1992_CastanoL_Ziggiotti_Renato1892-1992centenario nascita


1992_CastanoL_Ziggiotti_Renato1892-1992centenario nascita

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LÜIGI CÁSTANO
ÜN VENETO
PER IL MONDO
Note biografiche su
Don Renato Ziggiotti
5oSuccessore di Don Bosco
Nel Centenario della nascita
1892 - 1992
S cüola GRAFICA S alesiama “ S. Giorgio'
Venezia-Mestre 1992

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1.7 Page 7

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PRESENTAZIONE
Le due Ispettorie Salesiane del Triveneto, di comune accordo vogliono
ricordare il Centenario della nascita di don Ziggiotti, figlio e gloria della
regione nord-orientale d’Italia.
E non sema motivo, perché la vita religiosa del Quinto Successore di
don Bosco ha abbracciato e dato frutti nelle nazioni e continenti, dove é
passato e ha sem in a to a d ovizia il sorriso e la g io ia del Padre e
Fondatore.
Lasciando a chi verra piü tardi il com pito di inserirlo, con studio
approfondito, nella storia della Congregazione, qui si é voluta tracciame
solo il profilo per ravvivame la memoria e rendere alia sua figura l ’omag-
gio di un contemporáneo, che attinge un p o ' dovunque, ma specialmente
al contatto diretto e personale - si potrebbe dire di ufficio - per oltre un
trentennio.
Non apologie o inutili trionfalismi di maniera. Solo un modesto jica­
mo di cose e jiscontri sicuri, spesso immediati, che fissino i tratti carat-
teristici di un volto caro e mdimejtticabile, a soddisfazione della grande
Famiglia Salesiana, che in lui trova ricchezza di patrijnonio umano e
spirituale, che a tutti preme di non perdere.
Ora don Ziggiotti ha un messaggio da lanciare alia Cojtgregazione,
forse piü fecondo di quando era tra noi. La sua parola, il suo insegna-
mento e la sua figura non possono tramontaj-e.
Várese, 8 dicembre 1992
D o n L u ig i Cà sta n o
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1 IL MANFREDINI
Istituto Salesiano “Manfredini" di Este, provincia di Padova, fu,
nella storia di don Bosco, il nido che inconsciamente il Santo preparo
al suo quinto Successore don Renato Ziggiotti.
L’annalista della Congregazione don Eugenio Ceria scrive nel 1941:
"Un collegio che ebbe principio nel 1878, e continua ad essere tra i piü
fiorenti in Italia, é il Manfredini di Este. Non costo a don Bosco né
lunga né laboriosa preparazione. In pochi mesi tutto fu conchiuso e
ben conchiuso". 1
11 mérito di aver aperto le porte del Veneto a don Bosco si deve a
don Angelo Perin, párroco di Santa María delle Grazie di Este, intrísti-
to dai danni spirituali e morali che il laicismo scolastico del tempo
seminava in quella térra
Vi era, nella campagna adiacente alia cittá, un palazzo monumenta-
le del Settecento, detto Ca’ Pesaro. Di bella architettura, vasto e como-
do per ampiezza di locali, aperto verso i Colli Euganei, con prati e ter-
reni trasformabili in cortili, orti e giardini. Occorrevano adattamenti,
assestamenti e aggiunte, senza tuttavia scadenze immediate.
Il Vescovo di Padova diede volentieri la necessaria approvazione e
non mancarono munifici benefattori: sia per il prestigio del nome di
don Bosco, sia per il vantaggio educativo che i buoni - ed anche i
"liberali” - si ripromettevano dall’Opera, divenuta súbito proprietá dei
Salesiani.
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Don Giovanni Tamietti (1848-1920), letterato e scrittore 2, ne prese
possesso il 10 ottobre 1878 con un coadiutore maestro elementare. Si
aggiunsero poco dopo quattro confratelli. Nacque in tal modo una fon-
dazione che ebbe e conservo a lungo 1’impronta delle origini salesiane,
e m érito l'onore di accogliere e alienare chi, nei disegni della
Prowidenza, doveva un giorno impugnare le redini giä tenute dal
Fondatore.
L ’opera fu intitolata al Vescovo di Padova, mons. Enrico Conte
Manfredini.
Al Manfredini il 15 ottobre 1899, giungeva per la prima volta
Renato Ziggiotti: aveva compito da poco tempo sette anni, e veniva a
frequentare la seconda elementare.
Figlio di Eustachio e Luigia Castagnaro era nato, ottavo figlio di
patriarcale famiglia, dedita ai campi, il 9 ottobre 1892 in Bevadoro,
frazione di Campodoro, provincia di Padova e diócesi di Vicenza.
Dopo di lui, tre nascite completarono lo schieramento domestico di
gente onesta, laboriosa e credente, dalla quäle vennero creature sane e
robuste al servizio della Societä e della Chiesa.
Dell’infanzia non é rimaste che il ricordo del battesimo e del buon
risultato di prima elementare. Insólita ma certamente ponderata e
forse consigliata dal párroco la risoluzione di portare il bambino in
collegio per una miglior riuscita negli studi. Parrebbe - come si vedrä
- che il padre, viste le propensión! e capacita del figlio, pensasse fin
d’allora al seminario.
Sull’intelligenza e inclinazione del fanciullo alio studio, non si
tratto di valutazione errata pur se incerta e prematura a quel momen­
to. II tempo dimostró l’accortezza della decisione.
Al Manfredini Ziggiotti si trovó a suo agio, come in famiglia. Le ele­
mentan non erano moho frequentate e poté seguiré lo studio con van-
taggio fino alia quinta: negli anni 1899-1904, ottenendo per condotta e
profitto medaglia d’argento in terza e medaglia d’oro in quarta. D’altro
non si é infórmate
10

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Tuttavia ció che piü conta é capire l’intemo dell’adolescente che si
era innamorato della vita salesiana. Che abbia súbito il fascino di don
Bosco e del suo spirito, fino a scorgere una prospettiva di vita e di apo-
stolato ira i suoi figli, lo lascerá capire tra non moho.
II Manfredini piü che collegio era una famiglia dove, a tre lustri
dalla morte del "Padre e Maestro della gioventü”, aleggiava il soffío
primitivo della sua opera e del sistema educativo da lui messo in fiore.
Studio, pietá, gioia, costituivano lo stile di vita delle prime fondazioni.
Este, 'per gli uomini inviati nel Veneto dal Piemonte, divenne per cosí
dire la casa tipo della futura Ispettoria Veneta, e Renato Ziggiotti che
se n’era invaghito fu come primizia di larga fioritura salesiana.
Compendiando tutta la prima giovinezza in una felice espressione,
egli stesso al momento di essere eletto Rettor Maggiore asseri: "Posso
dire di essere salesiano dal primo uso di ragione” 123. Una paradossale
attestazione che accredita la salesianitá del Manfredini in tempi d’oro;
e che egli ripeté le cento volte, sorridente e compiaciuto, in conferen-
ze, incontri e conversazioni di famiglia. Dell’autentica e genuina sale­
sianitá di don Ziggiotti, nessuno ha potuto mai dubitare. Poggiava su
tale fondamento granítico, da non aver bisogno di prove.
1Cena E., Annali della Societá Salesiana, ed. SEI, ristampa 1961, pp. 328-30.
2Dizionario biográfico dei Salesiani, Torino 1969, p. 267.
3Bollettino Salesiano, 1 ottobre 1952, n. 19, p. 362.
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LA SCELLA
E c c o la prima scelta, presagio e preludio di quella che avrebbe
fatto piü tardi, nell’autunno del 1904. Dopo la quinta elementare
s’imponeva una decisione per il futuro del ragazzo.
Di trasferirlo alia vita dei campi, neppur paríame. Da piccolo si
erano visti in Renato i segni della chiamata al sacerdozio. Forse fu il
perché degli anni elementari ad Este. Devoto, pió, arrendevole, da
parte sua egli non scarto mai l’idea, mentre papá Eustachio sognava il
Seminario, con la speranza di avere un prete, lustro della famiglia e
operatore in diócesi.
Anche il párroco di Bevadoro, don Luigi Zanini, senza fatica aveva
scoperto nel fanciullo un candidato al clero diocesano. Don Ziggiotti lo
esalterá come uomo capace di formare generazioni intere, pur nella
modestia del vivere e del sapere.
Al momento giusto fu presa la decisione di condurlo in Seminario,
distante solo 15 chilometri da casa. Fortunatamente le "vie” degli uomi-
ni - come nel caso - non coincidono sempre con quelle di Dio (Is 55,8).
Venuto in collegio con il figlio per un saluto di congedo, dal diretto-
re don Natale Signoretti e da qualche insegnante, il papá sentí soffiare
un'aria diversa: il Manfredini stimava Renato e non voleva perdere un
alunno di qualitá, per i corsi ginnasiali sempre piü in auge: al
Seminario si poteva pensare piü tardi, a primi studi classici ultimati.
II ragazzo nel frattempo era salito a mettere insieme il piccolo
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bagaglio da portare a Vicenza. Nello scendere gli scaloni dell'antica
villa incrocia don Antonio De Pieri, il quale stupito per quel che awie-
ne, interroga: "Ma qui non ti trovi bene?” E lo invita a rinviare il tra­
sloco a Vicenza.
Anche il papá, vedendo tanta cordialitá e sincero interesse per il
figlio: “Tu - gli domanda - vuoi restare qui o andaré a Vicenza?"
Risposta lampo: "lo sto volentieri anche qui". Al momento non si
pensó ad altro. Ne fu deluso e spiacente il párroco di Bevadoro; ma la
decisione era presa e il fanciullo rimase "sotto l’egida di don Bosco".’
Di fatto Renato tra i salesiani era contento e felice: studiava, si
divertiva e cresceva in bontá. Risali quindi lo scalone e riprese il suo
posto. Restó cosí cambiato, in senso prowidenziale, il cammino
dell’adolescente, che doveva percorrere le vie di continenti e nazioni
per una missione piü vasta di quella diocesana.
L ’episodio dell'improwiso cambiamento di rotta le mille volte fu
raccontato da don De Pieri, divenuto poi Maestro dei novizi, in
Veneto, ogni volta che il discorso cadeva su don Ziggiotti, salito agli
alti vertid del govemo in Congregazione.
Seguirono gli anni del corso ginnasiale, 1904-1908, con arricchimenti
spirituali, letterari, salesiani, sportivi e via dicendo. Don Aurelio Olivati
nel 1980, al sessantesimo sacerdotale di don Ziggiotti cosí li riassumeva:
"Scaló il ginnasio con ottimo profítto, rivelando intelligenza e tempera­
mento esuberante e generoso, docile e chiaro. Sempre disponibile per
attivitá di tempo libero: calcó le scene; fece da contralto nella schola can-
torum; appartenne alia associazione sportiva; entró nella banda e
imparó a suonare il trombone cantabile; partecipó a giuochi e gare gin-
niche. Forte e robusto, di tempra contadina, non trascuró soprattutto di
forgiarsi un solido carattere cristiano, radicando le sue convinzioni nelle
veritá della fede e maturando una spiritualitá seria e serena".5
Gli anni del ginnasio furono senza dubbio determinanti nella giovi-
nezza di don Ziggiotti. Crebbe nella conoscenza di sé, capí lo spirito e
la figura di don Bosco, si formó a soda interioritá, che non intralció
mai la disinvolta semplicitá della sua natura schietta e aperta alie
novitâ e agli impegni del domani. E cosí lentamente la vocazione
sacerdotale che portava in cuore dall’infanzia, senza incertezze diven-
ne chiamata salesiana.
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Prego molto, si consiglió con Superiori e Salesiani di case vicine -
tra gli altri don Antonio Cojazzi, prossimo al sacerdozio, che gli accre-
sceva ¡’entusiasmo della vita con don Bosco e dopo una novena di
comunioni, il 17 maggio 1908, anniversario dell’incoronazione di
María Ausiliatrice nel santuario di Valdocco, d’intesa con il direttore
don Felice Mussa6- che poté seguirlo in tutta la camera - prese la
risoluzione di consacrarsi a Dio in Congregazione, giá diffusa a quel
tempo in Italia, Europa, America, Asia ed Africa. Un mondo che egli
avrebbe conosciuto e percorso con gioia immensa dello spirito.
Chiudendo uno scritto a me indirizzato il 17 maggio 1963 scriveva:
"María Ausiliatrice, che ha voluto farmi suo figlio in Congregazione
dal 17 maggio 1908, ci conservi tutti nel suo servizio e ci benedica di
minuto in minuto". Una data rimastagli scolpita nel cuore come forte
indirizzo di vita.
Rimanevano, allora, due passaggi importanti: gli esami di licenza
ginnasiale, e la comunicazione e il consenso dei genitor!, fiduciosi di
vederlo finalmente entrare in Seminario.
Gli esami non presentavano ostacoli. Quindicenne, Ziggiotti era
preparato in latino, greco, lingua nazionale e affini.
Piü delicato il problema di famiglia. Renato ne parlo prima con la
mamma, che scoppió in pianto. Lieta per la definitiva scelta del sacer­
dozio del figlio; dolente per il distacco da casa e dal piccolo mondo
vicentino. Fu essa a mediare col papá, il quale forse non si stupi: il sof-
fio del Manfredini da tempo l’aveva coinvolto. Rimase un po’ in silen-
zio, come a misurare il peso del sacrificio, poi con spirito altamente
cristiano disse alia moglie: "Faccia come il Signore lo ispira!".7
S'era fatto disco verde. Renato poteva seguiré con gioia la sua voca-
zione religiosa tra i figli di don Bosco. II Vescovo di Vicenza, mons.
Antonio Feruleus si compiacque nel daré il 22 luglio 1908 il piü alto
consenso.8
Bollettino Salesiano, 1. cit.
s Al Manfredini, periódico degli exallievi, novembre 1980, n. 3, pp. 4-5.
6Dizionario biográfico dei Salesiani, p. 196.
7Bollettino Salesiano cit., p. 363.
‘ Documento deU'Archivio Céntrale Salesiano di Roma.
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SALESIANO
N e l raccogliere le memorie di don Francesco Cerruti, al quale
doveva successe nell’ufficio di Consigliere Scolastico Generale della
Congregazione, inconsapevolmente don Ziggiotti rievoca la sua chia-
mata e la spinta dei Superiori e Salesiani di Este, mentre racconta che
anche Cerruti, compagno di san Domenico Savio, aveva rifiutato
l’ingresso nel nativo Seminario di Vercelli, ed era rimasto con don
Bosco.
Scrive infatti don Ziggiotti di don Cerruti: "Parenti e amici lo spin-
gevano (verso il Seminario) con prospettive di vita agiata e sicuro
awenire. Che cosa poteva dargli in cambio don Bosco con i suoi orfani
e i suoi sogni? Ma il giovane quindicenne, da quel momento - allorché
decise di restare a Valdocco - mostró un'assennatezza e un ardimento
degni di alto encomio. Don Bosco lo aveva ricevuto orfano, gli aveva
dato modo di metter radici profonde negli studi e nella pietá; aveva
diretto sapientemente la sua anima, illuminandogli il sentiero ancora
incerto dell’awenire e additandogli un vasto campo di lavoro...; infine
con cuore tenerissimo di padre lo invitava a stare con lui”9
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Análogamente, con persone diverse, ma ugualmente beneintenzionate
e awedute, era successo al giovane del Manfredini, qualche mese
prima dei sedicí anni. La sua decisione, che non era velleitá del
momento fu salda e mai smentita come quella di Francesco Cerruti.
Studiandone e ammirandone la vita e le attivitá, mentre ne aveva ere-
ditato l’ufficio, don Ziggiotti si era ritrovato nei suoi panni giovanili:
come lui, anch’egli sollecitato da una sponda, si era trovato vittorioso
sull'altra, felice della scelta alia quale, come il Cerruti, rimase fedele
per sempre.
Dal Veneto passó quindi il 14 agosto al Piemonte, da Este e
Bevadoro a Foglizzo Canavese, non moho lontano da Tormo, dove a
quei tempi si trovava il noviziato per l'Altitalia.
Foglizzo era casa aperta da don Bosco nel 1886 e dedicata a San
Michele, in onore di don Michele Rúa, Vicario con diritto di successio-
ne. Divenne centro storico di formazione religiosa e di vera santitá. A
Foglizzo erano stati novizi il Beato vescovo martire Luigi Versiglia, i
venerabili Andrea Beltrami e Vincenzo Cimatti; il missionario fondato-
re Servo di Dio Luigi Variara, e numerosi confratelli insigni per virtü e
meriti apostolici.
Renato Ziggiotti vi trovó maestro e plasmatore di spirito don
Giovanni Zolin, vicentino di Breganze: uomo semplice e buono; ricco
di dottrina ascética e pieno d'amore per don Bosco 10. Una fonte alia
quale il neo-arrivato, - vestito ormai l’abito chiericale - insieme con
largo stuolo di compagni attinse a piene mani, modellandosi sullo
stampo del perfetto salesiano: attivo, pió, pronto al sacrificio per l'edu-
cazione e formazione cristiana della gioventú. Dubbi o incertezze sulla
vocazione non ci furono, per cui ñ 16 luglio del 1909 Ziggiotti presen-
tava "umile domanda” di venir ammesso alia "professione religiosa
salesiana” . Dalle indagini, che allora si facevano scrupolosamente,
risultó che i genitori erano "proprietari di campagna" e vivevano “agia-
tamente” per cui il figlio poteva seguiré in liberta la sua strada. Ed egli
il 15 settembre 1909, vicino ai diciassette anni, emetteva i primi voti
nelle mani del Rettor Maggiore don Rúa, recatosi per l’ultima volta a
Foglizzo.
Ci fu unanimitá di consensi intomo alia sua condotta. Lo si dichia-
ra di "buona salute” , fedele "alia vita comune”, e intenzionato a cerca-
16

