: con i Professori
della Facoltà di Scienze
dell’Educazione in una
“Giornata di Facoltà”
agli inizi degli anni ’80;
il Rettor Maggiore
presiede una sessione
dell’Accademia mariana
(19 maggio 1988);
alla Direzione generale
con i dottorandi
dell’ISCOS (giugno
1994).

7.9 Page 69

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Conferimento del
Dottorato Honoris
Causa in Scienze
dell’Educazione al
Salesiano spagnolo
don Julián Ocaña Peña
benemerito nel campo
della formazione
professionale
(4 dicembre 1987);
il momento
dell’offertorio in una
Eucaristia per l’inizio
dell’anno accademico;
il Gran Cancelliere
conclude la tavola
rotonda per la
presentazione del
Catechismo della Chiesa
Cattolica
(15 marzo 1993).

7.10 Page 70

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2. Presentazione del documento del CG21 sull’UPS 65
Allora, mettiamoci a rivedere e a ristrutturare uno strumento tanto
delicato, pensando alle necessità del presente e alle esigenze del futu­
ro. Consideratevi scelti con fiducia e con speranza. La verifica sul-
l’UPS ha segnalato dei difetti e delle manchevolezze. Ha bisogno di
crescita e di correttivi. Non guardiamo indietro, ma avanti!
Se vi mettete a collaborare tra voi con questi criteri, secondo gli
orientamenti del CGS e del CG21, io credo che una buona parte delle
difficoltà saranno presto superate. Se voi non lo farete, io credo che
difficilmente qualcuno, dal di fuori, potrà lanciarvi al futuro.
Ecco un grande proposito da assumere insieme: mettiamoci con
tutta buona volontà, fraternamente, illuminandoci e aiutandoci mu­
tuamente secondo le nostre forze, a rinnovare l’UPS o, se volete, a ri­
fondarla!

8 Pages 71-80

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8.1 Page 71

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8.2 Page 72

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3. LETTERA AL RETTOR MAGNIFICO DELL’UPS
DON R. FARINA
CIRCA IL RIDIMENSIONAMENTO DELL’UNIVERSITÀ
(24 settembre 1979)
Poco più di un anno dopo la conclusione del CG21 che aveva richie­
sto una coraggiosa «ristrutturazione organizzativa» dell’UPS e in attua­
zione delle sue disposizioni normative, pochi mesi dopo la promulgazio­
ne della Costituzione apostolica «Sapientia Christiana» sulle Università
ecclesiastiche, don E. Viganò, nella sua duplice qualità di Rettor Mag­
giore dei Salesiani e di Gran Cancelliere dell’UPS, rivolge al Rettore e a
tutta la comunità universitaria una lettera programmatica, che diventerà
la «magna charta» a cui si ispirerà la successiva revisione degli Statuti
dell’UPS (1981 e 1986).
Roma, 24 settembre 1979
Signor Rettore,
La promulgazione della Costituzione apostolica «Sapientia Chris­
tiana» (15 aprile 1979) e delle «Norme applicative» della S. Congre­
gazione per l’Educazione Cattolica (29 aprile 1979) è un fatto di stra­
ordinaria importanza nell’impegno universitario della Chiesa che toc­
ca in profondità e deve guidare anche il processo di revisione della
nostra Università, oggetto di tante preoccupazioni e ricerche ormai da
anni. Eravamo in aspettativa di tale documento (cfr. Capitolo Gene­
rale 21, 350); esso esige, tra l’altro, che ci muoviamo con urgenza den­
tro un determinato spazio di tempo (SC 88).

8.3 Page 73

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68 Interventi di don E. Viganò
1. Momento provvidenziale
Ringrazio il Signore che ci offre un’occasione così propizia e sti­
molante di condurre finalmente in porto il serio compito assunto di
migliorare strutturalmente e funzionalmente l’Università Pontificia
Salesiana.
La nuova Costituzione ci invita, di fatto, a situarci in una prospet­
tiva di futuro per riformulare un nostro progetto universitario corag­
gioso: non semplici ritocchi agli attuali Statuti, ma un vero ripensa­
mento globale dell’Università.
Con tale animo, nell’ultima sessione plenaria del Consiglio Supe­
riore della Congregazione (giugno-luglio 1979) ho voluto fosse esami­
nata, alla luce del Capitolo Generale 21, l’attuale situazione per stabi­
lire alcune scelte obbligate o preferenziali in vista del «delicato lavoro
della riorganizzazione unitaria del settore accademico» (CG21, 343):
compito aperto, che l’Università è chiamata a perfezionare.
Frutto di questo esame autorevole sono gli orientamenti e le dispo­
sizioni, che qui ti comunico come direttive vincolanti. Ti prego, per­
ciò, di prevedere e di organizzare le indispensabili collaborazioni in
vista di una revisione radicale delle strutture e degli indirizzi dell’U­
niversità, connotandone poi chiaramente i risultati nei nuovi Statuti.
2. Alcune premesse
2.1. Innanzitutto desidero sottolineare come il documento papale,
invece di usare la dicitura: «Università e Facoltà di studi ecclesiastici»,
ha preferito quello di «Università e Facoltà ecclesiastiche»-, infatti tali
istituzioni si distinguono, anche dalle Università cattoliche, in quanto
«si occupano particolarmente della Rivelazione cristiana e di quelle
discipline che ad essa sono connesse, e che, perciò, più strettamente si
ricollegano alla sua stessa missione evangelizzatrice» (SC Proemio,
III).
Credo opportuno esplicitare che tale prospettiva va applicata ade­
guatamente e per nesso funzionale alle tre Facoltà di scienze umane
(Scienze dell’Educazione, Filosofia e Lettere latine), «che, pur non
avendo una particolare connessione con la Rivelazione cristiana, pos­
sono tuttavia giovare molto all’opera dell’evangelizzazione e proprio
sotto questo aspetto dalla Chiesa sono considerate e vengono erette

8.4 Page 74

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3. Lettera al Rettor Magnifico dell’UPS don R. Farina 69
come Facoltà ecclesiastiche ed hanno quindi un rapporto del tutto
particolare con la Sacra Gerarchia» (SC Proemio, III).
Perciò, già in ragione di questa prospettiva costituzionale, ognuna
delle nostre Facoltà e tutta l’Università deve chiarire e curare la sua
dimensione veramente ecclesiale ed «avere coscienza della propria
importanza nella Chiesa e della partecipazione al Suo ministero» (SC
Proemio, IV).
2.2. Inoltre la «Sapientia Christiana» stabilisce che si dia impor­
tanza alle esigenze, emergenti dall’attuale evoluzione scientifica e cul­
turale, che implicano «la più stretta connessione che sempre più si av­
verte tra le varie scienze e discipline» (SC Proemio, V); e insiste sulla
necessità della cooperazione tra le varie Facoltà: «deve essere diligen­
temente curata la collaborazione tra le Facoltà di una stessa Universi­
tà» (SC 64).
E giunto quindi il momento, e l’opportunità, di tradurre in atto
nell’Università Pontificia Salesiana quella ristrutturazione che è stata
indicata dal nostro ultimo Capitolo Generale: «sia reso effettivo anche
sul piano strutturale, e quindi statutario, il principio della interdisci-
plinarità e dipartimentalità. Mentre le Facoltà resteranno organismi
accademici di programmazione e amministrazione, la gestione dipar­
timentale garantirà l’unità della formazione» (CG21, 360, 2.7.1)
2.3. La responsabilità del Consiglio Superiore, che si può ispirare
per analogia a quanto la Costituzione affida alle Conferenze episco­
pali (cfr. SC 4), è di «interessarsi alacremente» alla riorganizzazione,
al funzionamento e alla vita dell’Università Pontificia Salesiana in vi­
sta della «sua particolare importanza ecclesiale» in fedeltà al carisma
di don Bosco.
Tale impegno dei Superiori della Congregazione, in fraterna col­
laborazione con voi, dura già da anni. L ’ora iniziale per un’azione di
rinnovamento è stato il Capitolo Generale Speciale con i suoi Orien­
tamenti e le susseguenti disposizioni del Rettor Maggiore e Gran Can­
celliere in base alle conclusioni della commissione postcapitolare.
2.4. Da allora, tra gli interventi maggiormente significativi da pren­
dere in considerazione, sono da annoverare i seguenti:
- Lettera del Consigliere per la formazione al Gran Cancelliere
nell’agosto del 1972;

8.5 Page 75

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70 Interventi di don E. Viganò
- Lettera del Gran Cancelliere, don Luigi Ricceri, al Rettore nel
gennaio 1977;
-Memorandum del Consiglio Superiore: 9 giugno 1977;
-Relazione del Consiglio Superiore al Capitolo Generale 21 circa
la ristrutturazione: 1972-1977;
-Documento del Capitolo Generale 21 sulT«Opera Pontificio
Ateneo Salesiano e Università Pontificia Salesiana»;
- Discorso di presentazione del documento capitolare a tutto il
personale universitario da parte del nuovo Rettor Maggiore: 3 maggio
1978.
Tanto l’ultimo documento capitolare come la sua presentazione
fatta da me mettono in evidenza che lo scopo concreto da raggiungere
è quello di una ristrutturazione e modernizzazione a fondo: «l’asse
centrale di tutto il lavoro è l’impostazione organica dell’Università or­
dinata ad un servizio specializzato della nostra missione giovanile e
popolare nel mondo» (cfr. CG21, 355).
3. Obiettivi da raggiungere
Per assicurare lo scopo centrale nell’impostazione del lavoro di ri­
strutturazione, mi permetto di richiamare alcuni obiettivi, già ante­
riormente chiariti, su cui non è superfluo insistere.
3.1. Noi intendiamo, innanzitutto, realizzare una profonda moder­
nizzazione della nostra Università. Non ci proponiamo semplicemente
una qualche riforma all’interno di ogni singola Facoltà, ma «il rinno­
vamento organico dell’Università come un tutto, ossia una struttura­
zione più unitaria e una caratterizzazione più specifica, superando i
pericoli del settorialismo e dello staticismo e aprendosi a forme più
dinamiche e moderne di programmazione interdisciplinare e centran­
dosi su Specializzazioni e Istituti veramente originali, per evitare una
strutturazione sproporzionata (alle forze della Congregazione) o
un’assunzione superflua (alla Chiesa: doppioni a Roma) di impegni
universitari» (Memorandum del Consiglio Superiore, 9 giugno 1977).
Quindi si tratta di un ripensamento globale, in modo da superare
le difficoltà segnalate (CG21, 351) e da seguire convenientemente gli
Orientamenti capitolari (cfr. CG21, 359, 360).
3.2. Inoltre, al di dentro di questo progetto rinnovatore di tutta

8.6 Page 76

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3. Lettera al Rettor Magnifico dell’UPS don R. Parina 71
l’Università, urge riconsiderare e riformulare una chiara definizione
del ruolo scientifico di ogni singola Facoltà, secondo una sua angola­
tura specifica e nella sua unità interna, precisandone la dimensione
ecclesiale e salesiana, seguendo come criterio chiarificatore il princi­
pio della concentrazione delle discipline (o cattedre) omogenee nella
Facoltà che corrisponde loro per natura scientifica, con l’impegno,
però, di offrire tali discipline alle necessità e richieste dei vari indirizzi
di tutte le Facoltà.
3.3. Infine, è per noi sommamente importante e caratterizzante
precisare e irrobustire la fisionomia scientifica e salesiana della Facol­
tà di Scienze dell’Educazione (o «di Pedagogia»: cfr. SC 85), per la
sua originalità tra le istituzioni universitarie «ecclesiastiche»; per la
sua forte e specifica incidenza sul significato e la ragion d’essere della
nostra Università; e per la sua preziosa capacità di «promuovere il
dialogo tra Vangelo e cultura, proprio attraverso il momento pedago­
gico, tanto caratteristico della vocazione salesiana» (Memorandum del
Consiglio Superiore, pag. 6). La «chiarezza ecclesiale e salesiana, che
è richiesta per tutte le Facoltà, diventa ancor più impegnativa per la
Facoltà di Scienze dell’Educazione», sorta per «valorizzare e diffon­
dere sempre più i principi della Pedagogia cattolica» e per approfon­
dire e illuminare il Progetto educativo di don Bosco (cfr. CG21, 354).
Credo di particolare importanza far notare che l’obiettivo e l’ani­
ma delle varie discipline coltivate in questa Facoltà deve essere chia­
ramente l’angolatura pedagogica: compete alla Pedagogia definire la
scelta, i contenuti e l’ampiezza di tutta la sua programmazione.
L ’identità scientifica di questa Facoltà non è data evidentemente
dalla somma delle discipline, ma dall’istanza pedagogica, che deve es­
sere la dimensione motrice e informante del tutto: insegnamento, ri­
cerca, iniziative culturali.
A ragione il mio predecessore, don Luigi Ricceri, insisteva sull’ur­
genza di «irrobustire una chiara programmazione teorica (storico-filo-
sofico-teologica)» che assicurasse alla Facoltà una genuina dimensio­
ne pedagogica illuminata dalla fede cristiana (cfr. Lettera di don L.
Ricceri, 1977, al Rettore, n. 3.5).

8.7 Page 77

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72 Interventi di don E. Viganò
4. Esigenze da parte della Congregazione
Il Consiglio Superiore nella sessione plenaria del luglio scorso, par­
tendo dal fatto dell’esistenza delle cinque Facoltà (cfr. CG21, 346,
1.1.3), ha considerato importante indicare quali «Profili» interessano
di più la missione salesiana (cfr. CG21, 356), in vista di un adeguato
ridimensionamento degli Indirizzi o Specializzazioni da curare nel-
l’Università Pontificia Salesiana. Sono emerse le seguenti esigenze di
formazione universitaria:
4.1. Preparazione di esperti in Pastorale Giovanile e Catechetica,
sia per l’insegnamento e la ricerca sia per l’animazione apostolica a li­
vello direzionale ed operativo, con una formazione globale che integri
adeguatamente i vari aspetti.
Il campo della Pastorale giovanile è assai vasto, comporta anche
una attenzione tutta particolare a importanti aree della Teologia Mo­
rale, della Metodologia della crescita cristiana ed ai problemi vivi del­
la condizione giovanile, soprattutto dell’ambito popolare.
Il settore specifico della Catechetica, poi, è di particolare incidenza
in questo campo ed esprime l’aspetto più emblematico della nostra
missione.
E nel campo della Pastorale Giovanile e nel settore della Cateche­
tica che troviamo gli elementi che devono primariamente caratterizza­
re il nostro lavoro universitario. Ce lo ricordava anche l’indimentica­
bile Papa Paolo VI quando ha voluto benignamente elevare l’Ateneo
a Università Ecclesiastica (24 maggio 1973); si compiacque appunto
di indicare, nel motu proprio «Magisterium vitae», che l’Università
Pontificia Salesiana «singulari ratione sibi proprium haberet doctri­
nas, ad apostolatum maxime pertinentes, penitus pervestigare et col­
lustrare, instante spectata necessitate iuventutem christiane instituen-
di, necnon postulationibus attentis hanc institutionem scientifice ful-
ciendi, ita ut fructuosus dialogus cum mundo hodierno instauran pos-
sit» !
4.2. Preparazione di competenti e di insegnanti in Teologia dogma­
tica, con orientamento storico positivo.
Nell’attuale trapasso culturale urge assicurare con profondità e
chiarezza l’identità della Teologia, privilegiandone l’assoluta originali­
tà tra le altre discipline (cfr. «La Formazione Teologica dei Futuri Sa­

8.8 Page 78

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3. Lettera al Rettor Magnifico dell’UPS don R. Farina 73
cerdoti» n. 18, Roma 1976), come «scienza della Rivelazione cristia­
na», indissolubilmente connessa con la vita concreta del Popolo di
Dio sotto la guida e il magistero della Sacra Gerarchia.
L ’orientamento storico positivo va connesso allo studio dei conte­
nuti della Rivelazione e dello sviluppo dogmatico in rapporto alla sto­
ria dell’evangelizzazione, della catechesi e della pedagogia cristiana,
con possibilità di speciale approfondimento in «mariologia» e «mis-
sionologia».
Insisto sull’importanza, già segnalata dal mio predecessore don L.
Ricceri, di coltivare questo profilo in sintonia con le esigenze dell’o­
dierna svolta culturale (Lettera al Rettore, 1977, n. 3.2), ispirandosi
all’indole pastorale e pedagogica della nostra missione nella Chiesa.
4.3. Preparazione di esperti specializzati nella Spiritualità con ac­
centuazione salesiana, che offra competenze per: ricerca e insegna­
mento circa la Vita consacrata, animazione e direzione spirituale, gui­
da di centri di formazione, discernimento e cura delle vocazioni, me­
todologia di crescita nella Grazia, analisi e intervento nei problemi
della perseveranza nella fede, approfondimento del Carisma di don
Bosco nella Chiesa, ecc.
In tutto questo settore, che deve tendere a preparare buoni forma­
tori per la Vita consacrata e il Ministero sacerdotale, si desidera una
buona integrazione dei contenuti dottrinali e storici fondamentali con
le componenti filosofiche, psicopedagogiche e metodologiche. Nel­
l’attuale processo di trasformazione tutta la Famiglia Salesiana sente
un bisogno urgente di peculiare competenza in questo settore.
4.4. Preparazione di esperti capaci di arricchire la dimensione ope­
rativa dell'educazione con una accentuata attenzione alla riflessione teo­
rica (storica, filosofica, teologica) e scientifico-metodologica della pe­
dagogia, in modo da poter contribuire, con l’insegnamento e con la
ricerca, ad illuminare sia la prassi educativa, sia lo studio delle scienze
dell’uomo (soprattutto psicologiche e sociologiche) favorendone il
dialogo con la fede.
In questo delicato ed attualissimo campo la Famiglia Salesiana è
chiamata ad apportare un suo proprio contributo alla riflessione ec­
clesiale.
4.5. Preparazione di competenti in pedagogia con una particolare
sensibilità agli aspetti psicologici e sociologici dell’educazione.

8.9 Page 79

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74 Interventi di don E. Viganò
Lo scopo da raggiungere, attraverso l’insegnamento e la ricerca,
non è qui la formazione del diplomato in psicologia, in attività tera­
peutiche o l’esperto in sociologia a livello sociopolitico; ma la prepa­
razione dello specialista esperto in pedagogia, con una aggiornata sen­
sibilità e conoscenza e progettazione dei metodi della formazione in­
tegrale della personalità.
4.6. Preparazione di esperti nel settore della Comunicazione cultu­
rale, quale avviene soprattutto nella Scuola, ma anche in altre attività,
particolarmente attraverso il vasto spazio dei mass-media. Gli intensi
cambiamenti strutturali e culturali dell’ora richiedono una rinnovata
sollecitudine nello studio del fattore «scuola» (preparazione di diri­
genti cristiani, consulenti pedagogici e didattici, ecc.) con chiara sen­
sibilità ecclesiale di attenzione ai problemi attuali della «scuola catto­
lica» e, in particolare, della «scuola professionale».
4.7. Preparazione di competenti e di insegnanti in Filosofia per
l’«acquisto di una solida e armonica conoscenza dell’uomo, del mon­
do e di Dio, basandosi sul patrimonio filosofico perennemente vali­
do» (OT 15).
Per noi, tale competenza filosofica dovrebbe essere caratterizzata
da una speciale apertura alla problematica religiosa, unita a una forte
sensibilità umanistico-pedagogica. Urge dare più consistenza, oggi, al­
la formazione filosofica, anche perché ad essa fanno incessante appel­
lo le scienze antropologiche e le discipline della fede: «Si può dire che
la filosofia ha un valore culturale insostituibile: essa costituisce l’ani­
ma dell’autentica cultura, in quanto pone le questioni circa il senso
delle cose e dell’esistenza umana in modo veramente adeguato alle
aspirazioni più intime dell’uomo» (S. Congregazione per l’Educazione
Cattolica: « L ’Insegnamento della filosofia nei Seminari», Roma 1972).
D ’altra parte, sappiamo per esperienza che il conseguimento di
solide basi filosofiche risulta indispensabile per le ulteriori specializ­
zazioni in campo pedagogico, teologico, giuridico, pastorale, ecc.
4.8. Preparazione di esperti e insegnanti nel Diritto della Chiesa,
con rigoroso collegamento all’Ecclesiologia e con particolare riferi­
mento agli aspetti giuridici della Vita consacrata e della Pastorale sa­
lesiana.
Oggi, dopo il ripensamento ecclesiologico del Concilio Vaticano II
e alla vigilia della promulgazione di un nuovo Codice di Diritto cano-

8.10 Page 80

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3. Lettera al Rettor Magnifico dell’UPS don R. Farina 15
nico, si sene l’urgenza di avere, dappertutto, dei veri competenti in
questo settore.
Le discipline giuridiche appartengono al vasto campo della Pasto­
rale e sono strettamente connesse alla nostra forma di vita e alla no­
stra missione nella Chiesa.
4.9. Preparazione di competenti in Lettere cristiane, con speciale
conoscenza della lingua latina. L ’accesso diretto alle Fonti, ai nume­
rosi documenti ecclesiastici e al patrimonio letterario cristiano dei
primi secoli, tanto caro a don Bosco, in sintonia con la caratterizzazio­
ne pastorale e pedagogica della nostra Università, potrà contribuire
all’irrobustimento del senso arricchente e rassicurante della Tradizio­
ne in quest’ora di pluralismo ideologico e di indebolimento sociocul­
turale dell’identità della fede.
5. Disposizioni
Il Capitolo Generale 21, illuminato ora dalla Costituzione aposto­
lica «Sapientia Christiana», richiede una coraggiosa revisione delle
strutture universitarie, partendo da alcuni punti importanti ormai ac­
quisiti (cfr. CG21, 350 a.b.c.) per risolvere le situazioni problematiche
(cfr. CG21, 351). Il compito da effettuare non dovrà consistere sem­
plicemente, come ti ho già detto, in una soluzione di problemi setto­
riali e circoscritti, ma in un ripensamento del tutto, riorganizzandolo
con l’animo di una rifondazione dell’Università.
C ’è dunque bisogno, signor Rettore, di un assai diligente impegno
per concretare finalmente il lavoro portato avanti in questi anni con
sincero spirito di dialogo, di appassionata ricerca e di fraterna col­
laborazione.
Ti indico, a tal fine, alcuni punti-chiave che dovranno guidare il
progetto da attuare.
5.1. Assicurare l’efficacia di servizio di un’Autorità accademica
centrale, che vegli perché si realizzi l’unità di intenti e il retto funzio­
namento dell’Università «come un tutto», in vista dei peculiari obiet­
tivi da raggiungere.
Ciò implica non solo l’applicazione della nuova disposizione per
cui «le Autorità personali godano di quel potere che effettivamente
conviene al loro ufficio» (SC 19,1: cfr. «Norme applicative» 11), ma

9 Pages 81-90

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9.1 Page 81

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76 Interventi di don E. Viganò
anche l’urgenza che il Rettore («il quale ha il compito di dirigere l’in­
tera Università e di promuoverne nei modi convenienti l’unità, la col­
laborazione, il progresso»: SC 19,2) sia affiancato in questo suo im­
portantissimo ruolo da un gruppo ristretto di collaboratori competen­
ti (che potrebbe essere il collegio dei Decani), in vista di una più effi­
cace possibilità di azione nel coordinamento e nella vita dell’Univer­
sità, particolarmente in vista dell’applicazione e del funzionamento di
quanto prescrivono le presenti disposizioni.
5.2. Definire con chiarezza la natura e la funzione di ogni Facoltà,
precisando l’angolatura specifica ed unitaria del compito scientifico
che dirige le scelte, le proposizioni, il coordinamento e la delimitazio­
ne delle varie discipline che in essa si coltivano.
E importante, qui, applicare il criterio sopra accennato della con­
centrazione delle discipline (o cattedre) omogenee nella Facoltà che
corrisponde loro per angolatura scientifica.
5.3. Gli Indirizzi o Specializzazioni sono degli impegni scientifici
assai esigenti e oggi l’Università Pontificia Salesiana non può seria­
mente aspirare ad averne molti.
Il ridimensionamento, in questo ambito, deve essere affrontato in
modo radicale, partendo dalla considerazione globale dell’Università,
trascendendo «il concetto rigido di autonomia delle Facoltà» (CG21,
351: 1.3.4) e puntando sulla interdisciplinarità e dipartimentalità (cfr.
CG21, 360: 2.7.1).
Conseguentemente, per ogni Facoltà sia indicato chiaramente negli
Statuti Vindirizzo fondamentale e subordinatamente vengano indicati
gli indirizzi ulteriori.
Per le Facoltà di Diritto Canonico, di Filosofia, di Lettere Cristia­
ne esso corrisponde a quanto definito precedentemente sotto il titolo
«Esigenze da parte della Congregazione» (rispettivamente, nn. 4.8,
4.7, 4.9).
La Facoltà di Teologia considererà suo indirizzo fondamentale
quello di Teologia dogmatica con accentuazione storica nelle prospetti­
ve della caratteristica personale e pedagogica dell’Università. Inoltre
coltiverà come proprio quello di Spiritualità (cfr. sopra, n. 4,3).
La Facoltà di Scienze dell’Educazione considererà come fonda-
mentale e prioritario l’indirizzo pedagogico teorico-metodologico (cfr.
sopra, n. 4,4). Vi potranno essere aggiunti gli indirizzi della Psicosocio­

9.2 Page 82

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3. Lettera al Rettor Magnifico dell’UPS don R. Farina 77
logia dell’Educazione e della Comunicazione culturale (cfr. sopra, nn.
4.5, 4.6).
Inoltre le Facoltà di Teologia e di Scienze delTEducazione saranno
direttamente impegnate in quanto viene indicato nel numero seguente.
5.4. Creare una struttura didattica inter-Facoltà per l’indirizzo,
unificato e organico, di Pastorale Giovanile e Catechetica (cfr. sopra,
n. 4,1).
Si faccia in modo che tale struttura rappresenti il punto di conver­
genza della più alta collaborazione delle due Facoltà di Teologia e di
Scienze delTEducazione, ed interessi e sia stimolo d’iniziative per le
altre tre Facoltà in modo da poter divenire il centro caratterizzante
l ’Università.
Quest’Indirizzo, unico, sia organizzato e gestito insieme dalle due
Facoltà suindicate, creando un gruppo gestore misto, concordando
un solo programma ben articolato, in cui possano trovare spazio an­
che orientamenti diversi e piani di studio privilegiati.
Pur spettando alle due Facoltà rilasciare titoli di Licenza e di Dot­
torato, il Rettore con il gruppo ristretto dei suoi collaboratori (vedi n.
5.1) curi di garantire una adeguata ed efficiente autonomia al gruppo
gestore, in armonia con le responsabilità di programmazione e di am­
ministrazione delle due Facoltà (cfr. CG 21, 2.7.1).
Il successo di questa esperienza potrà suggerire, nel futuro, una
struttura forse più adeguata; e divenire, inoltre, valido stimolo ad
estendere analoghe collaborazioni.
5.5. Nella programmazione e realizzazione dei Curricoli si organiz­
zi in modo sistematico l’interdisciplinarità e la collaborazione inter-
Facoltà (cfr. CG 21, 360).
La promozione delle varie discipline, e in particolare delle scienze
umane «più strettamente connesse con le discipline teologiche o con
l’opera dell’evangelizzazione» (SC 84,6), sia progettata in modo tale
che risulti utile agli Indirizzi presenti nell’Università.
Vari di essi, infatti, abbisognano di una aggiornata sensibilità an­
tropologica, soprattutto delle scienze filosofiche, psicologiche e so­
ciologiche; perciò l’organizzazione di queste sia tale da poter apporta­
re i propri indispensabili contributi ai differenti Indirizzi.
5.6. La revisione degli Statuti, richiesta dalla «Sapientia Christia­
na» (SC 89,91; «Norme applicative» 6), dovrà riflettere il progetto di

9.3 Page 83

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78 Interventi di don E. Viganò
ristrutturazione e modernizzazione dell’Università Pontificia Salesia­
na, come coronamento di tutti gli sforzi che si sono fatti dal Capitolo
Generale Speciale in poi.
5.7. Rimangono anche da elaborare le «Ordinationes» (cfr. CG21,
359, 2.6.3) e da presentare in modo definitivo gli «Organici», tenuto
conto delle Osservazioni emerse nel Consiglio di Università del 6 di­
cembre 1978 e di queste mie disposizioni.
Tutto ciò permetterà di programmare una miglior politica da parte
del Consiglio Superiore verso l’Università Pontificia Salesiana, soprat­
tutto in vista del reperimento, della preparazione e della qualificazio­
ne del personale (cfr. CG21, 364,c), per assicurare anche la base eco­
nomica e prevedere una miglior utilizzazione dei servizi dell’Universi­
tà Pontificia Salesiana, specialmente a favore della Congregazione e
della Famiglia Salesiana.
Come vedi, caro Rettore, il lavoro da compiere è ancora complesso
e dev’essere affrontato con coraggio e solidarietà. Il tempo stringe. Il
superamento dei settorialismi e la collaborazione inter-Facoltà sono
alla base di tutto.
La commissione di lavoro, da te nominata, tenga conto opportu­
namente anche delle conclusioni a cui si era già in parte arrivati nel
travaglio di questi anni e consideri la Costituzione apostolica «Sapien-
tia Christiana» e questa mia Lettera come un’opportunità altamente
qualificata e un appello pressante per il compito di revisione e di pro­
gettazione aggiornata del nostro impegno universitario di fronte al fu­
turo.
Don Bosco ci ottenga dal Cielo l’aiuto necessario per il felice esito
di questo proposito. A te, ai tuoi collaboratori più diretti e a tutto il
personale dell’Università un augurio fiducioso e i più cordiali saluti:
puoi assicurare a tutti il mio affetto e una quotidiana preghiera.
Con fraterna stima nel Signore.
Don E g id io V ig a n ò
Rettor Maggiore e Gran Cancelliere

9.4 Page 84

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4. AL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II
IN VISITA ALL’UPS
(31 gennaio 1981)
Nel pomeriggio del 31 gennaio 1981, festa liturgica di San Giovanni
Bosco, Fondatore della Società Salesiana e Patrono principale dell’UPS,
il Papa faceva visita all’Università Salesiana, accolto nell’Aula magna
da oltre mille Studenti, Docenti e Amici dell’UPS. Dopo il saluto del
Rettore don R. Farina, Giovanni Paolo II pronuncerà un discorso ricco
di riconoscimenti e di impegni per la comunità universitaria salesiana
(cfr. Visita di Giovanni Paolo II all’Università Pontificia Salesiana, Nu­
mero speciale di «Amici dell’UPS», 25 marzo 1981). Alla sera, dopo la
cena fraterna, la comunità salesiana dell’UPS si raccoglieva nella Cap­
pella per ascoltare la «Buona Notte» del Papa. Don E. Viganò Gli rivol­
geva un saluto e un ringraziamento.
Permettetemi, Santo Padre, di esprimervi ancora una volta con
giubilo, a nome dell’Università, della Congregazione di San Francesco
di Sales e di tutta la Famiglia Salesiana, il più vivo ringraziamento per
questa Vostra significativa visita.
Non potevamo ricevere un regalo più bello nel «dies natalis» del
nostro Padre e Fondatore San Giovanni Bosco.
Da lui abbiamo imparato a coltivare tra i valori caratterizzanti il
nostro spirito e il nostro stile apostolico quello dell’apprezzamento,
dell’adesione e dell’amore verso il ministero di Pietro nella Chiesa.
L ’esistenza stessa della nostra Congregazione, abbastanza originale
nell’ambito degli Istituti religiosi, è dovuta in non piccola parte al­
l’interesse e all’intervento personale del Papa Pio IX, così da permet­
tere a don Bosco di scriverGli esplicitamente nel marzo del 1873:

9.5 Page 85

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80 Interventi di don E. Viganò
“Societas salesiana, quam Tu, beatissime Pater, opere et consilio fon­
dasti, direxisti, consolidasti”.
Per noi oggi la Vostra visita rinsalda quest’aspetto “papale” della
nostra vocazione che ci deve sorreggere e guidare nell’ardito compito
di essere missionari della gioventù popolare e studiosi della sua con­
dizione e dei suoi problemi.
Don Bosco ci ha fondati in tempi difficili mentre lo Stato soppri­
meva Ordini e Congregazioni; ci ha voluti apostolicamente simpatici e
operosi per esprimere l’unione con Dio nell’“estasi dell’azione”; ci ha
formati per una consacrazione religiosa che servisse di fermento nella
società umana, all’aurora di una nuova civiltà, affinché - come gli
confidava Pio IX - fossimo “religiosi e secolari, claustrali e liberi cit­
tadini... perché si vegga e vi sia il modo di dare a Dio quello che è di
Dio e a Cesare quello che è di Cesare”; a tal fine ci ha equipaggiati
con una scuola di santità, con la serietà degli studi per la riflessione
sulla prassi, con il realismo e le ricchezze metodologiche della peda­
gogia e anche con un po’ di onesta furbizia. E nostro compito, infatti,
saper rivolgerci all’Uomo senza deviarci, fare promozione umana
evangelizzando, concorrere alla costruzione della società non portan­
do bandiere politiche, approfondire le discipline antropologiche met­
tendole adeguatamente in dialogo con quelle teologiche e viceversa,
stare nel mondo con allegria tra i giovani essendo pienamente di Cristo.
Ebbene: la Vostra visita ci ha ricordato tutto questo e vorremmo
concretizzare il nostro ringraziamento in un proposito.
Voi sapete, Santo Padre, che questa è l’Università Ecclesiastica che
per prima include organicamente nella sua propria struttura una Fa­
coltà di Scienze delTEducazione; in essa si è coordinata anche istitu­
zionalmente la collaborazione tra le varie Facoltà in tal modo che
l’impegno globale dell’Università orienti lo sviluppo delle discipline
ad analizzare ed illuminare particolarmente quell’ampio settore di
realtà umana ed ecclesiale che potremmo denominare «Giovani e
Vangelo»; un’area che si apre, sì, come orizzonte di speranza, ma che
è ancor prima campo di complessa ricerca e di delicata problematica.
Il proposito che formuliamo è quello di scolpire, nel nostro cuore
e in questa Università, il significato emblematico della Vostra visita
perché ci ricordi continuamente i due grandi quadri di riferimento
che abbiamo vivamente percepito quest’oggi: il “ministero di Pietro”
nella visita di Vostra Santità e il “carisma di don Bosco” nella memo­
ria liturgica.

9.6 Page 86

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4. A l Santo Padre Giovanni Paolo II in visita all’UPS 81
Vogliamo che la piattaforma di lancio di tutto il lavoro di questa
Università s’appoggi sempre su queste due robuste colonne: la fedeltà
al Magistero ecclesiale e l’identità della Vocazione Salesiana!
E adesso, Santo Padre, come conclusione di questa Vostra visita
tanto gradita, consentiteci di chiederVi ancora l’ultimo regalo di una
breve parola: tra noi in casa la chiamiamo familiarmente “il pensierino
di buonanotte”.
Grazie !

