OMELIA DEL RETTOR MAGGIORE DON PASCUAL CHAVEZ ALLA S. MESSA DEL MOVIMENTO GIOVANILE SALESIANO E DELLA FAMIGLIA SALESIANA
Valdocco, 24 maggio 2006
Carissimi
fratelli e sorelle,
Come tutti gli anni, il 24 maggio ci
riunisce nella Basilica di Maria Ausiliatrice, la casa della Mamma,
la casa della famiglia. È Lei che ci mantiene uniti, che ci educa e
ci accompagna nel nostro impegno di salvare la famiglia e di crescere
come famiglia umana, uomini e donne, figli e figlie di Dio.
Come
ben sapete, in questo anno 2006, in occasione del 150° anniversario
della morte di Mamma Margherita, la mamma di Don Bosco e dei suoi
ragazzi dell’Oratorio di Valdocco, ho invitato la Famiglia
Salesiana a prestare una cura particolare alla famiglia, “culla
della vita e dell’amore e luogo primario di umanizzazione”. A
questa nostra ricorrenza salesiana si aggiunge provvidenzialmente
quella del 25° anniversario della Esortazione Apostolica Familiaris
Consortio. Vogliamo quindi, anzitutto, ringraziare il Dio-Famiglia
che ci ha creati a sua immagine per essere simili a Lui, appunto
attraverso la istituzione della famiglia. Nello stesso tempo,
sentiamo pure il bisogno di trovare in Maria, la Madre del Figlio di
Dio, ispirazione per imparare a fare di ciascuna delle nostre
famiglie e comunità un vero focolare, che tenga saldi i legami
affettivi fra tutti i suoi membri e sappia sviluppare tutte le
dimensioni dei figli in modo che maturino, come Gesù, la loro
coscienza di essere figli di Dio. Infine, desideriamo pregare per la
famiglia in quanto istituzione, soprattutto oggi che è “sovente
minacciata da fattori sociali e culturali che fanno pressione su di
essa rendendone difficile la stabilità. Addirittura in alcuni paesi
essa è minacciata anche da una legislazione, che ne intacca –
talvolta anche direttamente – la struttura naturale, la quale è e
può essere esclusivamente quella di una unione tra un uomo e una
donna fondata sul matrimonio”.[1]
Qui,
a casa della nostra Madre, apriamo le nostre orecchie, ma soprattutto
il nostro cuore, per ascoltare Gesù che, proprio sulla Croce, dopo
averci dato il suo Padre come padre nostro, ed averci amato sino alla
fine, ci ha consegnato sua Madre e ci ha promesso il dono dello
Spirito.
“Ecco la tua madre!”
La consegna di Maria, la
madre di Gesù, come madre nostra sta a significare che i discepoli
devono crescere nella sua casa, accanto a Lei, ed essere formati alla
sua scuola, proprio da Lei, madre e maestra.
Entriamo dunque
alla casa e alla scuola di Maria. Quella di Nazareth, anzitutto, dove
la troviamo, giovane donna, in ascolto di Dio, con la Scrittura tra
le mani, discernendo la volontà di Dio e disponendo la mente, il
cuore, persino il grembo, ad accoglierlo fino ad incarnarlo in sé.
Quella di Betlemme, dove Maria è assorta nella contemplazione
del mistero, piena di stupore, cercando di capire e conservando nel
cuore tutto quanto accade, attendendo con pazienza l’ora in cui Dio
vorrà rivelarle il mistero faccia a faccia.
Quella di
Gerusalemme, dove vediamo Maria attenta all’adempimento fedele
della legge e, nel contempo, sbalordita davanti all’annuncio
di un disegno misterioso su Gesù, che come spada tagliente ferirà
il suo cuore e la coinvolgerà sempre più intimamente nel mistero
della persona del suo Figlio.
La scuola e la casa di Maria è
di nuovo quella di Nazareth, fatta di anonimato, ma contraddistinta
dall’opera più delicata e preziosa che, insieme a Giuseppe, mai le
sia stata affidata, l’educazione del figlio come vero Uomo e vero
Dio.
La casa e la scuola di Maria cui dobbiamo recarci da figli
e da discepoli è poi quella del Calvario, dove la contempliamo
mentre ridona al Padre quello che gli apparteneva, il suo Figlio, e
accoglie in cambio, come eredità e missione, come dono e come
compito, non già un figlio ma tutti gli uomini e le donne del mondo,
ritrovando così nuove “ragioni” per continuare a vivere.
Ed
ecco la scuola e la casa di Maria nel Cenacolo, dove si ricostruisce
la Chiesa, nutrita dalla preghiera e dall’attesa dello Spirito,
raccogliendo attorno a sé i discepoli del Figlio, suoi nuovi figli,
per creare la nuova famiglia di Dio, germe della famiglia umana.