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re il proprio "bene” e il "bene della gioventü” . "
Un ritratto schematico non smentito dal tempo e dalle vicende di
una lunga esistenza.
Sia lecito aggiungere particolari di famiglia che illustrano la dime-
stichezza tra Tantico novizio e il suo maestro.
Chi scrive conobbe don Zolin e don Ziggiotti nel 1930: Tuno diretto-
re dello Studentato teológico internazionale di Torino - Crocetta,
l’altro Ispettore dell'Ispettoria missionaria Centrale, con sede nella
stessa casa. Ho cosi potato rilevare da vicino la sincera cordialitä tra i
due superiori. Don Zolin, con quel suo fare, tra bonario e ingenuo,
diceva spesso: “Don Ziggiotti? É tanto buono...! É stato sotto di me!”.
Don Ziggiotti, piü in alto nella gerarchia salesiana, non dubitava da
parte sua di partecipare alia tradizionale festa del direttore, antico
maestro di formazione; e a tavola si alzava per il suo gioviale brindisi,
e le scintillanti stomellate, che improwisava da campione. Tomato
dalla Patagonia, dalla scuola di don Manachino, quella schietta sale-
sianitá mi colmava di gioia e di ammirazione e mi dava il senso della
piü gioconda fratemitä.910
9 Don Francesco Cerruti, m em orie della vita raccolte dal sac. Renato Ziggiotti, Torino
SEI, 1949, p. 380; q u ip . 20.
10Dizionario biografico dei Salesiani, p. 301.
" Documenti deU'Archivio Centrale Salesiano di Roma.
17

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. A VALSALICE, VERONA E IN GUERRA
D iv e n u to salesiano a pieno titolo, il chierico Ziggiotti passo alla
casa di Torino-Valsalice, detta Seminario Missioni Estere, per i corsi
liceali e lo Studio della filosofia scolastica.
Nella casa di Valsalice, santificata dal ricordato Andrea Beltrami -
la Passiflora serafica - e dal principe polacco Venerabile Augusto
Czartoryski: i due San Luigi della Congregazionel2, c'era la tomba di
don Bosco, richiamo per vicini e lontani, luogo di riflessione e preghie-
ra piü che di suffragio.
Anche Ziggiotti la frequento assiduamente, come era consuetudine
in comunitä. Nessuno pero saprä mai quali siano stati i suoi colloqui
vicino alla silente presenza del Padre, che stimolava alla santitä della
vita di consacrazione.
Rammento che nel visitare la tomba di don Bosco si cantava una
laude, di com posizione antiquata ma ricca di sentimento.
Commovente il ritom ello finale: "Don Bosco, vengo a Te!” Quante
volte l’avrä cantato con la sua voce tenorile il chierico Ziggiotti, sem­
pre piü soddisfatto della vocazione e della scelta salesiana.
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A Valsalice egli trovó confratelli e insegnanti di prim'ordine: dal
direttore don Francesco Varvello, a don Marco Nassó, don Secondo
Manione, don Sante Garelli, don Gaudenzio Manachino, il giá cono-
sciuto don Antonio Cojazzi, e specialmente don Vincenzo Cimatti -
ora prossimo alia gloria degli altari Uno stuolo di salesiani che fini-
rono di plasmare il suo spirito, dando vigore e forza a ideali e valori
che portava in cuore.
Chi piü di tutti colpiva il suo occhio attento e sagace fu don
Cimatti, scienziato, musicista e impareggiabile cantore. Piü tardi con-
fesserá: "Il salesiano che mi ricordava piü al vivo don Bosco era don
Cimatti", che prese a modello di vital3.
Dell'impegno salesiano del chierico Ziggiotti e della sua ottima riu-
scita negli studi, principalmente letterari, non occorre dir molto. Era
giovane di forte ingegno e tenace applicazione. Corono gli anni classi-
co-filosofici con la cosí detta "licenza d'onore”, che gli apriva le porte
delTUniversitá, e gli otteneva il "completo condono delle tasse” gover-
native. 14
In quegli anni il buon chierico dimostró la prontezza e disponibilité
che lo animava all’obbedienza.
Durante la seconda liceale, prima fu inviato a Varazze in sostituzione
temporánea di un insegnante, poi a Bologna per analoga missione. A
Varazze era direttore don Cario Viglietti, ultimo segretario di don
Bosco, e difensore di quell'Opera, durante la bufera scatenata poco
prima dalla massoneria contro Salesiani e Figlie di María Ausiliatrice. 15
L ’incontro fece conoscere al giovane confratello un tormentato
capitolo di storia interna e accrebbe in lui l’amore alia missione di
educatore che aveva abbracciato.
Degli anni di Valsalice é da ricordare che ordinariamente la dome-
nica Ziggiotti scendeva a daré una mano all’Oratorio festivo di
Valdocco, awiato dal Fondatore.
Da ricordare ancora un particolare. Chi scrive lo ha udito dalla
bocea stessa di don Ziggiotti piü di una volta.
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Capitó che da Valsalice lo mandassero a far la notte al capezzale di
don Rúa, giunto alia fine dei suoi giomi nel 1910. Vedendolo soffrire
in silenzio, come vittima che si offre in sacrificio, ingenuamente l'ine-
sperto chierico domando: "Soffre moho, signor don Rúa?" Al cenno
affermativo dell’infermo: “Ha sofferto moho - azzardó l’improwisato
assistente - anche il Signore in croce!” Don Rúa abbozzó un sonriso e
conchiuse “Bravo, Ziggiotti!” Semplicitá di un giovane confratello, e
saggia discrezione del santo Superiore prossimo al tramonto!
Don Manachino, assistente dei chierici a Valsalice, poi Ispettore in
America per trent'anni, non a torio mi diceva: "Ziggiotti era tra i piü
buoni, piü studiosi, piü gioviali” . E ricordava episodi di vita serena e
allegra tra i chierici, mentre si gloriava di aver porto le cento volte il
braccio a don Rúa, nelle frequenti visite alia Casa e alia tomba del Padre.
Dal 1912 al ’15, il ventenne chierico fu a Verana per il tirocinio pra-
tico, introdotto da poco onde alienare e saggiare la capacita degli esor-
dienti membri della Congregazione.
Ziggiotti aveva la taglia e le doti del professore di lettere. Gli venne
súbito affidata una prima ginnasiale di oltre cinquanta alunni. Fu la
sua iniziale palestra di insegnante e assistente, con gli altri compiti,
caratteristici della vita salesiana di collegio. Fatiche umili e nascoste,
che sul campo del lavoro gli fecero capire meglio il pensiero di don
Bosco. Lo condenserá piü tardi nelle espressioni: "Educare, non solo
istruire; formare uomini e buoni cristiani; lavorare le anime e non solo
le intelligenze". 16
Il "Don Bosco” di Verana, iniziato nel 1891, aveva prestigio in cittá
e i Salesiani godevano di grandi simpatie. Era direttore, o lo divenne
in quel tempo don Fedele Giraudi, un uomo di comando, ma anche di
buon cuore l7, che don Ziggiotti ritrovó collega nel Consiglio Superiore
della Congregazione e che gli fu consigliere esperto e di valido appog-
gio nel Rettorato: da lui imparo a dirigere e tenere le redini in pugno
con soavitá e fermezza.
L'entrata dell’Italia nel grande conflitto '15-18 portó il chierico
20