9.7 Page 87

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9.8 Page 88

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5. UN PIÙ ACCURATO IMPEGNO DI SERVIZIO
(15 dicembre 1981)
All’inizio del nuovo anno accademico 1981-1982, don Adriaan van
Luyn, già Ispettore dei Salesiani e Presidente della Conferenza dei Reli­
giosi in Olanda (attualmente Vescovo di Rotterdam), era stato nomina­
to Superiore della Delegazione dell’Opera PAS. Rispondendo a un invi­
to del nuovo Superiore, don E. Viganò si intrattiene con i Confratelli
dell’UPS sul tema: «Missione della Delegazione dell’Opera PAS». La
conversazione, di cui si conserva il tono cordiale efraterno (il testo è sta­
to rivisto, come di consueto, dallo stesso Rettor Maggiore), tocca temi
non solo riguardanti la «vita religiosa», ma la stessa «missione universi­
taria» per cui è stata costituita la Delegazione dell’Opera PAS.
Con questa conversazione ha inizio la «tradizione» di una visita an­
nuale del Rettor Maggiore (a metà dicembre) alla comunità salesiana
dell’UPS-O.PAS.
Il nuovo Delegato mi ha invitato a parlarvi, indicandomi un tema
interessante: la riflessione sulla missione della Delegazione Opera PAS
alla luce di quanto ha stabilito il Capitolo della vostra Delegazione te­
nuto l’anno scorso. E io ve ne farò un qualche commento. Non vengo
a pronunciare una prolusione accademica, ma a conversare familiar­
mente con voi.
1. Saluto e auguri
Anzitutto mi sembra che è la prima visita che vi faccio in quest’an­
no accademico: devo quindi salutare tutti, a cominciare dal nuovo
Delegato. E la prima volta che ci troviamo qui con il nuovo Delegato

9.9 Page 89

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84 Interventi di don E. Viganò
dell’Opera PAS; quindi gli presento i miei auguri per l’inizio di un
servizio sollecito, sereno, intelligente ed efficace. E approfitto per rin­
graziare l’antico Delegato, don Carlo Colli, che vedo anche qui pre­
sente, per il servizio che ha prestato nei tre anni anteriori, augurando­
gli, dopo il termine del Capitolo Generale delle Figlie di Maria Ausi-
liatrice (la cui data di chiusura ancora non si può conoscere!), che
possa continuare a lavorare in profondità, nella sua competenza e nei
suoi studi.
Trovandoci in tempo di Avvento e cominciando domani la novena
di Natale, approfitto anche per presentarvi gli auguri natalizi da parte
di tutto il Consiglio Superiore, riunito in intenso lavoro.
Spero, poi, di essere invitato a cena. Il motivo è l’esistenza di una
nuova Comunità, e sarebbe per me gradito sentirmi ospite di essa.
2. Alcune informazioni
Dunque, comincio dicendovi che vengo dal Consiglio Superiore,
sommerso in intenso lavoro. Vedete: ho già i capelli bianchi; ho lavo­
rato abbastanza in Congregazione. Ma siccome oggi, 15 dicembre, è il
quarto anniversario della mia designazione a questo servizio in Con­
gregazione come Rettor Maggiore, vi devo confessare che in tutti gli
anni della mia vita salesiana non ne ho trovato altri di maggiore inten­
sità di occupazione, più esigenti e più allegramente opprimenti, in
quanto al lavoro, di questi quattro. Ma siccome anche voi siete lavora­
tori, desidero che sentiate lo stimolo e l’allegria di sapervi accompa­
gnati in Congregazione da altri Confratelli che lavorano almeno come
voi.
In questa nostra sessione di riunioni del Consiglio abbiamo un
orario pieno come in tutte le altre plenarie. Ma questa si presenta con
una caratteristica un po’ speciale. Abbiamo voluto fare la verifica di
una iniziativa realizzata in questi anni. Nell’ottobre scorso si sono
concluse le «visite d’insieme»: ossia del Rettor Maggiore e alcuni Con­
siglieri, con gli Ispettori e i Consiglieri ispettoriali di una determinata
zona culturale. Ne abbiamo fatte dieci (una anche per le Ispettorie di
lingua neerlandese con il vostro Delegato, quando era ispettore). Al­
lora abbiamo voluto avere una certa visione di sintesi, e tastare il pol­
so della Congregazione, dato che, avendo già completato quattro anni
di servizio del nostro sessennio, ci sentiamo ormai sulle soglie del

9.10 Page 90

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5. Un più accurato impegno di servizio 85
prossimo Capitolo Generale 22, e dobbiamo prepararci a rendere
conto alla Congregazione del mandato ricevuto.
Perciò già da questa sessione il nostro lavoro comincia a guardare
non più solo verso il Capitolo Generale 21 per applicarlo (cosa che si
fa sempre), ma ormai in prospettiva del Capitolo Generale 22, per
prepararlo. L ’altro giorno è stato designato il Regolatore del nuovo
Capitolo: don Giovanni Vecchi, Consigliere della Pastorale giovanile.
Dovremo costituire nei prossimi giorni la Commissione tecnica, e nel­
la sessione di giugno proporremo alla Congregazione gli elementi per
fare il Capitolo Ispettoriale in preparazione del nuovo Capitolo Gene­
rale, a cui il Rettor Maggiore dovrà presentare una relazione sullo sta­
to della Congregazione e i passi fatti in questi anni.
3. Importanza dell’UPS e dell'Opera PAS
Un campo, o un impegno privilegiato di cui si era preoccupato
(con un documento speciale) il Capitolo Generale 21 e di cui dovre­
mo dar conto è l’UPS e l’Opera PAS. Ci siamo perciò già domandati
se, come abbiamo fatto una visita d’insieme a tutte le ispettorie in riu­
nioni di zone culturali omogenee, non convenisse farne una, la undi­
cesima, anche all’Opera PAS. Stiamo già dialogando con il Delegato e
il Rettore, per preparare durante i primi mesi del prossimo anno un
tale dialogo di revisione e di prospettiva tra il Rettor Maggiore, un
gruppo di Consiglieri particolarmente interessati, e tutto il Consiglio
dell’Opera PAS. Risulta perciò opportuno fare un piccolo commento
ad alcuni punti del vostro ultimo Capitolo, che entra appunto in que­
sta prospettiva. Il Capitolo l’avete finito, se non sbaglio, proprio in di­
cembre dell’anno scorso. E avete affrontato dei temi concreti e belli.
Io l’ho riletto adesso: lo trovo molto positivo, fatto da persone in­
telligenti, impegnate, buoni salesiani. E così ho visto che dei passi se
ne sono fatti. Mi son riletto anche la famosa lettera che io ho inviato
al Rettore nel settembre del ’79: essa era un po’ la conclusione di ciò
che aveva chiesto il Capitolo Generale e di tanto lavoro realizzato in­
sieme, con varie e sacrificate commissioni, negli anni anteriori, per in­
camminare la ristrutturazione della parte accademica. E ho visto che
c’è un progresso. Vedo anche che urge camminare ancora, anzi biso­
gna correre di più. Ma dei passi se ne sono fatti, e importanti; per
esempio, per l’Opera PAS le ultime ristrutturazioni, la distinzione tra

10 Pages 91-100

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10.1 Page 91

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86 Interventi di don E. Viganò
Delegato e Direttore, la nuova Comunità, sebbene l’Opera PAS aves­
se già più o meno una strutturazione definita alTiniziare il Capitolo
Generale 21. E poi nella parte accademica dell’UPS sono sopravvenu­
te le conclusioni direttive della lettera del ’79, che programmano una
crescita nell’unità dell’Università, nella sua caratterizzazione «sale­
siana», nella sua organicità, nei suoi impegni, arrivando alla importan­
te iniziativa (che speriamo cresca e vada più in là) della Struttura di­
partimentale di Pastorale Giovanile e Catechetica.
Si sono anche rielaborati gli «Statuti» secondo le esigenze della
«Sapientia Christiana»; si sono redatti gli «Ordinamenti», lavoro non
facile, auspicato da anni. Poi tutta la revisione e riprogettazione degli
Organici, le richieste di personale, la ristrutturazione edilizia, ecc.: co­
se che sono in corso. Tutto ciò dà una visione di serietà, d’impegno
comune e di crescita.
Da parte nostra, nel Consiglio Superiore, abbiamo anche contri­
buito, modestamente, a cambiare un po’ tra i dirigenti delle Ispetto-
rie, diciamo, la figura e la riputazione della nostra Università. Così,
per esempio, nella «Ratio», documento tanto importante per la Con­
gregazione, si sono inserite delle indicazioni e direttive sull’Università
Salesiana molto importanti per le Ispettorie e per l’orientamento dei
nostri Centri di studi.
Oggi c’è in Congregazione una visione, diciamo, se non entusiasta
e soddisfatta, almeno positiva e piena di speranza sull’UPS e sull’Ope-
ra PAS.
4. Ottica spirituale
10 però vengo oggi a intrattenermi familiarmente con tutti i Sale­
siani che sono qui nell’Opera PAS. Mi dirigo a tutti, in quanto Con­
fratelli e in quanto Salesiani. L ’angolatura del mio discorso vuol avere
un’ottica spirituale e religiosa, anche se, evidentemente, non potrà
prescindere dal toccare gli aspetti accademici. Perché la vostra vita
religiosa, qui, è ordinata alla missione salesiana nell’UPS: tutti, sia i
docenti, sia gli studenti, sia quelli che hanno un servizio tecnico devo­
no includere le finalità dell’Università nella loro vita spirituale.
11 Delegato mi ha proposto di commentare i numeri da 27 a 30 del
vostro ultimo Capitolo. «Missione specifica della Delegazione Opera
PAS», perché lo ha considerato un nucleo concreto su cui poter for-

10.2 Page 92

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5. Un più accurato impegno di servizio 87
miliare dei propositi. Questi articoli sviluppano il tema: «Un più ac­
curato impegno di servizio»: che l’Opera PAS, ossia (non parliamo in
astratto) che voi concorriate, in quanto salesiani, proprio per la vostra
condizione di essere salesiani qui, a realizzare la missione della Con­
gregazione attraverso quest’Università ecclesiastica. Si tratta di curare
bene il vostro impegno di lavoro in questo settore. Tale servizio è
orientato, come dice il primo articolo degli Statuti dell’Opera PAS,
all’Università (dice infatti: «La Delegazione Opera PAS è costituita
con lo scopo di svolgere la missione della Congregazione attraverso
l’UPS»), Il quadro di riferimento, il punto che ci interessa in questo
momento, come religiosi salesiani qui, è la realizzazione della missione
salesiana attraverso l’Università. Dobbiamo quindi guardare all’UPS,
per cooperare, ciascuno secondo il suo ruolo e dall’ambito in cui vive
ed opera, a far funzionare bene questa Università. Prima di entrare in
argomento, forse conviene ricordare due esigenze dell’UPS, senza ri­
petere tutto ciò che ho scritto nell’importante lettera del ’79, tanto at­
tuale e ancor vincolante per le sue direttive.
I due aspetti sono: la finalità dell’UPS e il suo processo di ristruttu­
razione in corso.
La sua finalità è stata ricordata anche nel Capitolo Generale 21
sottolineandone la dimensione ecclesiale e salesiana. Evidentemente
tale finalità comporta un’accentuazione di maggior coscienza, perché
stiamo facendo una riflessione spirituale. Se ci fossimo proposta una
riflessione accademica o di organizzazione tecnica l’accento si tradur­
rebbe in preoccupazioni differenti. L ’ottica scelta comporta un accen­
to radicale, che tocca la condizione e la significatività della vostra vita.
E il fine dell’UPS è quello di realizzare, a livello di studi, di ricerche,
di scienza, di diffusione del pensiero, ecc., la missione di don Bosco
tra i giovani e il popolo; sarà dunque fondamentale, qui, dedicarsi a
curare che un genuino spirito salesiano stia alla base delle attività e
iniziative universitarie.
Per questo nella ristrutturazione si è ripensato un po’ tutto ciò che
si stava facendo, entrando in un vasto processo di cambio, in parte an­
cora in corso. Lo si è fatto anche perché c’è tutto un trapasso cultu­
rale che ha obbligato le Università del mondo a rivedere la loro ma­
niera di servire la società. La maniera propria dell’UPS per un servizio
alla società ha le specifiche finalità già indicate. Perciò, nella ristruttu­
razione, sono riviste anche le strutture, cercando di portare l’UPS a
un senso, a una coscienza, e ad un ordinamento di maggior unità, evi­

10.3 Page 93

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88 Interventi di don E. Viganò
tando il settorialismo, le iniziative ambigue, le indipendenze, i dop­
pioni, e dando alla maggiore unità dell’Università la caratterizzazione
specifica (diciamo così), di vertice, di sintesi, di identificazione e di
distinzione tra le altre Università ecclesiastiche, nella Pastorale Gio­
vanile e Catechetica.
La ristrutturazione proposta è conosciuta e mi sembra che si stia
cercando di realizzarla.
5. Missione della Delegazione Opera PAS
Questo è ciò che guarda l’Opera PAS, per migliorare i suoi servizi.
Ora, quali sono gli impegni di fondo a cui è destinato il personale sa­
lesiano del PAS? Non si tratta di enumerare le varie funzioni o ruoli;
ma piuttosto di dare, come fa il vostro Capitolo, dei criteri per avere
più generosità, più genuinità, più dedizione, e più fecondità nella vo­
stra missione. Leggendo i numeri 27-30 del vostro ultimo Capitolo
possiamo individuare insieme alcuni criteri.
5.1. La coscienza del servizio
La prima condizione che deve avere un salesiano inviato qui al-
l’Opera PAS, per realizzare un servizio più adeguato, è avere la co­
scienza chiara di questo suo servizio. Ci sarà una gradualità e differenze
di livello in tale coscienza: è più importante il servizio di chi è inviato
in forma permanente all’Opera PAS, in paragone a chi vi è inviato
solo a studiare per due, tre o quattro anni. Ognuno però ha veramen­
te un suo servizio specifico.
La coscienza del proprio servizio viene in primo luogo da un invio
(noi lo chiamiamo «ubbidienza») che ciascuno di voi ha ricevuto a
venire qui. La ragione per cui la Congregazione vi ha mandato è mol­
to concreta. Ognuno di voi sa qual è. Può essere di tipo di docenza e
ricerca, può essere di tipo tecnico, può essere come studente: ognuno
ha un suo mandato concreto. La coscienza di servizio deve mettere
questa ragione di invio come elemento prioritario che orienta la capa­
cità e volontà di servizio, le sue scelte e le sue attività.
Così per esempio: uno studente è inviato qui con specificazioni
chiare sui suoi impegni. Si presuppone (purtroppo, a volte, nella vita

10.4 Page 94

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5. Un più accurato impegno di servizio 89
succedono anche cose non logiche) che abbia parlato con il suo Ispet­
tore, il quale avrà dato delle indicazioni precise. Quindi la coscienza
gli esige di dedicarsi a fondo a determinati compiti e di non trovar
sotterfugi per passare mesi e anni di un certo imborghesimento, con
un po’ di turismo per distrarsi o di altre cose. La cronaca insegna!
Per il personale tecnico vale lo stesso criterio, ma con un’esigenza
più duratura; e per il personale docente, ancor di più per la sua desti­
nazione particolarmente qualificata.
Questo invio costituisce la iniziale e fondamentale responsabilità
di ognuno qui. Perciò prima di assumere altri servizi, di impegnarsi in
altre occupazioni (l’uomo, certo, può fare tante cose), bisogna vedere
se funziona questa. E io ai docenti ho inviato, tempo fa con il com­
pianto don Dho, un «decreto» (!) sui così detti «doppi incarichi»,
proprio per assicurare questa chiarezza di coscienza nel servizio.
Ma la Congregazione vi ha inviati qui anche in un ambiente di vita
salesiana, con le sue strutture comunitarie e i corrispondenti servizi.
Appaiono così altre esigenze che a prima vista possono suscitare
una certa tensione. Al PAS bisogna organizzare anche la vita, non so­
lamente gli studi e i servizi tecnici. Siete Salesiani, vivete in Comunità.
L ’Opera PAS deve saper organizzare tali Comunità. Ogni Comunità
ha bisogno di servizi. Ci sono allora anche altri impegni per ognuno di
voi che la coscienza deve conoscere e deve assumere. Impegni che
vengono dalla responsabilità delle situazioni. Certamente ognuno de­
ve saper dare un posto a questi impegni. Non si contrappongono alla
ragione prima e fondamentale per la quale siete stati inviati qui.
Chiunque nel mondo, oltre la sua professione, se è sposato per esem­
pio, si preoccupa della signora, dei figli; a volte fa la pulizia, lava i
piatti, prepara la minestra, s’impegna in tanti altri lavori. Insomma, la
vita ha molteplici componenti ed esigenze. Non si può eluderle: si do­
vrà, in tutti i casi, gerarchizzarle.
E allora io vi dico questo: nel caso in cui un ulteriore servizio ri­
chiesto dopo essere stati inviati qui con una motivazione specifica,
fosse tale che impedisse la ragione prima dell’invio, dovete parlarne
con il legittimo Superiore. Noi non vogliamo darvi degli incarichi po­
steriori che annullino il primo mandato. Rimane chiaro.
Però aggiungo subito che un altro servizio di famiglia, di vita co­
munitaria, di apostolato, ecc., qualunque salesiano lo ha. Anche voi
dovete averlo. Adesso la misura di questo bisognerà vederla caso per
caso, affinché non diventi un «doppio incarico». Sarà da prendersi in

10.5 Page 95

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90 Interventi di don E. Viganò
considerazione il tipo di servizio, le capacità, la salute, la persona; sarà
indispensabile un dialogo con chi di ragione.
E accenno ancora a un altro aspetto per la chiarezza di coscienza
dei vostri servizi. L ’UPS e l’Opera PAS sono istituzioni grandi:
un’Università, anche se piccola, è grande in paragone di qualunque
opera salesiana; e poi la Delegazione PAS con le sue cinque Comunità
è tutta un’organizzazione complessa. Queste grandi istituzioni esigono
il funzionamento di vari e delicati organismi. Nell’ordine accademico
ce ne sono parecchi (io quando ho incominciato a fare il Consigliere
della Formazione ho dovuto disegnarmi un bell’organigramma per
capirci bene). Inoltre ci sono gli organismi della Delegazione e di ogni
Comunità. Chi è inserito in uno di questi organismi deve considerare
importanti, per la sua coscienza, i servizi che esso richiede.
Gli organismi devono funzionare. Senza il loro funzionamento qui
è il caos; la disgregazione delle Comunità, il disordine della Delega­
zione, la disorganizzazione delle Facoltà, degli Istituti, dell’Università.
Quindi, il funzionamento degli organismi di servizio è un compito se­
rio da privilegiare, e per questo deve entrare chiaramente nella co­
scienza religiosa di ognuno di voi.
5 2 . La qualità del servizio
Un’altra sventagliata di riflessioni si riferisce alla qualità del servi­
zio che dovete prestare. Il vostro Capitolo nel n. 28 parla assai bene di
professionalità, di collaborazione e di stile. L ’animazione delle Co­
munità per chi è inviato a ciò fare, la docenza e la ricerca per i profes­
sori, l’efficienza dei compiti tecnici secondo le varie mansioni, oppure
le esigenze di studio e di specializzazione per gli studenti, hanno biso­
gno di una dedizione qualificata. Vediamo le tre caratteristiche or ora
ricordate.
a. La prima è la professionalità: «sia in campo religioso, che in quel­
lo tecnico, si dovrebbe puntare a una scrupolosa competenza nel pro­
prio lavoro e a una impegnata fedeltà al proprio ruolo».
Professionalità, dunque, vuol dire prendere sul serio i propri com­
piti secondo la loro natura, secondo le loro esigenze intrinseche. Cer­
to, a prima vista sembra che questo tocchi primordialmente ai docen­
ti. Senz’altro: è proprio vero. Ma coinvolge assolutamente tutti, ognu­
no nel proprio ambito.

10.6 Page 96

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5. Un più accurato impegno di servizio 91
Lasciatemi sottolineare innanzitutto la professionalità dei docenti
(non intendo con questo diminuire la professionalità degli animatori
di Comunità tra i quali mi annovero anch’io): è molto esigente; impli­
ca tanti anni di dedizione: per preparare un valido docente e un quali­
ficato ricercatore ci vuole quasi una vita.
Anche per l’animazione delle Comunità, però, ci vuole tanta capa­
cità, pazienza, bontà, carità, preoccupazione di conoscenza di parec­
chi segreti delle cose.
Per i servizi tecnici lo stesso; e per la specializzazione degli studen­
ti, anche. Dunque la serietà e la competenza nella propria specializza­
zione. Ciò che desidero richiamare in tale professionalità è la sua vin-
colazione con l’UPS, secondo le sue finalità specifiche illuminate dalla
missione salesiana. Mettiamo, per rimanere ad alto livello: entra nella
professionalità fare delle ricerche, scrivere delle monografie, degli ar­
ticoli, dei libri, ecc. Qualcuno può scegliere un tema totalmente alieno
alla missione salesiana, semplicemente perché gli è entrato in simpatia
un determinato argomento. In tal caso, non si potrebbe parlare stret­
tamente di servizio per noi. Non mi pare sufficiente la scientificità per
se stessa. Perché sia vero servizio per noi dovrebbe preoccuparsi che
la ricerca scientifica contribuisca a illuminare, a muovere, a guidare,
ad aiutare i vostri impegni della missione salesiana nella Chiesa. Allo­
ra nella scelta, nella realizzazione, nello sforzo, nell’applicazione della
professionalità c’è bisogno di una spinta iniziale che proceda da una
chiara coscienza di servizio. Tu qui lavori non per rendere gloria al
tuo nome nella storia della scienza, ma per portare avanti tutto un ser­
vizio alla Chiesa e alla Famiglia Salesiana attraverso i meravigliosi va­
lori della scienza. E di lì verrà anche la gloria per il tuo nome, se la
vuoi.
Quindi ecco: questa della professionalità è una caratteristica indi­
spensabile. Noi usiamo oggi questo bel termine; don Bosco parlava,
con parole più semplici, del senso del proprio dovere, come una con­
dizione fondamentale.
b. Una seconda caratteristica è la collaborazione: «Si curi - dice il
vostro Capitolo - una maggiore collaborazione e coordinazione nei.
vari settori, per evitare eventuali disagi provenienti, ad esempio, da ri­
chieste intempestive, da improvvise sospensioni di servizi particolari,
da una certa indisponibilità all’aiuto concreto in casi urgenti e impre­
visti, al di fuori degli orari ufficiali di lavoro», ecc.
Mi sembra che la collaborazione si deve incrementare soprattutto

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92 Interventi di don E. Viganò
con il senso di comunione nelle differenti Comunità. Con il senso di
collegialità nelle differenti Facoltà. E anche con il senso di unità uni­
versitaria nelle iniziative interdisciplinari e interfacoltà.
Certo, alla base della collaborazione c’è tutto uno spirito di cui
spero di aver tempo di parlare dopo.
c. La terza caratteristica è lo stile di servizio. Ali piace leggere quan­
to dice il vostro Capitolo anche perché ricorda il nostro carissimo don
Dho (a cui dobbiamo profonda gratitudine per tutto ciò che ha fatto,
come Consigliere della Formazione, in favore dell’Opera PAS e del-
l’UPS; ne faremo un memento nelle nostre preghiere, anche per chie­
dergli di intercedere per la nostra Università, dove lui aveva lavorato
per lunghi anni). «Il nostro lavoro - dice il testo - inserito in una co­
munità educativa universitaria dovrebbe avere quello che don Dho ha
chiamato “stile”: disponibilità, precisione, tempestività, correttezza
nella prestazione dovuta a tutti».
Ecco, è una descrizione concreta e impegnativa. Capisco che quan­
do si descrive una caratteristica da realizzare la si presenta in una for­
ma ideale; poi ognuno fa come può; però tendere a realizzare questo
stile ideale non è poi altro che tradurre in pratica lo spirito delle no­
stre Costituzioni che ci parlano del «vivere insieme» e del «lavorare
insieme».
5.3. Il clima del servizio
Quale dovrebbe essere il clima generale del servizio? In tutti i no­
stri ambienti si dice che è lo spirito di famiglia. Questa è la condizione
salesiana di stare insieme e di lavorare insieme. Essa comporta sentirsi
in casa, e sentire tutta l’opera come propria. Quindi condividere le fi­
nalità, gli obbiettivi, le mete e le necessità dell’UPS e dell’Opera PAS.
Ma non solo quello.
Quando dico «condividere» mi riferisco più in concreto alle «cose
di casa»: parlo di necessità assai pratiche, come quando si è rotto il
rubinetto, c’è bisogno di dare una mano, supplire, prevenire, aiutare,
pensando proprio a dei servizi domestici. Non diventare dei borghesi
comodi, che aspettano che ci sia un servo che faccia le cose. Non è
che tu debba fare l’elettricista se te ne intendi; però avere il senso del­
la famiglia, della preoccupazione per la casa: considerarla propria, an­
che voi studenti, anche chi sta qui un anno solo; se ha una capacità e

10.8 Page 98

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5. Un più accurato impegno di servizio 93
vede, tanto per dire, che una tapparella non funziona e lui la può ag­
giustare, non faccia il prezioso. Non è che io stia a dirvi, «andate ad
aggiustare i rubinetti e le tapparelle». Dico: lo spirito di famiglia ha
questo senso generoso, interessato e pratico anche delle necessità do­
mestiche.
In particolare: in casa, in famiglia, si dà importanza, per esempio,
alle cose che toccano i figli. Così, una delle cose importanti da pren­
dersi in conto, come interesse di famiglia, sono le esigenze accademi­
che del confratello studente. Come realtà che è propria e che si vive,
per cui anche si prega, per cui si può cambiare anche un orario, per
cui si scrive all’ispettore, per cui ci si interessa del suo andamento e
dei suoi risultati. Perché, insomma, la storia insegna che ci sono degli
anonimati, per cui né Ispettore, né Direttore, né nessuno sa niente di
qualcuno. Un tale atteggiamento di estraniazione non esprime certa­
mente lo spirito di famiglia.
La Comunità religiosa non deve guardare la realtà accademica
quasi come un settore esterno che non le interessa. Costituisce, inve­
ce, l’elemento fondamentale verso cui si dirige il tutto. Siete qui per
quello. Se non ci fosse l’Università, non esisterebbero le Comunità
della Delegazione Opera PAS. Quindi fare entrare questo aspetto ne­
gli interessi vivi, nella conversazione, nella comunione, nella vita della
casa.
Inoltre lo spirito di famiglia certamente esige comprensione e co­
munione fraterna, mutuo aiuto, allegria, senso umano di una vita che
non è facile. Non solo per gli studenti, ma soprattutto per chi ci sta
qui per una vita. Guardate che la vita di un intellettuale è molto sacri­
ficata; ha bisogno di calore umano; anche se uno ha dei difetti e un
temperamento non facile, che poi la camera, lo studio, la ricerca, il
silenzio, gli alti pensieri fanno magari ingigantire. Fate sorridere i vo­
stri professori, anche quelli che forse sono troppo immersi in proble­
mi di alta ricerca. Questo senso di famiglia va più in là delle preoccu­
pazioni accademiche, ma le ha incluse nella comunione della convi­
venza. Guardate che questo è importante.
Anche noi del Consiglio Superiore sperimentiamo un po’ questo;
la nostra è vita salesiana senz’altro; però non è la vita apostolica per
cui ci siamo fatti salesiani (nessuno di noi ha emesso la professione
per fare il Consigliere della Formazione, o il Rettor Maggiore, o il De­
legato dell’Opera PAS, non è vero, Adriano? Però bisogna farlo!).
Non viviamo tra i giovani, tra il popolo, non esercitiamo una pastorale

10.9 Page 99

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94 Interventi di don E. Viganò
diretta; insomma, viviamo una vita esigente e sacrificata, che dà anche
tante soddisfazioni perché è un servizio indispensabile. In essa, però,
è urgente creare un ambiente umano molto fraterno.
Fare il professore, investigare, riflettere, vivere in una biblioteca
tra i libri, con degli studenti che a volte non capiscono molto... E un
po’ sentirsi addosso una lima che leviga. Ecco, allora bisogna mutua­
mente aiutarsi, comprendersi. Capisco che queste sono parole: però
sono parole che implicano una necessità. Noi, là, a tavola, proprio per
uscire da certi problemi, parliamo del Napoli, della Juve, e così ridia­
mo e scherziamo. Superficialità? Però: intanto stiamo fraternamente
allegri.
Poi il mutuo rispetto. In un ambiente intellettuale, come è il vo­
stro, certamente ci sono delle posizioni differenti, delle mentalità non
coincidenti, delle specializzazioni diverse. Bisogna rispettarsi mutua­
mente. Non si tratta di condividere tutto, ma di considerare che l’al­
tro ha delle posizioni ragionevoli, interessanti, possibili, oggetto di
dialogo, nella prospettiva di un mutuo arricchimento. Anzi proprio
questo: è la diversità delle competenze, delle specializzazioni, la dis­
somiglianza delle mentalità, la varietà delle nazionalità, dei tipi di cul­
tura, che possono apportare una ricchezza molto grande alle vostre
Comunità. Ma a ciò fare ci vuole lo spirito di famiglia. Quindi l’ap­
prezzamento per i valori dell’internazionalità sia tra gli studenti, sia
anche tra i professori (stiamo cercando di farla aumentare... campa
cavallo! Però è già arrivato un Delegato «olandese», capite... e a Ro­
ma!).
6. Il problema di fondo
Però il problema proprio di fondo, in questa conversazione spiri­
tuale, religiosa, familiare è un altro. Quanto ho commentato del vo­
stro Capitolo è tutto valido. Però vedete: il Consiglio Superiore ha
fatto le dieci visite d’insieme, durate quasi tre anni di lavoro. Abbia­
mo un’idea più concreta di come vanno le cose in Congregazione, al­
meno circa gli aspetti più salienti: in che modo è stato recepito il
C G 21 e come si cerca di reagire a certe crisi nelle varie situazioni tan­
to differenti tra loro. Immaginate, per esempio, la differenza tra la no­
stra visita d’insieme con i confratelli delle Ispettorie neerlandesi e
quella delle Ispettorie nei paesi marxisti: certamente non abbiamo af­

10.10 Page 100

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5. Un più accurato impegno di servizio 95
frontato le stesse difficoltà. I temi essenziali sono sempre, più o meno:
la Vita religiosa, la Formazione, la Pastorale giovanile, la Famiglia Sa­
lesiana, le Missioni.
Vediamo che ci sono dei segni di progresso, che dimostrano la sa­
lute della Congregazione, e la ripresa.
Per esempio: nella Vita religiosa si è intensificata la dimensione
comunitaria. Si sono superate certe interpretazioni (sul tipo degli Isti­
tuti secolari), certi individualismi. Anche se la crisi non è finita, ci si è
incamminati chiaramente verso una ripresa positiva. Si è assunto con
abbastanza serietà il rinnovamento del ruolo del Direttore. Non è che
si facciano miracoli, però c’è un sensibile progresso.
Nella Formazione basti dire che finalmente abbiamo potuto pro­
mulgare l’importante documento della Ratio Institutionis et Studio-
rum. Esso sta orientando; è stato accettato positivamente nelle Ispet-
torie e sta guidando i passi che si possono fare in conformità alle forze
di ogni regione.
Nella Pastorale giovanile si è fatto un salto in avanti almeno come
orientamento, per quanto si è assunto tutto l’approfondimento del Si­
stema Preventivo offerto dal CG21; molte Ispettorie hanno redatto
un progetto educativo pastorale per il loro ambiente e tante case han­
no riprogettato la loro presenza apostolica nella Chiesa locale. Quin­
di, fatti positivi.
Nell’ambito della Famiglia Salesiana si stanno coinvolgendo, forse
un po’ lentamente ma bene, i laici (più che parlare di comunione fra i
vari gruppi, sottolineo qui l’inserzione dei laici). E tutta una mentalità
ecclesiologica conciliare che va crescendo, e un ritorno alle origini di
don Bosco.
E poi nelle Missioni, il progetto «Africa» è realmente un impegno
grandioso che dimostra la generosità e la duttilità di tante Ispettorie.
E fonte di tanta speranza.
Però, ecco. Alcune settimane fa, noi del Consiglio Superiore abbia­
mo fatto gli esercizi spirituali nel monastero benedettino di Noci (è
una comunità esemplare, che vive in sincerità il carisma di S. Benedet­
to). Alla fine ci siamo dedicati a una piccola revisione o verifica sulla
nostra situazione salesiana generale. Mons. Magrassi, nostro predica­
tore, a qualcuno che gli aveva chiesto un suo giudizio sul movimento
liturgico di questi anni postconciliari, rispose: «Si costatano dei pro­
gressi innegabili; ma a me pare, purtroppo, che il più sia solo “per uso
esterno”, senza vera vitale iniziazione al mistero!». Ci ha fatto pensare.

11 Pages 101-110

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11.1 Page 101

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96 Interventi di don E. Viganò
E allora, conversando fra di noi l’ultimo giorno fino ad alta notte,
sulle nostre visite d’insieme, sui problemi che abbiamo visto in Con­
gregazione con i progressi che vi ho accennati, siamo arrivati un po’
alla stessa conclusione. Non sarà tutto questo (non lo è! però dob­
biamo essere stimolanti, era una riflessione per noi, per il nostro ser­
vizio), non sarà più «per uso esterno», che per un vero rinnovamento
in profondità della vocazione salesiana? Ecco il problema di fondo!
E allora abbiamo lanciato un appello; sto scrivendo una lettera cir­
colare al riguardo; ma vi dico solo un’idea, non abbiate paura, non in­
comincio un’altra conferenza. Ecco l’appello: riprogettiamo insieme
la santità! Capisco che la santità non costituisce il fine specifico di
un’Università, né la metodologia delle norme di formazione, né la
programmazione del progetto «Africa». Però è con la santità che noi
possiamo realizzare e far fiorire tutte queste iniziative di rinnovamen­
to. E per questo, cari confratelli del PAS, io vi dico che qui non c’è
nessun genio organizzativo e nessuna autorità magica che vi aggiusti
definitivamente le cose dell’Universitá o dell’Opera PAS, se voi, dal
di dentro del vostro cuore, non assumete il vostro invio qui, il vostro
ruolo e i vostri servizi come un impegno religioso, ossia come un’e­
spressione di responsabilità vocazionale e di santità. Purtroppo la pa­
rola «santità» sembra oggetto di un blocco culturale che la allontana
dal quotidiano e la fa una meta di eccezione. E invece è proprio per
noi, per ogni giorno del nostro vivere!
Non intendo ora iniziare delle analisi che ci occuperebbero per
lungo tempo. Ricordo solo due elementi concreti e indispensabili per
la santità. Essi completano quanto detto prima. Sono: l’incontro vivo
con Cristo e l’impegno ascetico.
6.1. Il senso personale e comunitario dell’incontro vivo con Cristo
comporta il primato assoluto della nostra Professione religiosa: io, tu,
siamo qui perché seguiamo con radicalità Gesù Cristo e ci incontria­
mo con lui tutti i giorni. Il palpito vitale d’ogni giorno dev’essere per
noi l’Eucaristia!
Questo incontro è l’elemento che anima e vivifica il nostro quoti­
diano.
6.2. Inoltre, l’impegno ascetico. Giorni or sono mi ha fatto pensare
molto un intervento del Card. Garrone nella Plenaria della S. Congre­
gazione dei Religiosi. Si fece questa domanda: è ancora capace oggi la
Vita religiosa di testimoniare al mondo la sua originalità ecclesiale, os-

11.2 Page 102

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Conferimento
dell’Emeritato
ai Professori dell’UPS:
don P. Braido,
don P. Gianola,
don G. Groppo.

11.3 Page 103

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Giornate di studio con
i Decani e le Autorità
dell’UPS:
a Torricella in Sabina
(15 giugno 1986);
al Sacro Speco di Narni
(26 maggio 1990);
a Roma (giugno 1994).