Il
brano del Vangelo che ci mostra Maria sotto la Croce che riceve il
discepolo come figlio, e ci mostra il discepolo che riceve Maria come
madre, evoca il racconto delle nozze di Cana. Anche lì appaiono
Gesù, i discepoli e Maria, anticipando in certa misura la nuova
alleanza, dove il vino della salvezza abbonda e viene ad allietare la
vita degli uomini per sempre. La scena di Maria ai piedi della Croce
richiama pure la pagina della Genesi, quella della promessa di un
Salvatore dopo il peccato originale, che era venuto a rovesciare
tutto il disegno meraviglioso di Dio sull’Uomo: “Io porrò
inimicizia tra te e la donna, tra la sua stirpe e la tua stirpe:
questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno” (Gn
3,15). I Padri della Chiesa hanno letto questo testo come un primo
annuncio della vittoria del Messia o della donna sul male. Infatti,
il simbolo della lotta tra il serpente e la stirpe della donna viene
ripreso e arricchito dall’Apocalisse ( cap. 12).
Ecco dunque
Maria cui viene affidata l’umanità per liberarla dallo smarrimento
e dal disfacimento, frutto del terribile potere del male,
dell’egoismo, della paura, del relativismo “che, non riconoscendo
nulla come definitivo, lascia come ultima misura solo il proprio io
con le sue voglie, e sotto l’apparenza della libertà diventa per
ciascuno una prigione. Dentro a un tale orizzonte relativistico non è
possibile, quindi, una vera educazione: senza la luce della verità,
prima o poi ogni persona è infatti condannata a dubitare della bontà
della sua stessa vita e dei rapporti che la costituiscono, della
validità del suo impegno per costruire con gli altri qualcosa in
comune”.[2]
Ecco
dunque Maria cui viene affidata l’umanità per renderla nuova
attraverso il dinamismo dello Spirito. Ella compie meraviglie con
coloro che, come il discepolo amato, la prendono nella loro casa,
perché li porta ad assumere come progetto di vita il disegno di Dio,
quello del matrimonio e della famiglia. Questi non sono una
costruzione sociologica casuale, frutto di particolari situazioni
storiche, culturali ed economiche. “Al contrario, la questione del
giusto rapporto tra l’uomo e la donna affonda le sue radici dentro
l’essenza più profonda dell’essere umano e può trovare la sua
risposta soltanto a partire da qui... L’uomo è creato ad immagine
di Dio, e Dio stesso è amore. Perciò la vocazione all’amore è
ciò che fa dell’uomo l’autentica immagine di Dio: egli diventa
simile a Dio nella misura in cui diventa qualcuno che ama”.[3]
Ecco,
in fondo, quando ci è stato proclamato nella seconda lettura:
“Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci
ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo”
(Ef 1,3).
Ecco dunque Maria, cui viene affidata l’umanità per
liberarla dal rischio di marcire e di scivolare in abissi di
non-ritorno, come stiamo vedendo con forme antinaturali di matrimonio
e di famiglia.
La persona umana, la società e la Chiesa hanno
bisogno della comunità familiare, in cui si incontrino persone che
amano, che si prendono cura dei bambini e dei giovani, degli adulti,
degli anziani, delle stesse famiglie. Don Bosco, educato alla scuola
di Mamma Margherita e dalla Madonna, ci ricorda che “l’educazione
è cosa del cuore e che Dio solo ne è il padrone”.
“È
chiaro dunque che non soltanto dobbiamo cercare di superare il
relativismo nel nostro lavoro di formazione delle persone, ma siamo
anche chiamati a contrastare il suo predominio nella società e nella
cultura. È molto importante perciò, accanto alla parola della
Chiesa, la testimonianza e l’impegno pubblico delle famiglie
cristiane, specialmente per riaffermare l’intangibilità della vita
umana dal concepimento fino al suo termine naturale, il valore unico
e insostituibile della famiglia fondata sul matrimonio e la necessità
di provvedimenti legislativi e amministrativi che sostengano le
famiglie nel compito di generare ed educare i figli, compito
essenziale per il nostro comune futuro”.[4]
A
Maria è stata affidata l’umanità, e dunque il matrimonio e la
famiglia. Perciò, mentre la prendiamo in casa con noi perché ci sia
madre e maestra, chiediamole che intervenga attivamente in questa
fase difficile della storia.
Maria, madre di Gesù e madre
nostra.
Oggi siamo qui, nella tua casa
che è anche la
nostra.
Ti affidiamo le nostre famiglie e comunità perché
possano fare della famiglia di Nazareth un modello di vita.
Ti
preghiamo per gli uomini e le donne che maggiormente subiscono
l’attuale smarrimento e perdita di dignità;
per i giovani
che mancano della esperienza di una vera famiglia
dove essere
accolti, amati, accompagnati.
Insegnaci a promuovere la vita, a
formare le persone ed a comunicare la fede,
in modo di fare
realtà il disegno meraviglioso di Dio su di noi.
Maria
Ausiliatrice, Madonna di Don Bosco, Madre della Famiglia Salesiana,
prega per noi.
[1]
Giovanni Paolo II al Corpo Diplomatico, in OR, 10-11.01.2005, p.
5.
[2]
Benedetto XVI ai partecipanti al Convegno Diocesano di Roma sulla
famiglia, 6 giugno 2005.
[3]
Benedetto XVI, ibidem.
[4]
Benedetto XVI, ibidem.