3 Pages 21-30

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Ziggiotti a vestiré la divisa militare e a serviré la patria in guerra. Gli
costo interrompere lo studio délia teología che aweniva nelle case, e
vedere che il giorno vagheggiato del sacerdozio si allontanava.
Fu militare per tre anni: dal 15 giugno 1915 all’armistizio del 4
novembre 1918. Don Rinaldi, Prefetto Generale délia Congregazione,
fin dal settembre del '15 richiam ava "l'attenzione dei Direttori
d’Europa sui cari confratelli soldati” ls; ed è incredibile quanto fece
don Giraudi, il più vicino aile zone dei combattimenti, per i richiamati
alie armi, che si conservarono fedeli a don Bosco. Tra essi Ziggiotti,
con i colleghi Fanara, Busato, Marcoaldi, Gallini ed altri.
Ziggiotti fu assegnato al Corpo di Artiglieria da Campagna di
Verona, 8° Reggimento. Non tardé a passare sottotenente e poi tenen-
te. Nell'agosto del 1916 vien sorteggiato come bombardiere e mandato
in trincea sul fronte del Carso. Prende parte a diverse azioni, ma nel
gennaio 1917, di notte, è ferito al braccio sinistro da una scheggia
caduta sulla tenda. Dall’Ospedale da campo è inviato all’Ospedale
Centrale di Bologna per le opportune cure. Sei lunghi mesi di degenza,
che gli consentono di riprendere i libri di teologia e le dispense délia
Facoltà di Lettere dell'Umversità di Padova alla quale era iscritto. Nel
'19, a guerra finita è congedato con il grado di capitano. Fu poi deco-
rato con medaglia d’argento al valore militare.
Racconta don Resi come da Rettore Maggiore, affidando una dire-
zione difficile alTex-commilitone don Giuseppe Busato, gli scrivesse:
"Va’ tu: noi del Carso e del Piave, abbiamo affrontato ben altre batta-
glie" l9. Un incoraggiamento che sapeva di guerra, ma dava il senso
délia cordiale fratemità con cui don Ziggiotti invitava confratelli e
amici di un tempo al sacrificio.
12Càstano L., Santità Salesiana, ed. SEI, Torm o 1966, p. 140.
13Don Renato Ziggiotti. N ecrología del Rettor M aggiore don Egidio Viganô, Roma, 1983,
ed. extra commerciale, p. 7.
MBollettino Salesiano cit., p. 364.
15Dizionario biográfico dei Salesiani, pp. 294-95.
16Don Francesco Cerruti, ecc., p. 92.
17Dizionario biográfico dei Salesiani, p. 143.
18Càstano L., Beato D. Filippo Rinaldi, ed. Elle Di Ci, Torm o 1990, p. 141.
19Da appunti di don Gustavo Resi.
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SACERDOTE E CONSIGLIERE SCOLASTICO
C j l i anni, i rischi e le awenture della vita militare non attenuaro-
no l'anelito sacerdotale dell’autentico religioso: anzi lo integrarono col
proposito di raggiungere il campo delle Missioni, se fosse tomato incó­
lume dal fronte. Ne fece esplicita richiesta al Rettor Maggiore don
Paolo Albera e piú tardi fu in lista di partenza per l’Equatore, il
Kimberley (Australia), e il Giappone, con il suo caro don Cimatti, che
porto le tende salesiane in quel paese delTestremo Oriente. La sincera
e ripetuta offerta non riusci a farsi strada, a tramutarsi in realtá. Le
Missioni sarebbero venute dopo, in una dimensione imprevedibilmen-
te allargata. In cambio, al ritorno dalla vita militare, che non aveva
scalfito i suoi ideali e la donazione a don Bosco, raggiunse il traguardo
del sacerdozio. Inviato nel T9 al Manfredini, non gli fu difficile ripren-
dere i libri di teologia, che aveva cominciato a studiare dall’ottobre
1914 a Verona, e ricevere gradatamente gli ordini sacri fino alia méta
agognata.
I voti perpetui li aveva emessi fin dal 1912 a Valsalice, per cui nulla
mancava per la canónica ammissione al sacerdozio. I verbali della
casa di Este e dell’Ispettorato di Verona registrano 1'unanimitá dei
rispettivi Consigli, e annotano la medesima valutazione del soggetto
con la semplice espressione: "Ottimo sotto ogni riguardo” . 20
Un giudizio che proietta la figura di don Ziggiotti nella chiara pro-
spettiva dei decenni e uffici che seguiranno.
22

3.3 Page 23

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Come data per l’ordinazione fu scelto 1’8 dicembre 1920, solennitá
dell’Immacolata: certamente nel ricordo del primo incontro di don
Bosco, sacerdote novello, con l'astigiano Bartolomeo Garelli, e deU’ini-
zio dell'Opera degli Oratori in Torino.
A conferirgli il sacramento dell’Ordine fu mons. Luigi Pellizzo,
vescovo di Padova, nella chiesa del Seminario Diocesano. Aveva ven-
totto anni. Uomo fatto; provato dalle awersitá della guerra, ma pieno
di vita e di entusiasmo per il bene. La preparazione teológica era stata
ai limiti della sufficienza. E don Ziggiotti con franchezza lamentó
sempre di non aver potuto spaziare nei campi della Storia
Ecclesiastica e della Patrística. Intensa al contrario la preparazione
spirituale e l’ansia apostólica, che di lui fece un modello di salesiano
alia don Bosco.
Parlando, da Rettor Maggiore ai teologi di Monteortone, ricorderá i
mesi della sua preparazione al sacerdozio, divisa e suddivisa tra studio
personale, scuola di lettere e assistenza; e li esorterá caídamente a trar
profitto di corsi regolari in tutti i rami del sapere ecclesiastico, per un
ministero aggiomato e fecondo.
"La sua, di allora - osserva acutamente don Resi - fu una corsa di
atleta”. E aggiunge: "Quanta nostalgia nelle sue parole, sempre atten-
tamente vigilate, per non essersi potuto immergere nelle sacre discipli­
ne, come avrebbe voluto fare” . 21
Delle emozioni interne, delle gioie provate, dei propositi presi,
fin qui non si sa nulla. È tutto testimoniato dalla vita e dalle opere.
Dei festeggiamenti di Este l’8 e il 9 dicembre rimane il program­
ma: "Al novello sacerdote prof, don Renato Ziggiotti nel fausto gior­
no della sua Prima Messa, i Parenti, i Confratelli, gli Alunni esultan-
ti” . Da Valsalice venne il direttore don Mussa ad esaltare i meriti e
la figura di don Renato, fatto segno di ammirazione e di gioia. A
Bevadoro toccè la sua parte di paesana felicità e letizia intomo al
festeggiato, lieto della comune esultanza.
23

3.4 Page 24

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Il sacerdozio, raggiunto nella piena maturité degli anni e dello
spirito, fu per don Ziggiotti, slanciato nella figura física, umile e
modesto nei sentimenti, aperto agli inviti dell'obbedienza, il tra-
guardo da cui prese le mosse per oltre cinquant’anni di crescenti
responsabilité e molteplice servizio, all’intemo délia Congregazione.
Il conseguimento di laurea in lettere nel 1921 a Padova completo la
sua figura di uomo e di salesiano attrezzato a scendere e stare in
lizza .22
Non sembra fuori posto applicare a don Ziggiotti - nella debita
misura - il messaggio di don Bosco a don Rua nella sua festa sacer­
dotale: "Più di me tu vedrai l’Opera Salesiana valicare i confini
d'Italia e stabilirsi... nel mondo... Accogli in cuore con générosité
ansie e sospiri di tutte le genti. Avrai da lavorare e soffrire: con le
rose crescono anche le spine. Tu lo sai: attraverso il Deserto si arri­
va alla Terra Promessa” . 23
11 lavoro venne súbito incontro a don Ziggiotti, che rimase ad
Este in qualitá di Consigliere Scolastico, prima carica assunta in
Congregazione, unita a quella di insegnante, giá largamante speri-
mentata.
II Consigliere Scolastico a quei tempi era tra i collegiali il tutore
dello studio, delbordine e della disciplina. Anche se tornava dal
fronte don Ziggiotti non aveva nulla di militaresco nel suo stile di
vita. Era di polso, ma con soavitá, bontá e tolleranza: vero interpre­
te del Sistema Preventivo.
Scuola, teatro, ricreazioni, passeggiate, canti e suoni, furono il
vasto campo di azione, che fece conoscere la sua personalitá, garba-
ta, gentile, piena di equilibrio e di saggezza educativa.
Lavorava accanto a un direttore di qualitá, il cadorino don
Giuseppe Festini, poi Ispettore per lunghi anni in Veneto, a Napoli
e a Genova-Sampierdarena. Riusci anche a collaborare fruttuosa-
mente con confratelli del taglio di don Cario Crespi, ritrovato a
Cuenca in Equatore, don Busato, don De Pieri e altri.
Con un pizzico di ironía don Resi annota che “il bravo Con-
24

3.5 Page 25

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sigliere Scolastico se la cavó - nel non sempre facile compito - da
gran signore” . Suscitó anche belle vocazioni e raccolse ammirazio-
ne e plauso per il tratto e la perfetta salesianitá della vita .24
20 Indicazioni fom ite dall’Archivio Céntrale di Roma, ai cui responsabili va la comune
riconoscenza.
21Appunti di don Gustavo Resi.
22Bollettino Salesiano cit., p. 366.
23Castaño L., II Beato M ichele Rúa, ed. Elle Di Ci, Torino 1992, p. 44.
24Appunti di don Gustavo Resi.
25

3.6 Page 26

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s DIRETTORE A PORDENONE
A trentadue anni, dopo la felice esperienza dei primi tempi di
sacerdozio, don Ziggiotti era maturo per il govemo di comunità e col-
legi. Ispettore e direttore - don Giraudi e don Festini - lo proposera
per la nuova fondazione di Pordenone. Dal '24 al ’30 fu cosi alla testa
di un’opera che diede abbondanti frutti, e conserva il vigore délia spin-
ta iniziale.
Un distinto sacerdote délia diócesi di Concordia - oggi: Concordia e
Pordenone - don Giuseppe Marin, da chi scrive conosciuto ed apprez-
zato, riusci ad inseriré nel Collegio Convitto, bisognoso di rianimazio-
ne, i figli di don Bosco, mettendo a loro disposizione quanto possede-
va in denaro, case e terreni.
Al neo-direttore il compito di infondere vita in strutture fatiscenti.
Don Ziggiotti si mise al lavoro, come atiento artigliere che sa dove far
bersaglio. Con intrepidezza giovanile e prevedendo, dopo le distruzioni
della guerra, il grande sviluppo urbano e industríale di Pordenone,
awia, pur tra gravi difficoltà, la costruzione di un moderno edificio
collegiale e scolastico, dotato di aule, sale di studio, dormitori, spazio-
si porticati e cortili. È l'uomo giusto in luogo e momenti propizi, e rie-
sce a far sorgere e a dar vita al "Don Bosco” in una città - oggi capo-
luogo di provincia - che sogna il progresso e la formazione civile e reli­
giosa della sua gioventú.
26

3.7 Page 27

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Con lui, a poco a poco, il collegio diventa una grande famiglia, dove
s’impone la trilogía salesiana: "ragione, religione e amorevolezza” . Don
Renato é un direttore esigente, ma sa incoraggiare, compatire ed esse-
re il primo in tutto, a partiré dal cortile. II direttore é l’anima dei giuo-
chi. Coltiva il teatro e le accademie festose, conosciute al Manfredini.
Ma soprattutto é per i giovani maestro di pietá, tutore di moralitá,
modello di buona educazione. Sogna le Missioni, ma sta volentieri
dove l'ubbidienza l'ha messo ad operare.
Il Vescovo mons. Paolini e don Marín ne sono incantati, e con
benefattori ed amici sostengono i suoi sforzi.
Uno dei capisaldi del lavoro di don Ziggiotti a Pordenone é il ricu-
pero dell’intemato - allora di moda - e l’impostazione di una scuola
ginnasiale, affiancata dal corso liceale, di puro stampo salesiano, a
partiré dalla vita religiosa di confratelli e collaboratori.
Nella prima conferenza alia comunitá il 13 ottobre del ’24: "Siamo
venuti - annota in cronaca di suo pugno - a formare un collegio di
stampo salesiano"; percio suggerisce: "Esatta osservanza delle Rególe,
pietá, mutuo aiuto, entusiasmo e grande zelo”. 25
In novembre, visita del Prefetto Generale della Congregazione don
Pietro Ricaldone. La cronaca del Direttore segna: "A pranzo canti e
brindisi in famiglia” e definisce visita e parole del Superiore: "Salutare
bagno di bontá e di patemitá” . 26
Senza awedersene don Ziggiotti, che tra l'altro fa scuola di Italiano,
Latino e Religione, si veniva formando a quello che poi sarebbe stato:
un superiore aperto, laborioso, maestro di semplicitá e gioia, sempre
piü amante della sua missione giovanile e dello spirito educativo della
Congregazione, che sentiva di amare e di serviré con l’intera dedizione
della vita.
27