11.4 Page 104

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5. Un più accurato impegno di servizio 97
sia quello per cui i religiosi sono «tali» nella Chiesa? di proclamare
con segni visibili, chiari, nitidi che non si può cambiare il mondo sen­
za lo spirito delle beatitudini? La risposta del Cardinale fu piuttosto
pessimista, perché sarebbe ancora in corso una grave crisi di disinte­
grazione dell’impegno ascetico. Urge perciò una pedagogia ascetica,
senza la quale non c’è vocazione religiosa e non c’è santità.
Ecco, allora, il mio appello, cari confratelli: le cose che abbiamo
dette sono tutte importanti e vere, però rimarranno parole vane, fin­
ché ognuno di noi come persona e ogni Comunità come gruppo in co­
munione non faccia funzionare veramente l’incontro quotidiano con
Cristo e un serio impegno ascetico.
La professione religiosa implica profonda fede e una disciplina, il
dominio di se stessi, la dedizione a ciò che si deve fare, una realizza­
zione della propria persona che non devii verso una linea antropocen­
trica, ma partecipi al mistero di Cristo nei suoi eventi pasquali (non la
mia ma la tua volontà si faccia!), dove l’obbedienza ha un posto cen­
trale.
E questo applicatelo pure al vostro invio qui, e vedrete che ne trar­
rete delle conseguenze molto pratiche.
Su queste urgenze ho lanciato due strenne: l ’anno scorso (1981)
sulla vita interiore di don Bosco (indica praticamente il senso dell’in­
contro vivo con Cristo), e adesso (1982) sul lavoro e la temperanza
(impegno ascetico).
7. E concludo
Coltivate giornalmente un più accurato impegno di servizio! Se
volete essere capaci di far fiorire l ’UPS e l’Opera PAS, di migliorare
la missione salesiana dell’Università, bisogna dare importanza a tutto
quello che abbiamo commentato del vostro Capitolo.
Però ricordatevi che la sorgente personale e comunitaria che vi
abiliterà a farlo è: 1°, l’energia della risurrezione di Cristo nel vostro
cuore, fondata nella celebrazione quotidiana dell’Eucaristia; e 2°, lo
stile di disciplina ascetica salesiana che si chiama: lavoro e temperan­
za!
Che la Madonna del Natale ci protegga e ci aiuti!

11.5 Page 105

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11.6 Page 106

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6. PRESENTAZIONE
DEI NUOVI STATUTI E ORDINAMENTI DELL’UPS
(13 dicembre 1982)
La Costituzione «Sapientia Christiana» (15 aprile 1979) aveva con­
fortato e accelerato l’opera di aggiornamento e revisione dell’Università
già messa in moto dagli interventi di due Rettori Maggiori (don L. Ric-
ceri: lettera del 10 gennaio 1977; don E. Viganò: lettera del 24 settem­
bre 1979) e dei due Capitoli Generali 20 e 21 (1972 e 1978). Gli Statuti
approvati dalla Congregazione per ¡’Educazione Cattolica «ad experi-
mentum et ad triennium» il 30 dicembre 1980 e promulgati dal Gran
Cancelliere dell’UPS l’8 dicembre 1982, rappresentavano, dunque, il
punto d’arrivo di un lungo lavoro di riforma.
Il discorso di don E. Viganò alla comunità dell’UPS assume qui la
solennità di un atto di promulgazione che impegna tutta l ’Università e
la stessa Congregazione Salesiana.
1. Saluto
Buonasera, e auguri per un proficuo Anno Accademico!
Sono qui per presentarvi gli Statuti rinnovati e gli Ordinamenti,
promulgati la settimana scorsa nella data a noi tanto cara della festa
dell’immacolata.
Ho desiderato farlo personalmente perché lo considero un atto
storicamente significativo e di particolare importanza per il futuro
della nostra Università.
Mi è toccato collaborare per lunghi dieci anni, non sempre facili,
prima come Delegato del Gran Cancelliere don Luigi Ricceri, e poi,
dopo il documento capitolare del CG21, con il mandato di Rettor

11.7 Page 107

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100 Interventi di don E. Viganò
Maggiore e Gran Cancelliere. Ho trovato sempre nei responsabili del-
l ’Università, nelle Commissioni e nei vari organismi accademici com­
petenza e dedizione per condurre in porto un compito statutario tan­
to complesso e urgente. Ve ne sono grato!
2. Un po’ di cronistoria recente
Le tappe della revisione degli Statuti e della stesura degli Ordina­
menti dell’UPS entrano nel processo più vasto di ristrutturazione e
modernizzazione della stessa Università e dell’Opera PAS. I presenti
Statuti e gli Ordinamenti costituiscono non solo la fase sostanzialmen­
te conclusiva, ma anche l ’espressione più significativa e vincolante di
tutto un vasto processo.
Si è iniziato prima del CG21. Mi è toccato presentare una dettaglia­
ta relazione a quel Capitolo Generale circa la ristrutturazione del PAS
nel sessennio 72-77. Dicevo allora che c’era una terza fase di evolu­
zione dei lavori di revisione, che doveva concentrarsi con più energia
e concretezza sulla riorganizzazione dell’Università in quanto tale,
«come un tutto organico accuratamente articolato». Si era lavorato tra
non poche difficoltà. Solo nel 1976 venivano consegnati gli «Organi­
ci» delle cinque Facoltà al Gran Cancelliere. Il 10 gennaio 1977 don
Luigi Ricceri presentava al Rettore una sua Lettera-proposta assicu­
rando che la Congregazione si sentiva «coinvolta in questo fatto uni­
versitario non dall’esterno, ma dall’intimo stesso delle sue radici esi­
stenziali» (1.2); aggiungeva però che «gli Organici presentati “erano”
la proposta particolare di ogni Facoltà: sembra manchi - diceva - la
voce dell’Università come un tutto» (1.6).
Alle reazioni suscitate dalla Lettera-proposta faceva seguito un
Pro-memoria dei tre membri del Consiglio Superiore a ciò incaricati
per chiarire meglio l’obiettivo da raggiungere e tentare di ottenere
una convergenza di criteri per la continuazione dei lavori. Intanto la
Commissione dei Decani (10 giugno - 7 ottobre 1977) s’impegnò a
elaborare un piano di progettazione embrionale della ristrutturazione
universitaria.
Nel novembre del 1977 fu consegnato al Gran Cancelliere un Do­
cumento di sintesi che rappresentava uno sforzo notevole e non facile
prima del CG21.
Dopo il Documento capitolare del CG21 (febbraio 1978) e con la

11.8 Page 108

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6. Presentazione dei nuovi Statuti e Ordinamenti dell’UPS 101
promulgazione tanto aspettata della Costituzione Apostolica «Sapien-
tia Christiana» (15 aprile 1979) e delle «Norme applicative» (29 aprile
1979) - ben tre Papi vi avevano faticato: Paolo VI, Giovanni Paolo I e
Giovanni Paolo II - si entrò alla fase propriamente formale e tecnica.
Il 3 maggio 1979 come Rettor Maggiore e Gran Cancelliere incaricavo
il Rettore dell’Università di costituire una Commissione «ad hoc» e di
studiare i mezzi tecnici per la revisione degli Statuti e la stesura degli
Ordinamenti. Secondo tali indicazioni il Consiglio di Università costi­
tuiva, il 13 giugno 1979, la Commissione tecnica e la Commissione di
coordinamento.
Intanto nella sessione plenaria del Consiglio Superiore della Con­
gregazione (giugno - luglio 1979) si studiavano gli orientamenti da of­
frire all’Università da parte della Congregazione Salesiana in armonia
con la «Sapientia Christiana» e i documenti capitolari del CGS e del
CG21. Così il 24 settembre 1979 inviavo al Rettore dell’Università
un’importante lettera circa la ristrutturazione e la modernizzazione
dell’UPS considerando giunto ormai il «momento provvidenziale»
per un profondo lavoro di una specie di «rifondazione» della mede­
sima.
Il 2 maggio 1980 il Collegio di Università approvava gli Statuti Ge­
nerali rinnovati; nello stesso mese i Collegi di Facoltà approvavano i
rispettivi Statuti di Facoltà e il 7 luglio il Consiglio di Università ap­
provava gli Ordinamenti Generali e quelli di Facoltà. Si volgeva così
verso una conclusione positiva.
L ’11 luglio 1980 il Rettore presentava il testo al Gran Cancelliere
con le votazioni dettagliate di ogni singolo articolo da parte degli or­
ganismi competenti.
Il Rettor Maggiore e Gran Cancelliere, dopo essersi consultato con
i membri del Consiglio Superiore della Congregazione e con un certo
numero di esperti, rivedeva il testo degli Statuti e degli Ordinamenti e
lo presentava all’approvazione della S. Congregazione per l ’Educazio-
ne Cattolica il 22 dicembre 1980.
Il testo rimase presso il suddetto Dicastero della S. Sede per un an­
no intero e fu oggetto di dialogo su qualche punto determinante e si­
gnificativo tra il Gran Cancelliere e la S. Congregazione.
Il 30 dicembre 1981 il Card. William Baum firmava il Decreto di
approvazione, accompagnandolo con sei pagine di osservazioni.
La revisione del testo in base a queste osservazioni fu affidata dal
Gran Cancelliere a una Commissione, che lavorò in stretto contatto

11.9 Page 109

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102 Interventi di don E. Viganò
con lui dal 20 febbraio al 28 agosto 1982; il Rettore, a nome del Gran
Cancelliere, presentò il testo, rivisto in base alle osservazioni, alla S.
Congregazione per l’Educazione Cattolica. Questa, il 27 ottobre u.s.,
approvava il testo nuovamente redatto e ne autorizzava la stampa.
I Decreti di promulgazione e di esecuzione portano la data rispet­
tiva dell’8 e del 13 dicembre 1982.
3. La fisionomia della nostra Università negli Statuti rinnovati
La lettura del «Proemio», che precede il testo degli Statuti, ci dà
una sintesi di tutto lo sviluppo della nostra Università, fin dai primi
inizi, e della sua crescita graduale e qualitativa.
La promulgazione degli Statuti rinnovati e degli Ordinamenti si
colloca certamente in questo processo di crescita, quasi direi come
«un salto di qualità». L ’inizio del 3 maggio 1940 a Torino è stato il
primo passo, umile ma decisivo. La posteriore crescita di ognuna del­
le Facoltà o Istituti, avvenuta in sedi diverse, ha dimostrato grande vi­
talità ma ha potuto comportare un certo pericolo di compartimenti­
stagno percettibile anche dopo la riunione di tutte le Facoltà nella
comune sede qui al PAS.
La ratifica del CGS di assicurare al nostro Ateneo una vera strut­
tura di «Università Pontificia Salesiana» (n. 702) e poi la formale ele­
vazione a Università Ecclesiastica voluta dal Sommo Pontefice Paolo
VI con il Motu Proprio «Magisterium vitae» del 24 maggio 1973 han­
no dato il via a una nuova e più determinata tappa di sviluppo con
esplicite esigenze di ristrutturazione.
Nella volontà di assunzione di un impegno esplicitamente universi­
tario ci si è proposti degli ideali da raggiungere e dei concreti obiettivi
da realizzare.
Li ricordo sommariamente perché sono ormai entrati a formar par­
te degli Statuti rinnovati.
3.1. Una chiara coscienza ecclesiale in tutte le istituzioni universita­
rie ed iniziative accademiche.
«Le Facoltà Ecclesiastiche (ci ha ricordato la “Sapientia Christia­
na”) - le quali sono ordinate al bene comune della Chiesa e costitui­
scono perciò qualcosa di prezioso per tutta la comunità ecclesiale -
devono avere coscienza della propria importanza nella Chiesa e della
partecipazione al suo ministero» {Proemio - IV).

11.10 Page 110

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6. Presentazione dei nuovi Statuti e Ordinamenti dell’UPS 103
È di grande interesse rilevare che il fatto di essere la nostra una
«Università Ecclesiastica» la riveste di una peculiare conformazione
nel suo essere e nel suo agire.
«La nostra Università - diceva già don Ricceri nella lettera del gen­
naio 1977 - non è fine a se stessa, ma è ordinata a un servizio specifi­
co nella Chiesa e nella Congregazione. E tale servizio è situato in
un’orbita essenzialmente pastorale e pedagogica a tutti i livelli: ricer­
ca, insegnamento, pubblicazioni, divulgazione, con una animazione
schiettamente cattolica» (n. 1.7).
Questo aspetto ecclesiale secondo la sua specifica modalità sale­
siana è ora meglio precisato statutariamente sia negli Statuti generali
che negli Statuti delle singole Facoltà, in base evidentemente ai diver­
si tipi di discipline coltivate (ricordiamo che ben tre delle cinque Fa­
coltà sono impegnate ad approfondire, di per sé, delle scienze pro­
priamente «um ane»).
3.2. Una strutturazione più unitaria dell’Università, superando i pe­
ricoli di settorialità delle singole Facoltà o Istituti; una maggior orga­
nicità del tutto, che eviti le dissonanze dello staterello dentro lo stato
o della miniuniversità nell’ambito dell’Università, e che favorisca for­
me più dinamiche e moderne di programmazione interdisciplinare.
«Sia reso effettivo anche sul piano strutturale, e quindi statutario - di­
ceva il CG21 - il principio della interdisciplinarità e dipartimentalità»
(n. 360).
Gli Statuti rinnovati assicurano la realizzazione di questo obiettivo.
Mi piace leggervi, come esempio, l’art. 2 § 3: «Questi diversi compiti
(= i fini specifici dell’UPS), convergenti nello scopo primario di cui al
§ 1 (= aspetto pastorale e pedagogico), si realizzano nell’unità e orga­
nicità dell’Università intesa come un tutto, attraverso il coordinamen­
to, non puramente orizzontale e quasi settoriale, ma funzionale­
dinamico e gerarchizzato, delle Facoltà, dei Dipartimenti, degli Istitu­
ti e dei Centri, e attraverso l’interdisciplinarità della ricerca e del­
l ’insegnamento».
Al riguardo è poi particolarmente interessante il capo 12 del Titolo
sesto Sull’Ordinamento degli studi (specialmente gli art. 41, 42, 43,
44).
3.3. Una caratterizzazione specifica ben definita. Ci siamo impegnati
per una vera ed originale modernizzazione della nostra Università, in
un ripensamento globale che assicurasse una specifica caratterizzazio­

12 Pages 111-120

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12.1 Page 111

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104 Interventi di don E. Viganò
ne in confronto con le altre Università Ecclesiastiche, con ventaglio di
curricoli adeguato alle nostre umili forze e cercando di evitare dop­
pioni superflui. Ciò è stato curato dagli Statuti nella chiara definizione
del ruolo scientifico di ogni singola Facoltà, nella scelta e limitazione
delle specializzazioni, e nell’iniziativa di una peculiare Struttura dipar­
timentale verso cui far convergere le ricerche e gli interessi accademici
di tutta l ’Università.
Appare innanzitutto, nella rinnovata strutturazione degli Statuti, il
primato assoluto della luce della Fede cattolica. La «Gaudium et
spes» aveva proclamato la gioia dei cristiani «di poter esplicare tutte
le loro attività terrene, unificando gli sforzi umani, domestici, profes­
sionali, scientifici e tecnici in una sola sintesi vitale in simbiosi con i
valori religiosi, sotto la cui altissima direzione tutto viene coordinato a
gloria di Dio» (GS 43).
Il testo della Costituzione Apostolica «Sapientia Christiana» inco­
mincia appunto affermando questo vertice da conquistare di una sin­
tesi nella fede: la saggezza cristiana - ci dice - nello sforzo «di racco­
gliere le vicende e le attività umane in un’unica sintesi vitale insieme
con i valori religiosi, sotto la cui direzione tutte le cose sono tra loro
coordinate per la gloria di Dio e per l’integrale sviluppo dell’uomo,
sviluppo che comprende i beni del corpo e quelli dello spirito» (Proe­
mio - 1).
Un’Università Ecclesiastica cura certamente la scientificità, ma non
si ferma alla pura «scienza», tende fortemente a promuovere una
«saggezza» che influisca sui modi di pensare, sui criteri di giudizio,
sulle norme d’azione, perché vuol essere un centro creativo d’intel­
ligenza della storia che influisca e incida sulla «cultura» umana: ossia,
coltiva la coscienza di una sua concreta partecipazione al ministero
della Chiesa (che è l’evangelizzazione), soprattutto oggi in cui c’è da
saldare il baratro che si è aperto tra Vangelo e cultura.
La nostra fede, infatti, ci assicura che nella oggettiva storicità del­
l’uomo, nella sua essenza integrale e nella sua esistenza, c’è un pro­
fondo dinamismo di ricapitolazione di sé e di tutto nel Cristo.
- Giustamente, allora, tra noi la l a Facoltà con cui tutte le altre de­
vono saper dialogare nella ricerca della saggezza cristiana è quella del­
la Sacra Teologia che sviluppa peculiarmente le discipline della Fede.
Una concreta preoccupazione di caratterizzazione salesiana è indi­
cata esplicitamente per questa Facoltà negli Statuti rinnovati: «In sin­
tonia con la missione della Congregazione Salesiana - dice l’art. 63 -

12.2 Page 112

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6. Presentazione dei nuovi Statuti e Ordinamenti dell’UPS 105
la Facoltà promuove la ricerca e l’insegnamento teologico in vista
specialmente dell’evangelizzazione dei giovani e del popolo, e del­
l’azione nelle missioni».
- E assai sintomatico, poi, che si sia cambiato l’ordine con cui ven­
gono presentate le altre nostre Facoltà.
Quella delle Scienze dell’Educazione occupa caratteristicamente
negli Statuti rinnovati il 2° posto. Le ragioni date alla S. Congregazio­
ne per questa significativa novità le avevo esposte nella mia lettera del
24 settembre ’79, al Rettore: «la sua originalità tra le istituzioni uni­
versitarie “ecclesiastiche”; la sua forte e specifica incidenza sul signifi­
cato e la ragion d’essere della nostra Università; e la sua preziosa ca­
pacità di “promuovere il dialogo tra Vangelo e cultura proprio attra­
verso il momento pedagogico, tanto caratteristico della Vocazione
salesiana”» (n. 3.3); questa Facoltà, infatti, è sorta, secondo l ’espressa
volontà di don Pietro Ricaldone, «con la specifica missione di appro­
fondire e diffondere la pedagogia cattolica in generale e il pensiero e
le norme educative insegnateci da S. Giovanni Bosco in particolare»
(Pietro R ic a l d o n e , Don Bosco Educatore, voi. I, pag. 57-58; LDC
1952; cfr. CG21, n. 34).
Tutto ciò è stato recepito e se ne sente l’importanza nell’art. 89
degli Statuti rinnovati; al paragrafo 3.1, in particolare, si precisa che:
«La FSE considera come suo scopo fondamentale e unificante, nel
quale convergono e si caratterizzano i fini specifici, di cui al paragrafo
precedente, la pedagogia ispirata alla visione cristiana dell’uomo e
della vita».
Questa caratteristica specifica comporta delle esigenze concrete di
speciale attenzione delle altre Facoltà alla dimensione pedagogica, di
continuato dialogo e collaborazione di questa Facoltà con le altre, di
costante promozione - come diceva già don Luigi Ricceri nella sua
lettera del 10 gennaio ’77 - «non semplicemente delle specializzazioni
tecniche, ma della ricerca e dell’insegnamento circa la realtà educativa
e il suo significato secondo i grandi orientamenti della fede cristiana e
le esigenze della pedagogia salesiana» (n. 3.5).
- Una angolatura di specifica caratterizzazione è indicata dagli Sta­
tuti rinnovati anche per le altre Facoltà. In particolare, per la Facoltà
di filosofia: «in armonia con le finalità proprie dell’UPS - dicono gli
Statuti - la formazione filosofica sarà caratterizzata da una speciale
apertura alla problematica religiosa unita a una forte sensibilità uma-
nistico-pedagogica, per preparare, oltre che all’insegnamento della

12.3 Page 113

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106 Interventi dt don E. Viganò
filosofia, al dialogo con la cultura contemporanea, e a dare una rispo­
sta alle esigenze del mondo giovanile» (art. 125 § 3).
E così anche per la Facoltà di Diritto Canonico: art. 147, § 2; e per
la Facoltà di Lettere Cristiane e Classiche: art. 164, § 2.
- La funzione peculiare di ogni Facoltà è, così, legata intimamente
alla caratterizzazione specifica di tutta l’Università espressa chiara­
mente nel suo fine unitario: «L ’UPS... - ci dicono gli Statuti - si pro­
pone come suo scopo caratterizzante di dedicare particolare attenzio­
ne allo studio e alla soluzione delle questioni inerenti l’educazione e
l’azione pastorale specialmente tra i giovani e i ceti popolari, secondo
lo spirito di S. Giovanni Bosco» (art. 2, 1).
4. Alcune esigenze a cui adeguarsi
Gli Statuti rinnovati e gli Ordinamenti non sono un volume da bi­
blioteca, ma contengono norme concrete di vita. Vi indico alcune loro
esigenze che considero importanti e forse esigono anche un cambio di
mentalità.
4.1.1/ funzionamento degli organismi collegiali, secondo il loro pre­
ciso compito. La prima osservazione fattaci dalla S. Congregazione
per l’Educazione Cattolica è stata la seguente: «In seno all’Università
ed alle altre Facoltà si danno molti organismi, i quali potrebbero in­
tralciare il celere andamento della vita accademica. Converrebbe stu­
diare se non convenga sopprimerne qualcuno».
Così negli Statuti rinnovati sono stati soppressi:
• il Collegio di Università, le cui funzioni sono state assunte dal
Consiglio di Università (art. 12 § 1.1) e dall’insieme dei Consigli di
Facoltà (art. 8 § 2);
• e il Collegio di Facoltà, le cui funzioni sono state assunte dal Col­
legio dei Docenti (art. 20 § 1) e dal Consiglio di Facoltà, art. 18 § 1.3).
Però c’è da prendere sul serio gli organismi approvati: attraverso
di essi passa la comunione e partecipazione di tutti alla corresponsa­
bilità universitaria. Il funzionamento degli organismi collegiali dovrà
intensificare, da una parte, la coscienza della corresponsabilità nei va­
ri membri e, dall’altra, il rapporto armonico di tali organismi con il
bene comune di tutta l’Università e della sua vita accademica.

12.4 Page 114

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6. Presentazione dei nuovi Statuti e Ordinamenti dell’UPS 107
4.2. L’importanza delle autorità personali. La «Sapientia Christia­
na» aveva raccomandato con chiarezza un’accentuazione del ruolo
delle autorità personali: Rettore, Decani, Officiali maggiori: «Le Au­
torità personali - dice il testo - godano di quel potere che effettiva­
mente conviene al loro ufficio». Ciò vale anzitutto per il Rettore, il
quale ha il compito di dirigere l ’intera Università e di promuoverne
nei modi convenienti l’unità, la collaborazione, il progresso (cfr. SC,
art. 19 § 1 e 2).
Devo riconoscere che la normativa che a questo riguardo l’UPS
aveva elaborato sembrava a me e ad altri non solo sufficiente, ma ade­
guata ed equilibrata. La S. Congregazione tuttavia ha voluto che la
sottolineassimo con più forza.
Forse, in questo punto, qualcuno dovrà cambiare un po’ di menta­
lità. C’è da auspicare che d’ora in poi tali responsabili trovino mag­
gior appoggio da parte di tutti nell’esercizio della loro autorità perso­
nale secondo gli Statuti. Essi stessi, poi, devono avere più chiara co­
scienza del loro incarico di servizio; inoltre, quando si eleggeranno o
si designeranno tali persone, sarà certamente tenuta in conto anche
questa esigenza.
4.3. Il ruolo degli Ordinari. Essi sono assunti, dicono gli Statuti, «a
titolo definitivo»; e sono «impegnati a tempo pieno nell’UPS» (art. 28
§ 1). Essi, perciò, non solo debbono avere ampia parte nell’animazio­
ne e promozione (cfr. art. 22 § 1), ma partecipano pure nel governo
della Facoltà.
Non si tratta, dunque, né di «baronato», né di «traguardo di quie­
scenza», ma di speciale competenza e responsabilità. Abbiamo urgen­
te bisogno di veri e qualificati «m aestri» in ogni Facoltà!
Vorremmo che gli Ordinari fossero un po’ l’anima della nostra
Università.
4.4. Il Corpo Docente. Insieme agli Ordinari anche tutti gli altri
Docenti, specialmente gli Straordinari e, analogamente, gli Aggiunti.
Tutti insieme i Docenti costituiscono il vero motore dell’Univer­
sità, ognuno secondo la propria competenza, il grado, la carica che ri­
copre, la cattedra che occupa o alla quale tende. L ’Università la muo­
ve il Corpo Docente!
Certamente ci sono anche gli Allievi, ci sono i Programmi, ci sono
gli altri collaboratori. Però il punto nodale, la possibilità di progredire

12.5 Page 115

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108 Interventi di don E. Viganò
nella propria e specifica identificazione universitaria e nella crescita
della vita accademica sono i Docenti tutti, come Maestri, Ricercatori,
Studiosi.
Essi dovranno dedicarsi intensamente alla «ricerca», quella con R
maiuscola; non la pura raccolta di dati o la traduzione o la semplice
compilazione, cose anche queste utili e talvolta necessarie. Si possono
ingannare su tale punto colleghi di altre discipline, forse anche alcuni
della propria, ma non si può ingannare se stessi. Ognuno sa quanto
vale ciò che egli pubblica e quanto vi è di proprio e di originale.
Insieme alla competenza scientifica deve crescere la chiarezza e la
testimonianza di quella profonda consacrazione religiosa di genuini
discepoli di don Bosco per cui l ’Università diviene una espressione
qualificata della missione salesiana, e l ’impegno scientifico di ciascuno
la concezione operosa dei propri vincoli sacri.
Per questo gli Statuti ricordano che «i Docenti dell’UPS sono soci
professi della Società Salesiana di S. Giovanni Bosco» (art. 30 § 2) e
che viene loro conferita « l’autorizzazione all’insegnamento e, nei casi
previsti dall’art. 27 § 2 della Costituzione Apostolica “Sapientia Chris­
tiana”, la missione canonica» dal Rettor Maggiore che è Gran Cancel­
liere (cfr. art. 6 § 2).
Se non si coltiva e non si accresce questa coscienza, che chiamerei
fondante, si corre il grave rischio non solo di non raggiungere la carat­
terizzazione specifica della nostra Università, ma anche di svuotare
(almeno attraverso certe discipline) il suo stesso significato ecclesiale.
4.5. Gli Officiali. Non si tratta di «graduati» nell’esercito, ma di re­
sponsabili di diritto pubblico, che con la loro funzione rappresentano
ufficialmente l’Università in determinati settori.
Sono confratelli con delicati incarichi di tipo amministrativo e tec­
nico per la conduzione dell’Università. «Sono Officiali maggiori del-
l’UPS - dicono gli Statuti - il Segretario Generale, il Prefetto delle
Biblioteche, l ’Economo e rAmministratore Delegato della LAS» (art.
37 § 2).
«Sono Officiali minori dell’UPS tutti gli altri, che collaborano con
quelli di cui al paragrafo precedente secondo le loro specifiche com­
petenze» (art. 37 § 3).
A tutti gli Officiali e al Personale ausiliario, particolarmente quan­
do si tratta di confratelli, deve andare la riconoscenza e la collabora­
zione degli altri. L ’Università non vive senza l’apporto concreto, il la­

12.6 Page 116

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6. Presentazione dei nuovi Statuti e Ordinamenti dell’UPS 109
voro quotidiano e stressante dei Segretari, degli Schedatori, Stampa­
tori, Custodi, ecc.
Essi, poi, devono sentirsi religiosamente responsabili di tutta l’Uni-
versità attraverso il fedele e intelligente disbrigo delle proprie incom­
benze.
Il testo degli Ordinamenti dice al riguardo: «G li Officiali sono par­
te effettiva del personale dell’UPS; sono perciò corresponsabili, per
quanto loro compete, dell’organizzazione e del buon andamento del­
l ’intera Università» (Ord. 67 § 2).
4.6. Infine, gli Studenti. E, in definitiva, soprattutto per essi che la
Società Salesiana di S. Giovanni Bosco ha fondato e promuove questa
Università. Infatti gli Statuti dicono che la Congregazione deve vigila­
re «con cura e “provvedere” con diligenza che tanto i Docenti che gli
Studenti perseguano efficacemente il fine proposto» (art. 4 § 1).
Gli Studenti, nell’iscriversi all’UPS, «ne accettano - dice l’art. 32 -
i programmi con i loro caratteri specifici, in rapporto ai fini e alla
qualifica propria dell’Università» (art. 332 § 1).
Gli Alunni, però, «hanno il diritto di trovare nell’Università - di­
cono sempre gli Statuti - gli strumenti e gli aiuti per elaborare e rea­
lizzare i piani di studio e di lavoro meglio confacenti alla loro doman­
da culturale e professionale, nell’ambito dell’organizzazione generale
e delle oggettive possibilità dell’UPS» (art. 34 § 1).
Ecco qui descritta un’esigenza fondamentale per tutti!
5. L’indole vincolante delle norme promulgate
Come abbiamo visto, si tratta di una riorganizzazione statutaria e
di una normativa frutto di un lungo e complesso lavoro di maturazio­
ne e di rilancio; procede dal vissuto e dalle esigenze proprie di una
complessa struttura universitaria.
E vero che la S. Congregazione per l’Educazione Cattolica dice
che «eadem ad triennium et ad experimentum rata habet atque adpro-
bat»; però aggiunge per tutti i responsabili che «districte praecipit ut,
quae iisdem definiuntur ac statuuntur, ad effectum fideliter adducant»\\
«formulando - infine - di tutto cuore i migliori voti a che l’applica­
zione fedele degli Statuti porti ad un ulteriore potenziamento di code­
sta Università».

12.7 Page 117

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110 Interventi di don E. Viganò
I tre anni «ad experimentum» devono essere vissuti nell’applica­
zione concreta di quanto è stato stabilito; è questo il vero atteggia­
mento pratico che aiuterà a rivedere e migliorare gli stessi Statuti e
Ordinamenti. Lo richiede sia la vostra serietà universitaria, sia la vo­
stra consacrazione religiosa.
Vorrei sottolineare, ancora una volta, la vostra responsabilità di
«Salesiani». Solo in sintonia di missione si potrà attuare lo spirito, e
non solo la lettera, delle disposizioni degli Statuti e Ordinamenti.
Ripenso alle conversazioni fatte altre volte sulla professionalità, la
collaborazione, lo stile di servizio, il clima di serenità, la ricerca e lo
studio faticoso, la fraternità e competenza didattica nella docenza, lo
spirito del Sistema Preventivo, il nostro stemma «lavoro e temperan­
za», insomma la coscienza salesiana.
Solo a dei Salesiani io posso dire che questi Documenti hanno un
legame di fatto con le nostre stesse Costituzioni, avendo essi un qual­
che vincolo di prolungamento coi Regolamenti Generali; c’è da sotto-
lineare, inoltre, perché ha un suo particolare interesse, che i Regola­
menti Salesiani, pur approvati da un Capitolo Generale, non hanno
l’approvazione specifica della S. Sede, come invece l ’hanno gli Statuti
dell’Università.
6. Il riconoscimento della Congregazione
Permettetemi che, a nome dei miei colleghi del Consiglio Superio­
re e di tutta la Congregazione, vi presenti le più vive congratulazioni
per il traguardo raggiunto.
La «visita d’insieme» (lo scorso giugno 1982) ha messo in luce la
mole del lavoro che è stato realizzato da voi per attuare con intelli­
genza e diligenza quanto aveva indicato il CG21 e, posteriormente, il
Rettor Maggiore con il suo Consiglio per il rinnovamento dell’UPS. E
questo per tutta la Congregazione, ormai alle soglie del CG22, un mo­
tivo di soddisfazione.
Anche fuori di Roma e della Famiglia Salesiana la nostra Universi­
tà trova giusto apprezzamento; ce lo ha detto esplicitamente la stessa
S. Congregazione per l’Educazione Cattolica.
La serietà scientifica nell’ambito di una peculiare caratterizzazione,
la qualificata presenza editoriale, il numero crescente degli studenti, le
iniziative accademiche di attualità, le collaborazioni ad alto livello nel­

12.8 Page 118

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6. Presentazione dei nuovi Statuti e Ordinamenti dell’UPS 111
la vita della Chiesa ci sollecitano a uscire, se ce ne fosse ancora biso­
gno, da qualche ambito ristretto di provincialismo culturale e creativo
della nostra missione.
La Congregazione stessa ha visto con piacere l ’assunzione da parte
dell’UPS dei vari orientamenti emanati dai Capitoli Generali, ha au­
mentato la fiducia nella sua Università ed ha visto con speranza affi­
liare ad essa la maggior parte dei suoi centri di studio sparsi nel mon­
do.
Tutti questi Istituti affiliati sono una proiezione dell’UPS; così
l ’Università stessa cresce e si espande!
Un tale incremento di fiducia e di stima da parte di tanti richiama
alla nostra memoria, con senso di gratitudine, la dedizione e il sacrifi­
cio di quanti hanno lavorato e lavorano qui. Ecco, io ve ne do atto
come dovuto riconoscimento da parte della Congregazione e come
stimolo per il futuro.
7. Un balzo in avanti
(È la conclusione!).
Proprio dieci anni fa, il 24 agosto 1972, scrivevo una lettera aperta
al Gran Cancelliere don Luigi Ricceri per il progetto di rinnovamento
dell’Università lasciatoci dal CGS e avviato con le conclusioni a cui
era pervenuta la «Commissione postcapitolare». Molti di voi ricorde­
ranno: erano tempi non molto chiari e non sempre facili. Si parlava
ancora di PAS (Pontificio Ateneo Salesiano). In una parte di quella
lunga lettera dicevo a don Ricceri: «Abbiamo sentito tante critiche
contro il PAS e anche delle proposte radicali circa la sua stessa esi­
stenza. Non è, quindi, una stravaganza che io mi permetta di riportare
una domanda come la seguente: “Non sarebbe meglio che, in quest’o­
ra di decentramento, la Congregazione prescindesse dal mantenere un
Ateneo internazionale? A che cosa serve, di fatto, sul piano mondia­
le ?”». E aggiungevo:
«Se si dimostrasse che è impossibile realizzare ciò che ha stabilito
il CGS, la risposta potrebbe essere senz’altro affermativa. Ma dalle
(mie) riflessioni anteriori si deduce che la domanda proposta è super­
ficiale e improvvisata; la questione da porre dovrebbe essere piuttosto
la seguente: “Può la Congregazione rinunciare a compiere nella Chie­
sa un servizio specifico proprio della sua missione e particolarmente

12.9 Page 119

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112 Interventi di don E. Viganò
urgente a livello universitario? Ha senso invocare per questo la ragio­
ne del decentramento?”.
Per me (dicevo allora) la risposta è qui assolutamente chiara: a
cento anni dalla sua fondazione sarebbe deleterio per la Congregazio­
ne fare un gesto di involuzione. Bisogna, invece, far di tutto per rin­
novare il PAS; la fedeltà alla nostra missione nella Chiesa lo esige!
Un centro universitario vivo, specificamente salesiano, solidale con
gli orientamenti del Vaticano II, è uno degli strumenti più efficaci, in
un’ora di decentramento, per il rinnovamento della Famiglia Salesiana
e per una presenza rinnovata della stessa Chiesa tra i giovani.
Il compito di ripensare ciò che deve essere il PAS è certamente
uno dei nostri impegni più strategici» (E. Viganò, lett. 24 agosto 1972).
Ebbene: oggi, dopo dieci anni di intenso studio, dialogo, lavoro e
collaborazione io vedo nella promulgazione degli Statuti rinnovati e
degli Ordinamenti la conclusione sostanziale di un processo di rifon­
dazione dell’Università che costituisce un evento significativo del rin­
novamento conciliare della Congregazione. Non pochi tra voi ne sono
stati i tessitori conosciuti o nascosti; tutti voi siete i protagonisti di un
balzo in avanti che abbisogna di sintonia salesiana, di allenamento, di
costanza e di competenza. Vi invito a conoscere con chiarezza e ad as­
sumere con serietà d’impegno le vostre responsabilità, a credere in un
futuro oneroso di lavoro ma ricco di promesse.
Don Bosco interceda e ci assista!

12.10 Page 120

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7. LETTERA DEL GRAN CANCELLIERE
AL RETTORE DELL’UPS, DON R. GIANNATELLI,
CIRCA ALCUNI ASPETTI
DELLA «TEOLOGIA DELLA LIBERAZIONE»
(4 settembre 1984)
L ‘'attenzione ai problemi dottrinali e la fedeltà al Magistero della
Chiesa, ispirata alla «ecclesiologia del Concilio Vaticano II», ha caratte­
rizzato la presenza vigile di don E. Viganò, come Gran Cancelliere nella
vita dell’UPS. Questa sua presa di posizione su una «questione calda»
del tempo è tipica del suo atteggiamento fermo e chiaro nei principi,
aperto alle istanze di rinnovamento, rispettoso delle persone.
Caro Rettore,
sollecitato dalla lettura della «Istruzione su alcuni aspetti della
“Teologia della liberazione”», pubblicata sull’Osservatore Romano di
ieri, desidero comunicarti subito qualche mia considerazione.
Trovo l’«Istruzione» veramente opportuna. E un documento che
precisa e orienta un ambito pastorale di innegabile urgenza. Se ne
sentiva il bisogno da tempo. Tocca un tema attuale e complesso che
comporta delicate conseguenze (come nella stessa Università avete già
sperimentato) per le riflessioni di fede circa gli impegni di un’azione
pastorale che voglia essere incisiva e al servizio dei popoli più biso­
gnosi.
Avevo già accennato in una mia circolare (ACS marzo 1979) all’e­
splicita intenzione dell’Episcopato latino-americano a Puebla di pro­
clamare con forza l’originalità della missione della Chiesa. Questa ori­
ginalità esige che ci si impegni nella realtà, ma senza permeare la pa­
storale con elementi ideologici di moda.

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114 Interventi di don E. Viganò
Più tardi, in un’altra circolare (ACS aprile-giugno 1980), avevo in­
sistito sull’urgenza di essere evangelizzatori della cultura emergente
dimostrando «più chiarezza di Vangelo». Intendevo così che si ri­
spondesse alla sfida di certe ambiguità circolanti che portavano con sé
la tentazione di imprigionare la pastorale in un disegno antropologico
riduttivo, in ordine ad attività di livello prettamente temporale (cfr.
EN 32).
L’«Istruzione» è venuta a chiarire punti discussi e sofferti. Mi lim i­
to a sottolineare, anche se brevemente, il contenuto globale dell’«I-
struzione» affinché eventuali iniziative dell’Università lo possano ap­
profondire.
Dapprima ti dirò che l’invito a farlo mi è suggerito dallo stesso do­
cumento (n. 12 cap. XI) che sottolinea l ’indispensabilità «del contri­
buto dei teologi e dei pensatori di tutte le parti del mondo alla rifles­
sione della Chiesa».
Il Santo Padre ha approvato ed ha voluto la pubblicazione del-
l ’«Istruzione» (e di ciò lo ringraziamo vivamente) per illuminarci con
orientamenti appropriati. Il loro riflesso positivo, pur non senza con­
trasti forse, sarà fonte di maggiore genuinità per l ’azione pastorale.
La nostra Congregazione, così diffusa e impegnata specialmente in
America Latina, ne ricaverà indubbi vantaggi sia per la formazione
dei soci sia per il compimento della sua propria missione.
Chi ha la responsabilità di animazione e di governo sa bene quanto
questi intenti e le attività che si promuovono per raggiungerli richie­
dano una comprensione dottrinale che li illumini, li giustifichi, li spie­
ghi e chiarisca; e sa anche quanto l’apporto di una dottrina sgorgata
dalla storia della salvezza rafforzi l ’efficacia di tali attività.
Le precisazioni dell’«Istruzione» (cc. IV-X) e il «documento suc­
cessivo» che la S. Congregazione per la Dottrina della Fede promette
e che «metterà in evidenza, in maniera positiva, tutte le ricchezze sot­
to l’aspetto sia dottrinale che pratico» (Istruzione), gioveranno sicu­
ramente a migliorare e promuovere l’educazione evangelizzatrice. Co­
me del resto «le gravi deviazioni ideologiche denunciate» (Introduzio­
ne), se non avvertite o se condivise, finiranno «inevitabilmente per
tradire» o indebolire la causa stessa della pastorale tra i poveri. L’atti­
vità evangelizzatrice è per propria natura un impegno culturale porta­
tore di un’esclusiva novità, che lo rende intensamente trasformatore
dell’ambiente e della storia.
Le due opzioni preferenziali di Puebla per i poveri e per i giovani

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7. Lettera al Rettore dell’UPS don R. Giannatelli 115
(cfr. «Istruzione» n. 2) esigono la promozione integrale della loro per­
sona, la liberazione dal peccato anzitutto e insieme dall’oppressione
culturale, razziale, sociale, economica e politica. Tali opzioni saranno
stimolate e spinte dalla «verità che ci fa liberi», oppure verranno raf­
frenate o deviate dalle ambiguità e dall’errore (cfr. «Istruzione» 1,1).
Noi intendiamo assumere e approfondire questo documento per­
ché vogliamo ad ogni costo essere coraggiosamente inseriti nella con­
creta azione liberatrice della Chiesa. Come figli di don Bosco ci sen­
tiamo oggi interpellati a rilanciare il nostro progetto educativo-pasto-
rale tra i giovani e il popolo con rinnovata energia e creatività senza
ritardi e deficienze, specialmente in ordine alla completezza e alla
chiarezza degli obiettivi e nella scelta e applicazione dei metodi: «P ar­
tecipiamo in qualità di religiosi - dicono le nostre Costituzioni rinno­
vate - alla testimonianza e all’impegno della Chiesa per la giustizia e
la pace. Rimanendo indipendenti da ogni ideologia politica di partito,
rifiutiamo tutto ciò che favorisce la miseria, l ’ingiustizia e la violenza e
cooperiamo con quanti costruiscono una società più degna dell’uomo.
La promozione a cui ci dedichiamo in spirito evangelico realizza l ’a­
more liberatore di Cristo e costituisce un segno della presenza del Re­
gno di Dio» (Costituzioni 33).
L ’«Istruzione», pubblicata ieri, è un richiamo e una spinta a un
confronto ulteriore che, arricchito dalle riflessioni (cc. IV-X) e dagli
orientamenti (c. XI) suggeriti, sarà di indubbio vantaggio. Si potranno
meglio presentare i contenuti dell’evangelizzazione integrati dagli ap­
porti antropologici delle scienze dell’educazione; si armonizzeranno
con maggior sicurezza le verità proprie della teologia e della filosofia
con le esigenze della prassi pastorale nel rispetto dei genuini valori
della persona e nella scelta dei metodi che li promuovono.
Sulla linea di questi accenni lascio a te e ai responsabili delle Fa­
coltà l ’iniziativa per collaborare con la S. Sede e dimostrare che «il
Vangelo di Gesù Cristo è un messaggio di libertà e una forza di libe­
razione» (Introduzione).
Il nostro recente convegno su «Inculturazione e formazione sale­
siana», di cui le Facoltà di teologia e filosofia hanno curato con buoni
risultati lo svolgimento (e che si è soffermato, tra l’altro, in due sue
relazioni su un tema attinente quello della liberazione), può suggerirvi
opportunamente altre iniziative concrete.
Spero che tutti voi, Rettore Decani Docenti e Studenti, impegnati
nella qualificata azione di un’Università Ecclesiastica, avendo a cuore

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116 Interventi di don E. Viganò
il Magistero dei Pastori e le direttive della Congregazione, vi sentiate
chiamati e incoraggiati a contribuire, con il vostro lavoro e le vostre
competenze, a un’approfondita accoglienza e a un fruttuoso uso di
questa «Istruzione», messaggera di «fede illuminata» e di volontà
d’impegno «nella lotta per la giustizia, la libertà e la dignità dell’uo­
mo, per amore verso i fratelli diseredati, oppressi o perseguitati» (In­
troduzione).
Sono grato a te, caro Rettore, e ai benemeriti tuoi colleghi del-
l ’Università, per la vostra operosa disponibilità.
A tutti il mio cordiale e riconoscente saluto.
Vi accompagna il vostro aff.mo nel Signore
Don E g id io V ig a n ò
Gran Cancelliere

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8. OMELIA PER L’INAUGURAZIONE
DEL NUOVO ANNO ACCADEMICO
(15 ottobre 1984)
Don E. Viganò, ogni volta che poteva, prendeva parte all’inaugura­
zione dell’anno accademico, presiedendo l’Eucaristia, rivolgendo una
«parola di saggezza e di speranza» a Studenti, Docenti, Personale tecni­
co. Dell’Omelia qui riprodotta ci è pervenuto il testo scritto, curato dal­
lo stesso Rettor Maggiore.
Testi: Gioele 3,1-6
lG v 2,12-17
Le 10,21-24
L ’apostolo S. Giovanni scrive: «A voi Dio ha dato lo Spirito Santo,
quindi conoscete tutti la verità» {lGv 2,20).
E di gran significato per una Università della Chiesa iniziare l’anno
accademico con una solenne celebrazione eucaristica implorando lo
Spirito Santo.
L ’Università, infatti, è un centro propulsore di cultura che affronta
la ricerca della complessa verità che si affaccia all’intelligenza umana.
Tutte le scienze collaborano, in qualche modo, ad approfondire la
realtà dell’uomo, ma in forma speciale quelle che si coltivano nelle
Facoltà ecclesiastiche. Fare scienza, in esse, dovrebbe portare a una
conoscenza più specifica dell’uomo e del suo mondo.
Mi hanno colpito, alcuni anni fa, le riflessioni di Paolo VI nel suo
famoso «Pensiero alla morte». Nell’ora del suo congedo da questo
mondo egli desiderava essere nella luce; più che parlare di «vanità

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118 Interventi di don E. Viganò
delle vanità», voleva esprimere una nozione riassuntiva e sapiente sul
mondo e sull’uomo, sua cuspide:
«Questa vita mortale - ha scritto - è, nonostante i suoi travagli, i
suoi oscuri misteri, le sue sofferenze, la sua fatale caducità, un fatto
bellissimo, un prodigio sempre originale e commovente, un avveni­
mento degno di essere cantato in gaudio e in gloria: la vita, la vita del­
l’uomo! Né meno degno di esaltazione e di felice stupore è il quadro
che circonda la vita dell’uomo: questo mondo immenso, misterioso,
magnifico, questo universo dalle mille forze, dalle mille leggi, dalla
mille bellezze, dalle mille profondità. E un panorama incantevole. Pa­
re prodigalità senza misura... Perché non ho studiato abbastanza,
esplorato, ammirato la stanza nella quale la vita si svolge? Quale im­
perdonabile distrazione, quale riprovevole superficialità!... La scena
del mondo è un disegno, oggi tuttora incomprensibile per la sua mag­
gior parte, d’un Dio Creatore, che si chiama il Padre nostro che sta
nei cieli!» («Pensiero alla morte», pag. 3-4).
La creazione, la realtà terrestre, la storia vengono scrutate dalle
scienze; ma potrebbero essere studiate esclusivamente come oggetto
di analisi, senza che lo studioso dimostri di scoprire in esse un proget­
to d’amore; così ci apparirebbero come una «cosa» asettica e fredda,
come una conoscenza settoriale o come una documentazione di vicis­
situdini, e non come un segno, un invito e anche un dono.
Per poter percepire il disegno del Padre sull’uomo e sul mondo è
indispensabile il mistero di Cristo: Lui, «che è il nuovo Adamo - co­
me ha detto il Concilio - proprio rivelando il mistero del Padre e del
suo Amore svela anche pienamente l’uomo all’uomo e gli fa nota la
sua altissima vocazione» (GS 22).
Cristo è l’uomo più uomo (si è detto: «id quo maius cogitari ne-
quit») che ha realizzato nella sua vita l ’evento storico supremo («id
quo maius fieri nequit»). Lui è «il Verbo di Dio, per mezzo del quale
tutto è stato creato» - dice la Gaudium et Spes (GS 45); «Lui è l ’Uo-
mo perfetto, la salvezza di tutti e la ricapitolazione universale; “il pun­
to focale” dei desideri della storia e della civiltà, il centro del genere
umano» (GS 45).
Se questo è vero, non è possibile che il mistero di Cristo non in­
fluisca sulla storia e, attraverso l’uomo, su tutta la realtà da investiga­
re. Ed ecco allora un problema per le scienze, a cui voi dedicate i vo­
stri sforzi: quali sono i limiti dell’oggettività del reale che esaminate?
può una scienza rinchiudersi nel suo settore e prescindere dalle altre?

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8. Omelia per l’inaugurazione del nuovo anno accademico 1984 119
la complementarità interdisciplinare non dovrebbe essere lo stimolo
permanente delTUniversità? per raggiungere la pienezza della verità
sull’uomo e sul suo mondo basterà esaminare la natura delle cose e
ragionare sugli avvenimenti, o non sarà assolutamente indispensabile
conoscere e approfondire anche la rivelazione o automanifestazione
dell’amore di Dio, di cui l’uomo è un’immagine, la storia un teatro di
presenza operosa, e la creazione un riverbero, una iniziazione e un
preludio? e lo studio della rivelazione non avrà bisogno di una vera
competenza appunto nelle discipline antropologiche?
Ecco allora perché considero altamente significativo il fatto di riu­
nirci in assemblea liturgica per invocare la luce e i doni dello Spirito
Santo.
Infatti, la conoscenza del mistero di Cristo, e quindi della pienezza
umana, è possibile solo nello Spirito.
Lo Spirito Santo non è rivelatore, non è il Verbo, ma è la luce per
penetrare e capire la rivelazione; il suo compito è quello di evidenzia­
re sempre meglio il mistero di Cristo, di costruire il suo Corpo che è
la Chiesa, e di ricapitolare tutta la creazione in Lui che è il Signore
«ieri, oggi e sempre».
La Pentecoste, già preannunciata dal profeta Gioele, ha dato inizio
ai «tempi nuovi»; segna il passaggio a un ordine nuovo. Si sta svilup­
pando ormai, nella storia, la «nuova creatura»; tutta la creazione anela
a una trasformazione definitiva che supera di gran lunga la bellezza e
l ’integrità primitive.
Tutto questo forma parte della realtà che le vostre scienze in diver­
so modo dovrebbero aiutare a percepire.
Orbene: chi si appresta a leggere la realtà con la luce dello Spirito
è avvantaggiato nell’indirizzo delle sue ricerche e nella conclusione
delle sue investigazioni scientifiche e, soprattutto, invogliato al dialo­
go interdisciplinare. Senza dubbio la fede non è la scienza, ma la sua
visione di unità del reale guida meglio ogni studioso nei suoi impegni
settoriali di ricerca e lo spinge a condividere gli sforzi per un’interpre­
tazione della totalità.
Lo Spirito Santo è un dono che costituisce un fatto interiore al di­
venire umano nel suo cammino verso «cieli nuovi e terra nuova». Es­
sere in sintonia con Lui, farsi immergere da Lui nel mistero di Cristo,
è stare con Chi «dirige il corso dei tempi e rinnova la faccia della ter­
ra» (GS 26).
Vi invito, dunque, a considerare e a curare, nel vostro lavoro uni­

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120 Interventi di don E. Viganò
versitario, il vantaggio di essere «credenti». Vi auguro di essere quoti­
dianamente e profondamente «credenti»! Così lo Spirito vi renderà:
- «umili», nell’adeguarvi sinceramente alle esigenze del reale nel­
l ’ambito ristretto di ognuna delle discipline; un universitario superbo
attenta, anche se inconsciamente, contro la stessa oggettività e limita­
tezza della sua scienza; vi renderà:
- «dialoganti», nel cercare costantemente un interscambio vivo
con le altre discipline; uno studioso rinchiuso nella propria specialità
perde il senso del tutto e priva il dialogo universitario dei validi ap­
porti della sua ricerca; vi renderà:
- «sapienti», convogliando le conquiste delle scienze verso quel ti­
po superiore e inglobante di conoscenza che si chiama «saggezza»,
che è il frutto più ambito che un’Università può offrire alla cultura; vi
renderà, infine:
- «spirituali», scoprendo nell’analisi della realtà il disegno di amo­
re del Padre, quali figli intelligenti che trovano nella scienza un inizio
di preghiera, un anticipo di contemplazione, un invito a conversare
con Dio passando dalla realtà come «oggetto» alla realtà come «segno
e dono».
Sì, lo Spirito Santo faccia di questa Università una grande comuni­
tà di studiosi «credenti» che sappiano celebrare ogni giorno vitalmen­
te una peculiare liturgia dell’intelligenza. Si assicurerà così lo spessore
di serietà e di verità che deve aiutare ed animare, da qui, la missione
salesiana a favore della gioventù e del popolo.
Nella celebrazione eucaristica imploriamo tutti con fiducia l’ineffa­
bile dono dello Spirito Santo affinché ogni membro della comunità
universitaria possa sommergersi nel mistero di Cristo: «Perché vi assi­
curo - ci ha detto Gesù - che molti profeti e molti re hanno desidera­
to vedere quello che voi vedete ma non l’hanno visto. Molti hanno de­
siderato udire quello che voi avete udito ma non l’hanno udito» (Le
10,24).
Amen.

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9. CONVERSAZIONE CON I SALESIANI
DELLA VISITATORIA DELL’UPS
(25 marzo 1985, festa dell’Annunciazione a Maria)
La Delegazione dell’Opera PASche raccoglieva le comunità salesia­
ne impegnate all’UPS, si è trasformata in «Visitatoria» o «quasi Provin­
cia» in base al nuovo Codice di Diritto Canonico del 1983. Il Capitolo
Generale 22 del 1984 ha concluso da poco il lungo lavoro di «aggiorna­
mento» delle Costituzioni salesiane. Il Rettor Maggiore si intrattiene
con i suoi Confratelli dell’Università intrecciando il tema della fedeltà
alla consacrazione religiosa con quello della professionalità nella mis­
sione universitaria.
Ho desiderato incontrarmi con voi per dialogare su alcuni temi di
attualità che ci interessano come salesiani. Mi rallegro sia stata scelta,
per questo, una data suggestiva, di significato mariano e di aurora di
bene (l’Annunciazione), in vicinanza della Settimana Santa con la sua
densità del mistero; così posso anche porgervi fraternamente gli augu­
ri pasquali.
1. Le Costituzioni
1.1. Abbiamo vissuto in questi mesi un’ora storica della Congrega­
zione■: la conclusione di un lavoro quasi ventennale nella rielaborazio­
ne dei testi fondanti la nostra consacrazione apostolica.
Si tratta di un salto qualitativo per il rinnovamento della prassi di
vita dei Salesiani di tutto il mondo. Siamo lanciati così nella grande
orbita iniziata dal Vaticano II per far crescere il carisma di don Bosco
nei tempi nuovi.

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122 Interventi di don E. Viganò
Noi crediamo che l’energia per fare questo gran salto (sia nella
Chiesa che negli Istituti religiosi) proviene dalla presenza e dalla po­
tenza dello Spirito Santo, che è forza di risurrezione e di sempre nuo­
vi cominciamenti.
Dunque, abbiamo delle Costituzioni rinnovate che ci propongono
con autenticità e attualità il progetto concreto dell’esperienza di Spiri­
to Santo lasciataci in retaggio dal Fondatore; illuminano, orientano e
misurano l’ortoprassi della nostra vita consacrata. Sono una «Regola
di vita»; si riferiscono direttamente alla realtà quotidiana di ogni con­
fratello: la sua opzione fondamentale, le motivazioni delle sue scelte,
la missione che coinvolge i suoi impegni, la radice interiore dei suoi
atteggiamenti, il metro evangelico della sua condotta, insomma la pro­
spettiva personale e comunitaria della nostra esistenza. Descrivono il
progetto esistenziale della nostra fede; propongono la tipologia della
nostra carità; sottolineano i segreti della nostra speranza.
Le Costituzioni centrano l ’attenzione del professo sui contenuti
della vita consacrata salesiana, ossia sul come ognuno di noi e tutti in­
sieme partecipiamo al grande mistero del Corpo di Cristo che è la
Chiesa.
Si tratta, cari confratelli, di una realtà fondante e dinamica, che
non solo è anteriore alle scelte congiunturali e alla nostra professiona­
lità, ma che le qualifica e le incrementa, le discerne e le giudica. Il li­
bretto della Regola di vita non è una «pubblicazione scientifica»
(anche se è stato aperto ai suoi validi apporti), è qualcosa di superio­
re, di più vitale e importante, ed è sempre previo, in ognuno dei nostri
cuori, alle indispensabili e benefiche specializzazioni e alle auspicabili
iniziative e ricerche scientifiche.
Ci si presenta come la «carta d’identità» di ogni confratello e di
ogni comunità salesiana; ci si contempla in esso come in uno specchio
e ci si sente invitati a confrontarsi spesso con i suoi contenuti: è, di
fatto e in forma autentica, la Regola di vita dei Salesiani di don Bosco.
Non intendo affermare con questo che si tratti di un «testo perfet­
to» nei suoi svariati aspetti. Sappiamo bene che è frutto di sforzo
umano, protratto per un ventennio, con il concorso di mentalità cul­
ture ed esperienze differenti, elaborato comunitariamente. Non può
avere la rifinitura dell’arte, ma porta con sé il collaudo di un’esperien­
za vissuta mondialmente in sintonia con il genio spirituale di don
Bosco.
E un testo esaminato ed approvato dalla Sede Apostolica (... quan­

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9. Conversazione con i Salesiani della Visitatoria dell’UVS 123
ta importanza diede il nostro Fondatore a questo aspetto ecclesiale!).
E un progetto di sequela che abbiamo scelto tutti, uno per uno, per­
sonalmente e in piena libertà, in un atto di sincero amore a Cristo il
Signore.
1.2. E ora veniamo a voi. Le comunità delTUPS sono in qualche
modo «poste sul candelabro» in Congregazione. Non è che vi si pro­
ponga come tali; ma di fatto risulta così.
E una realtà, una responsabilità dalla quale non potete sfuggire per
rifugiarvi nell’anonimato. Io vi invito a far un esame di coscienza e a
migliorare. Non vengo a dirvi che non vivete secondo lo spirito sale­
siano. Anzi, io sono ammirato, in genere, della vostra testimonianza.
Ho parlato con coloro che disimpegnano il servizio di animazione in
casa; mi rallegro con voi e vi ringrazio. Non vi parlo perciò dal punto
di vista di una preoccupazione di disciplina e di osservanza, che sono
pure dei beni indispensabili.
Vengo piuttosto con un affanno di spiritualità, per parlarvi di una
crescita di coscienza salesiana, come un’esigenza dell’ora. Un discorso
del genere lo farei in qualunque nostra comunità del mondo, adattan­
domi, si capisce, alla missione di ognuna. E qui mi adatto alla vostra
che è atipica e di particolare importanza.
Urge aumentare la chiarezza dello spirito salesiano nell’orienta­
mento della vostra missione. Un compito universitario, che interessa
enormemente tutta la Congregazione. Dovete essere molto genuini e
generosi nell’affrontare le esigenze della nuova «Regola di vita». Non
potete cedere alla tentazione di razionalizzare un certo modo di vivere
alieno al nostro spirito e accompagnato da alcune abituali non-osser-
vanze, scusandovi magari con sofisticati criteri soggettivi.
1.3. Vi invito innanzitutto a confrontarvi con le esigenze della se­
quela di Cristo, nella loro concreta radicalità. Un contatto di coscien­
za, ogni giorno, con Cristo e l ’orientamento pratico della libertà verso
il suo mistero. Non semplicemente come convinzione di fondo, quasi
depositata nel ieri, ma come simbolo costante che si traduce nella te­
stimonianza religiosa attraverso la radicalità dei voti vissuta come
espressione di personalità matura. Nella nostra Congregazione, come
in generale negli Istituti religiosi, la sconcertante crisi della vita consa­
crata degli anni settanta sembra oggi in via di rientro. Però non sono
terminati gli abbandoni. Le uscite di oggi non sono più motivate da

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14.1 Page 131

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124 Interventi di don E. Viganò
visioni di critica culturale, strutturale, e di forti cambiamenti ecclesia­
li. I due voti che sono alla base delle motivazioni attuali delle uscite
sono quelli della castità e della povertà. Purtroppo, a volte, emergono
al riguardo dei fatti di anni anteriori che sono successi proprio mentre
qualcuno dei confratelli in causa era qui. Non intendo giudicare voi;
però si tratta di confratelli che, pur vivendo in questo ambiente, han­
no potuto realizzare esperienze assai negative circa i voti. E possibile,
perché è successo.
Quindi un primo aspetto che sottolineo nel rinnovamento della
vostra riflessione salesiana è quello di essere discepoli di Gesù Cristo
in virile lealtà.
1.4. Un secondo aspetto su cui siete chiamati a confrontarvi è quel­
lo dello spinto di don Bosco; costituisce il clima in cui si muove tutta la
tipologia della nostra vita religiosa.
Una delle caratteristiche di questo patrimonio salesiano è lo spirito
di famiglia, la capacità di convivenza fraterna. Ho imparato dall’espe­
rienza che gli ambienti con maggiori difficoltà al riguardo sono le co­
munità di intellettuali. Ebbene, voi avete la bella opportunità di far
vedere che lo spirito di don Bosco è capace di costruire in una comu­
nità di intellettuali una vera fraternità, dove ci si sa comprendere, per­
donare, aiutare mutuamente, creare un clima di dialogo pur avendo
mentalità, specializzazioni e interessi differenti.
Un’altra caratteristica, vincolata con il nostro spirito di famiglia, è
la relazione personale con il direttore. Non fate del direttore della co­
munità un semplice servitore dell’orario quotidiano che assegna pic­
coli incarichi, risponde al telefono e magari si alza a servire in refetto­
rio (tutto questo è anche bello!). Secondo le Costituzioni il direttore
ha una funzione di animazione, di orientamento comunitario, di col-
legamento, di aiuto e comprensione personali, di conduzione della ca­
sa. Capisco che le vostre comunità hanno una mentalità, in certo sen­
so, atipica in Congregazione con la convivenza di persone altamente
qualificate e capaci di autonomia. Però il ministero del direttore ri­
mane valido e importante anche per voi. Vi invito quindi a migliorare
il vostro tratto con il direttore.
Un’altra caratteristica del nostro spirito è quella della comunità
orante. E vero che la preghiera è innanzitutto e profondamente perso­
nale, che la dimensione contemplativa parte dalla fede come atto della
persona. La persona che non ha iniziative proprie di preghiera certa­

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9. Conversazione con i Salesiani della Visitatoria dell’UPS 125
mente non è capace di collaborare a costruire una comunità orante.
Però la nostra Regola di vita dispone di metterci insieme a con­
templare, a pregare, a ringraziare, a pentirci. Questo è un punto stra­
tegico per il rinnovamento spirituale delle vostre comunità.
Un altro elemento che caratterizza il nostro spirito è il lavoro: lavo­
ro che per voi significa studio, docenza, ricerca, pubblicazioni, serie­
tà, competenza e impegno scientifico come collaborazione al compi­
mento della missione salesiana. Il famoso stemma salesiano «Lavoro e
temperanza» bisogna che voi lo sappiate tradurre nella vostra concre­
ta professionalità, nella volontà di dedizione universitaria, per cui il
confratello, chiamato allo studio in ragione della sua consacrazione
apostolica, eccelle per motivi religiosi di dedizione e di capacità di sa­
crificio.
1.5. Oltre la sequela del Cristo e lo spirito di don Bosco, vi ricordo
un terzo aspetto: l’orientamento salesiano della vostra missione univer­
sitaria.
Il superiore della Visitatoria ha voluto sottolineare, all’inizio, che
nel nuovo «Diritto proprio» della Società di San Francesco di Sales è
presente per la prima volta (all’art. 105 dei Regolamenti) anche l ’UPS.
A me è toccato in parte vivere un po’ tutta l’esperienza del lungo e
travagliato processo di rinnovamento dell’Università (già fin dal Capi­
tolo Generale Speciale, con le famose commissioni). La prima do­
manda che era stata posta era nientemeno che un «An sit». Oggi quel
processo è maturato in un apposito articolo regolamentare di tutta la
Congregazione, in cui si stabiliscono l’importanza dell’Università e la
sua vincolazione con lo stesso Rettor Maggiore. Lo considero un pas­
so decisivo per un futuro adulto della missione salesiana.
Voi siete così chiamati più esplicitamente a far fruttificare questo
riconoscimento statutario e ad arricchire con una speciale espressione
qualitativa, di serietà scientifica, il compito dei Salesiani di don Bosco
nella Chiesa. Ciò comporta, insieme alla giusta e indispensabile auto­
nomia del settore accademico, la specifica caratterizzazione salesiana
dell’Università. Non per nulla il Rettore, i Decani, un gran numero di
Docenti, gli organismi collegiali di conduzione e di coordinamento
sono affidati a persone qualificate che fondano la loro professionalità
sul tronco della professione salesiana.
E a questo proposito mi piace sottolineare un dettato delle Costi­
tuzioni che tocca un tema delicato e decisivo. E l’articolo 125 che ci

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126 Interventi di don E. Viganò
parla del magistero del successore di Pietro. L ’articolo presenta il Pa­
pa come il superiore supremo della nostra Congregazione e come il
maestro autentico che guida e orienta pastoralmente la vita concreta
della Chiesa oggi. Si tratta di un elemento vivo dello spirito di don
Bosco. Il ministero di Pietro, prima ancora di prendere in considera­
zione un determinato documento del Papa, è per noi, nell’ambito spi­
rituale e pastorale della nostra vocazione, un punto a cui guardiamo
con attenzione privilegiata e senso di Chiesa per orientare la messa in
pratica concreta e situata della nostra missione, e quindi, per voi, per
illuminare il vostro impegno universitario.
Ho voluto ricordarvi questo aspetto perché, dal posto di respon­
sabilità dove mi trovo, percepisco, a livello di intellettuali anche reli­
giosi, degli atteggiamenti assai diversi. Mi preme dichiararvi che que­
sta caratteristica salesiana deve orientare la vostra serietà di studio e
di docenza, di iniziative accademiche e di scelte di ricerca. Non lascia­
tevi rimorchiare da certe mode, da mentalità secolarizzate, da critiche
soggettive e parziali, anche se abbondano nell’aria. Capisco che a li­
vello universitario non si può venire qui a trattarvi come dei ragazzi e
ad esortarvi a pensare in un modo o in un altro. Sappiamo bene che
qualunque ministero esercitato da uomini incorre in possibilità di di­
fetti, di interpretazioni molteplici e di critiche anche legittime. Ma qui
non si tratta di questo. Io mi riferisco ai contenuti degli orientamenti
ufficiali del magistero, agli interventi autorevoli in punti delicati posti
sulla frontiera della vita della Chiesa: ossia dell’esercizio formale del
magistero di Pietro, che conferma e guida la fede e la condotta morale
del Popolo di Dio.
E un criterio «costituzionale» che appartiene alla nostra Regola di
vita. E io lo ricordo a voi parlandovi delle nuove Costituzioni da co­
noscere, amare e praticare.
2. «Don Bosco ’88»
Un secondo argomento che ho scelto per questa conversazione è
quello della preparazione del centenario della morte di don Bosco:
«Don Bosco ’88», come si suol dire. Si presenta a noi come un’oppor­
tunità per lanciare molte iniziative. Ne sono già state annunziate pa­
recchie in Congregazione, in particolare e in modo qualificato anche da
voi. Vi esorto a realizzarle con tutta la buona volontà e competenza.

14.4 Page 134

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9. Conversazione con i Salesiani della Visitatoria dell’UPS 127
Siamo convinti che don Bosco è nella storia diciamo pure del­
l ’umanità (lo riconosciamo con sensi di umiltà), un uomo importante;
vale la pena farlo conoscere, soprattutto perché ha una eredità viva.
Ora io ho sentito in ambienti nostri (non tra voi) degli apprezza­
menti strani. Si considera don Bosco come un buon prete, un santo
popolare, senza maggiori meriti di pensiero; non lo si potrebbe para­
gonare con i grandi santi che hanno illuminato la spiritualità della
Chiesa. Persino per ciò che riguarda il nostro spirito, certuni ritengo­
no che il suo apporto è assai inferiore a quello di San Francesco di
Sales, perché in don Bosco non troveremmo gli elementi dottrinali di
una originale «spiritualità salesiana».
Mi risulta assai strano che alcuni, anche tra i nostri, senza aver stu­
diato profondamente l’esperienza carismatica di don Bosco, arrivino a
pensare così. Io vi farò una confidenza. In ragione dell’ufficio che mi
è toccato in sorte cerco e leggo studi di buoni pensatori di fama inter­
nazionale, su temi che interessano il mio ministero: temi di pneumato-
logia (lo Spirito Santo è centralissimo per il divenire del Popolo di
Dio), di ecclesiologia, di vita consacrata, di scuole di spiritualità, di
storia degli Istituti religiosi, ecc. E don Bosco non ve lo trovo. Vorrà
dire che a quel livello i nostri studi non abbondano. Mi sono fatto
questa convinzione: ognuno, soprattutto quando tratta della vita reli­
giosa, non parla di una vita consacrata astratta, ma parte dalla sua
esperienza personale e dalle sue conoscenze, legate evidentemente al­
l ’ordine, alla congregazione, al monastero a cui appartiene. La figura
originale di don Bosco esula un po’ da tanti studi per altro importanti.
Prendiamo un autore conosciuto, per es. il P. Tillard O.P. Nei vari
libri che ha scritto sulla vita religiosa non troverete né una menzione
né l’ottica specifica di don Bosco! Eppure uno dei temi più difficili e
più originali che occorre trattare oggi è quello della spiritualità della
vita apostolica, in cui don Bosco è eccelso testimone e maestro. Io
l ’ho sperimentato nell’assemblea delle superiore religiose che ascolta­
vano con profonda simpatia l’originalità della spiegazione salesiana.
C’è in lui, al riguardo, un vero messaggio di novità. Don Bosco
non l’ha proclamato da una cattedra di speculativo; l’ha fatto con una
testimonianza e una saggezza di esperienza; la sua genialità eccelle
nell’aspetto metodologico, nell’ordine concreto e vissuto di progetta­
zione di una santità pedagogica.
Ecco, assumendo responsabilità di vita in un’ora di grandi cambia­
menti, ci si accorge (e vedo che lo si sente a livello dei superiori gene­

14.5 Page 135

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128 Interventi di don E. Viganò
rali) che questa è una dimensione indispensabile, la cui carenza oggi è
divenuta assillante urgenza. Ormai a livello di principi, di grandi
orientamenti dottrinali, di contenuti di vita consacrata, di aspetti co­
muni alla spiritualità religiosa, tutti più o meno ne possiedono l ’essen­
za. Si costata mancante, invece, la capacità metodologica di tradurre i
principi nella pratica.
Penso che sia questo un problema generale, oggi, nella pastorale;
non mancano i principali contenuti da mettere nei progetti; manca la
metodologia della realizzazione.
Ebbene: don Bosco è un testimone e maestro della genialità, non
nell’ordine «speculativo» e neppure in quello «speculativo-pratico»,
ma in quello «pratico-pratico».
Sono contento che siano arrivate da varie parti proposte per un
«dottorato» di don Bosco nella Chiesa in questo ambito. Aiutate an­
che voi: cercate argomenti, approfondite possibilità! Non è un sugge­
rimento stravagante o sbagliato. Si tratta di una zona di riflessione
metodologica che è cresciuta da don Bosco in qua, anche nelle scien­
ze. Quando è nata la nostra Facoltà di Pedagogia (detta, ora, di Scien­
ze dell’Educazione), non l ’hanno forse messa con la Filosofia, poiché
faceva difficoltà la sua specifica autonomia? Oggi queste discipline si
sono sviluppate e hanno ottenuto un loro profilo epistemologico.
Don Bosco è stato portatore di un carisma legato alla metodologia
pedagogico-pastorale della vitalità della Chiesa. Dopo tanti secoli di
storia del cristianesimo, quando ancor oggi ci sono dei pensatori che
discutono se può essere proclamato santo-confessore un ragazzo
quindicenne, lui è stato capace di realizzarlo di fatto. Si potrebbero
trovare, quindi, anche degli argomenti a favore di un suo «dottorato»
in questo campo.
L ’88 muoverà la Famiglia Salesiana con tante iniziative: vedremo
delle bande, dei pellegrinaggi, dei tornei, delle opere nuove, ecc.: tut­
te iniziative belle e congeniali alla nostra vocazione. Però dove ci ri­
volgeremo per far conoscere don Bosco in profondità? Per farlo
emergere nella storia della cultura e della società, nell’originalità del
suo carisma come apporto alla Chiesa? Chi saprà scrivere con serietà
storica e teologica su don Bosco «fondatore»? Noi responsabili della
vita salesiana, che dobbiamo trattare continuamente questi temi, non
troviamo tanto facilmente degli esperti che ci aiutino.
Ho letto nelle settimane scorse due libri di aggiornata e seria visio­
ne sintetica su Sant’Ignazio di Loyola «maestro e padre», e sulle vicis-

14.6 Page 136

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Il Gran Cancelliere
partecipa al 1° Congresso
internazionale di studi
su san Giovanni Bosco
(16-20 gennaio 1989),
promosso dall’UPS per il
Centenario della morte
di don Bosco, durante il
quale conferisce il
Dottorato Honoris
Causa in Scienze
dell’Educazione al Card.
Carlo Maria Martini,
Arcivescovo di Milano.