3.8 Page 28

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Lo dimostra il fatto che racconta don Francesco Tassello della casa
di Mogliano Veneto.
Nel 1930 egli era novizio ed ascoltó qualche esortazione del diretto-
re di Pordenone, giunto al termine del suo sessennio di govemo. Ne
ricorda il volto sorridente e il linguaggio amichevole e persuasivo. "Ai
novizi - dice - appariva una persona brillante e di alto valore... Parlava
con attraente calore umano e con sincero amore del Signore".
Dal suo dire cioé traspariva un uomo spirituale e un salesiano con-
vinto. Nello spirito di don Tassello s'incise la definizione che don
Ziggiotti formuló secondo un caratteristico modo di agire e pensare,
ricco di fantasia e di felici battute:
"Un Salesiano:
Come lo facciamo?
Viso allegro
e cuore in mano.
Ecco fatto il Salesiano".27
É l’autobiografico ritratto del primo direttore di Pordenone.
Di lui é bene cogliere un accenno veramente autobiográfico. Nel
1964, da Rettor Maggiore, partecipó ai festeggiamenti per il quarante-
simo del "Don Bosco” di Pordenone. Rievocó inizi, difficoltá e lotte -
anche giomalistiche - a sostegno e sviluppo della fondazione, di cui
era stato l’anima. E concluse con accenni indimenticabili e storica-
mente veri: "lo vissi quegli anni - affermó con schiettezza tutta sua -
tra la benevolenza di amici e benefattori, la letizia dei giovani, la con­
cordia dei confratelh” . 28
Ne da conferma don Olivati andato chierico a Pordenone per le
prime esperienze salesiane. "Don Ziggiotti - scrive - fu: amabilmen-
te enérgico, lavoratore instancabile, insegnante regolare..., fraterna­
mente legato ai suoi collaboratori, animatore férvido nei settori
della pietá, dell’istruzione, del divertimento, dell’associazionismo...
Era incoraggiante e premuroso, ma non meno esigente. Dava
l'esempio in tutto, anche in cortile... Teneva assai a un clima di
gioia, che non contrasta col dovere da compiere... Non disdegnava a
mensa di farsi amabile con allegri versi casalinghi. Niente musone-
rie, come non ne voleva don Bosco. E come lui, efficaci parolette
all’orecchio, determinanti per la vita morale e religiosa, e suscitatri-
ci di vocazioni” . 29
28

3.9 Page 29

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Un uomo come si vede preparato e maturo per piú alti uffici in
Congregazione.
Lasció Pordenone il 27 agosto 1930. Tra giovani, confratelli e citta-
dinanza restava il ricordo vivo della sua persona e la riconoscenza per
il complesso lavoro svolto, che aveva aperto un soleo profondo e dura-
turo alia crescita morale e cristiana della cittá.2567*9
25Appunti di don Gustavo Resi.
26Ibid.
27D. Renato Ziggiotti, N ecrología ecc., p. 13
22Appunti di don Gustavo Resi.
29Olivad A., al Manfredini, pp. 8-9.
29

3.10 Page 30

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“J. ISPETTORE IN PIEMONTE E SICILIA
N e l 1930 don Ziggiotti ebbe la fortuna di ricevere a Pordenone
la visita del Rettor Maggiore don Filippo Rinaldi, in uno dei suoi
ultimi viaggi in Altitalia. 30 Fu certamente l'incontro decisivo nella
vita di don Renato.
Don Rinaldi era uomo santo e saggio. Era giá awenuto che tro-
vandosi a valutare confratelli sul campo del rispettivo lavoro, con la
soprannaturale awedutezza che lo guidava nelle scelte, li destinasse
a responsabilitá di govemo. Nel direttore di Pordenone egli vide con
occhio profetico un uomo che poteva dar gloria a Dio e onorare la
Congregazione.
Percid alia scadenza del sessennio, nel 1930, lo chiamó vicino a
sé, in Torino, e gli affidd l'Ispettoria Céntrale “Sacro Cuore", da
qualche anno istituita per accogliere le crescenti vocazioni missiona-
rie che accorrevano a don Bosco: un fenómeno esploso nel 1922
all’Oratorio di Valdocco. Don Rinaldi capí e lo colse, e fu indotto a
trasform are la casa di Ivrea in Istituto M issionario Cardinal
Cagliero.
Presto sorsero altre case missionarie in Italia, Spagna e Inghilter-
ra31. Una vera irruzione, nel mondo salesiano di fresche giovinezze,
che il secondo conflitto mondiale del secolo purtroppo stroncd nel
suo rigoglio.
30

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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Sede deU’Ispettoria Centrale, l’Istituto Teológico Intemazione di
Torino - Crocetta. Lx conobbi don Ziggiotti, legato al mió ispettore
don Manachino, suo assistente a Valsalice.
La presenza del nuovo Ispettore tra gli studenti - teologi non era
continua, ma gradita. Si ascoltavano volentieri le sue "buone notti” e
qualche conferenza.
La sua attività principale erano le case missionarie di Ivrea,
Penango, Bagnolo di Piemonte, Cumiana e Torino-Rebaudengo, in
pieno fervore di spirito e di atiesa.
Don Ziggiotti aveva sognato di partiré da giovane per le Missioni:
gli toccava invece restare - come aveva detto don Bosco a don Rinal-
di - sul posto, "a mandare altri".32
E furono centinaia i giovani che si scaldarono alia fiamma del
suo ardore missionario. Visite, colloqui, soluzioni di dubbi; scelte
e direttive al personale dirigente e formativo; incoraggiamento e
partecipazione a impulsi e intraprese che fiorivano un po' dapper-
tutto.
C’era stata nel'34 - dopo la B ea tificazin e del’29 - la Cano-
nizzazione di don Bosco, e la Congregazione viveva gli anni della
sua espansione e floridezza.
Ardimentoso e prudente, superiore pió e dolcemente enérgico,
don Ziggiotti accrebbe la vitalità e mantenne elevato il clima salesia-
no dell'Ispettoria Centrale, che ne apprezzè l’intelligente attività e ne
ammirô la personalità religiosa ed umana.
Nel 1935 don Ricaldone, successo a don Rinaldi, lo trasferi ispet­
tore in Sicilia. Una nuova esperienza di govemo locale, che lo pre­
paro alla direzione di settori generali della Congregazione.
Dei due anni passati in Sicilia, al momento della sua elezione
come Rettor Maggiore fu scritto: in Sicilia “si distinse per la sua atti­
vità e per l’abilità nel disbrigo degli affari; trovo negli ardenti confra-
telli delT isola piena coirispondenza al suo entusiasmo per l'aposto-
lato salesiano".33
31

4.2 Page 32

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Raccolse molte simpatie e lasciö indimenticati ricordi, tante volte
ascoltati dai confratelli di laggiü, che lo hanno amato e stimato
grandemente.
30Castaño L., Beato D. Filippo Rinaldi, ed. Elle Di Ci, Torino 1990, p. 202.
31Beato D. Filippo Rinaldi cit., pp. 189-197 (Z elo M issionario).
32Op. cit., p. 57.
33Bollettino Salesiano cit., p. 367.
32

4.3 Page 33

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8 CONSIGLIERE SCOLASTICO GENERALE
A ir 31 improwisa morte di don Bartolomeo Fascie, il gennaio
1937, dopo aver tenuto in María Ausiliatrice il panegírico di don Bosco
34, il posto di Consigliere Scolastico Generale della Congregazione
toccó all’Ispettore di Sicilia don Ziggiotti.
Il Rettor Maggiore don Ricaldone non ci pensó molto. Era la perso­
na adatta a colmare un vuoto fattosi nel Consiglio Céntrale. Coito,
uomo di scuola, d'insegnamento, di conoscenza dei problemi didattici
e del settore intellettuale, don Ziggiotti gli sembró la persona capace di
succedere a don Francesco Cerruti e a don Fascie, che avevano opera-
to sapientemente e fruttuosamente nell'ambito degli studi di giovani e
confratelli. Forse ebbe il suo peso anche la fiducia, non delusa, che
don Rinaldi aveva posto in quel confratello compito e saldamente
attaccato alia Congregazione.
Per tredici anni - dal '37 al '50 - confermato dai Capitoli Generali
del tempo, don Renato fu per i Salesiani il Superiore degli studi, della
stampa e propaganda libraría, il controllore autorevole di grandi pub-
blicazioni interne.
Ne ricordo qualcuna: dal '37 al ’39 uscirono i due ultimi volumi
delle Memorie Biografiche di don Bosco; dal '41 al '46 si pubblicarono
i primi tre volumi degli Annali della Societá Salesiana; videro la luce
biografié di don Rúa, don Rinaldi, Capitolari salesiani; mentre si pen-
sava all’Epistolario del Fondatore.35
33

4.4 Page 34

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Non era certamente il Consigliere degli studi l’autore di quei pode-
rosi volumi; passavano tutti pero attraverso il suo ufficio e la sua revi-
sione prima di arricchire confratelli, case e biblioteche.
II suo impegno particolare fu a favore degli studentati filosofici e
teologici, mentre si veniva delineando e preparando l'erezione a
Torino nel 1940 delle tre pontificie facoltá: di teología, filosofía e dirit-
to canónico. Un impegno assiduo e prolungato che poté sfuggire a
molti, perché si attuava in silenzio e con discrezione; ma che nel volge-
re di qualche decennio diede vita prima all’Ateneo poi alia Universitá
Pontificia Salesiana di Roma, “María Sede della Sapienza”, arricchita
di Istituti e Facoltá, oggi in fiore.
A partiré dalla nomina di don Ziggiotti a Consigliere Scolastico
Generale, chi scrive, per dovere di uffici successivi, fu in contatto per­
sónate ed epistolare con lui per circa un trentennio. Conservo centi-
naia di scritti, dai quah sia lecito spigolare ció che lo fa meglio cono-
scere.
Al "Sacro Cuore" di via Marsala in Roma c’era un folto gruppo di
chierici e sacerdoti - per suo interessamento salirono quasi a 150 -, i
quali frequentavano l’Universitá Gregoriana, gli Istituti Bíblico,
dell’Apollinare ed Oriéntale. Súbito don Ziggiotti capí l’importanza
della comunitá, la favori e si tenne al corrente di ogni singólo soggetto
e della rispettiva riuscita negli studi per opportune destinazioni in
Italia e alTestero.
"Prepara con cura e ampiezza - scrive il 6 maggio '38 - i ritratti
morali di licenziandi e laureandi". C o s í per gli altri anni e per tutte le
informazioni scolastico-accademiche. Seguiva e si manteneva al cor­
rente di tutto; ripetendo, per l’andamento interno della numerosa
comunitá scolastica, le parole di san Paolo: "Argüe, obsecra, increpa"
(2 Tm 4,2).
Né lasciava mancare le trasparenze dell'animo buono quando scri-
veva - il 30 luglio '37 -: "Buone e prospere vacanze a tutti: anche ai
Superiori, che non le meritano meno degli studenti”. O quando scher-
34

4.5 Page 35

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zosamente postülava - 10 dicembre '48 “Se chi ben comincia é a
meta dell'opera; chi ben finisce oblia la noia e il mal de la passata via”.
É il caso di fare una aggiunta. Don Ziggiotti badava anche alie
vicende di singoli studenti: in particolare di quelli che ofirivano garan-
zie di proficuo servizio ai confratelli.
II caso di don Giuseppe Quadrio, - oggi awiato all'onore degli altari
- lo lascia trasparire e io ne posso daré conferma. Dopo che per scelta
autorevole dei professori della Gregoriana, egli difese brillantemente
la "definibilitá" dell'Assunzione della Madre di Dio in corpo ed anima
al cielo, si pensó a una sua tesi in materia. I Superiori ne furono lieti e
il Consigliere Scolastico Generale seguí e incoraggió il non facile itine­
rario, che raggiunse la m éta.36
Durante il lungo periodo del Consiglierato, don Ziggiotti ebbe la
gioia di partecipare alia Beatificazione di Madre Mazzarello, confon-
datrice delle Figlie di Maria Ausiliatrice e dell'angelico Domenico
Savio, figlio dell’Oratorio. Ma visse anche in Torino gli oscuri anni del
secondo conflitto mondiale '39-’45. Fu il piü valido collaboratore del
Rettor Maggiore don Ricaldone nei problemi e le impreviste sciagure
belliche del momento a Torino e in Piemonte.
"Merita di essere ricordata - atiesta il Bollettino Salesiano - la for-
tezza d’animo e l’abnegazione da lui dimostrata durante i bombarda-
menti di Torino dal 1942, alia fine della seconda guerra mondiale.
Seguendo le direttive del Rettor Maggiore sempre presente, stava in
vedetta, pronto a correre sui luoghi colpiti dalla bombe e dagli spezzo-
ni incendian, per dirigere Topera di soccorso. Una notte di dicembre
del '42 entró nella sala della vecchia biblioteca in fiamme e riusci ad
aprire una finestra e a salvare, con i volumi, anche le pericolanti came-
rette di don Bosco. Quando poi non era richiesta la sua opera
nell'Oratorio, non esitava a correre in aiuto nei dintomi. Cooperó cosí
a salvare la SEI, l’Istituto del "Buon Pastore", il "Rifugio" della mar-
chesa Barolo, e un piano adibito a deposito di mobili della casa di via
Cigna confinante con le costruzioni di Valdocco, fermando il divampa-
35

4.6 Page 36

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re e l'estendersi della fiamme".37
Forse ricordó in quei frangenti le prodezze di tenente d'Artiglieria
al Carso e sul Piave.
Superiore e soldato secondo i momenti della vita. Pronto sempre a
tutto, anche in ore angosciose e difficili. La vita gli aveva molto inse-
gnato con sofferenze e prove.
31Dizionario Biográfico dei Salesiani, pp. 121-22.
35Bibliografía di Ceña E., in Dizionario Biográfico dei Salesiani, pp. 79-81.
36Quadrio G., Lettere a cura di R em o Bracchi, ed. LAS, R om a 1991, pp. 100-101 e ss.
37Bollettino Salesiano cit., p. 367.
36

4.7 Page 37

▲back to top
. PREFETTO GENERALE
A l i a prematura morte di don Pietro Berruti, Prefetto Generale
della Congregazione, il 1 maggio 1950 3S, don Ricaldone giá avanti
negli anni e con acciacchi di salute, si affrettó a nominare, nella festa
di María Ausiliatrice, don Ziggiotti come Vicario Generale - allora si
diceva Prefetto - dell’intera Congregazione. Saliva cosí al secondo
posto nella gerarchia salesiana, in un momento delicato e alio stesso
tempo determinante per il corso degli awenimenti che riguardano la
sua persona.
Rimase nell’incarico poco piú di due anni, comprendendo i sette
mesi di govemo interínale dopo la scomparsa di don Ricaldone il 25
novembre 1951.39
Alie nuove crescenti responsabilitá don Ziggiotti era preparato. Le
prolungate assenze di don Berruti e la sua lunga malattia, lo avevano
giá messo in condizioni da sostituirlo in piú circostanze, adargando
cosí l’esperienza di govemo. La sua fu dunque una ascesa naturale
secondo il piano di Dio e con la fiducia piena di don Ricaldone, colle-
ghi del Consiglio e confratelli.
37

4.8 Page 38

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Di tempra robusta cominciava la sua giomata alie 4.30 del mattino;
dopo le 5 celebrava all’altare di don Bosco, i sabati a quello di María
Ausiliatrice; alie 6 meditazione con i confratelli, quindi preghiera per­
sonaje; alie 7 pronto per il lavoro, fino a tarda sera, salvo le consuete
interruzioni.
Don Ziggiotti é superiore esemplare, salesiano, pió e lavoratore,
uomo accogliente, benévolo, e ormai pronto a tutto quello che Dio
dispone e atiende da lui.
Con filíale coraggio il 22 novembre '51, allorché i medid non dánno
piü speranze per la salute del Rettor Maggiore, non dubita di accostar-
si aU’infermo e dirgli con soavitá: "Don Ricaldone,... siamo alie soglie
dell’etemitá; conviene si prepari a ricevere il Santo Viatico".378940
In quell’ora il peso della Congregazione cadeva di fatto sulle sue
spalle ed egli fu pronto a compiere i doveri del momento e a convocare
il Capitolo Generale per la elezione del successore.
Compendiando il testamento spirituale dello scomparso, additava
le grandi mete della vocazione salesiana: "Spirito di don Bosco, amore
alia im m acolatezza di María, umile accettazione della Croce,
nell’amore al Cuore di Cristo". Di suo aggiungeva che tale doveva esse-
re la "spirituale elevatezza interiore" della Congregazione e dei suoi
membri ai quali sarebbe stato di luce e conforto.41
37Bollettino Salesiano cit., p. 367.
38Dizionario biográfico dei Salesiani, p. 37.
39Dizionario biográfico dei Salesiani, pp. 236-37.
40Bollettino Salesiano, 1 gennaio 1952, p. 2.
41Atti del Capitolo Superiore della Societá Salesiana, genn. 1952, n. 167, p. 8.
38

4.9 Page 39

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10 RETTOR MAGGIORE
(C olm are il vuoto che aveva lasciato don Ricaldone, parve a tutti
cosa diffícile, ma nessuno dubito che la persona piü adatta e preparata
fosse don Ziggiotti: sui sessant’anni; ricco di forze e di energie; munito
di larga esperienza nel govemo; uomo saggio, di provato spirito reli­
gioso e salesiano, di dolce tratto, di squisite maniere, accostevole,
affettuoso e paterno.
II Capitolo Generale X V IIo, radunato nella Casa Madre di Valdocco
e composto da 102 presenze di Superiori, Ispettori e Delegati, la marti­
na del I o agosto 1952, gli diede si puö dire l’unanime voto al primo
scrutinio. La solenne proclamazione a Quinto Successore di don
Bosco toccö a don Giraudi, che lo aveva ammesso al sacerdozio. Con
animo commosso: "Sono lieto - aggiunse - di porgergli il primo saluto
e omaggio deHmtera famiglía Salesiana... A nome di tutti bacio per
primo la mano che in questo momento si posa al timone dei figli di
don Bosco, per guidarli con paterna fermezza a nuove e sempre mag-
giori conquiste”.
Don Ziggiotti risponde commosso; ringrazia della fiducia data alia
sua persona. Intende seguiré e ispirarsi al Fondatore "per la santifica-
zione propria, dei con fratelli e delle anime affidate alia
Congregazione”. 42
La sera di quel giorno memorando, la comunita di Valdocco si
riuni in María Ausiliatrice per la prima "Buona notte” del novello
39

4.10 Page 40

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Rettor Maggiore. Nell mtimitá del ringraziamento a Dio, don Ziggiotti:
’’Quello che abbiamo visto in questi giom i - disse - e specialmente
oggi, é stata una unione di cuori, una serenitá di spiriti, una gioia inte­
riore che veramente ha dello straordinario... Pensate - aggiungeva -
che cos’é essere successore di don Bosco! Quale trepidazíone, quale
gioia, e alio stesso tempo quale timore opprimono il mió povero
cuore” . Ricordava che occorreva non "deflettere dalla via tracciata, nel
preparare i giovani alia vita cristiana: primo compito della Famiglia
Salesiana, diffondere la pietá eucaristica e mariana insegnate da don
Bosco” . E perció stare "uniti in una volontá risoluta di portare ovun-
que lo spirito genuino del Padre; con l’aiuto di María, del Fondatore
stesso e dei confiratelli Santi, che si vengono - affermó - moltiplicando
intomo a noi” . 423
In breve c'é la linea che don Ziggiotti svilupperá nel govemo pasto-
rale della Congregazione.
Egli fu Rettor Maggiore dal I o agosto ’52 fino al maggio del ’65 per
lo spazio di circa tre lustri. Durante il suo rettorato la Congregazione
toccó il massimo della floridezza per numero di membri ed opere. Da
16.900 confratelli, superarono i 22.000; le ispettorie da 52 salirono a
73; le case da 1093 a quasi 1.400.44
Ora non s'intende né approfondire la conoscenza del personaggio
né ricordame le singóle imprese pórtate a termine con l’aiuto di valen-
ti ed abili collaboratori. Si intende solo mettere in evidenza alcuni
aspetti del suo lavoro e rendere alia storia che lo tocca da vicino una
testimonianza di affettuosa ammirazione e riconoscenza. II compito
maggiore spetterá ad altri in awenire.
42Bollettino Salesiano, l'ottob re 1952, pp. 368-69.
43Bollettino Salesiano cit., pp. 371-72.
44Don Renato Ziggiotti, N ecrología ecc. p. 13.
40

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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11 L’ABBRACCIO ALLA INTERA CONGREGAZIONE
D on Ziggiotti resto colpito dalla concordia dell’assemblea capito-
lare che lo portó alia testa della Congregazione. Gli parve - come si é
notato - qualcosa di "straordinario”, e intuí il bisogno di stare "uniti in
don Bosco". Il segno e vincolo di unitá non poteva che essere la perso­
na del Rettor Maggiore. La recente guerra aveva diviso e contrapposto
popoli e continenti. Don Ricaldone non potendo arrivare a tutti fu
costretto a costituire aree di rappresentanza del Rettor Maggiore.
Ricomporre l’unitá di ideali e di spirito fu esigenza del momento.
Don Ziggiotti stesso mi confidó piú tardi: "Un ispettore dell’Estero,
- fece anche il nome - mi disse: "Noi siamo venuti a darle il voto: ora
sia lei a visitarci nei nostri paesi” . Era legittima richiesta di una
Famiglia mondiale che invocava la presenza e la conoscenza del
"Padre".
Don Ziggiotti capí, e senza perdere di vista il govemo generale, si
addossó Ü peso di visitare, in tempi saggiamente calcolati e concorda-
ti, tutte le case e tutti i confratelli. É il solo Rettor Maggiore che poté
daré un abbraccio universale allmtero mondo salesiano.
41

5.2 Page 42

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Cominció col visitare nel '52 le case di formazione d’Italia; nel ’53
quelle di Spagna e Portogallo, dove ammiró una inconsueta primavera
di vocazioni, che la sua presenza e facile parola, incoraggiava e spinge-
va all’entusiasmo.
Nell’ottobre del ’53 scriveva apertamente: "Da queste prime visite
ho tratto un proposito...: faro il possibile per visitare anche le
Ispettorie e Case piú lontane”. 45
Da Roma il 12-13 giugno ’54 confermava: "Ho visitato la maggior
parte della Case d’Italia, Spagna, Portogallo, Francia, Germania,
Austria, Belgio, Olanda, Inghilterra, Manda e Malta, completando cosí
in meno di due anni la visita alie Ispettorie di Europa". E aggiungeva
con immensa gioia dello spirito: "Mi é caro comunicare a tutti che la
mia vocazione salesiana si é confortata e rassodata a mille doppi nel
vedere con i miei occhi quanto San Giovanni Bosco é amato e venera-
to nel mondo; e quanto María Ausiliatrice - si era nell’anno mariano
universale - continua Topera sua di Madre e Maestra della nostra
F a m ig lia ".46
Come strenna o impegno spirituale dell’anno aveva dato: "Viviamo
tutti e sempre nel cuore e nella purezza angélica di María Immacolata
Ausihatrice”. 47
Seguirono le visite nel vicino Oriente; poi in India, nell’estremo
Oriente, nelle Filippine, in Australia e in tutti i paesi delTAmerica,
dalle terre australi al Canadá.
Da notare che don Ziggiotti per quanto possibile, visitava anche le
Case e le Opere delle Figlie di María Ausiliatrice.
Tutti i Salesiani del mondo conobbero il Rettor Maggiore, videro il
suo volto sorridente e paterno, ebbero modo di awicinarlo e di ascol-
tame la parola calda e persuasiva, che scendeva in cuore. Nell’America
Latina imparó fácilmente lo spagnuolo ed io lo intesi con meraviglia
far discorsi in perfetto castigliano all’inaugurazione del Tempio-
Espiatorio del Sacro Cuore al Tibidabo di Barcellona.
Impossibile accompagnarlo in tutti gli itinerari, inframezzati da
udienze Pontificie e Benedizioni Papali di Pió X II e Giovanni XXIII.
Bastí qualche messaggio inviato dalle tappe dei faticosi ma serení
pellegrinaggi. II 12 aprile '55, venerdi di Pasqua, con scherzevole allu-
sione alia liturgia del giomo, scrive da Manila: "Oggi volo in Australia:
42