14.7 Page 137

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25 gennaio 1989: solenne
liturgia a conclusione del
“don Bosco ’88” all’UPS
e benedizione della
prima pietra
dell’erigenda “Biblioteca
don Bosco”.
8 dicembre: il Gran
Cancelliere presiede
l ’inaugurazione ufficiale
del nuovo Istituto di
Scienze della
Comunicazione sociale
(ISCOS).
Foto in alto:
a conclusione di una
liturgia all’aperto.

14.8 Page 138

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9. Conversazione con i Salesiani della Visitatoria dell’UPS 129
situdini storiche della «Compagnia di Gesù». E mi sono chiesto: e i
nostri studiosi? Certo non abbiamo i secoli di esistenza e le avventure
ecclesiali della Compagnia; però uno si sente alquanto impoverito dal
fatto che, dopo più di cento anni di generosa testimonianza vissuta,
scarseggino tra noi gli studi scientifici, storici, teologici, pedagogici.
Permettetemi di stimolarvi a guardare «Don Bosco ’88» come un invi­
to e una sfida; non per fare qualcosa che finisce all’88, ma per destarvi
a un nuovo impegno. Dovete lanciarvi a fare di più, evitando eviden­
temente sia l’estremo di mettere don Bosco dappertutto con afferma­
zioni superficialmente entusiastiche (è un campanilismo che ormai
non piace più), sia il genericismo di approfondire temi di pastorale, di
spiritualità, di pedagogia, ecc., in cui non si prende in conto l ’apporto
del nostro Padre e Fondatore. Noi siamo portatori di un’originalità
nella pastorale e vita della Chiesa. La si percepisce perfino nella strut­
tura delle Facoltà dell’UPS. Nella elaborazione dei nuovi statuti si è
voluto (appunto perché questa è la caratterizzazione originale della
nostra Università) dare la dovuta importanza, anche nell’ordine del­
l’elencazione delle Facoltà, a quella delle Scienze dell’Educazione. La
Congregazione dell’Educazione Cattolica ha acconsentito senza mag­
giori difficoltà. Nessun’altra università ecclesiastica segue questo no­
stro speciale ordine. Può sembrare un dato secondario, ma è significa­
tivo e sintomatico.
E, insieme alla priorità della Teologia e della Pedagogia, si è voluto
dare rilievo alla loro mutua complementarità istituendo, come carat­
terizzazione al vertice dell’UPS, la struttura dipartimentale di Pasto­
rale giovanile e catechetica, verso cui dovrebbero convergere con i lo­
ro apporti le Facoltà. Dunque: ciò che intendevo dirvi è che l’88 deve
divenire per voi uno stimolo per approfondire la nostra originalità
salesiana crescendo anche nella serietà e fecondità universitaria.
Nel Consiglio Generale esiste una fraterna volontà di appoggiarvi.
Capiamo che i vostri studi di ricerca non saranno sempre fonte di
guadagni. Non importa; fateli bene, e vi aiuteremo.
Abbiamo anche accettato con gusto i primi suggerimenti per una
più degna Biblioteca delTUniversità. Studiatene le modalità migliori.
Comporterà un sacrificio non piccolo dal punto di vista economico;
ma se una simile iniziativa serve a far progredire la conoscenza e la
missione della vocazione salesiana, ormai significativa nella Chiesa,
cercheremo i mezzi, confidando nel Signore. Intanto hanno già inco­
minciato i Buddisti dal Giappone ad aiutarvi !

14.9 Page 139

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130 Interventi di don E. Viganò
3. La vita accademica dell’UPS (revisione degli Statuti e degli Ordi­
namenti)
Infine, alcune riflessioni per voi qui all’UPS.
A me è toccato, come dicevo, essere testimone-partecipe di tante
vicende del processo di trasformazione di questi ultimi anni, che ha
fruttato un evidente progresso. Quando mi raccolgo nella memoria di
ieri e paragono la mia prima venuta all’UPS (portando pareri e sugge­
rimenti di riforma con la formazione di commissioni e con i successivi
sforzi di dialogo) e la confronto con l’attuale situazione, dico che si è
camminato molto. Si è ricuperata in gran parte, anche se non del tut­
to, la fiducia e l’apprezzamento della Congregazione verso l’UPS. Ho
detto «non del tutto», perché purtroppo i giudizi formulati e divulgati
una volta cambiano difficilmente. D’altra parte certi apprezzamenti
procedono di più da alcuni vostri allievi che dalla realtà oggettiva. Vi
conviene tener presente questo dato. Dopo il decentramento del CGS,
sono sorte in Congregazione anche delle sensibilità di tipo sociocultu­
rale delicate. Possono essere sostanzialmente positive, ma si esprimo­
no a volte con provincialismi, nazionalismi e regionalismi poco aperti
a servizi universali dal centro. Ve lo dico perché anch’io osservo con
preoccupazione le conseguenze di tale mentalità. Considero impossi­
bile tornare a un qualche centralismo, ma penso anche che è assai pe­
ricoloso perdere la capacità di una interrelazione culturale con un se­
rio e comune impegno di missione salesiana che sia di respiro univer­
sale e di robusta e pensata consistenza.
3.1. C’è, dunque, l’esigenza di una politica universitaria circa il si­
gnificato, il servizio e lo sviluppo concreto dell’UPS.
Chi dovrà guidare questa politica? Gli Statuti, nel titolo secondo
della l a Parte, ce ne indicano i principali responsabili.
Per quanto si riferisce alla svolta fatta in questi anni, e che è nostra
volontà perfezionare, si è giunti, dopo intenso lavoro, a un progetto di
massima espresso ufficialmente nella importante lettera del Gran
Cancelliere datata 24 settembre 1979 e nell’approvazione dello Statu­
to dell’allora Delegazione Opera PAS. Siete stati invitati ad aggior­
narne i contenuti progredendo sulla stessa linea.
E indispensabile assicurare in forma concreta e chiara l’armonia tra
animazione della Congregazione e attività scientifica e accademica:
guardate che è un tema vitale questo che vi sto indicando. In ciò dob­

14.10 Page 140

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9. Conversazione con i Salesiani della Visitatoria dell’UPS 131
biamo collaborare ed aiutarci mutuamente, più che con le parole con
i fatti; il punto a cui siamo arrivati è un progresso che costituisce un
bene inestimabile per la Congregazione. La Chiesa non rinuncia alle
sue università nonostante sorgano gravi difficoltà di tipo ideologico, o
economico, o di personale.
D’altra parte anche la Congregazione, e in particolare noi del Con­
siglio Generale, abbiamo bisogno dell’aiuto della vostra competenza.
Occorrerà curare insieme una «pedagogia di dialogo» per migliorare
il lavoro delTUniversità e la sua immagine nelle Ispettorie.
La fiducia della Congregazione non si ottiene con decreti o scri­
vendo circolari, ma con un concreto rinnovamento. Voi avete portato
avanti delle iniziative buone al riguardo; però è bene aver coscienza
che non tutto è fatto.
Urge una più opportuna politica globale delTUniversità. La base di
tale politica è codificata negli Statuti e negli Ordinamenti del 1982.
Vi si assegna una funzione importante al Gran Cancelliere, che è il
Rettor Maggiore della Società di S. Francesco di Sales, e che coinvol­
ge quindi, in qualche modo, il suo Consiglio Generale e perciò la
Congregazione.
Al di sopra c’è la Sede Apostolica attraverso la Congregazione del-
l’Educazione Cattolica, che ha indicato nella Costituzione «Sapientia
Christiana» una politica di fondo per il rinnovamento delle università
ecclesiastiche. Noi, seguendo tali indicazioni, abbiamo tracciato la li­
nea a seguire nella già citata lettera del settembre 1979.
Dopo tre anni di sperimentazione siete chiamati a rivedere e a per­
fezionare gli Statuti e gli Ordinamenti. Si è ottenuto già di prolungare
di un anno il tempo a disposizione: avete dunque l ’importante compi­
to e la possibilità di perfezionarli.
3.2. Un aspetto da privilegiare è quello della relazione tra Universi­
tà e Visitatoria.
Non è secondario. E stato probabilmente il problema più difficile
nel recente passato, che però si è potuto risolvere in una forma che
sembra risultare oggi abbastanza positiva. La Visitatoria è concepita
in funzione dell’Università, e l ’Università stessa è considerata una
espressione speciale della missione salesiana sorretta dalla responsa­
bilità della Congregazione.
Sono di per sé due poli di differente natura, quindi in qualche
modo sempre in tensione tra loro; entrambi sono vivi e conglobanti.

15 Pages 141-150

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15.1 Page 141

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132 Interventi di don E. Viganò
La tensione è un bene, offre stimoli di fecondità, di mutuo controllo e
di mutuo perfezionamento. L ’oggetto da curare è che la tensione non
diventi conflitto. Far degenerare le tensioni in conflittualità è cosa da
ragazzi o da mentalità unilaterali e schizoidi, improprie di persone
mature che sanno riflettere sulla sintesi vitale della complessità del
reale. La tensione deve piuttosto tradursi in dialogo, in mutua ricerca
sincera. Il polo dell’Università fa sentire di più i problemi dell’acca­
demia, il polo della Visitatoria cura più specificamente gli aspetti della
vita religiosa salesiana. Voi siete simultaneamente salesiani e universi­
tari: si dovrà pur trovare la maniera di vivere armonicamente questa
complessa unità.
Nella strutturazione raggiunta si è voluto arrivare non a una sola
persona di vertice che riunisca in sé i due poli (c’è stato anche questo
esperimento, ma con gravi difficoltà), ma a un Consiglio di Visitato­
ria, atipico in Congregazione, dove sono rappresentate le esigenze dei
due poli da far crescere in mutua convergenza attraverso un dialogo
costruttivo. Permane di fatto una qualche tensione; però è assegnato
alla vostra saggezza il compito di farla diventare feconda senza dege­
nerare in conflitto pernicioso. I dissidi sono nocivi e le proclamazioni
di indipendenza sono ingiustificabili in persone che, in definitiva, par­
tono insieme da un’unica occasione e missione identica per tutti.
Permettetemi di confidarvi una mia impressione: a volte mi è parso
di notare una certa suscettibilità, alquanto esagerata (almeno ultima­
mente), da parte del polo accademico; ciò proviene, a mio avviso, da
una facile dimenticanza dell’unità vocazionale di base che deve ani­
mare sinceramente tutti. Se si facesse strada un indebolimento del
senso religioso, una dimenticanza anche momentanea della profonda
appartenenza salesiana, diverrebbe spontaneo sopravvalutare le esi­
genze di autonomia accademica portandole a espressioni di indipen­
denza. Una giusta autonomia è assolutamente indispensabile ma è re­
lativa: relativa alla Chiesa e relativa alla Congregazione.
A me pare che dei bravi confratelli come siete voi, anche se situati
su poli differenti, possano superare le tensioni e le difficoltà in un
dialogo di convergenza salesiana.
Tanto più che, per certi casi delicati, c’è la possibilità di un ricorso
superiore; infatti il Gran Cancelliere-Rettor Maggiore ha un Consi­
gliere-delegato che si dedica (con tanto tempo e bontà fraterna) ad
apportare un criterio di armonia, quando ce ne sia bisogno.
In conclusione direi che dal punto di vista del rapporto Università-

15.2 Page 142

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9. Conversazione con i Salesiani della Visitatoria dell’UPS 133
Visitatoria, le cose sono andate migliorando, anche se rimane conti­
nuo il bisogno di curare con oculatezza la capacità di dialogo, senza
rifugiarsi mai in ipersensibilità dualiste.
3.3. Nell’ambito proprio delTUniversità come tale, mi sono chiesto
se lo spirito, le finalità, gli obiettivi della lettera del ’79 sono stati ve­
ramente raggiunti. Quando si guarda all’insieme delle cose bisogna ri­
conoscere che si è fatto un buon cammino.
Permangono dei difetti; però non saprei precisare tra essi quali
siano di strutture e quali di persone o di mentalità. I difetti di mentali­
tà propri delle persone non si correggono con gli Statuti e gli Ordi­
namenti, ma con il dialogo e una più chiara politica dei responsabili. I
difetti delle strutture, invece, avete ora la possibilità di correggerli (al­
meno in parte) rivedendo gli Statuti e gli Ordinamenti.
L ’obiettivo globale della politica proposta nella lettera del ’79 era
quello di riuscire a costruire ¡’Università «come un tutto»; c’era, infat­
ti, il difetto dei compartimenti-stagno, l ’eccesso di settorialismo, un
concetto statico di Facoltà, non solamente impegnata in un suo lavoro
specifico (come richiede la natura della sua ottica scientifica), ma con
un senso indipendente dall’insieme, come una realtà chiusa a se stan­
te, preoccupata di assicurare il proprio funzionamento senza interfe­
renze.
Del cammino se n’è fatto, ma mi sembra che esistono ancora degli
interessi di parte, oltre anche a gelosie, che impediscono un operare
più costruttivo, più dialogico, più sereno. Dovrebbe crescere di più in
ogni persona, in ogni Facoltà, il senso del bene comune di tutta
l’Università, le possibilità di interdisciplinarità e di collaborazione in­
terfacoltà. Ma mi sono detto: questo i professori lo sanno già; quale
strumento pratico può muoverli verso una maggiore convergenza?
Ecco il punto. Ci sono degli strumenti?
Fio riletto gli Statuti. Oltre alla funzione del Gran Cancelliere, di
cui ho già detto qualcosa, la figura del Rettore è evidentemente al ser­
vizio delTUniversità. Al suo fianco si è messo un nuovo organismo, il
Consiglio dei Decani, appunto per accompagnarlo in questa alta e ur­
gente funzione. Ebbene: come funziona questo Consiglio? può davve­
ro influire sulla convergenza? ha sincera coscienza di questo suo com­
pito? Me lo chiedo perché anche un Consiglio di Università, compo­
sto dai rappresentanti delle cinque Facoltà, può divenire in pratica
uno strumento di difesa della staticità. Se, nel Consiglio dei decani,

15.3 Page 143

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134 Interventi di don E. Viganò
ognuno di loro cercasse semplicemente di difendere gli «interessi»
della propria Facoltà, il Rettore invece di avere un aiuto troverebbe
un ostacolo in più. L’organismo del Consiglio dei Decani è stato pen­
sato per far funzionare il «bene comune» e le iniziative di convergenza.
Ho riletto anche la Costituzione «Sapientia Christiana». Trattando
delle autorità accademiche essa distingue quelle «personali» e quelle
«collegiali» (art. 15); e chiede che gli Statuti stabiliscano il modo con
cui i due tipi di autorità debbano collaborare tra loro; pur proclaman­
do il principio di collegialità (soprattutto nelle questioni più impor­
tanti), la costituzione dichiara esplicitamente: «le autorità personali
godano di quel potere che effettivamente conviene al loro ufficio»;
«ciò vale anzitutto per il Rettore, il quale ha il compito di dirigere
l ’intera Università e di promuoverne nei modi convenienti l’unicità, la
collaborazione, il progresso» (art. 19). Nell’articolo 20, poi, si insiste
affinché le Facoltà provvedano a stabilire negli Statuti la maniera pra­
tica di «coordinare opportunamente il loro governo con quello del­
l’intera Università, in modo da promuovere convenientemente il bene
sia delle singole Facoltà che delTUniversità, e di favorire la collabora­
zione di tutte le Facoltà tra loro».
Ecco: si può affermare oggi che tutto questo funziona bene al-
l’UPS? Lascio aperta questa delicata interrogazione. Da parte mia vi
direi, confidandomi familiarmente, che a volte ho l’impressione che
qui si è fabbricato un macchinone con molti freni e con poco motore !
3.4. Un’espressione concreta delTUniversità «come un tutto» con­
vergente in un’unità viva è Tinterdisciplinarità e la dipartimentalità.
Era questo un criterio di base per il progresso e il rinnovamento
espresso nella lettera del ’79 e recepito poi negli Statuti. Si è fatto un
gran passo creando la Struttura Dipartimentale di PGC; ringrazio
coloro che l’hanno progettata e che la portano avanti e desiderano
perfezionarla. A mio avviso è un progresso che probabilmente convie­
ne estendere analogicamente anche a qualche altra proposta.
Questo è stato certamente un passo positivo, stimolante, carico di
futuro. Mi sembra che in alcuni trovi ancora resistenza per una certa
mentalità di difesa del passato, rinchiusa nei criteri personali e nella
propria Facoltà, pensata magari come una mini-università: la politica
buona per essi sarebbe, così, il proprio parere e non il risultato di un
lungo lavoro di dialogo e di progettazione.
E pacifico che l’ottica specifica della ricerca e dell’analisi e appro­

15.4 Page 144

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9. Conversazione con i Salesiani della Visitatoria dell’UPS 135
fondimento dell’oggetto da studiare appartiene alla peculiare compe­
tenza di ogni Facoltà. Però la complessità del reale esige interscambio
e complementarità. La missione salesiana tende a illuminare e orienta­
re una pastorale, che comporta convergenza di tanti aspetti differenti
uniti vitalmente nella realtà. E allora bisogna cercare il modo di far
dialogare e collaborare le diverse scienze tra loro per arrivare a rende­
re possibile una visione di sapienza, dove si propongono, si confron­
tano e si armonizzano gli apporti delle differenti specializzazioni, su­
perando così il pericolo delle «scienze del frammento».
Insinuavo or ora la possibilità di qualche altra proposta del genere.
Mi preme assicurarvi che le proposte che vi si fanno non sono imposi­
zioni. Sono inizialmente dei suggerimenti non arbitrari per arrivare, se
è possibile, a delle proposte formali in un secondo momento. Tali
suggerimenti nascono da richieste della vita; entrano quindi nell’am­
bito della politica di un’Università come la nostra.
Vedete: ognuno di noi ha delle competenze e delle sensibilità dif­
ferenti. La competenza di chi è al servizio dell’animazione e del gover­
no della Congregazione è più legata alla realtà della missione salesia­
na, ha più contatto con la vita vissuta, con la prassi, con le esigenze
dell’attualità. I cultori della scienza nell’Università, invece, hanno
un’altra competenza assai peculiare e delicata. La politica dell’UPS
dovrebbe saper armonizzar entrambe (che per natura non si oppon­
gono) ai fini della nostra comune missione. Su questo punto penso
che si può e si deve progredire ancora.
3.5. Vorrei aggiungere un appello alla coscienza di ognuno di voi.
Rimane nella debolezza umana di ciascuno la sottile tentazione
dell’individualismo-, l ’inclinazione alla ricerca di un successo persona­
le, dando più importanza a una certa autorealizzazione di sé che non
alla crescita della Chiesa e della Congregazione, al rinnovamento del-
l’Università, al perfezionamento e alle iniziative della propria Facoltà.
Se mi permettete di essere un po’ malizioso, direi che ci si può an­
che nascondere dietro il paravento del «bisogna studiare»: può essere
un abile camuffamento del comodismo, che permetta di fabbricare un
posticino tranquillo a favore della piccola gloria personale o di una
inamovibilità considerata scontata.
Un simile atteggiamento sarebbe proprio da «imboscato», e non
da «combattente». Tanti altri confratelli in trincea lottano e lavorano
con sacrificio, come del resto qui tra voi.

15.5 Page 145

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136 Interventi di don E. Viganò
Urge eliminare il tarlo dell’individualismo. Questo pericoloso di­
fetto rode una delle nostre caratteristiche fondamentali: vivere, pro­
gettare e lavorare insieme (cfr. Cost. 49) !
In Congregazione ci si sta concentrando da anni sul progetto co­
munitario della nostra attività apostolica. Per voi il progetto apostoli­
co comunitario è l ’impegno universitario; se l’individualismo si anni­
dasse nella vostra vita, introdurreste il peggior nemico in casa.
Non intendo applicare alla maggioranza di voi le parole or ora det­
te. Ho voluto alludere all’individualismo perché in un ambiente come
il vostro non mancano delle condizioni che lo possono favorire; voi
stessi sapete meglio di me che qui è possibile rifugiarsi nella propria
nicchia, eclissarsi e truccarsi per non collaborare al rinnovamento sia
dell’Università che della rispettiva Facoltà.
3.6. Infine, vi ricordo un argomento a cui ho già accennato altre
volte, ma che conviene sottolineare ancora perché è di fondamentale
importanza: il tema della professionalità. Tocca ognuno personalmen­
te, senza per questo identificarsi con l ’individualismo.
Chi vi giudica dal di fuori, nella Chiesa e nella società, vi stima o
meno appunto per la competenza scientifica. Mi rallegro di aver
ascoltato degli apprezzamenti e delle lodi su più di uno di voi: congra­
tulazioni ai benemeriti!
La professionalità è per ognuno un dovere di base. Il mandato che
avete ricevuto di venire qui include l’impegno di crescita nella profes­
sionalità. Se non fate funzionare la professionalità, togliete la base
stessa delTUniversità. Essa comporta una dedizione paziente, diutur­
na, costante, estenuante, difficile ai compiti universitari. Lo so: può
togliere perfino la salute!
Una delle condizioni della vostra professionalità è, in derivazione
dal vostro stesso mandato, dedicarvi all’Università a tempo pieno. Di­
co «tempo pieno» nel duplice aspetto di: tempo pieno reale e tempo
pieno psicologico o affettivo.
Il «tempo pieno reale» significa le ore del giorno e della settimana.
La Congregazione dell’Educazione Cattolica richiede, per esempio, ai
professori stabili delle Università ecclesiastiche un impegno di docen­
za di varie ore settimanali. C’è, poi, il dovere di scrivere, di pubblica­
re, di fare recensioni, ecc. Appartiene alla professionalità di ciascuno.
Ognuno dovrebbe fare un esame di coscienza su quante sono le ore
«reali» che dedica all’esecuzione del mandato universitario ricevuto.

15.6 Page 146

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9. Conversazione con i Salesiani della Visitatoria dell’UPS 137
Il contare le ore può risultare anche un po’ soggettivo; lo lascio ugual­
mente alla vostra coscienza, che non deve ingannare se stessa.
Il «tempo pieno psicologico o affettivo» comporta amare il vostro
impegno, pensare alle sue esigenze, dedicarsi come un consacrato e
non come un funzionario salariato. Non vi esorto a divenire dei fana­
tici, a perdere la salute, a non avere igiene mentale né polivalenza
apostolica. Però vi rammento che l’amore alla ricerca, la curiosità in­
tellettuale, il non essere mai soddisfatti di se stessi, il non credere che
si è già arrivati, l’avere coscienza che la scienza cammina, anzi corre
continuamente, ecc., è una concreta espressione di «tempo pieno» su
cui vi invito a esaminarvi.
4. Speranza
Concludo con un pensiero positivo di speranza.
Avete ascoltato delle parole di stimolo, di critica, di prevenzione
contro difetti; non intendevo intrattenervi con parole innocue e inuti­
li; ho riflettuto su ciò che dovevo dirvi con la preoccupazione di mi­
gliorare le cose.
La Congregazione vi guarda e aspetta molto da voi. Io direi di più:
la Congregazione ha bisogno di voi, ha bisogno dell’Università. Coloro
che nel nostro non piccolo mondo non si accorgono di averne biso­
gno non hanno percepito le esigenze delle trasformazioni culturali in
cui siamo sommersi e le insistenti interpellanze per rinnovare la pasto­
rale e una efficace modalità di approccio alla gioventù. In un’ora di
trasformazione culturale ed ecclesiale sono assolutamente indispensa­
bili le ricerche scientifiche e le proposte di saggezza. Noi crediamo
che ce ne date e ce ne potete e dovete dare di più.
A volte tra i Superiori Generali si sente il bisogno di collaborazio­
ne e di illuminazione da parte di competenti. Ci riuniamo due volte
all’anno a Villa Cavalletti per temi di viva attualità, e andiamo in cerca
di specialisti a livello mondiale (e vi debbo dire con piacere che ne
troviamo anche qui!). L ’ultimo argomento trattato fu quello dell’in-
culturazione. Mi sono compiaciuto assai all’ascoltare dal P. Marcello
Acevedo S.J. (lo specialista invitato: professore all’Università di Rio
de Janeiro, di Washington e della Gregoriana) presentare, come mi­
glior bibliografia sul tema, quella preparata da uno di voi qui nella Fa­
coltà di Teologia (cfr. «Inculturazione e Formazione salesiana» - Ro­
ma 1984).

15.7 Page 147

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138 Interventi di don E. Viganò
Ebbene: i Superiori degli Istituti, come anche il nostro Consiglio
Generale, sentono la necessità della collaborazione di persone dedite
alla scienza, alla ricerca, all’illuminazione di saggezza, alle visioni di
sintesi. Non «robetta» superficiale, non la pseudonovità dell’ultima
ora che si sta muovendo sulla cresta dell’onda. Essendo responsabili
di realtà vive che impegnano in profondità, essi cercano la verità non
la moda, l ’attualità non la ripetizione, la sincerità di fede non la sem­
plice metodologia scientifica, la competenza nelle scienze dell’uomo e
non il disprezzo dei progressi dell’intelligenza.
Voi siete dunque, in qualche maniera, indispensabili; non indivi­
dualmente, ma come struttura comunitaria di studio e di riflessione,
perché, dal di dentro della Congregazione, potete illuminare tante
esigenze della missione salesiana al servizio della gioventù e del po­
polo. Avete spazio e libertà di azione; vi è assegnato un compito pre­
ciso; ve lo si è dato con fiducia; lo avete ricevuto come un mandato di
obbedienza (ossia come espressione massima della preoccupazione
che c’è in Congregazione per il funzionamento della sua missione).
Che aggiungere ancora? Siete dei bravi confratelli, i più specializ­
zati tra noi nell’impegno salesiano universitario; esercitate dunque la
vostra vocazione salesiana per un ulteriore miglioramento dell’UPS.
Vivete un momento provvidenziale: ho cercato di presentare, nella
mia conversazione, tre grandi stimoli e inviti d’impegno:
1. il testo rinnovato della nostra Regola di vita;
2. la preparazione del Centenario della morte di S. Giovanni Bosco;
3. la revisione degli Statuti e Ordinamenti dell’Università.
Questo triplice invito sia accolto da tutti con sincera volontà di
collaborazione.
Sapete che, facendolo, potete davvero diventare santi? L’UPS è
anche casa di santità. Ne avete un esempio recente in don Quadrio.
Faceva il vostro mestiere, ha vissuto la vostra stessa vita, si è dedicato
alla scienza, ha portato l’intelligenza alla pienezza dell’amore. Per que­
sto desideriamo anche portare avanti la sua causa di beatificazione.
Ma ricordiamo soprattutto alcuni grandi santi della Chiesa. Per me
il più esemplare in questo campo è San Tommaso d’Aquino. Non ha
accettato di essere arcivescovo di Napoli perché si sentiva chiamato a
una missione di studio. E, per eccellenza, «il Santo dell’intelligenza»!
Ha esercitato con acutezza e instancabilità la sua privilegiata intelli­
genza alla luce della Fede e al fuoco della carità. Appare davvero una

15.8 Page 148

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9. Conversazione con i Salesiani della Visitatoria dell’UPS 139
specie di fenomeno la testimonianza della sua vita, se considerata da
questa ottica.
Meditate spesso sulla santità dell’intelligenza: è un compito privi­
legiato per voi. La santità sta sempre nell’amore: in questo caso in una
carità che anima e stimola quotidianamente l’intelligenza al servizio
della fede. Cercate di imitare don Quadrio, ispirandovi ai grandi santi
dell’intelligenza.
Mentre vi porgo gli auguri pasquali, esprimo il ringraziamento del­
la Congregazione per tutto ciò che avete fatto e state facendo. Insieme
con voi prego il Signore perché ci aiuti a superare i difetti e le carenze
che ancora esistono all’UPS.

15.9 Page 149

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15.10 Page 150

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10. IN OCCASIONE DELLA PROMULGAZIONE
DEGLI STATUTI DELL’UPS
(23 dicembre 1986)
Passato il periodo sperimentale previsto, la Comunità universitaria
rivede i propri Statuti e la Congregazione per ¡’Educazione Cattolica li
ratifica in data 21 novembre 1986. Don E. Viganò, in prossimità del S.
Natale•, viene a congratularsi con i Salesiani dell’UPS per il buon lavoro
fatto e a rivolgere loro fraterne e impegnative esortazioni. Si tratta del­
l’ultimo intervento, ampio e programmatico, alla comunità dell’UPS.
Sono contento di trovarmi qui con voi per commentare la promul­
gazione degli Statuti: purtroppo mi tocca farlo un po’ in ritardo! Con­
sidero questa mia conversazione particolarmente significativa, anche
se semplice e familiare.
L ’incontro mi offre inoltre la bella opportunità di porgere alla co­
munità della Visitatoria e a ciascuno dei suoi membri i più cordiali
auguri natalizi e di Capodanno.
Mi è grato poi ringraziare tutti delle preghiere per la mia salute.
1. Soddisfazione per la promulgazione avvenuta
L’8 dicembre, solennità delTImmacolata Concezione di Maria Ver­
gine, ho promulgato gli Statuti dell’UPS, redatti a norma della costi­
tuzione apostolica «Sapientia Christiana», già oggetto di una speri­
mentazione quadriennale dopo la prima approvazione della Congre­
gazione per l’Educazione Cattolica del 30 dicembre 1981. Ora sono
stati approvati definitivamente «senza limiti di tempo» dalla medesi­
ma Congregazione il 21 novembre scorso.

16 Pages 151-160

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16.1 Page 151

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142 Interventi di don E. Viganò
I motivi della vostra e mia soddisfazione sono vari: il più immedia­
to a percepirsi è che con questo atto si conchiude, in certo modo, il
lungo periodo della ristrutturazione e del consolidamento della nostra
Università.
All’inizio, dopo la magnanima iniziativa di don Pietro Ricaldone,
c’era un Ateneo Pontificio con le tradizionali Facoltà di Teologia, Di­
ritto canonico e Filosofia; in seno a quest’ultima Facoltà era stato
eretto l’istituto Superiore di Pedagogia, come peculiare espressione
della «caratterizzazione» salesiana. La prima sede fu a Torino, in con­
dizioni ambientali provvisorie.
Oggi contempliamo una realtà universitaria cresciuta, organica,
rinnovata e promettente. Pensiamo con riconoscenza all’aiuto della
Provvidenza e all’intenso e sacrificato lavoro di tanti confratelli, pre­
senti, assenti e defunti.
2. Significato ecclesiale di questa nostra Università
A me è toccato incominciare a interessarmi direttamente di questa
Università nel Capitolo Generale Speciale. Si discusse allora sulla
convenienza o meno della sua stessa esistenza. Oggi è ufficialmente
pacifica la coscienza della sua indiscutibile necessità per la vita e la
missione della nostra Congregazione.
Il 24 maggio 1973 il papa Paolo VI elevava l ’Ateneo a «Pontificia
Studiorum Universitas Salesiana» che, negli Statuti pubblicati nel set­
tembre successivo, appariva ormai compaginata con le cinque Facoltà
che la costituiscono. Negli Statuti ora promulgati risulta significativo
l ’ordine con cui si presentano le Facoltà: Teologia, Scienze dell’Educa­
zione, Filosofia, Diritto canonico, Lettere cristiane e classiche.
Inoltre la presenza caratterizzante del «Dipartimento di Pastorale
giovanile e Catechetica», e l’aggiunta dell’«Istituto Superiore di Scienze
Religiose», un servizio universitario di attualità per l ’estensione, so­
prattutto tra i laici, della riflessione sistematica sulla fede cristiana.
C’è, dunque, da rallegrarsi per i traguardi raggiunti, anche se costi­
tuiscono di fatto una piattaforma di lancio per ulteriori esigenti impe­
gni.
Il fatto che l’UPS sia un’« Università» la impegna in un ambito cul­
turale di alta qualificazione che, nell’autonomia dovuta alla sua stessa
natura, si preoccupa di fare «scienza» e di comunicare «sapienza»

16.2 Page 152

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10. In occasione della promulgazione degli Statuti dell’UPS 143
concentrandosi sull’opera meravigliosa del Creatore: l’uomo, soprat­
tutto giovane, e la sua condizione esistenziale.
Il fatto che l ’UPS sia un’Università « Ecclesiastica» esige in essa la
centralità e la riflessione scientifica sulla fede. Non a caso la prima Fa­
coltà è quella di Teologia come centro illuminatore del tutto; non per­
ché la Teologia eserciti un influsso egemone sulle altre discipline (co­
sa ormai ben chiarita) e neppure perché la Teologia debba disimpe­
gnare una specie di sorveglianza poliziesca dell’ortodossia, ma perché
tutta l’Università è una istituzione viva della Chiesa Cattolica che,
guidata dai Pastori con il loro magistero, è maestra della fede di Cri­
sto nella storia. Penso a una Teologia dialogante con le altre scienze
umane e portatrice aggiornata e scientifica di luce di fede.
Ogni disciplina in qualsiasi Facoltà e ciascuna iniziativa accademi­
ca dovranno sapersi confrontare con i valori della fede, sia nelle attivi­
tà formali sia nell’atteggiamento personale dei singoli docenti e ricer­
catori. Questo atteggiamento non è un freno riduttivo, ma una luce
orientativa che dovrebbe essere considerata sempre e da tutti come il
tesoro centrale della vita dell’UPS: una riflessione teologica significa­
tiva per l ’insieme del sapere umano, e un insieme del sapere umano
significativo per la riflessione teologica!
Il fatto, infine, che l ’UPS sia un’Università «Salesiana» esige uno
stile peculiare e determinate scelte di campo suggeriti dallo spirito e
dalla missione di don Bosco. Il nostro Fondatore vive oggi nella sua
Congregazione che ha rivisitato autenticamente, alla luce del Vaticano
II, le sue origini ed ha ridefinito la sua propria identità nella Chiesa.
L ’Università deve sentirsi coinvolta in questo rinnovamento profondo
di vita: risulterebbe nocivo all’Università sia prescindere - e sarebbe
ignoranza deviante - dai grandi passi fatti dalla Congregazione negli
ultimi tre Capitoli generali, sia portare avanti un tipo di riflessione ac­
cademica che volesse - magari incoscientemente - sostituire o po­
sporre la guida costituzionale della Congregazione.
La salesianità delTUniversità però, cari confratelli, non consiste nel
parlare sempre di don Bosco, delle nostre cose, con una ingenuità un
po’ scioccante, ma nel presentare di fatto, con la ricerca, con la do­
cenza e anche con la convivenza, la originalità di una «Università di
don Bosco per i giovani»! In questo deve consistere la salesianità: non
parlare troppo di noi stessi, ma essere capaci di collegarci, di interpre­
tare e di attualizzare lo spirito e la missione di don Bosco nella Chiesa
e nella Società. Questo pensavo alcune settimane fa a Tokyo mentre

16.3 Page 153

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144 Interventi di don E. Vigano
mi presentavano una fotocopia della Storia ecclesiastica di don Bosco
(4a edizione, 1871) per argomentare (riguardo al suo sogno dell’85) a
favore della città di Meaco piuttosto che di Macao (cfr. MB 17, 646).
Mi impressionò più che altro il titolo dell’opera: «Storia Ecclesiastica
ad uso della gioventù»-, pensai, che coraggio e che fatica nel nostro
Fondatore. Ecco un esempio del vero senso della salesianità.
3. Continua presenza del fine come stimolo d’identità
Gli Statuti indicano con chiarezza il fine dell’Università come un
tutto; e lo applicano poi alle finalità proprie delle singole Facoltà. Il
fine deve emergere sempre al di sopra di preoccupazioni contingenti e
di difficoltà o tensioni pronte a sorgere per mille diversi motivi. Il fine
occupa il primo posto nell’intenzione - come dice l’antico adagio - , ci
guida, ci interpella, ci giudica.
Penso sia importante riflettere personalmente e approfondire col­
legialmente gli articoli sul «fine» che sono posti all’inizio degli Statuti
generali e degli Statuti particolari di ogni Facoltà.
Guardiamo, ad es., l ’art. 2 degli Statuti generali: esprime bene, in
modo ricco e articolato, il fine dell’UPS nella sua globalità. Vi si affer­
ma che lo «scopo caratterizzante» di questa Università è quello di
«dedicare particolare attenzione allo studio e alla soluzione delle que­
stioni inerenti l’educazione e l ’azione pastorale specialmente tra i gio­
vani e i ceti popolari, secondo lo spirito di San Giovanni Bosco». E
ancora: «formare in modo approfondito gli studenti nei rispettivi
campi e settori scientifici [...], così che sia assicurata e promossa la fe­
dele trasmissione e l’organico sviluppo ed applicazione della dottrina
e della pratica pedagogica ereditata da don Bosco». E infine: «colti­
vare forme di presenza e di partecipazione secondo la propria natura
di Università, particolarmente dove esistono problemi concernenti i
diritti e la formazione dei giovani, soprattutto i più poveri».
Ecco dunque l’orizzonte che ci sta davanti, il fine che ci stimola.
Sono i giovani di tutti i popoli, è la loro condizione esistenziale, desi­
derosa di cultura e assetata di Vangelo.
Ogni Facoltà dovrà approfondire, poi, il suo apporto specifico al
fine comune. Vediamone le indicazioni statutarie:
Facoltà di Teologia-. «Il fine è quello di approfondire e trattare si­
stematicamente il Mistero di Cristo, proposto dalla divina Rivelazione

16.4 Page 154

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10. In occasione della promulgazione degli Statuti dell’UPS 145
e interpretato dalla Tradizione viva della Chiesa, e ricercare, alla sua
luce, le soluzioni dei problemi umani [...] in vista specialmente del­
l’evangelizzazione dei giovani e del popolo e dell’azione nelle missio­
ni» (art. 60 § 2). Inoltre: specializzazione di dogmatica «caratterizzata
da un orientamento pastorale» (art. 77 § 2); specializzazione di spiri­
tualità «caratterizzata da un orientamento pastorale» (art. 77 § 2);
specializzazione di spiritualità «caratterizzata dall’orientamento apo­
stolico» (art. 78 § 2).
Facoltà di Scienze dell’Educazione: «In coerenza con lo spirito e la
tradizione iniziata da San Giovanni Bosco, nel quadro della formazio­
ne integrale dell’uomo, approfondisce in modo particolare i problemi
attinenti l’educazione dei giovani e le esigenze educative delle popola­
zioni meno favorite» (art. 86 § 1); contribuisce, «nelle forme più adat­
te di partecipazione e di diffusione, al potenziamento dell’opera edu­
cativa nella società e nella Chiesa» (art. 86 § 2.3).
Facoltà di Filosofia: «È ordinata al fine di promuovere l’investiga­
zione filosofica [...] in coerenza con la visione cristiana del mondo e
in vista della missione evangelizzatrice della Chiesa» (art. 131 § 1);
«[...] abiliti gli studenti a formulare un giudizio sanamente critico sui
diversi sistemi filosofici e a raggiungere una solida e coerente sintesi
dottrinale sui problemi del mondo dell’uomo e di Dio» (art. 131 § 2);
sia caratterizzata da una «speciale apertura alla problematica religiosa
[...], forte sensibilità umanistico-pedagogica [...] e a dare una risposta
alle esigenze del mondo giovanile» (art. 131 § 3).
Facoltà di Diritto Canonico: «La FDC manifesta una particolare at­
tenzione per tutto ciò che, secondo la propria competenza, interessa il
settore dei giovani, tenendo presente lo spirito, l’insegnamento e la
prassi di San Giovanni Bosco» (art. 154 § 2).
Facoltà di Lettere cristiane e classiche: Promuove la conoscenza del­
le lingue classiche per «lo studio approfondito della Rivelazione cri­
stiana e del patrimonio dottrinale contenuto nelle opere dei Padri del­
la Chiesa e degli scrittori latini medievali» (art. 179 § 1); «la divulga­
zione dei valori della catechesi patristica, come fondamento della
“paideia” cristiana» (art. 179 § 4).
Dopo questa sventagliata assai indicativa, penso sia doveroso sot­
tolineare che gli Statuti determinano un «vertice» dove questo interes­

16.5 Page 155

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146 Interventi di don E. Viganò
se delle singole Facoltà trova la convergenza, l’apporto, la sintesi: ed è
il Dipartimento di PCG che, già nella mia lettera del 24 settembre
1979, è stato voluto come «il punto di convergenza della più alta col­
laborazione delle due Facoltà di Teologia e di Scienze dell’Educazio­
ne, ed interessi e sia stimolo di iniziative per le altre tre Facoltà in
modo da poter divenire il centro caratterizzante l’Università» (n. 5,4).
4. Urgenze della cultura e del carisma
Gli anni del dopo Concilio sono stati segnati nelle Università Ec­
clesiastiche da un fermento di iniziative, da una ricerca di ridefinizio­
ne dei contenuti e delle strutture universitarie. Si potrebbe affermare
che a partire, al più tardi, dalle «Normae Quaedam» del 20 maggio
1968 non si è cessato di formulare ristrutturazioni con nuovi statuti e
ordinamenti, di sperimentarli, di arrivare a nuove formulazioni frutto
di creatività ed esperienza. Penso che questo periodo sarà valutato
come un fatto notevole nella storia della cultura ecclesiale. Alle origi­
narie intuizioni e alla sperimentazione di stili nuovi nella vita universi­
taria è succeduto un ripensamento riequilibratore più maturo che ha
dato luogo primariamente alla Costituzione apostolica «Sapientia
Christiana», e poi, tra noi, agli attuali Statuti.
Per molti anni, qui nella nostra Università, si è stati impegnati e
spesso (per alcuni almeno) assorti in questo lavoro complesso, delica­
to, di severa responsabilità, che a volte ha dato origine anche a difficili
discussioni. Quante estenuanti riunioni che hanno sottratto, per ne­
cessità di cose, non poco spazio allo studio e alla produzione scientifi­
ca. Non è stato, però, tempo perso. Ora che finalmente si è definita la
struttura istituzionale di base è indispensabile porre fiducia in essa,
frutto di tanti impegni, e dedicarsi con tutte le capacità a far fruttifi­
care la missione e competenza scientifica.
Lo esige il progresso continuo delle varie discipline, lo esige l ’acce­
lerazione dei cambi culturali, lo esige il rilancio mondiale del carisma
di don Bosco.
Viaggiando per il mondo e prendendo contatto con tante Chiese
locali e con le nostre Ispettorie si percepisce una problematica di fon­
do assai significativa per il futuro: è di tipo culturale con il bombar­
damento dei segni dei tempi; richiede urgenza di identità nell’incultu-
razione, di unità nella pluriformità, di tradizione creativa nella novità,

16.6 Page 156

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10. In occasione della promulgazione degli Statuti dell’UPS 147
di coraggiosa testimonianza della verità salvifica, di chiara percezione
e di intelligente trasmissione dei valori costitutivi della fede di Cristo
e, per noi, anche del nostro specifico carisma.
Oggi il grande problema della Chiesa e, quindi, anche della Con­
gregazione è quello di saper tradurre la propria superiore «missione»
di salvezza in «pastorali» concrete, adeguate, incisive che facciano del
Popolo di Dio con i suoi carismi un vero fermento del mondo, della
cultura emergente, delle civiltà dei popoli, ossia un attuale e fecondo
«Sacramento di salvezza». La «pastorale», nel suo senso ampio e pro­
fondo di invenzione portata da Cristo nella storia, è al centro della vi­
ta della Chiesa e del rinnovamento salesiano: si parla oggi di «nuova
evangelizzazione», di «nuova spiritualità», di «nuova pedagogia cri­
stiana» !
In Congregazione se non esistesse questa Università bisognerebbe
fondarla; e se non fosse rinnovata, bisognerebbe rifondarla.
Ecco dunque una sfida culturale, ecclesiale e carismatica!
Io prego tanto il Signore, luce dei popoli, e la Madonna, sede della
sapienza, che dia a voi tutti intelligenza, volontà di collaborazione,
senso acuto di fede e genuino entusiasmo salesiano. Urge saper «ag­
gredire» la pregnante ora culturale che viviamo, senza isolarsi in si­
stemi di pensiero chiusi, sviluppati in una tranquillità quasi da imbo­
scati, alieni al rischio del dialogo con le interpellanze di un mondo in
veloce evoluzione.
Gli Statuti vi sospingono verso «nuove frontiere»: i campi del­
l’evangelizzazione dei giovani, l ’elaborazione di una catechesi e spiri­
tualità adatta per loro, un pensiero filosofico che dia risposta ai ridu­
zionismi del secolarismo e dell’ateismo contemporaneo, un impegno
illuminante e fedele all’insegnamento sociale della Chiesa, un’apertura
di competenza pedagogico-pastorale verso la vasta area della comuni­
cazione sociale, l’assillo di elaborare una pedagogia cristianamente
ispirata, caratterizzata dallo spirito di don Bosco, capace di porgere
messaggi validi alla domanda educativa delle nuove generazioni, e at­
ta, in particolare, ad orientare gli educatori soprattutto dei gruppi del­
la Famiglia salesiana.
Anche gli scritti! C’è urgente bisogno di libri e pubblicazioni di
valore nell’ambito dei fini delTUniversità. Don Bosco ha trovato, in
mezzo a un’attività estenuante, il tempo per scrivere (cfr. Opere edite:
37 volumi!) perché riteneva essenziale, per noi salesiani, questa dia­
conia di illuminazione. I suoi libri non sono di livello scientifico, ma il

16.7 Page 157

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148 Interventi di don E. Viganò
suo impegno, il suo sacrificio, il suo studio e l’uso della sua intelligen­
za sono un modello per tutti i nostri livelli. Senza escludere, poi, che
l’aspetto di «pastorale giovanile» dei suoi scritti può essere anche og­
getto di analisi scientifica.
5. Rendere operanti gli Statuti
Gli Statuti calano il fine delTUniversità e le finalità delle singole
Facoltà in strutture organizzative e li traducono in piani di azione e in
modalità operative. Da questa ottica gli Statuti divengono il «punto di
riferimento» necessario per la vita e il progresso della comunità uni­
versitaria.
Sarebbe stato tempo perso l’elaborarli, se adesso non si facesse
uno sforzo serio e costante per renderli operanti: conoscerli bene, far­
ne oggetto di confronto e verifica, assimilarli perché siano costante-
mente presenti come guida pratica dell’impegno accademico sia per­
sonale che collegiale; soprattutto nei primi prossimi anni.
Per voi che avete ricevuto il mandato d’obbedienza di realizzare la
missione salesiana in questa Università, essi entrano di fatto nell’am­
bito della vostra «Regola di vita».
Troverete in essi alcune novità:
- Sono rafforzate le espressioni di unità nell’Università, ad es.:
quello che era il «Consiglio dei decani» viene ora chiamato «Consiglio
di Università» per sottolineare l ’esigenza che quell’organismo, così
qualificato, si dedichi, più che al servizio della somma degli interessi
settoriali delle singole Facoltà (senza escluderli), a quello del «bene
comune» di tutta TUniversità. L’art. 14 afferma che questo Consiglio
«collabora con il Rettore nell’espletamento del suo ufficio [...] svol­
gendo un compito di consulenza, coordinamento e animazione della
Comunità universitaria».
- Si è voluto ammettere, come fanno altre Università, la possibilità
di usufruire di altri «Vicerettori» ai quali poter affidare «compiti spe­
cifici» esigiti dal bene comune delTUniversità (art. 1 §4).
- Si è introdotta la figura del «Docente stabilizzato» come apertu­
ra dell’UPS verso la collaborazione di membri di altri gruppi della
Famiglia salesiana (art. 23, § 2.3).

16.8 Page 158

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10. In occasione della promulgazione degli Statuti dell’UPS 149
6. La Comunicazione sociale
Ma la novità forse più grande è quella di un particolare nuovo im­
pegno per la comunicazione sociale.
Il Rettor Maggiore con il suo Consiglio, nello stimolare ogni Ispet-
toria a concretizzare le celebrazioni centenarie dell’88 con l’inizio di
una qualche nuova presenza significativa della missione di don Bosco,
ha voluto (14 dicembre 1984) dar l’esempio impegnandosi, da parte
sua, a far introdurre nell’UPS una nuova specializzazione che curi la
dimensione pedagogico-pastorale della comunicazione sociale. Era­
vamo convinti, dopo l’autorevole rilancio del CG22, di far cosa gradi­
ta al nostro Fondatore e di arricchire le capacità di servizio pedagogi­
co-pastorale della nostra Università.
A tal fine, lo stesso 8 dicembre scorso, data della promulgazione
degli Statuti, ho scritto un’apposita lettera al Rettore. In essa dicevo:
«Nella recente stesura degli Statuti, la Facoltà di Teologia si è impe­
gnata a collaborare nella preparazione di esperti in Pastorale per la
Comunicazione sociale (art. 60 § 3) e la Facoltà di Scienze dell’Educa­
zione ha programmato un indirizzo di Pedagogia per la Comunicazio­
ne sociale. Tuttavia ritengo che questo problema vada riconsiderato e
approfondito nell’ambito dell’Università fino a giungere a una propo­
sta organica, che consenta di avviare nel 1988 una vera specializzazio­
ne in pedagogia e pastorale per la Comunicazione sociale. Sarà un
omaggio al nostro Padre don Bosco, pioniere e coraggioso realizzato-
re anche in questo campo dell’apostolato cattolico».
Con questo scopo il Rettore nominerà, udito il Consiglio di Uni­
versità, una speciale commissione per studiare le possibili modalità di
attuazione di questa importante iniziativa.
Speriamo in un risultato positivo e tempestivo.
7. Cura dei laici
Gli studenti laici rappresentano una promettente novità nelle Uni­
versità ecclesiastiche. Nella riunione del Santo Padre con i Gran Can­
cellieri il 17 dicembre 1985, si è insistito nell’offrire un servizio ade­
guato per questi studenti: frequenza di corsi teologici (non ci dovreb­
be essere troppa «ignoranza teologica» tra gli allievi delle Università
ecclesiastiche!), istituzione della figura del «cappellano», offerta di
esperienze cristianamente formative extra-accademiche, ecc.

16.9 Page 159

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150 Interventi di don E. Viganò
I nuovi Statuti dispongono un maggior impegno dell’UPS al ri­
guardo. E questo un campo che ha accusato, tra noi, delle carenze e
che abbisogna di un qualche progetto concreto di intervento, non so­
lo per un’applicazione veramente integrale degli Statuti, ma anche in
fedeltà al carisma specifico della nostra Congregazione, in modo spe­
ciale di questa Visitatoria. In un’ora in cui nella Chiesa si approfondi­
sce e si promuove la vocazione e la missione del laico, e in cui la Con­
gregazione sta rilanciando conciliarmente le associazioni dei Coopera­
tori salesiani e degli Exallievi di don Bosco, sarebbe inconcepibile che
l’UPS non fosse sufficientemente e qualificatamente impegnata in
questo urgente compito ecclesiale.
8. Vita e missione della Visitatoria
Ho letto attentamente la relazione che il Superiore della Visitatoria
ha fatto per il vostro Capitolo ispettoriale. Avevo già seguito da vicino
la Visita straordinaria realizzata dal Consigliere Delegato, don Paolo
Natali. Si tratta di prospettive, revisioni e propositi «recenti» che so­
no anche oggetto, almeno in parte, dei vostri attuali lavori capitolari.
Per questo non mi trattengo a lungo.
Devo ringraziarvi per quanto si è fatto di bene e per i migliora­
menti in cammino. Vi ricordo, ad ogni modo, che il mondo salesiano
guarda a voi, pur non dicendolo apertamente. Da qui possono fluire
virtù e difetti in posti strategici della vita delle Ispettorie: «Non potest
civitas abscondi supra montem posita» [Mt 5,14)!
In questa vigilia dell’88 tutta la Congregazione è, come soglio dire,
in una specie di «stato di noviziato». Le attività di formazione perma­
nente sono concentrate dappertutto sulla conoscenza, assimilazione e
pratica della nostra «Regola di vita» rinnovata. Avete già potuto avere
tra le mani l’utile «Commento» alle Costituzioni, redatto in ottempe­
ranza alle disposizioni del CG22.
E necessario che nelle vostre comunità^ religiose si dia vera priorità
all’interiorizzazione della nostra Regola. E un dono assai vantaggioso
per la stessa Università: l’opzione fondamentale della Professione sa­
lesiana è alla radice dei vostri impegni accademici e ne è sorgente di
promozione e di autenticità.
In tal senso mi piace sottolineare un aspetto che considero essen­
ziale per la vostra testimonianza salesiana.

16.10 Page 160

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10. In occasione della promulgazione degli Statuti dell’UPS 131
L’art. 3 delle Costituzioni nel presentare la nostra «consacrazione
apostolica» con i tre elementi inseparabili che la costituiscono - mis­
sione, comunità fraterna e pratica dei consigli evangelici, vissuti in un
unico movimento di carità - afferma esplicitamente che «la missione
dà a tutta la nostra esistenza il suo tono concreto, specifica il compito
che abbiamo nella Chiesa e determina il posto che occupiamo tra le
famiglie religiose» (C 3).
Dunque, da una parte il mandato da voi ricevuto dalla Congrega­
zione di dar vita e fecondità a questa nostra Università deve dare il
tono concreto e specificare il compito dell’intera vostra vita religiosa;
e, dall’altra, i dinamismi religiosi della comunione e dei consigli ren­
deranno autentica e salesiana tutta la vostra attività universitaria. L’in­
debolimento della dimensione comunitaria o il raffreddamento nella
pratica dei consigli evangelici risulterebbe di pericoloso detrimento
per il vostro mandato universitario.
L ’università chiede a voi la cura di una genuina spiritualità. Ricor­
diamoci davvero che la presenza consacrante dello Spirito «è per il
professo - come dicono le Costituzioni - fonte permanente di grazia e
sostegno nello sforzo quotidiano per crescere nell’amore», e che «la
testimonianza di questa santità, che si attua nella missione salesiana,
rivela - per noi - il valore unico delle beatitudini, ed è il dono più
prezioso che possiamo offrire ai giovani« (C 25).
9. Concludo
Finiti gli anni del travaglio postconciliare di ristrutturazione del-
l’Università, viene il tempo della fecondità.
Si sta riconfermando in Congregazione la stima per l’UPS e c’è
molta attesa a tutti i livelli, in particolare da parte di chi porta la re­
sponsabilità salesiana a livello di Consiglio Generale e di Consigli
Ispettoriali; urge formare generazioni di docenti e di animatori, urge
creare una tradizione culturale salesiana, una scuola di pensiero peda­
gogico, pastorale, spirituale!
Non sono, queste, delle espressioni formali di occasione: è per me
una meta da tanto tempo agognata. Si tratta di far sì che la nostra
Università sia creativamente fedele al provvidenziale e profetico cari­
sma del nostro Fondatore.
Don Bosco interceda! E l ’ormai prossimo ’88 sia stimolo d’impe­

17 Pages 161-170

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17.1 Page 161

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152 Interventi di don E. Vigano
gno in una prospettiva crescente di mutuo dialogo tra le scienze della
fede e dell’educazione.
Auguro di cuore un Buon Natale a tutti con un Capodanno pro­
mettente di esiti universitari!
Grazie!

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11. INAUGURAZIONE
DEL 1° CONGRESSO INTERNAZIONALE
DI STUDI SU DON BOSCO
(16 gennaio 1989)
II Congresso, promosso dall’UPS in collaborazione con l’Auxilium e
l’istituto Storico Salesiano a conclusione dell’anno centenario della mor­
te di San Giovanni Bosco, ha rappresentato un momento alto di cultura
storica, pedagogica e pastorale. Considerata l’indole scientifica della
manifestazione, il Rettor Maggiore ha limitato il suo intervento a parole
di saluto e di incoraggiamento finale.
Eminenze,
Eccellenze,
Sig. Rettore e Autorità accademiche,
Illustri Convegnisti tutti.
E per me un piacere e un onore porgervi il saluto più deferente e
un vivo ringraziamento per la vostra presenza, mentre auspico un feli­
ce esito a questa singolare iniziativa universitaria.
Si tratta del 1° Congresso internazionale di studi sulla poliedrica
figura di San Giovanni Bosco: riveste un particolare rilievo nel varie­
gato ventaglio di iniziative che hanno caratterizzato la celebrazione
del centenario della sua morte.
Il Congresso, organizzato dalla Università Pontificia Salesiana, è
aperto al mondo accademico internazionale. E volto ad approfondire,
a livello di ricerca storica ispirata da rigore scientifico, la personalità e
la rilevanza di don Bosco nelle vicissitudini del secolo scorso.
Si propone di «fare il punto» degli studi e di altre forme di cono­

17.3 Page 163

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154 Interventi di don E. Viganò
scenza su di lui, mettendo in evidenza, nello stesso tempo, i motivi
dell’attualità del suo messaggio per la società contemporanea.
L’importanza di tale iniziativa e del suo esito è particolarmente
percepibile da chi, come me, ha il ministero di animatore di una gran­
de Famiglia impegnata a curare e a sviluppare la sua eredità pedago-
gico-pastorale.
Ho potuto partecipare in prima persona a numerose celebrazioni,
a vari livelli e in ogni parte del mondo. Don Bosco non solo ha varca­
to effettivamente i confini del suo secolo, ma anche quelli della sua
Famiglia apostolica. E da tempo un Santo della Chiesa universale, ri­
conosciuto come eminente maestro di educazione cristiana e inoltre
come caposcuola di una peculiare spiritualità assai viva ed attuale do­
po più di un secolo.
La sua figura e la sua opera hanno riscosso e continuano a riscuo­
tere notevole interesse in vasti settori del vivere sociale, dal mondo
dell’educazione e della scuola a quello del lavoro e del tempo libero,
dall’area della cultura popolare a quella dell’economia e della politica
e, anche, da un tipo operativo di rilettura evangelica a quello di pecu­
liari istituzioni di vita consacrata.
C’è un aspetto su cui la produzione scientifica - specialmente teo­
logica - è, fino ad oggi, ancora limitata: quello ecclesiale del suo ruolo
di Fondatore. Esso non entra direttamente, mi sembra, negli obiettivi
di questo Congresso.
E un aspetto delicato e complesso, da me fortemente sentito, e in
cui mi trovo vitalmente coinvolto.
Un investigatore del tema ha scritto giustamente: «Lo studio dei
Fondatori non è cosa tanto facile anche se abbiamo a nostra disposi­
zione parecchi metodi scientifici di investigazione, perché i Fondatori
sono restii a qualsiasi spiegazione unicamente storicista, sociologica e
psicologica. Quando li avviciniamo, urtiamo contro qualcosa che ci
sfugge; ed anche quando crediamo di conoscerli bene, ogni volta che
li studiamo, scopriamo qualcosa di nuovo. Come spiegare questo mi­
stero, questa inesauribile ricchezza? Semplicemente col fatto che in­
contrandoci con un Fondatore per mezzo di lui è Dio che opera».1
Rimane cosi aperta una importante prospettiva che può anche in­
fluire sul significato delle varie ricerche, ma a cui le altre possono ap­
portare preziosi lumi.
1 Th. G rz e s z c z y k , II carisma dei Fondatori (= Collana «Sanctitas in caritate»),
Roma 1974, p. 11.

17.4 Page 164

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11. Inaugurazione del 1 ° Congresso Internazionale... 155
È, dunque, assai importante, non solo per i suoi discepoli ma per il
vasto mondo della cultura, poter disporre di studi su don Bosco e la
sua Opera condotti con rigorosi criteri scientifici, base indispensabile
per una presentazione della sua statura storica e del suo messaggio,
saldamente ancorata a dati obiettivi e sottratta il più possibile a visioni
distorte, a valutazioni parziali, a descrizioni approssimative.
Faccio voti che il Congresso possa offrire in tal senso contributi,
che vengano ad aggiungersi ad altri studi oggi, in parte, già disponibili.
Grazie!

17.5 Page 165

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17.6 Page 166

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12. AL TERZO SEMINARIO DI SPIRITUALITÀ
(3 novembre 1989)
Come Consigliere per la Formazione, don E. Viganò aveva collabo­
rato con il Rettor Maggiore e Gran Cancelliere del tempo, don Luigi
Ricceri, a rendere effettiva la disposizione del Capitolo Generale Specia­
le 20 di creare, all’interno dell’UPS, un Istituto di Spiritualità. Divenu­
to Rettor Maggiore e Gran Cancelliere dell’UPS, don E. Viganò aveva
curato che l’istituto si adeguasse al cammino di rinnovamento intrapre­
so dall’intera Università, soprattutto per ciò che atteneva l’interdiscipli-
narità e l’apertura alla Famiglia Salesiana. Auspicava una «fraternità
scientifica tra le Facoltà di Teologia e di Scienze dell’Educazione» e tra i
vari gruppi della Famiglia Salesiana. Il frutto di questa sinergia doveva
riversarsi sulla Congregazione Salesiana con il superamento della «su­
perficialità spirituale», ossia dell’incombente pericolo di vivere l’attuale
cambiamento culturale interpretando la vita religiosa con ottiche e con
valori non autenticamente evangelici.
Il mio saluto ad ognuno dei partecipanti e anche alle Ispettorie qui
rappresentate.
Mi rallegro al vedere le Madri Elba ed Elisabetta ed anche varie
docenti qualificate della Facoltà «Auxilium» delle Figlie di Maria Au-
siliatrice.
Si sta realizzando uno dei grandi desideri di rinnovamento: quello
di affrontare insieme - SDB e FMA - l’argomento vitale della nostra
comune spiritualità salesiana.
Viva ogni crescita di vera comunione in Famiglia!

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158 Interventi di don E. Viganó
1. Congratulazioni
Sono venuto per presentarvi le mie congratulazioni. Purtroppo non
ho potuto partecipare all’apertura del Seminario. Sono stato «squalifi­
cato» dalla febbre; ma il mio protettore don Rua ha interceduto effi­
cacemente affinché potessi venire questa sera.
Mi voglio congratulare soprattutto con gli organizzatori di questo
Seminario che si è prefisso di puntualizzare l’identità dei nostri Istituti
di spiritualità ed offrire proposte per l ’insegnamento nei nostri Centri
di formazione. Ho considerato attentamente i titoli del «programma»
e mi sono detto: febbre o non febbre, su questo tema debbo per forza
andare a dire qualcosa anch’io; perciò parlo con maggior libertà, sen­
za riferimento a nessuna delle relazioni presentate e ai vostri dibattiti.
Debbo dirvi, però, che al venire ho ascoltato, in macchina, giudizi fa­
vorevoli e critiche qualificate, che mi hanno lasciato l’impressione glo­
bale che il convegno è stato assai positivo e che ha fatto prendere
maggior coscienza di un numero non piccolo né facile di interessanti
problemi.
Rimane, così, ancora molto lavoro da fare.
2. La «grazia di unità»
Nel presentarvi alcune mie riflessioni parto dall’esperienza pro­
fonda della visita dello Spirito alla Chiesa nel Concilio Ecumenico Va­
ticano II.
Ho avuto la grazia di parteciparvi attivamente e di aver acquisito la
capacità di leggerne i documenti in forma organica (come ha ricorda­
to il Sinodo straordinario del 1985), e non settorialmente e con pre­
comprensioni come fanno alcuni pensatori che si situano ormai
«altrove».
Da questa base «pentecostale» è partito posteriormente il rilancio
del Carisma di don Bosco. Noi Salesiani abbiamo lavorato quasi una
ventina d’anni attraverso tre Capitoli Generali storici: il 20°, il 21° e il
22°; e siamo approdati alla rielaborazione del testo della nostra Re­
gola di vita.
Sappiamo che le Costituzioni non sono un trattatello dottrinale,
bensì una «descrizione tipologica» di una peculiare esperienza di Spi­
rito Santo, in crescita con il Corpo di Cristo nel tempo.

17.8 Page 168

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12. A l terzo Seminario di spiritualità 159
In questa lunga ricerca di identificazione si è visto che al centro
della spiritualità salesiana c’è la «carità pastorale».
Ecco il grande tema di fondo da analizzare e da approfondire! La
carità pastorale è l’anima della spiritualità salesiana.
Si tratta di considerare attentamente l ’amore divino in noi; esso
porta con sé quella «grazia di unità» che fa convivere, in sintesi orga­
nica, elementi di per sé differenti; possono trovarsi anche separati, ma
nella carità pastorale di don Bosco si compenetrano in sintesi vitale.
Sono convinto che bisogna dedicarsi di più a scrutare « l’amore di
Dio» in sé e in noi.
Quando insegnavo teologia ero rimasto particolarmente attratto da
un commento del Caietano a quell’articolo della Somma di S. Tom­
maso che affronta il problema dell’oggetto formale della Teologia. Ri­
cordo approssimativamente che diceva non bastare, nella riflessione
sul mistero di Dio, il concetto metafisico di «essere». Certo, Iddio è
l’«esse subsistens», ma il suo mistero è al di là e al di sopra (se così
possiamo dire) dello stesso «essere». La natura di Dio è la «deità». E
che cos’è la «deità»?
Qualcuno ha detto con umore: «Si vis intelligere Caietanum, lege
Thomam»! Però per me, in questo caso, Caietano mi ha proprio aiu­
tato a capire il pensiero di S. Tommaso. E cioè, che in Dio l’espressio­
ne ultima del suo Mistero trascende tutte le nostre categorie: è una
realtà sublime, simultaneamente assoluta e relativa, infinitamente giu­
sta e allo stesso tempo infinitamente misericordiosa, suprema unità e
viva trinità, assolutamente trascendente e veramente immanente in
tutto il creato; è una realtà che sfugge alle nostre categorie, che supera
essenzialmente la nostra maniera di pensare.
Però anche nel parlare della «deità», ossia dell’essenza del Mistero,
noi non possiamo prescindere dal nostro linguaggio, anche se abbia­
mo coscienza di usarlo analogicamente.
Ebbene: nella limitazione delle nostre categorie, guardando il Mi­
stero dall’ottica della storia della salvezza per una riflessione di spiri­
tualità, la parola che forse si avvicina di più a scandagliare la natura
della «deità» è quella dell’«amore».
L’evangelista Giovanni ha concluso le sue meditazioni sul mistero
del Verbo incarnato proprio con questa affermazione: «Iddio è amo­
re»! Invece di applicare filosoficamente a Dio il «distinguere per uni­
re», siamo invitati a formulare quest’altro principio: «amare per uni­
re». Nel Mistero divino l’amore è la fonte dell’unità. E anche noi,

17.9 Page 169

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160 Interventi di don E. Viganò
creati a immagine di Dio, sperimentiamo che l’amore porta in sé
l’energia dell’unità.
Ecco allora perché la «carità pastorale» - che è partecipazione del­
la natura di Dio - porta con sé una caratteristica «grazia di unità».
Illuminato da questa riflessione, io mi sono dedicato - durante
l ’anno centenario di don Bosco - a parlare ai confratelli su questo te­
ma per debellare la superficialità spirituale e capire e vivere sempre
meglio l ’«interiorità apostolica» propria del «da mihi animas». E stato
un servizio di animazione, non di studio scientifico: ho predicato vari
corsi di Esercizi spirituali centrati sulla «grazia di unità» della carità
pastorale.
D’altra parte sono convinto che l’approfondimento della «carità»
deve arricchire di più gli studi teologici, particolarmente nell’ambito
della morale e della spiritualità. Anche in recenti documenti del Magi­
stero - per es. nell’istruzione «Libertatis conscientia» - si insiste sulla
necessità di studiare meglio il mistero della carità in rapporto agli at­
tuali segni dei tempi, quasi a indicare che nel passato non c’era una
adeguata attenzione a questo aspetto. Il documento che ho appena ci­
tato, nel parlare della necessità oggi di una trasformazione culturale,
afferma, infatti, esplicitamente: «Questo compito richiede una nuova
riflessione su ciò che costituisce il rapporto del comandamento supre­
mo dell’amore con l’ordine sociale considerato in tutta la sua com­
plessità» (LC 81).
La carità pastorale rende inseparabili Dio e l’uomo nella sintesi
vissuta della sua peculiare grazia di unità. Ne vediamo una testimo­
nianza in don Bosco, nella sua esperienza personale, nello spirito che
ha lasciato in eredità ai suoi. Il suo carisma permanente è un «tipo» di
questa grazia di unità nello Spirito Santo.
E allora appare indispensabile il compito di approfondire teologi­
camente, storicamente, pedagogicamente, esistenzialmente (... gli av­
verbi metteteli in ordine come volete voi) don Bosco Fondatore alla
luce di una tradizione viva che dura e fruttifica da ormai più di un se­
colo.
3. L’Istituto di Spiritualità deU’UPS
È in vista di questo che, dopo il Capitolo Generale Speciale, si è
voluto creare nell’UPS un «Istituto di spiritualità».