5.3 Page 43

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angelí mei custodiant me, ne vadam piscari (trad. libera= che n o n fa c-
cia il via ggio a v u o t o ), come dice il Vangelo (del giom o)” .
Dalla Louisiana, negli Stati Uniti, il 3 giugno ’55 fa sapere: "Tutto
bene finora. Senza alcun incidente. Si vede che le preghiere per il
Rettor Maggiore hanno il loro salutare effetto. Non parlo della gioia
provata nell’incontro con tanti confratelli e nella visione diretta delle
Missioni e della Case".
L’anno successivo il 23 aprile '56, ringraziando "delle frequenti gra-
tissime informazioni" da Ushuaia, l’ultima parrocchia dell’estrema
Patagonia australe: "Un saluto cariñoso - scrive! - Quante soavi
impressioni! Oh, Dio ci conceda di veder presto santo Zeffirino
(Namuncurá), per riscaldare queste terre e moltiplicare il bene alie
anime” .
Dagli Stati Uniti il 29 gennaio tomava a scrivere: "Incomincio a
girare di casa in casa, Pellegrino Apostólico; e mi auguro di poter rom­
piere il mió programma a comune soddisfazione".
Infatti il 31 gennaio 1960, mentre continuavano le visite canoniche
alie Ispettorie - che non si erano mai interrotte - da parte di membri
del Consiglio, annunciava a tutta la Congregazione: "A Dio piacendo
faccio conto di partiré - (per le nazioni che restavano delFAmerica
Latina) - verso la fine di marzo e completare la visita col mese di ago­
sto”. 48
E nella Festa del Rosario di quell’anno ai "carissimi confratelli e
figliuoli” comunicava: "Eccomi di ritorno del quarto viaggio extra
europeo... senza il mínimo incidente, in buona salute, sovraccarico di
onoranze, lodi e feste, dovute interamente alia Madonna, a don Bosco,
e al lavoro spesso sovrumano di Salesiani e delle ottime Figlie di María
Ausiliatrice” . 49
II bene compiuto era stato immenso. La Congregazione aveva
dimostrato la sua unitá e compattezza intomo alia persona del Rettor
Maggiore, da tutti accolto con gioia e largamente applaudito.
Rimaneva un piccolo strascico in Italia, condotto a termine nel
novembre del ’60, con sosta finale a Loreto, presso il Santuario della
Santa Casa. Di la mi scriveva con senso di profonda pietá: "Come é
bello fare un po’ il contemplativo ed esaminare la radiografía della
propria anima” .
L ’abbraccio alia Congregazione si conchiudeva con un personale
intenso Magníficat, nella cappella della Incamazione di Gesü e della
divina matemitá di María. II giro del mondo salesiano frniva in un atto
di riconoscente amore a Chi aveva fatto tutto, per don Bosco e il suo
43

5.4 Page 44

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Quinto Successore. Don Ziggiotti era felice, non tanto per gli onori che
aveva ricevuto nel mondo, da Confratelli, Autoritá Ecclesiastiche e
Civili, ma del fervore di opere tróvate al suo passaggio per Nazioni e
Continenti. Gli parve di aver vissuto i fatidici sogni di Don Bosco, e
toccato con mano la concretezza di visioni profetiche.
Solo a lui la Prowidenza aveva riservato quell’indefimbile gioia che
cantava in cuore per la mondiale espansione dell’Opera Salesiana.
45Atti del Capitolo Superiore, sett.-ott. 1953, p. 244.
46Atti del Capitolo Superiore, magg.-giu. 1954, p. 307.
47Atti del Capitolo Superiore, sett.-ott. 1953, p. 247.
48Atti del Capitolo Superiore, genn.-febbr. 1960, p. 1020.
49Atti del Capitolo Superiore, sett.-ott. 1960, p. 1099.
44

5.5 Page 45

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. IL CULTO DELLA SANTITÀ SALESIANA
D o n Ziggiotti è forse il Rettor Maggiore che più ha contribuito
alla ricerca, illustrazione e affermazione della santità nella Famiglia
Salesiana a edificazione e vantaggio della gioventù, dei confratelli, e a
gloria della Chiesa.
Qui è un aspetto meno conosciuto della sua vita interiore, nonché
della grande stima che aveva del carisma salesiano, corne vocazione
alla santità. Egli la vedeva fiorire, arrivare a B eatificazioni e
Canonizzazioni, e si mostrava aperto a ogni indicazione e suggerimen-
to, che gli venivano proposti.
Non si dirà tutto l'inedito in materia, ma non si conoscerebbe la
squisita sensibilité del suo spirito senza paríame alquanto. Chi scrive
si scusa solo di doveme trattare un po’ in prima persona.
Per il Capitolo Generale che lo elesse Rettor Maggiore voile si pré­
parasse una relazione sulle nostre Cause in corso. La lesse in assem-
blea il 6 agosto e con gioia, in quei primi giomi del Rettorato mi scris-
se: "Applauditissima!".
Da Calcutta il 9 febbraio '55 mi diceva: "Quante belle e consolanti
notizie mi hai dato sui nostri Servi di Dio: don Rua, don Rinaldi, don
45

5.6 Page 46

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Beltrami, mons. Versiglia e don Caravario. Ne godo come delle piü
intime soddisfazioni spirituali: é la nostra piü grande ricchezza davan-
ti a Dio e agli uomini” . Perció da Torino il 20 novembre '55 sollecitava:
“Attendo presto lo stato delle Cause per gli Atti del Capitolo
Superiore".50
E alia vigilia del Capitolo Generale 1958, scriveva il 17 giugno:
"Sono certo che ti preparerai a fare una bella Relazione de Causis
nostrorum Servorum Dei".
Memore che Pió X I fin dal 1933, alie prime awisaglie di turbamenti
politico-religiosi nella penisola ibérica, aveva esclamato con vigore:
"Onore alia Spagna!” Don Ziggiotti, con il consiglio di esperti, pensó ai
processi delle vittime salesiane della rivoluzione 1936-39. Ne furono
scelte 97, tra sacerdoti, ch ierici, coad iu tori, F ig lie di M aria
Ausiliatrice, aspiranti e cooperatori, e dal '53 al '57 si costruirono le
indagini canoniche di Valenza, Barcellona, Siviglia e M adrid.51
Durante il govemo interínale della Congregazione, il 29 marzo '52,
egli cosí mi aveva incoraggiato: "Possa la tua presenza e il tuo consi­
glio mettere buone basi alie Cause dei nostri Martiri spagnuoli. Sara
una nuova pagina gloriosissima a coronamento della Cause dei nostri
Serví di Dio”.
A patrocinare l'awio della Causa della Beata Laura Vicuña, in un
momento delicato per l'Argentina, scossa da attentati alie chiese e
prossima alia fine di un’epoca dittatoriale, fu ancora don Ziggiotti, che
nella Fanciulla delle Ande vedeva il Domenico Savio delle ragazze, spe-
cialmente delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Pubblico la lettera con la quale decideva il m ió viaggio in
Argentina. Aveva un doppio scopo: il processo Vicuña a Viedma, in
Patagonia, e il conforto ai confratelli provati da sconvolgimenti politi­
co-religiosi.
Torino, 8 settembre '55
Carissimo,
é con un p o ’ di ansietá che ti ho telegrafato ieri il permesso di prose­
guiré il viaggio per l ’Argentina, perché é un momento delicato per quella
46

5.7 Page 47

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Nazione. Ma pensando che la tua Missione è santa e benedetta, d’accor-
do con gli altri Supeñoñ, se detto che conviene approfittare dell'occasio-
ne per l ’incremento delle nostre Cause in corso, e per portare a tutti i con-
fratelli un soluto e una parola viva da Torino che H incoraggi e li confor-
ti. Porterai perció a viva voce agli Ispettori, al car.mo don Reyneri (che
dal '41 al '46 aveva rappresentato il R e tto r M aggiore n e ll’Am erica
Latina), a tutti i Direttori e Confratelli, come pure a tutte le Figlie di
María Ausiliatrice, i nostri saluti e l ’assicurazione delle nostre preghiere.
N o i speriamo sia in corso una burrasca di breve durata; ma raccoman-
diamo che si comportino da buoni Salesiani e ottim i Argentini.
Siamo al servizio di D io e delle anime... Siamo la milizia del bene,
dell’ordine, della concordia, del lavoro disinteressato e della pace...
È duplice quindi la tua Missione: ti auguro di potería assolvere in
pieno per la gloria di D io e il bene comune.
Ti mando una benedizione specialissima e maiuscola per tutti,
dovunque andrai".
Come non ammirare la bontà d’animo e la profonda spiritualitá di
don Ziggiotti?
Quanto a Laura Vicuña con voce profetica egli parla di “Missione
santa e benedetta". Ebbe ragione. Trentatré anni più tardi, al Colle,
vicino alia casetta del Fondatore, il Papa Giovanni Paolo II elevava
all’onore degli altari l’eroica Figlia di Maria delle Ande Patagoniche.52
Come si è visto, da Ushuia, estremo lembo della Terra del Fuoco,
don Ziggiotti auspicava la glorifícazione di Zeffirino Namuncurá, can-
didissimo flore della prima Missione Salesiana. Egli da Consigliere
Scolastico Generale aveva caldeggiato la stampa della biografía del
giovane patágone. 53Giunto percio a Fortin Mercedes, dove riposano i
suoi resti, dettô un messaggio alia Congregazione:
Fortin Mercedes
17 maggio 1956
"Dalla terra dei sogni di don Bosco, dal cuore della prima Missione
Salesiana, dalla tomba dellangelico Servo di D io Zeffirino Namuncurá,
mando il m ió cordiale soluto, implorando su tutti la protezione di María
Ausiliatrice, che in queste lande, un giom o selvagge, si è eretta un suo
Santuario.
Sac. R. Ziggiotti”
47

5.8 Page 48

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Perciö il 22 giugno 1972 ad Albaré di Costermano (Verona), dove si
era ritirato per ¡'ultimo tratto del cammino, dovette rallegrarsi per il
riconoscimento delle virtü eroiche di Zeffirino, da parte di Paolo VI,
che arricchiva con quel gesto la santitá giovanile salesiana.
Nel 1957 don Ziggiotti visito le case della Colombia, dove era ispet-
tore don M anachino, e fu nei lebbrosari di Agua de Dios e
Contratación, testimoni dello slancio apostólico di don Michele Unia,
don Evasio Rabagliati e don Luigi Variara, il quale, proprio ad Agua
de Dios aveva fondato un Istituto femmmile per lebbrose, figlie di leb-
brosi e persone immuni dal terribile morbo. Lo riempirono di stupore
"spettacoli di pietá e rassegnazione” che vide con i suoi occhi, e gli
parlavano di "ambiente cristiano", e dei "trionfi della grazia”, operati
per l’azione di generosi confratelli. Scriveva al ritomo: "anche questa
missione (tra i lebbrosi) é stata un regalo della Madonna alia nostra
F a m ig lia .54
Perció qualche anno dopo consentiva al nuovo Ispettore don
Angelo Bianco, che aveva tutto predisposto, di awiare la Causa di don
Variara. Il Processo Ordinario ebbe inizio il 12 agosto '59. Da Bogotá
fin dall’l l marzo '57 mí aveva scritto: "Da parte mia sono ben lieto di
daré il permesso" per awiare la Causa.
Nel '64 si poté illustrare ampiamente l’eroica figura del Servo di
D io.53
Don Ziggiotti il 24 m aggio m’inviava una Lettera Prefazione.
"Questo tuo diligente studio sulla vita e virtü del nostro don Luigi
Variara - diceva - portera nelle Case e ai lettori un'ondata di ammira-
zione, susciterá commozione profonda, e speriamo infervori i piü
generosi alia imitazione dei suoi nobili esempi". E con senso di piena
equitá e responsabilitá aggiungeva: Don Variara "é un Apostolo, un
Eroe della fede e della carita, al quale vien resa giustizia solo dopo
m orte".56
Sotto il Rettorato di don Ziggiotti si aprirono tre altri processi di
Beatificazione e Canonizzazione.
48