17.10 Page 170

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12. A l terzo Seminario di spiritualità 161
Il Gran Cancelliere era allora il compianto don Luigi Ricceri; a me
toccava collaborare con lui come Consigliere per la formazione.
Perché sorse questa iniziativa?
Prima lasciatemi dire che non è facile introdurre in questa Univer­
sità una qualche innovazione richiesta dalla vita della nostra Famiglia.
Allora, come in altre congiunture posteriori, si sono percepite resi­
stenze e pareri negativi: «Ma che cos’è la spiritualità? Non basta la
Teologia morale di cui essa farebbe parte? Quale compito scientifico
avrebbe in proprio? Le sue finalità non si raggiungono forse in ciò
che già esiste nelle Facoltà?», ecc.
Il Rettor Maggiore, però, con il suo Consiglio vedeva con chiarezza
che la vita stessa esigeva questo tipo d’iniziativa, la quale, d’altra par­
te, era già stata realizzata da varie istituzioni romane.
Il Concilio, come evento pentecostale, si era aperto a un accurato
approfondimento della Teologia dello Spirito Santo; e in Congrega­
zione si sentiva la carenza di uno studio più adeguato della dottrina
spirituale del nostro patrono S. Francesco di Sales, e soprattutto una
migliore e più ampia ricerca su don Bosco, su Madre Mazzarello, su
Domenico Savio e i nostri santi.
Senza questi nuovi studi si corre il pericolo di indebolire la forma­
zione del personale.
E così si è fondato l ’istituto di spiritualità, che da anni sta dando
buoni frutti e dal quale ci attendiamo robusti progressi.
E qui mi viene in mente anche il fallito tentativo di un unico co­
mune «Istituto di spiritualità» insieme con le Figlie di Maria Ausilia-
trice per il maggior bene di tutta la Famiglia. Io continuo a conside­
rarlo una meta all’orizzonte. Forse allora c’era bisogno di alcuni passi
previi. Ciò che di fatto è risultato, potrebbe considerarsi una meto­
dologia provvidenziale di convergenza; la qualificata partecipazione
delle FMA a questo Seminario ce lo fa auspicare.
Ora esistono due Istituti della nostra spiritualità salesiana. Stanno
a dimostrare l’impegno di rinnovamento delle due Congregazioni. Se
ne sente l ’importanza non solo per la nuova ora ecclesiale, ma anche
per superare i limiti di una certa strutturazione accademica che non
prendeva sufficientemente in conto le nuove esigenze della vita e la
intensificata presenza dello Spirito Santo nel Popolo di Dio e nella
Famiglia Salesiana.
Si sente l’urgenza di una maggior conoscenza dell’azione dello Spi­
rito Santo a dimensione storica, nei venti secoli della vita della Chiesa,

18 Pages 171-180

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18.1 Page 171

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162 Interventi di don E. Viganò
nei Santi, nei Fondatori, in don Bosco e Madre Mazzarello; soprattut­
to nell’originalità specifica del nostro patrimonio spirituale e nella sua
proiezione laicale e giovanile.
4. Spiritualità salesiana
Seguendo il ternario del convegno vorrei fare, ora, alcune puntua­
lizzazioni sull’identità della nostra modalità spirituale.
4.1. La prima osservazione che mi viene alla mente è una delicata
distinzione tra «spirito» e «spiritualità».
So che la terminologia è fluttuante e che bisognerà forse aspettar
ancora per mettersi d’accordo. Qui non intendo introdurre discussio­
ni sull’uso di questi termini. Mi servo di questa distinzione per chiari­
re meglio il mio pensiero.
I primi salesiani, e tra loro don Filippo Rinaldi (di cui sto scriven­
do una lettera circolare in preparazione alla sua beatificazione), non
usavano il termine «carisma»; parlavano in genere di «spirito». Per lo­
ro questa parola comportava un significato ampio, vincolato con la
prassi della vita, soprattutto con l’esperienza di santità del Fondatore.
In un convegno di studio di ben 800 Superiore Generali sulla «spi­
ritualità di vita apostolica» mi è toccato fare una relazione importante.
Ci fu una lunga preparazione (c’era anche don Joseph Aubry e due
famosi professori gesuiti). Le Superiore partecipanti erano, evidente­
mente, di Istituti con differenti tradizioni spirituali. Nel redigere la
mia relazione ho dovuto pensare a rispettare questa differenza, insie­
me a quella della nostra Famiglia, per non imporre a tutte un’ottica e
uno schema solo particolare. Pensavo anche che ciò che dovevo co­
municare era semplicemente «parte» di ciò che esse avrebbero dovuto
riflettere. E così mi sono introdotto con la distinzione tra «spirito» e
«spiritualità» Ho detto loro: «io vi parlo di una “spiritualità” come
elemento appartenente al denominatore comune; ma ognuna di voi
deve saper mettere le mie riflessioni in rapporto con lo “spirito” vis­
suto nel proprio Istituto, con la fisionomia peculiare e la sua organici­
tà vitale».
Una distinzione, dunque, fondata ed utile almeno per farsi capire e
per rispettare le peculiarità dei numerosi carismi.
Quando parlo di «spirito», mi riferisco all’insieme delle note che
caratterizzano il modo di vivere e l ’esperienza stessa del Fondatore.

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12. A l terzo Seminario di spiritualità 163
Come fanno le nostre Costituzioni (cap. 2) con una descrizione tipo­
logica il più approssimativamente possibile. E qualcosa di vissuto, che
non può essere racchiuso pienamente in schemi di pensiero.
Invece, quando uso il termine «spiritualità», lo riferisco allo sforzo
dottrinale di approfondire e di sistematizzare i contenuti di una de­
terminata esperienza spirituale.
Comprendo che l ’uso corrente di questi termini non dipende da
queste mie precisazioni e che bisogna considerare attentamente il con­
testo in cui vengono usati; ma, ripeto, chiarifica tra noi il mio pensiero.
Così, ad esempio, penso che l’opera di animazione dei Superiori si
muove di più nell’orbita dello «spirito», mentre le ricerche, la docen­
za e le pubblicazioni dei due Istituti accademici sono da collocarsi
piuttosto nell’area della «spiritualità».
4.2. Fatta la distinzione, credo indispensabile aggiungere subito
che tra i due aspetti ci deve sempre essere una costante e mutua ricir­
colazione-. si stimolano e si arricchiscono vicendevolmente. Dopo una
più o meno prolungata esistenza storica, uno “spirito” senza una cor­
rispondente “spiritualità” corre il rischio di diluirsi e di perdersi. E
uno studio astratto di una “spiritualità”, senza l’apporto vissuto del
suo “spirito”, s’avvia a diventare materiale da biblioteca ma non sup­
plemento di forza per la vita.
4.3. Considero indispensabile, poi, sottolineare che lo «spirito» è
vivo: è di ieri, ma anche di oggi per domani, in una tradizione esisten­
ziale di progresso omogeneo, assicurata e guidata da specifici organi­
smi di servizio (a cui non manca l’assistenza dello Spirito Santo) e raf­
forzata dalla testimonianza di tanti confratelli impegnati.
A questo riguardo voglio aggiungere che il Concilio Vaticano II ha
esigito per tutte le Famiglie spirituali una ridefinizione di identità nei
Capitoli Generali Speciali: un ritorno alle origini confrontandosi con i
tempi nuovi. Qualcuno ha poi parlato persino di «rifondazione». E
certo che questi quasi venti anni di lavoro ci hanno avvicinato di più a
don Bosco proprio nella preoccupazione di essere suoi figli per i tem­
pi nuovi. Le Costituzioni di oggi sono più in consonanza con il Fon­
datore che non quelle preconciliari, anche se lo «spirito» - come dice
don Rinaldi - è più ampio della stessa Regola di vita.
Fa meraviglia allora imbattersi oggi (a volte) con qualche persona
intellettualmente coltivata, magari anche in spiritualità, che non ha
seguito e non conosce a fondo l ’evolversi dello spirito di don Bosco in

18.3 Page 173

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164 Interventi di don E. Viganò
sintonia con il Corpo di Cristo in perenne crescita, come afferma
«Mutuae relationes». Dispiace vedere qualche persona, anche illustre,
che è rimasta emarginata da questo aggiornamento specificamente sa­
lesiano. E che può succedere? Se si tratta di un docente, è probabile
che egli cada in un genericismo che non prende in conto, e quindi
non rispetta, l’indole propria del suo Istituto, oppure che si senta ten­
tato di promuovere, coscientemente o incoscientemente, un qualche
«magistero parallelo», che risulterà particolarmente nocivo allo «spi­
rito».
5. Settori di studio e di ricerca
Pensando a ciò che dovrebbe essere un valido «Centro di spiritua­
lità salesiana» (certo: bisogna distinguere questo Istituto e quello del-
l’Auxilium dai vari altri Centri sparsi per il mondo; c’è una gradua­
zione discendente da tenere in conto) considererei particolarmente
indispensabili, a favore dell’identità salesiana, i seguenti settori di stu­
dio e di ricerca.
5.1. Una adeguata teologia dello Spirito Santo nella sua missione
storica lungo i secoli. E qui sottolineerei l’importanza degli studi agio­
grafici. Sono rimasto impressionato, leggendo la documentazione rife­
rente a don Rinaldi, che alla prima Messa egli abbia fatto il proposito
di leggere ogni anno la vita di un santo. Giudicandone posteriormente
il risultato egli stesso confessava di aver incontrato in ognuna elementi
che lo aiutavano a chiarire e ad approfondire lo spirito di don Bosco.
La teologia occidentale è stata accusata di non essersi dedicata suf­
ficientemente all’azione dello Spirito Santo nella storia. Insomma: c’è
o non c’è lo Spirito Santo nella storia? E se c’è, con quali approcci
scientifici lo si raggiunge?
5.2. Una più attenta considerazione della teologia liturgica. Lo con­
sidero un aspetto di prioritaria importanza per la spiritualità. A volte
io mi distraggo quando celebro l ’Eucaristia. Inginocchiandomi, dopo
la consacrazione, per dire: «Mistero della fede: annunciamo la tua
morte Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua
venuta», mi domando: certi esegeti e pensatori che celebrano l ’Euca-
ristia ma che discutono circa la realtà della risurrezione ed altro, come
metteranno d’accordo ciò che dovrebbero credere celebrando con ciò
che pubblicano in certi loro saggi?

18.4 Page 174

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12. A l terzo Seminano di spiritualità 165
L’Eucaristia è l ’espressione massima della fede della Chiesa e tutta
la liturgia ne fa sentire la densità di adesione.
5.3. Una rinnovata teologia della vita consacrata secondo l’ecclesio­
logia conciliare. Qui, però, bisognerà saper uscire dal generico per af­
frontare direttamente la consacrazione apostolica salesiana. A me è
toccato preparare, per il cinquantesimo della Facoltà di Teologia di
Santiago del Cile, una relazione sulla teologia della vita consacrata; è
stata tradotta anche in Italia dalla LDC.
E tutto un settore in crescita e ogni autore corre il pericolo di ge­
neralizzare l’ottica del suo Istituto. Noi contiamo con una peculiare
originalità in questo campo. Anche S. Em. il Card. Ballestrero, nel
predicare un corso di Esercizi agli Ispettori italiani, ha detto, per es.,
che quell’articolo 3° delle nostre Costituzioni è assai originale e porta­
tore di densità peculiare. Un nostro Centro di spiritualità dovrebbe
approfondirne i contenuti.
5.4. Una aggiornata conoscenza delle attuali urgenze pastorali e cul­
turali in vista della Nuova Evangelizzazione. E un’area abbastanza
complessa, ma la cui conoscenza risulta indispensabile per la vitalità
dello «spirito».
5.5. Una sufficiente competenza delle scienze umane che incidano
sulla prassi pedagogico-pastorale. Don Bosco si è fatto santo educando.
La nostra spiritualità non può prescindere dalle scienze dell’educazio­
ne. Le prime volte che mi è capitato venire a questa Università e par­
lavo della dimensione «pedagogico-pastorale» sentivo che qualcuno
nicchiava: «Basta la pedagogia; al suo interno c’è anche la pastorale!».
Ma poi sentivo discutere se si può parlare oggettivamente di educa­
zione «cristiana» !
5.6. Una più documentata e critica conoscenza storica, sia della vita
di don Bosco che del divenire della sua Famiglia spirituale. Dovrei ri­
cordare, qui, che così come in questi decenni si è creato l’istituto di
spiritualità, si è fondato pure 1’«Istituto Storico Salesiano» che ha la
sua sede nella casa generalizia. Lo si è fatto perché si è sentito la ne­
cessità assoluta di appropriati studi storici.
5.7. Una cura permanente di seguire gli orientamenti vivi che gui­
dano lo sviluppo dello «spirito salesiano» nei vari Gruppi della nostra
Famiglia. I Capitoli Generali, le direttive e l’animazione del Rettor

18.5 Page 175

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166 Interventi di don E. Viganò
Maggiore e della Superiora Generale con i loro Consigli, non obbedi­
scono ad arbitrarietà, bensì accompagnano il cammino di crescita del­
lo «spirito salesiano» verso il futuro.
5.8. Infine una specifica capacità metodologica nelTindicare concre­
ti itinerari di vita evangelica. Ho visto che nel programma un relatore
usa il termine «mistagogia» (anch’io l’avevo usato proprio qui nell’U-
niversità in una giornata di studio su «I Giovani e l’Eucaristia»). Nel
Sistema preventivo è rilevante la presenza di una valida mistagogia per
i sacramenti dell’Eucaristia e della Penitenza.
I nostri due prossimi Capitoli Generali tratteranno dell’educazione
alla fede dei giovani oggi; aspettiamo da questi Capitoli l ’indicazione
di itinerari operativi. Un Centro di spiritualità salesiana dovrebbe far­
ne oggetto di approfondimento.
6. L’insegnamento della Spiritualità
Vorrei soffermarmi un momento anche sul delicato compito del­
l’insegnamento. Qui penso più ai Centri ispettoriali che agli istituti ac­
cademici. Però può essere una riflessione utile per tutti.
6.1. Quale è la finalità dell’insegnamento in questi Centri? È quella
di collaborare alla formazione di veri «salesiani» per i tempi nuovi.
Non può essere solo scuola di nozioni o di metodologia critica. Si
deve saper coniugare opportunamente «spirito» e «spiritualità», nel
senso indicato.
6.2. La complessità dei contenuti da trattare esige una certa interdi-
sciplinarità e una mutua complementarità tra dati, diciamo così, scien­
tifici ed orientamenti magisteriali, sia della Chiesa che della Congre­
gazione.
6.3. E da raccomandare l ’attenta considerazione dei principi e
norme della «Ratio», frutto di molti anni di lavoro a livello di consul­
tazione mondiale.
6.4. L’utilità di guidare gruppi di ricerca in collaborazione, secondo
le capacità dei partecipanti e la competenza dei docenti, perché l’inse­
gnamento in questo campo non può arrivare a tutto. Noi siamo anco­
ra agli inizi dei nostri studi di spiritualità salesiana.

18.6 Page 176

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12. A l terzo Seminano di spiritualità 167
Ci saranno, perciò, differenti momenti e livelli nell’acquisto di co­
noscenze: studi sistematici, corsi speciali, conferenze, tesine, ecc.
6.5. Considero poi urgente evitare i pericoli di arbitrarietà e di pro­
vincialismo. Si parla molto oggi di inculturazione: è un tema vitale e
stimolante. Non bisogna però elevare la propria cultura al di sopra
dello spirito comune: ì ’inculturazione del Vangelo presuppone l ’evan­
gelizzazione della cultura! E un argomento delicato su cui potremmo
dilungarci molto. Qui ormai solo lo accenniamo.
L’individuazione dell’identità dello «spirito salesiano» è legata alla
tradizione viva e autentica e la sua eventuale ridefinizione è compito
esclusivo del Capitolo Generale in armonia con la Sede Apostolica.
Noi nel Consiglio Generale abbiamo dovuto fare la critica ad un Ca­
pitolo Ispettoriale che aveva avuto l’ardire, in buona fede, di assume­
re per se stesso questo compito.
Si potrebbe cadere così in un provincialismo che intaccherebbe
l’unità della nostra comunione mondiale. La molteplicità delle culture
non deve rompere l’unità e la comunione nel medesimo spirito sale­
siano.
6.6. Infine, sempre in rapporto all’insegnamento, direi che una in­
dispensabile condizione di base è, a mio avviso, la conoscenza vera, la
stima esplicita, e l’amore sincero per la propria «Regola di vita».
7. Al centro di un vasto movimento spirituale
Ho ancora un ultimo punto a cui accennare; ed è il seguente: lo
«spirito di don Bosco» è al centro di un vasto movimento spirituale.
7.1. Esso, in primo luogo, oltrepassa e accomuna differenti stati e
ministeri di vita cristiana, anche se ognuno di questi conta con una
propria «spiritualità» (presbiterato, laicato, consacrazione religiosa,
differenti modalità di vita e di impegno). Ho sviluppato un po’ questo
pensiero nella lettera circolare che ho scritto sulla Famiglia salesiana
nel 1982. Anche don Bosco parlava di identità di «spirito» sia per i
Salesiani, che per le FMA, i Salesiani esterni, i Cooperatori, gli Exal­
lievi e gli stessi giovani.
Il medesimo «spirito» si riflette e vive in forma differenziata nei
vari Gruppi della nostra Famiglia, in grado più o meno intenso secon­
do il titolo di appartenenza. I due primi Gruppi di consacrati (SDB e

18.7 Page 177

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168 Interventi di don E. Viganò
FMA) dovrebbero costituire il «nucleo centrale» di testimonianza del­
la vera identità e di animazione costante della sua vitalità.
7.2. Ma poi c’è da aggiungere un altro aspetto. Si tratta di uno
«spirito» costitutivamente rivolto ai giovani. La «paternità» e «mater­
nità» dei primi due Gruppi di consacrati generano partecipazione e
somiglianza. Così come si dice dell’UPS che è « l’Università di don
Bosco per i giovani», si dovrebbe parlar ugualmente di «Istituto di
spiritualità per la gioventù». E certo che ci sono livelli e aspetti diffe­
renti, però c’è una continuità vitale e una fecondità intrinseca che si
riversa sui giovani. Io ho sempre sentito dire che il più bello studio
sulla spiritualità e l’ascetica salesiana del nostro Fondatore è il ponde­
roso commento redatto da don Alberto Caviglia sulla «Vita di Dome­
nico Savio».
7.3. Anzi, dirò di più: un movimento giovanile permeato dallo spi­
rito di don Bosco costituisce', di fatto, la misura della genuinità e della
fecondità dello spirito vissuto dai membri della Famiglia salesiana.
Se non arriviamo a un movimento giovanile animato dallo spirito
salesiano, ci sarebbe da dubitare della nostra identità di figli di don
Bosco.
Io sono convinto che stiamo camminando proprio per questa stra­
da. Il Vaticano II ci ha riportati alla freschezza delle origini; ha risve­
gliato la pastorale in tutto il Popolo di Dio. Ci stiamo muovendo con
sempre maggior concretezza; lo abbiamo visto, in modo particolare,
nel recente centenario.
Concludo auspicando che i risultati di questo Seminario diano
maggior vitalità e serietà ai nostri Istituti e Centri di spiritualità sale­
siana.
La prossima beatificazione di don Filippo Rinaldi, che è stato Te­
stimone e Interprete esimio dello spirito di don Bosco, sia per tutti un
nuovo stimolo di crescita !

18.8 Page 178

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13. INAUGURAZIONE UFFICIALE DELL’ISCOS
(8 dicembre 1989)
Don E. Viganò aveva raccolto dal Capitolo Generale 22 del 1984
l’invito perché l’Università Salesiana operasse in modo più incisivo nel
mondo della comunicazione. Precedentemente il Rettor Maggiore aveva
rivolto un appello alla Congregazione Salesiana con la lettera: «La co­
municazione sociale ci interpella» (ACS, n. 302, 1981). La fondazione
dell’ISCOS (Istituto di Scienze della Comunicazione sociale) come sesta
Facoltà dell’Università Salesiana rappresenta, dunque, un impegno cul­
turale qualificato per attualizzare il carisma di «don Bosco educatore e
comunicatore». Essendo stato approvato dalla Congregazione per l ’Edu­
cazione Cattolica con lettera del 17 dicembre 1988 (il decreto di ere­
zione canonica arriverà il 9 marzo 1993) rappresenta un frutto maturo e
significativo del «Don Bosco ’88».
Mi è grato, in questo giorno segnato dalla memoria degli inizi del-
l’Opera giovanile e popolare di san Giovanni Bosco (risale al lontano
8 dicembre 1841), salutare le Autorità qui presenti, i Partecipanti al
Convegno di studi su «Mass media e Religione», i Professori, gli Stu­
denti dell’UPS, i Benefattori e gli Amici tutti di questa Università.
La data odierna, solennità dell’immacolata Concezione di Maria -
8 dicembre 1989 -, segna quello che possiamo chiamare l’atto uffi­
ciale della nascita dell’«Istituto di Scienze della Comunicazione Socia­
le» (ISCOS) nell’Università Salesiana.
Esso è un frutto significativo delle celebrazioni del primo centena­
rio della morte di don Bosco (31 gennaio 1888). Nella memoria del
Fondatore, seguendo la sua intraprendenza, e in fedeltà al suo proget­

18.9 Page 179

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170 Interventi di don E. Viganò
to apostolico, la Società Salesiana, attraverso il Rettor Maggiore con il
suo Consiglio, ha voluto la creazione di questo Istituto.
La Congregazione per l’Educazione Cattolica, considerando la se­
rietà della proposta e con un atto di fiducia nella Famiglia spirituale
che porta avanti la missione del Santo, ha avuto la bontà di «appro­
vare il nuovo Istituto come istituzione accademica abilitata al rilascio
dei gradi accademici di secondo e terzo ciclo nella specializzazione
delle scienze della comunicazione sociale» (cfr. Lettera del card. W il­
liam Baum del 17 dicembre 1988 al Gran Cancelliere dell’UPS).
Permettetemi di offrire, in breve sintesi, alcuni motivi ispiratori di
questa iniziativa.
1. Un forte motivo ispiratore è Vesigenza di Nuova Evangelizzazio­
ne lanciata dal Concilio Ecumenico Vaticano II. La pastorale esige oggi
novità di dialogo, novità di metodo, novità di linguaggio, e la Famiglia
Salesiana di don Bosco, che nell’opera privilegia la dimensione peda­
gogica, ne sente con forza l’urgenza. Dopo il Concilio si sono venuti
sviluppando sia un «magistero ecclesiale» sia una rinnovata «teologia»
circa la comunicazione sociale, che comportano una esigente revisione
delle attività di evangelizzazione.
Più che dal Decreto conciliare «Inter mirifica», pur tanto significa­
tivo, la vera luce di rinnovamento procede dalle quattro grandi Costi­
tuzioni del Vaticano II, specialmente dalla «Lumen gentium» e dalla
«Gaudium et spes».
Si è approfondito il mistero di Cristo, Verbo incarnato, come au­
tocomunicazione di Dio all’uomo. Egli è inserito quale fermento di
salvezza nel divenire della storia e nello sviluppo delle culture. L’uo­
mo è il partner del dialogo, e Cristo è la Parola viva di Dio, sempre at­
tuale e incisiva, rivolta a lui nel tempo e nello spazio.
A mio modo di vedere, due soprattutto sono gli stimoli di cam­
biamento che possiamo percepire negli orientamenti conciliari.
Un primo aspetto generatore di cambiamento è, senza dubbio, l’af­
fermazione del rapporto dialogico della Chiesa con il mondo. Ciò ha fa­
vorito lo sviluppo di una teologia della creazione che approfondisce la
natura della laicità valorizzando, senza strumentalizzazione, i contenu­
ti propri delle realtà temporali (quindi della natura specifica dei mezzi
di comunicazione sociale) e presentando la Chiesa come esperta in
umanità e servitrice degli uomini appunto nel suo dialogare con loro.
Se a questo si aggiunge che il Popolo di Dio è chiamato a vivere

18.10 Page 180

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13. Inaugurazione ufficiale dell’ISCOS 171
nel secolo in maniera di «Sacramento» di salvezza, bisognerà che an­
che la sua attività evangelizzatrice si rivesta di un modello, diciamo
così, «sacramentale», fatto non solo di parole, ma anche di persone, di
eventi, di fantasia duttile, di intelligenza pedagogica, di modalità co­
municative che risultino significative nella modernità. «Su tutte le
strade del mondo - afferma l’Esortazione apostolica «Christifideles
laici» - anche su quelle maestre della stampa, del cinema, della radio,
della televisione e del teatro, dev’essere annunciato il Vangelo che
salva» (CL 44).
L’altro aspetto generatore di cambiamento che percepiamo negli
orientamenti conciliari è Vecclesiologia di «comunione»: è l’idea cen­
trale dell’apprendimento del mistero della Chiesa. Richiede, tra l ’al­
tro, una modalità nuova di dialogo «ad intra» e «ad extra».
Uno dei canali per intensificare la «comunione» è appunto la «co­
municazione». Per questo il mondo dei mass media rappresenta una
frontiera importante della «nuova evangelizzazione».
Il Concilio, poi, ha rilanciato, nell’ambito della comunione, la vo­
cazione e la missione del laicato; di particolare significatività è stato,
al riguardo, il decreto «Apostolicam actuositatem». La recente Esor­
tazione apostolica testé citata ricorda che «in particolare la responsa­
bilità professionale dei fedeli laici in questo campo (della comunica­
zione), esercitata sia a titolo personale sia mediante iniziative ed isti­
tuzioni comunitarie, esige di essere riconosciuta in tutto il suo valore e
sostenuta con più adeguate risorse materiali, intellettuali e pastorali»
(CL 44). Se tutta la Chiesa ha una «dimensione secolare», i fedeli laici
ne potranno promuovere gli aspetti concreti con la loro specifica «in­
dole secolare» particolarmente nel mondo dei mass media.
E questo, nella Famiglia Salesiana, è sentito come un aspetto da
incrementare oggi, seguendo il criterio di modernità del Fondatore.
2. Un altro motivo ispiratore è quello della cultura emergente; essa
sta caratterizzando gli inizi di una nuova epoca storica (cfr. GS 4).
Ma qui il discorso si fa immenso.
A noi basta ricordare che uno dei dinamismi di spinta degli attuali
cambi culturali è il progresso scientifico-tecnico: esso porta in sé una
potente energia di evoluzione, non disgiunta purtroppo da proposte
antropologiche di tipo post-religioso. Le scienze fenomenologiche, in­
fatti, e la tecnica non spiegano il significato ultimo dell’esistenza né le
grandi finalità dell’uomo. Come leggiamo nella «Gaudium et spes»,

19 Pages 181-190

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19.1 Page 181

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172 Interventi di don E. Viganò
«il fraterno colloquio tra gli uomini non si completa in tale progresso,
ma più profondamente nella comunità delle persone, che esige un re­
ciproco rispetto della loro piena dignità spirituale» (GS 23). Il proces­
so di secolarizzazione, all’interno della cultura emergente, è abbinato
a un secolarismo che vorrebbe insinuare il superamento della fede.
Se noi guardiamo con oggettività l’odierna evoluzione sociale dob­
biamo costatare che, per quanto si riferisce al nostro tema, il settore
delle comunicazioni di massa rimane ancora sostanzialmente estraneo
all’attività evangelizzatrice del Popolo di Dio.
Eppure nei secoli la Chiesa ha saputo incorporare nuove forme di
comunicazione: pittura, scultura, architettura, letteratura, teatro,
stampa, musica, ecc. Queste mediazioni di dialogo di massa sono en­
trate a formar parte, conservando il valore insito alla loro peculiare
natura, della sua pedagogia pastorale. Perché non dovrà essa servirsi
oggi dei sofisticati mezzi offerti dalla nuova tecnologia che influiscono
tanto nell’evolversi della cultura?
Noi vediamo, peraltro, come lo Spirito del Signore ha suscitato
nella sua Chiesa dei carismi appunto in questo campo, per una pasto­
rale d’avanguardia nella comunicazione sociale. Bisognerà saper crea­
re nella Chiesa un modello più aggiornato di comunicazione del Van­
gelo, con nuovi metodi e con un nuovo linguaggio.
Sappiamo che la cultura, ogni cultura, è necessariamente in «situa­
zione escatologica», ossia permeata, di fatto, da esigenze pasquali. Es­
sa ha bisogno non solo di illuminazione teologica sui valori autonomi
della creazione e della laicità, ma anche su quelli a lei propri della cro­
ce e della lotta contro il male. E Cristo che riequilibra la cultura quan­
do vi trova ascolto, collocandola sull’asse del «mondo che viene» e
opponendosi ai falsi miraggi del «principe di questo mondo» (cfr.
Documento della Commissione Teologica Internazionale, «Fede e in-
culturazione», 1988, n. 28).
Giustamente l’Esortazione apostolica sui fedeli laici afferma: «Nel­
l’impegno e nella recezione degli strumenti di comunicazione urgono
sia un’opera educativa al senso critico, animato dalla passione per la
verità, sia un’opera di difesa della libertà, del rispetto alla dignità per­
sonale, dell’elevazione dell’autentica cultura dei popoli, mediante il ri­
fiuto fermo e coraggioso di ogni forma di monopolizzazione e di ma­
nipolazione» (CL 44).
A ragione, quindi, il Sinodo straordinario dei Vescovi a vent’anni
dal Concilio (1985) riconosce con realismo che «la relazione tra la sto­

19.2 Page 182

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13. Inaugurazione ufficiale dell’lSCOS 173
ria umana e la storia della salvezza va spiegata alla luce del mistero pa­
squale. Certamente la teologia della croce non esclude affatto la teo­
logia della creazione e dell’incarnazione, ma, come è chiaro, la pre­
suppone. Quando noi cristiani parliamo della croce non meritiamo
l’appellativo di pessimisti, ma ci fondiamo sul realismo della speranza
cristiana» (RF II, D, 2).
Da questa ottica realista si deduce che l’opera di evangelizzazione
esige una sua metodologia originale di spessore pasquale, con assun­
zione di valori ma anche con la purificazione di errori in una sacrifica­
ta lotta contro il male. Ciò influisce anche sulla modalità di comuni­
cazione sociale.
Ci vorrà, perciò, una formazione appropriata degli operatori e de­
gli utenti; la sua integralità può essere progettata solo nella fede. Essa
esige, oltre alla professionalità tecnica, innanzitutto una visione filoso­
fica che penetri la vera essenza dei linguaggi della comunicazione per
valorizzarli in sé, come espressione dell’ordine della laicità, e poi una
considerazione teologica, pedagogica e pastorale in rapporto all’iden­
tità storica del mistero dell’incarnazione nella sua inseparabilità da
quello della redenzione. Di qui l’importanza di creare centri accade­
mici cattolici per una formazione integrale alla comunicazione sociale.
3. Infine, l’ISCOS trova un terzo motivo ispiratore del suo essere e
del suo operare nel progetto apostolico di san Giovanni Bosco. Non
pochi scritti qualificati e stimolanti che, in occasione delTAnno cente­
nario, sono apparsi come contributo di vari studiosi hanno sottolinea­
to il rapporto di don Bosco con i tempi nuovi, che già iniziavano in
una Torino che stava avviandosi verso l’industrializzazione e che, es­
sendo la capitale del progetto politico dell’Italia unita, ferveva di uto­
pie, mentre sperimentava numerosi problemi sociali con i conseguenti
processi di emarginazione degli strati di popolazione più deboli, quel­
lo dei giovani in particolare: di qui il rapporto di don Bosco con la
modernità!
La sua è una modernità nell’ordine della creatività pastorale, frutto
di realismo dinamico, di speranza operativa e di amore agli ultimi.
«L ’opera di don Bosco - ha scritto uno storico -, come a mio avviso
quella di Giovanni XXIII, si colloca fuori della coppia ideologica
“moderno-antimoderno”, che ha tanto profondamente travagliato e
diviso il cattolicesimo europeo dopo la rivoluzione francese. La sua è
una modernità esistenziale e vitale, priva di connotazioni ideologiche;

19.3 Page 183

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174 Interventi di don E. Viganò
è una capacità di cogliere, negli eventi, tutto quanto di positivo essi
possono offrire. Ma, proprio perché vitale ed esistenziale, è una vigo­
rosa modernità» (P. SCOPPOLA, Don Bosco nella società civile, discorso
al Teatro Regio di Torino, 31 gennaio 1988).
E uno degli aspetti della «modernità» di don Bosco è certamente il
suo interesse per il mondo della comunicazione sociale, la sua adesio­
ne attenta, i suoi «anticipi», le sue iniziative in vari campi, soprattutto
nel settore della stampa.
A ragione si può affermare, come ebbi a scrivere ai miei confratelli,
che don Bosco è stato un uomo della comunicazione sociale durante
tutta la sua operosa esistenza.
Egli seppe essere attento recettore, avido di conoscere gli avveni­
menti, lettore accanito, divoratore di libri, tenace nel ricordare.
Fu buon comunicatore, fin da ragazzo, quando nell’ambito di una
cultura contadina (contadina, ma «cultura», per quanto faticata e pri­
mordiale) volle sintonizzarsi con le esigenze dei suoi conterranei. In
seguito usò il teatro, non soltanto come espressione artistica, ma an­
che come occasione di incontro dialogico, di comunicazione e comu­
nione, per cui il suo «teatrino» resta paradigma per una metodologia
di comunione.
«Fu poi autore prolifico. Il suo primo libro uscì a 29 anni [...]. Ri­
sultò subito autore versatile nei generi più vari, dall’articolo del gior­
nale al libro, dalla biografia alla storia, dall’agiografia al teatro, dalla
divulgazione scientifica a quella religiosa e all’apologetica, un genere
così di moda allora. La concretezza “storica” era una dimensione da
lui preferita; la sua abilità di scrittore fu quella del “narratore”» (E.
Viganò, «La comunicazione sociale ci interpella», in Atti del Consi­
glio Generale dei Salesiani, 1981, n. 302, p. 8).
L’edizione anastatica delle «Opere edite» di don Bosco, curata dai
professori di questa Università, comprende ben 38 grossi volumi e
raccoglie quasi 1.200 suoi scritti!
Don Bosco considerava la composizione e la diffusione dei libri
«buoni» e dei periodici come parte integrante della missione sua e dei
suoi. In una lettera circolare ai Salesiani, del 19 marzo 1885, poteva
affermare: «La mirabile diffusione di questi libri è un argomento per
provare l’assistenza speciale di Dio. In meno di trent’anni sommano a
circa venti milioni i fascicoli o i volumi da noi sparsi tra il popolo...»
(E. C e rta , Lettere, voi. IV, p. 320).
Papa Pio XI, che da giovane sacerdote ebbe la fortuna di conosce­

19.4 Page 184

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13. Inaugurazione ufficiale dell’ISCOS 175
re personalmente don Bosco e di ammirare la sua industriosa tipogra­
fia, notava che per il Santo «le opere di propaganda tipografica e li­
braria furono proprio le opere della sua predilezione... il suo nobile
orgoglio. Egli stesso ci diceva: “In queste cose don Bosco vuole essere
all’avanguardia del progresso” e parlavamo di opere di stampa e di ti­
pografia!» (Discorso del 20 febbraio 1927 in occasione del «decreto
sull’eroicità delle virtù»: Memorie Biografiche 19, 81).
Un articolo costituzionale da lui redatto ne faceva impegno e pun­
to programmatico per gli iscritti alla sua Congregazione. E oggi, nel
testo rinnovato della Regola salesiana, approvato dalla Sede Apostoli­
ca il 25 novembre 1984 - Solennità di Cristo Re -, si legge: «Operia­
mo nel settore della comunicazione sociale. E un campo di azione si­
gnificativo che rientra tra le priorità apostoliche della missione sale­
siana. Il nostro Fondatore intuì - compatibilmente con le possibilità
offerte dai suoi tempi - il valore di questa scuola di massa, che crea
cultura e diffonde modelli di vita, e s’impegnò in imprese apostoliche
originali per difendere e sostenere la fede del popolo. Sul suo esempio
valorizziamo come doni di Dio le grandi possibilità che la comunica­
zione sociale ci offre per l ’educazione e l ’evangelizzazione» (Cost. 43).
Tutta la Famiglia Salesiana, in fedeltà al Fondatore, riconosce la
comunicazione sociale come autentica scuola di popolo che può
«creare cultura e diffondere modelli di vita», curando, oltre la stam­
pa, il vasto mondo dei mass media: radio, TV, videocassette, musica,
teatro, ecc.
Le due componenti, «giovanile» e «popolare», della missione di
don Bosco si incontrano, oggi più di prima, sul terreno arduo ma an­
che esaltante della comunicazione sociale.
Ecco allora il perché della creazione dell’ISCOS.
Le sfide dei tempi e i cambi ecclesiali stanno interpellando in par­
ticolare quei centri dove si elabora cultura, dove si cerca di anticipare
i traguardi del progresso umano e ci si sforza di preparare personalità
autentiche capaci di interpretare e di assumere i nuovi compiti della
storia, cioè le Università in prima linea.
Perciò, sull’onda di queste riflessioni, ci è sembrato doveroso ac­
cogliere l’invito formulato dalla Congregazione per l’Educazione Cat­
tolica negli «Orientamenti» del 19 marzo 1986, a promuovere Centri
di studi superiori per la formazione specialistica (cito) di «quanti si
preparano al giornalismo attivo e a operare nel cinema, nella radio e
nelle televisioni..., anche quelli che si avviano all’insegnamento di

19.5 Page 185

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176 Interventi di don E. Viganò
queste discipline, oppure alla direzione e collaborazione negli Uffici,
diocesani e nazionali, degli strumenti della comunicazione sociale»
(n. 27).
Siamo convinti che, attraverso la creazione dell’ISCOS - che si af­
fianca ad altre istituzioni cattoliche già benemerite o nascenti -, stia­
mo giocando una carta importante, anche se umile, per l ’evangelizza­
zione e l’educazione dei giovani e del popolo: aiutare a far crescere la
capacità di comunicare con modernità, di dialogare efficacemente,
con l ’uomo d’oggi.
Vogliamo contribuire allo studio dei linguaggi dei mezzi della co­
municazione sociale, per diffondere una aggiornata mentalità di co­
municazione ai vari livelli ecclesiali, sia tra i responsabili dell’azione
pastorale che tra i componenti della comunità ecclesiale.
L’ISCOS inizia oggi ufficialmente il suo cammino. Siamo grati alla
Congregazione per l’Educazione Cattolica di averci dato l’appoggio e
la fiducia necessari per avviarlo.
Abbiamo la coscienza di essere ai primi passi, di dover crescere, di
aver bisogno non solo della fiducia, ma anche della collaborazione, in
particolare di quanti oggi ci onorano della loro presenza: le Autorità
della Congregazione per l’Educazione Cattolica, le Università Ponti­
ficie Romane, gli Studiosi e i Professionisti della comunicazione socia­
le, i Professori, come pure gli Studenti. Ci sentiamo Chiesa viva nel
viaggio affascinante che essa ha intrapreso alle soglie del terzo mil­
lennio.
A tutti la riconoscenza mia personale e di questa Università Sale­
siana.
Grazie !

19.6 Page 186

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14. LETTERA AL RETTORE DELL’UPS DON R. FARINA
SUL «CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA»
(17 gennaio 1993)
Caro Rettore,
sto concludendo la lettura del «Catechismo della Chiesa Cattolica»
e penso alla nostra Università. La pubblicazione di questo autorevole
volume costituisce un avvenimento ecclesiale che segnerà la storia del
passaggio dal 2° al 3° millennio della fede. Costituisce certamente un
contributo sostanziale all’urgente impegno di nuova evangelizzazione.
E sintomatico osservare che esso porta in sé il marchio collegiale
dell’episcopato cattolico; infatti, l’idea di elaborarlo è nata in un Si-
nodo straordinario, quello del 1985, e la sua redazione è frutto della
collaborazione di tutti i Vescovi - Maestri nella fede - dei cinque con­
tinenti.
Il Santo Padre, nel presentarlo, lo ha considerato come la degna
conclusione del Concilio Ecumenico Vaticano II. Credo, perciò, che
apprezzare e trasmettere i valori di questo Catechismo sia in sé un at­
to di comunione ecclesiale assai significativo. In un’ora di transizione
e di disorientamento, è diventato quanto mai necessario conoscere,
custodire e trasmettere la verità della fede, secondo l’autenticità, l ’in­
tegrità e sistematicità che ad essa spetta nella Chiesa. Mi sono ralle­
grato, perciò, al sapere del tuo gesto di Rettore di far dono tempestivo
del volume a tutti i membri stabili dell’Università.
Questo Catechismo è destinato ad avere una privilegiata attenzio­
ne nella Famiglia spirituale di don Bosco, dedicata per missione alla
catechesi e al servizio della fede tra i giovani e il popolo. L’UPS, chia­
mata l’Università di don Bosco per i giovani, dovrà saper assumere
con responsabilità, secondo l’alta missione specifica che le corrispon­

19.7 Page 187

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178 Interventi di don E. Viganò
de, l ’impegno di far accogliere diffondere e usare un dono così straor­
dinario. E urgente farlo apprezzare affinché divenga concretamente
utile a chiunque si domandi sui contenuti della fede, sul senso della
vita, sul dialogo con Dio, sulla ricerca di luce, di genuini valori morali
e delle ragioni che li sorreggono.
Da parte mia, in modo esemplificativo, mi permetto di suggerire
più specificamente alcune vie pratiche di attuazione:
- Considero assai conveniente che sulle riviste dell’Università com­
paiano studi a diversi livelli e prospettive pastorali in vista di una
comprensione approfondita e una più efficace realizzazione degli sco­
pi del Catechismo.
- Mi sembra opportuno che nell’Università, grazie anche all’isti­
tuto di Catechetica - e con la collaborazione dell’Auxilium - si com­
pia un qualche atto pubblico, particolarmente valido, che favorisca la
conoscenza e il giusto impiego del Catechismo.
- In tempi più lunghi risulterà un valido servizio alla Chiesa - e in
Essa specialmente alla Famiglia Salesiana - realizzare dei commenti
ad aspetti peculiari del Catechismo, avvalendosi delle specialità delle
Facoltà.
- In rapporto ai giovani, si potrebbero esprimere modi opportuni
di incontro con il Catechismo per una graduale approfondita assimi­
lazione dei suoi contenuti. Ecc.
Faccio voti che questa mia preoccupazione sia considerata dai re­
sponsabili dell’Università.
Ringrazio anticipatamente te e tutti.
Auguri di bene.
Cordialmente
Don E g id io V i g a n ò

19.8 Page 188

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15. OMELIA PER L’APERTURA
DELL’ANNO ACCADEMICO 1993-94
(15 ottobre 1993)
Un saluto fraterno a tutti i membri di questa Comunità universita­
ria. Sono convinto che le vacanze hanno rinnovato le forze e la volon­
tà per venire qui a iniziare con gioia ed entusiasmo il nuovo anno ac­
cademico. Chiediamo allo Spirito Santo che questo si realizzi nella
pienezza della ricerca e della verità che salva. Lo Spirito Santo che in­
vochiamo è fonte di luce e di verità. E il Dono del Padre e del Figlio
che riempie il nostro cuore di capacità di amore e di costanza nel bene.
Penso che tra le cose che dobbiamo chiedere allo Spirito Santo,
per quest’anno, ce n’è una che è vincolata con un fatto recente della
Chiesa, con l ’Enciclica «Veritatis Splendor» (questo titolo potrebbe
essere il motto accademico di questa Università). Mi sembra impor­
tante ricordare questo documento all’inizio dell’anno, perché esso de­
ve illuminare gli sforzi dei ricercatori, dei docenti e degli studenti nel­
la linea richiesta dal Magistero della Chiesa in questi tempi di confu­
sione nelle idee, di relativismo, di pericolo di non saper più formare
l’autenticità dell’uomo, non solo nella sua maniera di pensare, ma an­
che nella sua personale condotta.
Il riferimento all’Enciclica è importante nella nostra Università,
perché essa è vincolata con il Carisma di don Bosco, e don Bosco è un
educatore che ha privilegiato nei suoi studi le discipline della morale
perché illuminassero la sua attività apostolica e la sua preoccupazione
pedagogica. Le scienze dell’educazione devono appunto portare alla
formazione della coscienza, dell’amore, della dimensione sociale, ossia
a far crescere, come elemento costitutivo della personalità, quelle luci
della morale che sono ricordate nell’Enciclica, anche per chiarire po­
sizioni e interpretazioni che si discostano dal vero e dal bene.

19.9 Page 189

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180 Interventi di don E. Viganò
Credo che la prima riflessione che l’Enciclica ci suggerisce per
l ’attività degli studi sia la visione dell’uomo; una visione antropologica
illuminata dal Mistero di Cristo, perché è Cristo che rivela all’uomo
«che cosa è l’uomo». Il Mistero di Cristo, che non è semplicemente
un fatto storico che può illuminare il pensatore, ma che tocca l’essen­
za dell’uomo, che arriva al vertice del piano di Dio, non possono pre­
scindere dal prendere le luci che procedono da esso per studiare tutti
gli elementi che si riferiscono all’uomo. In primo luogo, quindi, que­
sto suggerimento che è molto chiaro nell’Enciclica, cioè di non pre­
scindere da Gesù Cristo nel contemplare l’uomo in tutte le sue carat­
teristiche, è illuminante per tutti i lavori dell’anno accademico.
L’Enciclica poi tocca alcuni punti che sono meno chiari in questa
antropologia. Il primo è quello della libertà. Invita pertanto a inter­
pretare la libertà alla luce della teologia della creazione, nella visione
di un uomo che è fatto ad immagine di Dio, che perciò non ha una li­
bertà creatrice del bene e del male, ma ha una libertà che lo rende ca­
pace di discernere il bene e il male, lo aiuta a fare delle scelte respon­
sabili nella vita.
Un secondo punto riguarda il tema della coscienza, che è il centro
della personalità, il cuore dell’uomo, il santuario della sua identità: la
coscienza, che deve essere misurata dal metro della verità. Una co­
scienza perciò che non è infallibile, una coscienza che può sbagliare,
se non percepisce e non segue la verità. Di qui si vede subito l ’enorme
importanza dell’opera di formazione delle coscienze in un’ora cultu­
rale in cui si va perdendo il senso del peccato e per conseguenza la di­
stinzione tra il bene e il male.
Un terzo punto da considerare è quello che riguarda l ’opzione fon­
damentale della persona, che deve illuminare la coscienza; un’opzione
fondamentale che si realizza nel Battesimo: un’opzione per Cristo.
Questa opzione fondamentale, ci dice l’Enciclica, illumina e guida le
decisioni concrete della vita. Chi ha fatto l’opzione per Gesù Cristo,
chi lo segue, deve pensare e amare come ha pensato e amato Lui.
L’Enciclica, in quarto luogo, insiste sulla qualità dell’atto morale.
Non basta un’opzione fondamentale solo di tipo intellettuale; essa de­
ve guidare la condotta in ogni atto morale. Se l ’opzione fondamentale
è vivere in Cristo, l’atto morale è l’atto pieno di vero amore, che
esclude gli egoismi. Si tratta di una morale che è molto più alta di
un’etica razionale, che è partecipazione viva al Mistero di Cristo. Inol­
tre, l’Enciclica ci dice che questa scelta fondamentale per l’uomo

19.10 Page 190

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15. Omelia per l’apertura dell’anno accademico 1993-94 181
nuovo, che è Cristo, ha come espressione massima della sua moralità
il martirio, che è l ’atto supremo di amore e di carità che c’è sulla terra,
e che è una conclusione normale, anche se è una grazia straordinaria
data a pochi, della logica della morale del cristiano.
E dunque un’Enciclica che esige molte cose in tutte le discipline, e
io vorrei sottolineare in particolare le seguenti. In questi decenni le
scienze antropologiche si sono sviluppate molto, hanno fatto grandi
progressi, ma forse le scienze della fede, almeno fino a qualche anno
fa, sono rimaste un po’ indietro. E allora, dal punto di vista di una
possibilità di illuminazione, di correzione di certe ricerche semplice-
mente naturali, si è creata una distanza, un divorzio, tra le scienze del­
l’uomo e quelle della fede. Per questo, il dialogo tra questi due poli è
oggi uno degli elementi più desiderati e necessari.
Orbene, in questa Università ci sono gli elementi per fare questo
dialogo nei vari gruppi, negli organismi, nelle riunioni, nelle iniziative.
Pertanto io penso che una delle conseguenze di questa Enciclica nella
nostra Università potrebbe essere questa: far intensificare e crescere la
capacità di dialogo tra le scienze dell’uomo e le scienze della fede. Co­
sì si potrà far raggiungere all’Università quella che è la sua finalità
globale: essere «Veritatis Splendor» nella pastorale e nella pedagogia,
con l’aiuto di tutte le scienze. Se farete questo arricchirete tutta la
Chiesa, farete un regalo a don Bosco per la realizzazione del suo cari­
sma in questi tempi così complessi e difficili.
Chiediamo perciò questo dono allo Spirito Santo, ripetendo le pa­
role della Colletta: «Infondi in noi, o Padre, lo Spirito d’intelletto, di
verità, di pace, perché ci sforziamo di conoscere ciò che è a Te gradi­
to per attuarlo nell’unità e nella concordia». Amen.

20 Pages 191-200

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1 6 .1SALESIANI E LA CULTURA1
1. Dall’Oratorio all’Università
I Salesiani hanno tradizionalmente un forte impegno nel campo della
cultura. Come si concretizza oggi? L’Istituto di Latinità è ancora attua­
le? Quanti allievi conta? Qual è la vostra presenza nel settore della Pa­
tristica?...
L’attenzione di don Bosco ai valori dell’antichità classica e cristia­
na risulta anche dal fatto, a suo tempo rilevato dal cardinale Michele
Pellegrino, che egli per primo diede vita a una collana scolastica di
antichi scrittori cristiani.
Possiamo pensare che questa sensibilità del Fondatore ha trovato
un seguito ideale in due fatti significativi.
II primo risale al padre Agostino Gemelli: quando, nel 1924, eresse
la prima cattedra di letteratura cristiana patristica presso l ’Università
Cattolica di Milano, chiamò come primo docente il Salesiano don
Paolo Ubaldi, che mantenne la cattedra fino al 1934, anno della sua
morte. Gli successe un altro Salesiano, don Sisto Colombo, fino al
1938. Giuseppe Lazzati fu assistente di entrambi e, più tardi, ottenne
in proprio la cattedra.
Il secondo si riferisce all’iniziativa della Sede Apostolica di istituire
presso l’Università Pontificia Salesiana (UPS) di Roma, un centro su­
periore di Lettere cristiane e classiche, che è oggi una delle cinque fa­
coltà dell’UPS. Il compito istituzionale di questa struttura accademica
è quello di promuovere la conoscenza del latino e del greco come
strumenti necessari per lo studio approfondito del patrimonio dottri­
nale contenuto nelle opere dei Padri della Chiesa, e di incrementare la
1Dal volume: Don Egidio Viganò, Don Bosco ritorna. Intervista di A. Montonati,
Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo (Milano) 1992, cap. IV, p. 141-151.

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184 Interventi di don E. Viganò
divulgazione dei valori dell’insegnamento patristico come fondamen­
to della paideia cristiana.
In maniera conforme ai suoi Statuti, la facoltà, oltre a dedicarsi al­
l’insegnamento e alla ricerca nell’ambito dei classici greci e latini, con­
tinua ad impegnarsi soprattutto in un massiccio lavoro di studio dei
Padri della Chiesa. Si è celebrato quest’anno il quattordicesimo con­
vegno di catechesi patristica, che investiga il rapporto tra sacerdozio
battesimale e formazione teologica nell’antica tradizione della Chiesa.
Dallo scorso anno, inoltre, la facoltà collabora nel curare la prestigio­
sa collana della Corona Patrum della Società Editrice Internazionale.
2. Un centro di «sapienza cristiana»
I Salesiani hanno una propria Università (UPS): in che consiste la
sua specificità tra le Università Pontificie?
Se ci domandiamo che cosa rappresenti l’UPS nel concerto delle
Università Pontificie romane si può dire che essa arricchisce il gruppo
con un suo volto specifico.
E stata elevata da pochi anni (1973) al prestigioso livello delle Uni­
versità ecclesiastiche (prima era Ateneo) e con loro condivide la esi­
gente missione scientifica propria della «sapienza cristiana». Nel
proemio della Costituzione apostolica che porta questo nome si legge
che la Chiesa insegna la dottrina della salvezza «per mandato divino,
quale continuo incitamento ai fedeli perché si sforzino di raccogliere
le vicende e le attività umane in un’unica sintesi vitale insieme con i
valori religiosi, sotto la cui direzione tutte le cose sono tra loro coor­
dinate per la gloria di Dio e per l ’integrale sviluppo dell’uomo, svi­
luppo che comprende i beni del corpo e quelli dello spirito».
L’UPS è entrata con serietà d’impegno, anche se umilmente, in
questo concerto universitario della Chiesa; ma non è entrata sempli­
cemente come un centro di studi in più e con uno stesso tipo di pro­
grammazione, bensì come un’istituzione originale caratterizzata da
una missione peculiare con specifiche esigenze di programmazione, di
scelte di campo e di coordinamento. L’ottica globale che guida questa
sua identità è centrata soprattutto sulla condizione giovanile, tanto
che a volte la si chiama «Università di don Bosco per i giovani».
Infatti si qualifica come «salesiana». L’aggettivo non indica però
unicamente una responsabilità di gestione, bensì un suo concreto rap­

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16.1 salesiani e la cultura 185
porto con il carisma di don Bosco per offrire una mediazione cultu­
rale, oggi indispensabile, nella realizzazione della sua missione.
Tra i parametri e i criteri inderogabili dell’identità dell’UPS emer­
ge, dunque, come caratterizzante, l’indole pedagogico-pastorale nelle
scelte e nell’incremento delle molteplici discipline.
Certo ogni facoltà ha la sua collaudata struttura e i suoi contenuti
da comunicare, e ogni scienza ha una sua propria natura, prescinden­
do dalla quale ci si opporrebbe alla dignità e oggettività accademica;
ma l ’Università nel suo significato globale si sforza di essere un tutto
articolato e organico con un doppio polo energetico di unità e di di-
scernimento: quello delle discipline filosofico-teologiche, che appro­
fondiscono gli ultimi fondamenti dell’esistenza e che scrutano il mi­
stero del cuore di Cristo Buon Pastore, e quello delle scienze pedago­
giche che analizzano la realtà giovanile, le esigenze dell’età evolutiva, i
metodi di approccio e la sintesi vitale del traguardo da raggiungere.
Dai due poli si sprigiona una mutua circolarità e interazione, che,
producendo una tensione viva tra di essi, illumina e stimola la rifles­
sione e le ricerche nei vari campi, comprese le altre facoltà, istituti e
centri, in uno sforzo permanente di interdisciplinarità e di coordina­
mento funzionale e dinamico.
3. L’Osservatorio della Gioventù
Una delle più recenti realizzazioni salesiane in campo culturale è
l1Osservatorio della Gioventù. Come è nato e con qualifinalità?
Nel clima di intensa attività portata avanti dalla Facoltà di Scienze
dell’Educazione (FSE), si è sviluppata tutta una serie di iniziative cul­
turali, consistenti in pubblicazioni diverse, nella promozione di semi­
nari scientifici interideologici, fino alla fondazione dell’Osservatorio
della Gioventù nel 1983, in occasione del venticinquesimo della FSE.
Con questa struttura permanente si è voluto rispondere all’esigen­
za di fondare ogni studio scientifico sui giovani, e ogni progetto edu­
cativo e pastorale, su una lettura critica dei problemi e su una corretta
analisi della condizione giovanile.
Perciò la nota specifica e distintiva di questo centro consiste nel
fatto che esso si rivolge prevalentemente agli operatori sociali, agli
educatori, ai ricercatori e studiosi della condizione giovanile, per of­
frire loro strumenti di lettura, informazioni dettagliate e di ampio re­

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186 Interventi di don E. Viganò
spiro, bibliografie specializzate sulle più articolate tematiche giovanili,
analisi sul campo, e consulenza per la ricerca empirica sia regionale
che nazionale.
Per realizzare tutti questi obiettivi, persino presuntuosi, l’Osserva­
torio della Gioventù si avvale della collaborazione interdisciplinare
dei professori e docenti della FSE nei vari settori di specializzazione,
nonché degli istituti e centri in essa operanti, di psicologia, di meto­
dologia pedagogica, di storia e teoria del pensiero pedagogico, di di­
dattica, di catechetica, di comunicazione culturale e sociale, di socio­
logia e di elaborazione computerizzata dei dati delle ricerche.
Perciò l ’Osservatorio della Gioventù, oltre che programmare e ge­
stire in proprio ricerche sul campo, ha un centro di documentazione
che raccoglie i materiali più disparati e la letteratura scientifica che
analizza il fenomeno giovanile sotto i diversi profili, e ha una banca
dati computerizzata sui movimenti, gruppi e associazioni giovanili, sui
materiali prodotti dai giovani e per i giovani nei vari settori del cine­
ma, teatro, letteratura e scienze. Le oltre ventimila schede bibliografi-
che divise per voci-chiave sui diversi temi della condizione giovanile,
già poste in vendita, su ordinazione selettiva per soggetto, lingua, ap­
proccio, sono considerate, ad esempio dal Ministero Italiano dell’in ­
terno, «un prodotto organico e competitivo assai stimato a livello eu­
ropeo».
4. La comunicazione come scienza
Ultimo nato, c’è l’istituto di Scienze della Comunicazione sociale
(ISCOS')...
Potrei ripetere ciò che ho detto nell’atto ufficiale di nascita l’8 di­
cembre 1989 (un altro 8 dicembre!). Esso è un frutto significativo del­
le celebrazioni del primo centenario della morte di don Bosco (31
gennaio 1988). Nella memoria del fondatore, seguendo la sua intra­
prendenza e in fedeltà al suo progetto apostolico, la Società Salesiana,
attraverso il Rettor Maggiore con il suo Consiglio, ha voluto la crea­
zione di questo istituto. La Congregazione per l ’Educazione Cattolica,
considerando la serietà della proposta e con un atto di fiducia nella
Famiglia spirituale che porta avanti la missione del Santo dei giovani,
ha avuto la bontà di approvarlo «come istituzione accademica abilita­
ta al rilascio dei gradi accademici di secondo e terzo ciclo nella spe­
cializzazione delle scienze della comunicazione sociale».

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16.1 salesiani e la cultura 187
Quali motivi vi hanno guidato nel dar vita a questa iniziativa?
Anzitutto l’esigenza di nuova evangelizzazione lanciata dopo il
Concilio Vaticano II. La pastorale esige oggi novità di dialogo, novità
di metodo, novità di linguaggio, e la Famiglia Salesiana, che nell’ope-
rare privilegia la dimensione pedagogica, ne sente con forza l’urgenza.
Dopo il concilio si sono venuti sviluppando sia «un magistero eccle­
siale» sia una «teologia» circa la comunicazione sociale, che compor­
tano una esigente revisione delle attività di evangelizzazione.
Un altro motivo ispiratore è quello della cultura emergente: essa
sta caratterizzando gli inizi di una nuova epoca. Inoltre l ’ISCOS trova
un terzo motivo del suo essere e del suo operare nel progetto aposto­
lico di san Giovanni Bosco.
L’istituto intende promuovere la formazione delle seguenti figure
professionali:
- animatori culturali professionalmente competenti nelle comuni­
cazioni sociali e impegnati in attività aventi finalità educative e pasto­
rali;
- esperti in comunicazione sociale destinati a ruoli direttivi o a
orientare la produzione di materiali di tipo educativo e pastorale;
- docenti di scienze della comunicazione sociale in centri filosofici,
pedagogici e teologici;
- teorici e ricercatori a livello universitario.
E un progetto ambizioso, saldamente fondato su una visione teolo­
gica e su un approccio interdisciplinare, a cui auguriamo feconda vita.
5. Un Dipartimento di pastorale giovanile
Un ruolo importante nell’UPS occupa anche il Dipartimento di pa­
storale giovanile e catechetica...
Abbiamo già detto dell’importanza che si dà, in tutta l ’Università,
al momento pedagogico, che suppone una speciale attenzione alla
realtà giovanile e una seria conoscenza dei dati apportati dalle scienze
dell’educazione.
Non ci si ferma qui, tuttavia; si tratta di una Università intenta, se­
condo le formalità proprie delle singole facoltà e discipline, a elabora­
re una mediazione culturale educativa; essa si propone inoltre di par­
tecipare seriamente alla missione pastorale della Chiesa, in quanto fer­
mento di salvezza nel mondo. A questo scopo abbiamo collocato, a
maniera di vertice della strutturazione accademica, un Dipartimento

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188 Interventi di don E. Vigano
interfacoltà di pastorale giovanile e catechetica. Esso comporta la col­
laborazione organica della facoltà di teologia e della facoltà di scienze
dell’educazione e prevede l ’apporto delle altre facoltà. La sua pro­
grammazione è destinata alla formazione dei seguenti profili profes­
sionali:
- responsabili a livello generale, ad esempio in uffici catechistici e
pastorali;
- esperti nei centri di studio e nelle attività editoriali per i settori
della catechesi e della pastorale giovanile;
- responsabili nella formazione dei catechisti e degli esperti della
pastorale scolastica e della preparazione degli insegnanti di religione;
- operatori nel settore degli audiovisivi e della comunicazione;
- animatori qualificati dell’associazionismo giovanile.
Da vari anni detto Dipartimento è frequentato da oltre centoses­
santa studenti - sacerdoti, religiosi e religiose, fedeli laici - che pro­
vengono dai vari continenti e appartengono a una cinquantina di dio­
cesi e ad altrettante congregazioni religiose.
6. Studenti da tutto il mondo
Chi sono e da dove vengono gli studenti della vostra Università?
Direi che le iscrizioni hanno seguito l’evoluzione statutaria e geo­
grafica dell’Ateneo. Dapprima, a Torino, le tre facoltà classiche di
teologia, filosofia e diritto canonico hanno avuto unicamente studenti
salesiani, provenienti dalle varie circoscrizioni della Congregazione, in
modo da garantire una formazione unitaria e di buon livello culturale.
Con il trasferimento a Roma (1957) e con l’elevazione a Università
Ecclesiastica (24 maggio 1973), l’UPS accolse studenti di ogni prove­
nienza, laici, sacerdoti, religiosi e suore, crescendo quindi col tempo
anche di numero. Nell’attuale anno accademico, ad esempio, gli stu­
denti della sede romana sono circa millecento; ad essi però bisogna
aggiungere - e spero di non dimenticare qualche centro - le centinaia
di studenti della sezione torinese della facoltà di teologia, delle facoltà
aggregate di Messina e di Shillong (India), degli istituti teologici affi­
liati di Bangalore (India), di Barcellona e Madrid (Spagna), di Bene­
diktbeuern (Germania), Caracas (Venezuela), Cremisan-Belemme,
Guatemala, Manila (Filippine), San Paolo (Brasile); degli istituti filo­
sofici di Benediktbeuern (Germania), Guatemala, Los Teques (Vene­

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16.1 salesiani e la cultura 189
zuela), Nave (Brescia), La Florida-Santiago (Cile), Nasik e Yercaud
(India).
Quali sono i settori di ricerca che considerate più significativi e pre­
ferenziali?
Essi corrispondono alle specializzazioni più congeniali alla missio­
ne salesiana, anche se ogni facoltà coltiva naturalmente i suoi settori
tradizionali di ricerca, non senza un appropriato radicamento nella
storia. Penso soprattutto alle aree di riflessione sulla pastorale in ge­
nere e sulla pastorale giovanile (oltre ai volumi assai apprezzati di Ma­
rio Midali e di Riccardo Tonelli, è uscito il Dizionario di pastorale gio­
vanile, edito dalla LDC di Torino), sulla catechetica (si vedano i nu­
merosi volumi delle collane LDC in merito e il significativo Dizionario
di Catechetica), sulle scienze dell’educazione, che hanno dato luogo a
una ricca collana di pubblicazioni (l’Enciclopedia delle scienze del­
l’educazione', della Editrice LAS) a contenuti pedagogici, psicologici,
didattici, ecc., sulla spiritualità salesiana e giovanile.
Considerate le realtà emergenti dalla condizione giovanile, segnata
da una devianza varia e preoccupante, dopo un’accurata ricerca e ve­
rifica, si è istituito presso la FSE uno speciale curricolo di pedagogia
sociale e, da quest’anno, un diploma annuale per operatori di comuni­
tà terapeutiche. Anche questo è un frutto del permanente confronto
con il quotidiano, per adeguare la scienza ai bisogni dell’uomo e del
giovane in difficoltà.
D’altra parte, di fronte alla diffusa indifferenza religiosa e alla per­
dita del senso della vita e dei valori, causate anche dalle ideologie ni­
chiliste, non trascuriamo una solida riflessione filosofica di base, an­
corata al contributo dei grandi pensatori cristiani (si vedano, ad esem­
pio, l’Enciclopedia dell’ateismo e i quaderni di Cronache e commenti di
studi religiosi dell’istituto di Scienze della Religione, ecc.).
Che informazione avete sui laureati degli anni scorsi? Incidono? In
quali settori?
Sono qualche migliaio. A parte i laureati in teologia e in filosofia
che sono diventati i formatori delle varie nostre facoltà e istituti di
studio sparsi nel mondo, credo che possiamo ricordare due gruppi di
Exallievi, riuniti in associazioni attive e solidali: sono i laureati del­
l ’istituto di Psicologia e del Dipartimento di pastorale giovanile e ca­
techetica. I primi sono apprezzati orientatori e operatori nelle scuole,

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190 Interventi di don E. Viganò
cattoliche e statali, presso i provveditorati e altri enti pubblici e priva­
ti, o nell’attività professionale autonoma; i secondi sono diventati di­
rettori di uffici catechistici nazionali o diocesani, oppure incaricati
della pastorale giovanile nell’ambito delle rispettive Chiese particola­
ri. Non dimentichiamo i non pochi vescovi che sono usciti dall’UPS
(fra di essi c’è anche il cardinale Raul Silva Henriquez, già arcivescovo
di Santiago del Cile).

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INDICE
P resen taz ion e: Don Egidio Viganò rifondatore dell’UPS (R affaele Fa­
rina) ............................................................................................................................
5
L’Università Pontifìcia Salesiana. «Università di don Bosco per i gio­
vani»...........................................................................................................................
9
1. B reve storia d e ll’UPS.......................................................................................
9
2. ha fision om ia odierna d e ll’U niversità P ontificia S alesiana................ 10
Istituti Superiori fuori Roma Affiliati alle Facoltà dell’U P S ............... 14
1. Facoltà d i F ilosofia ........................................................................................... 14
2. F acoltà d i T eo logia ........................................................................................... 15
3. F acoltà d i Scienze d e ll’E ducazione.............................................................. 16
Le visite ufficiali di don Egidio Viganò all’UPS..................................... 17
INTERVENTI DI DON EGIDIO VIGANÒ
1. Lettera di don E. Viganò Consigliere per la Formazione al Gran
Cancelliere del P.A.S., don L. Ricceri.......................................................... 23
1. Im p egn o u n iversita rio..................................................................................... 25
1.1. Vincolazione organica con la v ita .................................................... 26
1.2. O riginalità di specializzazione.......................................................... 27
1.3. Concentrazione di sforzi sul 2° Ciclo universitario.................. 27
2. In terdisciplina rità.............................................................................................. 29
2.1. Il progetto di documento sull’Università Cattolica o ggi......... 29
2.2. Orientamenti delle «N orm ae Q u aedam »..................................... 30
2.3. Una particolare indicazione del documento di B uga............... 31
2.4. Pericoli di una carenza di interdisciplinarità............................... 32
3 . S pecificità sa lesia n a .......................................................................................... 33
3.1. Don Pietro Ricaldone........................................................................... 33
3.2. Il nostro Capitolo Generale Speciale.............................................. 36

21 Pages 201-210

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21.1 Page 201

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192 Indice
4. Im portanza d e l P.A.S....................................................................................... .......37
5. C om piti co n creti da a ffro n ta re............................................................................39
5.1. Specificità salesiana nel Secondo C ic lo ................................................39
5.2. Corpo docente e Comunità del personale addetto al P.A.S... 40
5.3. Gestione am m inistrativa............................................................................41
5.4. Primo Ciclo Filosofico e T eologico.......................................................42
5.5. «Centro Studi don B osco»................................................................. .......42
5.6. Revisione degli «Statuti» ed elaborazione delle «Ordinatio-
n e s»............................................................................................................. .......42
5.7. Collaborazione extra-accadem ica...........................................................43
2. Presentazione del Documento del CG 21 sull’U P S ......................................45
1. Parlo a con fra telli s c e lti e in viati p e r una m is s io n e ......................................46
2. Un C apitolo d i v er ifica ...........................................................................................47
3. Il fi n e sp ecifico d i questa U niversità (cfr. CG 21 343)................................49
4. I D o cen ti............................................................................................................. .......54
5. La riorganizzazione unitaria d e ll’U n iversità ........................................... .......58
6. Im portanza della ricerca s c ie n tific a ............................................................ ....... 60
7. G li s tu d en ti........................................................................................................ ....... 63
C o n clu sio n e............................................................................................................. ....... 64
3. Lettera al Rettor magnifico dell’UPS don R. Farina circa il ridi­
mensionamento dell’U niversità...................................................................... ....... 67
1. M om en to p ro vvid en z ia le....................................................................................... 68
2. A lcune p r em es se....................................................................................................... 68
3. O b iettivi da ra ggiu n gere................................................................................. ....... 70
4. E sigenze da pa rte della C on grega z ion e...................................................... ....... 72
5. D isposizioni........................................................................................................ ....... 75
4. Al Santo Padre Giovanni Paolo II in visita all’U P S...................................... 79
5. Un più accurato impegno di servizio............................................................ ....... 83
1. Saluto e a u g u r i.................................................................................................. ........83
2. A lcune inform azioni................................................................................................ 84
3. Im portanza d e ll’UPS e d ell’O pera PAS.............................................................85
4. O ttica sp ir itu a le........................................................................................................86
5. M issione della D elegazione O pera PAS.............................................................88
5.1. La coscienza del servizio.............................................................................88
5.2. La qualità del servizio..................................................................................90
5.3. Il clima del servizio........................................................................................92
6. I l p rob lem a d i f o n d o ........................................................................................ ........94
7. E co n clu d o ...................................................................................................................97

21.2 Page 202

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Indice 193
6. Presentazione dei nuovi Statuti e Ordinamenti dell’U P S................ 99
1. S a lu to .................................................................................................................... 99
2. Un p o ’ d i cron istoria r e c e n t e ......................................................................... 100
3. La fision om ia della nostra U niversità n eg li Statuti rin n ova ti............ 102
4. A lcune esigen z e a cu i ad egu a rsi.................................................................... 106
5. L’in d ole vin co la n te d e lle n orm e p r o m u lga te........................................... 109
6. Il ricon oscim en to della C on grega z ion e...................................................... 110
7. Un balzo in avan ti...................................... ..................................................... I l i
7. Lettera del Gran Cancelliere al Rettore dell’UPS, don R. Gianna-
telli, circa alcuni aspetti della «Teologia della Liberazione»............ 113
8. Omelia per l’inaugurazione del nuovo anno accademico.................. 117
9. Conversazione con i Salesiani della Visitatoria dell’UPS.................. 121
1. Le C ostituzioni.................................................................................................. 121
2. «D on B osco ’8 8 » ............................................................................................... 126
3. La vita accadem ica d e ll’UPS (revisio n e d egli Statuti e d e g li O rdi­
n a m en ti)............................................................................................................... 130
4. Speranza............................................................................................................... 137
10. In occasione della promulgazione degli Statuti dell’U P S............... 141
1. Soddisfazione p e r la prom u lga z ion e a v v en u ta ......................................... 141
2. S ignificato ecclesia le d i questa nostra U niversità.................................... 142
3. C ontinua presenza d e l f i n e co m e stim olo d ’id en tità .............................. 144
4. U rgenze della cultura e d e l ca rism a............................................................ 146
5. R en d ere operan ti g li S ta tu ti.......................................................................... 148
6. La C om unicazione s o c ia le ............................................................................. 149
7. Cura d ei la ici...................................................................................................... 149
8. Vita e m ission e della Visitatoria.................................................................. 150
9. C on clu d o............................................................................................................. 151
11. Inaugurazione del 1° Congresso Internazionale di Studi su don
Bosco..................................................................................................... 153
12. Al terzo Seminario di Spiritualità..................................................... 157
1. C ongratulazioni................................................................................................. 158
2. La «grazia d i u n ità » ......................................................................................... 158
3. L’Istituto di Spiritualità d ell’UPS................................................................ 160
4. Spiritualità sa lesia n a ....................................................................................... 162
5. S ettori di stu dio e d i ricerca ........................................................................... 164

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194 ìndice
6. L’in segn a m en to della Spiritualità..................................................................... 166
7. Al cen tro d i un vasto m ovim en to sp ir itu a le............................................ ..... 167
13. Inaugurazione ufficiale dell’ISC O S.................................................. .... 169
14. Lettera al Rettore dell’UPS don R. Farina sul «Catechismo della
Chiesa Cattolica».................................................................................. .... 177
15. Omelia per l’apertura dell’anno accademico 1993-94..................... .....179
1 6 .1 Salesiani e la cultura..............................................................................183
1. D all’O ratorio a ll’U niversità................................................................................183
2. Un cen tro d i «sapienza cristia n a » .....................................................................184
3. L’O sservatorio della G iov en tù ...........................................................................185
4. La com u n icaz ion e co m e scie n z a .................................................................. ......186
5. Un D ipartim ento d i pa storale g io v a n ile ..........................................................187
6. S tu d en ti da tu tto il m o n d o ............................................................................ ......188