5.9 Page 49

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II primo quello di mons. Luigi María Olivares, vescovo di Sutri e
Nepi (1873-1943). Fin da principio don Ricaldone mi aveva raccoman-
dato: "É una lucerna da tenere accesa". Si dovettero affrontare e risol-
vere questioni: prima fra le altre il trasporto della salma, da tumulazio-
ne prowisoria in tempo di guerra, alia Cattedrale di Nepi. D’intesa con
il Rettor Maggiore, il processo fu aperto il 24 maggio 1963 dal Card.
Luigi Traglia Provicario di Roma. Si erano raccolti documenti e testi-
monianze, e furono ascoltati in giudizio numerosi testimoni. Tra essi
don Ziggiotti che aveva conosciuto don Olivares a Foglizzo, durante il
noviziato. Stralcio dalle sue deposizioni canoniche: "Conobbi mons.
Olivares a Foglizzo Canavese, ove io ero novizio mentre egli, professo-
re di morale, risiedeva in altr'ala della stessa Casa”.
Riandando alia sua formazione religiosa - ed é preziosa testimo-
nianza autobiográfica - don Ziggiotti depone: "Di tanto in tanto
1’Olivares veniva tra noi novizi a predicare l'Ora Santa; e la notte del
primo Venerdi del mese a tenerci qualche esortazione. Ci predicó
anche gli Esercizi Spirituali. I suoi colloqui eucaristici erano palestre
di orazione mentale e di santo fervore: lasciavano l'anima rinnovata e
riscaldata. Sapeva rendere vive le meditazioni sui novissimi e ci porta-
va a físsare la mente sulle veritá eteme... La sua era scuola di ascética
pratica, che tracciava un soleo e indicava a noi, inesperti, il sentiero da
seguiré".
Di mons. Olivares don Ziggiotti afferma che era "uomo di pietá
soda..."; e che quando parlava "si rimaneva conquisi, perché le parole
gli uscivano dall’animo". 57Da lui imparó il dire che va al cuore, com-
muove e sprona al bene.
Sollecitato dall’Ispettore don Francesco Laconi, don Ziggiotti favori
anche la Causa del primo coadiutore Salesiano, Simone Srugi, nativo
di Nazareth, da famiglia arabo-cristiana, e santificatosi a Beitgemal
dov’é sepolto. Una Causa iniziata 1'11 maggio '64 al Patriarcato Latino
di Gerusalemme, accolta con simpatía a Roma e prossima alia dichia-
razione delle virtü eroiche.58
Ultima Causa promossa da don Ziggiotti quella del polacco don
R odolfo Kom arek (1890-1943), prima sacerdote della diócesi di
Breslau, poi salesiano e missionario in Brasile, dove lasció fama di
santitá. II 31 gennaio '64, festa di S. Giovanni Bosco, neba diócesi di
49

5.10 Page 50

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Taubaté si dava inizio alie indagini informative per la glorifícazione di
questo martire del lavoro e della preghiera.39
Nel dedicare a don Ziggiotti, a quel tempo Rettor Maggiore emen­
to, ñ volume Santitá Salesiana, con venti profili di Santi e Servi di Dio
della tríplice Famiglia di don Bosco, non fu esagerato scrivere che di
quelle pagine egli era stato "animatore e promotore solerte”, dando
facile e lieta approvazione a quanto si faceva e scriveva per i Santi
della Congregazione. Chi ha lungamente lavorato nel settore gli sará
grato fin che vive.5012346789
50 Pubblicato in Atti del Capitolo Superiore, nov.-dic. 1955, pp. 448-51; 571-74; 675-80
ecc.
51 Castano L., Santita Salesiana, ed. SEI, Torino 1966, pp. 337-360.
52Castano L., Laura Vicuna ecc., prima ed., Torino, SE I 195, pp. XI-276.
53 Castano L-, Agonia e sublimazione di una razza, Zeffirino Namuncura, il giglio deUe
Pampas, Torino 1942, SEI, p. 222.
54Atti del Capitolo Superiore, agos.-ottob. 1957, p. 631.
55 Castano L., Un grande cuore, II Servo di D io Luigi Variara salesiano, Torino, SEI
1964, p. 364.
56Op. cit., p. 7.
57Causa mons. Luigi Olivares, Summarium, pp. 12-13.
58Cfr. Santita Salesiana, cit., pp. 383-401.
59Cfr. Santita Salesiana, cit., pp. 403-418.
50

6 Pages 51-60

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6.1 Page 51

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. 1 3 L'UOMO, IL SUPERIORE, IL SALESIANO
C ^om e uomo don Ziggiotti é semplice, forte e gioioso. Lo si
potrebbe definiré un galantuomo, che ha il senso del dovere, dell’umo-
rismo, della signorilitá. Sa scherzare e rimanere al suo posto, dando
risposte chiare e decise, e mostrare sinceritá e gratitudine.
Il 16 ottobre '54 in vista dei passaporti per viaggi intercontinentali,
manda a Roma il Segretario personale e scrive: "Di a don Schinetti -
segretario della Procura Generale - che prenda don Furlanetto a brac-
cetto e lo aiuti nei pubblici uffici come meglio potrá".
Per chi insisteva al contrario per incorporare gli Exallievi in aggrup-
pamenti particolari, pur trattandosi di persona che si diceva amica, sen-
tenzió nel '55: "Le amicizie non entraño negli affari, se vogliono restare
tali". Un bel modo per non portar acqua ad altri mulini.
Da Manila invece il 12 aprile '55: "S. Ecc.za il Nunzio Vagnozzi -
scriveva - si é dimostrato con noi: Padre, Fratello, Benefattore insigne.
Al suo rientro in Italia fa’ con Lui gli onori di casa per me".
E con piacevole ironía il 19 ottobre ’58, avendo l’onore di accompa-
gnare il Cardinal Benedetto Aloisi-Masella, Protettore della Con-
gregazione, in Conclave: "Auguri a te - diceva che possa uscire dal
Conclave come vi entrerai!” .
Don Ziggiotti - come si vede - era munito di spirito e di serena
umanitá, nelle circostanze piü diverse del momento, e sapeva accop-
piare bontá, fermezza e giovialtá.
51

6.2 Page 52

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Come superiore dava fíducia e si fidava.
"Questo è affar tuo", mi ripeté in cento occasioni; aggiungendo: "La
Madonna del buon Consiglio ti sia sempre Madre".
In una spinosa questione che toccava Santa Sede, Congregazione e
Concilio Vaticano Secondo, con una umiltà che non potró mai scorda-
re, disse: "Queste sono cose tue: pensaci tu”. Anche quando cera da
awicinare personaggi o stendere speciali informazioni o presentare
richieste faceva altrettanto.
Aveva massima considerazione della persona e non ne scavalcava i
compiti. Pronto anche a sollecitare consigli e a sentiré paren prima di
agire.
A Roma era stimato. Il Cardinal Confalonieri lo consulto allorché si
trattava di eleggere il nuovo arcivescovo di Torino. Don Ziggiotti sape-
va muoversi con prudenza e mantenere segreti; mentre si lasciava illu-
minare prima di importanti decisioni o incontri con personaggi di
Curia.
Fu superiore premuroso, paterno e buono con le Figlie di María
Ausiliatrice, che lo accolsero a festa in tutte le parti del mondo e in lui
ritrovarono don Bosco. Un solo cenno. Pochi giomi dopo la sua elezio-
ne, Madre Linda Lucotti, Superiora Generale dellTstituto, gli scriveva
con le congratulazioni: "Mi é caro dirLe che mió vivo ed assillante
desiderio é quello di camminare e far camminare ITstituto... sulla scia
luminosa della prima grande famiglia del nostro Fondatore e Padre”.
Rieletta nel Capitolo Generale del '55, gli confidava filialmente: "La
sua paterna bontá é il mió conforto único su questa térra, dopo quello
del buon Dio, della Madonna e dei nostri Santi” . 60
In morte, don Ziggiotti conforto Madre Linda come pochissimi
sanno; e ne annuncio alia Congregazione la morte. “Mi fu concesso -
scrive - di confortarla, benedirla e assistere al suo sereno trapasso, il
27 novembre 1957. Condividiamo con le Figlie di María Ausiliatrice il
profondo dolore e la preghiera".61
52

6.3 Page 53

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Come salesiano a don Ziggiotti non mancó nulla: lo fu in pienezza
di adesione al Fondatore e all'Opera. Puntó alto fin da principio e si
mantenne fedele sino alia fine.
Non é scopo di queste pagine rievocare tutto. Tre soli accenni, rive-
latori del suo cuore.
Primo: don Rúa: lo esaltó in tutta la vita, ne auspicó la glorificazio-
ne, lo propose a modello. Nel '56 esortava: "Guardiamo al Venerabile
-ora Beato - don Rúa per imitame la mirabile vita di unione con Dio,
di lavoro intenso, di attaccamento alia Regola e a don Bosco”. 62
Secondo: don Rinaldi, anch’egli oggi Beato. II 20 agosto '58 mi scri-
veva da Valdocco: "Ieri abbiamo esposte le bretelle del Servo di Dio
don Rinaldi...: esempio di economia, povertá, semplicitá ammirevoli” .
Tutto un programma di vita.
Terzo: "Sogno dei dieci diamanti” che don Bosco presentó "Ad
ammaestramento della Pia Societá Salesiana" nel 1881 (M.B., XV, pp.
183-87), e che don Ziggiotti a partiré dal I o gennaio '64, mentre sedeva
tra i Padri del Concilio Ecuménico Vaticano Secondo, rievocó e
divulgó in tutte le lingue della Congregazione, quale “invito - scriveva
- a praticare le virtü per noi essenziali”. 63
Egli cominció con lo stendere opportune "riflessioni” intomo ai due
diamanti, che il misterioso personaggio portava sulle spalle: "Lavoro e
Temperanza”. E facendo eco a esortazioni di Paolo VI diceva: "Anche
noi dobbiamo perfezionare il nostro lavoro educativo, mirando a pre­
parare giovani disposti a vincere lo spirito laicista della societá moder­
na, e a formare uomini di piü aperta professione religiosa, per la con­
quista di anime a Gesü Cristo".64
Salesiano e solídale con il Papa, fino al midollo; e attento a ogni sua
parola, direttiva e richiamo.
" Castaño L., Una Madre, m. Linda Lucotti, R om a 1978, pp. 494; qui pp. 411 e 413.
61Atti del Capitolo Superiore, nov.-dic. 1957, p. 662.
63Atti del Capitolo Superiore, sett.-ott. 1956, p. 528. Opuscoletto; Strenna 1964, p. 1.
“ Opuscoletto: Strenna 1964, p. 1
“ Atti del Capitolo Superiore, genn.-febb. 1964, pp. 1540-47.
53

6.4 Page 54

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. SILENZIOSO LUNGO TRAMONTO IN PREGHIERA
Xlmandato di don Ziggiotti al govemo della Congregazione scade-
va nell'agosto del '64. Per motivi contingenti si impetro dalla Santa
Sede un prolungamento di reggenza.
II Capitolo Generale X IX si raduno nel nuovo grandioso edificio del
Pontificio Ateneo Salesiano di Roma nel maggio del ’65. Convocazione
ed apertura furono gli ultimi atti protocollari del Rettor Maggiore
uscente.
Un momento delicato e importante si presentava nella vita operosa
di don Ziggiotti.
Non era lontano dai 73 anni. Precocemente vecchio, piü che anzia-
no. Lucido e in salute, ma logorato dai viaggi e dalle ultime vicende,
come la partecipazione alie snervanti sedute del Vaticano Secondo,
che seguí prendendo note ed appunti. 11 postconcilio era in efferve-
scenza con spinte e controspinte nella Chiesa, nel sociale e tra i religio-
si di tutte le istituzioni consacrate.
Si profilavano tempi nuoví, nei quali si moltiplicavano contestazio-
ni dottrinali e interpretazioni abusive dell'autoritá, della disciplina e
perfino della santitá studiata, giudicata e proclamata dalla Sede
Apostólica, La Congregazione non ando esente dai clima che si respi-
rava, dove piü dove meno. II Capitolo Generale XDÍ si trovo ad opera­
re in un'ora difficile per tutti: uomini e istituzioni.
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6.5 Page 55

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Chi fu vicino a don Ziggiotti in quel tempo e ne raccolse confidenze
puó attestare che egli giunse al Capitolo Generale senza progetti e
senza ambizioni. Voleva solo accertarsi del volere di Dio nei confronti
della sua persona. Aveva sempre lasciato fare alia Prowidenza nella
vita, ed anche in quella circostanza, che metteva in giuoco la sua per­
sona, in simplicitate cordis egli si abbandonó al Signore. Aveva ammo-
nito nel '56 che il lavoro essenziale dei confratelli "é la cura dell'anima
propria, la vita di pietá, la serenitá e calma interiore, l’incanto della
carita" 65, in ogni occasione dell’esistenza.
Nei giorni del Capitolo Generale si tenne fedele a quanto aveva
scritto. Alia sua mente si affacciava la tradizione del passato: don
Bosco, don Rúa, don Albera, don Rínaldi, don Rícaldone, avevano
tenuto il govemo della Congregazione fino alia morte. Poteva la tradi­
zione continuare o era giunta la seconda época nella storia della
Congregazione? Pregó, si consiglió; e quando privatamente confratelli
e superiori di fiducia gli confermarono che i tempi erano maturi per
un cambiamento nella secolare tradizione, con liberta evangélica tolse
di mezzo ogni sua eventuale candidatura alia rielezione, lasciando
alTAssemblea capitolare il compito delle nuove scelte.
Con straordinario esempio di umiltá si mise da parte, nella convin-
zione che quello era il volere di Dio per lui.
Chi visse quei giorni di passaggio sa come don Ziggiotti si conservó
calmo, sereno e anche intimamente felice per il sollievo derivante dalla
cessazione di ogni responsabilitá.
La sua grande giomata era finita.
Giustamente Tattuale Rettor Maggiore ha scritto: "La familiare
semplicitá che accompagnó quel gesto e i conseguenti atteggiamenti...
di rientro a una modalitá di convivenza meno notata e curata, testimo-
niarono il suo profondo..., spontaneo e desiderato, gusto di umile fra-
temitá, di comunione sincera, di collaborazione operosa, ma piuttosto
nascosta e quasi anónima.66
E dal giomo in cui lasció di essere alia testa della grande Famiglia
Salesiana, don Ziggiotti entró volontariamente nella via del silenzio,
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6.6 Page 56

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che aiuta a trovare Dio in tutti i risvolti del quotidiano; nella via della
preghiera e del sacrificio. Si puö dire che non si fece piü sentiré, anche
quando per diritto costituzionale partecipö al Capitolo Straordinario
del 72. Ascoltava, rifletteva e si congratulava con chi, nelle discussioni
e negli interventi in aula, gli pareva piü vicino alio spirito delle origini.
La salesianitá non era finita in lui. La portava come ereditâ e patrimo­
nio del passato e la viveva con franchezza nella semplicita del porta-
mento e nella perfetta dimenticanza di ció che era stato e aveva fatto
in persona di don Bosco.
Percid, disponibile a tutto come sempre, don Ziggiotti nel lasciare
İmcarico di Superiore Generale, passo come Rettore del Tempio, eret-
to sul Colle natale di don Bosco, accanto all’umile casetta di Mamma
Margherita e dell’infanzia del Fondatore. Quel luogo diveniva sempre
piü méta di pellegrini e visitatori d'Italia e del mondo.
Si diede cosí al ministero pastorale, alla lettura e riflessione, alla
preghiera accresciuta e continuata.
Vi rimase un sessennio: dal '65 al 71, prodigandosi verso quanti
arrivavano lassü per vedere come dal nulla Dio suscita Apostoli e
Santi, ed era contento di parlare del Padre e Fondatore e di quel lembo
di térra santifícate da una misteriosa giovinezza.
Lo andai a trovare nel '66 per offrirg li la dedica di "Santita
Salesiana". Lo trovai nella pace e nella serenita di Dio. Mi disse parole
indimenticabili, che facevano sentiré il Padre piü che il Fratello o il
Superiore di un tempo. Umile, sincero, affettuoso, sprizzante gioia
come sempre. Lo interessavano solo le sorti della Chiesa e della
Congregazione, e le Cause dei nostri Santi.
Nel 70 celebro la Messa d’Oro al Colle, ricordando l'esultanza di
Este nel 1920. E nel 71, all'approssimarsi degli ottant’anni, opto per il
ritomo al suo Veneto, che amava e dove era amato.
Ultima tappa del lungo cammino la casa "Sacro Cuore” di Albaré di
Costermano, aperta nel '47 in amena localitá sulle colline veronesi a
ridosso del lago di Garda. A quel tempo era sede di noviziato, e percid
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6.7 Page 57

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luogo invidiabile di raccoglimento e di spirituale elevazione, in attesa
del consapevole e lieto arrivo alia Casa del Padre.
Ad Albaré don Ziggiotti stette dodici anni, mentre le forze, la salute
e la chiarezza della memoria andavano gradualmente diminuendo. Li,
anche se non lo disse, egli capí che la Prowidenza aveva voluto chiu-
dere con lui una tradizione, che fu cara ai Salesiani delle prime gene-
razioni, a prezzo del suo ritiro in solitudine.
Ritomó a Pordenone per il Cinquantesimo della Casa nel 74; e al
suo Manfredini nell’80 per il sessantesimo di sacerdozio. I bei ricordi
del passato erano dentro di lui e lo facevano ancora fremere di gioia;
ma talora stentava nel riconoscere e ricordare. Una sofferenza interio­
re che lo purificava e arricchiva di meriti.
Finí col trascorreré il tempo in perfetta solitudine: bastone in una
mano e rosario nell’altra. Fatto preghiera vívente riusciva a dire dieci,
dodici e quattordici Corone al giomo. "Vivo nella gioia; mi sentó ine­
bríate di gioia”, gli sfuggi talora in momenti felici di piena lucidezza.
E aU’Ispettore ebbe a dire con quella fede che l’aveva sempre sostenu-
to: "Non posso pretendere nulla dal Signore. Nulla, nulla. Tutto da
Lui. Tutto da Lui” 67C o s í aveva sempre fatto. Nessuna ambizione ter­
rena; nessun desiderio di primeggiare nella vita. Solo il volere di Dio;
le disposizioni e permissioni della sua Prowidenza. Camminare con
Dio, senza stancarsi di amarLo, servirLo, e piacerGli, fu l’ultimo tratto
del cammino.
E in Dio si addormento plácidamente il 19 aprile dell’83, a 90 anni
oltrepassati, 73 di professione religiosa e 62 di sacerdozio.
La sua memoria non si é spenta in quanti hanno conosciuto e
apprezzato la bontá del suo animo, semplice, schietto e luminoso.
Nel ’65 Paolo VI gli porgeva questo magnifico saluto di congedo,
che é il piú bell’elogio di don Ziggiotti, venuto dalla piü alta Cattedra
del mondo: "Salutiamo con affettuosa riverenza il caro Rettor
Maggiore uscente, don Renato Ziggiotti, col quale Noi stessi avemmo
felici rapporti di amichevole comprensione e di efficace collaborazio-
ne, e del quale seguimmo con ammirazione e con plauso Topera intel-
ligente, instancabile e tanto positiva. Don Bosco... puo essere contento
di lui, come lo sono stati i Confratelli e gli assistiti della Congregazione
Salesiana: il Signore lo benedica!".68
Ora dal cielo don Ziggiotti benedica e renda prospera la Con­
gregazione che egli ha tanto amato e presso la quale la sua paterna
memoria é rimasta in benedizione. Di lui si dovrá scrivere ancora, per­
ché la storia non si cancella. Saranno pagine luminose. Pagine di uma-
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6.8 Page 58

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nità sapiente, di religiosità profonda, di efficace servizio salesiano alla
Congregazione e alla Chiesa. Don Ziggiotti è degno figurare tra chi ha
meglio rappresentato e incamato gli ideali di santità e apostolato di
Don Bosco.65*7
65Atti del Capitolo Superiore, lugl.-agos. 1956, p. 498.
“ Don Renato Ziggiotti, N ecrología, p. 11.
67Appunti di don Gustavo Resi.
“ “L ’Osservatore Rom ano", 22 m aggio 1965; e Atti del Capitolo Generale X IX , Rom a 3
aprile-10 giugno 1969, Parte Seconda, Allegad p. 298.

6.9 Page 59

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TAPPE DI VITA
1892, 9 O tto b r e Nasce a Bevadoro, frazione di Campodoro (Padova)
da Eustachio e Luigia Castagnaro.
1899, 15 O tto b r e Entra al collegio Manfredini di Este per la seconda
elementare. Ottiene la medaglia d'argento in terza e
quella d’oro in quarta.
1904
Fréquenta il ginnasio presso il Manfredini.
1908, 1 7 M a g g io Matura la sua vocazione salesiana e sacerdotale.
1908, 14 A g o s to Entra a Foglizzo Canavese (Torino) per il Noviziato.
1909, 16 Lu glio
Viene ammesso alia professione religiosa salesiana e
riceve la veste dal beato Don Rúa.
Passa a Torino Valsalice per il corso liceale.
1910
É al capezzale di Don Rúa morente.
1911
Gli muore il padre a Bevadoro.
1912
Chierico ventenne si trasferisce a Verona per il tiro­
cinio pratico.
1915, 15 g iu g n o Viene chiamato alie armi e veste in grigio verde con
il grado di sottotenente.
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6.10 Page 60

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1917
Viene ferito al fronte sul Carso.
1919
A guerra finita viene congedato con il grado di
Capitano e medaglia d'argento al valore militare.
1920, 8 d ic e m b r e É al traguardo del Sacerdozio. Viene ordinato nella
Cappella del Seminario di Padova di Mons. Luigi
Pellizzo.
1920, 9 d ic e m b r e Festeggiamenti a Este per la sua prima S. Messa.
1921
Consegue la laurea in lettere presso l’Univesitá di
Padova.
Svolge la sua attivitá presso il Manfredini di Este.
1924
A 32 anni viene chiamato alia direzione del collegio
“Don Bosco” di Pordenone.
1930
Riceve la visita di Don Filippo Rinaldi, ora Beato,
che lo chiama vicino a sé a Tormo come Ispettore.
1935
Don Ricaldone lo trasferisce in Sicilia come
Ispettore.
1937, 31 g e n n a io Viene nominato Consigliere Scolastico Generale
della Congregazione Salesiana.
1940
Durante la guerra dirige un'opera di soccorso agli
ambienti colpiti da spezzoni incendian, nella cittá
di Torino.
1950, 1 M a g g io Viene eletto Vicario Generale della Congregazione
Salesiana.
1952, 1 agosto
Diviene il Vo Successore di Don Bosco, e per circa
tre lustri govema la Congregazione e visita tutte le
opere Salesiane del mondo.
1965
Apre il Capitolo Generale X IX nel nuovo edificio del
Pontificio Ateneo Salesiano.
Conclude il suo mandato come Rettor Maggiore dei
Salesiani.
60

7 Pages 61-70

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7.1 Page 61

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1970
1971
1974
1980
1983, 19 aprile
Si dedica al ministero come Rettore del Tempio sul
colle natale di D. Bosco.
Celebra la sua Messa d’Oro al Colle, ricordando
l'esultanza di Este nel 1920.
Toma alia sua térra veneta, Albaré di Costermano,
sulle colime veronesi, presso la sede del Noviziato.
Celebra il 50° di fondazione della Casa di Por-
denone.
Celebra il suo 60° di Sacerdozio a Este - Manfredini
(PD) 1920-1980.
N el silenzio della preghiera, si spegne come un
Patriarca a 90 anni oltrepassati.
61

7.2 Page 62

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7.3 Page 63

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INDICE
Un veneto per il mondo
P r e s e n ta z io n e ..............................................................................
7
1 - II Manfredini ......................................................................
9
2 - La scelta.............................................................................. 12
3 - Salesiano ............................................................................ 15
4 - A Valsalice, Verona e in guerra ........................................... 18
5 - Sacerdote e Consigliere Scolastico ...................................... 22
6 - Direttore a Pordenone ........................................................ 26
7 - Ispettore in Piemonte e Sicilia ............................................ 30
8 - Consigliere Scolastico Generale.......................................... 33
9 - Prefetto Generale ................................................................ 37
10 - Rettor Maggiore .................................................................. 39
11 - L’abbraccio alia intera Congregazione ................................ 41
12-11 culto della Santitá Salesiana............................................ 45
13 - L ’Uomo, il Superiore, il Salesiano ....................................... 51
14 - Silenzioso lungo tramonto in preghiera.............................. 54

7.4 Page 64

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7.5 Page 65

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w

7.6 Page 66

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h In c o n tro con P aolo VI, Castelgandolfo, 1963.
D o n Z ig g io t t i p r o c la m a t o “g r a n c a c i c o " clei B o r o r o s ( M a t o G ro s s o , ¡ 9 5 7 ).

7.7 Page 67

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t L a sua paterna passione p e r i giov a n i.
D o n Z ig g io tti fe lice in m ezzo a i s u o i
veneti.